"SERA DEL 6 MARZO 1963"
Sono indotto a scrivere questo mini saggetto, innanzi tutto le, per me, straordinarie e sconvolgenti riflessioni/rivelazioni, innescate da una più attenta lettura di uno di quei libri che io chiamo "libri aaaaahhhh" ovvero il "Grazie ancora dottor Hamer" di Claudio Trupiano; anzi ad essere precisi, di un passo di tale libro, quello in cui si diceva che una febbre a quaranta può essere indotta solo dal foglietto embrionale dell'ectoderma, ovvero inerente alla parte più recente del cervello, quello della corteccia cerebrale, il cui correlato simbolico di malattia, intesa come "processo biologico dotato di senso" si rifà a conflitti di separazione e del territorio, ma anche a rapporti con l'entità più importante e dominante dell'essere umano ovvero l'Es, sulla cui formazione simbolica entrano in gioco giustappunto le formazioni più evolute del cervello, ma poi anche da un paio di considerazioni ,sempre a ben vedere conseguenti da tale assunto che hanno contrassegnato queste ultime due incredibili giornate, considerazioni su episodi apparentemente banalotti, ma fortemente simbolici, fortemente metaforici , proprio sul senso letterale archetipo delle due parole ovviamente greco antico: il più volte da me citato "sum-ballein" dal prefisso "sum" e il verbo "ballein" col suo tradotto "ri-unire, ri-mettere insieme" e il "metha -phorein" anche questo con un prefisso "metha"= intorno e un verbo "phorein" = portare , la cui traduzione suona come "portare intorno, nei pressi, a ridosso"
In primo, primissimo piano, quindi, quella sera di 55 anni fa , mercoledi 6 marzo 1963 che in relazione allo sconvolgimento prodottosi sulla mia psiche, e che in tutto questo tempo era stata oggetto di ripensamenti ossessivi, possibili ipotesi di spiegazioni sul perchè del suo accadimento, e che si, insomma alle correlazioni con i vari conflitti di separazione e di territorio, ma sopratutto di rapporto con l'Es, ci ero grosso modo arrivato, aveva rappresentato il giro di boa della mia vita, ma che ora , grazie a quel passo del testo cui ho fatto cenno, improvvisamente si delineava anche in termini procedurali -la febbre a quaranta! - "ma porca vacca, io la febbre a 40, l'ho avuta una sola volta nella vita!" mi sono detto in una vera e propria illuminazione : "QUELLA!".... e a che malattia in corso era dovuta? : "GLI ORECCHIONI!" Cristo ci può essere una malattia più simbolica dello stato in cui mi trovavo in quel periodo esattamente dall'ottobre del 1962, quando mi ero dovuto trasferire a Palermo da mia nonna Lucia, ovvero la ex moglie di mio nonno Mario Nardulli, mio omonimo, ma fino allora un ricordo parecchio sfumato, e che non aveva mai avuto la benchè minima incidenza sugli eventi dell'infanzia. Gli orecchioni hanno il senso metaforico, anzitutto nominale, che a tutti quei racconti, che lei, Lucia (io mia nonna l'ho sempre chiamata solo Lucia) , da 5 mesi, non faceva altro che sciorinarmi episodi, fatti, aneddoti incentrati appunto su Mario Nardulli, bisognava prestare la massima attenzione, anzi di più, due orecchie normali non bastano, ci vogliono "gli orecchioni" E stai pur certo che da quel giorno, gli orecchioni ce li ho messi eccome! e anche qualcosa in più: tutto me stesso, che la posta in gioco era davvero fondamentale: i rapporti con l'Es!
Dovevo cominciare anche a trattare degli episodi correlati(l'interruzione dovuta ad una precisazione sulla 1^ guerra mondiale, il perchè certi personaggi rivestono una forte numinosita' positiva (Caviglia, Venturi, Grazioli, Balbo, Grandi) e altri del tutto negativa (Badoglio, Re pippetta, in primis, ma anche Gazzera, Cavallero, il Generale Zincone dell'episodio di Carzano) nel "qui ed ora" di ieri e l'altro ieri , nell'ottica, o meglio è il caso di rimettere in ballo la Junghiana funzione trascendente, anzi, dargli la qualifica di "super"... super trascendente, in merito a questo "Processo di Definizione" che oramai è qualcosa di più di un ipotesi . Quindi di tale altra numinosità la Grande Guerra, ma anche la malia della Belle Epoque, Parigi dei Cafè Chantant, la Felix Austria di Franz Joseph e di Sissi, il Salone Margherita di Napoli, Elvira Annarumma e Maldacea, i baffi di Umberto , le collane della Regina Margherita, i ritratti di Boldini di Donna Franca Florio, la Palermo felicissima di Villa Igiea e delle architetture di Ernesto Basile e anche di altri, fino a divenire come un grande film con tanto di sequel di attori (Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari, Errol Flynn, Vincent Price, tutti con certe caratteristiche in comune) parlerò dopo . ora concludo corredando l'articolo con una foto fatta nel balcone di Via Nicolò Garzilli a Palermo, proprio di quel periodo eh si! ora il discorso non lo posso lasciare così in sospeso e cominciamo colla prima istanza immediatamente derivata da "quella sera" e dal prestare gli "orecchioni" ai racconti di Lucia sul mio omonimo Mario Nardulli, che non erano solo parole, ma spesso e volentieri erano corredati di tanto di colonna sonora: canzoni napoletane, perchè a parte che lei Lucia era napoletana della Pignasecca, lui M.N. era letteralmente ammaliato da Napoli, e quindi aveva sempre le canzoni napoletane in bocca Reginella, o' marinariello, Santa Lucia, Munastero e' santa Chiara, ma in particolare il refrain di 'o surdato 'nnammurato "Ohi vita, ohi vita mia...." e poi ovviamente canzoni degli alpini, dove anche lei Lucia lo accompagnava ai raduni, come quello di Napoli del 1929 dove lui si era rincontrato col vecchio commilitone del battaglione Monte Suello Eugenio Bertoldi a cui su di un costone del Pasubio aveva salvato la vita, si proprio quel Bertoldi, che anche avrei conosciuto, andandolo a trovare con Lucia, mio padre e Rita, giusto il giorno dell'elezione di Saragat a Presidente della Repubblica il cui ripetersi "Saragat, Saragat, Saragat" dello speaker della televisione accesa, mi era attutito dalle enormi falde del cappello d'alpino colla penna bianca screziata dei segni di rossetto dei baci delle ragazze, che Bertoldi mi aveva ficcato in testa con i continui inviti a tracannare bicchieroni di vino "bevi, bocia, bevi!" Le canzoni Lucia le cantava proprio come le cantava lui "il capitano l'è ferito, l'è ferito e sta per morir e manda a dire ai suoi alpini...." c'era ancora nel passaggio del primo pezzo, dei 5 cui il capitano ordinava "il mio corpo avete a taglià" il Re d'Italia e non la mia patria, come cantava il coro della S.A.T. e anche quello dell'A.N.A. di cui ero riuscito a procurarmi una edizione a tiratura limitata (giugno '63) e poi c'era quel "se sei da maritare dovevi dirlo prima" della canzone della ragazza di qua di la' del ponte, con la calcata della maliziosa nonnetta che da buona napoletana non si può dire che fosse una morigerata nelle espressioni "...ma molto prima!!! sei sempre stata coi veci alpin, non sei figlia da maritar"Bhe certo anche Lucia oltre che in Libia dietro a M.M. era stata anche a Saluzzo tra "bagne caude" e "cicchetti" di vino dei veci . in consuntivo un qualcosa dove ajovia a drizzare gli orecchioni!
Gli alpini dei quali giusto giusto era uscito sulla rivista "OGGI" in quei giorni di marzo un fascicolo a puntate e staccabile di Sivio Bertoldi appunto su tutta la storia degli alpini, da Perrucchetti, al battesimo del fuoco ad Adua col battaglione del Col. Davide Menini, al Cantore della Libia e poi del famoso e controverso cecchino che sulle Tofane gli fece quel famoso buco in fronte e di cui rimane il foro sulla visiera del berretto di Generale, che tanta polemica ha innestato, quindi l'epopea del Pasubio e poi del Grappa eventi cui M.N. aveva partecipato di persona portandone anche i segni delle schegge di Srhanpel che gli avevano paralizzato due dita della mano destra,Poi anche i fascicoli successivi, oramai fuori orecchioni, dove si parlava appena della Divisione Pusteria in Etiopia e anche qui ci siamo in prima persona, per poi la Grecia della bandiera nera e del Ponte di Perati, la Julia, la famosissima Julia, che però per me rimaneva sempre la Pusteria comandata dal Generale Esposito, medaglia d'oro della Libia e la Russia quella del Corpo d'armata alpino comandato dal Gen.Nasci e con il folgorante portamento del Gen. Reverberi a Nickolajewka: eh si !mi piaceva quella dichiarazione del bollettino di guerra sovietico "il Corpo d'Armata alpino può ritenersi invitto in terra di Russia" un fascicolo che per anni ho conservato come uno dei ricordi più importanti, proprio per quel suo essere a primo supporto esplicativo della mia nuova sensibilità, ma che come tutte le cose importanti, ho perduto. Gli alpini e poi di riflesso un pò tutta la prima guerra mondiale, anche quella del Carso, dei Granatieri cui invece faceva parte il fratello di M.N. Ugo che nell'attacco al san Michele dell'8 agosto 1916 ci rimise la gamba, del Podgora, dell'Hermada, della Bainsizza e poi del Montello e di Vittorio Veneto, pero, anche quella di Caporetto, dove si delinea quell'odio sordido, quel disprezzo infinito per chi, con incompetenza, ma sopratutto camarille e sotterfugi, tende a invalorare questo vero e proprio mitologema di riflesso. Non solo Badoglio che è un pò la punta di diamante della nefandezza, ma insomma tutti i cialtroni condensati nella figura del Gen.Leone nel romanzo Un anno sull'altopiano di Lussu e poi del film di Rosi, da tale libro ripreso "Uomini contro" laddove l'attore Alain Cluny è perfetto nella parte del cialtrone e anche imbecille incompetente per antonomasia cui si dice che il corrispettivo nella realtà fosse il gen. Ferrero (solo sentito dire però) . però di gente del genere, i nemici del mio personale mitologema, che quindi giocoforza dovra' essere riveduto e corretto, ripeto non solo Badoglio, ma anche chessò Nava, il Duca d'Aosta, il Zincone dell'episodio di Carzano e anche lo stesso generale Donato Etna, che non furono capaci di sfruttare la straordinaria opportunità descritta dal Pettorelli Lalatta nel suo libro "L'occasione perduta"
la prima guerra mondiale come mitologema ascrivibile totalmente all'emozione e non alla ragione e quale proprio ieri è da addurre l'episodio di un'altra sparizione, quella del saggio che stavo scrivendo su un tema che è forse il punto di maggiore pregnanza di questo mio Processo di definizione, ovvero la precisazione dei meccanismi della paura e della malattia: in una feroce polemica sul Gruppo della Grande Guerra, manco a dirlo su Badoglio, mi ero lasciato trascinare dal livore sul personaggio, contrapponendogli la luminosa figura dell'unico Generale Italiano che ritengo meritevole di rispetto e ammirazione Enrico Caviglia , e qui dagli a batti e ribatti con persone che invece tenevano per il primo, ma non pel secondo . il punto di controversia era dato dalla battaglia del Solstizio del giugno 1918 , quando precisamente Caviglia sostitui' il Gen.Pennella al comando dell'8^ armata e se è attribuibile a lui la controffensiva che portò alla riconquista dei chilometri perduti sul Montello . bhe non ci crederete ma qui la polemica si era fatta incandescente, c'era chi sosteneva dopo la fine della battaglia, chi proprio verso la fine a cose oramai fatte, chi come me...durante, anzi nel pieno e proprio da tale cambiamento di comando andavano addotti i risultati positivi. Chi ha ragione? io riporto un documento che pone tale data nel 19 giugno, cioè proprio nel pieno, anzi a giro di boa tra perdite e vantaggi, poi addrittura la Treccani che però non dà il giorno preciso, informa solo genericamente che il cambiamento di comando portò ai risultati di successo, un membro del Gruppo indica invece la data del 25 giugno e qui siamo in effetti alla fase finale, però c'è una precisazione di un altro membro (competentissimo. non li nomino per nome, perchè non mi va che si possano sentire chiamare in causa su di un qualcosa che riguarda solo me) supportata da documenti ufficiali che indica il 23 giugno . Bhe! come spesso accade la verità sta nel mezzo, però e qui c'è da fare quell'osservazione di carattere personalissima d'accordo , addirittura intima per cui la numinosità della Grande Guerra e' per me un fatto, non solo prettamente emozionale, ma anche di riflesso, riflesso di quel mio riincontro con l'Es del 6 marzo 1963 , e di conseguenza, l'ho detto e ripetuto milioni di volte a me la storia è sempre piaciuta, ma interpretata alla maniera di Erodoto, piena di fantasia, di poesia anche di leggende, di sentito dire, insomma una storia che concede molto all'Es, e non quella precisina, metodica di Tucidide : tanto l'ho detto non milioni, ma miliardi di volte "nulla è mai successo davvero" e come sosteneva Milton Erickson e anche Bandler e Grinder colla loro PNL "un ricordo, mai accaduto , ma ben costruito, passando in rassegna tutti i sistemi rappresentazionali e facendo tutti quei passi di elaborazione, come in un ideale film, è molto, ma molto più utile e veritiero di uno successo davvero, perchè comunque sia, un ricordo è sempre un ri-assunto e anche un ri-accordo.
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