venerdì 27 maggio 2022

L'ONDA COME PROBABILITA' IN MOVIMENTO

 

Quando si parla di onde e relative funzioni con tanto di collasso, c'e' da scattare dalla sedia e  disporsi a sentirle tutte, perchè v'e'netta la sensazione che daje e daje , alla fin fine, si possa pervenire a qualche risultato di valore e non soltanto da un punto di vista teorico. I richiami sono molteplici e vanno dal vecchissimo calcolo infinitesimale di Liebniz con limiti e derivate, che allora erano dette flussioni, agli integrali con calcolo di nuove aree mentali,quale ad esempio quello sui cammini di Feynman, ma ci si puo' ispirarsi a D'annuzio che l'onda la faceva sciacquare, sciabordare e anche altro.

Solo onde dunque???? l'equazione di Schrodinger in effetti mi sembra piu' elegante, salvo a far di conto a Heisenberg e al suo principio di indeterminatezza, e sopratutto all'assioma di cambiare opinione ad ogni punto di vista, per quanti calcoli tu faccia, ovviamente infinitesimali. Idealmente mi servo di un amico fisico quantistico e immaginiamo una vasca vuota. Una pallina lanciata in questa vasca seguirà un percorso, districandosi tra le curve, gli incavi, le eventuali scanalature anti-scivolo. Ora riempiamo la vasca con del liquido opaco, che non ci faccia più vedere le forme del fondo: che so, acqua e inchiostro. Se lanciamo un'altra pallina, questa affonderà creando piccole onde sulla superficie dell’acqua. Se prima, alla domanda “dov’è la pallina?” avremmo potuto rispondere con certezza in ogni istante, ora la domanda ci troverebbe un po’ spiazzati: “È sott’acqua, di preciso non saprei. Per quello che ne so, può essere ovunque”. Proprio in quel momento squilla il telefono. È il nostro amico fisico che, anche lui, aveva riempito la sua vasca di acqua e inchiostro. È una strana moda a quanto pare. Ci chiama per raccontarci una scoperta sensazionale. Le onde scaturitesi sulla superficie dell’acqua dal luogo di inabissamento della pallina non sono semplici onde d’acqua, hanno un significato più profondo: la loro ampiezza indica la probabilità di trovare la pallina in un punto se infiliamo proprio lì la mano in acqua.“Se immergi la mano in corrispondenza di una cresta dell’onda vedrai che è molto più probabile trovare la pallina, rispetto a pescare in un altro punto”, ci dice. Nonostante la teoria suoni bizzarra e poco plausibile, decidiamo di testarla. Dopo molte, molte, molte, molte, molte immersioni di mano, l’implausibile idea del nostro amico sembra in effetti spiegare la realtà. La probabilità di trovare la pallina in ogni punto è in perfetta corrispondenza con l’ampiezza dell’onda. Ma questo è nulla in confronto a quanto scopriamo effettuando l’esperimento. Ogni volta che la mano immersa trova ed afferra la palla, l’ondeggiare dell’acqua smette istantaneamente! La superficie torna tutta perfettamente piatta, eccetto in corrispondenza del nostro braccio immerso. L’amico fisico non sembra così sconvolto anzi. “Beh, è ovvio”,  dice, “quando la tua mano trova la pallina in un determinato punto, per esempio sopra al buco dello scarico, la probabilità che la pallina sia sopra il buco dello scarico diventa istantaneamente certezza, e la probabilità che la pallina sia in qualsiasi punto diverso da quello diventa istantaneamente zero. Quindi la superficie dell’acqua deve tornare piatta”, conclude spavaldo, come se non si rendesse conto che quanto affermato contraddice qualsivoglia intuizione e buonsenso. A livello di particelle elementari, ci dice la meccanica quantistica, non solo esistono onde di probabilità, non solo esse collassano improvvisamente non appena una particella elementare viene “afferrata” durante un esperimento come nel nostro assurdo esempio della vasca, ma dobbiamo anche dimenticarci del fondo della vasca e della pallina. Ci sono solo le onde di probabilità. Dobbiamo smettere di pensare il fotone, l’elettrone e le altre particelle elementari come palline che si muovono nello spazio, che possiamo seguire e delle quali possiamo prevedere il moto. Addio determinismo, addio fisica classica. I nostri oggetti e sistemi descrivibili in maniera deterministica che tanto ci sono cari sono solo l’approssimazione di un mondo microscopico dove non ci sono palline e particelle come siamo abituati a pensarle, ma — come vogliamo chiamarle, entità? cose? stati? — cose di cui possiamo descrivere solo la probabilità di essere in una determinata posizione, o di avere una determinata proprietà, come ad esempio la velocità.

Questa probabilità evolve nel tempo seguendo un’equazione (l’equazione di Schrodinger) molto simile all’equazione che descrive il moto di un’onda che scaturisce da una pallina che cade in acqua. Queste cose, queste entità, le vediamo solo quando si manifestano in uno dei nostri strumenti di misura (come l’occhio per i fotoni). Solo cioè quando interagiscono con qualcos'altro. Un pensiero consolante è che l’intrinseca aleatorietà della meccanica quantistica sia solo una conseguenza del fatto che i nostri strumenti, sia quelli di misura che quelli matematici, sono limitati. A livello fondamentale il mondo è in realtà deterministico, ma non abbiamo strumenti abbastanza potenti per accedervi. La pallina lanciata nella vasca con acqua e inchiostro segue una traiettoria precisa, deterministica. Sono i nostri occhi che non sono in grado di vedere attraverso il liquido opaco, e quindi la descrizione con le onde di probabilità con tutte le sue stranezze è solo un’approssimazione dovuta alla nostra ignoranza. Consolatorio, non c’è che dire: peccato non sia così! O meglio, molti fisici dai primi del ‘900 ad oggi hanno provato a reinterpretare la meccanica quantistica come approssimazione di una teoria deterministica più fondamentale, ma il costo è sempre quello di non passare alcune prove sperimentali che la meccanica quantistica supera a pieni voti, o di dover introdurre idee ancora più difficili da accettare come ad esempio infiniti universi paralleli. Forse dovremo rassegnarci ad accettare che il mondo microscopico sia molto più strano di quello che vorremmo, che i costituenti elementari della materia siano aleatori e non-deterministici.

mercoledì 25 maggio 2022

NON IL PIAVE, MA E' L'ISONZO CHE MORMORAVA

 

Ieri 24 maggio ricorreva il 107° anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale. Ebbene ho visto qualche post sul social VK che inneggiava a tale ricorrenza  (altri social io non ne uso piu’, in specie FB che ho lasciato giusto un anno fa ): il discorso di Quarto di D’Annunzio, le manifestazioni interventistiche, il maggio radioso…. diciamo pero’ che e’ un bel pezzo che ho smesso di alimentare una visione oleografica di quella guerra sostituendola con una serrata ricerca critica dal piu’ possibile di punti di vista (storico/politico, storico/militare, psicologico, sociale, antropologico, mediatico,etc.) ma di certo quanto accaduto nel nostro mondo del secondo ventennio del terzo millennio, con tutta la falsita’ , la manipolazione, l’inganno e i raggiri di una pademia totalmente inventata per favorire gli interessi economici di pochi magnati e le lobbies finanziarie speculative soprattutto di stampo farmaceutico, ha accelerato in maniera esponenziale il mio criticismo non  Kantiano, ma forse piu’ Hegeliano(se e’ vero che si deve convenire che Hegel sia accreditabile come il filosofo della storia e quindi stabilire che proprio la storia e’ in realta’ il coacervo di tutte le falsita’ e manipolazioni perseguite nel corso dei millenni) verso la quasi totalita’ degli eventi occorsi sullo scenario del mondo, dei quali non fa eccezione la prima guerra mondiale ed in particolare la partecipazione dell’Italia a tale guerra. Operazione diciamo non facilissima la mia per questioni familiari e personalissime : mio nonno e mio omonimo Mario Nardulli ufficiale degli
alpini e poi degli arditi per tutta la guerra e sempre in prima linea dal Pasubio al Grappa e anche sul Piave e Montello con una apposita Divisione di reparti d'assalto denominata "A", i suoi fratelli uno in Marina e uno nei Granatieri dove perse una gamba nell'attacco del San Michele del Carso e poi un mare di conoscenze addirittura perseguite con entusiasmo stante l'interesse sull'argomento che avevo da ragazzetto. 
Tanto per cominciare con il criticismo, diciamo subito che il 24 maggio del 1915 non poteva essere il Piave a mormorare, ma piuttosto l'Isonzo che era stato scelto dal nostro illuminato Stato Maggiore capeggiato da un Generale prossimo alla pensione Luigi Cadorna cl.1850,quindi a pochi mesi dalla cessazione del servizio attivo, che non aveva mai visto in tutta la sua carriera una linea di guerra, ne' preso parte foss'anche ad una scaramuccia; era pero' figlio del generale che conquisto' Roma nel 1870, quel Raffaele Cadorna che si era pero' anche distinto , no no non nella guerra del '66 contro l'Austria dove nessuno dei Generali italiani si era portato con decenza, facendo paradossalmente eccezione solo i figli del Re, in particolare il Principe ereditario Umberto che aveva comandato il Quadrato di Villafranca, un episodio di secondaria rilevanza strategica, ma che perlomeno non era stato una fuga o una disfatta: 
il Generale Raffaele Cadorna si era particolarmente distinto domando a colpi di cannone la rivolta cosidetta del "Sette e mezzo" a Palermo nel settembre del 1866, ovvero un impresa contro inermi cittadini.
Il piano studiato da cotanto figlio  per un attacco all'Austria non brillava certo per originalita' o sorpresa : la linea dell'Isonzo era quella che rimarcava il confine tra i due Stati, ed era stata tutta predisposta dall'alto comando austriaco fin dalla cessione del Veneto nel lontano 1866, per favorire ovviamente una agevolissima difesa in caso di attacco italiano : dalla cerniera del Rombon in Carnia in cui si
lasciava il fiume per indentrarsi in terreni montani, si aveva quindi una lunghissima linea che si prestava ad essere difesa con pochissimi reparti e piu' che collaudate posizioni di difesa sia a livello artificiale tipo ridottini trincee, casematte, sia a livello naturale tipo l'orografia del terreno (quasi sempre in posizione dominante per i difensori) con anse del fiume (tipo quella di Tolmino), alture a sequenza continua  tipo l'altopiano carsico e i successsivi altopiano della Bainsizza, Ternova, Vallone di Chiapovano, Valle dello Judrio. Atteccare dunque sul fronte dell'Isonzo ovvero alla frontiera austria /Italia significava la peggiore delle risoluzioni, cosa ad esempio che il precedente Generale Capo dello Stato Maggiore il napoletano Alberto Pollio, morto pochi giorni dopo l'attentato di Serajevo per un infarto fulminante,  si era guardato bene da adottare;  questo depone maluccio gia' in termini prettamente militari: con un comandante in capo anziano e  inesperto di guerra, una carriera svoltasi tutta tra le scartoffie di uffici e presidi, c'era poco da che sperare in una azione incisiva e folgorante; difatti altro che " Primo balzo offensivo" come fu pomposamente chiamato l'avanzarsi dell'esercito nei primi giorni di guerra con apparenti fulminee conquiste come quelle di Monfalcone, di Ala, di Cortina , conquiste solo perche' localita' strategicamente abbandonate dagli austriaci in quanto pregiudicanti una difesa piu' articolata, la verita' e' che fin dalla prima battaglia dell'Isonzo gli Austriaci stornarono con sistematica puntualita' ogni velleita' offensiva dell'Italia e si comincio' ad enumerare senza fantasia le sanguinosissime offensive che portavano pochi metri di avanzamento territoriale, neppure riuscendo a scalfire il sistema difensivo austriaco. Questo fino all'agosto del 1916 quando un Generale un tantino piu' risoluto e intraprendente Luigi Capello riusci' ad operare una prima vera offensiva, la 6^ dell'Isonzo con la
conquista di Gorizia previa l'eliminazione dei suoi bastioni nord e sud del Sabotino e del San Michele del Carso. Una vittoria importante si , ma non risolutiva, che alla fin fine aveva solo spostato di qualche decina di metri il fronte, sostituendo solo il nome delle localita' alle successive stragi delle ulteriori battaglie dell'Isonzo, la 7^,l'8^,la 9^, la 10^ e vai ancora oltre la decina fino a Caporetto non piu' una nostra offensiva e quindi niente 12^ come numerazione, ma una disfatta delle piu' famose e caratteristica della storia militare di tutti i Paesi. Lo ripeto uno studio serio e spassionato della nostra condotta militare della Grande Guerra non e' esaltante: sul fronte della 1^ armata ovvero nel dominio dei reparti alpini si era riusciti per un soffio ad impedire il collasso di tutto il fronte montano ad opera della cosidetta Straf Expedition (ovvero la Spedizione Punitiva con la quale l'Austria voleva punire il tradimento dell'Italia) nella primavera/estate del 1916, ma l'anno seguente  quando si aveva voluto tentare di restituire il favore con una grande offensiva   appena piu' ad est nella zona dell'Altopiano di Asiago, si era andati incontri ad una severissima lezione  (il grande errore era stato di riunire a massa inquadrati in una unica elefantiaca divisione (la 52^) un gran numero di battaglioni alpini, reparti per loro costituzione molto agili, veloci, a impiego eminentemente tattico, come si era visto sul Pasubio l'anno precedente. Qualche mese dopo   durante la 11^ battaglia dell'isonzo la perizia di un Generale venuto su dalla guerra il ligure Enrico Caviglia aveva portato ad un avanzamento di oltre 10 chilometri con la conquista  dell'Altopiano della Bainsizza una operazione che era andata molto vicino a far crollare l'intera linea dell'Isonzo, ma a quel punto confluirono due circostanze che portarono a ben altri risultati : la decisione del Comando Tedesco di intervenire a favore dell'alleato austriaco e la rivoluzione bolscevica dell'ottobre  1917  che consentì appunto ai tedeschi di dirottare ingenti truppe dal fronte russso direttamente su quello Italiano e che provoco' la disfatta Italiana di Caporetto. Paradossalmente fu proprio la disfatta e ritirata di Caporetto che produsse una diversa e molto piu' logica situazione logistica e strategica.
Con la ritirata al Piave difatti il fronte si accorcio' di 300 km. e quindi non fu piu' necessario mantenere quella fortissima superiorita' numerica per assicurare  lo logistica delle truppe e degli armamenti  (carriaggi salmerie, parchi di artiglieria, etc.) . DI certo Diaz , Badoglio non erano Generali piu' capaci di Cadorna (specie il secondo che era solo un furbastro profittatore) ma si trovarono ad operare in un contesto molto piu' razionale e strategicamente corretto di quello sull'Isonzo, aggiungici poi che qualche Generale capace alla fin fine la guerra era riuscito a produrlo (il gia' citato Enrico Caviglia in primis che fu l'unico Generale a portarsi con dignita' e perizia durante la ritirata di Caporetto, salvando con una abile manovra diversiva non solo il suo XXIV Corpo d'armata, ma anche tre Divisioni del contiguo XXVII Corpo d'armata che il suo comandante Gen. Pietro Badoglio aveva abbandonato, scomparendo per tre giorni dal teatro della battaglia in sintesi una revisione della grande guerra alla luce della falsita' che hanno sempre contraddistinto la narrazione storica non e' meno dirompente, facendo piazza pulita di tutte le emozioni correlate al proprio immaginario familiare. militarmente fu una lunga serie di azioni razzaffonate senza logica, senza piani, condotte malamente quando non con criminale incompetenza, politicamente fu un marchiano tradimento con abbandono di una alleanza trentennale  e rinnovata appena tre anni prima (1912) e per farla passare al Parlamento un vero e proprio colpo di stato, perpetrato con l'accordo del RE da uno dei piu' mediocri presidenti del consiglio della nostra storia (Antonio Salandra quasi un emulo dei nostri recenti  dirigenti politici : Berlusconi, Ciampi,  Napolitano, Monti, Renzi, Mattarella, Conte, Draghi). Ai pochissimi che si opposero, tipo Giolitti fu riservato lo scherno e l'anatema facendo leva sulla parola "Parecchio" che quegli pronuncio' a proposito delle concessioni che ci sarebbero state fatte da Austria e Germania se ci fossimo solo limitati a rimanere neutrali.
In quanto all'opinione pubblica e al suo indottrinameno, ieri come oggi, fu mobilitata la classe dei piu' rilevanti opinionisti e imbonitori di consenso, concedendo loro ingenti cifre perche' indirizzassero le masse verso la guerra (a D'annunzio furono pagati tutti i suoi ingentissimi debiti, e gli furono concesse residenze principesche, a Mussolini addirittura gli diedero i fondi per fondare un giornale (Il Popolo d'Italia). Insomma una vergogna che oggi e' solo piu' manifesta 

lunedì 23 maggio 2022

LE STRINGHE DAL '68 A KALABI - YAU

Mi piace pensare che la versione originaria e originale della teoria delle stringhe e' stata sviluppata nel 1968  da Gabriele Veneziano un fisico italiano e all'epoca  giovanissimo (CL.1942): laureatosi a Firenze nel 1965 dopo aver collaborato a vari studi quantistici  nello Stato di Israele  era stato chiamato alla Università di Ginevra  dove aveva pubblicato le sue ricerche che hanno dato avvio alla teoria delle stringhe. L’associazione basilare  che aveva dato  inizio alla teoria  è quella  della musica  e gli strumenti a corda, difatti quando si tende una corda di un pianoforte fra due piroli e la si fa vibrare, si raggiunge una certa frequenza La frequenza è il numero di vibrazioni al secondo. Una corda di pianoforte ha pure armonici di vibrazione: tonalità più alte che si mescolano con la sua frequenza fondamentale, sì da produrre il particolare suono che associamo allo strumento…

 Possiamo mettere a confronto in maniera diretta una corda di pianoforte con le stringhe della teoria sopracitata. Per distinguere fra tipi differenti di stringhe chiameremo quelle di cui ci parla la teoria fisica stringhe relativistiche...Si conviene che le stringhe relativistiche terminino su oggetti chiamati D-brane. Se sopprimiamo gli effetti delle interazioni fra stringhe, le D-brane sono infinitamente "pesanti"...
La più semplice delle D-brane è chiamata D0-brana: è una particella puntiforme...Tendiamo una stringa relativistica fra 2 piroli. Le D0-brane non sono attaccate a nulla, ma non si muovono perché sono infinitamente pesanti....Il livello di energia più basso della stringa tesa non ha vibrazioni - bé, non ne ha 
quasi. C'è sempre una debole vibrazione quantomeccanica. Il modo corretto per comprendere lo stato fondamentale della stringa è pensare che essa possieda tanta poca energia vibrazionale quanta ne ammette la meccanica quantistica. La stringa relativistica ha stati eccitati in cui vibra - alla sua frequenza fondamentale oppure su uno dei suoi armonici. Proprio come la corda di un pianoforte, può vibrare simultaneamente su moltissime frequenze differenti. Tuttavia, così come in un atomo d'idrogeno l'elettrone non può muoversi in maniera arbitraria, anche una stringa relativistica non può vibrare a suo piacimento...La stringa deve "scegliere" entro una sequenza di stati vibrazionali.
Questi possiedono energie differenti, ma siccome energia e massa sono legate dall'equazione 
E = mc², i differenti stati vibrazionali di una stringa hanno masse diverse… La massa totale di una stringa è frutto di molteplici contributi. Anzitutto, c'è la sua massa a riposo: la massa che essa possiede per il fatto di essere tesa da una D0-brana all'altra. Inoltre, c'è l'energia vibrazionale in ciascun armonico: questa contribuisce alla massa, giacché, stando all'equazione E = mc², l'energia è massa! Infine, c'è un contributo che viene dalla quantità minima di vibrazione consentita dalla meccanica quantistica. Tale contributo causato dalle fluttuazioni quantistiche è chiamato energia di punto zero. Siffatta espressione dovrebbe ricordarci che questo contributo quantistico è ineludibile. Il contributo dell'energia di punto zero alla massa è negativo. Il che è strano, molto strano! Se ci limitiamo a considerare un unico modo vibrazionale della stringa, l'energia di punto zero è negativa. Armonici più alti accrescono i contributi positivi all'energia di punto zero. Ma quando li si somma tutti quanti in maniera opportuna, si ottiene un numero negativo. Se ciò non bastasse, c'è di peggio: tutti questi effetti - massa a riposo, energie vibrazionali ed energia di punto zero - si sommano al quadrato della massa totale. Quindi se l'energia di punto zero è dominante, il quadrato della massa è negativo. Ciò significa che la massa è immaginaria, come √-1...
Per riassumere la cosa in poche parole, una stringa relativistica nel suo stato energetico quantico più basso ha massa negativa al quadrato. Una stringa in tale stato è detta 
tachione...Nello scenario  descritto, ove una stringa è tesa fra 2 D0-brane, possiamo liberarci [dei tachioni] soltanto separando le D0-brane in misura sufficiente affinché il contributo della massa ottenuto dalla tensione della stringa sia maggiore delle fluttuazioni quantistiche. Ma anche in assenza di D0-brane, ci sono comunque stringhe. Anziché finire su qualcosa, esse si richiudono su se stesse. Non sono affatto tese. Possono ancora vibrare, ma non devono farlo obbligatoriamente. L'unica cosa di cui non possono fare a meno è fluttuare secondo quanto previsto dalla meccanica quantistica. E come prima, tali fluttuazioni quantistiche di punto zero tendono a renderle tachioniche...
 I tachioni sono sintomo d'instabilità - un'instabilità simile a quella di una matita in equilibrio sulla punta. Se qualcuno è particolarmente insistente e abile, magari riesce davvero a far sì che la matita si regga in quel modo. Ma il minimo soffio di vento la farà cadere. La teoria delle stringhe con i tachioni è quasi come una teoria del moto di un milione di matite distribuite su tutto lo spazio e tutte quante in equilibrio sulla punta...[Ma] c'è qualcosa di buono nei tachioni. Accettiamo che lo stato fondamentale di una stringa è un tachione, con massa negativa al quadrato:  < 0. L'energia vibrazionale rende m² "meno" negativa. Di fatto, se giochiamo bene le nostre carte, il più piccolo incremento di energia vibrazionale consentito dalla meccanica quantistica rende m esattamente pari a 0. Ottima cosa, dato che sappiamo che esistono in natura particelle senza massa: fotoni e gravitoni. Così, se le stringhe devono descrivere il mondo, bisogna che ci siano stringhe prive di massa - più precisamente, esisteranno stati quantici vibrazionali delle stringhe privi di massa. "Giocare bene le nostre carte" significa che abbiamo bisogno di 26 dimensioni dello spazio-tempo...Quando qualcosa vibra - poniamo, la corda di un pianoforte-, vibra in una direzione definita. La corda di un piano vibra nella direzione in cui è stata percossa. In un pianoforte orizzontale ciò significa che la corda vibra "su e giù" anziché da una parte all'altra. Le vibrazioni prendono una direzione, e ignorano tutte le altre. Per contrasto, le fluttuazioni quantistiche di punto zero vanno in ogni direzione possibile. Ogni nuova dimensione che viene introdotta dà alle fluttuazioni quantistiche un'ulteriore direzione da esplorare. Più direzioni significano più fluttuazioni di punto zero, cioè un maggiore contributo negativo a m². Non resta che chiedersi come si mantenga l'equilibrio fra le vibrazioni e le irriducibili fluttuazioni quantistiche di punto zero. A quanto risulta, la quantità minima di vibrazione si neutralizza a vicenda con il valore delle 26 dimensioni della fluttuazione quantistica, portando - come si voleva - a stati di stringa privi di massa.≫≪Abbiamo buone notizie, cattive notizie e pessime notizie. Le stringhe hanno modi vibrazionali e possono comportarsi come fotoni o come gravitoni - e questa è la buona notizia. Possono farlo soltanto in 26 dimensioni: ecco la cattiva notizia. C'è pure un modo vibrazionale di una stringa che ha massa immaginaria, il tachione. Ciò indica un'instabilità nell'intera teoria.
Negli anni '70, tuttavia, c'è l'avvento della nozione di supersimmetria e la nascita della cosiddetta Teoria delle Superstringhe  Per cercare di comprendere almeno l'essenza del concetto di supersimmetria, dobbiamo un attimo ritornare sulle particelle che costituiscono la materia. La meccanica quantistica ci permette di classificare le particelle in 2 categorie fondamentali: bosoni e fermioniLa differenza sostanziale sta nel fatto che i bosoni non sono soggetti al principio di esclusione di Pauli, mentre i fermioni lo sono! Il principio afferma infatti che 2 fermioni identici (come ad esempio gli elettroni) non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico (in parole povere, la rappresentazione matematica di un sistema fisico).Un'ulteriore differenza tra bosoni e fermioni è data dal tipo di momento angolare di spin che essi possiedono. Lo spin è una particolare grandezza (o se vogliamo essere precisi, un numero quantico) che va appunto (assieme ad altre grandezze) a definire uno stato quantico. Ed è in particolare una forma di momento angolareSussiste il cosiddetto teorema spin-statistica, il quale afferma che i bosoni presentano spin intero, mentre i fermioni hanno spin seminteroPer esempio i fotoni, che sono  bosoni di gauge ovvero  sono bosoni elementari mediatori delle forze fondamentali della natura, sono descritte da  teorie di gauge in cui le forze si esercitano mediante lo scambio di particelle che potrebbero anche essere stringhe  che sono bosoni che presentano spin pari a 1, mentre gli elettroni (che sono fermioni) hanno spin uguale ad 1/2. Detto ciò, la supersimmetria (abbreviata SUSY) è quella teoria che individua una certa simmetria per cui ad ogni fermione e ad ogni bosone vanno a corrispondere rispettivamente un bosone e un fermione di egual massa, comporta che all'elettrone (fermione di spin 1/2), corrisponde il selettrone  (bosone di spin 0), al quark (fermione di spin 1/2) corrisponde lo squark (bosone di spin 0) e così via. La teoria delle superstringhe rappresenta una cura per il problema dei tachioni e abbassa il numero delle dimensioni da 26 a 10. Produce anche nuovi modi vibrazionali che fanno sì che le stringhe si comportino come elettroni.
La superstringa fluttua non solo nello spazio e nel tempo ma anche in altre modalità più astratte. Questi nuovi tipi di fluttuazioni sono in parte - ma non del tutto - diretti alla soluzione della questione dei tachioni. Rimane ancora un modo vibrazionale con massa negativa quadrata. La chiave di tutto è che se si comincia con modi vibrazionali che rappresentano
 fotoni, elettroni o altre particelle a nostra scelta, a prescindere da quali collisioni si provochino fra loro, non si potrà mai ottenere un tachione. È un po' come se l'intera teoria fosse in equilibrio sulla lama di un coltello. C'è, però, una particolare simmetria che aiuta a mantenere l'equilibrio: ed ecco che facciamo ritorno alla  supersimmetria., laddove intorno alla fine degli anni ottanta ai fisici divenne chiaro che la teoria delle stringhe, per quanto arrivi molto vicino a una descrizione unificante dell'Universo, non riesce però a raggiungere tale obiettivo in pieno.Tra l'altro, si era scoperto che esistevano ben 5 tipologie differenti di teoria delle superstringhe:
1) tipo I;
2) tipo IIA;
3) tipo IIB;
4) eterotica-O;
5) eterotica-E.

Tutte hanno in comune numerose caratteristiche fondamentali, ad esempio: necessitano di 10 dimensioni spaziali, di cui 6 compattificate in uno spazio di Calabi-Yau (spazio a 6 dimensioni che prende la denominazione dai matematici Eugenio Calabi e Shing-Tung Yau) ; i modi di vibrazione determinano le masse e le "cariche di gauge".

Ma le differenze tra le suddette teorie esistono e crearono un certo imbarazzo negli studiosi di teoria delle stringhe.
D'altronde un conto è avere un'unica teoria che potrebbe spiegare il meccanismo dell'intero Universo, un altro è averne 5 diverse, un eccesso che finisce per indebolirle tutte quante!
Più recentemente si arrivò a una svolta, come ci illustra Brian Greene nel celebre saggio L'universo elegante, di cui mi è gia' capitato di parlare in miei precedenti articoli e che costituisce sul comodino del mio letto una sorta di rilettura  quotidiana  prima di addormentarmi....
(un pò a mò del famoso "leggere e rileggere Freud di Lacan)  "
Al congresso del 1995, Witten argomentò che, partendo con una stringa di tipo IIA e aumentando la sua costante di accoppiamento da un valore molto minore di 1 fino a un valore molto maggiore di 1, la fisica che è ancora possibile analizzare ha un'approssimazione a basse energie che è la supergravità in 11 dimensioni. Quando Witten annunciò questa scoperta, i presenti restarono stupefatti. Si trattava di uno sviluppo per quasi tutti completamente inaspettato  Sostanzialmente Edward Witten riuscì a riunire le 5 teorie di superstringa differenti in un'unica teoria madre, chiamata  M - Teoria la quale invece di supporre l'esistenza di 10 dimensioni, ne prevede11! Qual è il significato della M? Witten non specificò inizialmente cosa intendesse con quella lettera, lasciando il lettore libero di immaginare che si riferisse a "magia", "mistero", oppure (teoria) "madre" o ancora "matrice". 

giovedì 5 maggio 2022

SCENA COME MESSA IN SCENA

 

La terza credenza anche essa cominciante per “esse”  dopo la Scienza e la Storia e’ quella che generalmente e' denominata  la “Scena” , ovvero il recitare, creare parti con tanto di copioni, fare spettacolo con una certa regia precostituita:  non a caso in francese, il fatto di comporre un’opera filmica si dice “la mise en scene “ e il “metteur en scene” e’ giustappunto quel professionista che si occupa di realizzare un’opera compiuta con trama, immagini, luci e ovviamente recitazione degli attori chiamati a interpretare parti. Buona, cattiva  parte, buona o cattiva opera, tanto da scomodare l’arte;  probabilmente il cinema e’ quella parte della Scena o spettacolo che ha avuto maggior impatto sul pubblico, e quindi una influenza somma nel condizionare gusti, preferenze, movimenti d’opinione.
Diceva addirittura Groucho Marx che tra la realta’ e la finzione di un film  la seconda e’ di gran lunga preferibile “se non altro “aggiunse spiritosamente “si puo’ contare su di un finale meno scontato!”  
Di certo il cinema ha  sviluppato a dismisura quel tipo di rappresentazione che  era peculiarita’ del teatro (anche quello antico classico) e della “Commedia dell’arte” perfezionando appunto la “messa in scena” e costruendo con la riproducibilita’ tecnica (quella di cui fa cenno Walter Benjamin) un vero e proprio mondo parallelo che ha finito per condizionare molto piu’ incisivamente e capillarmente il contesto sociale dell’intero pianeta, non solo, ma quando il cinema e’ diventato non solo a portata di sempre piu’ crescenti masse, ma si e’ per cosi’ dire accasato, diventando cioe’ televisione e assolvendo ad ogni funzione correlata alla informazione, siamo pervenuti ad un mondo dove tutto e’ diventato “scena” e la realta’ quindi perde di significanza, diviene non tanto “irrazionale” per dirla in antitesi al filosofo dello Spirito, quanto una farsa, una bugia, giustappunto una “messa in scena”

TERRA-MARE : SCHMITT CON JAYNES

  Terra e Mare , proprio oggi che la tensione tra l'ultima vera potenza di terra la Russia e la naturale  erede della tradizione di mare...