sabato 31 luglio 2021

EVOLA e LA REVISIONE DEL MESSAGGIO "A CHI DI COMPETENZA"

 


"ma tu lo sai Mario che se non ci fosse stata la Grande Pandemia di peste del 1348, non avremmo avuto ne' Umanesimo, ne' Rinascimento, quindi niente Petrarca,  Brunelleschi, Bramante, Michelangelo e neppure niente Bernini e Borromini e con tutta probabilità non ci sarebbero state le straordinarie scoperte scientifiche del quattrocento e neppure la scoperta dell'America. Alla luce delle mie ri-letture di questi ultimi tempi (si !!! ri-letture più che nuove, che alla fin fine risultano molto più promozionali per la conoscenza, stante quel confluire in esse di tutte le informazioni e anche esperienze acquisite nel corso del tempo, che vengono come assorbite in una nuova, diversa e molto più esaustiva comprensione d’assieme) , sono andato ripensando con un misto di sorpresa ed entusiasmo alla tesi presentatami da Manfredo Tafuri, insegne critico architettonico in una cena in casa di Sandro Rapisarda suo cognato, diciamo intorno al 1971.
Quasi di prammatica che tale ripensamento sia stato innescato più di un anno fa agli inizi della ancora in corso, farsa di nuova pandemia completamente inventata e talmente diretta dalla manipolazione dei mass media e da un terrorismo di stampo mediatico/sanitario che non ha neppure avuto bisogno di una grave malattia e di un riscontrabile numero di morti, e difatti l’ho anche riportato un articoletto su tale tema su questo stesso blog, magari nella sottesa speranza che avessimo da attenderci un qualcosa di simile oggi (insomma un aggiornamento del famoso libro di Roberto Vacca Il Rinascimento prossimo venturo scritto ottimisticamente a contrappunto del precedente saggio del 1970 che invece era piuttosto fosco (il Medioevo prossimo venturo); ma ecco che proprio in questi ultimi giorni c’è stata la ri-lettura del libro di Julius Evola “Rivolta contro il mondo moderno” che ha completamente ribaltato i termini della questione o meglio della “profezia/contestazione” e di cui il presente articolo è il seguito di altri precedenti tre tutti con il medesimo soggetto, tutti riportati sul blog Lenardullier. Come ho precedentemente osservato la tesi di Tafuri risente del punto di vista artistico/architettonico, dove tutto il fenomeno del classicismo (Umanesimo-Rinascimento-Barocco e Neo Classicismo) viene visto nei suoi effetti sullo spazio urbano e sulla sua vertiginosa modifica, che si poneva come sostituto di un precedente modo di intendere tale spazio, quello della successione delle esperienze Romanico/Gotiiche che facevano leva sulla trasmissione corale dell’esperienza singola a livello delle svariate manovalanze spesso e volentieri identificabili in una intera comunità cittadina, con un manufatto altamente simbolico e rappresentativo : la Cattedrale. Quasi sequenziale quindi il principio di correlare una nuova modalità di intendere lo spazio urbano non più corale, ma individuale e con ricorso a strumenti normativi del fare edilizio, ad una epidemia che con un tantino di esagerazione si dice abbia fatto 20 milioni di morti e quindi individuava nell'emergenza di un mondo spopolato appunto da tale epidemia o meglio “pandemia” proprio come si è tornato a dire oggi a proposito della più banale delle influenze l'epidemia , l'abbandono del'esperienza della varie manovalanze, ed il ricorso invece ad un codice di pronta applicazione, quale quello desunto da una serie di ritrovamenti archeologici di antiche pratiche costruttive
(un esempio classico il De re aedificatoria di Vitruvio riproposto da Leon Battista Alberti, uno dei massimi interpreti e codificatori del nuovo codice)che potessero uniformarsi al pronto impiego nelle varie occasioni progettuali, nell'ambito sopratutto cittadino (una piazza, una strada, un edificio pubblico, una chiesa, una cupola etc) di cui tra l'altro se ne potevano misurare le correlazioni di impatto urbano grazie alla scoperta dello strumento tecnico della prospettiva. Un codice quindi tratto dall'antico , piegabile alle nuove esigenze emerse dal ripensamento del mondo dopo la grande tragedia, la cui efficacia e validità riposava nell'essere appunto una sorta di pellicola (l'ordine Jonico, Dorico, Corinzio, la trabeazione, il capitello, l'arco, la cupola etc) da applicare alla bisogna e da non sottoporre ad eccessiva verifica, pena la perdita di questa straordinaria valenza di pronta adattabilità ad ogni circostanza,tra l'altro come abbiamo osservato, perfettamente prevedibile grazie alla prospettiva che poteva applicarsi a livello di ciascun manufatto - esemplare la vicenda artistica di un Filippo Brunelleschi che praticamente ha un esempio per ogni tipo edilizio (dalla più famosa Cupola, ad una piazza, una chiesa, una via , un ospedale) ma che troverà anche un esemplificazione a livello di un solo artista per una intera città ovvero il Rossellino per la Pienza di Papa Pio II Piccolomini e il secolo dopo, l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti a Ferrara. All'epoca (1971) trovai tale teoria entusiasmante, e tale è rimasta giustappunto fino ad un paio di mesi fa, quando la la ril-lettura del saggio, oramai più volte menzionato “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola ha di nuovo cambiato i termini della riflessione (eh si! a questo punto dobbiamo chiamarla così: riflessione), ponendovi un meccanismo tipico dell’esperienza narcisistica a contatto con l’infinitesimale del cammino mentale del soggetto che ha il suo confronto giustappunto con lo specchio che riflette la propria immagine e quella contestuale, ma vi sottende anche la sua ultima, estrema possibilità quella del suo annichilimento come giustamente osservò Freud in “Al di là del principio del piacere” postulando la pulsione di morte. E’ inquietante pensare che a monte della Grande Pandemia del 1348, cui sarebbe da addurre quel cambiamento epocale individuato da Tafuri sotto l’aspetto artistico/architettonico e che potrebbe avere tante associazioni con questo nuovo cambiamento epocale (oggi è chiamato Great Reset), della pandemia addotta da questo fantomatico corona virus; ci sono ieri come oggi determinati fattori socio/economici che ne influenzano l’andamento: assolutamente esagerato il numero dei morti del XIV secolo, oltre 20 milioni (oggi non c’è bisogno di tali più o meno gonfiati riscontri, perché sono sufficienti i cosidetti Mass Media che infischiandosene di correttezza, verità e obiettività si prestano a qualsivoglia mistificazione e manipolazione di fatti e di dati, e quindi basta loro spargere la paura e servirsi di volenterosi mazzieri” scelti tra le classi più ignoranti e infime per spargere quello che determinate classi dominanti vogliono), comunque più che il numero dei morti , va analizzata al dettaglio la situazione che consentì al morbo di svilupparsi : tra il X secolo e gli inizi del XIV si assistette in Europa a una lenta ma costante crescita della popolazione, che arrivò a raddoppiare in Francia e in Italia e addirittura a triplicare in Germania. Ciò fu favorito da una stabilizzazione delle strutture politiche che portò maggior sicurezza e a un periodo di clima mite, conosciuto come periodo caldo medievale. L'economia prosperò: dopo secoli le vie di comunicazione tornarono a essere mantenute in efficienza e così gli scambi commerciali fiorirono spingendosi fin verso il Mar Nero e l'impero Bizantino. All'inizio del Trecento molte città europee contavano oltre diecimila abitanti, alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia Milano aveva una popolazione di circa centocinquantamila anime, Venezia e Firenze centomila, Genova sessantamila, mentre Verona, Brescia, Bologna, Pisa, Siena e Palermo si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa quarantamila cittadini. Ma coi primi del '300 , quasi all'improvviso si ebbe un generale peggioramento del clima, passato poi alla storia come “piccola era glaciale”, la produzione non riuscì più a soddisfare la domanda. Tra il 1315 e il 1317 l'Europa fu investita da una grande carestia, come non ne accadevano da tempo che in alcune città, in particolare del nord, portò alla morte del 5-10% della popolazione. Altre carestie si succedettero negli anni seguenti, si ricordano quelle del 1338 e del 1343 che interessarono maggiormente l'Europa meridionale. Tra il 1325 e il 1340 le estati furono molto fresche e umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti e aumentarono l'estensione delle paludi esistenti. Già nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie, si suppone prevalentemente di infezioni intestinali, che provocarono nelle città italiane un deciso aumento della mortalità. Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel 1337 tra il regno di Francia e il regno d'Inghilterra scoppiò un conflitto destinato a durare oltre un secolo. I contadini, impauriti dalla guerra e non più in grado di sopravvivere con gli scarsi prodotti dei loro campi, si riversarono nelle città alla ricerca di sussistenza, andando a creare insediamenti sovrappopolati dalle condizioni igieniche assai precarie, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada e assenza di fognature, con rifiuti organici versati direttamente in strada da finestre e balconi. È questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste, comparsa nei porti del mar Mediterraneo, trovò le condizioni ideali per scatenare una pandemia, inverazione ante litteram dell'assioma di Bernard  "il microbo è niente, il terreno è tutto", che ovviamente non ebbe nessun credito e non perchè fosse un qualcosa di molto successivo, ma proprio perchè, ieri come oggi è sempre convenuto ai poteri dominanti trovare il colpevole, il nemico,  all'esterno e non all'interno di se'  : infinitamente più conveniente incolpare un povero topo, una pulce, un pidocchio, magari un pipistrello della pestrilenza che andare a ricercarne le cause nella compromissione del sistema  ambientale per cause diciamo così procedurali:  una carestia con conseguente inurbamento, degrado delle misure igieniche anche per guerre, conflitti, assedi, sovvertimento delle normali misure di controllo ambientale, etc.  La denominazione di "PESTE NERA" contribuì non poco a terrorizzare l'immaginario collettivo, incrementando con la paura la mortalità,  che quando era solo peste bubbonica aveva una incidenza di mortalità minima; difatti  le pseudo  devastanti conseguenze demografiche, furono dovute alla seconda fase del morbo, al suo trasformarsi da affezioni cutanee, causate dalla sovrappolazione e dal crollo delle misure di igiene, ad affezioni delle vie respiratorie (bronchiti, polmoniti, broncoplmoniti adenomi e carcinomi di tutto l'apparato respiratorio) ovvero  classiche affezioni,  che colpiscono bronchi e polmoni dovute ad un solo motivo : la paura come giustamente rileverà e rivelerà, sul finire del millennio il Dottor Hamer.  La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi, come detto, prima incolpò pulci, ratti e quant'altri animali considerati sudici e sporchi, non arrivando alla comprensione che non sono tali animali in quanto sporchi che attraggono il male, quanto un ambiente sudicio e sporco che attrae tali animali, di poi arrivò a ritenere responsabili del contagio determinati gruppi di persone come gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla volontà di dio, per punire una umanità colpevole.
Terminata la grande epidemia, la cosidetta  peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi, per quasi scomparire nel XVIII secolo, ma ripresentarsi magari con altri nomi in tempi più vicini e riesplodere improvvisamente oggi in pieno terzo millennio, con le medesime peculiarità: una affezione delle vie aeree dell'individuo, ovvero sempre il tema della paura, irrazionale paura che non si chiama più "peste" ma "virus" avvalendosi di tutta una serie di imposture di un mediconzolo  di metà ottocento Louis Pasteur, che ribadì a beneficio delle nascenti lobbies farmaceutiche e multimiliardari  (Rockfeller-Rotschild-Carnegie, etc)  che le finanziavano,   la pericolosità di animaletti microscopici come responsabili delle malattie (i batteri e funghi al posto di pulci e ratti) ed ipotizzando un qualcosa di ancora più piccolo, il virus, un semplice flatus vocis, tanto che nessuno a tutt'oggi è mai riuscito a vederne uno in terreno,  malgrado i più avanzati microscopi elettronici  a scansione, ma solo a fornirne una supposta elaborazione computerizzata in vitro, un pò a somiglianza con le ricerche più recenti  della fisica quantistica  che hanno ipotizzato delle infinitesimali "stringhe" a sugello di componente fondamentale di tutta la materia. Ieri la peste , oggi il virus: niente di nuovo sotto il sole, c'è sempre qualcuno che cerca di indirizzare a proprio piacimento la nostra vita, facendo leva sulla paura e su parole che questa paura fomentano. Cosa c’è di simile, di ricorrente, tra ieri ed oggi????. Carestie e guerre non dovrebbero oggi avere un impatto simile a quello della metà del ‘300 od ancora del “seicento o “ottocento, semmai l’ultima occasione potrebbe essere stata quella della cosidetta “epidemia spagnola” del 1919-20 che fece seguito ad un periodo che per molti versi potrebbe essere equiparato ai secoli passati : la Grande Guerra durata ben 4 anni e mezzo: ma qui cade per semplice dato statistico l’enorme esagerazione della quantità di mortalità della pestilenza, sulla cui stima si va dai venti fino ai cinquanta milioni di morti: un dato che di solito è usato a mò di spauracchio per impressionare gli ignoranti e quindi il grosso dell’opinione pubblica è quello di strombazzare “sono morti in un anno più persone di spagnola che tutti i combattenti di ogni Paese belligerante in cinque anni” eh bhe !?... è naturale che sia così, basta attenersi ai dati e ai corretti indici referenziali di un elementare sondaggio statistico: quanto sono i reparti combattenti di un dato Paese in guerra ? : il 2 -3, massimo 4% della popolazione totale, ebbene moltiplica questo dato di mortalita' per i 4 e anni e mezzo della guerra, non otterrai mai il numero di morti di una popolazione presa per il suo 100% di un solo anno. Come si vede quindi la statistica è una scienza con cui puoi dire tutto e il contrario di tutto, basta usare un certo indice di riferimento, ed è proprio questo quello che fanno gli impostori dominanti di oggi, ma anche di ieri : il fine è sempre e ed esclusivamente i loro sporchi interessi
Una siffatta analisi, come ho fatto cenno, è stata per me coeva alle prime scellerate iniziative in merito a questa risibile pandemia, ma ora dopo la lettura del libro di Evola, si appunta alla  accreditata credenza che quanto originato dalla prima terribile pandemia della nostra civiltà occidentale  quella appunto del trecento, sia stato l'innesco per l'inizio di un qualcosa di  epocale e di meraviglioso nel contempo:  l'Umanesimo, il Rinascimento, Petrarca, Brunelleschi, la Firenze dei Medici, la Roma di Michelangelo e su fino a Bernini, ivi compreso tutto il fiorire di arte e conoscenza di ben quattro  secoli ('300-'400-'500-'600) . Bhe! per Evola non è così, anzi è l'esatto contrario ed io comincio a trovarmi di pieno accordo "si vuole che la Rinascenza" dice Evola nella seconda parte del suo saggio, quella prettamente storica  "in molti aspetti  sia stata una ripresa della civiltà antica, riscoperta e riaffermata  contro il tetro mondo del cristianesimo medioevale, ma questo è motivo di un grosso equivoco, Umanesimo e Rinascimento non  ripresero che forme decadenti, non quella delle origini  che erano compenetrate  da elementi sacrali  e superpersonali"  Mettetevi un attimo nei miei panni, a 73 anni suonati dopo studi di laurea in architettura, in psicologia, una prassi consolidata di esperto di arte e una esperienza non certo superficiale di psicoanalisi ed anche di tecniche di pragmatica comunicazionale (Palo Alto Bateson, Haley, Watzlavitch) e di PNL degli inizi (Bandler e Grinder) su  fulgido esempio del Milton Model (Milton Erickson), mi ritrovo dopo 57 anni  a fronte di codesta ri-lettura  che mette in crisi tutto il mio consolidato sistema di riferimento  conoscitivo: il Classicismo come difetto, anzi come caduta e al contrario il medioevo come esaltazione, ecco mi torna in mente la faccia un pò mefistofelica, ma bonaria e sopratutto la voce cavernosa  di Roberto Vacca altro mio occasionale maestro con il quale ebbi una lunga discussione sui due suoi libri
"Il medioevo prossimo venturo" e "il Rinascimento prossimo venturo"  dove il primo era visto in termini negativi, il secondo positivi. Ora con questa "ri-lettura" anche quelle due letture  dovevano essere totalmente ribaltate, così come tutto del mio "supposto sapere"...mio e, diciamo, di tutta quella parte di umanità, cui la nuova modalità di apprensione inaugurata da questo motivo "es-terno" della mistificazione di  non un un "evento", ma di un "inventato" dovrebbe chiamare a raccolta, per non consentire che il sonno della ragione finisca di evocare mostri  .  

giovedì 29 luglio 2021

INVOLUZIONE E NON EVOLUZIONE

 


Il libro si divide in due parti:”Il mondo della Tradizione” e “Genesi e volto del mondo moderno”. La prima parte e’ di carattere tipologico  e affronta il problema dello spirito della tradizione mentre l’elemento propriamente storico entra in questione nella seconda parte dell’opera, dove si ripercorrono le tappe principali e gli sviluppi che hanno portato alla nascita del mondo moderno e se ne descrivono le sue caratteristiche. 
Per Evola, l’opposizione fra mondo tradizionale e mondo moderno, prima ancora che essere storica, è di natura metafisica. Tradizione e antitradizione possono essere considerate “due categorie aprioriche della civiltà”. Scrive appunto:” Vi è un ordine fisico e vi è un ordine metafisico. Vi è la natura mortale e vi è la natura degli immortali. Vi è la regione superiore dell’ “essere” e vi è quella infera del “divenire”. Più in generale: vi è un visibile e un tangibile e, prima di là da esso, vi è un invisibile e un non tangibile quale sovramondo, principio e vita vera”. Possiamo dunque comprendere la fondamentale differenza fra civiltà tradizionale e civiltà moderna: la prima si basa su un principio spirituale e metafisico; la seconda ignora completamente tale principio. La prima è una civiltà dell’Essere; la seconda una civiltà del divenire.La civiltà tradizionale è divoratrice del Tempo; la civiltà moderna divora lo Spazio. La Tradizione si basa sulla qualità; la modernità è il regno della quantità. Evola descrive il vero significato di quelli che furono i pilastri della civiltà tradizionale: la Regalità Divina, l’Iniziazione e l’Ascesi, l’Azione eroica e la Contemplazione, il Rito e la Fedeltà, lo spirito della Cavalleria, la Gerarchia e le Caste, la Legge, lo Stato, l’Impero. Tutto ciò trae valore e autorità dall’alto, dal principio che tutto ordina e informa. Allo stesso modo, la vita dell’uomo della Tradizione è rivolta verso l’alto e ogni aspetto della sua esistenza ha un carattere sacro e trasfigurante: così per l’arte, la guerra, il sesso, i ludi, le feste, ogni azione è nella sua essenza un rito di orientamento verso il sovramondo: l’originalità di  Evola sta quindi non nel ricostruire l’evoluzione dell’umanità, come molti hanno cercato di fare , anche quel netto contrario rappresentato dall’opera del precedente articolo che avevamo posto a sorta di banale contraddittorio della grandezza di Evola “la Società aperta e i suoi nemici” di Popper,   ma il  netto contrario, cioè la sua involuzione. All’idea moderna del “progresso” egli oppone l’idea tradizionale della “decadenza”, cioè di un progressivo allontanamento dell’uomo da uno stato di originaria perfezioneSi tratta della “dottrina delle quattro età”, una concezione che, con poche varianti, è possibile ritrovare nell’insegnamento di tutte le antiche civiltà, ed è anche quella teoria, che tutti noi che abbiamo fatto gli studi  classici in anni ancora non asserviti all’ipertecnologismo e all’era digitale ( l’antico ginnasio inferiore, il superiore e il liceo 1959-1967), abbiamo appreso soprattutto da Esiodo che poneva alle origini della storia del genere umano ( un archè, senza ancora una technè) la cosidetta “eta’ dell’oro, cui in genere viene applicata la qualifica di “ Mito”  e giustappunto compare  nel Poema Le Opere e i giorni (metà del l’VIII secolo)  dove il poeta  si dilunga nella descrizione  di un’aurea stirpe  di mortali  creata  da dei immortali  con dimora sull’Olimpo  che come i loro creatori  passavano il loro tempo  con animo sgombro da fatiche e da angosce, ignari di guerra e miseria “né la triste vecchiaia incombeva su di loro” precisa ancora il poeta e quindi si dà adito a supporre una sorta di semi dei o super uomini all’origine della genia umana; essi,  aggiunge ancora Esiodo,  non vivevano nei tempi di Zeus, ma del padre  Cronos (il Tempo),  senza che lo spazio venisse ad interferire  nella loro esistenza, una vita quindi che era, a rigor di logica, non “es- sistenza cioè fuori di loro ma “in- sistenza”, ovvero  insita entro di loro e quindi correlata solo al “dio Tempo” ma non al suo topico dispiegarsi . L’atto violento e primordiale dell’evirazione del padre da parte di Zeus con le gocce di sangue del fallo di Crono mescolatesi alla spuma del mare originò la dea Afrodite, la prima dea che è il necessario preludio alla prima donna imposta dal nuovo dio Zeus all’uomo:  Pandora.  Un dono ambiguo come sappiamo che fa subito seguito alla punizione dell’essere diviso in due appunto una parte maschile e una parte femminile, per aver accettato il dono del fuoco dal titano Prometeo. Il Mito greco è molto più articolato, completo e, diciamolo più profondo e intelligente della Eva dei testi biblici con la famosa mela, giardino dell’Eden, alberi della conoscenza e della vita e serpente tentatore . Esiodo descrive quindi altre quattro ere   contrassegnate  dal tipo di metallo , l’argento, il bronzo, il ferro ed una intermedia fra le ultime due  che non ha riscontro  metallico ma solo la dicitura di “era degli eroi” che però ha solo un carattere di tentativo di  restaurazione della prima età , quella dell’oro  della quale pochi individui cercarono di effettuare. Vedremo che Evola riprende con competenza e fervore questa suddivisione aggiungendovi come una carrellata dove si parla della medesima istanza  in altre civiltà: quella Indù  con i quattro cicli  degli “Yuga “ = età che sono perfettamente corrispondenti alle ere di Esiodo  : Satya Yuga(oro) - Treta Yuga (argento) – dvapara Yuga (bronzo) - Kali Yuga (che più che ferro significa oscura).  Anche la tradizione iranica e’ affine:   sostituisce solo l’acciaio al posto del bronzo  e una mescolanza di ferro per l’ultima di estremo declino,  rifacendosi probabilmente al fatto che il ferro non è un metallo in natura, ma una lega, quindi un materiale composto e costituito tramite “technè” . Nel mito di Prometeo, non più In Esiodo, ma in Eschilo nel suo Prometeo incatenato, vediamo appunto che Prometeo che aveva dato il fuoco agli uomini e quindi permesso la “technè” , è come legge del contrappasso legato alla roccia del Caucaso con catene di ferro una sorta di ante litteram del detto napoletano “nun sputà n’ cielo che n’faccia te torna”  Anche la tradizione profetica ebraica parla di una statua /idolo la cui testa è d’oro, il petto e le braccia d’argento , il ventre e le cosce di rame e i piedi di un misto di ferro e argilla. Alla riesamina storico/tradizionale di diverse civiltà,  ecco Evola porre  quindi il distinguo che andrà a sugello della sua nuova e originalissima interpretazione , diciamo così, della storia delle civiltà : “Sostenere, come tradizionalmente si deve sostenere, che alle origini sia esistito non l’uomo animalesco delle caverne, ma un “più che uomo” e che già la più alta preistoria  abbia veduto non pure una civiltà, ma anzi un’era degli dei –per molti, che in un modo o nell’altro credono alla buona novella del darwinismo, significa fare pura “mitologia”. …tuttavia, siccome questa mitologia non siamo noi ad inventarla ora, così resterebbe da spiegare il fatto della sua esistenza, il fatto cioè che nelle testimonianze più remote dei miti e degli scritti dell’antichità non si trovi nessun ricordo che conforti l’ “evoluzionismo” e si trovi – invece ed appunto – l’opposto, la costante idea di un passato migliore, più luminoso, super-umano “ divino’’.   Orbene questo è proprio il punto del saggio in cui le “normali” credenze anche di un tipo come me sempre piuttosto aperto a idee nuove  e originali (non però nel senso popperiano) , non dico che abbiano vacillato, ma portato ad una riflessione in  più,  questo è indubbio.  Io avevo letto il presente saggio nei primi mesi del ’64  a non ancora 16 anni , ma di certo non ne avevo rattenuto tutto il senso (di tal guisa , bisogna dare  atto  a Lacan della sua celeberrima raccomandazione  a proposito di Freud “occorre leggerlo e rileggerlo”  e non è solo a Freud che bisogna riservare tale attenzione, ma a tutto lo scibile che esce dai dettami della banalità e costituisce pietra miliare per la conoscenza) Leggere e rileggere: Freud, Jung, lo stesso Lacan, quindi Kant, Schpenauer, Nietzsche, anche poemi e poesie, Omero, Esiodo, le tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide, Saffo, Alceo, Orazio, Virgilio, ovviamente Dante Alighieri e Petrarca, Shakespeare, Goethe, Leopardi, Carducci, D’Annunzio e romanzi di indubbio spessore : Cervantes, Melville, Hugo, Proust, Thomas Mann, Calvino; ascoltare e riascoltare Mozart, Beethoven, Bach, Varese e perché no?... Woody Guthrie e Bob Dylan, Frank Zappa, Fabrizio De andrè e misurarsi con la grande arte Giotto, Michelangelo, Bernini, Frank Loyd Wright, Le Corbusier e recarsi e ri-recarsi nelle cineteche per lasciarsi trasportare dalla carrozzella de La Corazzata Potemkin sulla scalinata di Odessa, l’assalto dei soldati in Nascita di una nazione di Griffith e quello di Pabst in West Front, entrare in uno studio dentistico con Erich Von Stroheim in Rapacità (Greed) , ridere e sorridere con Charlie Chaplin nella danza dei panini  (La febbre dell’oro) o perdersi negli occhi spenti della fioraia di Luci della città (Edna Purviance ), rimanere dietro una porta per misurare tutto il sublime del “tocco” alla Lubitsch ( L’allegro Tenente, Ninotcka, To be or not to be, Il cielo può attendere, etc.) Piu’ che mai quindi leggere e rileggere Evola….eh già! ma rileggere, specie dopo parecchio tempo (nel mio caso dopo 57 anni)  significa anche aggiungervi  quel tantino di informazioni e conoscenze che in tale lasso di tempo si sono stratificate nel cervello, ovvero un po’ tutto quello dianzi sommariamente elencato  e qualche cosina in più , come chessò… tutta la psicoanalisi  Freud, Jung, Bion, Lacan, Mattè Blanco, la psicosomatica di Groddeck, le Leggi Biologiche di Hamer, la filosofia di Heidegger, la relatività e la fisica quantistica, la doppia fenditura e l’equazione d’onda  di Schrodinger, il più volte citato nei precedenti articolisu Evola  di questo Blog ,  de “l’integrale sui cammini” di Feynman che introduce al mondo del percorso alternativo e all’aumento di probabilità, e via dicendo ….Eppure ecco a questo punto della riflessione, per quella sorta di calcolo infinitesimale che io ho parafrasato col termine di “narcisismo infinitesimale” adottando nella riflessione la modalità del Mito di Narciso (riflessione come preludio di misurarsi con la “pulsione di morte” de “Al di là del principio del piacere” di Freud ) c’è un saggio che ho intenzione di confrontare a questo “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola, proprio come  sugello  di una più esaustiva e sconvolgente  comprensione  del tutto : alludo all’incommensurabile “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” dello psichiatra americano Julian Jaynes, una cui spregiudicata
 ri-lettura e ri-assunzione in correlazione anzi direi in stretta sinergia con “Rivolta contro il mondo moderno” potrebbe offrire nuovi paradigmi  di interpretazione della storia della civiltà umana, soprattutto in riferimento alla prima età quella dell’Oro che ha giocoforza carattere di in distinzione e di puro Mito Operazione (cosa rappresentano  e chi sono gli  individui della tradizione e dell’essere come spirito , che Evola enfatizza  sul proseguo e riesamina della più svariate civiltà?  Dei? Semidei? Anche come molti ipotizzano, civiltà aliene che hanno creato una stirpe simile a loro ma le cui caratteristiche sono andate progressivamente decadendo? Un declino sempre più marcato  come appunto le teorie delle antiche tradizioni  esemplificano con i metalli? Dall’oro incorruttibile e splendente simbolo di purezza,  all’argento cui corrisponde  la stirpe dei guerrieri, esseri ancora guidati da un ideale, ma  oramai mortali e che invecchiano, proprio come il metallo che li rappresentano che si opacizza,  si annerisce , quindi al bronzo che rappresenta il principiare della classe dei mercanti fondata sul danaro, il commercio, quella mentalità bottegaia  che quella stirpe che Evola riprende da Esiodo e denomina senza rifarsi ad alcun metallo “degli eroi” combatterà in nome di una sorta di ritorno ad un ideale, ma che fallirà a fronte del secolarizzarsi delle tradizioni ,  e al servirsi , le classi di potere all’epoca, la Chiesa e la frammentazione in Comuni, Signorie,  Nazioni,  anche di pandemie (quella del 1348 ad esempio, un inquietante precedente di quella odierna del terzo millennio )  producendo  solo una ipervalutazione dell’individuo centrato su se stesso,  il  “particularem” come dira’ piu tardi  Guicciardini,  che avallato dal movimento dell’Umanesimo  cui spetta idealmente di raccogliere l’eredità appunto dell’individuo centrato su se’ stesso,  un “Io” centro illusorio fuori dal centro, sempre decentrato - siamo sempre nel ‘300 il secolo della Grande Pandemia e in un precedente articolo in questo Blog, ho descritto, anche servendomi delle teorie architettoniche di un mio maestro Manfredo Tafuri, come l’Umanesimo e poi il Rinascimento siano  la diretta conseguenza della grande peste del 1348, un evento estremamente gonfiato (quasi come oggi) che attraverso la Paura  accellera  il definito passaggio all’ultima età del ferro , ovvero al  connubio informe dei metalli (la lega) e quindi alla genia dei “servi” il periodo più abbietto e di maggiore oscurità quello totalmente dominato dal mercimonio e dalla menzogna , contro  cui giustappunto Evola ne propone la “Rivolta”

martedì 27 luglio 2021

OPERE A CONFRONTO

In questi ultimi giorni, complice il focalizzarsi dei pensieri sulle vessazioni governative e sulla rabbia di vedere il mondo sempre più infossato in questa farsa di virus inventato o meglio strategicamente associato alla più banale, ma anche alla meno curabile delle affezioni, ovvero l’influenza, coi suoi correlati di pandemia, contagio e ora vaccini, ho cercato qualche pausa di distrazione andando a rileggermi due massicce opere, piuttosto ambiziose in quanto a propositi di rileggere la storia del mondo. Due opere che rappresentano il netto opposto: la prima “La Società aperta e i suoi nemici” di un parvenu del sapere quale lo pseudo filosofo Karl Popper che probabilmente fornisce, anche grazie ai sovvenzionamenti di cui ha usufruito tramite uno degli allievi del sudetto, il multimiliardario George Soros, l’avallo cosidetto “colto”all’attuale distopia terroristico/sanitaria e tentativo di cancellare per sempre la Libertà dal consesso dell’Umanità; la seconda è invece di uno dei filosofi più ostracizzati dalla intellettualità emersa con la fine della seconda guerra mondiale, Julius Evola che appunto con il suo “Rivolta contro il mondo moderno” ridisegna con straordinaria competenza e originalità tutto il percorso della cosidetta Civiltà, invertendone il percorso, o meglio tracciandone uno, secondo un diverso punto di vista a somiglianza degli esperimenti di fisica quantistica tra il particellare e il flusso d’onda (per intenderci la diatriba tra Heisenberg e Schrodinger) con appunto un diverso intendimento che a tutti gli effetti prende il costrutto non di una derivata di calcolo infinitesimale , ma si costituisce come integrale: un” integrale sui cammini “ secondo la formulazione di Richard Feynman , il quale abbandonando il principio di predire l’evoluzione futura dalle condizioni d’ inizio di un determinato stato , riassume principio e fine di tale stato cercando il cammino tra essi, calcolandone le ampiezze di probabilità di percorso , ma anche i vari punti che segnano i bordi di spazio dell’integrale, che può trovare una pronta assimilazione con lo spazio tempo della storia, laddove ogni interferenza quanto meccanica originerà la ridda delle probabilità a-venire . Un espediente geniale che di certo non ritroviamo nella prima opera indicata, dove Popper si produce ad elencare i personaggi che secondo lui hanno condizionato il processo dell’evolversi storico : un malissimo compreso Eraclito (gli sfugge ad esempio l’enantiodriomia = la legge degli opposti che forse anche più del celeberrimo “panta rei” e’ il tratto di maggiore rilevanza dell’antico filosofo per un raccordo tra oriente e occidente alla luce della somiglianza tra Logos e Tao) ed un elencale e banalizzato Platone laddove è saltata a piè pari l’invenzione del concetto (quell’uno che sta per molti, che sarà la base di ognii dualismo quasi un peccato originale della cultura occidentale) Tanta la noia della lettura di questo pseudo saggio, strapieno di lunghe e cavillosissime note (ho sempre pensato che uno scrittore che si avvale di tante note fin quasi a subissare il testo della propria esplicazione e’ perché lui stesso non è convinto delle sue idee e cerca conferma in altri), tanto l’entusiasmo dell’apprensione degli accenati “integrali sui cammini” nelle pagine di Evola , ecco e’ come se tale autore si propenda “a sistema” ed in qualche maniera fosse consapevole di sapere dove tende a parare : in quell’ampiezza di probabilità che può appunto essere equiparata ad un integrale, del cui calcolo ci rende in ogni istante, in ogni punto , partecipi .
Questa è l’opera di Evola che ci riconcilia con la conoscenza e il sapere, essa non si limita alla mera elencazione di personaggi o eventi che avrebbero costruito il nostro mondo, ma risale alle cause che lo hanno prodotto e indica i processi che gia’ da tempo, hanno esercitato una certa azione su ogni cammino, sia esso un evento, un valore, un ideale ed ogni forma di organizzazione sociale. Come dice il curatore dell’ultima sua Edizione Claudio Risè - il libro non si limita ad una descrizione della “crisi” del mondo moderno (ovvero quella che con la distopia mediatico/sanitaria, riscontriamo al massimo grado in questo secondo decennio del terzo millennio), come si registra ad esempio in Renè Guenon , ma nemmeno si esaurisce in una polemica senza centro, dato che con uno studio comparato abbracciante le civiltà più varie, indica ciò che nei diversi domini dell’esistenza può rivendicare un carattere di normalità in senso superiore, così per lo Stato, la Legge, l’azione, la concezione della vita e della morte, il sacro , il profano, il sesso, la pace e la guerra e così anche per tutte quelle strade (cammini) che conducono l’individuo al di là di una condizione di asservimento e sempre più dipendente da un collettivo in un mondo dominato dalla materia, dal denaro, dalla tecnologia e dal commercio e annichilito dalla paura, quel mondo cioè enfatizzato proprio dalla precedente opera, che come accennato, proprio in questi ultimi tempi sta avendo una sua esternazione pratica grazie appunto ad un allievo dell’autore quel George Soros che non a caso ha titolato la sua multiforme e multimiliardaria Società con lo stesso nome dell’opera del suo Maestro “Open Society” Entrambi le Opere sono divise in due parti : per ciò che concerne quella esecrabile di Popper, che come ho fatto cenno con l’escamotage di una sorta di specchietto per allodole di essere un manifesto contro il totalismo, ne è in realtà la sua più schietta interazione, preferenziando una accezione ipocrita e diremmo oggi “buonista” della Società: tale è ad esempio la critica del cosidetto storicismo, individuando il primo di tali storicisti in Platone al quale è dedicato il primo tomo dell’opera con il titolo “Platone totalitario” (ribadisco in tal senso l’assoluta incomprensione da parte dell’autore della filosofia platonica, che semmai dovrebbe incentrarsi sulla questione del concetto e il suo essere l’origine di tutti i dualismi del pensiero occidentale, non certo sul suo marginale pensiero politico come emerge dalla semplicistica visione della “Repubblica” o del “Timeo”), il secondo tomo è invece dedicato a Hegel e Marx “Hegel e Marx falsi profeti” (qui sembrerebbe che il considerare nefasti questi due pensatori possa trovare una qualche associazione con il costrutto della seconda opera, quella di Evola e quindi anche con la mia, ma non è cosi’ ): la visione di Popper proprio in merito all’idealismo e al marxismo è quella tipica del liberista classico e oggi neo-liberista (vedi appunto la prassi di Soros) dove la forma classica di governo è la democrazia , una democrazia come quella di oggi dove la tolleranza per tutti e per tutto diviene una sorta di imperativo categorico, tolleranza però, non estesa alla libertà per la quale proprio Popper nella sua opera “Open Society and its enemies “ e dopo di lui nella pratica, Soros con la sua Open Society, ne mettono in discussione la validità, il primo con il suo pensiero, il secondo coi suoi miliardi, adombrando l’antico Logos e quindi la tradizione e la parola, in favore di una società informe, senza identità, fondata sul fattore economico, dove in nome del consumo ogni posizione, ogni realtà, ogni individuo in nome di un astratto collettivo,e dove ogni comportamento, ogni realta’ anche la più turpe, la più immorale fosse oggetto di tolleranza … come già detto sopra, tolleranza per tutti, tranne per coloro che credono nella verità e nella libertà . Il disgusto di dover continuare a leggere e commentare un testo così subdolo e fazioso che ha tanta rispondenza nei fatti di oggi in cui lasciapassare tipo Gestapo, vaccinazioni forzate, discriminazioni sociali e tentativi di dividere la popolazione come in ogni tempo hanno fatto i regimi totalitari di ogni epoca e paese(c’è da dirlo con molto meno virulenza ed efficacia), mi induce a passare senz’altro ad una esauriente trattazione sul secondo dei testi presi in esame : quello di “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola,
quasi con un senso di sollievo che si diparte dalla sua constazione più immediata e veritiera, ovvero l'essere capitalismo e socialilsmo, consumismo e comunismo, due facce della stessa medaglia, quella principale, ostentata con un bel profilo,una scritta, sormontata da un nastrino imbellettato, quella sempre nascosta, subdola, dimessa, più rovinata perchè non mai lustrata e quindi in una sorta di assimilazione animista, frustrata e invidiosa, pronta a farsi serva della prima qualora ammessa a mostrarsi

martedì 20 luglio 2021

RI-ASSUMERE LA RIVOLTA




Gli svantaggi, i disagi, le reazioni a questa attuale fase distopica della nostra esistenza, artificiosamente e falsamente indotta da uno stato sociale pervenuto al suo capolinea di nefandezza, è sotto gli occhi di tutti;
vi è anche una rabbia impotente di tutti coloro che conservano un minimo di raziocinio nel constatare come siano state letteralmente addormentate le coscienze in nome di una supposta immunità sanitaria affidata a quanto mai improbabili vaccini che anzi già stanno manifestando i loro intrinsechi effetti iatrogeni . Detto questo bisogna pur constatare che almeno a livello soggettivo possono rilevarsi alcuni cosidetti vantaggi secondari, che poi a ben guardare tanto secondari non sono : sotto tale profilo iper soggettivo, debbo infatti rimarcare il recupero di una forma fisica ideale con un dimagrimento di venti chili che mi ha riportato a
quaranta e passa anni fa, quindi un aumento delle facoltà raziocinanti con l’immissione di tematiche nel passato solo sfiorate come la fisica quantistica, i più raffinati procedimenti matematici tipo il calcolo infinitesimale, la microbiologia, una diversa concezione della medicina rivisitata alla luce delle scoperte di Hamer e quindi specifici più familiari come la filosofia, la psicoanalisi, l’arte e le letterature ed anche la storia, che sono stati oggetto di una sorta di vasto approfondimento con notevolissime e sorprendenti novità (a mo’ di esempio una revisione del fenomeno Napoleone Bonaparte che alla luce di una riesamina delle sue prime battaglie nella campagna d’Italia sia del 1796/97, sia quella del 1800, tutto risulta tranne che un genio militare, anzi il netto contrario puntualmente salvato da sottoposti più esperti (Massena, Augereau, Serurier), più arditi e meno convenzionali (Desaix) , oppure la parte avuta da magnati miliardari correlati alle nascenti lobbies farmaceutiche per favorire le teorie di un impostore come Pasteur che poneva l’origine di ogni malattia nei microbi a scapito della tesi di un ben altro scienziato e grande studioso come Bernard che diceva invece “il microbo è niente, il terreno è tutto”, ancora la
parte avuta da corruttele e imposture di capitale e interessi nel favorire certi sconvolgimenti politico/sociali come il Risorgimento Italiano, i fenomeni nazionalisti europei, l’industrializzazione statunitense ai tempi della guerra di Secessione ed infine la stessa Grande Guerra del 1914 che ha suicidato l’Europa e fatto emergere nuove entità nazionali dominanti….insomma una sorta di approfondimento di due termini che la distopia presente cerca di farne un largo uso : Complottista e Negazionista. Perché gli artefici dell’attuale contingenza hanno tanto paura di questi due termini e cercano spasmodicamente di contrastarli, svalutarli, demotivarli, aizzandogli contro tutte le forze da loro ben ammaestrate e controllate dei cosidetti Mass Media? Perché tutta la nostra civiltà, la scienza, la democrazia, la storia è tutto un falso e quello che negli ultimi duecento e passa anni abbiamo fagocitato mentalmente è solo ciarpame che pochi privilegiati hanno cercato di inculcarci, ecco si: da Napoleone genio militare che colleziona errori tattici e strategici che un caporale non avrebbe mai fatto (Ceva, Lodi, Arcole, Marengo ) da uno pseudo scienziato Pasteur che scopiazza malamente gli studi di un collega di ben altra stazza (Bechamp) e li fa passare per suoi, vendendosi totalmente alle lobbies farmaceutiche, dalla parte avuta di varie famiglie (Rotschild, Rockfeller, etc.) in affari politici e sociali di svariate nazioni fino al condizionamento più vergognoso, dallo scatenamento di guerre, rivoluzioni tutte volte agli interessi di pochi, pochissimi, e alla distruzione e rovina di sempre più ampie moltitudini di persone. Menzogne, falsità, raggiri, imposture ecco la prassi d’uso degli ultimi duecento cinquanta anni in un crescendo wagneriano che è pervenuto giustappunto a questi nostri tristi giorni del secondo ventennio del terzo millennio: tutto questo , lo ripeto solo per quei pochi che non si sono lasciati irretire dalla paura e dal pecoronismo , può avere una re-visione sulle generali che ricalca un po’ quello che in fisica quantistica è l’integrale sui cammini di Feynman,
ovvero una sorta di necessità probabilistica di ritrovarsi al cospetto di un diverso modo di intendere il tutto con percorsi praticamente infiniti che dalla fisica quantistica rimanda a quell’inconscio come insiemi infiniti, postulato dallo psicoanalista Ignacio Mattè Blanco che opera per simmetria tra quelle che vengono definite classi di appartenenza e che possono senz’altro identificarsi nei diversi scibili dell’umana conoscenza con immediati risvolti sulla pratica di vita : così magari attraverso dei libri, ritrovati come quello di Guglielmo Ferrero sulla campagna del Generale Napoleone Bonaparte in Italia del 1796/97,che traccia nuove traiettorie di storia, o come il testo del 1948 di Feynman che spiega appunto l’integrale sui cammini, o magari equazioni come quella di Dirac o di Schrodinger che dalle singole particelle di stati di realtà si tramutano in onde cogliendone il collasso in termini di spuma che si condensa in schiuma solida per consentire di trarne del fumo (pipa appunto in schiuma di mare: meerschaum). Ogni occasione può tramutarsi in probabilità, ovvero cogliere l’occasione per farsi nuova conoscenza o anche ri-assunzione di antica, come, aggiungendosi al parziale elenco testè fatto, un libro fugacemente letto nei primi mesi del 1964, quando il sottoscritto non aveva ancora sedici anni , ripreso in questi giorni e ri-assunto come modalità di intendere quel famoso “tutto” un libro da sempre boicottato dall’establishment non solo di oggi : “RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO” di Julius Evola Come dice nel saggio introduttivo lo psicologo Claudio Risè, curatore dell’ultima edizione del saggio “Rivolta contro il mondo moderno” di Evola per Edizioni Mediterranee del 1998 in occasione del centenario della nascita dell’autore “è un’opera unica pensata secondo un metodo realmente scientifico ….” non cialtronescamente desunto dallo scopiazzamento di una dialettica che un filosofo iper sopravalutato come Hegel poneva alla base dello scibile umano (nota mia, che sono sempre rimasto perplesso come uno che pensava di aver visto passare sul suo cavallo bianco lo spirito della storia in un sottospecie di raccomandato che aveva appena fortunosamente vinto una scaramuccia (Jena) potesse essere annoverato tra i grandi pensatori della filosofia” …una opera attenta alle diverse acquisizioni del sapere in una accezione simbolica (quindi anche inconscia) della storia del mondo e non di una banale e sconfortante dialettica “tesi, antitesi e sintesi” che sembra più un esercizietto di calcolo non certo infinitesimale, fondato su una formuletta da “alunno col Bignami…” ovvero “ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale” che cavalca un cavalluccio bianco , quasi come una mossa agli scacchi che un semplice alfiere nero avrebbe potuto invalorare - cosa che puntualmente si avvererà: a Eylau, in Spagna, in Russia, a Lipsia e soprattutto a Waterloo, mettendo ingloriosamente fine ad una carriera propiziata dall’aver assunto il comando di una Armata per meriti di letto, ovvero sposato una donna (Josephine Beauharnais) che era la ingombrante amante del più influente membro del Direttorio (Barras) e quindi togliendogliela di torno . La storia quella che ci hanno spudoratamente spacciato per reale e per razionale, si avvale di simili figure, di simili mercimoni , di simili farse , ove l’individuo assume rilevanza solo se manovrato e se non si discosta granche’ da tale recita di parti secondo copione (rimando in tal senso ai miei articoli appunto sul generale Bonaparte nella campagna d’Italia 1796/97 contenuti su questo blog Lenardullier.blogspot.com) . Ecco questo non è il caso del saggio sopracitato di Evola, dove si risale alle vere cause che hanno finito per produrre il mondo attuale e quindi, si!.... anche all’attuale distopia dei nostri giorni, dove il peggio del peggio di tale manipolazione ha assunto caratteri di generalità, invertendo di netto il senso della formula hegeliana: non cio’ che è razionale è reale, ma propriamente ciò che è oltremodo irrazionale, tipo la farsa di una pandemia che non c’è, tipo un virus che nessuno al mondo ha mai visto se non in una scansione computerizzata e del tutto supposta di qualche microscopio elettronico, tipo un vaccino desunto dalle cialtronesche imposture di uno pseudo scienziato che il multimiliardario di turno ha individuato come vera e propria manna per favorire le immonde speculazioni sulla salute e sulla malattia delle lobbies farmaceutiche , il tutto al solo scopo di favorire i propri interessi economici e di potere. (vedi altri articoli sempre sul sopracitato blog su Pasteur e il tradimento perpetrato alla razionalità di chi come Bernard o come Bechamp, invece sosteneva che “il microbo è niente, il terreno è tutto” Il saggio di Evola risale alle cause - dice ancora Risè – che hanno prodotto il mondo attuale, indica i processi che hanno esercitato, già da tempi immemori, addirittura precedenti alla Rivoluzione Industriale una azione distruttiva su ogni valore su ogni ideale e su ogni forma di organizzazione non di mercimonio dell’esistenza umana. E’ altresì un’opera che non si limita ad una descrizione della “crisi” del mondo moderno così come fece Renè Guenon (tra l’altro amico e collaboratore di Evola) , ma piuttosto adottando uno studio comparato delle varie civilta’ va alla ricerca di un principio informatore di un più alto grado . Ecco forse è proprio questo il punto che maggiormente si è impresso in questo mio “ritorno all’opera di Evola : cercare di individuare un qualche appiglio per sottrarmi e possibilmente partecipare a sottrarre il più possibile di umanità, dalla distopia vigente che pone a suo obiettivo un mondo assai più spaesato di quello che profetizzava Heidegger , condito della fantasia allucinata di molti scrittori di fantapolitica e fantascienza, ma anche da autori di maggiore spessore come Orwell, Huxley, Breadbury, Matheson e avallato anche da pseudo filosofi e loro allievi (Popper - Soros) che si sono incaricati di tradurre in teoria ed anche in pratica i propositi di asservimento della gran parte dell’umanità al volere e all’interesse di pochi magnati e relativi cavalier serventi, utilizzando a tal fine tutta una ideologia (liberismo e altra faccia della stessa medaglia socialismo, come argutamente non manca di rilevare proprio in questa opera Evola).
Ripensando all’ostracismo culturale messo in atto dal conformismo culturale nei riguardi di Evola nel corso degli anni, anche quello in cui lo lessi per la prima volta (fascista, nazista, razzista e quanto di peggio possa essere trovato) , in questa rilettura sono invece rimasto colpito dalla pacatezza dell’esposizione e dall’enorme competenza dell’autore che ha ben pochi riscontri nel panorama culturale del XX secolo: debbo ammettere che oggi mi sento per davvero come l'elettrone sparato attraverso la canonica doppia fenditura : eh si l'infinita ridda di probabilità con le relative traiettorie che vanno a coprire tutte le infinite possibilità, che a me personalmente vecchio studioso di psicoanalisi quella seria e cioè non di aggiustamento sociale, di nevrosette comportamentali alla psicologia dell'io, richiamano quell' inconscio che opera per simmetria scandendo insiemi infiniti alla Matte'Blanco . Le traiettorie sono date simultaneamente e ognuna compone limiti, derivate , ovvero calcolo infinitesimale e anche giustappunto integrali come quello sui cammini di Feynman, che è sostanzialmente uno degli infiniti percorsi di probabilità che nella presente accezione soggettiva si compongono di opportuni saggi e saggetti (ho citato Feynman, Matte'Blanco, posso aggiungerci altri come Leibniz, Freud e ovviamente l'equazione d'onda di Schrodinger sulla scia delle formule di De Broglie e Dirac , e ovviamente il matriciale per particelle di Heisenberg, ovvero il principio di indeterminazione e l'ipotesi assodata di Copenaghen (Bohr) onde pervenire ad un qualche costrutto davvero interessante, che come ultimo grido
dalla savana si avvale di questa ri-assunzione di un testo che avevo letto insufficientemente nel 1964, ma che oggi è diventato uno di quegli integrali sui cammini, che può percorrere pochi metri o andare e tornare dalla galassia di Anromeda, il cui fine è quello di una esaustiva comprensione di quello che sta accadendo oggi con questo proliferare di farse e menzogne e la mortificazione di quello “Spirito” della storia che di certo non monta cavalli bianchi e non veste l’uniforme di un piccolo Caporale

giovedì 8 luglio 2021

IL PEGGIO DELL'UMANITA'

 

I medici si sa, sono per me la più infame delle classi sociali:  eredi degli antichi stregoni del villaggio con il loro impianto terrorifico fatto di tatuaggi, di ossa come monili, di cappelli con corna e suppellettili vari, il loro armamentario oggi sono i vari farmaci che sono incaricati di somministrare e tutte le apparecchiature che suggeriscono lo stesso terrore dei loro antichi predecessori : la siringa, il camice bianco, il serpente arrotolato, il microscopio e i vari macchinari di un ospedale, oltre ovviamente al terribile letto del paziente/Procuste. La stessa sadica arroganza, la saccenza di coloro che si credono depositari di un sapere che non si può, non si vuole condividere, neppure far partecipare alla gente normale. I loro padroni sono sempre gli stessi, non il semplice padrone, tipo chessò il capoufficio, il Generale, l’imprenditore medio, ma i grandi magnati, i multi miliardari, quindi gli indefiniti detentori di lobbies per lo più farmaceutiche, da quando il farmaco, la pseudo cura ha sostituito quello che un tempo era devocato al divino dell’infame religione, per intenderci i “padroni dei padroni” quelli che ad esempio nel secondo ventennio del terzo millennio  hanno perpetrato la colossale farsa di una inesistente pandemia, facendo leva sulla più banale delle affezioni,  ovvero la sempre esistita influenzetta, per farne la più terribile delle pestilenze. In effetti bisogna convenire che loro non sono i responsabile, anzi per il vero ne sono le prime vittime, perché è facilissimo farne dei fedelissimi servitori, basta che i superpadroni facciano balenare loro, il miraggio della importanza, della rilevanza sociale, soprattutto della squallida mercede per i loro servizi, ed ecco allora che il medico si trasforma di colpo nel più osservante dei kapò, nel più fanatico esecutore dei diktat farmaceutici e sanitari, equiparato in questo alle altre due classi che sono sul podio del mercimonio e della corruttela: i politici e tutti gli addetti al sistema delle comunicazioni di massa, i famigerati Mass Media, ovvero giornalisti, conduttori della televisione e di tutte le testate di informazione, addetti dello spettacolo, e purtroppo anche dell’arte e della cultura come giustamente aveva fatto rilevare ottant’anni fa, Klaus Mann nel suo romanzo Mephisto,
a proposito della connivenza con un fenomeno per molti versi assai simile all’attuale, anche se molto meno dilatato e pericoloso : il Nazismo. Medici, politici e informatori: la triade dell’ignominia, della gente che antepone a tutto il denaro e quindi la corruzione e la collusione: per funzionare alla grande proprio come una macchina ben oliata secondo il loro archetipo originario desunto dalla rivoluzione industriale e aggiornatosi sempre più con il progredire della tecnologia fino a confondersi con il digitale informatico, i padroni dei padroni (i vari Rotschild, Rockfeller, Soros, Gates, Schwab, etc) avevano bisogno appunto di queste tre classi sociali che potremmo anche etichettare come specifici,  specifici di totale asservimento, più un altro paio di influenzamenti : il primo autoetichettarsi su misura l’epiteto di scientifico,  un qualcosa cioè da ereditare e sostituire appieno l’antico assioma divin/religioso, fondato sul terrore della punizione con tanto di anatemi e pene, il secondo far leva su una mentalità di riscatto da ancestrali situazioni di subordinazione di  parte della massa delle popolazioni, profondamente frustrata da disagi, miseria e povertà e quindi livida di invidia (quello che la teoria Marxista ha definito con ineccepibile correttezza “odio di classe”) e dargli all’improvviso una sorta di contentino “ecco qua partecipate anche voi del nostro banchetto! D’accordo per ora sono solo briciole, ma portatevi bene, siate i volenterosi carnefici della libertà, e vedrete… in una società piu’ giusta, dove questa brutta parola “Libertà” sia finalmente cancellata dal consesso sociale a favore di una uniformità assoluta ai nostri dettami, sarete adeguatamente appagati -  per ora a titolo promozionale prendetevi questa “mazzetta”, diffondete questo verbo di “società aperta” e combattetene i nemici, ovvero coloro che osteggiano globalismo e indifferenziato relativismo, e criminosamente difendono non solo la libertà, ma anche la tradizione,  la differenza, la specificità, la dignità dell’individuo”  La mentalità sinistrorsa, invidiosa e ipocritamente buonista  si è incaricata di diffondere tale verbo, avallando di fatto la opinione e detto a livello personale, profonda convinzione che tra capitalismo e socialismo , tra consumismo e comunismo, ci sia solo una differenza di  punto di vista, un po’ come la particella e l’onda della fisica quantistica, (Bohr o Einstein, Heisenberg o Schrodinger), per dirla un po’ più terra terra: come le due facce di una stessa medaglia. Ancora Marx? Per dettagliare tale assunto? No Marx aveva un minimo di cultura e di raziocinio per non arrivare a simili conclusioni, lui si rifaceva ingenuamente ad un Heghelismo manierato, con una ridicola dialettica a tesi, antitesi e sintesi e all’idiozia bella e buona che “ciò che e’ reale è razionale” e viceversa. Per arrivare a ratificare la perversa formula di una società aperta e persino a identificarne i nemici, bisogna arrivare ad una sottospecie di pensiero filosofico che è quello di Popper, un parvenu della cultura che è riuscito ad aver diritto di cittadinanza delle sue abominevoli teorie che di certo hanno fatto la gioia dei vari magnati e lobbies elencati (un po’ l’equivalente delle imposture di un Pasteur che ingagliando gli interessi sempre dei soliti noti,  era riuscito a far avallare le sue fandonie sui microbi che facevano piazza pulita della corretta formula di Bernard “il microbo è nulla il terreno è tutto” che spiegava tutto sulle malattie infettive  specie delle cosidette pandemie).
Quel vero e proprio manuale teorico di Popper contenuto nel libro “la Società aperta e i suoi nemici” è diventato  il riferimento privilegiato per le criminali teorie di consumismo globale e indifferenziato,
e malauguratamente ha anche avuto una interazione pratica da parte di uno degli allievi del sedicente filosofo, un allievo che è riuscito ad ascendere alla perversa elite dei magnati e ha appunto creato una enorme e capillare società con lo stesso titolo “Open Society” e ovviamente con gli stessi scopi: sto parlando di George Soros e della sua parte in quello che sta accadendo oggi nel mondo. 
George Soros non è solo una delle 30 persone più ricche al mondo, ma è anche un intellettuale il cui punto di riferimento è tuttora Karl Popper. Il quale sognava una «società aperta» in cui vi fosse tolleranza per tutti… tranne per chi crede nella verità, da lui negata. E oggi Soros, con la sua Open Society, sta realizzando il sogno del suo docente, accantonando il Logos in favore di una società informe e senza identità, dove ogni realtà, perfino la più immorale, è ben accetta.

martedì 6 luglio 2021

ANCORA SUI CAMMINI e ancora COME INSIEMI INFINITI

 

Tempo di cimentarsi a riprendere tutta la diatriba di cervelli sulla funzione probabilistica d’onda in relazione alla doppia fenditura e la figura di interferenza che ingenera quest’ultima, che farebbe supporre che si ingeneri  una sovrapposizione di qualcosa , giustappunto provocato dalla doppia fenditura. La assimilazione più immediata e’ con l’acqua , ovvero è come se un’onda passi per entrambi le fenditure e sia quindi soggetta alla  medesima interferenza . Dov’è la novita’ introdotta da Feynman? Bhe ecco ...la grossa novità di Feynman con appunto il suo “integrale sui cammini “ è che aveva messo in dubbio che  un elettrone passasse  da una fenditura all’altra, difatti immaginando  una pistola che  spari elettroni, mettendoci vicino allo schermo con le fenditure  potremmo valutare de visu  per quale fenditura passa ogni elettrone. Già ma ecco il punto su cui tutti i fisici hanno sempre concordato, sia quelli diciamo così seguaci di una teoria ondulatoria, ovvero Einstein, De Broglie, Dirac, Schrodinger, Born, sia quelli di una teoria particellare facenti leva sul principio di indeterminazione di Heisenberg e di quello di complementarietà di Bohr quindi i fautori della cosidetta ipotesi di Copenaghen, ovvero  osservando l’esperimento è giocoforza che lo si modifichi. Per vedere un elettrone  bisogna fargli qualcosa : illuminarlo, colpirlo con fotoni, che a scale ordinarie non sono in grado di influenzare alcunché, ma a scale infinitesimamente piccole come i fotoni, ecco che l’esperimento verrà senza dubbio influenzato.
L’originalità e per molti versi l’imprevedibilità di Feynman fu quella di ammettere candidamente che  l’elettrone che raggiunge lo schermo  passa attraverso entrambi le fenditure, ma lo fa in una maniera invero  sconvolgente : egli passa per entrambe le fenditure e percorre tutte le traiettorie possibili simultaneamente, l’elettrone segue  una bella linea retta attraverso la fenditura sinistra , ma allo stesso tempo fa altrettanto attraverso quella destra  e poi magari comincia a zighezagare  dall’una all’altra . Dice “oh cavolo! Eh già, ma non è finita : in contemporanea decide di farsi un giretto  fino alla Galassia di Andromeda , poi fa ritorno verso la terra  e ripassa tranquillamente per entrambi le fenditure. Il punto è che Feynman riuscì  ad assegnare a ciascuna di queste traiettorie un  integrale   di modo che facendone la media il risultato fosse identico  a quello calcolato con le  normali equazioni d’onda . Detta in altre parole  in una simile formulazione  non è necessario associare ad un’onda  di probabilità un elettrone , ma si deve considerare la probabilità che un elettrone valutato anche come particella  arrivi  in tutti i modi possibili  da ogni parte dello schermo ...ecco perché tale integrale è detto “sui cammini” .
Di certo  a questo punto la nostra ragione razionale traballa un pochino : come può un elettrone percorrere simultaneamente tutte le infinite traiettorie  di ogni possibile cammino?  Ci sarà uno psicoanalista qualche annetto dopo che  cercherà di dare un risvolto non logico, ma bi-logico,  secondo il nome dato alla sua teoria a questi cammini mentali, ma che come abbiamo avuto modo di rilevare possiono riferirsi un po’ a tutta la materia , postulando una assoluta  sinergia tra le funzioni di simmetria dell’inconscio della mente e i processi della fisica quantistica e una sorta di indirizzo estremamente complesso e variegato per quello che chiamiamo inconscio le cui modalità di funzionamento  vengono poste come “insiemi infiniti”
  • “L’Inconscio come insiemi infiniti”dello psicoanalista cileno Ignacio Mattè Blanco  si dispone giustappunto a raccogliere l’eredità dell’integrale sui cammini di Feynman, proprio stabilendo una identità e una stretta sinergia tra funzionamento dell’infinitamente piccolo dei processi della fisica quantistica e quello dell’impalpabile del pensiero umano, nella sua accezione più misteriosa e per molti versi ancora sconosciuta della celeberrima scoperta di Freud. D’altronde è da notare che anche se entrambi le formulazioni sono ben lungi dall’essere definitive, entrambi sollevano sia la scienza che la psicoanalisi dall’attuale torpore mortificante in cui si è pervenuti in questi primi decenni del terzo millennio, dove tutto il progresso e gli pseudo risultati raggiunti ci hanno fatto ripiombare in pieno medioevo , in una atmosfera di Santa Inquisizione con tanti aspiranti Torquemada, dove si straparla o meglio si sottoparla,  di virus (inesistenti) di vaccini (inefficaci quando non iatrogeni) e di deprivazione di libertà in nome di una supposta  immunità da contagio, avallata da biechi interessi consumistici, e da una uniformità di pensiero  dettata da pochi,  ma sostenuta da apposita mentalità  di disgustoso servilismo  dei mezzi di comunicazione di massa  e di un cosidetto orientamento politico etichettato come “sinistra” da sempre solo altra faccia della medaglia del capitalismo liberista, faccia rimasta sempre in sottordine quindi frustrata e invidiosa  che per la prima volta si sente invitata al banchetto del potere, e quindi si porta, da volenterosa carnefice di liberta'


parafrasando il titolo di un famoso libro di qualche anno fa sul nazismo Di tal guisa tornando a Feynman e al suo integrale avremo che   applicando il suo integrale  a corpi pesanti  (palline, muri, terre, pianeti, etc. )  i numeri assegnati alle varie traiettorie  fanno si che queste si cancellino  tutte tranne una, quella  calcolata secondo le leggi del moto di Newton: ecco perché nella vita di tutti i giorni  ci sembra che gli oggetti seguano un cammino univoco  e prevedibile dal punto di partenza a quello d’arrivo. Per l’infinitesimamente piccolo invece i percorsi come i pensieri inconsci sono infiniti. Ecco anche perchè applicando Feynman e Mattè Blanco a questi nostri disgraziati tempi, possiamo anche pensare che non è detto che il mondo stia andando secondo i terrificanti scenari che alcuni magnati sub umani, le lobbies farmaceutiche, la iper tecnologia informatico/digitale e la sopracitata frustrata e invidiosa mentalità sinistrorsa  stanno cercando di apparecchiare all'intero pianeta. Troveremo nella nostra ragione la traiettoria di un altro cammino che possa scongiurare la mortificazione assoluta dell'umanità . Riassumendo la meccanica analitica classica, si definisce traiettoria di un sistema fisico la sua evoluzione nel tempo attraverso lo spazio delle fasi, ovvero lo spazio di tutte le possibili configurazioni del sistema. Per esempio, lo spazio delle fasi di un punto materiale è lo spazio 6-dimensionale delle tre coordinate spaziali e delle tre coordinate di velocità. Viene inoltre definita l’azione, una quantità scalare che ha le dimensioni di un’energia per un tempo, come funzionale della traiettoria dove C è la traiettoria nello spazio delle fasi e L è la lagrangiana del sistema fisico. Tra tutte le possibili traiettorie, quella effettivamente seguita dal sistema è quella tale da rendere stazionario il funzionale dell’azione. Nella meccanica quantistica, come affermato dal principio di indeterminazione di Heisenberg, non è possibile conoscere contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella e pertanto non ha senso parlare di traiettoria nel senso classico. Lo stato del sistema viene allora definito mediante un vettore appartenente a un opportuno spazio di Hilbert. Questo vettore viene rappresentato nello spazio delle coordinate mediante una funzione a valori complessi, detta funzione d’onda, il cui modulo quadro rappresenta la densità di probabilità di trovare il sistema in una data configurazione spaziale. Si definisce inoltre ampiezza di transizione tra due stati una quantità complessa il cui modulo al quadrato rappresenta la probabilità di osservare una transizione del sistema tra i due stati. Nella formulazione dell’integrale di cammino, l’evoluzione di un sistema da uno stato all’altro è data dalla sovrapposizione di tutti gli infiniti possibili cammini tra i due stati. L’ampiezza di transizione da uno stato i a un tempo t1 a uno stato ƒ a un tempo t2 è data dove ħ è la costante di Planck divisa per 2π, A è una costante di normalizzazione e il simbolo Dx indica l’integrazione su tutti i possibili cammini. Se si fa tendere ħ a 0 (limite classico), i contributi di tutti i cammini lontani da quello classico si annullano reciprocamente e gli unici contributi significativi vengono dai cammini prossimi a quello classico.

 

TERRA-MARE : SCHMITT CON JAYNES

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