domenica 31 gennaio 2021

IL PROTAGONISTA DEL NEW DEAL, ma anche...

UN INCISO SU FRANKLIN DELANO ROOSVEELT CHE PER ME E' STATO SEMPRE UN PERSONAGGIO, DICIAMO COSI' A META' : DA UNA PARTE PIENA STIMA E AMMIRAZIONE PER VIA DEL NEW DEAL, IL RISANAMENTO DELLA ECONOMIA AMERICANA DOPO LA TERRIIBILE CRISI DEL '29 , EFFETTUATA ADOTTANDO DELLE POLITICHE ECONOMICHE DI CHIARA DERIVAZIONE KEJNESIANA E QUINDI IN NETTA ANTITESI CON IL LIBERISMO CONSUMISTA STATUNUNTENSE, DI CONVERSO PERO' QUALCHE PERPLESSITA' PER LA SFRENATA VOLONTA' DI PORTARE IL PAESE IN GUERRA CONTRO GIAPPONESI E TEDESCHI (AL LIMITE ANCHE I POVERACCI ITALIANI) CHE LO PORREBBE IN QUALCHE MODO COMPARTECIPE DI UN CERTO ORDINE MONDIALE VOLTO A DIFFONDERE TROPPO LO SPIRITO DEMOCRATICO E QUINDI CAPITALISTA CHE ALLA FIN FINE HA PORTATO ALLA SITUAZIONE ATTUALE  DI STRETTA COLLABORAZIONE TRA CONSUMISMO E COMUNISMO, CHE PROPRIO CON LUI SI E' PER LA PRIMA VOLTA REALIZZATO (VEDI JALTA). D'ACCORDO L'ALTERNATIVA DEL 1941 ERA ACCETTARE IL NAZISMO CHE DI CERTO SE NON CI FOSSE STATO L'INTERVENTO AMERICANO AVREBBE CERTAMENTE VINTO E QUINDI ALLA FIN FINE, ANCHE SU QUESTO ASPETTO SI DEVE FINIRE GIOCOFORZA PER PLAUDERE AL PERSONAGGIO   

Franklin Delano Roosevelt nacque il 30 gennaio 1882 a Hyde Park, città situata nella valle dell’Hudson all’interno dello Stato di New York. Suo padre, James Roosevelt I (1828-1900), discendeva da una delle più antiche famiglie di New York: i Van Rosenvelt, provenienti dai Paesi Bassi che  si insediarono nel Nuovo Mondo alla metà del XVII secolo, facendo fortuna nel settore immobiliare e del commercio caraibico di canna da zucchero. James stesso, oltre a dover gran parte della propria fortuna all’eredità di suo nonno Jacobus Roosevelt III, era anche un imprenditore, arricchitosi grazie a importanti investimenti nel settore minerario nella Virginia dell’Ovest. Dopo la morte della prima moglie nel 1876, James sposò la cugina Sara Ann Delano (1854-1941), appartenente ad una famiglia newyorkese arricchitasi con il commercio di oppio e discendente di Philippe De La Noye, ugonotto sbarcato a Plymouth nel 1621. Roosevelt, per volontà della madre Sara, ricevette un’educazione domestica fino all’età di 14 anni, seguito da vari precettori che lo educarono, oltre allo studio del latino, della storia e dell’algebra, anche alla conoscenza del francese e del tedesco. Roosevelt venne inoltre istruito agli usi della piccola aristocrazia terriera, imparando sin da giovane a cavalcare e appassionandosi alla filatelia e all’ornitologia. I frequenti viaggi in Europa intrapresi dai genitori affinarono la padronanza delle lingue straniere e lo spirito cosmopolita del futuro presidente: in uno di questi soggiorni, a Bad Nauheim nel 1891, dove i Roosevelt si trovavano per curare i problemi di cuore del padre James, FDR frequentò per la prima e unica volta una scuola pubblica. Nel 1896 Roosevelt entrò alla Groton School, un collegio privato episcopale fondato nel 1883 dal Reverendo Peabody allo scopo di raccogliere e educare i “delfini” delle famiglie dell’establishment americano. La vita a Groton, ispirata ad un cristianesimo rigido e pervasa da una disciplina quasi monacale, plasmò lo spirito di Roosevelt ai dogmi di competizione, sacrificio e probità tipici dell’America puritana. Nell’autunno del 1900 FDR fu ammesso ad Harvard: qui seguì corsi in economia, governo e storia,  diplomandosi nel 1903 in storia.  Gli anni di Harvard furono segnati da alcuni importanti momenti, che avrebbero per certi versi rappresentato una svolta nella vita di FDR. Nel dicembre 1900 fu duramente colpito dalla morte del padre James, che lasciò in eredità alla famiglia una fortuna pari a circa 28 milioni di dollari d’oggi. Pochi mesi dopo, nel 1901, un anarchico uccise il presidente McKinley: il suo posto fu preso dal vicepresidente Theodore Roosevelt, cugino di Franklin, per cui quest’ultimo proverà sempre una grande ammirazione. In quegli anni FDR conobbe anche Eleanor Roosevelt (1884-1962), sua cugina di quinto grado e nipote preferita dello stesso presidente Roosevelt. I due convolarono a nozze il giorno di San Patrizio del 1905, e tra il 1906 e il 1916 ebbero sei figli. Nel 1903 FDR entrò alla Columbia Law School, lasciandola nel 1907 dopo aver passato l’esame di avvocatura a New York. Nel 1908 venne assunto nello studio legale Carter Ledyard & Milburn, uno dei più prestigiosi del Paese, dove prestò servizio nella sezione specializzata in diritto marittimo. Lo scarso interesse di Roosevelt per la pratica legale, manifestato già durante gli anni di Harvard, lo spinse nel 1910 ad accettare la proposta dei democratici (la cui affiliazione era stata ereditata dal padre James) di un seggio nell’Assemblea dello Stato di New York per le elezioni statali di quell’anno. Vi furono vari motivi che spinsero i democratici a nominare un neofita come Roosevelt per un seggio così sicuro come quello di Dutchess. La Contea e il suo capoluogo Poughkeepsie erano infatti saldamente in mano democratica, ma gli altri territori della contea erano tendenzialmente conservatori. Un nome prestigioso come quello di Roosevelt poteva quindi essere utile per captare le simpatie conservatrici delle campagne. Inoltre, un seggio all’assemblea statale era ben poca cosa di fronte ad altre cariche politiche molto più importanti, limitando quindi in partenza l’influenza che FDR avrebbe potuto conquistare. La campagna di Roosevelt per la Camera fu però frenata dalla candidatura al seggio di un democratico di lunga data, Lewis Stuyvesant Chandler. Consapevole di non poter reggere il confronto, Roosevelt si candidò al Senato di New York per il 26th State Senate District (valle dell’Hudson), in mano ai repubblicani da anni. Sfruttando il rispetto per il nome dei Roosevelt in quel territorio, e portando avanti un’estenuante campagna elettorale, FDR riuscì, tra lo stupore generale, a conquistare il seggio e a farsi quindi eleggere al Senato. La carriera di Roosevelt al Senato di New York, iniziata nel 1911, fu caratterizzata da una strenua opposizione al dominio di Tammany Hall, la potente e corrotta organizzazione collegata con il Partito Democratico che da decenni controllava le politiche della città. Il primo campo di scontro fu la nomina del candidato senatore al Congresso: infatti, poiché la Costituzione sanciva che la scelta di quest’ultimo spettava all’assemblea statale, ed essendo questa in mano ai democratici, sembrava scontato che la nomina del candidato di Tammany Hall, in quel caso William F. Sheenan, sarebbe stata quella definitiva. Sheenan era però inviso a quella corrente dei democratici di cui Roosevelt faceva parte, WASP conservatori contrari alla “tirannia di Tammany”, che scelse come proprio candidato Edward M. Shepard. Nonostante le pesanti intimidazioni la fazione ribelle non cedette, e dopo una serie di rifiuti le parti convennero sul nome di James O’Gorman, ex-Tammany ma uomo dalla riconosciuta integrità, che venne eletto senatore nel marzo 1911. L’accresciuta fama di Roosevelt trovò conferma nella rielezione al Senato di New York nel 1912, ottenuta nonostante l’opposizione di Tammany Hall. In quel periodo Woodrow Wilson, allora governatore del New Jersey, guadagnò sempre più visibilità tra i democratici progressisti grazie ad una serie di coraggiose riforme. Roosevelt, affascinato dal riformismo di Wilson, decise di schierarsi con questi, ancora una volta contro la volontà di Tammany Hall: per Wilson la presenza di un Roosevelt nella propria scuderia, considerando la possibile nomination repubblicana di Theodore Roosevelt, rappresentava un valore aggiunto, nonché un valido appoggio per la campagna a New York. L’intensa campagna e attività di lobbing portata avanti da FDR diede i propri frutti, e alla Convention democratica di Baltimora dell’estate 1912 Wilson batté il candidato di Tammany Champ Clark, diventando ufficialmente il candidato democratico alla presidenza. Dopo l’elezione di Wilson nel 1913, l’operato di FDR fu ricompensato con il posto di Assistant Secretary of the Navy, importante e complesso ufficio all’interno del Dipartimento della Marina. All’epoca la marina militare USA era la terza al mondo per dimensioni (197 unità in servizio attivo), ma composta per la maggior parte da navi antiquate. In più, il Dipartimento era diviso in otto bureau indipendenti, i cui responsabili riferivano direttamente al Congresso e non al Segretario della Marina. Nei suoi otto anni a Washington, Roosevelt si adoperò assieme al Segretario Daniels per rendere il sistema più fluido: in quanto addetto alla supervisione della manodopera civile a libro paga della Marina, FDR si guadagnò il rispetto degli impiegati e dei leader sindacali per il suo modo di risolvere le controversie, creando dei contatti che gli sarebbero stati molto utili durante la campagna presidenziale. In quegli anni, inoltre, Roosevelt promosse all’interno del Dipartimento un sistema di promozione basato sul merito, rafforzando anche il controllo civile sui bureau indipendenti. Con l’entrata in guerra degli USA nell’aprile 1917 Roosevelt, dietro il consiglio dello zio Theodore, chiese il permesso di lasciare Washington per arruolarsi, ricevendo da Daniels e Wilson un secco rifiuto. Riuscì ad andare in Europa solo nell’estate del 1918, incaricato di preparare il terreno per l’arrivo del Senate Naval Affair Committee. In quei mesi Roosevelt visitò Inghilterra, Francia e Italia, incontrando capi di governo e alti ufficiali per definire le linee di chiusura della guerra. Si trattò di fatto della sua prima esperienza di politica internazionale, che assieme alle lezioni apprese in quegli anni nelle stanze di Washington formarono il primo nucleo di quella che sarebbe stata poi la sua personale cifra politica. Con la fine dell’amministrazione Wilson sempre più vicina, Roosevelt iniziò a sondare possibili strade per il suo futuro in politica. Escluse le strade del Congresso e del Governatorato, entrambe insidiate da potenti candidati repubblicani, Roosevelt, memore dell’insegnamento del cugino Theodore, cominciò a pensare di candidarsi come vice-presidente. La possibilità di un ticket con Herbert Hoover, allora corteggiato da entrambi i partiti, fu esclusa dopo che quest’ultimo rivendicò nel marzo 1920 la propria appartenenza al campo repubblicano. Nonostante questo, FDR, forte dell’appoggio del candidato presidente James M. Cox e di alcuni influenti delegati (tra cui il vecchio Segretario della Marina Daniels), venne acclamato candidato vice-presidente durante la Convention di San Francisco del giugno 1920. Nonostante la pesante sconfitta alle presidenziali di quell’anno, che videro prevalere il ticket repubblicano Harding-Coolidge, Roosevelt beneficiò di quell’esperienza, procurandosi molti contatti che avrebbero avuto un ruolo non indifferente nella vittoria del 1932. La carriera politica di Roosevelt subì un pesante arresto nell’estate del 1921: durante un soggiorno nella tenuta di Campobello in Canada, a seguito di un’improvvisa febbre e paralisi, gli venne diagnosticata una grave forma di poliomielite, che lo avrebbe poi privato definitivamente dell’uso delle gambe. Dopo quindici mesi di totale assenza dalla vita pubblica, Roosevelt tornò a New York nell’autunno 1922, riprendendo ad ottobre il suo posto di vicepresidente della Fidelity & Deposit Company of Maryland. Nell’aprile 1924 FDR tornò sulla scena politica, esprimendo il suo supporto al candidato democratico Al Smith, governatore di New York, per le elezioni presidenziali di quell’anno. Il ruolo svolto da Roosevelt in quel periodo fu però di più ampia portata, volto a sanare la frattura creatasi nel partito a causa delle ostilità tra Smith, cattolico ed esponente di punta di Tammany Hall, e William Gibbs McAdoo, protestante supportato dai democratici del Sud e dal Ku Klux Klan. Ogni tentativo di riconciliazione di FDR fu però vano: la Convention Democratica di New York tenutasi a giugno incoronò John W. Davis candidato ufficiale, battuto poi a novembre dal repubblicano Coolidge. La seconda metà degli anni Venti fu per Roosevelt un periodo di relativa assenza dalla scena pubblica: i forti dolori e la debilitazione fisica lo costrinsero a frequenti viaggi nel torrido Sud, prima a bordo del suo battello “Larooco” e poi stabilmente nel centro riabilitativo di Warm Springs in Georgia, fondato da egli stesso nel 1926. Al Smith si ricandidò per l’ufficio presidenziale alle elezioni del 1928, perdendo di misura contro il repubblicano Herbert Hoover. La posizione politica di Smith, già fiaccata da una feroce campagna anti-cattolica, allarmò i vertici democratici, che decisero di offrire a Roosevelt la candidatura a Governatore di New York. Dopo aver vinto la nomination per acclamazione, FDR si impegnò in una frenetica campagna elettorale che, nonostante l’infermità, lo portò a girare in lungo e in largo lo Stato. Il giorno del voto, il 6 novembre 1928, Roosevelt riuscì a prevalere sul repubblicano Albert Ottinger, superando l’avversario per soli 25.000 voti su quattro milioni complessivi. L’operato di Roosevelt come Governatore può essere diviso in due fasi, una prima del crollo di Wall Street, nell’ottobre 1929, e un’altra successiva a questa data. Il primo campo di intervento fu quello dell’energia elettrica, materia di cui si era già occupato negli anni da senatore. Nel marzo 1929 Roosevelt chiese al Congresso statale l’autorità necessaria per iniziare la costruzione di un impianto idroelettrico sul fiume Saint Laurence, al confine col Canada. Due anni più tardi, nel 1931, venne firmato il Power Authority Act, che diede inizio ai lavori preparatori per lo sfruttamento del fiume. Il pilastro del programma di Roosevelt era però l’agricoltura, una materia dalle grandi implicazioni politiche ancor prima che economiche. L’interesse nei confronti gli agricoltori dello Stato, la cui condizione economica era all’epoca disastrosa, era uno strumento utile per bilanciare l’ala urbana e quella rurale (rappresentata dai democratici del Sud) all’interno del Partito, oltre che sottrarre un’importante fetta di elettorato ai repubblicani. Roosevelt propose di alleggerire la pressione fiscale gravante sugli agricoltori tramite un aumento delle tasse sulla benzina, impiegando eventuali surplus di bilancio nella costruzione di infrastrutture e scuole. FDR promosse inoltre una riduzione fiscale per i piccoli agricoltori, l’implementazione della rete elettrica rurale e la conversione delle terre sottoutilizzate all’industria del legname, strategia utile al fine di ridurre i surplus agricoli e prevenire inondazioni. Dopo il crollo della Borsa di New York del 29 ottobre 1929, Roosevelt fu uno dei primi governatori a riconoscere la gravità della situazione. Nel marzo 1930, quando Hoover e il Segretario del tesoro Andrew Mellon ancora faticavano a rendersi conto della depressione, FDR creò ad hoc una commissione per monitorare i livelli d’occupazione, diventando anche uno dei primi amministratori a rompere l’ortodossia liberista e proporre l’istituzione di un sussidio di disoccupazione. Dopo la rielezione nel novembre 1930, Roosevelt cercò di fronteggiare la crisi mediante un programma di aiuti maggiormente articolato, che avrebbe poi costituito l’ossatura del New Deal. FDR fece approvare un pacchetto di 20 milioni di dollari, distribuiti sia in commesse pubbliche, utili per creare domanda di lavoro, sia in beni di prima necessità alla popolazione. L’ossatura vera e propria del programma d’aiuto fu però costituita dalla Temporary Emergency Relief Administration (TERA), creata per distribuire i fondi e diventata rapidamente un modello imitato da altri Stati. Nei sei anni seguenti alla sua creazione (1932), la TERA distribuì aiuti per 1.000 miliardi di dollari a circa cinque milioni di persone: di questi, grazie al programma, ben il 70% ritrovò in quel periodo un posto di lavoro. La corsa di Roosevelt verso l’ufficio presidenziale iniziò nel 1931, quando i democratici del Sud (in particolare Cordell Hull e Harry F. Byrd) gli chiesero di capeggiare la fazione contraria all’allineamento del partito alle posizioni iper-protezioniste dei repubblicani (quindi allo Smooth Hawley Tariff Act), portato avanti in segreto da John Jakob Raskob e Al Smith. Questa posizione fu di fatto un vantaggio per Roosevelt, poiché i democratici del Sud avrebbero rappresentato una colonna portante della “coalizione New Deal”, un variegato gruppo d’interesse composto da minoranze etniche (cattolici italiani e irlandesi, neri del Nord, ebrei), agricoltori, potentati urbani, sindacati e operai bianchi. La candidatura presidenziale fu ufficializzata il 2 luglio 1932 nella Convention Democratica di Chicago, vinta da Roosevelt al quarto scrutino grazie al decisivo supporto dei delegati texani e californiani. Le elezioni di novembre furono un trionfo per Roosevelt, che ottenne il 57% dei voti popolari e una schiacciante maggioranza di 472 grandi elettori. La fase politica (Fifth Party System) inaugurata dalla presidenza Roosevelt segnerà un nuovo capitolo del liberalismo americano, modificando radicalmente il rapporto tra economia e Stato e gettando le basi per una completa trasformazione delle politiche non solo nazionali, bensì globali. La prima problematica che la presidenza Roosevelt si trovò ad affrontare fu senza dubbio il nodo del sistema finanziario. Il giorno dopo l’insediamento alla Casa Bianca, il 6 marzo 1933, Roosevelt emanò un provvedimento che imponeva la chiusura (holiday) per una settimana di tutte le banche sul territorio nazionale. Il 9 marzo si riunì il nuovo Congresso, che in soli 38 minuti, senza apportare alcuna modifica, approvò l’Emergency Banking Act. La legge autorizzava le 12 Federal Reserve Bank ad emettere nuova valuta (circa 2 miliardi di dollari), garantendo quindi in larga parte i depositi bancari dei contribuenti. In quest’occasione Roosevelt inaugurò una pratica destinata a durare sino alla sua morte, già sperimentata negli anni da governatore: le “firesides chat”, discorsi radiofonici in cui il presidente, con un linguaggio semplice e diretto, si rivolgeva direttamente agli americani per spiegare le proprie politiche. Gli effetti del provvedimento furono quasi immediati: quando le banche riaprirono il 15 marzo, i prezzi azionari aumentarono del 15%, e le banche registrarono per la prima volta da anni una netta crescita del volume dei prestiti. Nel giugno di quell’anno fu licenziato il Glass-Steigall Act: oltre a separare le banche commerciali da quelle di investimento (vietando a queste ultime di accettare depositi dal pubblico), la legge finiva col limitare fortemente le attività speculative della Federal Reserve, dando inoltre vita alla Federal Deposit Insurance Corporation, incaricata di coprire le garanzie sui depositi bancari. I provvedimenti finanziari, senza dubbio urgenti, furono però solo una piccola parte di quell’imponente attività legislativa che caratterizzò i cosiddetti “First Hundred Days” della presidenza Roosevelt. Nel maggio 1933 venne creata la Federal Emergency Relief Administration (FERA): l’agenzia, sostituita nel 1935 dalla Works Progress Administration (WPA), era incaricata di gestire la distribuzione di ingenti risorse (500 milioni) agli Stati, che avrebbero dovuto poi spendere in programmi di assistenza volti a creare posti di lavoro non qualificati nelle amministrazioni locali e statali. Un mese dopo, nel giugno 1933, l’amministrazione Roosevelt promosse il National Industry Recovery Act (NIRA): questo pacchetto di provvedimenti aveva lo scopo di regolamentare maggiormente i soggetti economici (ad esempio fissando il numero massimo di ore lavorative, il minimo salariale e il livello dei prezzi), e la sua effettività era implementata da due agenzie statali ad hoc, la Public Works Administration (responsabile di oltre 3,3 miliardi di dollari in fondi) e la National Recovery Administration (NRA). Quest’ultima in particolare produsse nei suoi due anni di vita circa 550 codici in diversi settori industriali, con lo scopo dichiarato di ridurre la competizione industriale. Gli effetti della legge furono positivi, ma non fu esente da alcuni aspetti negativi: infatti molte leggi anti-trust vennero sospese, creando non pochi timori per un eventuale potenziamento dei monopoli; il NRA inoltre escludeva i sindacati dalla gestione delle vertenze, cosa che suscitò notevole opposizione da parte di questi ultimi e di conseguenza un aumento degli scioperi. Inoltre, il NIRA fu ben presto tacciato di imitare lo statalismo di matrice sovietica e fascista, e nel maggio 1935, pochi giorni prima della scadenza indicata dalla stessa legge, fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema e annullato. La prima fase del New Deal vide anche la realizzazione di interventi in settori specifici dell’economia, primo fra tutti quello delle politiche agricole. Nel maggio 1933 venne creata la Agricoltural Adjustment Administration (AAA), con lo scopo di tenere sotto controllo le scorte di derrate agricole (evitando quindi crisi di sovrapproduzione) scoraggiando gli agricoltori, dietro pagamento di sovvenzioni, ad eventuali surplus di prodotto. Sempre in quel periodo l’amministrazione diede vita alla Tennessee Valley Authority (TVA), agenzia incaricata di bonificare la valle del fiume Tennessee e sfruttarla per la produzione di energia idroelettrica, pilotando così lo sviluppo agricolo di un immenso territorio che comprendeva ben otto Stati americani. Gli ultimi atti del New Deal, che assorbirono praticamente tutta la seconda fase (Second Hundred Days), riguardarono la creazione di un nuovo sistema previdenziale, che trovò espressione nel Social Security Act (SSA) del 1935, e un’articolata regolamentazione del lavoro, suggellata dal National Labor Relations Act (NLRA) di quello stesso anno. Il primo provvedimento, tassello fondamentale di una più ampia legislazione sociale, istituì un sistema pensionistico contributivo, completato da un meccanismo Stato-Federazione sulle indennità di disoccupazione e di assistenza ai bisognosi. Il NLRA invece, rinforzato dall’istituzione della National Labor Relations Board, rinforzò il diritto dei lavoratori alla contrattazione collettiva e alla sindacalizzazione, creando al contempo non pochi pochi risentimenti tra gli industriali. Le elezioni presidenziali del 1936 furono un vero e proprio trionfo per Roosevelt, che riuscì a sconfiggere il candidato repubblicano con margini quasi plebiscitari (523-8). A dispetto di un consenso così ampio, confermato da imponenti maggioranze al Congresso, Roosevelt non poteva certo dirsi sereno. La principale minaccia proveniva dai cosiddetti “Quattro Cavalieri” della Corte Suprema, un gruppo di giudici ostili al New Deal, che tra il 1935-1936 aveva già affossato il NIRA e parte della AAA. Temendo ulteriori smantellamenti, Roosevelt propose nel febbraio 1937 una radicale riforma della composizione della Corte (Judicial Procedures Reform Bill), che avrebbe aumentato il numero di giudici in modo da garantirgli una maggioranza democratica. Le cose cambiarono nel marzo 1937 quando Owen J. Roberts, che aveva spesso votato assieme ai quattro, si unì al fronte composto dai tre giudici democratici (detti “I tre Moschettieri”) in occasione di un voto su una legge relativa ai minimi salariali. Questo evento, assieme al pensionamento del conservatore Willis Van Devanter e alla nomina del democratico Hugo Black (il primo degli otto giudici nominati da Roosevelt), fece naufragare la riforma. Il tentativo lasciò dei segni: la manifesta ostilità di un gruppo di democratici conservatori, unito alla perdita di seggi al Congresso alle elezioni del 1938, compromisero la capacità dell’amministrazione in termini di riforma. Con Roosevelt la politica estera americana subì un deciso ribaltamento rispetto alla diplomazia del passato. Da un lato, infatti, con la “politica del buon vicinato”, gli Stati Uniti superavano la Dottrina Monroe, suggellando con il ritiro dai “protettorati” caraibici (Cuba, Panama, Haiti) e la Convenzione di Montevideo del 1933 una politica di non-ingerenza negli affari dell’America Latina. Sotto questo punto di vista l’inversione di rotta più evidente fu con l’isolazionismo iniziato con il Trattato di Versailles, a cui Roosevelt stesso aveva dato continuità sottoscrivendo i Neutrality Acts, che proibivano la vendita all’estero di qualsiasi materiale bellico. La situazione cambiò radicalmente nel biennio 1937-1938: di fronte all’invasione giapponese in Cina (culminata con il massacro di Nanchino) e alle manovre espansionistiche di Hitler in Europa, Roosevelt comprese che l’isolamento degli Stati Uniti non era più una strategia praticabile. Con l’avvio delle ostilità nel Vecchio Continente, nel settembre 1939 Roosevelt annunciò al Congresso la nuova politica del “cash & carry”: questa, che di fatto invalidava i Neutrality Acts, permetteva ai Paesi belligeranti di comprare armi negli Stati Uniti, a patto che pagassero in contanti alla consegna e utilizzassero per il trasporto mezzi non militari. Il “cash & carry”, seguito nel marzo 1941 da un più strutturato piano d’aiuti (Lend-Lease Bill), mise in moto l’industria bellica e più in generale l’economia americana, portando notevoli benefici al prodotto interno americano e soprattutto al tasso di disoccupazione, che passò dal 14,6% del 1940 al 4,7% del 1942. La terza rielezione nel novembre 1940, ottenuta con ottimi margini (449-82), ebbe luogo in un Paese ormai sul piede di guerra, ben avviato per diventare quello che Roosevelt avrebbe poi chiamato “l’Arsenale della Democrazia”. Il fronte domestico, che negli anni del New Deal aveva rappresentato il centro privilegiato dell’agenda di Roosevelt, fu completamente assorbito dalle esigenze di mobilitazione all’economia di guerra e dalle dinamiche di politica internazionale. Nell’agosto 1941, in un incontro segreto tenutosi nella Baia di Terranova, Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill firmarono la Carta Atlantica, un manifesto in otto punti che delineava il nuovo ordine mondiale dopo il conflitto. La tensione internazionale tra gli Stati Uniti e le potenze dell’Asse crebbe vertiginosamente per tutta la seconda metà del 1941: a settembre un U-Boot tedesco attaccò il cacciatorpediniere americano Greer mentre questi si trovava in viaggio verso l’Islanda, costringendo Roosevelt a dichiarare quella che era de facto una guerra navale contro la Germania. Il problema principale per gli americani era però il Giappone, che con la conquista dell’Indocina Francese nel luglio 1941 e la pressione militare sulla Cina giunse a rappresentare una grave minaccia agli interessi americani in Asia. Dopo il fallimento dei negoziati per la ripresa delle esportazioni americane di petrolio, l’aggressione giapponese divenne solo una questione di tempo. Il 7 dicembre 1941, «a date which will live in infamy», l’aviazione giapponese attaccò la flotta americana ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawaii: il giorno dopo Roosevelt firmò la dichiarazione di guerra contro il Giappone. Nonostante la guerra abbia inevitabilmente rappresentato l’elemento qualificante della terza e della quarta presidenza Roosevelt, quest’ultima ottenuta nel 1944 senza praticamente alcuna opposizione interna, in quel periodo l’amministrazione promosse comunque importanti riforme interne. Oltre all’istituzione del Board of Economic Warfare (1940) e dell’Office of War Mobilization (1943), agenzie incaricate di coordinare l’industria nazionale per l’enorme sforzo bellico, nel 1944 Roosevelt propose l’adozione di un “Second Bill of Rights”. La proposta, che riprendeva in parte i principi già enunciati nel 1941 in occasione del cosiddetto “Four Freedom Speech”, mirava ad integrare la Costituzione con quei diritti economici e sociali assenti nel Bill of Rights del 1791. I nuovi emendamenti (che rimasero lettera morta), vera e propria incarnazione dello spirito “newdealista”, riflettevano i bisogni emersi drammaticamente durante la crisi: il diritto al lavoro, alla casa, all’assistenza medica, alla previdenza e all’educazione dovevano infatti rappresentare i pilastri di una nuova società, in linea con il riformismo degli anni Trenta. L’inarrestabile spirito edificatore di Roosevelt fu allo stesso modo la cifra della sua diplomazia internazionale. Nonostante il progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute, FDR partecipò alle tre conferenze alleate del Cairo (1943), Teheran (1943) e Yalta (1945), concordando con i capi di Stato delle grandi potenze (Churchill, Stalin, Chiang Kai-shek) il nuovo ordine internazionale. Al ritorno da Yalta le condizioni di Roosevelt peggiorarono drasticamente, costringendolo nel marzo 1945 a riparare nel centro di Warm Springs per un periodo di riposo. Lì, nel pomeriggio del 12 aprile 1945, fu colpito da un’emorragia cerebrale, morendo all’età di 63 anni. L’impronta che Franklin Delano Roosevelt lasciò nella storia americana è difficilmente quantificabile, paragonabile forse solo alle presidenze di George Washington e Abrham Lincoln (e aggiungo io per il futuro, solo con personaggi tipo John Fitzgerald Kennedy nei primi anni sessanta del novecento e Donald Trump nel terzo millennio per la sua opera di opposizione al cosidetto "Great Reset" grande resettaggio dell'intera umanità,  concepito da alcuni megalomani magnati multimiliardari e una stretta correlazione con l'ultimo comunismo rimasto quello cinese e la ipocrita e buonista mentalità sinistrorsa, facendo leva su di un terrorismo mediatico sanitario improntato come ai tempi delle grandi pandemie della storia sulla paura di una malattia/pandemia    I risultati ottenuti nel decennio del New Deal hanno influenzato intere generazioni di politici, economisti e intellettuali, plasmando inoltre le politiche economiche che avrebbero guidato l’Occidente in un periodo di inedita prosperità. La caparbietà e il coraggio, nonostante la malattia, con cui guidò gli Stati Uniti tra le difficoltà della crisi economica e della guerra, rappresentano un irrinunciabile passaggio della storia americana, incidendo nella pietra il suo nome tra i padri nobili della storia del Novecento.

ONDA SU ONDA : I PALADINI DELLA LIBERTA' TRUMP E PUTIN

 AH quanto adoro quest'uomo! Gli ultimi due mesi e mezzo siamo stati, noi risvegliati alla ragione , consci che il sonno della nostra ragione ha ingenerato i peggiori mostri che mai erano stati evocati nella storia dell'umanità, assorbiti dalla vergognosa truffa perpetrata conto il grande paladino della Libertà Donald Trump
Ora poi che almeno per il momento Trump è defilato, come principale paladino della continuazione della Luce nel mondo è rimasto proprio quasi solo lui Vladimir Putin ( troppo meno influenti i pur apprezzabilli Luckacensko, Bolsononaro, Johnson - quest'ultimo perlomeno con l'alloro di essere stato il primo a togliere un grande Paese come la Gran Bretagna dalla immonda UE ). Putin difatti andando contro la paranoia dei governi occidentali, ha annunciato il ritorno alla normalità in Russia, ove difatti la situazione con la balla del coronavirus (balla per imporre al mondo intero quell'esecrabile "Great Reset" di Schwab e infame compagnia ) si sta stabilizzando; le restrizioni imposte in relazione alla pandemia possono essere gradualmente eliminate. In generale, la situazione epidemiologica nel paese si sta via via stabilizzando e anche volendo dare un minimo di rilevanza ad una banale influenza stagionale, abbiamo già più persone guarite rispetto al numero dei malati. Il numero di persone infette sta diminuendo, è inferiore al 20 per mille. Ciò consente di rimuovere con attenzione le restrizioni imposte. ” Attualmente nella maggior parte delle regioni della Federazione Russa ci sono già pochissime restrizioni dalla scorsa estate, rispetto ai paesi occidentali: tutti i servizi e i negozi funzionano (bar e ristoranti in diverse regioni devono chiudere alle 23:00 … in teoria. In pratica, molti chiude solo all’alba…). Le uniche limitazioni sono l’obbligo (anche qui molto teorico) della maschera nei trasporti e nei negozi, e la limitazione al 50% del tasso di occupazione di cinema, musei ecc. Inoltre, la popolazione per la maggior parte segue pochissime istruzioni stupide: la maschera viene indossata raramente, o sotto il mento. Il significato della dichiarazione di Vladimir Putin è molto politico: mostra al clan dei globalisti in Russia, guidato dal sindaco di Mosca che desidera rafforzare le misure per allinearsi ai paesi occidentali, che il suo gioco è finito. Ad agosto era già Vladimir Putin ad aver ordinato al sindaco di Mosca di revocare la quarantena (il sindaco aveva ricevuto una telefonata nel mezzo di una riunione per preparare l’annuncio della continuazione della quarantena e aveva già iniziato a inviare SMS a informare la popolazione. Secondo un testimone, il sindaco non ha detto nulla per 2-3 minuti, e alla fine della comunicazione ha dichiarato che la quarantena era stata revocata.).La scorsa settimana è stato ancora una volta il presidente ad ordinare al sindaco di Mosca di sospendere l’educazione “a distanza” che aveva introdotto a ottobre per gran parte degli studenti. Oggi, quindi, il presidente Putin dichiara a livello nazionale che le cose sono andate avanti abbastanza a lungo. Mentre in Occidente i paesi competono in paranoia per sapere chi rinchiuderà più duramente e più a lungo la sua popolazione, che Vladimir Putin mette la Russia fuori dal piano globalista.
Ricorderemo anche le nuove misure che la Russia ha incluso nella sua Costituzione (ad esempio il matrimonio = esclusivamente Uomo più Donna, la riaffermazione della fede in Dio, il predominio delle leggi russe sulle leggi internazionali, ecc.) che mostrano chiaramente il percorso scelto, agli antipodi del progetto di società globalista.La rapina elettorale compiuta da Biden e dai suoi complici negli Stati Uniti trascinerà rapidamente l’Europa occidentale in una globalizzazione forzata. Ieri Macron ha promesso fedeltà a Biden nella loro prima intervista telefonica. La Russia allora si affermerà come un’oasi sovrana in un mondo pazzo. Inoltre, è per evitare ciò che i globalisti si stanno forzando con i tentativi di rivolta fomentati dalla “5a colonna” guidata da Navalny e da alcuni oligarchi. Ma “La Russia ha le risorse umane, finanziarie e militari per tracciare il suo corso indipendentemente dalle reazioni dei globalisti.  La dichiarazione di Vladimir Putin sulla fine della covida follia mostra che c’è un contraccolpo, che dovrebbe essere seguito da altri nelle settimane a venire e assunto come "re-azione" da tutti noi che ancora siamo in possesso dell'umana ragione.
IN ATTESA DI TORNARE A GRIDARE VIVA TRUMP, CON TUTTA L'ANIMA E IL PIU' SOMMO ENTUSIASMO ..... VIVA PUTIN 

venerdì 29 gennaio 2021

PER UNA CORRETTA TEORIA DEI MICROBI


I Germi sono innocenti
“Nelle scienze, le persone considerano con slancio come loro propria proprietà personale quello che hanno imparato ed è stato trasmesso a loro dalle università e dalle accademie.
Se qualcun altro arriva con nuove idee che contraddicono il Credo e di fatto minacciano persino di rovesciarlo, allora tutti gli sforzi vengono indirizzati contro questa minaccia e nessun mezzo viene lasciato intentato per sopprimerla.
Le persone fanno resistenza in tutti i modi possibili: fingendo di non averne mai nemmeno sentito parlare, parlandone con disprezzo, come se non valesse nemmeno la pena di approfondire l’argomento. E così una nuova verità può avere una lunga attesa prima di venire finalmente accettata. 
Le concezioni erronee sulla salute sono radicate nella nostra cultura. La strada per capire il processo di mantenere e ripristinare salute è stata lunga e contorta. La scienza ha preso il sopravvento sulla conoscenza antica e intuitiva, ha fatto errori colossali, rimanendo aggrappata ad essi nel timore di venire sopraffatta.
La saggezza e le scoperte scientifiche sono state rigettate a favore di un sistema più diffuso, conveniente, o politicamente desiderabile. Proprio come Socrate è stato avvelenato per le sue idee, e Galileo è stato forzato da un clero fanatico a ritrattare le sue dichiarazioni sull’astronomia, ignoranza e potere possono essere una combinazione pericolosa.
Le Malattie non si prendono
Noi non prendiamo malattie. Le fabbrichiamo.
Lavoriamo duramente per sviluppare le nostre malattie. Dobbiamo lavorare più duramente di quanto dobbiamo per ripristinare la salute. La presenza di germi non costituisce la presenza di una malattia. I batteri sono gli spazzini della Natura, riducono i tessuti morti agli elementi di base.
I germi o i batteri non hanno alcuna influenza di alcun genere sulle cellule vive. I germi o i microbi prosperano facendo gli spazzini nelle aree malate. Vivono solo con i rifiuti metabolici non elaborati e con i tessuti malati, denutriti e deboli. Non sono la causa della malattia, allo stesso modo che le mosche e i vermi non sono la causa della spazzatura. Le mosche, i vermi e topi non causano la spazzatura ma piuttosto si nutrono della spazzatura. Le zanzare non sono la causa dell’acqua stagnante. Vediamo sempre i pompieri vicino al fuoco, ma non significa che abbiano causato il fuoco. Le iene e gli avvoltoi ripuliscono la prateria e la savana dai cadaveri, non sono la causa della morte.
La medicina occidentale tradizionale insegna e pratica le dottrine del chimico francese Louis Pasteur (1822-1895.) La teoria principale di Pasteur è nota come la Teoria dei Germi della Malattia . Tale teoria afferma che specie fisse di microbi da una sorgente esterna invadono il corpo e sono la prima causa di malattia infettiva.
Il concetto che tipi di batteri immutabili causano malattie specifiche è stato ufficialmente accettato come il fondamento della medicina allopatica e della microbiologia verso la fine del 19º secolo in Europa. Chiamato anche monomorfismo , (condizione di avere una singola forma,) venne adottato dal complesso medico industriale, che iniziava ad affermarsi verso la svolta del secolo.
 Questo cartello si organizzò intorno all’Associazione Medica Americana (AMA), costituito da interessi legati al commercio di farmaci, con lo scopo di manipolare il sistema giuridico per distruggere la professione medica omeopatica. Controllato dalle società farmaceutiche, il complesso è diventato un affare da trilioni di Euro all’anno. Include anche molte compagnie di assicurazioni, l’Amministrazione per gli Alimenti e i Farmaci (FDA), gli Istituti Nazionali della Salute (NIH), i Centri per il Controllo delle Malattie (CDC), gli Ospedali e le strutture di ricerca delle università, le varie associazioni sulla ricerca su qualsivoglia malattia, il Ministero della Sanità, quando il ministro è un medico che è stato messo lì dalla lobby delle case farmaceutiche.
Dal Virus alla Vaccinazione, i giochi son presto fatti La dottrina dei microbi ha dato origine alla tecnica della vaccinazione che è stata iniziata ciecamente nel 1796 da Edward Jenner. Jenner ha preso del pus dalla ferita purulenta di una mucca malata e l’ha iniettato nel sangue dei suoi “pazienti”.
Così si diede inizio a una spregevole pratica (immunizzazione o vaccinazione) la cui forma è cambiata di poco ai giorni nostri, e la cui comprensione è ancora oscurata dalla teoria di Pasteur. Tale dottrina ha dato origine anche allo sviluppo degli antibiotici, di cui il primo è stata la penicillina nel 1940.
Un antibiotico è materiale di rifiuto velenoso di germi, utilizzato nel tentativo di ucciderne altri. La penicillina è il veleno di un fungo. Questo ha causato la proliferazione delle forme aggressive e resistenti di microorganismi che ci perseguitano oggi.

Il Microscopio Universale di Rife, sviluppato dalla fine degli anni ’30 all’inizio degli anni ’40, ha dimostrato chiaramente che i germi (i microrganismi) sono il risultato di malattie (gli spazzini di cellule morte) e non la causa. Se dei germi sono coinvolti, si presentano come sintomi principali di quella condizione generale.
Sebbene i germi non causino malattia, i sintomi secondari sono prodotti in risposta alla loro attività (chiamata comunemente malattia.) Una delle ragioni per cui la comunità medica convenzionale non vede tutta la scena sono i metodi con cui guarda. Molto dipende da come e con che cosa si guarda.
In Istologia Fondamentale di Junqueira & Carneiro, 3a edizione del 1980, scopriamo le limitazioni del microscopio elettronico per il fatto che il fascio di elettroni richiede l’uso di sezioni di tessuti molto sottili in una condizione di un vuoto elevatissimo.: “Queste condizioni impediscono l’uso di materia vivente e il fascio di elettroni su di un tessuto può danneggiarlo e produrre cambiamenti indesiderati alla struttura del tessuto. Dirigendo un fascio di elettroni su una scena vivente e mutevole come un campione di sangue, per esempio, l’ordine viene mutato e il campione di sangue risulterà alterato.
Gli osservatori fanno una fotografia di questa situazione disorganizzata e la interpretano come se fosse l’intera storia. Durante lo studio e l’interpretazione di sezioni di tessuti colorati osservati al microscopio, il prodotto osservato è il risultato finale di una serie di processi che distorcono notevolmente l’immagine osservabile nel tessuto vivente e non è più la scena inizialmente presente sul vetrino.
È stato suggerito in passato che i puntini visti con il microscopio elettronico identificati come virus potrebbero essere, molto più che probabile, niente di più che particelle di proteine senza vita degradate — peptidi disintegrati dalla morte cellulare — resti catabolici di citoplasma, o proteine prodotte dalle cellule in risposta al terreno biologico non più equilibrato.
È stato riportato da ricercatori, in cerca di ipotetici virus “elusivi”, che i virus possono ” imitare” i tessuti umani! Sono parti di tessuti umani morti.
Royal Raymond Rife

Forse la conferma più profonda di pleomorfismo (pluralità di forme) è stata data da un altro genio quasi annientato dalla scienza ortodossa, questa volta un microscopista americano di nome Royal Raymond Rife. La sua storia è stata raccontata nel Rapporto Rife da Barry Lynes. È stato pubblicato in forma di libro con il titolo: La cura del Cancro che ha Funzionato!
(La descrizione del microscopio di Rife, per quanto semplificata, è un po’ tecnica. Il consiglio è di soffermarsi su ogni paragrafo, e rileggere più volte i paragrafi eventualmente non chiari fino a quando si ha compreso il contenuto).
Il microscopio analogico di Rife (con una risoluzione di 31.000) superava i microscopi elettronici che stavano emergendo in capacità di dettaglio e chiarezza. Il suo uso di frequenze di luce naturale dispersa con l’impiego di prismi, piuttosto che fasci di elettroni e colorazioni acide, permetteva una visione chiara di soggetti viventi.
Ogni microrganismo ha la sua propria frequenza fondamentale di luce, qualcosa che Antoine Béchamp ha sfruttato evidentemente con il suo polarimetro. Rife era arrivato alla conclusione che si poteva utilizzare la luce, invece di sostanze chimiche distruttive, per “colorare” il soggetto. Questo era geniale. E ugualmente geniale era la sua esecuzione.
L’intero sistema ottico — lenti e prismi, come pure le unità d’illuminazione sono costituite da blocchi di cristallo di quarzo. L’unità d’illuminazione utilizzata per esaminare le forme filtrabili di organismi contiene quattordici tra lenti e prismi, tre dei quali sono nella lampada ad incandescenza ad alta intensità, quattro nel prisma Risley, e sette nel condensatore acromatico, che ha un’apertura di 1.40.
Tra la sorgente di luce e il campione ci sono due prismi cuneiformi di cristallo di quarzo il cui scopo è quello di polarizzare la luce che passa attraverso il campione, essendo la polarizzazione l’applicazione pratica della teoria che le onde di luce vibrano in tutti i piani perpendicolari alla direzione in cui le onde sono propagate.
Quando la luce raggiunge un prisma polarizzante si divide in due fasci, a uno dei quali viene data una inclinazione tale da farlo riflettere sul lato del prisma, senza che passi attraverso il prisma, mentre il secondo fascio, con una inclinazione nettamente ridotta passa attraverso il prisma per illuminare il campione. Quando i prismi di quarzo del Microscopio Universale (che possono essere ruotati con un nonio per 360 gradi) vengono ruotati in direzioni opposte danno angoli d’incidenza variabile ai raggi trasmessi, mentre nello stesso tempo, dato che è possibile vedere solo una sezione di banda di un colore alla volta, una piccola porzione dello spettro viene diretta sull’asse del microscopio. È possibile procedere in questo modo da un estremo all’altro dello spettro — dagli infrarossi agli ultravioletti.
Ora, quando viene raggiunta quella parte dello spettro nella quale sia l’organismo che la banda del colore vibrano in sintonia l’uno con l’altra sulla stessa frequenza, una lunghezza d’onda caratteristica viene emessa dall’organismo.
Un fascio di luce monocromatica, esattamente con la stessa frequenza emessa dall’organismo, viene mandato attraverso il campione permettendo all’osservatore di esaminare l’organismo nel suo colore chimico vero e rivelando la sua propria struttura in un campo perfettamente luminoso.
I fasci di luce provenienti dal campione, invece di passare attraverso l’obiettivo convergendo, attraversano una serie di prismi speciali che mantengono i raggi paralleli.
E’ questo principio dei raggi paralleli nel Microscopio Universale e la ridotta distanza di proiezione fra i prismi oltre alle tre paia di obiettivi da dieci, da sette e da quattro millimetri montati a breve distanza che sostituiscono le lenti che rende possibile non solo l’inusuale alta risoluzione e ingrandimento ma anche l’eliminazione di tutte le distorsioni e le aberrazioni cromatiche e sferiche.
L’aggiustamento fine è settecento volte più sensibile di quello dei microscopi comuni, la durata di tempo richiesto per mettere a fuoco la gamma varia tra un’ora e mezz’ora. Uno dei conseguimenti principali di Rife era la sua abilità, attraverso numerosi stadi pleomorfici , di trasformare un virus, che aveva trovato in tessuto cancerogeno, in un fungo, piantare il fungo in un letto a base di asparago, e produrre un colibacillo (E-coli), il tipo di microfauna indigena dell’intestino umano.
Questi risultati sono stati ripetuti centinaia di volte. Rife dimostrò che la capacità pleomorfica delle microforme di vita va dal livello di batterio al livello di fungo, e alla sua evoluzione all’ultimo stadio — la muffa. Inclusi in questo ciclo ci sono molti stadi importanti intermedi tra microzimi (piccoli agenti fermentativi) e batteri, le proteine complesse a cui ci si riferisce normalmente come virus, e i loro discendenti immediati.
Rife identificò 10 famiglie nello spettro intero della micro-vita. All’interno di ogni famiglia, qualsiasi forma o membro potrebbe trasformarsi in qualsiasi altra forma. Inoltre, il fatto che gli organismi hanno una loro peculiare frequenza di risonanza permise a Rife di sviluppare ulteriormente il suo “Fascio radiante”, che aiutava il corpo a liberarsi dei sintomi del cancro.
Rife fu accusato di ciarlataneria, subì un processo invalidante, il suo microscopio fu sequestrato e scomparve. Morì a 83 anni alcolizzato.
Quali meravigliose e benefiche rivelazioni avrebbero potuto presentarsi con la tecnologia di Rife guidata dalla visione di Bechamp? Queste onde, o questi raggi di luce, come queste frequenze potrebbero essere chiamate, hanno mostrato di possedere la potenza di devitalizzare organismi patogeni o di “ucciderli” quando sono stati sintonizzati su una lunghezza d’onda, o meglio, sull’esatta frequenza, che è diversa per ogni organismo.
La malattia è l’espressione della sporcizia interna del corpo
In realtà non sono i batteri da soli che producono la malattia, ma sono i costituenti chimici di questi microrganismi che agiscono sul metabolismo non equilibrato delle cellule del corpo umano che producono i sintomi di malattia. I microrganismi associati alla malattia comunque non producono la condizione che ha originato l’evoluzione morbosa nel corpo.
Un terreno biologico sano o malato è determinato principalmente da quattro cose:
Il suo equilibrio acido o alcalino (pH)
la sua carica elettromagnetica (negativa o positiva)
il suo livello di intossicazione (tossicità)
il suo stato nutrizionale
Un sintomo critico di un terreno malato è il livello basso di ossigeno. Un altro è un arresto o ristagno del flusso dei fluidi colloidali nello spazio intercellulare. Un altro ancora è la perdita di carica elettrica dalla superficie dei globuli rossi. Questa condizione è chiamata rouleau o “sangue viscoso”.
All’interno della parete cellulare, tutte le sostanze chimiche e i componenti agendo insieme mettono in moto la vita organica. Niente all’interno di una cellula è vivo di per se stesso. Ma quando si guarda il sangue vivo, si può osservare che i microrganismi subiscono un preciso, scientificamente verificabile, ciclo di mutamento della loro forma.
Affascinante come la metamorfosi da bruco a farfalla, questa evoluzione è ancora più fantastica, perché può accadere abbastanza rapidamente (talvolta in minuti!). Non ci sono nemici o malattie specifiche da combattere. Esiste solo il risultato dell’equilibrio o dello squilibrio.
L’universo opera mantenendo in equilibrio coppie di opposti. Quando le cose vanno fuori equilibrio, di solito compare un segno (il sintomo), così sappiamo che qualcosa è cambiato nell’ordine delle cose. La salute è l’equilibrio nel sistema. Se vuoi avere un rude termine di paragone con cosa accade in un corpo malato, prova a non fare le pulizie di casa per almeno un anno.
In quell’ambiente, tutti i generi di piccoli “ospiti” verranno fuori da chissà dove. Allo stesso modo, le abitudini alimentari sbagliate e il modo di vita “sporcano” il nostro ambiente interno. Il nostro terreno diventa eccessivamente acido (pH sbilanciato) preparando la strada per ospiti indesiderati. In questo ambiente sbilanciato, i batteri dannosi possono scaturire dalle nostre proprie cellule.
Queste forme di vita minuscole possono cambiare rapidamente la loro forma e funzioni. Attraverso un processo chiamato pleomorfismo , (pleo = molti e morph = forma,) i batteri possono cambiare in lieviti, da lieviti a funghi, da funghi a muffe. I microrganismi come un batterio specifico, possono assumere più forme. Questo può essere un cambiamento di funzioni o di forma.
Oltre al pH e al pleomorfismo, dobbiamo considerare un concetto molto importante — la differenza tra i sintomi di una malattia e la condizione della malattia stessa. Nel pleomorfismo, una cosiddetta specie è solo uno stadio nel ciclo di crescita di una famiglia di esseri. Ogni membro ha funzioni diverse e un aspetto molto diverso dagli altri.
Quello che la maggior parte della gente chiama “malattia” in realtà è un sintomo o una raccolta di sintomi. Per esempio, i tumori e i vari tipi di cancro sono sintomi, e il tentativo di combatterli li ha portati alla quantità epidemica di cui siamo oggi testimoni. Ciò che la gente comunemente considera cause di malattia, sono sintomi. In questa categoria ci sono i batteri, lieviti e i loro discendenti. Quando i germi sono coinvolti in una malattia producono o influenzano il corpo nel produrre sintomi secondari.
La medicina ortodossa ritiene che questi sintomi secondari siano la malattia. La risposta però giace nella condizione del terreno biologico. Tutti i suoi valori sono in equilibrio? O sosterrà lo sviluppo di ospiti indesiderati? Una volta che l’equilibrio viene turbato, si entra in un circolo vizioso. Quando il pH del corpo è alterato, i suoi tessuti hanno una condizione acida. Questa condizione deriva da molte cose, principalmente dal tipo di alimenti consumati e da scarsa digestione.
Quando la digestione non avviene correttamente i cibi fermentano o vanno in putrefazione. Negli stadi iniziali dello squilibrio, i sintomi esterni generalmente non sono molto intensi e di solito sono “trattati” con i farmaci. Questi includono, fra gli altri, sintomi come:
Eruzioni della pelle
Emicranie
Allergie
Raffreddori e influenza
Sinusiti
Aumentando lo squilibrio nel terreno biologico, si presentano condizioni più gravi come ghiandole indebolite, organi e sistemi che iniziano a capitolare — tiroide, surrenali, fegato, ecc.
Sfortunatamente il trattamento dei sintomi con i farmaci al fine di farli scomparire ha un ruolo principale nel far comparire sintomi più gravi in seguito. Ma la maggior parte della gente non considera o non realizza questo quando va dal medico per risolvere rapidamente la “malattia”.
Anche la maggior parte dei medici non è consapevole, o semplicemente segue la corrente. L’avvicinamento medico militaristico è la prevaricazione della terapia artificiale su quella naturale, dei veleni (farmaci) sul cibo. La mancanza di comprensione crea paura, ma quando comprendiamo che sia la salute che la malattia sono create dal nostro modo di vivere e dalle nostre abitudini alimentari, la paura dei “germi” scompare.
Il nostro sistema immunitario é collegato inevitabilmente con il pianeta Terra dato che il nostro corpo è costruito con i suoi elementi. La Terra, presa nella sua interezza come geosfera, ha il suo proprio sistema immunitario, un sistema che si autoprotegge, si rigenera, guarisce. Quando non siamo allineati con quel sistema, o danneggiamo quel sistema, il risultato inevitabile è la nostra propria degenerazione.
Anche il British Medical Journal del novembre 1950 ha ammesso: “Nonostante la massima attenzione, una intensa contaminazione da batteri del siero dei vaccini è inevitabile durante la sua preparazione, e possono essere presenti non meno di 500 milioni di organismi per ml…” Questo è assolutamente vero, ma se fosse altrettanto vero che i batteri causino la malattia, ognuno che ricevesse la sua prima vaccinazione morirebbe nell’arco di 24 ore dall’inoculazione.
La storia
Rudolf Virchow, il padre della teoria dei germi, ha dichiarato nei suoi ultimi anni: “Se potessi rivivere la mia vita, la dedicherei a provare che i germi cercano il loro habitat naturale — i tessuti malati — invece di causare malattia”.
Pasteur (1822-1895) e Paul Ehrlich (1854-1915) hanno dato congiuntamente al mondo civilizzato le dottrine della teoria della malattia di microbiologia e immunologia prima della scoperta delle vitamine, degli elementi traccia e di altre sostanze nutrienti. Per i loro sforzi e discutibili scoperte, i vaccini diventarono di moda e furono promossi da eminenti scienziati.


Il Dr. Antoine Béchamp, uno dei primi batteriologi al mondo e contemporaneo di Pasteur, fece grandi scoperte scientifiche e alcune delle menti più elevate del suo tempo hanno accettato le sue teorie e le sue scoperte come fatti sicuramente certi.
Béchamp ha ottenuto così tanti conseguimenti che sono state necessarie otto pagine di un giornale scientifico per elencarli quando è morto.
Tra molte altre cose, ha salvato l’industria francese della seta dalla moria dei bachi da seta, sotto il naso di Pasteur, che era stato incaricato di risolvere il problema.
Ha descritto chiaramente il processo della fermentazione per quello che è: il processo di digestione di esseri microscopici.
E’ stato il primo ad affermare che il sangue non è un liquido, ma un tessuto fluente.
Ha sviluppato un processo economico per la produzione dell’anilina che ha dato inizio all’industria della tintoria.
Ciò che rende la teoria dei germi così pericolosa è che sembra così ovviamente vera. Ma è vera solo parzialmente.
Bechamp affermava: “Non c’è alcuna dottrina così falsa che non contenga un granello di verità. È questo vale anche per la dottrina sui microbi.” Béchamp ha scoperto i Microzimi (chiamati ora genericamente micro-organismi) e che i germi sicuramente sono il risultato, non la causa della malattia.
Attraverso i suoi esperimenti ha mostrato che le caratteristiche vitali delle cellule sono determinate dal terreno in cui i loro microzimi si alimentano, crescono e si moltiplicano nel corpo umano. Sia le cellule normali che i germi hanno i loro compiti specifici. Le cellule organizzano i tessuti e gli organi del corpo umano. I germi puliscono il sistema e lo liberano dall’accumulo di materia patogena e mucoide. Inspiriamo costantemente circa 14.000 germi e batteri all’ora. Se i germi sono così nocivi, perché non moriamo?
Nei primi stadi di infiammazione (formazione di pus,) i batteri presenti sono gli streptococchi ma man mano che i globuli rossi e i tessuti si disintegrano ulteriormente gli streptococchi si trasformano in stafilococchi — cioè cambiano in una forma adeguata al nuovo ambiente dei tessuti morti.
I batteri non hanno alcuna azione sulle cellule vive, solo sulle cellule morte. Non sono la causa della malattia ma il risultato. In molti casi di polmonite i pneumococchi appaiono sulla scena da 36 a 72 ore dopo l’insorgenza della malattia.
Il lavoro di Béchamp nel campo della Biologia avrebbe potuto rivoluzionare la medicina con una profonda intuizione sulla natura della Vita. Ma in un mondo politico, si è trovato a dover fronteggiare uno scaltro politicante connesso a ricchi poteri: Louis Pasteur.
Antoine Béchamp era uno scienziato, mentre il farmacista Pasteur era un chimico, senza alcuna educazione nelle scienze umanistiche, e un inserzionista pubblicitario, ha plagiato la ricerca di Béchamp, l’ha distorta, l’ha sottoposta all’Accademia Francese della Scienza come sua propria!
E rendendo pubbliche queste scoperte, Pasteur ha avuto un gran seguito che lo acclamava come un genio della scienza. Pasteur è stato responsabile in grande parte delle stragi di animali per la sperimentazione nella ricerca medica.
Pasteur ha utilizzato preparazioni ottenute da tessuti di animali malati iniettandole poi in animali sani rendendoli a loro volta malati. Questo ha dato l’apparenza che i germi causino la malattia, quando in realtà queste preparazioni erano estremamente velenose.
Questa non è una procedura scientifica, ma dimostra semplicemente il fatto che si può far ammalare qualcuno avvelenando il suo sangue.
Basandosi sulla sua teoria dei microzimi,al contrario  Béchamp diede enfatici avvertimenti contro l’invasione diretta e artificiale del sangue.










sabato 23 gennaio 2021

LIBERISMO=COMUNISMO

 

Dal 2016 Donald Trump non ha basato esplicitamente la sua campagna elettorale sulla lotta al comunismo nel mondo, ma le azioni che ha intrapreso negli ultimi quattro per contrastare il Partito Comunista Cinese, i suoi alleati, e altre manifestazioni dell’ideologia comunista, sono diventate il fulcro della sua eredità Trump si è opposto a decenni di infiltrazione comunista negli Stati Uniti. Il comunismo mira ad abolire completamente la proprietà privata e la libera impresa, ma il continuo aumento della tassazione e della burocrazia finiscono per raggiungere lo stesso risultato nel corso del tempo. I tagli alle tasse e la deregolamentazione del presidente hanno inflitto un duro colpo alla progressiva invasione del governo sui beni e sulle imprese della popolazione americana.L’abbassamento delle tasse, combinato con un ordine esecutivo che assicura che la burocrazia venga ridotta nel tempo, ha innescato un boom economico nel 2018 e nel 2019, portando a livelli record di disoccupazione, salari in aumento e un’impennata del mercato azionario. Con il miglioramento delle condizioni economiche, milioni di americani hanno abbandonato i programmi di welfare, allentando così il peso economico dei programmi assistenziali, la cui crescita stava spingendo gli Stati Uniti sempre più vicini al socialismo, che è in se stesso uno stadio preliminare del comunismo.ll presidente si è dimostrato un strenuo difensore della tradizione. Ha agito per promuovere la libertà religiosa, ripristinare il rispetto dei principi fondatori dell’America e difendere il diritto alla vita dei bambini non nati. Ad ogni passo, ha rispettato i confini stabiliti dalla Costituzione, fortificando il documento che ha garantito le libertà americane per centinaia di anni. Molte delle azioni esecutive del presidente sono state contestate in tribunale. In ogni caso, ha lasciato che fossero i tribunali a decidere.Il presidente ha causato un cambiamento culturale rendendo di nuovo accettabile parlare di comunismo negli Stati Uniti, definendo i suoi avversari di estrema sinistra come socialisti e comunisti. Ha lanciato il guanto di sfida durante il discorso sullo stato dell’Unione del 2019, affermando difronte al Congresso, con diversi democratici che si autodefiniscono socialisti tra il pubblico, che «l’America non sarà mai un paese socialista».Trump ha parlato di questi argomenti nei suoi comizi elettorali e su Twitter, alimentando un dibattito sul socialismo in un momento in cui il partito democratico stava oscillando pericolosamente verso l’estrema sinistra. La piattaforma del presidente eletto Joe Biden è stata formata tramite una fusione con quella del senatore Bernie Sanders (I-Vt.), un socialista democratico. La prima proposta legislativa di Biden, una misura di aiuti per la crisi economica scatenata dal virus del Pcc, include il salario minimo obbligatorio a 15 dollari, un’idea che Sanders ha promosso per anni.Nei discorsi davanti ai leader mondiali e ai cittadini americani, Trump ha condannato il comunismo come una minaccia mortale. In un messaggio presidenziale nella Giornata Nazionale per le Vittime del Comunismo, ha condannato il comunismo come una «ideologia oppressiva che, senza dubbio, lascia una scia di miseria, distruzione e morte, sebbene il marxismo prometta uguaglianza, pace e felicità, in pratica si traduce solo in disuguaglianza, violenza e disperazione», ha dichiarato Trump in quell’occasione.
LO VEDI? TRA GLI ALTRI VANTAGGI NON PROPRIO SECONDARI DELLA CATTIVITA' CONSUM/COMUNISTA/SANITARIA, OLTRE IL PESO FORMA, L'AUMENTO DI RAGIONE, LA SVALUTAZIONE QUASI TOTALE DELL'IMPIANTO BOTTEGAIO, LA APPRENSIONE SUL RISULTATO, E QUALCUN ALTRO CHE MAGARI ORA MI SFUGGE, VA ANNOVERATA UNA ORIGINARIA, DIREI ARCHETIPA CHIUSURA A TUTTO CIO' CHE FA RIFERIMENTO A SINISTRA (BUONISMO, IPOCRISIA, INVIDIA, RIVALSA, LIBERTICIDIO, PRESUPPONENZA, VELLEITARISMO CULTURALE) ED IN QUESTO DEBBO RICONOSCERE E' STATO FONDAMENTALE IL MODELLO DONALD TRUMP CHE COME HUME PER KANT, MI HA RISVEGLIATO DAL MIO SONNO DOGMATICO. Va difatti notato come fino al marzo scorso non avessi affatto questa grande opinione verso siffatta persona che ora invece mi è assurto a probabilmente il piùgrande campione della storia della umanità, essendo il mio metro di giudizio quello della Libertà, che appunto Trump ha difeso in una maniera epocale come nessuno mai in precedenza e che difatti ha fatto insorgere contro di lui una concentrazione, come mai si era vista prima ,delle più nefande e micidiali forze di potere tese all'asservimento dell'umana individualità, superando in questo, anche con modi e atteggiamenti che spesso e volentieri potrebbero sembrare esagerati, un tantino sopra le righe, in una prima analisi non approfondita.
o cominciato a cambiare questo mio pensiero in correlazione a tutta una revisione della storia che, guarda un po' e' cominciata con Napoleone Bonaparte nella campagna d'italia del 1796/97(da cui i miei articoli su questo blog che difatti si chiamano "RECITARE UNA PARTE... 1^ PARTE, 2^PARTE, 3^PARTE, 4^PARTE), quando mi sono appunto reso conto, senza possibilità di errore, in questo suffragato dal casuale ritrovamento di un saggio di un grande , ma misconosciuto storico italiano GUGLIELMO FERRERO che mi è stato di puntuale guida e riferimento , che il giovine generale che aveva avuto il comando dell'Armata d'Italia solo per aver tolto dai piedi di Barras il più influente membro del Direttorio, la di lui ingombrante e petulante amante Josephine de Buharneais addirittura sposandola (insomma un "regalo di nozze" e sul suo impiego era stato quanto di più lontano da quel fulmine di guerra che ci hanno voluto tramandare (cominciava appunto allora la GRANDE mistificazione, che andrà crescendo cogli anni a venire finchè il recitare una parte diventerà l'unica verità ammissibile dalla società nata con la rivoluzione industriale e con la sostituzione del riferimento di essere al mondo da un dio (la religione) ad una macchina e ad una scienza che ne eredita tutte le funzioni di modalità d'uso, passando da ingranaggi assemblabili e sostituibili ad un terminale video dei giorni d'oggi. Un discorso invero complesso che ovviamente non può essere riportato qui su questo esiguo spazio, ma sul quale sto lavorando alacremente, ma che accenno così sulle generali, in attesa di tempi migliori, perchè è indubbio che un simile sconvolgimento può essere recepito solo se cambiano tutti i termini del sociale di oggi, e si ritorna sulla scia di quello appunto che Trump ha fatto intravedere: non una semplice lotta al comunismo e all'ipocrita mentalità di sinistra buonista e scientista, ma a tutta una concezione del mondo che origina dalla rivoluzione industriale ed ha come basi teoriche e pratiche.... ecco la mistificazione sulle capacità di un generale, una scienza che si rivesta degli stessi parametri della religione e sposi appieno la tecnica, una filosofia che consideri solo il denaro e il commercio le sue specifiche (la bottega globale) che non consenta più alcuno scambio di valori, ma fissi un solo valore di scambio, la sistematica equiparazione dell'uomo a tale macchina sia esso un ingranaggio o un byte informatico : ridicole teorie di altre diciture mistificatrici della parola scienza come l'economia, la medicina con ronzini della ragione tipo Smith, Say, Ricardo , ma anche Hegel (che non è un caso che scambiasse appunto per spirito della storia un nanerottolo su di un cavallo bianco che tronfio spasseggiava per la città di Jena dopo aver vinto una scaramuccia, sempre grazie ai suoi molto più capaci ed esperti generali come Massena, Augereau, Serurier, Lannes, Bernadotte. Sconvolgente eh? ebbene signori miei , non avete ancora appreso nulla(anche io sono in apprendimento)

venerdì 22 gennaio 2021

INTENZIONI PERVERSE

 Molto colpito da un articolo di una Editorialista del National Post e scrittrice Barbara Kay lo coniugo ad un mio articolo su quello che stiamo vivendo oggi sulla nostra pelle, ovvero una politica delle intenzioni (toglierci la libertà) su di una politica dei risultati, sempre più desueti e destinati nella visione neoliberista e e comunista unite (abbiamo oramai scoperto che sono due facce di una stessa medaglia) ad essere spazzati via. L'.'articolo melangiato affronta il problema di quelle che un tempo erano minoranze che sono assurte a dominanti e  liberticide di questo sistema sociale che ha la sua origine nella Rivoluzione industriale (grosso modo seconda parte del XVIII secolo ) La prima di queste aberranti ideologie è il liberismo, ma da una sua costola si diparte anche il marxismo, una teoria definirei dell'invidia che solo 250 anni dopo si ricongiunge con la sua matrice . 

Karl Marx profetizzava che la rivoluzione socialista sarebbe stata realizzata ovunque da lavoratori, che, liberi dalle manette del capitalismo, avrebbero re-inventato le loro diverse nazioni sotto forma di repubbliche socialiste unite in un sodalizio mondiale. Superfluo sottolineare che questo  non avvenne mai per libera scelta. Pareva che in tutto il mondo i lavoratori fossero più interessati alla possibilità di arricchirsi anch’essi, che ad eliminare tutte le strade verso quella meta. Così è successo che l’eredità politica di Marx è diventata il rispetto forzoso di regole socialiste distopiche imposte da ideologhi criminali. Il comunista italiano Antonio Gramsci individuò un modo più intelligente e non violento per conseguire il trionfo del socialismo in Occidente: ‘occupare la cultura’. Come osservò in tarda età l’intellettuale conservatore Richard Grenier, «Gramsci era il più lungimirante analista delle odierne relazioni tra arte e politica. Gramsci riteneva che la cultura non fosse una semplice sovrastruttura del sistema economico, così come la considerava il marxismo ortodosso, ma fosse centrale nel processo di conquista del potere alla società». Andrew Breitbart sintetizzò così questo concetto: «La politica è a valle della cultura», mentre il rivale/nemico Palmiro Togliatti che dopo la morte di questi fu l'unico a detenere la egemonia in tutto il Partito, ne sviluppò in termini eminentemente pratici il concetto,  offrendo un rifugio e protezione sicure a tutta la congerie di artisti e intellettuali che non avevano avuto alcun problema ad appoggiare il fascismo e che erano alla disperata ricerca di rifarsi una verginità di  comodo per continuare ad occupare un certo ruolo nella Società. Operazione condotta indubbiamente con grande efficacia dal vero e unico padre padrone del Partito Comunista Italiano, non a caso definito "il migliore" che cominciò a lavorare su tale prassi molto molto prima della cosidetta svolta di Salerno, addirittura da un proclama che lanciò nel 1936 subito dopo la campagna d'Etiopia indirizzato  non al proletariato o genericamente al mondo di sinistra, ma a quelli che chiamò tranquillamente "fratelli in camicia nera". Anche dopo la sua morte l'operazione di arruolamento della cultura e dell'intellettualità continuò imperterrita, perlomeno per altri 20 anni , malgrado forti incidenti di percorso del comunismo reale , ovvero della URSS (invasione dell'Ungheria nel 1956 - invasione della Cecoslovacchia nel 1968 - Charta 77 a Praga nel 1976/77 . Anche il più noto seguace di Togliatti Enrico Berlinguer continuò l'operazione, anche se con sempre maggiori discrasie che finirono per sradicare del tutto il concetto di collaborazione tra cultura e politica, preferenziando decisamente il secondo aspetto che finiva per fare della prima una semplice ancella, quasi una inverazione del famosissimo romanzo Mephisto del figlio di Thomas Mann : Klaus.

Ancor parecchio prima del collasso della Unione Sovietica, la versione leninista del socialismo con la rivoluzione, era bella che superata (sempre Berlinguer, e altri leader europei tipo Mitterand) e il Paese del Socialismo Reale offriva ben poche attrattive per i militanti comunisti. Alla serie crescente di insuccessi pratici, diciamolo sinceramente, anche per la pessima strategia utilizzata dal più noto e potente dei  leader europei, Berlinguer, corrispondeva però una sempre maggiore attenzione dei capitalismo e consumismo di servirsi di quell'egemonia culturale che oramai contraddistingueva  la mentalità della persona "di sinistra", di cui  poteva anche accettarne la prosecuzione di tale egemonia in cambio di farsi docili esecutori delle più bieche strategie di mercato    In Occidente gli accoliti di Gramsci divennero ‘estremisti di professione’ e – con le università come loro parco giochi – indottrinavano giovani occidentali al proprio deleterio sistema di valori. Il risultato fu una certa inverazione del celeberrimo Paradigma di Kuhn, applicato al campo non tanto della scienza, quanto della cultura, difatti quando gli studenti si laurearono e intrapresero la scalata alle professioni, ogni singola istituzione di cui siamo stati abituati a fidarci – istruzione, salute fisica e mentale, media, arti, sport, giurisprudenza – fu contagiata da ciò che Grenier identificò come la ‘politica delle intenzioni’ opposta alla ‘politica dei traguardi’. Coloro i quali credono nella politica delle intenzioni ritengono che se le intenzioni sono nobili, i cuori puri, la compassione senza limiti (per coloro designati come oppressi) e gli ideali alti, essi non possono essere considerati responsabili di tutte le conseguenze negative derivanti dalle politiche ispirate dalle loro pie intenzioni. Essi rigettano qualsiasi allusione al fatto che siano le loro idee a spianare la strada alla disgregazione sociale, all’ingiustizia verso gli innocenti o a tragedie ancor più grandi. Coloro i quali osano segnalare in pubblico questi collegamenti vengono immancabilmente disonorati o ‘cancellati’. Il più efficace ed efficiente strumento di ‘occupazione della cultura’ è il dominio del linguaggio. Gli ideologhi sanno bene che non possiamo padroneggiare le idee se non abbiamo il dominio del linguaggio. Letteralmente non sappiamo cosa stiamo pensando, se non siamo in grado di parlare senza auto-censura.   E non serve la baionetta per instillare dapprima l’incertezza e in seguito la paura di esprimersi liberamente. Ciò non di meno, l’impulso ad infondere la paura è totalitario. I totalitaristi, siano essi della specie terroristica o ‘al velluto’, sanno che la paura di esprimersi liberamente alla fine inibisce la capacità di discernere la semplice verità dalla ‘verità’’ ideologica.  Questo è un passo tutto della scrittrice Kay, ma debbo dire che lo trovo quanto mai informante e dolorosamente istruttivo: si riferisce ad un aspetto  emblematico della situazione attuale, specie  coi recentissimi eventi della controversa e truffaldina elezione di Biden alla Presidenza degli USA e la spaventosa lotta ingaggiata dal neoliberismo consumista e comunista che ha appunto come volenterosi carnefici della libertà umana tutta la ipocrita mentalità buonista di sinistra  per eliminare il loro maggior pericolo: il fuori schema e fuori regole appunto delle intenzioni, ovvero Donald Trump . Ebbene sono notizie oramai all'ordine del giorno della particolare predilizioe per questo pseudo Presidente, che ovviamente è solo il fantoccio di ben altri interesse e persone, verso il mondo della omosessualità, dei gay, lesbiche, trans.......
Gli attivisti ‘trans’, ad esempio, sono maestri nello sfruttare la politica delle intenzioni, . Solo una frazione minuscola della popolazione si identifica con il sesso opposto, ciò nondimeno essi rappresentano un gruppo oppresso designato. Nell’attuare le politiche, la compassione per la loro sofferenza combinata al sommo ideale ‘dell’inclusione’ devono quindi prevalere su qualunque altra considerazione. La soluzione individuata è una ridefinizione della ‘donna’ che comprenda ogni uomo che desiderava essere donna.  Le parole ‘uomo’ e ‘donna’ sono fondate su realtà biologiche. Ma quale è il valore della realtà biologica di fronte al valore del sostegno psicologico agli oppressi? Et voilà, una ‘donna’ – saremo obbligati a convenire – è un essere umano che si identifica in una donna. Una donna può quindi avere un pene. 
Conseguenza di questa Grande Balla gender: misure che mettono a rischio la sicurezza e il trattamento delle vere donne nelle prigioni, nei dormitori o nello sport. Ma perché le politiche abbiano i denti, la menzogna deve essere ben radicata nella legge. E in parte è così. Alla corte dei diritti umani, i diritti di genere hanno lo stesso status legale dei diritti sessuali (che sono nella Carta dei Diritti del Canada). Nessuno dei nostri cervelloni avvocati si è accorto che attribuire gli stessi diritti a soggetti riconoscibilmente di un sesso e a quelli che avrebbero voluto esserlo – ma non lo sono – era ipso facto una contraddizione giuridica grossolana. Ma anche la legislazione sui diritti non è sufficiente. Le persone devono essere obbligate a dar voce alla menzogna. Devono utilizzare pubblicamente i ‘loro’ pronomi nelle aule scolastiche, nelle conferenze e anche nelle aule di giustizia. Come se i pronomi fossero di proprietà privata e come se l’obbligo di dar voce ai ‘vostri’ pronomi fosse paragonabile al valore della libertà di espressione. E perfino questo non è abbastanza. I genitori devono sottoporre i propri figli all’indottrinamento basato sulla menzogna. E così il processo di distruzione dei legami familiari e l’appropriazione dei figli da parte dello Stato – obiettivo finale del socialismo gender – va avanti. Opponiti alla menzogna e affronterai le baionette di oggi: aggressione sui social media e carriera in rovina. Oggi un biologo evoluzionista che insistesse nel dire che la biologia umana è dimorfica e che rifiutasse di acconsentire a mantra anti-scientifici e avulsi dalla realtà può vedersi negata la nomina, su queste basi. Volendo seguire l’esortazione di Alexandr Solzhenitsyn a «non vivere di menzogne» molti onesti ricercatori hanno scelto di abbandonare le università. E così, i ranghi accademici si svuotano di uomini schietti e il loro posto viene preso da quanti hanno deciso di vivere secondo la menzogna, nel nome di una presunta compassione che in realtà è un attacco ben organizzato alla società dei liberi, con l’obiettivo di rimpiazzarla. Simili battaglie linguistiche (e capitolazioni) stanno avendo luogo in campo razziale (‘privilegio bianco’) e artistico (‘appropriazione culturale’). A chiunque segua l’alternarsi dei notiziari è estremamente chiaro che la politica delle intenzioni regna sovrana.  Gli ideologhi preferirebbero vedere le città bruciare piuttosto che ammettere che il razzismo in polizia non è una spiegazione organica dei problemi della comunità nera. La comunità artistica preferirebbe vedere le pareti dei musei rivestite di opere del realismo sovietico, piuttosto che garantire libertà creativa agli artisti.
La politica delle intenzioni non ha mai riguardato la compassione, la sofferenza dei gruppi oppressi o i diritti dell’uomo. In Attraverso lo specchio (e quello che Alice vi trovò) lo scrittore vittoriano Lewis Carroll faceva la tara all’ossessione della sinistra per le parole e la loro definizione, ben prima che il socialismo acquistasse consenso politico in occidente:   «Quando io uso una parola, — disse Unto Dunto in tono d’alterigia, — essa significa ciò che appunto voglio che significhi: né più né meno». «Si tratta di sapere, — disse Alice, — se voi potete dare alle parole tanti diversi significati».«Si tratta di sapere, — disse Unto Dunto, — chi ha da essere il padrone…  Questo è tutto».

JOE M COME LE SUPERSTRINGHE/M-TEORIA ?


 
Nel 1995 Edward Witten diede inizio alla Seconda Rivoluzione delle Superstringhe (Second Superstring Revolution), introducendo la teoria M. Questa teoria raggruppa le cinque teorie delle stringhe in una sola formulazione matematicamente coerente, ed abbandona il precedente tentativo di unificare relatività generale e meccanica quantistica, noto col termine di Supergravità, che introduceva una undicesima dimensione.
Donald Trump ci ha sempre detto che al termine di questo ‘reality’ politico, lui avrebbe conseguito una Big Victory, cioè una grande vittoria, e non si sarebbe mai accontentato di una semplice vittoria. In effetti la serie di sconfitte collezionate da Trump a causa del sopraggiunto contesto di ‘pandemia covid’, iniziate con l’accettazione delle modalità di voto postale sin da giugno 2020, hanno instradato gli americani verso una via lastricata di truffe ed inganni che già si sapevano essere a vantaggio dei Democratici, quindi il reality sui destini del Mondo ora può concludersi solo in due modi, l’uno esattamente antitetico all’altro. Il primo è quello di riconoscere che i democratici hanno vinto, nonostante la vergogna dell’Obamagate, l’intelligenza illecita con un nemico letale per gli USA (partito comunista cinese), e una montagna di brogli elettorali mediante milioni e milioni di volti falsi, la cui accettazione di principio in Occidente porterebbe alla fine conclamata della Democrazia, aprendo così l’Umanità verso una Dis-umanità dettata dall’incedere di una dittatura ‘sanitaria’ globale che ci porterebbe nel Transumanesimo e nella narrativa distopica di Aldous Huxley o George Orwell. Il secondo modo, quello che secondo me si verificherà, è invece quello di un finale con l’avvento di una improvvisa americanata. L’americanata è il finale del cinema da botteghino al termine del quale i pop corn vengono digeriti e non ti salgono su dallo stomaco insieme alla Coca Cola.  L’americanata è quello che esige il Popolo Sovrano in una Democrazia edificata su di una comunità di valori sviluppati da radici classiche e giudaico cristiane, cioè l’esito di una storia di lotta sofferente al cui termine vincono gli onesti, i leali e i buoni quando tutti gli inganni e le malefatte dei cattivi vengono fuori e le circostanze premiano i meritevoli. L’americanata è una maniera inesorabile e perentoria di stabilire chi ha ragione e chi ha torto per una evidenza naturale ineludibile, tanto da assumere valenza spirituale quasi divina. In Europa siamo abituati a sorridere sulle americanate, ridacchiando della semplicità al finale del film da botteghino con cui la gran parte degli autori americani esemplifica la complessità dello stare al Mondo, come se la verità si potesse ricercare soprattutto separando il grano dalla pula. Ma forse ad essere sbagliati non sono loro, siamo noi europei continentali, che non solo abbiamo perso centralità politica nel Mondo da oltre un secolo, ma abbiamo avuto bisogno del sacrificio di tanti giovani americani, seppelliti sotto croci bianche a decine di migliaia qui in Italia, per impedire che l’Antico Continente 75 anni fa non diventasse un gigantesco campo di concentramento per esperimenti genetici nazisti o sado-satanisti. Perciò questo articolo voglio iniziarlo sviluppando il mio ragionamento partendo da una fonte ‘incredibile’, così svelandomi a tutti voi in maniera ancora più coraggiosa e sui generis di quanto fatto in passato. E’ giunto il momento di parlare a tutti voi di Q e soprattutto di Joe M.   Joe M è un personaggio anonimo sempre più protagonista nel web americano e occidentale, ed essendo una fonte anonima e dal sapore letterario, come Zorro o la Primula rossa, se io fossi un giornalista ortodosso e benpensante, non dovrei prenderlo minimamente in considerazione per capire i destini del Mondo che, apparentemente, stabiliscono i colletti bianchi e non i supereroi in anonimo. Ma chi ha imparato a conoscermi avrà capito che io non sono quello che dovrei essere per il Ministero del buon pensiero, ma quello che ho il coraggio di essere, e perciò farò partire questo mio importantissimo articolo proprio dalle parole che Joe M ha sviscerato ieri, per il fine di spiegarvi con estrema lucidità logica, come andrà a finire questa storia delle presidenziali USA 2020.  Vi dirò tantissimo su Joe M solo alla fine dello scritto, ben sapendo che l’immagine con cui lui ha scelto di proporsi anni fa, è quella di un eroe-antieroe allergico al grande pubblico, cioè l’esatto opposto di quello che lui sarebbe secondo me, senza questa maschera da eroe-antieroe della Marvel. Sono certo di potervi stupire, impressionare e sconvolgere svelandovi il fascino e il mistero che si cela dietro a questo personaggio del web e dei social, forse il numero 1° di Q, anche se non il mio preferito personale. Io ritengo che Joe M sia appartenente ad una famiglia importantissima nella storia americana e nel Mondo, e ci sono molti indizi che mi inducono a pensarlo. Il mio scopo non è quello di convincere voi, perché non vendo pentole, non vendo libri, non ho abbonamenti da farvi sottoscrivere né cerco voti, bensì inseguire l’obiettivo di far esplodere l’essenza umanistica in chi mi legge in modo che costui in autonomia possa decidere se rompere gli schemi illogici dominanti nelle narrazioni false della Storia e del Mainstream, e intraprendere il cammino lungo una strada molto poco battuta. Come ha spiegato il massimo esegeta italiano dei drops di Q, Akim Volpato, con questi drops (gocce di informazione e disinformazione) l’organizzazione di intelligence militare americana fondata da Jonh Fitzgerald Kennedy nei primi anni 60, denominata giustappunto Q (massimo grado di sicurezza), ha spiegato ai suoi seguaci sin dal 2018 non solo cosa avrebbe fatto Trump alcuni giorni prima che lui lo facesse rendendolo palese anche ai colletti bianchi, ma ha sempre spiegato che ci sarebbe un Piano attraverso il quale Trump avrebbe sbaragliato le élite del Nuovo Ordine Mondiale al termine del suo primo quadriennio. Secondo i vari personaggi di Q, il Presidente USA sarebbe stato coadiuvato nei suoi uffici da altissime informazioni e tecnologie militari ignote alla CIA, alla FBI e all’NSA, che ancora nel 2018 erano totalmente in mano ad Obama e Hillary, cioè al Deep State, quindi erano leve di potere della Cabala molto potenti, ma non quanto quelle di cui poteva disporre Trump. La Cabala è un’alleanza di potere tra pochissime famiglie di ricchissimi trilionari di origine khazara e perciò solo apparentemente ebraiche o cristiane (sono anche detti Aristocrazia Nera o Massoneria Aristocratica), e l’ordine dei gesuiti, l’organizzazione cattolica più potente che ci sia.  I gesuiti sono stati in grado di influenzare il Papa manovrando come pedine tutti i Re e i governanti a proprio piacimento per quasi 4 secoli, cominciando con il Re Sole in Francia. In seno alla Chiesa Cattolica fu istituita nei secoli una regola non scritta violata con le elezioni del gesuita Bergoglio: nessun gesuita sarebbe potuto diventare Papa perché i gesuiti non sono pastori spirituali né si occupano di guidare anime, ma sono raffinatissimi uomini di potere con un dovere di obbedienza assoluta alla gerarchia dell’Ordine e al Papa (con quale priorità non si è mai ben capito).
Ora cerchiamo di capire cosa ci sta dicendo Joe M e cosa sta effettivamente succedendo a Washington in questi giorni. Dopo la giornata della Befana e l’ordalia di situazioni ed eventi di Capitol Hill, con dolorose morti, decine di feriti ma anche pantomime mediatiche varie, ci stiamo approssimando all’inaugurazione presidenziale del 20 gennaio, cioè alla cerimonia che suggellerebbe il passaggio di consegne del comandante in capo in carica fino alle ore 12.00 (18:00 italiane)  del 20 gennaio 2021, Donald Trump, e  il comandate in capo entrante, Joe Biden presidente eletto ai sensi della procedura di proclamazione dei risultati del collegio elettorale del 6 gennaio. La giornata della Befana è stata determinata alla luce della decisione di Pence, il Presidente del Congresso in Seduta Comune, di non considerare i voti dei Parlamenti Statali negli stati controversi, che avrebbero premiato Trump, ma solo i voti dei grandi elettori sortiti dalle urne che il Presidente USA aveva sempre disconosciuto e contestato, addirittura sin dalla notte tra il 3 e 4 novembre, a scrutini interrotti proprio negli stati controversi,   dichiarando che le urne di questi stati erano state inficiate da voti postali illegali e imbrogli informatici orchestrati da più potenze straniere, addirittura ostili agli Stati Uniti come la Cina, per il fine di rubare il potere di determinare le elezioni al Popolo Usa e così mortificare la Costituzione degli Stati Uniti.   Trump non ha mai fatto un minimo passo indietro rispetto a queste chiare e pesantissime accuse, e fare come se esse non esistessero o che siano lo sproloquio di un pazzo, è indice di magistrale idiozia e ignoranza delle leve di potere che lui ha in mano.
Biden però oggi sembra aver vinto, perché le certificazioni elettorali statali, quella congressuale della Befana e tutti i pronunciamenti  giudiziari,  finanche quello della Corte Suprema quantunque sulla legittimità e non nel merito dei brogli, su cui la Corte Suprema entrerà per la prima volta il 23 gennaio, sono dalla parte dei Democratici, forti inoltre della maggioranza congressuale nei due rami e del duo Biden e Harris alla Casa Bianca. Quello che sembra però non è, ed è solo l’apparenza a dover essere ribaltata. Siamo sull’orlo di un precipizio? Cosa ci sta dicendo Joe M? No, sull’orlo del precipizio sono solo i vertici Dem e una massa di repubblicani corrotti.
Quello che sembra reale, sicuro e certo, in realtà non lo è mai stato, e presto vedrete che la soverchiante forza dei media e dei social media che ottunde le capacità di comprensione diffusa,  sarà schiacciata da una qualche americanata che ci lascerà senza fiato. Il tagliando del Make American Great Again (fai l’America Grande di Nuovo) non può non essere che un susseguirsi di americanate in grado di ridare un senso più profondo all’Occidente, con buona pace di certa intellighenzia che non ha mai letto o capito Tocquiville. La base filosofica degli Stati Uniti è stata data con Locke non con Hobbes, quindi il Diritto Naturale non sarà mai cedevole al Diritto Positivo. Lo ha spiegato Trump in chiusura del suo ultimo videodiscorso quando ha detto “il benessere e la salvaguardia del Popolo, viene prima di quella dei politici“, ma molto meglio di lui, con chiaro afflato lockiano ce lo spiegano i patrioti americani con le prime righe in premessa alla Carta del 1776: 
“Filadelfia, 4 luglio 1776Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della Terra lo stato di potenza uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire….”.Su queste basi filosofiche, morali e di diritto, si basa l’iniziativa di Trump per rovesciare il palco di Joe Biden e Kamala Harris, operazione la cui fase finale è stata scatenata con precisione ad orologio a partire dal 6  di gennaio, giorno del Congresso ma anche in cui si è rivelato il ruolo dell’Italia nei brogli a favore dei Democratici, con il coinvolgimento di alcuni dirigenti della Leonardo SPA. Gli italiani artefici dell’Italian job, hanno testimoniato e comprovato oggettivamente la chiusura del cerchio mortale per i DEM, mediante un satellite italiano che ha allacciato i pastrocchi degli hacker di Francoforte già arrestati con una violenta sparatoria, alle macchine di voto della Dominion in America, marchingegni di Soros ampiamenti conosciuti e lasciati usare proprio con lo scopo di pizzicare i Dem con le mani sporche di sangue elettorale.   Proprio dall’Italia, quindi, è partita la poderosa controffensiva di Trump, che lascia intuire agli occhi più avveduti la possibilità che mai gli uffici di intelligence della Presidenza americana abbiano perso il controllo degli eventi, accettando gli abusi per il fine ultimo di accumularli e punirli in maniera tanto inesorabile quanto divina. Ad esempio, ho sempre avuto il dubbio che Barr, i giudici della Corte Suprema o Pence non fossero dei traditori, e ci ho scommesso sopra ad istinto, ma ora ne sono sempre più certo, perché penso che Trump abbia avuto in pugno la situazione con abilità da prestigiatore. Nemmeno il 6 di gennaio Trump ha perso il controllo, quando il pifferaio magico Mike Pence ha suonato il suo strumento in un teatrino politico globale, per condurre i topi dell’America in una trappola, per un affogamento politico di proporzioni bibliche, anche riuscendo ad indurre media e Social media all’errore e all’autodistruzione con le proprie mani. L’operazione che mi accingo a raccontarvi è stata chiaramente preparata nei minimi dettagli, come la sceneggiatura di un film chiuso con finale ad americanata, e potrete rendervi conto della linearità logica con cui i mezzi, un calvario di sacrifici necessari, siano congrui ai fini, cioè distruggere la tirannide globale e abbattere qualsiasi forma di schiavitù finanziaria o sanitaria degli esseri umani.  
 La fredda cronaca degli ultimi giorni ci porta al dichiarato stato di emergenza per il Distretto di Columbia attraverso cui il presidente ha autorizzato la FEMA, cioè l’ente federale per la gestione delle emergenze nazionali, a coordinare tutte le azioni volte ad affrontare i pericoli di una qualsiasi calamità a danno del Popolo americano. La FEMA fondamentalmente è assimilabile alla nostra Protezione Civile, quindi è un mezzo che di per sé non è buono né cattivo, poiché è il fine con cui agisce che rende questo mezzo malvagio o benevolo. La FEMA ha la possibilità tecnica di concentrare e gestire una massa di persone in un campo di concentramento, e tutti coloro i quali pensavano che fosse stata rafforzata da Obama non per poter salvare masse di persone dagli uragani, ma per segregare fino a 30 milioni di americani in ottica di dittatura sanitaria, si ritrovano in una situazione di godimento assoluto, perché ad essere segregati nei palazzi del potere di Washington, potranno essere le élite di Obama e del Nuovo Ordine Mondiale. La FEMA, a differenza della nostra Protezione Civile italiana usata per indurci a cedere al Great Reset dolcemente sfruttando il virus cinese, può mobilitare risorse umane ma anche militari in quanto direttamente collegata al Dipartimento per la sicurezza interna (Homeland Security).  Il presidente per legge (Stafford Act) può ordinare a qualsiasi agenzia federale di utilizzare le proprie risorse per aiutare il governo statale negli sforzi di assistenza di emergenza, coinvolgendo e utilizzando soldati.  Improvvisamente la casa dei politici è finita nelle mani del Presidente e dell’Esercito da lui comandato, poiché se è vero che in prima istanza è il governatore statale a dover richiedere l’assistenza della FEMA, è anche vero che una volta dichiarata l’emergenza le redini sono nelle uniche mani del Comandate in Capo.  La quantità spropositata di militari che in questi giorni confluisce nella capitale degli USA, è una esibizione di muscoli che stanno intimorendo i Dem, sempre più sull’orlo di una crisi di nervi, ed infatti hanno chiesto loro 4 giorni fa di posticipare i meeting per raccordarsi sulla cerimonia del 20 gennaio oggi. La celebrazione di Biden adesso siamo noi, i trumpiani, che non vediamo l’ora si faccia. A Washington, città che porta il nome di un generale firmatario della Carta del 1776, sono arrivati blindati, droni, cecchini, posti di blocco, recinzioni alte due metri con filo spinato ritorto verso l’interno dei luoghi presidiati dai militari e non verso l’esterno, in una cornice di coprifuoco totale già molti giorni prima del giorno 20, portando sgomento negli stessi cittadini americani e panico nelle fila dei Dem. Pelosi e compagnia bella sanno molto bene che i tafferugli e i morti che ci sono ‘scappati’ la Befana sono stati realizzato dalle sedizioni di loro membri Antifà, quindi il giorno in cui il loro successo deve trovare l’apoteosi, chi è che dovrebbe scatenare cotante violenze, e perché Trump ci terrebbe così tanto a proteggere la celebrazione del colossale torto da lui subito? l’Esercito e i suoi potenti mezzi a cosa serviranno? Serviranno a proteggere i palazzi del potere dal Popolo americano inferocito per le declassificazioni degli scheletri nell’armadio Dem, oppure a proteggere il Popolo dai politici strumentalizzati dalla Cina e dalle èlite bancarie, segregandoli in massa in alcuni Km quadri per poi spegnere la luce?
Da tutto il paese stanno convergendo anche corpi della Guardia Nazionale, persino dal governatorato di Puerto Rico. Guido Lombardi mi ha fatto osservare che ogni stato federato ha il proprio corpo della Guardia Nazionale e tutti i 54 corpi (ci sono 4 territori oltre ai 50 Stati) rispondono al governatore del rispettivo stato (o territorio), ma a differenza delle varie forze armate, la Guardia Nazionale  è composta da riservisti e agisce sotto il controllo dei vari governatori, i quali possono mobilitarla all’interno dello stato in casi di calamità ed emergenze, ma la National Guard di ciascuno Stato può essere impiegata in servizio federale per respingere un’invasione o reprimere rivolte. Può svolgere servizio di polizia/ordine pubblico federale se gli USA o parte di loro vengono invasi o sono in pericolo di invasione per opera di una nazione straniera.  Per questo motivo chi in questi giorni fa riferimento all’Insurrection Act con cui Trump può attuare un dispiegamento di truppe della Guardia Nazionale e dei militari federali sul territorio, espone una possibilità concreta che Trump ha e che può giocarsi da istrionico gigante quale lui è, pronto a prendersi un posto da gigante della Storia.  L’americanata, cioè l’happy end che tutti i suoi sostenitori si aspettano sin dal 2016, quando in moltissime manifestazioni lo slogan ‘HILLARY in THE PRISON’, surclassava pure gli slogan ‘MAKE AMERICA GREAT AGAIN’ e ‘AMERICA FIRST’, non è solo nelle sue corde, è proprio Donald Trump in carne ed ossa!  Pensateci bene: è possibile che Trump, un uomo che ha nel colpo di scena il suo tratto distintivo, non ci regali questo colpo di scena che sintetizza plasticamente i due super slogan, Make America Great Again, e Hillary in the Prison? Trump  prima di diventare Presidente irrompeva negli incontri di Wrestling, rompendo il politicamente corretto perché lui era un esterno del pubblico,  partecipando fisicamente alle risse a scapito dei cattivi per riequilibrare gli esiti della competizione, e dal 2004 al 2014 si è imposto in TV con il reality show  Apprentice, in veste di personaggio molto generoso quando si trattava di premiare i bravi lavoratori ossequiosi dell’etica americana, ma anche uno spietato ‘punisher’ dei  cattivi lavoratori, specie se falsi, corrotti o malvagi. Le persone che si erano comportate male  venivano licenziate in TV così dando esempio ad una generazione di giovani americani che il bene e il male non sono tutto uno, ma si distinguono e si devono separare nella sorte buona e cattiva,  anche ricorrendo ad una spada da cavaliere o da  San Michele Arcangelo, se occorresse.
 Perciò mi aspetto che l’America rimanga fedele a sé stessa, e ci dia un esempio di Democrazia, di Civiltà, e di come il Sogno americano al termine di questa storia possa uscirne più forte e potente di prima. Deve per forza essere così!
Io sono cresciuto da adolescente con i miti americani di Top Gun, Rambo, Rocky Balboa e dei personaggi dei film d’azione con Nicolas Cage e Bruce Willis, e perciò l’americanata in finale di reality politico è assolutamente certa, perché a condurre il gioco non è stata la marionetta di una élite di burattinai banchieri di Ginevra, ma chi crede nell’America First e ne è un esempio palese.
Alle mie lettrici, che essendo donne hanno intuito femminile, chiedo se è possibile che Trump non abbia le palle per fare la cosa giusta. Il Sogno Americano esiste nel Make America Great Again e viceversa, e come possa esserci un Trump in futuro se lui non dimostrasse al Sogno Americano di esserci ora. Non è possibile nemmeno pensarlo! Sarebbe come immaginare di vedere Pretty Woman e Julia Roberts che alla fine non si ritrova Richard Gere sotto la finestra, con un mazzo di fiori e la favola che Lei aveva chiesto a lui? Julia Roberts, la sua favola se l’era conquistata nel film, non certo dopo il sesso che da prostituta aveva potuto offrire, un aspetto incidentale e marginale, ma dopo aver curato l’anima inquieta di un finanziere, e averlo portato sulla strada giusta del sostegno all’economia reale, e non della finanza d’assalto, della speculazione e della sopraffazione degli esseri umani più deboli perché meno intelligenti. Secondo voi sarebbe possibile? Ed ancora, sarebbe un sogno americano quello in cui ‘Una donna in carriera’ con Melany Griffith, alla fine non fa carriera, e continua ad essere una lavoratrice sfruttata e maltrattata da Sigourny Wevaer? Tess McGill era una giovane segretaria che viveva alla periferia di New York, con il sogno di sfondare nell’alta finanza, ma una serie di vicende la videro patire e soffrire il ruolo di sottoposta oppressa. Tess confidò a Parker (Sigourny Wevaer) una propria brillante idea di progetto per le Trask Industries, ma Parker la raggira con inganno dissuadendola, per appropriarsi del progetto. Quando Parker si frattura una gamba e resta costretta a letto per due settimane, Tess scopre del furto e decide di riappropriarsi del suo merito, ma sul finire del film sembra che Parker riesca prevalere imponendosi con arroganza. Tess sembrava destinata alla sconfitta, ed essere ancora costretta per anni a compiere mansioni umili per capi che la maltrattavano e il suo riscatto, sembrava non potesse mai arrivare. Ma alla fine del film ecco l’americanata, e tutti poterono riconoscere il merito a Tess, con un compiacimento che echeggiava nel nostro Io profondo, che comprende cosa è giusto e cosa è sbagliato in forza di un Diritto Naturale. Così come non compiacersi della morale profonda nel film il Diavolo Veste Prada, che termina con una portentosa americanata che schiaccia il satanismo. Andy  (Anne Hathaway) è una giovane laureata che si accinge ad affrontare la vita, quando allo scopo di fare esperienza si imbatte in Miranda Prestley (Meryl Streep), emblema del mondo apparente e patinato, che può portare enormi e comodi vantaggi, il motivo per il quale Andy accetta le angherie del suo capo, una ‘diavolessa’  che piano piano  snatura i principi e le certezze della ragazza, travolgendola in un mondo accattivante, specie quando un affascinante ma vacuo giornalista freelance la seduce a Parigi, portandola al punto più basso della storia, quando dovrà lasciare il suo fidanzato, un cuoco italiano.  Andy però capisce il precipizio verso cui si è avviata, rendendosi conto che non è che stesse vivendo tanto bene, proprio come l’infelice e arcigna Miranda Prestley, quello che anche lei sarebbe diventate se non ci fosse stata l’americanata finale.  Di fronte alla possibilità di vedersi dipinta come una possibile “nuova Miranda”, per il torto che aveva fatto alla sua collega Emiliy, oltre che a suo Padre e al suo ragazzo cornificato, Andy capisce che la strada intrapresa era lontana dal mondo che nel profondo suo ‘Io’ le apparteneva, quindi sfida il Diavolo fino a quel momento vincente,  ed esce dall’auto girando le spalle a Miranda, che la chiama al telefono per recuperarla, ma non ce la fa, perché Andy è più forte, vede il numero e getta via il cellulare. Tornata a New York, Andy poi recupera il rapporto con il fidanzato, e viene assunta come giornalista per un piccolo giornale occupandosi di dire anche a pochi lettori quello che è vero, in verità anche grazie alle referenze della sua ex diabolico capo. Nell’ultima scena il clou dell’americanata, Andy rincontra Miranda per caso proprio davanti all’edificio della rivista multinazionale e le rivolge un sorriso salutandola, ma Miranda la guarda ed entra in auto fingendo l’indifferenza di chi è stato sconfitto. Solo una volta dentro l’auto, lontano da occhi indiscreti, Miranda si lascerà scappare un sorriso, il segno eccezionale che testimoniava di esser stata sorpresa. Nel Diavolo veste Prada pare quasi che il Diavolo abbia fatto un suo onesto lavoro, e che alla fine fosse sorpreso, stizzito ma compiaciuto di fronte ad una superiore manifestazione divina. 
Chiunque creda nell’essere umano, sa che presto ci sarà un’americanata nei prossimi giorni, e che Biden non vincerà. Per tutti gli altri, comunque vada, ci sarà una vita funestata da Miranda Prestley a cui loro non sono riusciti a sfuggire, e che ovviamente li guarderà  con schifo, per maltrattarli e non rispettarli, senza minimamente riservare loro un qualche sorriso di compiacimento, che pure il Diavolo ha quando incontra il Divino.
Gli esiti della Democrazia Americana stanno girando contro il Diavolo, e i segnali di  ciò sono palesi con le ‘combinazioni’ fortuite di un crollo fisico dei due pilastri della Cabala: i khazari e il Vaticano preda  totale dei gesuiti. L’altro ieri è morto il barone Benjamin de Rothschild, il numero 1° della holding a capo dell’impero finanziario più forte del Mondo. A molti sfugge cosa significhi questa notizia, cioè la morte di un pezzo grosso della Cabala che controlla tutte le top bank continentali e quindi le banche Centrali, BCE inclusa.  La costruzione dell’impero Rothschild iniziò quando i due fratelli Nathan (da Londra) e James (da Parigi) giocarono con il Mondo scatenando le guerre napoleoniche. Non sono sicuro che costui sia effettivamente morto, poiché gente di quel livello ha la forza di sparire e inscenare la propria morte, tuttavia il segnale nella situazione politica attuale è sempre quello di un cedimento strutturale del Nuovo Ordine Mondiale. 
Identica situazione si scorge nel Vaticano gesuita, che sembra pagare alcune insolenze papali, tra cui  lo schiaffo alla cristiana cinese che a Capodanno si aggrappò alla mano del Pontefice esortandolo con una energica presa a proteggere i cristiani cinesi sotto la dittatura comunista, venendo  schiaffeggiata sulla mano, oppure lo ‘schiaffo morale’ rifilato a Mike Pompeo, che Bergoglio si rifiutò di incontrare ad ottobre.  Dalla Cina è arrivato il Covid 19 e potrebbe essere la fine del potentato gesuita in Vaticano, poiché molti potenti arcivescovi stanno cadendo come mosche.   Ne sono morti 9 solo questa settimana, la maggior parte dei quali in Svizzera, molti dei quali sopra i 70 anni ma uno, un pupillo di Bergoglio, intorno ai 50. Che sfortuna!? Il Vaticano 7 giorni fa era stato funestato da un black out misterioso, e qualcuno ha pure sentito degli spari, ma quello di molto ‘sfortunato’ che risulta essere accaduto, è che il giorno seguente sarebbe deceduto il medico personale ed amico di Bergoglio,  per Covid19.
Cosa sta succedendo? Sta succedendo forse un regolamento di conti di portata biblica?
Ognuno si faccia la propria idea, certo è che la mole di documenti desecretati da Trump sono destinati a sconvolgere il Mondo, qualsiasi cosa deciderà di fare Biden e la sua armata brancaleone, senza alcun più favore delle stelle. Biden sfiderà Trump e il botteghino americano privando l’America della sua americanata? No, non è possibile. Tra Trump e Biden chi è lo stallone italoamericano che finora ha incassato pugni dall’inizio alla fine, ma è rimasto in piedi all’ultimo round contro il pugile comunista che avrebbe dovuto spezzarlo in due? 
Il finale da botteghino, cioè l’Americanata, per me è l’essenza stessa dell’America, e comunque i Dem decidano, presentarsi a Washington per reclamare la loro legittima refurtiva, oppure chinare il capo al cospetto del Sogno americano, sarà impossibile fermare una inondazione di  sdegno popolare che arriverà con la furia degli eroi della Marvel su di una Democrazia lacerata dalla corruzione e non da una divisione che non ci sarebbe più, facendo sguainare la spada all’arbitro supremo che ha fondato gli Stati Uniti: l’Esercito americano.
Trump non avrebbe potuto fare altrimenti rispetto a quello che può fare stando dalla parte del Popolo, della Legge e dell’Esercito, e non avrebbe mai potuto agire prima per bonificare la palude, poiché la maggioranza 2/3 al Senato per cacciarlo con il pretesto  Russiagate, era fattibile se avesse alzato troppo il capo uno o due anni fa. Come possono comportarsi i media e i social media per inquinare la verità e tapparci la bocca, lo sappiamo adesso, e come si sono comportati 94 senatori su 100 lo abbiamo visto il 6 di gennaio.  Ma l’impeachment oggi non è possibile e la situazione si è ribaltata con un’americanata in arrivo, perché il 100% dei Dem insieme all’80% dei Repubblicani sono tutti politici ‘dead man walking’, cioè fottuti politicamente,  perchè ‘l’impeachment’ lo subiranno tutti i congressman, i lobbisti delle multinazionali degenerate e i giudici di Washington, se non si metteranno in linea con i principi di una Nazione improntata al riconoscimento di Dio e non a quello di Satana.
In conclusione vi parlerò di Joe M, e sono certo che quantunque sia un argomento per lettori, manderò in solluchero soprattutto le mie lettrici, che al termine dell’articolo inizieranno a farsi un’idea su chi sia quest’uomo tenebroso accanto a Trump, e sulle cui parole ho ispirato questo lungo articolo.
La foto con cui Joe M si pone è esteticamente assai sgradevole (un teschio) ed è quella di un personaggio di fantasia su cui si può fissare la mente di un uomo nato intorno agli anni 60, e che ha grandi torti da vendicare.   La foto è quella del Punisher (il Punitore) e si tratta di un antieroe immaginario che compare nei fumetti pubblicati dalla Marvel insieme all’Uomo Ragno e Capitan America. The Punisher fece la sua prima apparizione grazie alla penna di Conway, il creatore dell’Uomo Ragno.  La natura brutale e la volontà di uccidere del Punitore lo resero un’anomalia nei fumetti americani, quando alla fine degli anni ’80, il Punitore faceva parte di un’ondata di antieroi psicologicamente particolari essendo stati turbati da un trauma infantile. Apparve per la prima volta inThe Amazing Spider-Man (1974), e il Punitore era inizialmente un antagonista dell’eroe riconosciuto e accettato dal pubblico, l’Uomo Ragno. Il personaggio è descritto come un vendicativo con sete di sangue che sfoga volendo uccidere i cattivi, qualcosa che la maggior parte dei supereroi dell’epoca si astiene dal fare, nel senso che tutti si limitavano a consegnarli alla Giustizia o metterli semplicemente in una rete. The Punisher no, ed ha dei limiti umani e dei superpoteri molto umani, perché è un abile tiratore ma soprattutto un abilissimo stratega, con un temperamento feroce in segno di notevole frustrazione per l’uccisione dei suoi familiari operata dai cattivi quando lui era molto piccolo. L’uomo è assai complesso, tenebroso ma affascinante, perché impegnato in un’ampia ricerca all’interno della sua anima su quale sia la cosa giusta da fare, e sebbene non abbia scrupoli nell’uccidere, e dovesse essere destinato ad un ruolo di secondo piano dall’autore, consegue popolarità imprevista. Pur rimanendo eroe di secondo livello al grande pubblico, diviene una leggenda tra gli appassionati del genere. The Punisher lavora nell’ombra, come se fosse inesistente, ma accompagnando eroi molto più popolari di lui, come l’Uomo Ragno e Capitan America, fa spiccare la sua profondità d’animo e diviene protagonista assoluto in una dimensione psicologica con la sua forza d’animo complessa, che giustifica tutta la brutalità che lui dosa in ragione degli eventi da lui subiti durante l’infanzia. Questo è il personaggio con cui Joe M si presenta, spiegando a tutti noi la situazione di trappola totale in cui sono finiti i Dem: cosa faranno, penseranno che Q è un bluff, come abbiamo dato ad intendere finora, o realtà? Cosa faranno, cederanno consegnandosi ai muscoli di Capitan America a cui riconoscere la Presidenza, oppure andranno andranno a Washington il 20 con il rischio di finire nella rete che l’Uomo Ragno ha approntato per tutti loro a Washington seguendo la strategia di Q Joe M alias the Punisher (il punitore)? La curiosità su chi possa essere Joe M della organizzazione Q, è enorme, e chissà se sarà mai soddisfatta.  

 
Q è stata fondata da John Fitzgerald kennedy per combattere la Cabala, perché il grande Presidente dei Democratici negli anni ’60 si rendeva conto che la segretezza con cui operavano i suoi nemici, era la loro più grande forza, e per questo creò questo corpo di intelligence protetto da un livello di segretezza estrema, indipendente da FBI e CIA. La Cabala comprese che questo Kennedy era un uomo fuori dal comune e quindi molto pericoloso in ragione di uno slancio cristiano contagioso, e perciò lo uccise spappolandogli il cervello in una strada di Dallas nel novembre del 1963, infliggendo ai suoi figli una frustrazione che nessuno di noi potrà evidentemente immaginare, atteso che nessuno di noi ha per fortuna visto la propria madre disperata mentre cerca di recuperare materia cerebrale del marito che scivola via dal cofano dell’auto presidenziale. Il fratello di J.F. Kennedy, Robert Kennedy, ci provò a seguire le orme del fratello nel 1968, ma evidentemente era diventato un problema di consapevolezza famigliare, perché dopo aver vinto le primarie ed essersi avviato a diventare Presidente, fu anche lui ucciso dalla Cabala con un’esecuzione a bruciapelo in un contesto politico. Sul finire degli anni 90, il giovane John John figlio di JFK e nipote di Robert avrebbe dovuto sfidare Hillary a New York per arrivare in Senato e provare una carriera politica significativa, che si era prefissato di portare avanti avendo in mente le riforme finanziarie che aveva in mente il padre, cioè l’emissione della moneta a credito e la fine della schiavitù degli esseri umani. Pensate che tra i suoi amici Jonh Jonh aveva anche l’erede dei Rothschild in America, un ragazzo di cui si narrano le doti di grande intelligenza, sicuramente di famiglia, ma che sembrava la classica pecora nera, poiché era orientato a voler cambiare il Mondo avendo le stesse idee di John John.  Purtroppo nel 1999 l’aereo privato del rampollo Kennedy si inabissò con la moglie e cognata, e quattro giorni dopo a 30 metri di profondità un solo corpo fu trovato, stranamente ben attaccato al Piper, che si è poi presunto essere quello del figlio appena trentottenne dell’ex presidente USA ammazzato a Dallas. Pochi mesi dopo, anche il rampollo dei Rothschild, la pecora nera o bianca qualsivoglia, morì nel corso di una festa newyorchese, ufficialmente per un’overdose di droga, anche se alcuni asserirono che non fosse il genere di vizi di quel giovane ragazzo venuto fuori dalla famiglia più ricca e potente del Mondo. Tuttavia nel 2001 le Twin Tower crollarono e con esse i server e i piani tecnici per impostare Gesara, cioè l’emissione della moneta a credito, come avrebbe voluto realizzare John John, anche per portare avanti il testimone di suo padre John Fitzgerald Kennedy, con il favore di tutti gli uomini liberi e forti che credono nell’Umanità a prescindere dal loro cognome, dal loro ceto, dal colore della loro pelle e dalla loro nazionalità. In quegli anni c’era però anche un outsider, un altro rampante newyorchese sbruffoncello e molto poco temuto dalle èlite, anche se stoffa ne aveva perchè era riuscito a farsi rispettare tirando su grattacieli a Manhattan, senza che qualcuno lo avesse autorizzato. Il ragazzo aveva un cognome molto meno blasonato rispetto a quello dei Kennedy o dei Rothschid, e di lui il Presidente antièlite anni 80 di nome Ronad Reagan disse che un giorno sarebbe diventato un Presidente modello Capitan America. 
Questo giovane uomo si chiamava Donald Trump. In conclusione lasciatemi finire con la madre di tutte le americanate: chi, se non un editore appassionato di fumetti avrebbe potuto pensare di accompagnare Capitan America avendo capito l’importanza di agire in anonimato e con una meticolosa e complessa strategia che la Cabala non avrebbe saputo leggere? Chi, se non un uomo maturo nel cuore di un bambino chiuso della sua stanza negli anni 70, mentre mitigava la sua frustrazione esistenziale sognando di far intrappolare tutti i cattivi nella rete dell’Uomo Ragno o far prendere a cazzotti da capitan America?  Oh sì, solo The Punisher, alias Q-Joe M, alias… avrebbe potuto sognarlo.  Come disse un matto di nome Enzo Ferrari, se puoi sognare una simile cosa, allora puoi anche farla. È di tutta evidenza che qualcuno l’ha sognata questa strategia, e io ho una mia idea ben precisa su chi possa essere stato.(NO IO NO. ANCORA NO......ma posso apprendere )

TERRA-MARE : SCHMITT CON JAYNES

  Terra e Mare , proprio oggi che la tensione tra l'ultima vera potenza di terra la Russia e la naturale  erede della tradizione di mare...