venerdì 27 novembre 2020

STA SCHERZANDO MISTER FEYNMAN

 

"sta scherzando mister Feynman?" eh si!... É un po' come il latte o limone nel te'... "tutti e due!" giusto giusto la sera me ne rileggo un paio di capitoli Eh si !!!! Feynman è sempre spiritoso, ironico e ovviamente geniale : in questo particolare esperimento utilizza un soldato, un fucile mitragliatore e i suoi proiettili, riprendendo pari pari lo schema delle 2 fenditure. Il fucile è posto dietro a un foro fatto in una parete. L’arma, però, spara a casaccio in tutte le direzioni e non solo davanti a sé, lungo una linea fissa e determinata. Probabilmente è un’arma vecchia e sgangherata oppure il soldato è un po’ ubriaco. Meglio così, fa proprio al caso nostro. A una certa distanza davanti alla prima parete ne inseriamo un’altra, sempre di metallo e capace di fermare i proiettili che vi piombano addosso. In questa pratichiamo i due fori o -meglio- fenditure 1 e 2. Esse permetteranno di proseguire solo ai proiettili che le attraversano. Infine, a distanza ancora maggiore, poniamo un’altra parete di metallo, coperta con qualche materiale simile alla sabbia che intrappoli il proiettile che vi giunge. Questa permette di raccogliere i proiettili che l’hanno colpita e contarli, dopo aver sparato una raffica. Ovviamente, i proiettili escono dal fucile uno alla volta e quindi non possono urtarsi tra di loro, durante il viaggio, e nemmeno rompersi o dividersi in più pezzi. Conseguentemente, i proiettili che arrivano sulla sabbia lo fanno uno alla volta e sono perfettamente integri. Sembra una cosa ovvia, ma tenetela bene a mente. La Fig. 10 rappresenta la configurazione del nostro esperimento. Questa figura e la 13 e la 15 che seguiranno sono piuttosto approssimative, anche se più che sufficienti per definire il problema. Le uso perché credo (non ne sono completamente sicuro) siano proprio gli schizzi di Feynman. Alla meraviglia si aggiunge anche un po’ di emozione.


Diamo il via al soldato. Immaginiamo che la raffica sia stata lunghissima e che quindi abbia sparato un numero molto alto di proiettili (i grandi numeri sono fondamentali per parlare di probabilità). Contiamo i proiettili finiti nella sabbia in funzione della posizione che hanno. Anzi, facciamo qualcosa di ancora più raffinato matematicamente. Calcoliamo la percentuale di proiettili arrivati nelle diverse posizioni. In tal modo si ha immediatamente la probabilità che una certa posizione della lastra ha di essere raggiunta da un proiettile. Potevamo fare lo stesso in modo ancora più preciso. Mettere una “scatola” o un “barattolo” pieno di sabbia in posizioni sempre diverse della parete finale e sparare ogni volta 100 o 1000 o 10000 proiettili. Contare quanti ne giungevano nella scatola e stabilire la probabilità per la scatola in quella posizione. Poi facevamo scorrere la scatola in un altro punto (in modo continuativo e completo) e via con altri 100 o 1000 o 10000 colpi. Alla fine avevamo nuovamente la probabilità di ogni punto della parete di essere colpito a parità di colpi sparati. Insomma, la scatola può essere considerata un rivelatore di proiettili e quindi di probabilità.

In un modo o nell’altro possiamo facilmente disegnare la curva della probabilità in funzione di una certa coordinata x, che indica la posizione lungo la piastra di raccolta. Comunque, proiettili o probabilità che siano, la parete finale assomiglierebbe alla figura, dove le strisce scure sono le due zone maggiormente colpite. Al massimo due e non più di due.


Qualcuno potrebbe dire: “Perché non contare i proiettili, senza fare troppi passaggi matematici?” La risposta sarà ovvia alla fine dell’articolo. Abbiamo bisogno di parlare in termini di probabilità, dato che i proiettili che useremo dopo hanno un comportamento assai più strano di quello delle pallottole. La curva di probabilità ha una forma simile a quella segnata come N12. Ovviamente, se il soldato mirasse con precisione, i proiettili si troverebbero quasi esattamente dietro alle due fenditure. Invece è ubriaco, spara a casaccio e i proiettili entrano inclinati o toccano le pareti delle fenditure e rimbalzano. In altre parole, possono cadere nella scatola anche quando è spostata rispetto alle fenditure, pur se in numero minore. Ne segue che la linea della probabilità descrive una curva che ha due picchi in corrispondenza delle due fenditure (più o meno) e poi si smorza. Questa curva dipende molto dalla distanza tra le due fenditure, come vedremo tra poco.Cosa rappresenta la curva della probabilità N12? Sicuramente è la somma dei proiettili entrati attraverso 1 e quelli entrati attraverso 2, espressa come probabilità. E’ una cosa ovvia, pensando che ogni proiettile è un singolo oggetto perfettamente definito. In altre parole, il proiettile è visibile e localizzabile lungo tutto il suo percorso. Tenete bene a mente questa frase, mi raccomando. Per averne la certezza, però, basta fare una prova semplicissima (è meglio essere sicuri di ciò che facciamo perché tra poco l’apparenza ingannerà e come!). Chiudiamo la fenditura 2 e rifacciamo tutto l’esperimento. Otterremmo la curva di probabilità N1. Poi chiudiamo la fenditura 1 e ricominciamo tutto da capo. Si avrà la curva N2. Se il numero di colpi è sufficientemente alto, la statistica ci assicura che N12 è esattamente la somma di N1 più N2. Come già detto, ogni proiettile è un singolo oggetto e quindi il loro numero totale si ottiene sommando i proiettili che arrivano sulla scatola, indipendentemente dal fatto che provengano da 1 o da 2. Questo fatto si ripercuote pari pari sulla probabilità.Meglio essere ancora più semplici. Se spariamo cento colpi con solo la fenditura 1 aperta e poniamo la scatola con la sabbia in una certa posizione, verifichiamo, ad esempio, che soltanto 10 proiettili l’hanno centrata. La probabilità è quindi data da 10/100. Chiudiamo 1 e apriamo 2, mantenendo, però, la scatola di sabbia sempre nella stessa posizione. Questa volta attraverso 2 arriveranno sulla scatola solo 4 proiettili su 100 sparati. Il che vuol dire una probabilità del 4/100. Possiamo quindi dire che la probabilità di avere un proiettile nella scatola è il 10% attraverso la fenditura 1 e il 4% attraverso la fenditura due. Apriamole ora entrambe e spariamo nuovamente 100 colpi con la scatola (svuotata) sempre nella stessa posizione. E’ ovvio che 10 proiettili arriveranno sulla scatola attraverso 1 e soltanto 4 attraverso 2. In totale avremo 14 proiettili, su 100 sparati, finiti nella scatola. La probabilità è allora del 14%, proprio uguale alla somma delle probabilità ottenute aprendo singolarmente le due fenditure. Ricapitolando, la probabilità relativa ai proiettili che provengono da entrambe le fenditure è uguale alla somma delle probabilità relative a ogni singola fenditura. Ne deriva, quindi, che il valore massimo della somma delle probabilità delle singole fenditure (ossia la massima probabilità con entrambe le fenditure aperte) può verificarsi anche nel punto medio tra di loro, se queste sono molto vicine. Lo vediamo nella Fig. 12, per varie posizioni. Comunque, questo è un problema decisamente secondario che ho toccato solo per non creare una confusione del tutto inutile e spiegabilissima: ce ne saranno di ben più importanti. I massimi di probabilità possono essere due o diventare uno solo, ma questo dipende solo dalla distanza tra le fenditure e non dal comportamento dei proiettili. Attenzione, quindi a non confondere questo risultato con la frangia d’interferenza luminosa che è sempre al centro delle due fenditure. La cosa veramente importante nel caso dei proiettili è che la curva somma rimane sempre uguale alla somma delle curve singole.


Questo risultato appare ovvio e addirittura “stupido” a tutti noi abituati a vivere la realtà quotidiana. Tuttavia, descrive un fenomeno che diventerà ben più importante tra poco: non vi è stata interferenza, ossia i proiettili non si sono disturbati reciprocamente (d’altra parte non potevano farlo, secondo la nostra logica). Nell’esperimento appena fatto, i proiettili escono, infatti, uno alla volta e non si possono urtare tra loro. Chi arriva arriva, e il suo destino è indipendente da quello che fanno gli altri. Quanto è importante la parola “indipendente”! E quanto è legata alla nostra visione logica del mondo.

Fatemi scrivere una banale formula, che ci sarà utile per confrontarla con quelle (pochissime) successive.

N12 = N1 + N2 nessuna interferenza

Passiamo adesso alle onde marine o qualcosa del genere. Abbiamo già parlato di questa situazione, ma non è male ripeterla sia per non interrompere la sequenza logica ideata da Feynman, sia perché tornare su certi concetti non fa mai male.

Una piscina bucata

La sorgente adesso non è più il fucile, ma una grande massa d’acqua, che preme dietro la prima parete. In quella parete c’è un foro, da cui l’acqua riesce a passare e si riversa al di là del muro. Lo fa producendo un’onda composta di creste e depressioni (massimi e minimi). Per causare un’onda, basta che si agiti l’acqua prima della parete: più viene agitata e più l’onda aumenta. Per essere più esatti, si origina un treno di onde, una dietro l’altra, separate tra loro da quella che viene chiamata lunghezza d’onda (distanza tra due creste o tra due depressioni). Ad un certa distanza poniamo nuovamente la parete con le due strette fenditure, come nel caso dei proiettili. L’onda che si è formata dopo la prima apertura colpisce la seconda parete e riesce ad attraversarla dove ci sono le due fenditure. Cosa succede a questo punto? L’onda, passando dalle fenditure, si divide in due nuove onde che mantengono la stessa lunghezza di quella originaria. In altre parole, è come dire che, se l’apertura è abbastanza piccola, essa dà origine a una nuova onda che si propaga da lei, come se si fosse scagliato un sasso proprio in quel punto. Di questo comportamento avevamo già parlato a proposito della luce. In realtà, al posto dell’acqua potremmo considerare onde luminose (come ha fatto Young) e otterremmo lo stesso risultato, almeno apparentemente e a una prima visione sommaria.

Torniamo alle due onde originatesi nelle due fenditure. Esse proseguono verso la terza parete dove prima avevamo messo la sabbia per i proiettili. Adesso, dobbiamo cambiare rivelatore. Scegliamo, ad esempio un tappo di sughero. Quando l’onda arriva sull’ultima parete lui si alza e si abbassa seguendo le creste e le depressioni. L’esperimento si vede in Fig. 13. Come abbiamo fatto prima, con la scatola piena di sabbia, spostiamo il tappo lungo tutta la parete e vediamo come varia l’altezza che riesce a raggiungere. In realtà, ciò che a noi interessa è l’energia che viene rilasciata dall’onda al tappo o -sepreferite- la sua intensità.


Stiamo attenti a non confondere l’ampiezza di un onda con la sua intensità. Nel caso del fucile, energia rilasciata e proiettile erano praticamente la stessa cosa, dato che ogni proiettile rilasciava la stessa energia. Per le onde, la situazione è leggermente più complicata. Si può dimostrare (non lo facciamo perché bisognerebbe eseguire parecchi calcoli matematici, però credeteci!) che l’intensità è proporzionale al quadrato dell’altezza. D’altra parte a noi interessa proprio l’intensità o energia rilasciata, per confrontarla, ad esempio, con quella della luce o dei proiettili. La curva finale, in funzione della posizione del tappo lungo la parete, è ben più strana della N12 del caso precedente. Ciò che si vede è una figura che sembra anch’essa un’onda, un continuo sali e scendi, senza nessuna relazione con la posizione delle due fenditure. O -meglio- dipendente dalla distanza tra loro, nel senso che l’oscillazione che si nota sulla parete può stringersi o allargarsi. La struttura a strisce, però, non cambia. Il risultato (lo conosciamo bene) non è altro che il fenomeno dell’interferenza delle onde. E’ estremamente simile a quello ottenuto da Young con la luce. D’altra parte Young aveva detto che la luce si propagava per onde proprio perché il suo comportamento era uguale a quello delle onde marine. Anche questa seconda fase dell’esperimento è di una banalità quasi sconcertante e nuovamente ovvia. Ma… Feyman è davvero un genio? Aspettate, aspettate… Ricordiamo ancora che nel caso dei proiettili vi erano poche scelte: o arrivava o non arrivava. Nel caso dell’onda, l’energia o intensità dell’onda può assumere tutti i valori compresi tra un massimo e lo zero (acqua piatta). Chiamiamo la curva finale, che descrive la figura d’interferenza, I12. Questa volta, però, per ottenere la curva I12, non possiamo sommare le energie rilasciate al tappo con l’acqua che passa da una sola fenditura aperta, come succedeva nel caso dei proiettili. Per provarlo basta tappare prima 2 e poi 1. Si ottengono separatamente le curve I1 e I2, curve che assomigliano a quelle dei proiettili sparati dal fucile attraverso una sola apertura. Questo è ovvio (rimanendo nella fisica classica) dato che se l’onda passa da una sola fenditura non può interferire con un’altra e quindi ha un comportamento apparentemente simile a quello dei proiettili: un picco che si smorza, allontanandosi dalla direzione centrale, in quanto l’onda perde di intensità. La massima intensità la mostra proprio dove “sbatte” per la prima volta contro la parete. Nel caso dell’interferenza, abbiamo, invece, diversi massimi e minimi (basta considerare una qualsiasi linea parallela alla parete e si vede chiaramente che i massimi e i minimi sono molteplici). L’unica differenza sostanziale tra proiettili passanti da una singola fenditura e onda proveniente anch’essa da una sola apertura è che i proiettili, o -meglio- l’energia rilasciata o, se volete, l’intensità del numero di proiettili, è praticamente il loro numero, nel caso dell’onda l’intensità è proporzionale al quadrato dell’altezza, ossia I1 = h12 e I2 = h22. Dobbiamo paragonare altezze e numero di proiettili, dato che sono le grandezze che rileviamo e che indicano la probabilità finale.

Sappiamo però che le altezze delle onde si sommano e vale la relazione: h1 + h2 = h12. Per l’intensità, ossia per l’energia data al tappo, con entrambe le fenditure aperte, si ha quindi (l’intensità va con il quadrato dell’altezza):

I12 = h122 = (h1 + h2)2 e, sicuramente:

I12 ≠ I1 + I2 interferenza

Bisogna riflettere bene su questa conclusione che, in pratica, fornisce la migliore descrizione della differenza tra onde e di particelle. Queste ultime non mostrano alcun fenomeno di interferenza e la probabilità di trovare una particella in un certo punto con entrambe le fenditure aperte è esattamente la somma delle probabilità di trovare una particella in quello stesso punto chiudendo una fenditura alla volta (N12 = N1 + N2). Le onde mostrano invece un risultato finale diverso. L’intensità dell’onda risultante, a fenditure aperte, non è la somma delle intensità a fenditure alternativamente chiuse. Non è difficile considerare l’intensità come la probabilità di alzarsi di più o di meno del tappo. Rifletteteci un attimo e la cosa diventerà ovvia.

Questo esperimento, che abbiamo fatto con l’acqua, è praticamente lo stesso che Young aveva fatto con la luce. Egli aveva trovato le frange di interferenza e aveva potuto concludere che la luce non poteva essere trasmessa attraverso particelle (proiettili) dato che causava interferenza. Feynam, per adesso, ha solo dato una definizione “matematica” e concettuale della differenza tra onde e particelle che colpiscono un muro.

giovedì 26 novembre 2020

PRAGA 2000

 

Una Praga di inizio millennio: Tender is the night ....Che c’entra con Praga, Francis Scott Fitzgerald? Non siamo a Parigi e nei suoi locali frequentati dagli artisti, dai letterati della Lost Generation nel primo dopoguerra, siamo in una città mitteleuropea e, per di più, solo da pochissimo affrancatasi da una cattività di oltre mezzo secolo che l’ha vista mortificare dalle peggiori ideologie-regimi di tutta la storia dell’umanità. La moderna società dei consumi, che oggi sta prendendo piede anche a Praga, sarà forse meno eclatante in quanto a negatività di nazismo e comunismo, ma di certo non è meno subdola ed è per questo che ci si riferisce a Scott Fitzgerald, una delle prime vittime di tale società. Oltre "Tenera è la notte", sarebbe il caso di rileggersi "Il Grande Gatsby", "Belli e dannati", "Di qua del paradiso" e soprattutto "Gli ultimi fuochi", per valutare appieno quello che un consumismo rampante può fare ai danni dell'individuo, ma anche di una cultura e di una società. "Tenera è la notte" suona anche come metafora della Praga di oggi, possibile toccare le vette di un dolce vivere, ma attenzione a non aprire troppo la porta di una sua mercificazione: la moglie dello scrittore Zelda, potrebbe divenire la personificazione della stessa metafora, dove dalla porta lasciata socchiusa si intravede il fantasma della follia.La notte a Praga può essere davvero tenera e dolcissima, proprio come una fanciulla che balla e fa un castigato streep tease, sul palco di U Zlatého Stromu, un albergo, ristorante, caffè ed anche night club in fondo alla Karlova, oppure può assumere l’aspetto di una delle 100 ragazze che la sera del sabato popolano il Darling, un locale molto più spinto, che sta in una traversa della Piazza San Venceslao. Alle ragazze ceche, si sa, non difetta la bellezza, altezza sul metro e ottanta, un paio di gambe lunghe così, occhi azzurri da perderci il senno e le puoi trovare un po’ dappertutto, nei locali di spogliarello, nelle discoteche, in un affollato caffè, in un qualsiasi posto dove ci raduna, per sentire musica, bere un cocktail fatto a regola d’arte; ti può imbastire, in veste di camerierina, un complicato rituale di preparazione dell’assenzio, può accompagnarti sulle antiche scale che portano alla sala musica della Malostranskà Beseda. Fumo di sigaretta che sembra quasi di poter tagliare nella magica atmosfera dell’ M1 Secret lounge, dell'Enfert Rouge, dell’Ocean drive, solo qualcuno dei numerosi locali in centro città, ma che che non difettano neppure in periferia, ed ancora, libri a disposizione degli avventori e mostre più o meno improvvisate di artisti emergenti, al Globe, alla Týnskà Literàrni Kavàrna, all'Ebel coffe house o magari spettacoli teatrali oltre la solita musica nelle quattro diverse ambientazioni dell’Akropolis, nel popolare quartiere di Žižkov. Il pavimento trasparente della Karlový Lazne e la musica indiavolata del Roxy, i cocktail straordinari del Tretter’s, le volte in mattoni del Kozička, del U Zlate časý,le tette al vento delle fanciulle nella Fabrique e nei numerosi locali un titinin più spinti, ma sopratutto il rosso dell’intonaco di Solidnì Nejistota, che è un pò il ri-assunto (o meglio era, perchè hanno cambiato quell'insicurezza dopo l'aggettivo di solida, in sicurezza), ove quella solida insicurezza dell'origine faceva si che non dimenticassimo mai quella porta rimasta socchiusa , anche se la notte poteva davvero essere tenerissima.

IL DESIDERIO TRA FREUD E LACAN

Lacan diceva "leggere e rileggersi Freud!" io dico "leggere e rileggersi Lacan" e come lui rileggersi tutti coloro che hanno incentrato la loro speculazione sull'unica cosa davvero importante dell'essere umano: il desiderio ! E' sul desiderio che si gioca la partita, dall'inizio alla fine . Lacan è uno di quelli che subito si si interroga sull'oggetto del desiderio e lo chiama piccolo oggetto (a) 
 E' quindi L’oggetto piccolo (a) la causa del desiderio e noi diamo per scontato che il desiderio abbia un’intenzione e che si diriga verso gli oggetti che gli stanno davanti, quindi detta in altri termini significa che il desiderio sarebbe sempre desiderio di qualcosa. Ma, e qui va recuperata la lezione del buddismo è sempre Lacan che ci chiarifica come il merito della filosofia buddista consiste nel mostrare che gli oggetti del desiderio sono illusori, e del tutto evanescenti, ovvero che l’oggetto sarà pure la meta del desiderio ma è parimenti accompagnato ad un’illusione. se quindi è l’oggetto piccolo (a) causa del desiderio, noi non stiamo ad interrogarci sulla meta del desiderio, su ciò verso cui si dirige il desiderio, ma su ciò che causa il desiderio. ed ecco allora che questo nostro "oggetto piccolo a" non ci sta davanti, ma assume un pò la peculiarità dell'ottimo titolo del libro di Gassman "un grande avvenire dietro le spalle" ovvero è situato alle spalle del desiderio come ciò che causa il movimento del desiderio stesso.Mentre gli oggetti del desiderio sono visibili e hanno come si diceva all'inizio, sguardi, espressioni, anche parole "per dirlo" questo fatidico oggetto piccolo (a) è senza immagine; e quindi tutte le immagini dell’oggetto del desiderio sono tutte raffigurazioni inadeguate del carattere invisibile dell’oggetto piccolo (a). Dice Lacan "dobbiamo collocare l’oggetto piccolo (a) dietro al desiderio".dietro alle spalle, un pò come l'avvenire di Gassman- La prima caratteristica dell’oggetto piccolo (a) è quindi che è "dietro" e non davanti. L’oggetto piccolo (a) è causa invisibile e non intenzionale del desiderio. È causa e non meta. si applica su di lui anche il principio della teoria dei tipi logici:presuppone tutti gli elementi del desiderio, ma non è lui un desiderio. È un oggetto però che alla fin fine si riferisce solo a te, è quindi soggettivo, non esterno a te, ma interno, laddove questa interiorità ha una caratteristica apparentemente paradossale tende sempre a manifestarsi all'esterno da te. L’oggetto piccolo (a) appartiene al soggetto, potremmo dire, che è una parte del soggetto, che però il soggetto ritrova come altro da sé. Ed ecco l'insegnamento di Lacan farsi più operativo: per lui difatti l’oggetto piccolo (a) ha le sue matrici nelle zone erogene del corpo che per Freud erano tre: orale, anale e fallica. Ad esse Lacan aggiunge quella vocale e quella scopica. Quindi abbiamo cinque zone erogene, cinque buchi erogeni del corpo, che sono le matrici libidiche dell’oggetto piccolo (a) che sarebbero dunque l’espressione del carattere frammentato del corpo pulsionale. Ma questi oggetti del corpo (il seno, le feci, la voce…) sono oggetti del corpo del soggetto solo in quanto perduti quindi interni/esterni. Il seno è nel corpo del soggetto in quanto traccia lasciata dal mio rapporto originario con il seno, ma in quanto perduto è totalmente esterno- Sono oggetti del corpo ma separati dal corpo. Sono oggetti che strutturano il corpo in quanto corpo pulsionale ma sono oggetti staccati dal corpo, separati dal corpo.
Nella misura in cui sono oggetti staccati dal corpo sono oggetti perduti e sono oggetti che causano il desiderio. È solo nella misura in cui sono oggetti perduti che diventano oggetti causa del desiderio. Il fantasma non è altro che uno schema inconscio singolare, soggettivo, non universale presente in ciascuno di noi; ciascuno ha il suo fantasma-dice Lacan- che permette a ciascuno di noi di ritrovare l’oggetto perduto, l’oggetto che causa il desiderio.... ed è in tal senso che dobbiamo fare una maniacale attenzione a quanto il mondo ci mette a disposizione: dalla lacrima sul viso, ad uno sguardo, ad una mezza parola. Lacan non è certo un pensatore per tutti - ci mancherebbe solo che lo fosse - la va a pochi! anzi a pochissimi! elidiamo la democrazia dall'intelligenza, quella lasciamola ai poveri di spirito che qualcuno ha chiamato beati e a quelli che credono al sol dell'avvenire, alla salvezza eterna, all'odio di classe (andatevi a vedere come rispose Lacan agli studenti che volevano coinvolgere in quell'idiozia del '68) Li rimandò ai problemi dell'Edipo, anche se, io da parte mia più attento ai problemi del desiderio, gli avrei piuttosto suggerito di andare ad occuparsi di Narciso e quindi dell'ultima figura del desiderio Thanatos, in una specie di istanza uroborica che riprende il filo de Al di la' del principio del piacere . Lo ripeterò fino all'estremo è Narciso il mentore della psicoanalisi non Edipo

martedì 24 novembre 2020

IL DOPPIO (DR.JECKILL E MISTER HIDE)

 

Uno dei romanzi direi proprio costitutivi della mia formazione. Lo lessi nel dicembre 1959 su quella grande implosione di attrazione per tutto ciò che riguardava la letteratura e anche cinematografia orrorifica, all'epoca particolarmente fiorente: Dracula il vampiro, Frankestein, la Mummia(Fisher) e primi films di Corman (da Poe), Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” mi è rimasto impresso certo per la potenza e lo stile dello scritto cui davano man forte tutta una serie di films con interpreti d'eccezione John Barrymore, Frederic March, Spencer Tracy, Ingrid Bergman, Lana Turner e anche per un eccezionale versione che ne fece la Televisione con protagonista e anche autore Giorgio Albertazzi, questo però avveniva 10 anni dopo quando la tv ancora proponeva riletture intelligenti di classici facendo leva sulla genialità e anche l'istrionismo di fenomeni quali Giorgio Albertazzi. Ecco si può dire che era possibile assistere a veri e propri gioielli, come appunto la versione del celeberrimo romanzo di Stevenson estremamente moderna e anche cerebrale. L'orrore della vita non sta negli effetti speciali, tantomeno nel mostruoso e truculento di certi prodotti contemporanei, può, invece, essere generato dalla consapevolezza del nostro "dualismo" e da una mente troppo brillante che rivolge verso se' stesso una vera e propria "doppia fenditura" a mò di un effetto di fisica quantistica. In quanto all'originaria lettura cartacea ero in una particolare situazione psicologica ingeneratami da un trauma molto particolare che solo una trentina d'anni dopo sono riuscito a portare a risoluzione, servendomi della bi-logica di Mattè Blanco e del suo inconscio come insiemi infiniti, e quindi molto molto attento allo stile dell'autore che in ogni pagina, in ogni riga mi suscitava in me ragazzetto di 11 anni e mezzo sensazioni ineffabili, stante questa differenza indotta tra bene e male che per me era quello che mi era accaduto: l'associazione tra cattiveria e malattia mediata da un bullaccio che mi tormentava e che alla fine era stato punito, ma che poi del tutto indipendentemente si era ammalato di una malattia a fortissimo impatto stoico emozionale (la tubercolosi) : ecco ricordo perfettamente come l'autore del libro (per me allora non particolarmente conosciuto) mi accompagnava in quel viaggio del doppio di me stesso creando progressivamente ogni volta una atmosfera speciale e suggestiva, carica di tensione. In realtà non ci sono elementi precisi, eventi, ma è il modo di presentare i luoghi e le persone che determina un cambiamento della nostra percezione. Nel pezzo cui faccio riferimento uno dei personaggi, Utterson, sta accompagnando un poliziotto a casa di Hyde. Ecco come Stevenson descrive il tragitto di Utterson verso casa di Hyde:“Saranno state ormai le nove del mattino ed erano calate le prime nebbie della stagione. Un immenso velario color cioccolata gravava opprimente dal cielo, ma il vento sospingeva senza tregua e sbaragliava sovente quelle vaporose falangi; perciò, mentre la carrozza scivolava lenta da una strada all’altra, al signor Utterson di dischiuse una gamma incredibile e stupenda di sfumature: qui infatti s’addensava l’ombra cupa della sera che muore, là il bagliore di un bruno livido e intenso simile al riverbero di una qualche strana conflagrazione, altrove la bruma si diradava per un attimo e fra quelle volubili spire guizzava la lama del giorno. Intravisto fra questi mutevoli squarci, il tetro quartiere di Soho, con le sue strade melmose, i passanti infagottati di cenci, i lumi che non erano mai stati spenti o erano stati riattizzati per combattere quella luttuosa resipiscenza delle tenebre, apparve agli occhi dell’avvocato come se facesse parte di una metropoli d’incubo”. Se ci pensate, la scena di per se è pacifica: una carrozza si aggira per le strade di Londra, nessuno la minaccia, non ci sono eventi violenti incombenti. Eppure, il clima è di paura e di tensione. Stevenson lo crea con un sapiente utilizzo del lessico e facendo un appello continuo ai sensi e alle percezioni, un crescendo rossiniano di termini allusivi sempre più inquietanti. Guardate questa successione di vocaboli: Nebbie -Velario color cioccolata-Opprimente-Il vento sbaragliava-Falangi (un termine militare come se si trattasse di un esercito pronto ad aggredirti)-La carrozza scivolava lenta (come se fosse in pericolo e dovesse nascondersi)-Ombra cupa-Bagliore bruno livido -Strana conflagrazione-Volubili spire -Strade melmose-Tenebre E’ una scena normalissima di una carrozza che si muove in un giorno qualunque nella nebbiosa Londra ma la narrazione di Stevenson utilizza insistentemente termini che richiamano l’oscurità, il lato sinistro della nostra esistenza. E’ un crescendo che alla fine convince Utterson di vivere in una metropoli d’incubo (la narrazione infatti è fatta in prima persona da Utterson: quello che leggiamo è ciò che prova Utterson osservando il panorama). Dopo tutto, noi percepiamo la realtà con i sensi e se i nostri sensi “leggono” minacce anche il più innocuo dei luoghi può diventare un luogo da incubo.
Ed ecco comunque un altro mito che nasce anch'esso nello stesso periodo : Nascere nell'800 e vivere in quel tempo si di assistere all'adempimento delle due facce dell'essere umano. Dal 1890 al 1914 il progresso scientifico si fece risentire all'interno della società : le città iniziarono ad illuminarsi, grazie agli studi compiuti sulla Corrente Elettrica, le Automobili presero vita , il clima,quindi, che si andava manifestando nella vita comune era quello che, finalmente il '900, potesse portare ad un progresso senza tregua. Scienza e Società stavano avanzando a braccetto. In un periodo di pace e progresso la guerra era solo il passato, eppure nel 1914 l'Epoca d'Oro terminò e il mondo cadde nella tragedia della prima guerra mondiale. La tecnica e il progresso, che avevano contribuito a permettere una vita degna, vennero utilizzati per la distruzione e la morte. La scienza in quel periodo ha vissuto il massimo splendore ma,allo stesso tempo, venne messa in discussione alla fine della prima guerra mondiale : le ricerche degli scienziati iniziarono a far paura alla popolazione ,e a riguardo vennero scritti molti libri e molti spettacoli descrissero bene quell'aria. La storia successiva ha messo in mostra, in maniera ancor più radicale, la divisione tra l'utilizzo della scienza per perseguire scopi benefici e permettere il progresso della società e quello dell'utilizzo di tale studio per la distruzione. L'uomo dai fatti avvenuti ha dimostrato di possedere due maschere di un'unica sola faccia : Creatore di Idee e Distruttore di Sogni come nel romanzo di Stevenson “Lo strano caso del Dottor Jeckyll e il signor Hyde”. Lo vedi come un singolo romanzo si presta a svariate interpretazioni?.... Oltre il doppio

sabato 21 novembre 2020

il "GREAT RESET" FACILE FACILE

 

Il termine “Great Reset”, “Grande Resettaggio ” come manovra più o meno manifesta dell’attuale fase di questo incredibile 2020, perpetrato da non meglio identificate branche della nuova economia mondiale  è quanto mai inquietante  e in una qualche maniera, tragicamente azzeccato. Il termine viene usato dal distillato massimo della finanza e dei poteri iperconsumistici, dato che è un termine diffuso dal World Economic Found, cioè da quelle  persone che organizzano Davos Il Forum economico mondiale, cioe’ quella  fondazione senza fini di lucro con sede a Cologny, vicino a Ginevra, nata nel 1971 per iniziativa dell'economista ed accademico Klaus Schwab. La fondazione organizza ogni inverno appunto presso la cittadina sciistica di Davos in Svizzera, un incontro tra esponenti di primo piano della politica e dell'economia internazionale con intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente. Oltre a questo celebre incontro annuale, il Forum economico mondiale organizza ogni anno un meeting in Cina e negli Emirati Arabi Uniti e diversi incontri a livello regionale. La Fondazione produce anche una serie di rapporti di ricerca e impegna i suoi membri in specifiche iniziative settoriali Per loro il Great Reset è “Una finestra di opportunità per riplasmare la ripresa post Covid definendo le priorità di un nuova gestione mondiale  Già il fatto che gli “Stackeholders”, i “Portatori di interessi,” nominati da nessuno si arroghino pubblicamente di decidere i destini del mondo dovrebbe far rabbrividire la gente e spingere la gente in piazza con torce e forconi. The Great Reset è un progetto ampiamente finanziato, incredibilmente ambizioso, coordinato a livello internazionale, guidato da alcune delle più grandi multinazionali e attori finanziari del pianeta e portato avanti da organismi statali e ONG cooperanti. La sua anima è una combinazione di fantascienza dell’inizio del XX secolo, idilliaci manifesti sovietici, l’ossessività di un contabile squilibrato con una dipendenza dal gioco d’azzardo e una versione digitale aggiornata di “Manifest Destiny” “Destino manifesto”.  La ragione matematica delle élite per il  Great Reset è che grazie alla tecnologia il pianeta è diventato piccolo e il modello economico di espansione infinita è fallito, ma ovviamente i super ricchi vogliono continuare a rimanere super ricchi, quindi hanno bisogno di un miracolo, un’altra bolla , oltre a un sistema chirurgicamente preciso per la gestione di ciò che percepiscono come “le loro risorse limitate”. Quindi, vogliono disperatamente una bolla che fornisca nuova crescita dal nulla – letteralmente – mentre contemporaneamente cercano di stringere le cinture dei contadini, uno sforzo che inizia con la “modifica comportamentale”, ovvero il ripristino del senso di diritto dei contadini occidentali alla vita alta standard e libertà (vedi terribile “privilegio”). La ragione psicologica del grande ripristino è la paura di perdere il controllo della loro proprietà, il pianeta. Le élite mondiali suppongo che, se possiedi miliardi e muovi trilioni,  tutto il resto diventa il nulla formiche ed i loro beni polvere. Alla fine chi è un operaio, un impiegato, un disoccupato, nei confronti di un Bill Gates o di un Soros? Nessuno. L’obiettivo pratico del Grande Resettaggio  è quindi quello di ristrutturare radicalmente l’economia mondiale e le relazioni geopolitiche sulla base di due presupposti: il primo , che ogni elemento della natura e ogni forma di vita sia parte dell’inventario globale (gestito dallo stato presumibilmente benevolo, che, a sua volta, è di proprietà di diversi ricchi improvvisamente benevoli, attraverso la tecnologia). il secondo:che tutto l’inventario deve essere rigorosamente contabilizzato: essere registrato in un database centrale, essere leggibile da uno scanner e facilmente identificabile, ed essere gestito da computer e reti informatiche, utilizzando le più avanzate risorse della “scienza”. L’obiettivo è quello di contare e poi gestire e controllare in modo efficiente tutte le risorse, persone comprese, su una scala senza precedenti, con un’ansia digitale e una precisione mai viste,  il tutto mentre i padroni , i ricchi, i privilegiati, continuano a fiorire nella loro ricchezza ed a godere un mondo ed una natura liberate dalla fastidiosa presenza degli uomini comuni, elementi parassitari e fastidiosi. La riforma in questione ha lo scopo di sconvolgere tutti i settori della vita, su scala planetaria: governo, relazioni internazionali, finanza, energia, cibo, medicina, lavoro, urbanistica, immobili, forze dell’ordine, interazioni umane, e inizia con il cambiamento del nostro modo di pensare di noi stessi e del nostro rapporto con il mondo. Per effettuare questo profondo cambiamento bisognerà distruggere la privacy, ed un primo passaggio per ottenere l’azzeramento della riservatezza sarà proprio lo strumento medico, quello del controllo delle epidemie e delle malattie. Il risultato finale desiderato è un gigantesco, senza gioia, altamente controllato trasportatore globale di tutto e di tutti, dove la privacy è tremendamente costosa, il dissenso è impensabile, e la sottomissione spirituale è obbligatoria. È come una cura medica permanente  24 ore su 24, 7 giorni su 7, tranne che i farmaci sono sia chimici che digitali, e ti riportano alla nave madre, che può poi punirti per un cattivo comportamento, per esempio bloccandoti l’accesso a certi luoghi o bloccando il tuo conto in banca digitale. Quindi, a livello sensoriale – per quanto riguarda il denaro e il potere – questo trasportatore è un tentativo dei super ricchi di organizzare e monetizzare i loro “beni”, comprese le persone, in modo più efficiente che mai. A livello teologico, l’iniziativa è plasmata sul transumanesimo, un sistema di credenze formali fondate sul sentimento patologico per cui tutte le cose naturali sono difettose e quindi devono essere modificate per essere rese perfetti, con una fusione con le macchine che però è la morte stessa del concetto tradizionale di vita. Questi processi, se resi evidenti, sono assolutamente e totalmente inaccettabili da qualsiasi società ancora minimamente sana e  porterebbero la gente in piazza con i forconi e le torce, quindi sono spesso nascosti dietro il concetto fumoso di “Sostenibilità” ed in documenti “ambiziosi”, ma chiari e logici come un piano quinquennale di epoca sovietica. Fa parte di questo disegno tutta la cagnara sul “Green deal” dove si chiede al popolo di sacrificare il proprio benessere e la propria ricchezza sull’altare di un “Bene superiore scientifico” non dimostrato, non 
la sinistra
di questa elite’ che ha trovato un ottimale alleato  nel comunismo di stampo cinese e nella  ipocrita e buonista mentalità di sinistra, falsamente definita democratica e progressista,  l’equivalente di quei volenterosi carnefici di Hitler descritti in un famoso saggio di alcuni anni fa. Ovviamente l'America ha un ruolo di fondamentale importanza in questa colossale e maligna operazione e quindi ecco che si spiega la feroce ostinazione perseguita dalle cosiddette forze democratiche e di sinistra, in realtà ultima espressione di quel capitalismo iper consumista, di sbarrare la strada, con imbrogli, falsi, manipolazioni, all'unica persona che in questi ultimi anni ha dimostrato nei fatti di opporsi a tale  disegno : Donald Trump

venerdì 20 novembre 2020

MELANGE FREUD-HAMER

 

Freud, Hamer e perchè no? Galilei
Io che ho sempre posto i 35 anni come limite estremo, quindi l'onta degli -anta, io che mi aggiravo come un fantasma per la città il 1 gennaio del 2000, inebetito e per nulla contento di esser-ci ancora e aver, non solo contraddetto la risposta a mio padre, atmosfera delle Olimpiadi di Roma, Wilma Rudolph, Berruti, Abebe Bikila, quando sul refrain della canzoncina di Bruno Martino "nel duemila, noi non mangeremo più nè bistecche, nè ravioli col ragù...aveva detto a zio Jo, "bhe l'unico che forse vedrà il 2000 è Mario!" e io di rimando "e che sei matto! mi vuoi proprio male se mi vuoi far arrivare a 52 anni!" io che sempre, e su diciamolo, ho sempre considerato la vita in genere come sommo male e non parliamo poi la vecchiaia, io col mio odio per il futuro e quindi le loro portatrici più accreditate : le madri, con la loro terrificante (per me, parlo sempre per me) peculiarità (e questo non solo nel particolare per via dei contrasti con la madre personale, ma filosoficamente e in generale sulla vita considerata solo una passione inutile: la procreazione, quelle tremende considerazioni fatte da quel Gibran, eccomi qui arrivato ad una estrema vecchiezza...poteva mai non essere che istituissi una sorta di programma, con tanto dii fisica quantistica, doppia fenditura, e esercizi di visualizzazione ripresi anche dalla Legge del'attrazione (sui quali sono assai avvezzo) fondato anche su esercizi fisici, corsa, parallele, spalliera, addominali, più saluti al sole dell'Hatha Yoga, serpente della Kundalini, pranayama e perfino un pò di Vipassana? con il sotteso del recupero della forma, dimagrimento, prestanza che facessero da contraltare al "nun ce vole sta" della vecchiaia e tutto sommato all'insegna di quella frase che il maggiore Galliano disse agli ufficiali della difesa del forte di Makalle, frase che mi è sempre rimasta impresso e ha costituito il leit motive di tutta la mia vita "Signori vediamo di finire "bene" c'è quindi la scoperta di precise leggi biologiche che inficiano l'assunto odierno della malattia fondato sulla casualità sfigata o su di una genetica alla quale non ho mai creduto e mettono invece in luce il vero motore di ogni affezione : la paura, o meglio la paura della paura, più una serie di giustificazioni stringenti sullo shock più o meno improvviso e inaspettato come eziologia delle risposte del corpo al trauma, faccio riferimento più alla seconda topica Freudiana con il sotteso della pulsione di morte (Thanatos) al di là del principio del piacere (Eros) e che più che alle fasi dei sistemi simpaticotonico e vagotonico, con una cosidetta "crisi epilettoide" compresa nella seconda manifestazione: sensata, anzi sensatissima, e di guisa sto cercando di mettere in gioco l'Io e l'Es (conscio e inconscio) con le loro specifiche e rispettive reattività : il sintomo e il simbolo Come dicevo nel 1983, immerso nel passaggio dei vari archetipi innescati dalla funzione trascendente del processo di individuazione "C'è qualcosa che mi sfugge! non disturbate il manovratore" o. ricordiamo sempre l'assunto "la vita è un messaggio, ma solo a chi di competenza! Il ragionamento di Freud, invero non fa una grinza: l’apparire della vita ha rappresentato un turbamento nella quiete del pianeta e questi, il pianeta inteso come entità dotato di una sua misteriosa e mai precisata coscienza, in virtù di un ulteriore principio scoperto da Freud : la coazione a ripetere, non fa altro che voler ripristinare lo stato antecedente a tale turbamento : tornare allo stato di quiete, ovvero a quello che c’era prima della vita, l’inanimato, ovvero la morte che ha il suo enunciato nel 2° principio della termodinamica: la morte termica, ovvero l’azzeramento di tutte le forze. Dice Freud stesso: «Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale. Dall’azione congiunta e opposta di entrambi l’impulso di vita e quello di morte scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte» In sostanza anche Hamer fa riferimento ad un medesimo principio, solo che lo fa in termini meno generalizzanti e con peculiarità assai cangianti, contemplando sì la morte come possibilità, ma solo passando attraverso una serie di reazioni biologiche, con però evidenti, più o meno drammatici segnali corporei, Questi segnali, che possono anche preludere alla morte sono nient’altro che le malattie, intese come reazione della nostra unità psico/biologica a quel famoso trauma e al relativo conflitto, reazioni più che provviste di senso,che mettono in gioco il famoso assioma della filogenesi ricapitolata dall’ontogenesi. Si tratta cioè di affrontare tutta la vicenda della vita, in pratica dalla cellula monocellulare alla complessità organica riassunta e rimessa in gioco dai cosiddetti “foglietti embrionali “ che altro non sono che le formazioni evolutive del nostro cervello, dal tronco encefalico, al cervelletto, al midollo spinale,alla corteccia cerebrale, corrispondenti all’endoderma, al mesoderma antico e recente e all’ectoderma : sono loro appunto i registi, “les metteurs en scene” di ogni affezione, di ogni malattia appunto, che pertanto assumono la valenza di reattori biologici più che sensati alle conflittualità dell’esistenza, posta da un ambiente estraneo, ostile che non ci conosce se non nella modalità di elementi turbativi, per i quali vige da una parte il mantenimento dello status di presenza, ma dall'altra anche una sorta di coazione a ripetere, ovvero far ritorno ad uno stato precedente al turbamento dell’apparire della vita, ritorno all’inanimato, al nulla e quindi alla morte. la mia fissa è stata, è, e sempre probabilmente sarà, l'approfondimento di quella sorta di qualificatore universale che per me rappresenta la psicoanalisi, in particolare la cosidetta “seconda topica” con la quale Freud contrassegnò la sua nuova concezione della psiche ribaltando tutta la sua precedente impostazione: Rivoluzione nella rivoluzione, c'è da dire che essa è rimasta un pò qualcosa per “addetti ai lavori”, perchè l'opinione generale e collettiva tende sempre ad identificare il creatore della psicoanalisi come un fissato del piacere con la specificità di una ulteriore fissazione nella sessualità. Semmai ecco, può essere interessante rilevare quanto questo ribaltamento freudiano della teoria freudiana possa essere rilevante, esaminandola alla luce della 1^ legge biologica di Hamer, che pone il trauma, lo shock improvviso all’origine e unica causa di affezioni debilitanti e anche mortali. ECCO LA SPIEGAZIONE DEL PERCHE' ULTIMAMENTE MI SONO TANTO OCCUPATO DI MALATTIE NELL'ACCEZIONE DELLA SCOPERTA DI HAMER: PERCHE' VI HO RAVVISATO LA POSSIBILTA' DI PERVENIRE AD UNA SINERGIA TRA QUESTI DUE GIGANTI DELLA CONOSCENZA FREUD E HAMER

sabato 14 novembre 2020

SINERGIA DI CONOSCENZE

 

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Io ho una ambizione somma, ma certo tutto questo periodo  innescatosi in questi ultimi  mesi non  può consentire di realizzarla : coniugare il meglio del pensiero, della conoscenza umana : Freud-Hamer-Lacan-Mattè Blanco-Schrodinger–Feynman e qualche altro (pochi) fino a pervenire ad una diversa sensibilità  e sinergia di sforzi e conoscenze , e parto proprio da due interpretazioni del fattore salute/malattia, ovviamente in accezione radicalmente opposto a quella unilaterale , parziale, e sostanzialmente iatrogena della medicina attuale ingagliatasi con il peggior consumismo che ha anche trovato il suo ultimo alleato nel comunismo. Credo di aver individuato un distinguo nella manifestazione dei...stavo a dire sintomi, ma non sono sintomi, non avvengono in presa diretta sul fattore conflittuale, ma diciamo così, in differita, quindi sono "simboli" e il loro significante non sta lì a disposizione per essere condensato, ma piuttosto scivola indietro nel tempo (qualche volta anche avanti) e si sovrappone con altri simboli, anche provenienti da altri foglietti embrionali che hanno ontogenicamente innescato la reattività (un pò come il funzionamento del conscio e dell'inconscio coi due meccanismi privilegiati del linguaggio : la metafora e la metonimia) : quindi potremmo convenire che il fattore di disagi principali ed altri secondari nonchè recidive, costellazioni e anche binari (chi ha la fortuna di conoscere un pò della teoria di Hamer, mi comprende) risiede in una sorta di scansione temporale di tali simboli che si!!!...sono ovviamente simboli (e non sintomi ) di conversione corporea. Ecco difatti che un bruciore alla bocca dello stomaco non è mai in sintonia con un dolore ai reni e neppure con fitte all'ernietta, me ecco semmai li procede o li segue, così come una tossettina che magari ti innesca quel dolore, ma che subito dopo, oserei azzardare dopo aver compiuto il suo lavoro di disturbo che ti polarizza e incanala l'attenzione, scompare. Affascinante eh!? il funzionamento dei foglietti embrionali che poi altro non sono che la modalità filogenetica, ricapitolata dall'ontogenesi che perviene alla specie e all'individuo umano, di specializzazione di tutto il sistema cerebrale, appunto in parti più o meno evolute, preposte alla risoluzione dei vari conflitti, scanditi nel tempo, dell'essere al mondo, ed anche del "non essere". Avevo dapprima ipotizzato che l'ernia e le fitte a stomaco, fianchi, schiena all'altezza dei reni, fossero tutti da addurre ad un originale conflitto del boccone (sporco) quindi imputabile al foglietto embrionale dell'endoderma, messo in gioco dalla annosa diatriba con esponenti familiari in relazione ad appunto "sporchi" interessi economici, un boccone che per le implicazioni appunto di insudiciamento di tutta una serie di credenze, non si riusciva a mandare giù e si cercava di sputare. Ero stato propenso a ritenere di tutta una infiammazione dell'intero tratto del colon, che si muoveva appunto nei vari tratti del suo sviluppo, ma sempre in riferimento ad un unico foglietto embrionale, quello dell'endoderma, innescato sempre da quella DHS per dirla alla Hamer, ma la cosa mi appariva strana per via del suo frequente ripresentarsi, e a risoluzione oramai bella che assimilata anche volendoci mettere la crisi epilettoide (insomma dal 30 aprile ad oggi possibile che stiamo sempre a ripensarci e sopratutto a ripresentare dolori e affezioni?) No! c'era qualcos'altro e devo dire la rilettura dei testi originali di Hamer, che ad una prima lettura mi erano sembrati non solo ostici, ma anche presupponenti ed un titinin spocchiosi, si è rivelata illuminante: in questi difatti è analizzata al dettaglio la distinzione dei foglietti embrionali ed è chiaramente intesa la frequentissima possibilità che questi vadano mescolandosi in una stessa parte del corpo, che può avere parti di altri foglietti (un esempio classico proprio i rivestimenti parietali del colon e dello stomaco che hanno diverse composizioni a secondo del loro riferimento evolutivo - sempre quella benedetta ontogenesi ricapitolante la filogenesi - e quindi non un solo conflitto a monte dell'affezione, ma molteplici: quello del sentirsi più o meno adeguato ad un certo contesto, di avere paura di non farcela (foglietto embrionale del mesoderma recente) , quello della protezione e del "nido" che mette in gioco l'ectoderma e quindi anche i reni e, se la cosa è più pronunciata, anche il cuore e le coronarie. Succede un pò la stessa cosa sul fatto delle metastasi del cancro, che sono intese come una specie di diffondersi dello stesso male, ma in realtà altro non sono che nuove conflittualità, spesso e volentieri innescate da diagnosi infauste che innescano la paura; certamente non un fantomatico diffondersi dell'affezione, ma neppure un qualcosa di reiterato (la cosidetta recidiva) o un binario, ma differenti conflitti che innescano differenti foglietti embrionali, magari dello stesso organo corporeo

giovedì 12 novembre 2020

I FOGLIETTI EMBRIONALI NELLA COMPRENSIONE DELLA MALATTIA

  


Gli embriologi suddividono lo sviluppo embrionale secondo i tre cosiddetti foglietti embrionali: l’endoderma, il mesoderma e l’ectoderma, che si formano già all’inizio dello sviluppo dell’embrione e dai quali derivano tutti gli organi ed ogni cellula del corpo. La medicina ufficiale non si era mai interessata in modo particolare a questi cosiddetti foglietti embrionali. Nessuno aveva intuito la loro importanza. Questa è la causa del perché nessuno era riuscito ad applicare un sistema alle cause del cancro, e non solo del cancro, ma di tutte le affezioni che ci colpiscono nel nostro essere in relazione con un mondo che ci impegna.La 3^ legge di Hamer cioè "il sistema ontogenetico dei tumori e degli oncoequivalenti", classifica tutte le malattie secondo l’appartenenza ai foglietti embrionali, classificandole secondo la loro storia evolutiva o secondo i criteri dei vari foglietti embrionali. Si può costatare che le malattie che appartengono allo stesso foglietto embrionale presentano anche altre caratteristiche e particolarità comuni. Ad ognuno di questi foglietti embrionali appartiene una specifica zona del cervello, a causa dalla storia evolutiva, una particolare istologia, specifici microbi imparentati al foglietto embrionale e oltre a questo anche ogni cosiddetta malattia, meglio nominata programma speciale biologico sensato della natura (SBS), secondo un senso biologico comprensibile alla luce dei parametri della storia evolutiva.Le cellule o gli organi che si sono evoluti dal foglietto embrionale interno hanno i relè, cioè i punti di comando dai quali vengono diretti, nella parte più antica del cervello. Anche lì troviamo una locazione sistematica che inizia dorsalmente a destra con le malattie della bocca, della cavità naso-laringea e prosegue in senso antiorario seguendo il tratto digerente per finire con il sigma e la vescica. Dal punto di vista istologico, in queste zone, tutti i carcinomi sono adenocarcinomi senza eccezioni. Gli organi appartenenti a questo foglietto embrionale fanno in caso di cancro aumento cellulare con tumori compatti di tipo adenoidale, come per esempio nel fegato, nell’intestino, e nel polmone (a focolai rotondi).Tutte le cellule o gli organi che si sono sviluppati dal foglietto embrionale esterno hanno i loro relè nella corteccia cerebrale, la parte più giovane del nostro cervello. Tutti loro fanno in caso di cancro diminuzione di cellule sotto forma di ulcere o diminuzione funzionale al livello organico, come per esempio nel diabete o nella paralisi.Nel foglietto embrionale medio differenziamo tra un gruppo più antico ed uno più giovane. Le cellule o gli organi appartenenti al gruppo più antico del foglietto embrionale medio, hanno i loro relè nel cervelletto, cioè appartengono al cervello antico e creano anche loro in caso di cancro tumori compatti di tipo adenoidale nella fase di conflitto attivo, per esempio nel seno, nei melanomi, nei mesoteliomi del pericardio, della pleura, e del peritoneo.Le cellule o gli organi appartenenti al gruppo più giovane del foglietto embrionale medio, hanno i loro relè nella sostanza bianca cerebrale e fanno, in caso di cancro, nella fase di conflitto attivo, necrosi o buchi nei tessuti, cioè diminuzione di cellule, per esempio nell’osso, nella milza, nel rene o nell’ovaio.La 4° legge di Hamer cioè "il sistema ontogenetico dei microbi", classifica i microbi secondo la loro appartenenza ai tre foglietti embrionali, in quanto ogni gruppo di organi correlato ad un dato foglietto embrionale si associa anche a microbi specifici per lo stesso foglietto embrionale. Insieme alla programmazione dei nostri organi da parte del nostro computer cervello sono stati programmati anche i nostri fedeli lavoratori specializzati: i microbi.
Questo comporta che i microbi più antichi: funghi e batteri fungiformi (micobatteri), sono responsabili per l’endoderma, ed in parte per il mesoderma del cervelletto, e in ogni caso solo per gli organi governati dal cervello antico, quelli più recenti, cioè i batteri, sono responsabili per il mesoderma e per tutti gli organi da esso formati, e che i microbi più giovani, cioè i virus, che in senso stretto non sono veri microbi, e quindi non veri e propri esseri viventi, sono responsabili esclusivamente per l’ectoderma o per gli organi governati dalla corteccia cerebrale.Essere "responsabile" vuol dire in questo contesto che ogni gruppo di microbi elabora solo un determinato gruppo di organi, che appartengono allo stesso foglietto embrionale, cioè si sono evoluti da esso. Forma un eccezione la "zona limitrofa" degli organi governati dal cervelletto mesodermale, che vengono elaborati sia (prevalentemente) dalle micosi e dai micobatteri ma anche (meno di frequente) dai batteri, che normalmente sono responsabili per gli organi governati dalla sostanza bianca cerebrale. Il momento, da quando possono attivarsi i microbi, non dipende da fattori esterni, come si era supposto finora, ma viene comandato esclusivamente dal nostro computer cervello.La 2° legge di Hamer, "la bifasicità di tutte le malattie in caso di soluzione del conflitto", dice che tutti i microbi, senza eccezioni, lavorano esclusivamente nella seconda fase, cioè nella fase di guarigione (fase pcl), iniziando con la soluzione del conflitto e terminando alla fine della fase pcl. La fase di guarigione è molto differente nei tre foglietti embrionali. Con l’inizio della fase pcl gli organi governati dal cervello antico demoliscono i loro tumori con l’aiuto dei microbi specializzati, mentre sempre dall’inizio della fase pcl, i buchi e le ulcere degli organi governati dal neoencefalo vengono riempiti con l’aiuto di virus e batteri comportando edemi. Tutti i microbi sono più o meno specializzati, non solo per quanto riguarda gli organi che devono riparare, ma anche riguardo al lor modo di lavorare Più si avanti nell’evoluzione filogenetica, più si sono evoluti e complicati i programmi del nostro cervello. Siamo arrivati dai programmi più antichi, arcaici del tronco encefalico, attraverso i già più complicati contenuti dei conflitti del cervelletto, passando per i programmi già abbastanza complicati della sostanza bianca cerebrale, fino ai contenuti dei conflitti corticali, che vengono governati dalla nostra corteccia cerebrale.Il famoso schok biologico (La DHS) comprende non solo lo schok conflittuale acuto e drammatico, che ci ha colto "sul piede sbagliato", ma nello stesso istante tutto è già programmato. In caso di una DHS, si forma un focolaio di Hamer (HH), una cosiddetta configurazione a bersaglio cerebrale, le zone organiche corrispondenti a questo HH reagiscono con un processo pertinente al foglietto embrionale cui appartengono: o con aumento di cellule o con diminuzione di cellule, buchi o ulcere (tumori scavati nella pelle o nella mucosa) o con un disturbo funzionale, nel caso dei cosiddetti oncoequivalenti. Tutto ciò che non è cancro è oncoequivalente, simile al cancro, e vengono così considerate tutte le cosiddette "malattie" della medicina, in quanto la nostra parola "malattia" mostra sempre solo o una fase di conflitto attivo o una fase di conflitto risolto. Anche dalla locazione degli HH possiamo riconoscere con esattezza di che tipo di contenuto biologico di conflitto si deve trattare. Dal cervelletto in poi diventa importante la lateralità per stabilire su quale lato del cervello il paziente lavora. Perciò vale per tutti i relè del cervelletto e dell’intero neoencefalo che la correlazione dal cervello all’organo è crociata. Nel tronco encefalico la lateralità non ha importanza. Ogni SBS contiene un senso biologico comprensibile alla luce dell’evoluzione che dipende pure dall’appartenenza al foglietto embrionale. Questo è molto importante se non addirittura una colonna portante per la comprensione dell’intera teoria di Hamer.  La soluzione dell’enigma del "perchè ci ammaliamo" stà nel prendere in considerazione l’appartenenza ai foglietti embrionali e la localizzazione specifica dei relè cerebrali per ogni organo. Così troviamo un vero e proprio ordine per tutti i cancri e gli oncoequivalenti, che erano ogni volta solo una singola fase del processo, e troviamo anche i sintomi e la correlazione con la fase complementare. Diciamo, che si potrebbe finalmente comprendere che la causa del processo di una malattia, che agisce all'unisono su tutti i livelli (psiche, cervello, organo) e possiamo costatare che, non tanto la natura, quanto la vita organica, ha sviluppato un sistema/processo, proprio per conservare se stessa nel suo relazionarsi con un mondo/natura che non sembra prenderci nella debita considerazione: Conviene, quindi prestare una particolare attenzione a questa nostra specificità di essere viventi in relazione ad un mondo che ci ignora e non ci conosce e dare la debita importanza appunto ai nostri foglietti embrionali, perchè, comincio proprio a pensare che alla fin fine, si trova lì la chiave di comprensione per i processi e le leggi biologiche del nostro organismo, come anche per la comprensione delle correlazioni biologiche necessarie tra l’organismo umano ed il mondo che ci ospita, ribadisco, non conoscendoci. Facciamo insomma in modo, perlomeno di conoscerci noi!

PUNTO DI VISTA E LEGGI BIOLOGICHE

 

La esecranda medicina, cosidetta tradizionale, segue con forse ancora più malafede, la metodologia scientifica dell'analisi dei fenomeni, senza per questo potersi minimamente annoverare come fenomenologia, ma rientrando a tutto tondo nella pretestuosità e forzatura, tipica del procedimento statistico, cui è da addurre ogni conclusione e significanza della sua essenza: un gigantesco, sterminato "effetto pompieri" che si insinua in ogni sua formulazione e stesura di protocolli nosologici. Un grande disprezzo per la medicina dunque, anche perchè in tale sua forzatura, per forzarne e imporne i termini, ha sempre dovuto far ricorso alla "paura" la più nefanda delle emozioni che ha ereditato dagli antichi stregoni del villaggio e verificato l'efficacia in grandi calamità collettive tipo una epidemia come osservava Manzoni a proposito della peste di Milano "cabala ordita per far bottega sul pubblico spavento" (e qui, detto per inciso, ci sarebbe a lungo di che parlare)
Si in effetti ho il massimo disprezzo per la medicina, non le riconosco nessuno dei meriti cui un pò semplicisticamente le si attribuiscono: non credo assolutamente nella teoria dei microbi di Pasteur e propendo semmai per l'affermazione di Bernard "il microbo è niente, il terreno è tutto"  non credo nei vaccini e meno che mai credo nella medicina preventiva il cui unico scopo è quello di diffondere la paura della malattia anche quando non c'è, non credo in tutte le sofisticate macchine che non fanno altro che avallare le malefatte della diagnosi, ecco l'unica cosa in cui sono disposto a dare un minimo di credo è il supporto che essa può offrire in caso di effettivo trauma e di lenimento del dolore , quindi solo una medicina di rimozione, cioè chirurgica e di anestesia
Sono disgustato dalla medicina tradizionale anche per via del mercimonio che essa di concerto con le lobbies farmaceutiche (più lucrose dell'industria degli armamenti internazionali) opera su noi poveri, fin troppo "pazienti" però non si creda non è che ci vada molto meno pesante sulle cosidette medicine alternative, ovvero tutte quelle tendenze, prescrizioni, metodi, anche diverse scelte di vita, che proprio facendo leva sui fallimenti e le insufficienze della medicina tradizionale, optano per soluzioni differenti (omeopatia, fitoterapia, agopuntura, massaggi, etc.) che appunto vengono definite alternative; ma di alternativo c'è solo il metodo, difatti anche per queste, chiamiamole terapie, la malattia è sempre in nemico, una "brutta cosa" da combattere con ogni mezzo, foss'anche un fiore, una bacca o un rituale da cadenzare, come fa una mia amica di Palermo coi suoi "namastè" 
Non si esce da questo abbaglio se non decideremo di cambiare radicalmente punto di vista, se non utilizziamo un altro indice referenziale, ecco come faceva Milton Erickson, forse qualcosa di ancora più categorico del diavoletto di Maxwell, non un angolo della stanza, ma proprio un'altra stanza. Non potremo mai tentare un approccio verso la nostra biologia, verso il nostro corpo, finchè non adotteremo qualcosa di veramente alternativo alla stereotipata concezione che vede la natura come qualcosa di maligno sempre pronta ad un cieco e casualissimo attacco verso la nostra presenza in una sorta di anghingò "a te si e a me no" dove vengono usati parametri a dir poco fantasiosi (una sfiga biologica, qualche volta addirittura genetica, supposte cattive abitudini di vita, il fumo, l'alcool, il caffè, il sale, lo zucchero e chi più ne ha più ne metta e ciliegina sulla torta quel velleitario ma manipolabilissimo strumento statistico che può fare del pompiere il responsabile degli.incendi)
E' gia il termine "malattia" che è insufficiente, anzi radicalmente sbagliato, non c'è alcun male nel suo processo, ma anzi come per i batteri, i funghi e anche i virus, si tratta di un qualcosa di estremamente utile, dato che si tratta di un sensatissimo processo biologico che cerca di porre riparo ad una forzatura in cui la nostra entità corporea è stata fatto oggetto da un ambiente, non maligno e neppure ostile, ma semplicemente indifferente alla nostra "presenza" e pertanto una sorta di geometrale di traumi di adattamento e relativi conflitti.

Ciascuna epoca preferenzia nel suo adattamento al mondo: ai tempi dei Romani era lo Stato come entità sovranazionale, con l'avvento del Cristianesimo è subentrato quello religioso e catartico dove l'uomo era in netto sottordine ad un ipotetico dio e la sua azione demandata ad un ipotetico al di là, molto ripreso dal concetto di iperuranio di Platone, con la Rivoluzione industriale il referente umano ha subito un'altro spostamento, non più un dio, ma la macchina. ecco la macchina è diventata il paradigma su cui impostare ogni co-relazione, una macchina coi suoi ingranaggi, i suoi pezzi che possono rompersi ma possono essere aggiustati e anche sostituiti - è innegabile che lo stesso paradigma è stato utilizzato dalla medicina tradizionale ma anche da quelle alternative : il corpo funziona e si deteriora, ma può essere ri-aggiustato, cambiato questo o quel pezzo - quindi l'operatore di detta, o meglio cosidetta, scienza si configura come aggiustatore, come meccanico, ma ahiahiai il materiale grezzo dove questi signori, ex stregoni, ora medici, si trovano ad operare...eh si! siamo proprio noi, etichettati non a torto con il termine di "pazienti" che pazientemente entriamo nell'officina e attendiamo di uscirne riparati.

LA FUNZIONE D'ONDA

 

La funzione d'onda (indicata con la lettera greca Psi - ψ) è la descrizione dello stato di un sistema quantistico in tutte le sue componenti, in pratica contiene tutte le informazioni dinamiche di quel sistema. A livello matematico la funzione d'onda corrisponde alla soluzione dell'equazione di Schrödinger. La funzione d'onda è una funzione "complessa" cioè costituita da numeri reali e da numeri cosiddetti immaginari (numeri molto utili in matematica, ma che non rappresentano delle "cose" reali, ma appunto immaginari in quanto radici quadrate di numeri reali negativi . Essa quindi descrive un insieme di possibilità ma per poter trasportare queste possibilità nel mondo della possibilità concreta occorre elevare al quadrato le varie derivate di proiezioni espresse
ψ = l'insieme delle possibilità che una grandezza fisica del sistema in esame può assumere (ampiezza di probabilità)
ψ2 = le probabilità concrete di dove questo un certo dato potrebbe essere (Densità di probabilità)
La funzione d'onda descrive un insieme di possibilità copresenti e sovrapposte, in fisica si dice che sono in "superposizione". Matematicamente gli stati quantistici in superposizione sono elementi di un cosiddetto "Spazio di Hilbert", cioè di uno spazio astratto fatto di infinite dimensioni che alcuni fisici definiscono, appunto, come "spazio delle possibilità".
Interpretazione probabilistica della funzione d'onda
Per mezzo dell'equazione di Schrödinger è possibile studiare ad esempio degli elettroni come dei pacchetti d'onda attorno al nucleo, piuttosto che come particelle in movimento su delle orbite precise. In effetti questo approccio è stato al centro di un acceso dibattito negli anni '20, da una parte de Broglie e Schrödinger erano orientati ad un approccio ondulatorio alla MQ, dall'altra fisici come Heisenberg e Bohr erano dediti ad un approccio corpuscolare, alla fine si comprese che erano due facce della stessa medaglia Il fisico tedesco Max Born propone l'ipotesi che la funzione d'onda non rappresenti un'onda fisica - come lo sono le onde del mare o le onde luminose - poichè in tal caso l'elettrone diventerebbe una sorta di pulviscolo in definito, ma piuttosto che rappresenti un'onda di probabilità! In pratica la funzione non misura il reale stato di una particella in un determinato istante, ma solo la "probabilità" che quell'elettrone si trovi in quello stato in quell'istante. Lo stato esatto sarà determinato solo al momento della misurazione.
Rappresentazione di un pacchetto d'onda che corrisponde a una particella localizzata,da qualche parte, lungo la dimensione x. Dove l'onda è più ampia è più probabile trovarla nel momento in cui si effettua la misura.La probabilità fa così il suo prepotente ingresso nella visione del mondo della fisica e questo mette seriamente in crisi la visione deterministica classica. L'interpretazione probabilistica della funzione d'onda materiale (come quella di un elettrone) mina alle fondamenta il modello meccanico newtoniano, secondo cui è teoricamente possibile, conoscendo la condizioni iniziali e le leggi del moto, prevedere l'evoluzione nel tempo di qualsiasi sistema fisico. In questo caso, una volta conosciute le condizioni iniziali, è possibile solamente calcolare quali configurazioni sono maggiormente probabili lungo il corso del tempo. Einstein, convinto che la realtà fisica dovesse essere rigorosamente deterministica, si oppose dicendo che "Dio non gioca a dadi"!
Ricapitolando...Grazie all'equazione di Schrödinger (che descrive la funzione d'onda psi) siamo in grado di descrivere l'evoluzione, nel tempo e nello spazio, dello stato di un sistema quantistico, che è composto - in realtà - da una sovrapposizione di stati tutti copresenti (superposizione).Per ciò che concerne la derivata poi essa rappresenta il tasso di cambiamento di una funzione rispetto a una variabile, vale a dire la misura di quanto la crescita di una funzione cambi al variare del suo argomento.La derivata di una funzione è una grandezza puntuale, cioè si calcola punto per punto. Nel caso di funzioni a una variabile nel campo reale, essa è la pendenza della tangente al grafico della funzione in quel punto e ne rappresenta la migliore approssimazione lineare. Nel caso in cui la derivata esista (cioè la funzione sia derivabile) in ogni punto del dominio, la si può vedere a sua volta come una funzione che associa a ogni punto proprio la derivata in quel punto. 
Il concetto di derivata è, insieme a quello di limite e integrale, uno dei cardini dell'analisi matematica e del calcolo infinitesimale. Il suo significato pratico è il tasso di variazione di una certa grandezza presa in considerazione. nel nostro caso può benissimo essere l'intero sistema sociale con tutte le sue proiezioni (derivate) reali e immaginarie

 

mercoledì 11 novembre 2020

UNA LETTURA SUL MONDO DELLA FISICA QUANTISTICA

 


Nel 1900 Max Planck arrivò a formulare la famosa legge E = h ∙ ν che stabilisce che l’energia posseduta da una radiazione è proporzionale alla sua frequenza moltiplicata per un valore costante chiamato inizialmente “quanto d’azione”, valore che oggi conosciamo semplicemente con il nome di “costante di Planck”. Tornando alla differenza esistente fra la Fisica Quantistica e la Fisica Classica, allora, è possibile spiegarla chiarendo che la prima si occupa di descrivere il comportamento della materia e delle radiazioni – comprese le loro interazioni reciproche – su scala atomica e subatomica. La Fisica Classica, invece, fa riferimento a tutte quelle teorie e a quei modelli che descrivono i vari fenomeni fisici a eccezione di quelli che rientrano nella Fisica Quantistica, nella Relatività Generale o in altre teorie ancora più recenti. Oltre alla meccanica, nella Fisica Classica possiamo far rientrare la termodinamica, l’elettromagnetismo, la gravità newtoniana, l’ottica, l’acustica e persino – secondo l’opinione del grande fisico Richard Feynman – la Relatività Ristretta del 1905. La data di nascita della Fisica Quantistica coincide con l' 8 ottobre 1900, quando Planck arrivò alla definizione della formula, però, non ne fu per nulla soddisfatto dato che al suo interno era contenuta una realtà completamente imprevista. e cioè, che l’energia potesse essere scambiata solo sotto forma di piccoli pacchetti discreti. Un approccio corpuscolare, quindi, ben distante da tutte le radicate convinzioni dello scienziato tedesco che all’epoca, come la quasi totalità dei suoi colleghi, credeva ancora in una natura continua della realtà. Come la storia della ricerca scientifica ha poi dimostrato, Planck non si stava sbagliando: da quel momento l’idea di “quanto”, cioè di elemento discreto e indivisibile, divenne il fondamento per lo sviluppo di un nuovo modello di fisica; quella che noi, oggi, indichiamo come la “rivoluzione quantistica”. In relazione allo sviluppo del pensiero quantistico, gli anni successivi fino al 1925 vengono comunemente chiamati dagli storici della fisica “The Old Quantum Theory”: la vecchia teoria dei quanti. Furono gli anni in cui Albert Einstein, Louis De Broglie, Niels Bohr e molti altri scienziati ancora, misero le fondamenta di tutta la Fisica Quantistica e passarono dalla quantizzazione dell’energia a quella della radiazione elettromagnetica e a quella della materia. Anni affascinanti e complessi che videro lo sviluppo della Teoria Atomica così come oggi la conosciamo. Fu proprio in quel periodo e con quelle premesse che la materia cominciò a rivelare la propria struttura più profonda e i sviluppo quella che viene definita "L'interpretazione di Copenaghen" che ebbe la sua prima formulazione al Congresso Internazionale di Fisica di Como che si tenne nel settembre del1927 , in occasione del centesimo anniversario della morte di Alessandro Volta. Nella propria relazione, dal titolo “Il postulato dei quanti e il recente sviluppo della teoria atomica”, Niels Bohr presentò davanti a una platea di fisici di altissimo livello – c’erano, fra gli altri, Louis de Broglie, Arthur Compton, Werner Karl Heisenberg, Wolfgang Pauli e Max Planck – un’innovativa visione della Fisica Quantistica, riuscendo a fondere il Principio di Complementarietà che lui stesso aveva formulato (lo stato particellare e quello ondulatorio della luce e della materia non possono mai essere osservati contemporaneamente) con il Principio di Indeterminazione di Heisenberg e altri elementi ancora, definendo contemporaneamente il ruolo dell’osservatore e della misurazione nella Teoria Quantistica. Uno sforzo di sintesi enorme che permetteva un’interpretazione coerente di tutti gli sviluppi e delle implicazioni allora conosciute della nuova teoria. Una sintesi che sarebbe appunto passata alla storia con il nome di Interpretazione di Copenaghen: la principale novità dell’Interpretazione di Copenaghen consiste proprio nella necessità che si era manifestata del bisogno di cercare un’interpretazione. Quando ci si allontana dagli oggetti alla nostra scala di grandezza, infatti, si manifestano caratteri fisici molto lontani da quelli sui quali è costruita la nostra intuizione macroscopica, e di conseguenza nascono problemi di interpretazione. Negli anni successivi, sempre per cercare una maggiore comprensione dei fenomeni legati alla Fisica Quantistica, nacquero numerose altre interpretazioni come l’Interpretazione di Bohm (proposta nel 1952 dal fisico americano David Bohm), l’Interpretazione a Molti Mondi (proposta nel 1957 dal fisico e matematico Hugh Everett III) e molte altre ancora. A questo punto però dobbiamo misurarci con la Teoria delle Stringhe formulata dal professor Gabriele Veneziano . Come punto di partenza, si può dire che la Teoria delle Stringhe postula che siano proprio questi elementi – corde vibranti unidimensionali, dette in inglese “strings” – a tenere uniti gli elementi che costituiscono il nucleo atomico. Con queste premesse, si riesce a spiegare che la Teoria delle Stringhe, quando si ragiona su bassi ordini di energie, permette di ritrovare la teoria di Einstein; quando, invece, si ragiona su altissime energie riesce a risolvere il conflitto esistente fra quest’ultima e la Meccanica Quantistica. In altri termini le stringhe riescono a descrivere in modo naturale la gravità e le altre interazioni, dal punto di vista fondamentale. Tenendo conto che la Teoria delle Stringhe contiene al proprio interno anche il meccanismo di Higgs e molte sue generalizzazioni più complicate, ecco perché a volte viene anche definita come una “Teoria del Tutto”. Su quest’ultimo aspetto, però, si pone la riflessione del Prof. Sagnotti che e mette in gioco anche il numero di dimensioni – che va da 10 a 26 – all’interno delle quali la teoria stessa vive. Sono considerazioni che coinvolgono tantissimi aspetti che vanno dalla fisica pura alle sue implicazioni sui concetti di spazio e di realtà che aprono nuovi orizzonti alla nostra visione classica del mondo. Dopo le stringhe ecco il rilevamento delle onde gravitazionali. Per capire esattamente cosa siano le onde gravitazionali, ecco come le descrive nel libro il ricercatore Marco Drago, primo uomo al mondo al mondo ad averle osservate: “perturbazioni dello spazio-tempo che si propagano come delle onde alla velocità della luce.” Dietro questa definizione, precisa e diretta, si nasconde un universo di considerazioni, di informazioni e di possibilità. E anche una rappresentazione della realtà ipotizzata esattamente cento anni prima, nel 1815, da un uomo – Albert Einstein – che con le proprie idee e le proprie teorie è riuscito nell’impresa di superare i limiti dello spazio e del tempo. In relazione alle ripercussioni derivanti da questa scoperta sulla Fisica Quantistica, sempre ragionando con il ricercatore Marco Drago, nel libro in foderina "Il mondo secondo la Fisica Quantistica" di Fabio Fracas si introduce il concetto di Gravitone: la particella mediatrice del campo gravitazionale secondo la Meccanica Quantistica. Il passaggio più interessante, da questo punto di vista, è che gli attuali studi sulle onde gravitazionali hanno permesso di determinare l’eventuale massa limite di questa ipotetica particella.. Che la Fisica Quantistica, con tutte le sue possibili implicazioni, ci stia obbligando a confrontarci con dei modelli di realtà completamente differenti e molto più complessi di quelli a cui siamo stati abituati è oramai un dato di fatto. Sempre tenendo ben presente, però, che la Fisica Quantistica descrive il comportamento della materia e delle radiazioni, comprese le loro interazioni reciproche, solo quando osserviamo fenomeni che si situano nelle scale di grandezza e di energia atomica e subatomica. Tentare di trasportare le logiche quantistiche e usarle per interpretare direttamente le manifestazioni del mondo macroscopico – o peggio, confondere il mondo quantistico con la realtà che quotidianamente riusciamo a interpretare con i nostri sensi – può portare al verificarsi di situazioni paradossali. Per chiarire questo concetto, è sufficiente pensare al noto “paradosso del gatto” che Erwin Schrödinger introdusse, in una serie di articoli del 1935, proprio per rendere evidenti le storture a cui questo tipo di operazioni può condurre. Attualmente, gli studi sulle proprietà più affascinanti della Fisica Quantistica, come l’Entanglement, l'Effetto farfalla, la Doppia Fenditura, l'Equazione d'onda e una riproposizione in tal senso la riproposizione dei più esimi e controcorrente studiosi di fisica quantistica Heisenberg, Schrodinger, Einstein, Pauli ,Dirac, De Broglie, Bohr, Bell, Bohm, Feynman stanno dischiudendo orizzonti inusuali e affascinanti: dal teletrasporto quantistico allo studio di strumenti di misura sempre più precisi e affidabili e ovviamente ad una interrelazione con lo studio di discipline tradizionalmente attribuite ad un sapere più classico, tipo la filosofia e la psicoanalisi

TERRA-MARE : SCHMITT CON JAYNES

  Terra e Mare , proprio oggi che la tensione tra l'ultima vera potenza di terra la Russia e la naturale  erede della tradizione di mare...