venerdì 10 febbraio 2023

HABITARE LA TERRA = ESSER-CI _ ANDARE PER MARE = NON -ESSER-CI

 

Come diceva Freud la parola abito viene dal verbo latino habitare che significa non solamente abitare nel senso di stare a casa, ma anche sentirsi a casa, provare sensazioni di identita’, di riconoscimento, di tradizione, quindi portare l’abito e’ un po’ equivalente del "desein " heideggeriano :  un esser-ci  dove l’abito e’ quello che portiamo sempre quel  “ci = noi” che ci caratterizza come specie;  è proprio qui che il senso di Immanens, gioca un ruolo importante: giustappunto designando con esso un sentire il cui fine risiede in se’ stesso ma che e’ riconoscibile anche per l’altro (vogliamo ricordare come definiva Lacan l’inconscio? Il luogo dell’altro  giustappunto).  Questo pero’ come abbiamo visto riguarda la Terra, ma di converso bisogna dire che  le potenze di mare, incanalano l’esatto contrario di questi pensieri e sono già passate dal «succedersi rapido delle novità», all’astrazione di una mobilità permanente,  dalle merci all’uomo, dai nuovi desideri da rimpiazzare a quelli vecchi, alla gratuità offerta dal nomadismo. Un  mondo dei flussi senza frontiere, delle «correnti mutevoli» e dei «flussi e riflussi» delineati da Carl Schmitt . In termini di pura dialettica, una dialettica non pero’ della spocchia arroganza sistemica di quella di un Hegel o di un Marx, tale si delinea il saggio di Schmitt ovvero  uno studio estremamente stimolante e rispondente alla vicenda storica, arbitrariamente tenuto sotto un certo silenzio dalla dominante mentalita’ bottegaia, proprio in quanto spaventata dalle implicazioni di rispondenza storica contenute da una matrice non allineata al suo carro; ed ecco perche’ mi ha anche cosi intrigato la rilettura del saggio Terra/Mare, anche contando sull’accompagnamento di altri due studiosi non allineati come De Benoist e Freund, che denunciano tramite Schmitt  il pericolo di una  fine dell’elemento terra tramite  il dominio del denaro, dell’omogeneizzazione, della modernizzazione esasperata  e dell’intercambiabilità generalizzata degli uomini e delle cose, perseguito con sistematica determinazione giustappunto dalle potenze marittime  individuate  minuziosamente. Carl Schmitt inizia il suo saggio ricordando le fondamenta dell'uomo: esso è un essere di terra che calca il suolo, che dal terreno ricava la sua visione, il suo punto di vista. Se sussistesse un determinismo ambientale  l'uomo sarebbe, a seconda dei casi, un animale di terra, un pesce o un uccello, ma egli non si esaurisce nel proprio ambiente: esso, a differenza dell'animale e della pianta (la cui esistenza è determinata dall'ambiente), può cambiare modificare la sua ex-sistenza,  può, addirittura, scegliere l'elemento al quale dedicare la nuova forma complessiva della sua esistenza storica, nel quale si organizza (può, ad esempio, passare da un'esistenza terranea a una marittima). "La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare". Dai tempi più remoti questa opposizione elementare è osservabile e, ancora nel XIX  secolo,  si usava caratterizzare le tensioni dell'epoca tra Russia  e Inghilterra come lo scontro tra un orso e una balena. I  cabalisti mediovali parlavano della storia del mondo come di una lotta tra Leviatano e Behemoth, dove il primo ostruisce il vie aeree del secondo per impedirgli di respirare: è questa la rappresentazione mitica del Blocco Navale con cui una potenza marinara taglia i rifornimenti al paese avversario per affamarlo .La storia umana è lotta tra terra e mare. A partire dagli antichi greci,  passando per Roma civiltà di terra in lotta con la potenza marinara di Cartagine, giungendo a  Venezia, che per cinquecento anni dominò il mare. Tuttavia, con il dispiegarsi del Nuovo Mondo, ci si rende conto della limitatezza di un potere che, come quello di Venezia, che anche dopo la scoperta del nuovo mondo, è rimasta arroccata sullo stadio talattico. La pratica festiva della Cerimonia dello Sposalizio del mare dimostra come questa repubblica marinara non si sentisse identica all'elemento acqua ma, anzi, dovesse rabbonire un elemento a lei estraneo. La tecnica navale della repubblica di Venezia rimase inalterata fino al suo declino (1797): conobbe solo la navigazione a remi, mentre la navigazione a vela permetteva di solcare gli oceani: nella battaglia navale di stile antico, le navi cozzano l'una contro l'altra e si cerca di andare all'arrembaggio: si tratta, dunque, di una battaglia terrestre sull'elemento acqua, una battaglia corpo a corpo  corpo. La lotta marina vera e propria si avrà con l'introduzione dei cannoni sulle navi, cosi’ come la tecnologia cambiera’ radicalmente il rapporto uomo mare sia sotto l’accezione di competizione interspecie,  sia nel rapporto con gli abitanti del pianeta mare, di cui forse l’elemento piu’ caratterizzante  rimane la lotta con il piu’ grande degli animali marini  che e' pwro' un mammifero, quindi una sorta di ibrido tra terra e mare : la balena  (il Leviatano) ,  in perenne lotta  con i suoi quasi simili  come rileva Hobbes e Schmitt riprende.
Con lo sviluppo delle navi a motore  e i cannoni la battaglia si fece impari, la caccia alle balene divenne uno sterminio fatto di granate, macchine elettriche, cannoni e ancora una volta la tecnologia viene a modificare tutto. Possiamo ritenere dunque l’opera di Carl Schmitt come uno dei migliori tentativi di trovare una chiave di lettura alternativa dell’intera storia del mondo, laddove il delinearsi di una concezione dualistica per la spiegazione dell’assetto politico del mondo degli ultimi cinquecento anni, quella appunto tra potenze di terra e potenze di mare,(rappresentanti l’una una visione piuttosto tradizionalista, incentrata sull’elemento tellurico di stabilita’, conservazione,  l’altra al contrario su di un elemento mobile, fluido, che apre le maglie alla sperimentazione, al cambiamento) puo’ questa dialettica oppositiva, questa sorta di aut-aut kirkeegardiano, venire intesa come un invito a scegliere tra due modalita’ opposte di “esser-ci” . Purtroppo e’ una partita di cui non possiamo andare indietro oltre quel certo punto che e’ la nascita della coscienza e che ha decretato la fine dell’eta’ dell’oro, come  equivalente del racconto biblico del peccato originale : possiamo solo scegliere il male peggiore , ovvero non continuare a farci irretire dalla massiccia post modernizzazione e tutti gli annessi di ulteriore decadimento che essa rappresenta , e cercare di rifarci se non proprio all’eta’ dei guerrieri e dell’argento con tutto il bagaglio di orrori e distruzioni, considerandoli pero’ meno ipocriti e anche meno estremi dei mercanti, ovvero dei bottegai dell’eta’ del bronzo, o peggio ancora  ai Servi dell’eta’ del ferro, l’ultimo anfratto di questa post modernizzazione di tutto il mondo,  a similarita’ con un grande mercato globale, che qualche bottegaio piu’ risoluto ha voluto recentemente provare di far adottare all’intero pianeta servendoso non a caso nuovamente di una farsa di pandemia, ancora piu’ assurda di quella di settecento anni fa Allora difatti per stimolare la paura si era parlato di peste, di morte nera, di inimmaginabili effetti di devastazione corporea, oggi  non c’e’ stato bisogno neppure di tutto tale armamentario di orrore e di menzogne: per innescare la paura nella masse  e’ bastata una semplice influenza. Quindi non solo non c'e' nessuna differenza tra l'uomo del trecento e quello del tremila, ma se possibile e' anche peggiore. Schmitt 
nel suo libello “Terra e mare “ del 1942 parla di una conquista britannica del mare e la definisce la linea fondamentale del primo ordinamento spaziale/planetario (sua definizione) la cui essenza risiede nel netto contrasto fra potenze dedite alla terra e potenze dedite al mare:  che cosa e’ un ordinamento spaziale/planetario secondo la definizione del grande giurista? La risposta e’ presto data nelle righe dell’accennato libello: e’ un qualcosa di estremamente piu’ importante di una guerra, diciamo che puo ‘ essere equiparata ad una grande riviouzione tipo quella di Copernico, tipo la rivoluzione francese o quella bolscevica, forse addirittura di piu’ perche’ nella portata delle poste in gioco vi sono  ordinamento sociale, usi e costumi, addirittura scelta di civilta’  “l’uomo ha del suo spazio una determinata coscienza, soggetta a continue mutazioni, perfino in una medesima epoca  nella prassi del quotidiano , l’ambiente del singolo  e’ predeterminato in maniera diversa a secondo dell’attivita’ svolta; l’abitante di una grande citta’ ha una visione del mondo  assai diversa da quellla di un contadino e ancor piu’ da quella di un marinaio, le differenze di concezione spaziale poi si fanno davvero abissali quando entrano in gioco intere popolazioni  e differenti epoche storiche,alla fin fine  afferma  Schmitt  ad ogni trasformazione  storica,  fa  di riflesso obbligato  un mutamento della concezione dello spazio. Possiamo dunque affermare che con la conquista del mare iniziata con il XVI secolo su iniziativa e prassi della Regina Elisabetta, anche lei detta “la grande” come tanti altri felloni che hanno cavalcato il corso della storia, l’Inghilterra si fa protagonista di quel famoso nuovo ordinamento spaziale/planetario. La vittoria sulla Invencible Armada di Spagna nella battaglia di Gravelinda del 1588 ad opera dell'ex pirata Francis Drake ratifico' il nuovo corso : un ex criminale che guida la flotta inglese.  L’ordinamento della terra difatti consiste nella delimitazione di territori e suddivisione in stati, al contrario il mare e’ libero, senza confini quasi senza limiti, nominalmente appartenente a 
tutti  (anche a ex criminali) e a nessuno nel
contempo,
  ma ecco che dal ‘500 all’improvviso appartiene ad uno solo : all’Inghilterra appunto. Ci fa notare Schmitt che solo alla luce  di questa conquista del mare  e della radicale separazione con l’elemento terricolo che rimarra’ appannaggio dei popoli continentali d’Europa , anzi non  dei popoli, ma dei diversi stati nazionali con elementi spesso e volentieri di profonda ostilita’ tra di  loro e che verranno sfruttati a beneficio dell’Inghilterra per affermare la sua superiorita’, si comprendono tutta una serie  di frasi, formule, principi che personaggi inglesi si compiacciono di citare: cosi’ la massima sir Walter Raleigh  “chi domina il mare, domina il commercio del mondo e a  chi domina il commercio del mondo, appartengono tutti i tesori del mondo e il mondo stesso. Non potrebbe essere affermata con maggiore enfasi  l’esaltazione del principio mercantile, ovvero il passaggio dall’eta’ dei guerrieri o dell’argento,  all’eta’ del bronzo o giustappunto dei mercanti, secondo le ben note suddivisioni di Esiodo e di tutti i piu’ antichi racconti dell’intera umanita’. Vale quindi l’assioma che ogni commercio se mondiale deve essere marittimo, fluido, proprio come l’elemento dove esso si svolge, senza confini, senza limiti, libero ma solo finche’ in esso non venga esercitata quella superiorita’ che giustappunto costituira’ la stessa essenza del popolo inglese.  E’ a partire dalla conquista britannica del mare rafforzatasi in maniera dirompente con la rivoluzione industriale di meta’ del secolo XVIII, che si configura la possibilita’ di una supremazia mondiale su basi del tutto differenti da quella che si era verificata nei secoli precedenti con i grandi Imperi  terricoli, tipo la Persia, quello Macedone,  quello di Roma e quello dei tentativi di recupero dell’Impero Romano; per il tipo di guerra terrestre o anche marittima ma svolta secondo meccanismi terrestri (i famosi rostri romani per l’arrembaggio e’  sostanzialmente un conflitto di tipo tradizionale trasferito  sulle tolde delle navi , ma dal XVI secolo la situazione muta, la diffusione della navigazione a vela e soprattutto l’artiglieria posizionata a bordo delle navi cambiano radicalmente il tipo di guerra, niente piu’ arrembaaggi, ma lotta a distanza, abilita’ di manovra e precisione di tiro dei cannoni ecco il vero specifico della guerra marittima, parimenti la guerra terrestre era stata sempre un rapporto tra Stati: da entrambi le parti in conflitto ci sono potenze militari organizzate statalmente con gli eserciti che si scontrano in batrtaglie campali, ma  come nemici si fronteggiano solo  le truppe impegnate nello scontro, mentre la popolazione civile rimane  esclusa  dalle ostilita’, la guerra marittima specie dopo che vengono aggiunte ad essa le applicazione tecnologiche esperite dalla Rivoluzione industriale di meta’ del settecento come abbiamo gia rilevato sopra, diventa guerra totale assoluta dove non si distingue piu’ il militare dal civile  e anzi tende a coinvolgere anche il neutrale colpevole solo di  mantenere relazioni commerciali con il nemico: diciamo  che sempre più nel panorama mondiale  si affaccia una piccola isola situata ai margini del continente europeo  che volgendo le spalle
 alla terraferma ha sviluppato quasi
 esclusivamente una modalita’ di guerra radicalmente diversa, fondata anche sui blocchi che le navi possono effettuare appunto ai commerci e quindi affamare chiunque abbia a che fare anche marginalmente con il concetto di nemico la popolazione nemica che gioco forza si vede parte integrante del conflitto, questa e’ la guerra che abbiamo cominciato a conoscere soprattutto in quest’ultimo secolo e che informa oramai l’essenza stessa della guerra moderna. Da notare  che dopo tale separazione tra terra e mare e l’opposizione tra tali elementi si era trasformate in prassi operativa, sostenuta da uno spregiudicato impiego della tecnologia, si e’ cercato di dare una impalcatura teorica  a tale assunto sostenendo una serie di teorie, principi e sistemi piu’ o meno scientifici che hanno finito  per convincere un po’ tutti della ragionevolezza quasi etica  di tale concetto, senza pero’ tenere conto  del dato originario che ha ingenerato tutto questo : ovvero  la conquista britannica del mare che ha fatto di tale fattore  il centro di un impero mondiale  fondato non piu’ sulla potenza militare, sulla superiorita’ in truppe e armamenti, insomma quello che erano stati un tempo  i grandi imperi terrestri dell’eta’ dei guerrieri,  ma sostanzialmente sulla diffusione di quell’elemento fluido, mobile che e’ il commercio, il mercato e quindi il fattore economico e farne il perno della sua supremazia. Diciamola tutta Napoleone sara’ stato enormemente gonfiato come generale e stratega, le sue vittorie per la piu’ parte favorite o da una bella dose di fortuna (Ceva, Arcole, Marengo, Wagram) e anche da provvidenziali sottoposti che ripararono a suoi errori piu’ strategici che tattici (Massena, Augerau, Desaix, Lannes, Soult), pero’ in quanto a frasi adatte 
all’occasione era davvero incomparabile :
quel suo “dio me l’ha data e guai a chi me la tocca” o quel suo saper prendere i soldati “io vi condurrò nelle pianure piu’ fertili del mlondo , la dove i fiumi riluccicano come scimitarre d’oro” e anche saper come riprendere i suoi Generali “Duca di Rivoli’ non siete piu’ Massena?” sono
  delle pietre miliari forse le piu’ vere della sua carriera , ebbene fu Napoleone a definire l’Inghilterra “la nazione bottegaia “ Contro Napoleone giustappunto si ritorce la potenza marittima dell'Inghilterra che a Capo Trafalgar distrugge qualsiasi velleita' di competere nell'elemento mare con la sua flotta e quindi rinunziare a qualsivoglia progetto di invasione dell'isola. Si inaugura così un periodo di relativa non belligeranza tra potenze di mare e potenze di terra, che si fara' ancora piu' pronunciato dopo la sconfitta del Corso a Waterloo, dove l'inghilterra scende in campo anche con il suo esercito per rintuzzare le  intemperanze del principio terrestre troppo gonfiatosi con le velleita' di un singolo. Nel periodo della Santa Alleanza dominato dall'Austria di Metternich si stabilisce quasi un patto : alla terra cioe' al suo piu' illustre rappresentante il principe di  Metternich il compito di impedire il regurgito della idea rivoluzionaria come emersa in Francia, e con i suoi pericolosi sviluppi, all'Inghilterra l'incontrastato dominio marittimo per consolidare il suo Impero. L'idillio dura fino al 1848 quando oramai l'Impero inglese e' al suo acme e tornano le istanze di rivolgersi ora alla terra ferma, non per conquiste territoriali, quelle sono faccende che nel territorio europeo non interessano punto alla perfida albione. quello che le interessa e' seminare zizzania proprio all'interno delle potenze di terra, tra i forzati e spessissimo arbitrari  confini nazionali. Lo fa abilmente sempre dietro le quinte quasi mai in prima persona, cosi si mettono in moto gli esecutori piu' biechi dei principi economici suffragati sempre piu' da impianti teorici e pseudo culturali, si serve o forse e' lei come entita' politica che serve a tali soggetti non a caso conformati sotto lo status di sette o Logge, tipo quella massonica che si richiama ad astratti e fumosi principi di Libera Muratoria arbitrariamente dedotti da un passato molto poco verificabile, quello della costruzione da parte di Salomone e del suo Architetto Hiram del famoso Tempio di Salomone, proprio come trecentocinquanta anni 
prima era stato fatto
dai mercanti di allora (fiorentini, romani, veneziani genovesi, olandesi) per imporre un nuovo ordine sociale e anche estetico al troppo poco flessibile mondo gotico con l'invenzione di un codice arbitrariamente definito classico da utilizzare come sorta di riduzione a elementi prestabiliti per normare tutte o quasi le possibilita' del fare costruttivo con l'avallo di quanto di piu' ardito avesse  allora da offrire la tecnologia : lo strumento della prospettiva.  Questo e' in sintesi il vero senso del Rinascimento, ma  l'aggravante e elemento che lo fa dannatamente simile alla nostra epoca e' che, il potere emergente per riuscire nell'intento di cambiare il mondo per i propri fini si sia servito come elemento di rottura di una grande supposta pandemia,  all'epoca una affezione dermatologica (peste bubbonica) oggi una banale influenza entrambi malattie normalmente insignificanti, promosse a veri e propri flagelli in grado di innescare paura nelle masse rozze e ignoranti, ieri come oggi, senza nessuna differenza

giovedì 9 febbraio 2023

LA COSCIENZA VIEN DAL MARE

Terra e Mare , io penso che sia il caso di riprendere con discernimento  quella antica dicotomia individuata settant’anni fa da Carl Schmitt un filosofo e giurista tedesco, tenuto alquanto in penombra dalla cultura occidentale del dopoguerra per essere stato un fiancheggiatore del Regime nazista. Non e’ la prima volta che affronto tale argomento in quanto recentemente  stimolato da un saggio di uno dei pensatori che stimo di piu’ :  Alain De Benoist che ha scritto in collaborazione con Julien Freund, un altro pensatore non allineato alla grande menzogna liberalista,  un libro su  tale tematica  che viene riletta  giustappunto approfondendo   quella dicotomia  di Schmitt,  partendo dal saggio titolato “Terra-Mare”
in cui tutta la storia del mondo, nella particolare accezione della conflittualita’ storica  era interpretata nella prospettiva di una opposizione fondamentale tra nazioni di terra e nazioni di mare - sottotitolato  “una considerazione sulla storia del mondo raccontata a mia figlia Anna” il saggio riassume  in termini estremamente accattivanti e semplici  l’evoluzione geo-storico-giuridica  a partire dalla scoperta dell’America, quindi la fine del XV secolo con gia’ in corso tutta la serie di sconvolgimenti epocali - viaggi, nuovi continenti, invenzioni, commerci, diversi stili artistici, modalita’ differenti di guerre e assedi, financo  pandemie ricorrenti, dopo quella famosissima del 1348, che induce alla domanda “cui prodest” (ieri come oggi)-  che rimandano ad una ulteriore analisi,  quella delle eta’ del mondo di Esiodo da cui siamo indotti  alla considerazione che ci troviamo in piena eta’ dei mercanti o del bronzo, subentrata a quella dell’eta’ dei guerrieri, ovvero l’eta’ dell’argento.
 L'originalità dell'opera risiede nell'individuazione, da parte dell'autore, della dicotomia Terra-Mare come motore della storia umana ed e’ ovviamente questa la tematica che interessa ai due piu’ recenti pensatori che hanno tanto ispirato anche me: difatti nel loro  breve ed intenso saggio, scritto a quattro mani, affiora l’importanza di tale dicotomia   non tenuti in sufficiente considerazione dai metodi degli storici, anche quelli piu’ raffinati tipo  Oswald Spengler o  Arnold Toynbee, ma forse in qualche modo contemplati dai soliti pensatori piu’ fuori del sistema e ostracizzati  tipi Guenon, Evola, Mircea Eliade. In  questo mio nuovo articolo pero’ riprendo il saggio di Schmitt, ma mi piace commisurarlo non solo al molto piu’ antico sistema ripartito delle “eta’ del mondo” di Esiodo, comune anche a tutte le altre antiche civilta’,  ma anche alla mia Bibbia personale di possibile e alternativa interpretazione della storia del mondo, che e’ il saggio di Julian Jaynes “il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” (lo so, lo so… i pochi che per avventura si siano avvicinati ai miei scritti,  indubbiamente lo diranno a gran voce  “ah Ma’…. e mo’ hai rotto co’ sto’ Jaynes e la sua mente bicamerale”  Eppure vedete se applichiamo la bipartizione del cervello, con quella sua parte sinistra  preposta al linguaggio articolato tramite condensazione metaforica del significato di una cosa (il famoso confronto per similarita’ “ cosa e’ questo ? -  bhe e’ come …quello”), ed un’altra parte strutturata per trasferimento metonimico di un  significante (“come devo fare  per interagire con…? ) così  come ti viene impartito da una voce allucinatoria che rappresenta il condensato di tutte (o quasi) le situazioni in cui un individuo viene a contatto, ci veniamo a trovare in una situazione ottimale di organizzazione cerebro/comportamentale,  che con tutta probabilita’ ha funzionato per migliaia d’anni e che nella sua indistinzione e fumosita’, la tradizione popolare, una volta pervenuta alla coscienza e quindi ad un Io analogale  sulla base del linguaggio, ha denominato “eta’ dell’oro “ una eta’ nella quale potevano proiettarsi e anche  condensarsi (non dimentichiamo la funzione eminentemente metaforica e quindi di condensazione di significati della coscienza) tutti i miti, tutte le leggende, tutte  le storie, e anche tutte le esagerazioni, che la nuova funzione poteva ritrovare nel suo  percorso. Comincia quindi il racconto, un qualcosa del tutto escluso nella organizzazione della mente bicamerale, che aveva un impianto estremamente pragmatico di adattarsi all’ambiente, un racconto a volte stupendo che si colora dei tratti dell’epica, della lirica, della  poesia e di tutte le condensazioni metaforiche della coscienza. Ovviamente non si puo’ piu’ ricorrere alla metafora aurea per designare  il nuovo periodo e neppure far riferimento agli dei, che restano un qualcosa di molto indistinto, tutt’al piu’ raffigurabile in una altra forma di rappresentazione, quella della parola scritta in primis, ma anche  quella pittorica/visiva, ovvero  statue, idoli, totem, templi, quella musical/emozionale  tipo poesia, anche teatrale. E’ indubbio pero’ che
c’e’ un calo di livello, anche nella presunzione della nuova organizzazione cerebrale e si designa il metallo subito meno nobile. l’argento, per caratterizzare la nuova era  e si indica nella classe “dei guerrieri “  la nuova categoria di protagonisti nella scena del mondo. Sembrerebbe così leggendo racconti, ascoltando musiche e quant’altro che si sia trattato tutto sommato di un passaggio indolore da una era all’altra, per alcuni versi addirittura propizio…ma … ecco c’e’ un ma grosso come una montagna: il passaggio dalla mente bicamerale alla coscienza non ha solo un carattere di minore valore  quale si addice alla differenza tra oro e argento, ha anche un risvolto di estremo sviluppo della crudelta’ umana, che difatti esordisce sul teatro del mondo con guerre, eccidi, massacri, stupri, violenze di ogni genere e si serve di strumenti atti a tale pratica sempre piu’ sofisticati che segnano appunto lo sviluppo delle armi e quindi la dizione di “eta’ dei guerrieri”   per questo periodo di esordio della coscienza e quindi della storia che su di essa e solo su di essa puo’ essere raccontata    Il subentrare dopo due millenni e mezzo di un’altra classe che sara’ caratterizzata da un metallo ancora meno prezioso,  il bronzo e da attivita’ sempre improntate a sopraffazione , violenza , crudelta’,  perseguite solo con maggiore ipocrisia, e’ detta Eta’ dei mercanti ed e’ innescata da una, per buona parte,  inventata o comunque gonfiata in maniera abnorme , pandemia, che in breve  porto’ alla obsolescenza di tutti i valori fino allora perseguiti dal mondo medioevale e nelle sue alterne vicissitudini dalla cosidetta eta’ dell’argento o dei guerrieri.  Quello che bene o male fino a quell’evento era considerato rispondente ai valori della  civilta’ , la tradizione, il senso di un Impero. che salvaguardasse o si rifacesse a tali valori, come ad  esempio il Sacro Romano Impero di Carlo Magno e l’estremo tentativo di un suo recupero e  riproposizione da parte di Federico II di Svevia,  ed ancora la Cavalleria ,  una opera come la Divina Commedia di Dante Alighieri,  lo stile Gotico  delle  Cattedrali con il loro bagaglio di conoscenze e esperienze  da trasmettersi per coralita’,  sono soppiantate  dai  commerci, del valore di scambio , del denaro,  quindi dall’avvento di quella  che in una parola io definisco, non lo nego con un tantino di disprezzo “l’eta’ dei bottegai e dei garzoni”  e che rispecchiano in toto (ecco che prende corpo l’ipotesi di Schmitt)  l’ascesa delle potenze di mare di cui la prima piu’ compiuta espressione e’ l’Inghilterra, soprattutto a principiare dalla Regina Elisabetta detta la Grande, con le forti spinte espansioniste e la formazione di un tutt’altro tipo di  impero, del tipo marittimo/coloniale, sino a passare in  tempi piu’ recenti  il testimone (diciamo dopo la seconda guerra mondiale) agli Stati Uniti che ne hanno preso il posto. Riassumendo possiamo dire che si e' andati da un peggiore ad un molto piu'  peggiore (lo so! non si dice, ma mi sia concesso il massimo della riprovazione su tali passaggi epocali), comunque sia rispetto all'eta' dell'oro che e' l'equivalente all'organizzazione bicamerale, si e'  prodotta una frattura che probabilmente non ha rimedio. Jaynes, tra gli altri  possibili motivi di frattura  - sprofondamento isola di Santorino, invasione dei Dori - probabile riscontro storico di Atlantide e della sua scomparsa- individuava nell'elemento mare la  principale  causa del crollo della 
 mente bicamerale e l'origine della coscienza. Il mare  e un popolo di navigatori tipo i Fenici,  che costretti in un elemento poco atto a comportamenti catechizzati, pian piano a fronte di sempre nuovi problemi abbiano trovato sempre meno voci allucinatorie  rispondenti alla bisogna e quindi siano stati per cosi' dire, costretti  fare ricorso all'elemento metaforico e non metonimico, applicando la condensazione al proprio stesso io e mettendolo in diretta relazione con il contesto e il comportamento da scegliersi, ecco la principale motivazione della crisi e quindi crollo della mente bicamerale e la necessita' di trovare un sostituto per mettersi in situazione con il contesto  e quindi interagire autonomamente    

domenica 5 febbraio 2023

QUATTRO SALTI IN PADELLA

 

Questo fatto del mangiare gli insetti , come disposto dalla UE, mi ha, diciamo così incuriosito : possibile  che dei consumati bottegai come le lobbies industriali europee,  avvezze a secoli di mercimonio possano indursi a prendere una cantonata come la commercializzazione di larve, farine di grilli e altrre schifezze del genere ? La polemica specie sui social e’ gia’  rovente:  per lo piu’ riprovazioni accorate, indignazione,  dettate dal senso comune, ma anche qualche adesione, non a caso sempre da parte dei soliti noti/idioti pseudo buonisti e iper democratici, che si riempiono la bocca con parole coniate a bella posta dal vocabolario della ipocrita sinistra, molte prese a prestito dall’idioma made in English/USA, ma qualcuna anche autoctona tipo quel termine “sostenibile” che gia’ uno degli antesignani servi della mentalita’ neoliberista dei bottegai al potere, Enrico Berlinguer l’uomo dei reiterati fallimenti, quello che non ne ha azzeccata una,  assurto a modello carismatico del sinistrismo democratico, molto poco comunista , ma tantissimo consumista e neo liberista,  aveva utilizzato  per caratterizzare uno sviluppo che doveva rivelarsi una ennesima sua “toppata”
L'Alphitobius diaperinus, ovvero il verme che si forma per deterioramento della farina minore  è il quarto insetto a cui la Commissione europea ha dato il benestare  di entrare nelle tavole dei cittadini, dopo le larve gialle, la locusta migratoria e i grilli. Come fatto cenno  una decisione che ha creato forte dibattito tra chi continua a sostenere la tesi secondo cui mangiare insetti aiuterebbe a combattere l'inquinamento ambientale e a sfamare più persone in modo "sostenibile" appunto (eh si gli insegnamenti degli incompetenti e falliti sono duri a morire) e chi ritiene che si tratti di un vero e proprio orrore alimentare, anzi diciamola tutta : una vera e propria schifezza. Ma proprio questa secondo tipo di reazione , che specie in un paese come il nostro (e comunque stante la tradizione   culinaria io ci metterei anche la Francia, la Spagna, la Grecia e perche’ no anche le ottime tradizioni in tal senso dell’Ungheria, della Boemia, un po’ di tutta l’area balcanica ) induce a nutrire qualche dubbio. Possibile che le multinazionali della UE  si dispongano ad una commercializzazione di prodotti così  controversi, con obiettivamente poco riscontro negli usi e nelle abitudini alimentari  di una buona maggioranza delle popolazioni europee? C’e’ un filmato che viene  diffuso in questi giorni sui social  che mostra una fabbrica di questi pseudo imprenditori che gia’ sono avviati  in una simile operazione, ma la cosa da piu’ di falso di “un bollettino di guerra napoleonico”, si diceva un tempo, oggi diremmo meglio:  di un articolo di Repubblica, o della Stampa o anche del Corriere della Sera, di un Tg della Tv pubblica o privata che sia, di una dichiarazione di tragica emergenza da parte di un politico o ancora peggio di un pseudo esperto  virologo, che appare a mo’ di spot pubblicitario.  Ho gia’ scritto un articolo su questa tematica in uno dei miei blog complementari a questo principale, perche’ quando utilizzo larghi tratti di articoli altrui e quindi non e’ tutta farina del mio sacco, preferisco appunto tenerlo di conserva così  
nel presente caso, ho riportato un pezzo  dell’ottimo giornalista e opinionista Giorgio Bianchi, che e’ molto piu’ esperto e piu’ addetto ai lavori di me  di me in numerose faccende  faccende, specie quelle agro-alimentari. Ebbene Giorgio Bianchi in merito a questa faccenda della commercializzazione di insetti e schifezze varie,  si chiede  “Davvero pensate che le grandi multinazionali alimentari “alleveranno insetti” e li venderanno, congelate, in pasta o essiccate?  Non avete idea dei costi di un simile processo; io SI ... e anche LORO!” Tutta questa manfrina e can can sulla commercializzazione di insetti, serve a ben altro e l’ottimo Giorgio Bianchi ce lo spiega al dettaglio :  “Per lavoro ho avuto a che fare con diversi produttori di pasta, i quali mi hanno spiegato come funzionano i meccanismi di approvvigionamento. Se una partita di grano proveniente da una qualsiasi parte del mondo mostra muffe, larve,  funghi, quel grano essere distrutto e non utilizzato per impieghi alimentari. Un doppio costo: perdita della materia prima e smaltimento del rifiuto. Una bella perdita di profitti non vi pare? Ed allora cosa si fa ? Si Mischia il grano con altro buono , fino a raggiungere una “soglia” di “accettabilità” che magari con opportune mazzette  o mirati ritocchi ai limiti di tossicita’ stabiliti per legge, ne consentiranno la commercializzazione :  “CHIARO?” si chiede il nostro amico Bianchi.  “Ora, per favore, vogliate comprendere che qui siamo di fronte allo stesso meccanismo: grandi partite di farina per uso alimentare SVILUPPANO  VERMI (che poi divengono farfalle) -  a chi non è successo di vederlo in casa propria? Invece di scartare la farina come “prodotto non idoneo all’uso alimentare umano”, disponendo di una entita’ amica come l’Unione Europea, cosa si sono inventate le lobbies agro/alimentari ? Semplice, facendo passare larve, vermi, farfalle e quant’altro come arricchimento proteico,  non si applicano piu’ le restrizioni  per una loro commercializzazione  e così  intere derrate,  marce, guaste, inutilizzabili , che fino a ieri per legge venivano scartate, oggi in virtù di una nuova legge opportunamente modificata, anzi inventata di sana pianta, diventano improvvisamente commestibili e addirittura consigliate.   “In buona sostanza” conclude il nostro Bianchi  “ vogliono rifilarvi un prodotto marcio, compromesso e inutilizzabili, che le leggi fino a ieri  imponevano di non impiegare e smaltire come rifiuto,  decidendo, PER LEGGE, che quella merda è “arricchimento proteico”!!! E voi … giù a discutere di grilli e cavallette! Poi, quando fra qualche mese si vedrà che … niente cavallette e grilli negli scaffali, qualche tonto esulterà pure, dicendo “abbiamo vinto noi”, ma in verita’  vi starete già MANGIANDO QUELLA MERDA, nelle merendine, nel pane, nella pasta e in ogni altro prodotto che includa le farine guaste il cui impiego  non ha bisogno neppure di venir menzionato , basta la semplice rassicurante, ma fumosa indicazione ”arricchimento proteico”. Diabolico eh!?” in buona sostanza  si tratta solamente di una questione di gradualita’ : prima c’erano delle leggi che in qualche modo ci salvaguardavano, imponendo standard  di tolleranza, con il via libera della UE, ci sara’ piena  liberta’ di commercializzare farine,  prodotti marci, deteriorati e quant’altro,  spacciandoli appunto  perquesto fantomatico  arricchimento proteico. Questa è la storia di grilli,  cavallette e vermi che e’ una ulteriore conferma di come i “soliti noti” che eccellono sempre per quel furbastro della mentalita’ bottegaia , manipolano con grandissima facilità le masse ovvero “i soliti idioti” che al contrario, in settecento anni di subordinazione al principio economico della bottega e dei suoi prodotti buoni, ma anche cattivi, addirittura guasti, non hanno mai mostrato particolare capacità intellettiva e di discernimento. Oggi come ieri, niente di nuovo sotto il sole : bottegai furbastri con i loro garzoni, e al di sotto  masse di creduloni irretite da menzogna e tenute a bada con la paura, come e’ successo nel 1348 , nel 1528, nel 1630, nel 1919 ed appena ieri nel 2020 : false grandi pandemie utilizzate come volano per far passare le peggiori malefatte  del sistema detto “economia di mercato “ Eh si ho deciso di mettere tale articolo , leggermente ritoccato anche su questo Blog principale, stante la rilevanza della tematica. Saranno giuste le mie osservazioni di dubbio, di perplessita’ sull’ impiego di insetti nell’alimentazione delle nostre contrade occidentali, oppure hanno ragione quelli che insistono sulla “eco/sostenibilita’ di tale diffusione ?
Ci tengo a precisare che non
  intendo neppure per scherzo passare per un cultore della cosidetta scienza economica, per me poco piu’ di un aggiornamento del “conto della serva”, tuttavia  mi sono lasciato andare in proiezioni piu’ o meno corrette su di un futuro commercio (loro lo chiamano business) di appunto queste “farine iperproteiche” che ripeto la penso in tutto e per tutto come Giorgio Bianchi “sono solo boiate” e una sorta di specchietto per le allodole, per consentire ai soliti bottegai di continuare e incrementare i loro affari in un neo liberismo alla Popper, con l’avallo di addomesticate  leggi, decreti e disposizioni di questo grande mercato che chiamano Unione Europea, dove ha successo solo chi riesce a corrompere di piu’ e a istituzionalizzare il mercimonio  

 

sabato 4 febbraio 2023

COSCIENZA ED ENTROPIA

La coscienza è posteriore al linguaggio, ma di converso  come diceva Lacan, non solo la coscienza ma anche l'inconscio è strutturato come il linguaggio” Non solo Lacan, ma anche lo stesso Freud  nel saggio che diede appunto avvio alla scienza della psicoanalisi “l’Interpretazione dei sogni”  si riferisce all’asse linguistico  che verrà codificato nella famosa  barra tra significato e significante da De Saussure, asse che  si muove  tra le figure della  linguistica: metafora e metonimia. Cosa sono, difatti ne “l’interpretazione dei sogni, la condensazione e il trasferimento,  se non le due principali figure retoriche della linguistica?
E’ una questione di riferimenti! Tutto è riferimento  nell’uomo, perlomeno da quando è pervenuto al linguaggio articolato e ha cominciato conseguentemente  a chiedersi del perché della propria esistenza ma anche al perché della propria insistenza a domandare sempre la stessa cosa “chi sono, dove sono, da dove vengo, dove vado?” Un riferimento è in sostanza una visione, una possibile visione del mondo che dovrebbe consentire di stabilire analogie comportamentali sulla base del proprio linguaggio e del mondo esterno e rendere quindi il tutto “abitabile” nel senso di contrarre abitudini atte appunto ad un essere “presenza” Il riferimento funziona quindi per analogia e struttura una certa visione del mondo che in verità si appunta su di un analogo particolare, un “analogo-Io” che mette appunto in situazione sé stesso rispetto ad un mondo, diciamo alquanto indifferente alla propria “presenza”  Nel corso della propria storia linguistica e  di fattualità, l’uomo ha sempre ricercato  tali quadri di riferimento, che possiamo anche definire “visioni del mondo” esse sono relative al periodo  e al tipo di società in cui sono state applicate, ma proprio in relazione a tale periodo, e a tale Società  hanno un che di assoluto, nel senso che funzionano come un vero e proprio paradigma , cui tutti, bene e male finiscono per aderire. Nel corso della storia  queste visioni del mondo, funzionanti come paradigma,  ce ne sono state molteplici e alcune particolarmente  tenaci  e dilatate, ad esempio la nostra, quella attuale delle nostre “contrade occidentali” ha un arco temporale di quasi trecento anni  e per quanto si sia modificata ed evoluta (o involuta) nel tempo  ha conservato la visione originaria che sostanzialmente è quella della Rivoluzione industriale e dell’avvento della macchina: il nostro è un mondo di macchine, di leve, ruote,  puleggie, che sono, via via andate assumendo  la  connotazione di processori informatici, computer, monitor :il mondo è come un gigantescomagazzino di componenti, fatto di miriadi di pezzi che aspettano solo di essere assemblati in un sistema funzionante. Questo è il paradigma  storico del nostro tempo  e del nostro mondo:  la macchina è così integrata nella nostra persona che è difficile  stabilire dove finisce lei e  dove comincia l’uomo;  anche  il nostro linguaggio si è conformato alla macchina: noi "misuriamo" i

rapporti, i nostri sentimenti sono “vibrazioni”, cerchiamo di evitare “attriti” e facciamo in modo di “sincronizzarci” cogli altri, piuttosto che stabilire pensieri o affezioni con loro, pensiamo alla nostra stessa vita  come qualcosa che “gira  regolarmente” 
e ci si aspetta  che essa possa essere “riparata”  se qualcosa  in essa si è “guastata”, come se gli esseri umani  fossero semplici pezzi di un  meccanismo che possano essere “aggiustati” o “sostituiti” Questa visione del mondo che ancora costituisce il paradigma  di questo inizio del terzo millennio, visione di un accentuato materialismo e che  giustifica tutto nel nome di una parola  “Progresso” , sta  cominciando però a perdere colpi (proprio come una macchina alquanto deteriorata)  Il relativo della attuale Visione del mondo  cosiddetta “moderna”  anzi post-moderna comincia a farsi sentire non meno delle precedenti visioni del mondo,  che non avevano quella fede cieca nel progresso, tipo quella cristiana  che dominò l’Europa  per oltre un millennio, e  che concepiva la vita solo come attesa di un mondo a venire e l’individuo non doveva avere desideri o mete personali, né cercare miglioramento, né tantomeno cose materiali, ma solo escatologicamente perseguire  la cosidetta “salvezza”,  o tipo quella antica greco-romana che bandiva il futuro a scapito di un passato considerato sempre migliore, che costituiva un’escatologia all’incontrario dove tale passato era equiparato ad una mitica “età dell’oro” e tutte le epoche venute dopo ne  rappresentavano un inesorabile degrado.
Ecco l’esempio che ne fa il poeta greco Esiodo “all’inizio un’aurea generazione di mortali fu creata dagli dei immortali dell’Olimpo, essi erano simili agli dei , non erano afflitti da dolori e malattie e l’abominevole vecchiaia  non li attendeva al varco, ma restavano sempre eguali  e quando morivano erano come immersi in un sonno” A pensarci bene che cosa era questa “età dell’oro” se non la giovinezza? Una metafora presa dal riferimento più immediato, il corpo appunto, 
ma preso nel suo momento di massimo fulgore, la giovinezza con le membra vigorose, l’aspetto leggiadro, la bellezza, la piena salute, l’entusiasmo: parola che letteralmente significa avere un dio dentro di sé, “en-theos” ….e qual’è per un mortale l’unico modo per essere così simile agli dei dell’Olimpo?  Paradossalmente morire giovane, si’ che l’abominevole vecchiaia  non venga a distruggere quella perfetta armonia corporea. La archetipa visione del mondo del nostro mondo occidentale  quella di Esiodo, di Omero e ancora di Orazio, di Virgilio, è una giovinezza resa paradossalmente immortale da una morte precoce, il netto contrario di quella moderna, fondata invece sulla macchina, sul suo deteriorarsi e conseguente aggiustarsi, al limite sostituirsi per pezzi, dove la metafora tra corpo e macchina  induce una morte sempre differita, un prolungare fino allo stremo quell’assemblaggio di pezzi del tutto indifferentemente dall’aspetto estetico, dal vigore, dall’efficienza. Abbiamo però visto come tale “visione” stia oramai mostrando la corda, e non perché il referente-corpo non si presti ulteriormente  ad un suo prolungamento quantitativo di numero di anni, quanto per l’esaurirsi  del campo di applicazione quell’”ex-sistere” che non riesce più a contenere “l’in-sistere”  Ed ecco che entra in gioco l’entropia, che gli antichi non conoscevano concettualmente, come non conoscevano il 2° principio della termodinamica, ma che entrambi li presupponevano quasi come  sorta di “contro-assicurazione” per scongiurare le più grandi malefatte dell’essere, ovvero, la malattia, la vecchiaia, un inutile e stracco accumulo di anni  progressivamente e proporzionalmente  in credito di bellezza e entusiasmo.
La legge dell’entropia  è il fondamento del 2° principio della termodinamica , ovvero il principio  che stabilisce che  materia e energia  possono modificarsi in un sola direzione  da forme utilizzabili a forme non più utilizzabili , di cui appunto l’entropia è una misura del grado  in cui in  ogni sistema 
dell’universo l’energia disponibile si è trasformata in una forma  non più disponibile, e il secondo principio della termodinamica  è anche il principio di cui si è avvalso Freud  per  ribaltare la sua concezione della  vita come libido volta a sfuggire il dolore e perseguire il piacere, con il saggio dal nome che è tutto un programma “al di là del principio del piacere” e la scoperta di una pulsione di morte come ultima ratio della coazione a ripetere, ovvero ripetere, sempre ripetere, fino ad arrivare all’ultimo girone del desiderio  che coincide in sostanza nel voler far ritorno da dove si è venuti, il nulla, prima che cominciasse il processo entropico di consumare tutta l’energia disponibile che potremmo anche equiparare al processo storico, e quindi la morte e non solo quella termica supposta dalla termodinamica , ma quella dell’intero sistema vivente. L’entropia mina l’idea che la storia sia volta al progresso, e la tecnica, la tecnologia e le sue varie forme di evoluzione, fino a quelle di oggi, della digitalizzazione e dell’informatizzazione:  la antica “technè”  originata dal furto di Prometeo della scintilla divina del fuoco, il suo strumento più appariscente : la technè, questo gli antichi lo avevano espresso a chiare lettere, non è quel paradigma di assoluto valore, che l’umanità superando la triste visione escatologica cristiana, ha creduto di identificare nella macchina;  essa  ingenera si’ una diversa modalità temporale, non più ciclica, ma progettuale, ma parimenti  ne pone i suoi limiti e la sua bivalenza : le catene che avvingono alla roccia del Caucaso l’autore del furto agli dei, Prometeo, sono di ferro ovvero di una lega di metalli, tra i primi prodotti di quella stessa “technè”. Il pericolo che proprio l’entropia possa costituire l’ultima versione di queste  visioni del mondo  è quanto mai plausibile e trova proprio sia negli antichi scritti o in quel saggio sopra accennato di Freud una sua  interazione : una visione del mondo non fondata su di una età dell’oro con  un passato da recuperare e far tornare allo splendore, ma una che vada verso quella terrificante "eta' del ferro"   con una umanità serva di pochissimi oppure con una visione del mondo, fondata  sul nulla, a cui irreversibilmente l’umanità tenderebbe a far ritorno, quel “non-essere” che qualcuno ha chiamato “morte”

 

mercoledì 1 febbraio 2023

IL MICROBO E' NIENTE, IL TERRENO E' TUTTO (DA BARNARD A HAMER)

 



Valdo Vaccaro e'una persona molto vicina al mio modo di intendere : ecco cosa diceva agli inizi della farsa di pandemia di un inventatissimo virus denominato Covid 19 : "il clima di incertezza e di confusione di questi mesi è tale che si sente la necessità di riflettere su cosa è la salute e cosa la malattia, su cosa bisogna fare e non fare e davvero per venirne a capo. Molta gente, a ragione o a torto lascio a voi decidere, mi accredita di aver introdotto la Health Science Igienistica in Italia, una scuola dirompente e alternativa rispetto alle teorie sanitarie che si rifanno a Pasteur e al famigerato rapporto Flexner del 1909 propiziato dalla massiccia entrata nel settore medico delle famiglie Rockefeller (re del petrolio) e Morgan (re dell’acciaio e delle ferrovie americane). Una Health School Igienistica che mette in seria discussione e in imbarazzo simultaneamente i pilastri che reggono la Medicina Sintomatica sul Sintomo e la Medicina Batteriologica-Virale. Pilastri che in questo paese sono intoccabili e dogmatici, forse anche per l’assoluto-geloso-esclusivo dominio delle tante Università Mediche italiane, con in testa Bologna, Padova, Pisa, Pavia, Roma (Sapienza, Bambin Gesù, Cliniche stile Spallanzani).




ESISTE ORMAI UNA LOTTA EPOCALE TRA IL REGIME SANITARIO E LA SCUOLA IGIENISTICA : LA MALATTIA È AMICA E NON VA CURATA Da una lunga esperienza personale di oltre 50 anni,(dice Valdo Vaccaro ma io  Mario Nardulli molto meno, ma a livello di sintomo e relativi dubbi, risalente addirittura a prima : 1959 cioè 62 ,  ma anche da millenni di storia della medicina naturale, E SOPRATUTTO UNA SPASSIONATA ESAMINA DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE DI UN RIVOLUZIONARIO DELLA MEDICINA DEL CALIBRO UNICO DI GEERD RYKE HAMER) ;  si è capito senza alcun dubbio che è impossibile eliminare le malattie con mezzi artificiali ed invasivi. Se si vuole guarire davvero in modo sicuro e stabile, senza effetti collaterali, si deve ricorrere soltanto ai mezzi che Madre Natura ci offre, non escluso un uso corretto del cervello e quindi della ragione e della conoscenza Sorge la domanda che Hamer si è fatta all'inizio della sua Rivoluzione Copernicana : è giusto e razionale curare una malattia, guarire da una malattia, combattere una malattia?”. Come vedremo nelle prossime righe la risposta per quanto sbalorditiva possa sembrare è NO, poiché la malattia è amica e non va curata, a parte ovviamente gli interventi di emergenza e di pronto soccorso. Se stabiliamo il fatto che la malattia non è il sintomo per quanto fastidioso ma qualcosa di ben diverso le cui cause vanno cercate nei fattori causanti che stanno a monte, e che la malattia rappresenta addirittura il percorso guaritivo, ossia la cura vincente della malattia stessa, allora comprendiamo perfettamente che curare una cura appare essere un controsenso, una contraddizione in termini. Qualunque sia la tua situazione tu potrai uscirne in modo brillante, a patto di credere in te stesso e nelle tue risorse interiori, e di non fare affidamento su interventi e cure estranee, esterne e non naturali. Se vuoi guarire da solo,
se lo vuoi con tutta la tua volontà, tutta la tua convinzione, tutta la tua anima, nessuno potrà fermare il tuo percorso auto-guaritivo. Non esistono malattie inguaribili ma solo dei malati inguaribili, e sono coloro i quali si attendono sempre di essere curati da qualcosa e da qualcuno. La causa del male è sempre dovuta all’ignoranza e alla trasgressione delle Leggi Naturali, contro le quali la maggioranza va troppo spesso senza nemmeno accorgersi. Leggi Naturali Universali eppure ignorate colpevolmente: la prima tra tutte “Il corpo non va mai contro se stesso, ma è orientato costantemente verso la salute, che è la sua stella polare”. L’incomprensione riguarda non soltanto i medici ma anche l’ambiente familiare e la cerchia degli amici. Tutti a preoccuparsi dei dolorini e dei sintomi esterni ed apparenti, tutti a raccomandare cure su cure al familiare in sofferenza. La prima condizione per guarire è la fiducia, la fiducia in se stessi e nei mezzi che la Natura ci mette a disposizione. Del resto le scuole non funzionano ed insegnano poco e niente sul piano della salute. Attivissima invece la televisione coi suoi spot, regina del falso e della diseducazione. La malattia è uno squilibrio che si produce su tutti i piani, mentale, emozionale, fisico, ma soprattutto spirituale. Gli uomini tendono ad essere materialisti. Se poi appartengono a una religione o a una setta hanno la concezione di un dio separato dalla sua creatura, il che è ancora più nefasto del credere a niente. Ecco dunque che la malattia è principalmente squilibrio culturale ed intellettuale che porta a infrangere le Leggi Naturali della vita. Sul piano concreto dei sintomi la causa numero uno di qualsiasi malattia è lo squilibrio dell’apparato digerente. Questo porta alla produzione di scorie interne, di sostanze morbose chiamate tossine. Quindi alla base di ogni malattia incontriamo sempre una digestione difettosa e insufficiente, un cattivo funzionamento dello stomaco e dell’intestino, una nutrizione anti-naturale e troppo abbondante. (su questo debbo dire dissento in parte, perchè io trovo che alla base di ogni affezione c'è sempre come assoluta costante la PAURA, un pò quello che Hamer chiama un trauma dell'ordine biologico, con diversi gradi di gravità e la sua riverberazione nei foglietti embrionali, che fin dall'origine della vita sono preposti al funzionamento ottimale dell'organismo: Vaccaro dice che ogni malattia è uno sforzo dell’organismo per sbarazzarsi delle sue tossine interne, io pongo anche delle "tossine esterne" che giustappunto vanno identificate coi traumi che un ambiente spesso e volentieri ostile, e sempre indifferente, pone all'organismo nel suo non facile adattamento Quando una malattia appare, non è solo l’organo dove il sintomo si manifesta ad essere colpito, ma tutto l’organismo, per cui occorre curare sempre l’intero sistema in modo globale. La medicina insegna a considerare la malattia come una entità personificata. Dà infatti ad ogni malattia un nome specifico, la definisce benigna, maligna, ereditaria, contagiosa, inguaribile. Niente di tutto questo. Non è una entità e soprattutto non è una entità nemica. Per eliminare la malattia non esiste altro modo che eliminarne la causa, eliminare le tossine, torno a ribadire io, sia interne che esterne e fare in modo di non crearne delle altre. Non esistono malattie contagiose e questo fa capire quanto siamo fuori rotta con quanto si pensa e si fa nelle attuali circostanze virali. Non esiste malattia ma soltanto un terreno favorevole alla malattia. come diceva Bernard e non quell'impostore di Pasteur : Il terreno è tutto, il microbo niente
LA SALUTE NON RIENTRA AFFATTO NEGLI OBIETTIVI DELLA MEDICINA, anzi come e' stato più volte osservato il desiderio indistruttibile della medicina, con ancora più forza di quella infanzia posta da Freud alla base della felicità , è di fare di ogni sano un malato (oggi in questo periodo di cattività da un virus inventato, o meglio più che inventato, adattato a recitare tutte le infami parti che un potere infame ha deciso di far recitare, ne abbiamo una riprova lampante : che cosa è la scoperta dell'asintomatico nell'ambito del contagio da corona virus se non un sano che viene giudicato un malato?) La verità è che la Natura pensa a tutto, ed ecco spiegato perché la malattia è una reazione di conservazione che l’arte medica dovrebbe favorire e mai contrastare, come sta invece continuando a fare in modo testardo e impenitente. I lettori pensano ancora che questi ragionamenti per quanto logici, veritieri e condivisibili interessino alla Medicina? La risposta è che non le fanno né caldo né freddo. Anzi, le danno un grosso fastidio. Sta facendo di tutto e di più per farli scomparire dalla mente umana, per boicottarli e farli naufragare. Non dimentichiamoci che l’obiettivo primario del Regime Sanitario non è la salute umana e dell’ambiente, ma il danaro e il potere, ed ecco perchè ad esempio Hamer e i suoi seguaci continuano ad essere avversati, derisi perseguitati : essi non hanno paura e niente e nessuno fa paura al potere costituito come chi non ha paura e insegna al prossimo a non averne Da rilevare ad esempio e questo è uno dei punti fermi della rivoluzione Hameriana che non bisogna temere la febbre, trattandosi di un mezzo naturale che l’organismo adopera per avvertire l'organismo che è stato toccato un limite, ridurre o respingere la febbre con dei medicinali è un delitto imperdonabile in quanto si paralizzano le difese naturali dell’organismo, caricandolo di veleni che ne ostacolano la vera e stabile guarigione. La febbre è conseguenza diretta della intensa fermentazione interna. Trattasi di un processo infiammatorio. e le le infiammazioni, insegna sempre Hamer non vanno soppresse con dei farmaci anti-infiammatori. Le infiammazioni sono altrettanti processi di guarigione. Tutto l’opposto di quanto pensa, dice e fa la medicina ufficiale. Incredibile ma vero. Non appena l’organismo si accorge di avere al suo interno uno scomodo e ingombrante deposito di tossine (superiore al suo personale limite di tolleranza ai veleni), se ha forza vitale sufficiente, cerca di liberarsene con una azione violenta, con una fase acuta, dove ad esempio l’intestino trasforma le sostanze putrescibili in liquido o gas che si espande su tutto il corpo e cerca di uscire tramite i canali cutanei mediante traspirazione. Sudare infatti fa benissimo. Lo stesso dicasi per la tosse che ha sempre una correlazione con la paura e il suo appuntarsi sui foglietti embrionali deputati alla gestione della paura ovvero il sistema respiratorio Il lavoro ripulitivo, di qualsiasi tipo esemplarmente descritto da Hamer con le sue 5 Leggi Biologiche, le due fasi simpaticotoniche e vagotoniche, e l'attivazione dei microbi preposti al riordino della compromessa funzione d'organo, compromessa sempre e solo da un da un trauma di qualsivoglia entità esige e consuma energie e può rendere a volte il malato più debole e perplesso, oltre che sfiduciato.
Ed è in questo momento delicato che molti non ce la fanno e abbandonano le cure naturali per ricorrere a una scorciatoia chimico-farmaceutica. I medicinali non provocano queste crisi in quanto addormentano e soffocano il sintomo, lo spostano senza eliminarlo. In realtà le malattie, l'attivazione dei vari foglietti embrionali con il supporto di diversi microbi (funghi, batteri, micobatteri e si, anche virus ) sono la migliore prova che l’organismo è dotato di forza vitale immunitaria e che sta agendo per arrivare a una guarigione definitiva. Più la reazione è forte e meglio è. Il farmaco non provoca crisi ma sopprime il male localmente dando l’illusione di essere guariti, mentre il male rimane nascosto aspettando di manifestarsi sotto altra forma. La cura naturale non può mai far male a nessuno, è adatta a qualsiasi malato. Mesmer ha avuto il grande merito di dimostrare che la malattia per guarire va a ritroso, cioè ripassa attraverso le fasi che ha attraversato per installarsi. Hector Durville, altro pioniere dell’idea naturista, chiamò le crisi eliminative “crisi di ritorno alla salute”. Il male se ne va dalla medesima porta che aveva preso per entrare. Con la cura naturale e la comprensione del trauma che ha dato origine all'affezione non c’è nulla da temere si deve lasciare agire l’organismo contro tutto ciò che contiene di cattivo e compromettente. La guarigione avviene non a seconda del nome della malattia, ma a seconda della perseveranza, della fiducia, della sopportazione del paziente, e a seconda dell’aiuto che gli viene prestato anche sul piano psicologico e mentale. Il primo dovere verso noi stessi, verso la famiglia e verso la società è quello di essere sani e di non costituire un peso per gli altri. Ma veniamo alla questione all’ordine del giorno, vale a dire il cosiddetto contagio. Si è abituati a considerare la scoperta del microbo come un beneficio, come un avanzamento scientifico per l’umanità. Dobbiamo invece constatare che questa scoperta ha invece avuto conseguenze disastrose. Si è infatti caduti penosamente nella scienza delle apparenze, nella microfobia, nella paura dei microbi. Si vanno a cercare microbi e virus dovunque, nella polvere, nell’acqua, negli alimenti, nell’aria, nelle persone, negli animali e negli insetti, scordando che viviamo immersi in un oceano di microbi dentro e fuori di noi. Aver paura dei microbi, dei batteri e dei virus significa aver paura di noi stessi, della vita e dell’ambiente. Si tratta di un grandissimo granchio che svaluta, degrada e ridicolizza la persona umana. Chi è dotato di buon senso, di un minimo di cervello e di intelligenza, finisce per capire che non è affatto il microbo a portare la gente alla tomba, ma è semmai la paura del microbo. Il microbo infatti è sempre esistito. Trasformarlo ora in un mostro significa scaricare il barile su un innocente, significa perdere di vista la vera causa del male. Significa lottare contro le apparenze. L’uomo che dovrebbe essere il Signore in Terra della Creazione, vinto e messo al tappeto da un microbo innocuo e invisibile. Siamo davvero al massimo della stupidità, ed ecco che ritorna l'assioma del grande Claude Bernard "Il microbo è nulla, il terreno è tutto. Ma cos’è questo terreno? Il terreno siamo noi medesimi. Il terreno è l’insieme delle sostanze velenose che soggiornano nel nostro organismo. Ed il contagio, cos’è questo contagio che tutti si prestano a demonizzare, a bloccare come si trattasse di una cosa seria? Intanto un corpo normalmente puro e forte non potrà mai prendere alcuna malattia. Siamo dunque a prova di bomba, a prova di contagio. La mediocre e lacunosa scienza medica chiama contagio la facoltà di trasmissione di certe malattie da un malato a un sano, anche per semplice tocco o per respirazione dell’aria che ne trasporta il germe, o per ingestione di goccioline di saliva della persona contaminata, scordando che in tal senso saremmo allora, sotto questo profilo, tutti contaminati. In effetti è sempre e solo la paura a giocare brutti scherzi, è la paura di contrarre la malattia da qualcuno che crea nel nostro organismo il terreno favorevole al suo scatenamento. Ma se esistesse davvero il contagio, e non altre cose che gli rassomigliano ma che non sono contagio, il contagio stesso dovrebbe scattare inevitabilmente per tutti coloro che avvicinano o frequentano i malati. Ma questo evento non succede mai, e questo conferma ancora una volta che il terreno è tutto e il microbo è niente. Se esistesse davvero il contagio, le classi scolastiche non si svuoterebbero di un quarto o della metà ma totalmente. Se la tubercolosi fosse davvero contagiosa tutte le persone che vengono a contatto dovrebbero inevitabilmente contrarre la stessa malattia. Eppure migliaia di medici e di infermiere vivono giorno e notte in mezzo ai malati per mesi e per anni, senza contrarre alcunché. La stessa cosa vale per morbillo, tifo, polio e per tutte le malattie esantematiche, e vale altresì per le famose pandemie della storia : la lebbra, il vaiolo, il colera e sopratutto le grandi pandemie di peste: da quella del 480 a.c. di Atene descritta da Tucidide a quella epocale del 1348, fino alla peste descritta da Manzoni ne I Promessi Sposi del 1630 , la cui causa fu addotta agli animaletti più disparati: pulci, ratti, non potendosi allora prendersela con microbi di alcun genere non essendo ancora stati inventati microscopi e che invece hanno tutte la costante di presentare quadri fortemente compromessi e debilitanti di vivere sociale (guerre, carestie, assedi, inurbamenti improvvisi, degrado di situazioni igieniche, sporcizia, comunanza, etc.)
Quando sarete diventati sani, sereni e dotati di “comune” buon senso, ogni paura di contagio sarà bandita dal vostro spirito e dal vostro modo di pensare, e per voi non esisterà alcuna malattia contagiosa. Laddove c’è salute e intelligenza non v’è posto per la malattia e la paura, così come in una stanza dove penetra la luce del sole non vi può essere posto per l’ombra. Tutte le malattie sono guaribili se solo si sa ritornare alle Leggi Naturali. Le malattie inguaribili non esistono, mentre esistono e sono in tanti i malati inguaribili, persone normali diseducate e distorte mentalmente dalle falsità evidenti e ripetute della scienza medica. Persone che si aspettano la guarigione dai medici e dai loro medicinali, o magari da un dio che ascolta le loro preghiere e le loro invocazioni. Ma quel dio non li aiuterà. Il dio autentico non si può degradare a a dispensatore di regali e di riti vudù. La Natura non ha previsto organi speciali per eliminare e depurare i veleni contenuti nelle sostanze chimiche e nei vaccini. Qualsiasi medicinale, qualsiasi cura sul sintomo volta a tacitarlo e sopprimerlo, rappresenta per il corpo una dannosa interferenza tanto più grave se tale sostanza viene presa a piccole dosi e passa nel corpo senza dolori e senza sconvolgimenti, con la convinzione e l’illusione (l’effetto placebo) che farà bene. Allopatia e omeopatia in questo senso si equivalgono. Vero è che molti omeopati usano chiamarsi tali per convenienza, anche se poi nella realtà tendono ad essere alternativi, naturalisti e igienisti. L’inghippo dell’omeopatia sta proprio nel voler allenare e preparare il corpo ai veleni per motivi preventivi, che è poi il tipico concetto della vaccinazione. Il meccanismo delle cure è sempre deviante. Se un medicinale, che è sempre un veleno estraneo per il corpo umano, viene ad aggiungersi alle tossine del male pre-esistente, l’organismo è costretto a bloccare il suo lavoro eliminativo per neutralizzare prima, nella misura del possibile, il nuovo veleno introdotto L’intossicazione causata da medicinali e vaccini è ben più grave di quella provocata dai mali stessi che si vorrebbero neutralizzare. Quando i medicinali calmano, essi in realtà provocano grossi inconvenienti:
Arrestano assieme al dolore e ai sintomi tutte le reazioni utili dell’organismo
Annientano le difese del sistema nervoso
Paralizzano l’azione del fegato
Bloccano pure i reni
Aggiungono alla malattia il fardello della ulteriore tossicità.
In conclusione vanno a caratterizzare la medicina con l'appellativo che a tutt'oggi è quanto mai appropriato e informante MEDICINA IATROGENA. la malattia e non è che un campanello d’allarme, un avvertimento della Natura per avvertirci che traumi, portamenti scorretti, residui tossici, si sono accumulati oltre la tolleranza e la sopportabilità del corpo. Il nostro dovere a quel punto non è di silenziare il campanello ma di accentuare il suo richiamo e di comprenderne il significato, aiutando la Natura con dei mezzi naturali ad eliminare queste scorie mentali e fisiche e non a nasconderle con delle sostanze chimiche. La malattia non è una sventura che ci colpisce a caso, ma è al contrario la giusta e logica conseguenza dei nostri sbagli e delle nostre mancanze verso le Leggi Naturali alle quali siamo tutti sottomessi. Quanto alle vaccinazioni, i medici degli ultimi decenni erano molto franchi e diretti, e nessuno aveva il coraggio di minacciarli o radiarli. “Questa terapeutica aggressiva contro il microbo vivo e morto, lede l’organismo, falsando e sconvolgendo il gioco delle relazioni difensive”, dice il dr Jottras. Più specifico ancora il dr Carton, per il quale “Le vaccinazioni multiple di cui oggi infuria la mania nella medicina infantile (vaccini, sieri, iniezioni anti-tossiche) costituiscono una grave insidia per la resistenza futura del bambino. Ogni iniezione di un veleno microbico porta una tara morale, disorganizza la specificità individuale, sporca il sangue, stanca gli emuntori, prepara sfinimenti e trasformazioni morbose a non finire”. Le iniezioni hanno in teoria il vantaggio di non stancare l’apparato digestivo, ma il medicinale o il vaccino che entra direttamente per intravena nel sangue venoso o per intra-muscolo vi resta come veleno e non sarà mai assorbito dal sangue o dall’organismo. La natura non sopporta violenze o interferenze di alcuna specie. Se un malato ha bisogno di ferro non è che iniettandogli della ferritina potremo guarirlo. Vaccini, farmaci e integratori sintetici sono dei veleni che è molto difficile in seguito sloggiare ed evacuare. Per eliminarli completamente bisogna seguire lunghi anni di cure naturali per farlo. Occorre rieducare l’organismo, insegnandogli ad estrarre da sé il ferro inorganico assunto. L’azione stessa dell’iniezione è ancora più dannosa della assunzione del farmaco per via orale. Avete mai visto un malato desiderare una iniezione? Al contrario la gente sana e malata ne prova giustamente disgusto, paura e sospetto. Per eliminare dall’organismo il veleno delle iniezioni dei vaccini, della penicillina, della streptomicina e di altre cose simili, occorrono dai 10 ai 20 anni di cure naturali, mentre le malattie in genere, se affrontate nel modo giusto, si risolvono nel giro di 3 anni. Se vi è ancora in voi un senso di pulizia e di dignità non sopporterete alcuna iniezione, trattandosi di un brutale e innaturale atto di violenza alla natura, oltre che un atto indegno da essere umano. La Medicina non ha ancora capito la necessità di confrontarsi, di evolversi, di progredire. Non ha capito ancora l’importanza di riconoscere i suoi errori di base. La Medicina si è messa su una falsa strada, una strada che sta degradando moralmente, spiritualmente e fisicamente l’Umanità. Bisogna che essa cambi in modo drastico e radicale, se non vuole affondare in modo definitivo ed irreparabile.


sono io Mario Nardulli, non medico, non scienziato, ma persona che dal 1959 persegue questa diatriba con gli stati, anzi flussi organici di salute e malattia, cercando spasmodicamente una comprensione e che come fa mostra nel presente articolo ripreso da Valdo Vaccaro, utilizza nella sua ricerca tutti gli apporti degni di nota sulla base di una conoscenza più articolata e profonda che fa capo a studiosi qui citati come Bernard, Bechamp, Rife, Hamer , ma anche meno scienziati e più filosofi come Freud, Groddeck, Jung, Steiner e perfino romanzieri sensibili a tale tematica quali Dante Alighieri, Boccaccio, Manzoni, Cervantes, Melville, Poe, Stoker, Thomas Mann, Calvino, aggiungendovi altresì le più ardite formulazioni della fisica quantistica coi suoi rivoluzionari principi, effetti, esperimenti e "quanto" altro da Plank, Maxwell, Einstein, Bohr, Heisenberg, Schrodinger, De Broglie, Dirac, Bohm, Bell, Feynman, etc. utilizzando altresì il paradigma di alternanza della scienza di Kuhn









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