martedì 18 maggio 2021

I KAZHARI DI OGGI

 

I Kazhari chi sono questi giudei dell’Apocalisse, citati nella lettera all’Angelo della chiesa di Smirne, che si pretendono giudei senza esserlo?  Bhe sarebbe più che appropriato  il senso  della parola che viene da noi in Italiano : i cazzari!  ma non c’è tanto da scherzarci , perché potrebbero davvero essere loro  gli archetipi originari di questa nuova forma di dominio del mondo come sta venendo fuori da una analisi disincatata di questa distopia a carattere sanitario e poi informatico/digitale .
Essi non lo sono né per fede, avendo ripudiato la legge di Mosè per preferire il talmud, né per sangue non essendo originari della Giudea, bensì dell’Asia centrale, dell’Europa centrale e dell’est, e più precisamente provenienti dalla Turchia e della Mongolia. Si tratta innegabilmente del popolo kazharo (in turco significa “errante” uin po’ come il termine ebreo che viene da “habiru” = l’errante che si muove come il vento del deserto ). Secondo gli storici ufficiali Benjamin H. Freedmann ed Arthur Koestler, il reame dei kazhari dominò il mondo come nazione, dopo la Russia dal VII al X secolo.
Anche prima della venuta di Cristo sulla terra, i kazhari avevano già invaso l’Europa orientale. Questi guerrieri furono inizialmente dei pagani che si allearono a Bisanzio (l’Impero Romano d’Oriente) contro i persiani ed i musulmani. Poi il loro re Bulan dovette scegliere tra le tre religioni monoteiste. Il cristianesimo, l’islam, ed il talmudismo. Il re di questi pretesi giudei optò per il terzo, cosa che diede diritto al suo popolo di proseguire la sua dominazione attraverso l’usura, essendo all’epoca il talmudismo ciò che si chiama oggi il giudaismo talmudico. Nel suo libro “Due secoli insieme”, il russo Alexandre Soljenitse da una spiegazione politica a questa conversione determinante. “I capi etnici dei turco-kazari idolatri di questa epoca non volevano né l’islam, per non sottomettersi al califfo di Bagdad, né il Cristianesimo per evitare la tutela di Bisanzio. Così quasi 722 tribù adottarono la religione giudaica.” Qualunque sia il motivo, politico o economico, questa conversione al giudaismo doveva condurre alla loro egemonia. Questa falsa religione deve molto a questo popolo. Perché ci si chiede, senza i kazari, sarebbe mai sussistito il giudaismo talmudico? L’interrogativo resta aperto. – Il re Butan si convertì dunque nell’anno 740. Questa conversione cambiò le cose, altre seguirono massivamente: oramai solo un giudeo poteva accedere al trono perché l’autorità religiosa era il talmud. I rabbini si incaricarono poi di imporlo alle popolazioni. – L’apogeo della dominazione kazhara fu a metà del IX secolo. Il loro reame aveva allora esteso largamente il suo territorio, dall’Europa dell’est all’Europa centrale, su circa 15,3 milioni di chilometri quadrati. I kazhari, questi askhenaziti dell’Europa orientale, non sono quindi semiti, bensì ariani. Essi parlano l’yddish, una lingua che ha preso un gran numero di parole dal tedesco, e che nulla a che a vedere, nemmeno una parola, con l’ebraico antico o biblico di cui ha ereditato solo i caratteri esdraici quadratici. I kazhari furono in seguito cacciati dalla Russia come spesso è loro accaduto nel corso della storia. La capitale dell’Ucraina, Kief, era stata creata da loro ed in loro onore nel 640. Certi autori, tra i quali pure il Freedman, pensano, legittimamente, che la rivoluzione bolscevica sia stata una rivincita del kazari sul popolo russo. I fatti danno credito a questo punto di vista, poiché si sa bene che gli autori maggiori della sovversione in Russia erano tutti giudei askhenaziti, cioè falsi giudei. Ora il 90 % degli askhenaziti sono di discendenza kazhara, secondo Benjamin H. Freedman, Arthur Koestler e John Beaty. Il legame tra questo popolo e l’oligarchia mondialista è stretto, perché i due non fanno che una sola cosa. Osserviamo ciò che analizzava a suo tempo il giornalista Paul Copin-Albancelli sugli uomini che dirigono la franco-massoneria: “… va da sé che un’opera come quella che abbiamo studiato, [la realizzazione della piramide massonica] non potrebbe essere quella di un unico uomo, né quella di alcuni uomini estranei tra loro che si sarebbero incontrati. La sua continuità, più ancora che la sua immensità, rivela questa permanenza di sforzi della quale sono capaci solo le razze che rendono indistruttibili la loro fedeltà alla fede degli avi. Il potere occulto è dunque costituito dai rappresentanti di una razza e di una religione”. Questa razza è appunto la razza giudeo-askhenazita kazhara e questa religione è il giudaismo talmudico. Pertanto, ciò che si chiama comunemente l’impero, trasse le sue origini da questo popolo sanguinario, da questi askhenaziti di discendenza kazhara che sono globalmente dei rifugiati dell’Europa dell’est. Quindi ai giorni nostri, si è avverato che la stragrande maggioranza dei giudei askenaziti discendenti dal popolo kazaro e l’alta finanza dei Rothschild, Warburg, Soros, Lazard … proviene in pratica tutta da questa razza, che nulla ha a che vedere con la Giudea e con gli Ebrei.
 
Abbiamo quindi detto che i Kazari  non sono veri Ebrei , sono di origine Kazari, turcomanni, ed erano i banchieri di Gengi Skan;  la loro esperienza di essere gli amministratori finanziari dei potenti Rè, li fece diventare ricchi è potenti, dopo la morte di Gengi Skan, loro crearono il Regno kazaro che adesso si chiama Kazakistan ! Dove hanno fondato nel giro di pochi anni una moderna città Astana , che Significa Satana . Molti si domanderanno: perché vengono considerati Ebrei ? La risposta della storia è questa: durante il Regno Kazaro, il loro Rè si trovò stretto tra due potenze emergenti sui confini del Regno, ad ovest il Cristianesimo, a sud est gli Islamici, comprese che sarebbe stato assorbito da una delle due parti, doveva scegliere da che parte stare, allora questo Rè si inventò un sogno, disse che un Angelo da parte di Dio gli indicava la verità, la religione Ebraica , così questo regno durò altri 80 anni , dopo furono vinti dagli islamici ; I ricchi banchieri kazari si spostarono verso la Palestina che nel frattempo era stata conquistata dai Cristiani , in Palestina entrarono in contatto con i Templari , furono i Kazari ad istruire i Templari sul mestiere dei Banchieri , divennero i Banchieri dei Templari ed arrivarono fino al Papa , divennero i Banchieri del potere Cristiano e chi sà? Se le ricchezze dei Templari non siano finite nelle loro mani per custodirle. Dopo l'apparente scomparsa dei Templari dall'Europa; tracce della loro presenza sono state ritrovate in America, erano lì prima di Cristoforo Colombo; esiste una convincente storia che sono stati proprio i Templari a scrivere le mappe geografiche per arrivare in America, ché nel frattempo un papa Innocenzo VIII, prima di diventare Papa, aveva avuto 7 figli e si pensa uno di questi fosse Cristoforo Colombo , che, molto probabile Cristoforo Colombo abbia ricevuto queste mappe con precisi ordini dal papa , infatti sulle tre caravelle le vele avevano marcatamente la croce dei Templari . Il rapporto tra i banchieri Kazari ed il Vaticano sono secolari ed ai papi conveniva che, chi facesse usura bancaria fosse Ebreo e non Cristiano, quindi i kazari per convenienza mantennero la loro religione Ebraica, per coprire il malaffare condannato dalla Bibbia , il Papa faceva ricadere la colpa di questo peccato sugli Ebrei kazari; ma questi non sono Ebrei figli di Giacobbe , sono Ebrei conversi per volontà del loro Rè di allora . Costoro, segretamente hanno speculato su ogni forma di culto spirituale fino ad affermare che il potere e le ricchezze sono concesse agli adoratori di Lucifero , Satana . Lo hanno anche scritto all'ingresso del Rokeffler Center , quindi non è teoria è realtà . Costoro oggi si dichiarano apertamente adoratori di Satana proprio per fare proseliti con la benedizione dei Gesuiti che sono esoterici alla stessa maniera di questi; la sintesi di questi fatti storici che pochi conosco è che oggi abbiamo un papa Gesuita che, mai era successo nella storia dei Papi che uno venisse sostituito come è successo a RATZINGHER. le conclusioni le lascio a voi , se avete una mente di elementare matematica , fate la somma è capirete che il mondo è governato dai figli di Satana !
È un approccio alla storia che mai prima d'ora avevo preso nella dovuta considerazione: mi rimandava a suggestioni infantili o della prima giovinezza : le matin des magiciennes di Pauwles e Bergier, la Spectre di James Bond, Alex Crowley, Gurdjef, Oupensky, persino Kolosimo e di tanto in tanto mi imbattevo in qualcuno, spesso e volentieri anche molto colto e intelligente, che ribadiva tali credenze in una veste ancora più esoterica e complottista. Debbo dire però che con l'avvento di questa distopia mondiale sto cominciando un po' a ricredermi:
massoni, gesuiti, simbolismo sotteso e ricorrente, strani personaggi come Bill Gates, quello di FB (non mi ricordo mai come si chiama, e sopratutto come si scrive) Schwab e quel suo convegno , i vari Rockfeller, Rotschild, il papa gesuita, questo dominio dell'assurdo e delle più spudorate tecniche di manipolazione di massa, mi ha giocoforza costretto ad una revisione di tutta la storia, a rivedere certe opinioni, a considerarne altre, a concedere credibilità, chessò ad esempio alle teorie di Biglino, a quelle che parlano di guerrieri della luce contro quelli dell'ombra (bhe un po' una riedizione di Horbiger) ed ancora I protocolli dei Savi di Sion (clamoroso falso ?oppure.....?), la Hule, Avedon, Mircea Eliade, financo un tantino di fisica quantistica, l'effetto entanglement, la farfalla, l'equazione e collasso d'onda, particella o flusso, ed in ultima analisi concessione alla idea di supersimmetria in spazi accartocciati, infinitesimali tipo Calabi-Yay (con calcolo in proiezioni ovvero di numeri negativi sotto radice
quadrata)presupponenti altri spazi/tempo per ben 11 diverse dimensioni e quindi multiuniversi. Ecco questa può essere una variante della squallida società aperta di Popper (un cosiddetto pensatore cui non ce la faccio ad attribuire l'epiteto di filosofo, tanto miserevoli sono le sue teorie)  che però un po' come avviene nella fisica quantistica, hanno trovato una applicazione pratica in uno degli allievi di quel raccattare di teoria, che sta avendo concreta applicazione in uno dei più terrificanti mostri dell'attuale distopia George Soros: ovvero la realizzazione di quel tipo di “Società aperta” caldeggiata da Popper, dove non dovrebbero più sussistere opposizioni e tutti dovrebbero uniformarsi al principio della diversità di opinioni, di comportamenti, di storia e di tradizioni in nome di un ipocrita buonismo  di tolleranza, ma nel contempo, come richiede espressamente lo stesso Popper che lo propose nel suo immondo libro : essere tutti muniti di una sorta di patente, di lasciapassare che attesti l’incondizionata adesione di ogni singolo all’idea di base , che richiama molto Orwell ed Huxley e purtroppo richiama inquietantemente quello che proprio oggi i vari Soros, Gates, Schwab, lobbies farmaceutiche e colossi dell’informatica stanno facendo da un anno a questa parte : museruole e soprattutto sempre nuovi vaccini la cui inefficacia è conclamata e anzi si è ancora lontano dal valutare tutta la loro nefanda azione iatrogena, stanno lì a dimostrare che l’allievo di Popper Soros sta facendo un buon lavoro, proprio comnn la sua multi società che non a caso si chiama come il libro di Popper  OPEN SOCIETY .
Dobbiamo giocoforza ricordare  che
George Soros non è solo una delle 30 persone più ricche al mondo, ma è anche un pseudo intellettuale il cui punto di riferimento è tuttora Karl Popper, il quale sognava una «società aperta» in cui vi fosse tolleranza per tutti… tranne per chi crede nella verità, da lui negata. E oggi Soros, con la sua Open Society, sta realizzando il sogno del suo docente, accantonando il Logos in favore di una società informe e senza identità, dove ogni realtà, perfino la più immorale, è ben accetta.
C’è da dire che ulteriori fortissimi indizi di questo precipitare verso l’abominio sono la recente elezione truffaldina  con manipolazione e creazione di decine di milioni di schede false,  di un vegliardo stolido alla Presidenza degli Usa , il proliferare di persone di altra moralità nel suo cosidetto governo, lo strombazzare parole vuote e senza senso, dato il consesso ipocrita e falsamente buonista,  dell’attuale cosidetto progressismo , come democrazia, rispetto, sicurezza; quindi i passaporti vaccinali che di fatto  consegnano l’umanità ad una sub cultura automatizzata e robotizzata con tanto di segni esteriori di asservimento  (la infame museruola) , il dominio sempre più pronunciato dell’assurdo , l’invenzione di una pandemia assolutamente inesistente e non confortata da alcun serio dato di fatto, la non scientificità quando addirittura la non plausibilità delle conclusioni sanitarie che continua tuttavia imperterrito nel suo terrorismo mediatico fondato solo sulla paura e quel meccanismo infame , ben conosciuto da tutte le classi di potere di ricercare un coinvolgimento personalizzato delle masse , sempre facendo leva sull’inganno, sul raggiro, sulla manipolazione

 

giovedì 13 maggio 2021

ALTRI TEMPI PER LE PANDEMIE

 

L'amico Giorgio Bianchi ci fa ricordare : Correva  il 7 Giugno 2010 ma sembra oggi, solo che nel frattempo sono cambiati gli equilibri di potere e i media hanno iniziato ad agire in combutta con i social. All'epoca i "complottisti" erano mainstream. Notate attentamente il ruolo che ebbero i cosiddetti scienziati e poi chiedetevi come mai sui media girano sempre le stesse cinque facce (di bronzo, anzi d'oro). io ero lì lì per commentare tale articolo, ma poi la cosa si è un pò dilatata e ho pensato bene di fissarlo sul mio blog, riportando tutto l'articolo che fa riferimento a dieci, anzi 11 anni fa .Influenza A: l’Europa indaga sulla “truffa pandemia” (ALTRI TEMPI)  Rischia di esplodere uno scandalo sulle principali case farmaceutiche che hanno venduto, sembra alle loro condizioni, scorte di vaccino per miliardi di euro grazie agli allarmi lanciati dall’Oms, e ai risultati esagerati sulla diffusione dell’influenza A/H1N1 pervenuti dalla Commissione di Bruxelles. 07 GIU - Secondo un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal (BMJ) e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), è risultato che gli esperti che hanno partecipato alla stesura delle linee guida dell’Oms per le pandemie, erano sul libro paga di due case farmaceutiche: la Roche e la GlaxoSmithKline. Ad un anno dall’annuncio della pandemia, buona parte dei governi occidentali si ritrova con la maggior parte delle scorte di vaccini, ordinate ad altissimo prezzo, inutilizzate. La banca JP Morgan ha valutato il giro d’affari tra i 5,8 e gli 8,3 miliardi di euro. Nel rapporto del Consiglio d’Europa emerge un analisi critica sulla gestione della pandemia, principalmente in relazione alla scarsa trasparenza su alcune decisioni prese dalle autorità nazionali, europee e internazionali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il ‘Gruppo di lavoro europeo sull'influenza’ (Eswi). “Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche”, scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter. I due giornalisti hanno anche sottolineato come si sia mantenuto il segreto, da parte dell’Oms, sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: “Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo”, ha commentato nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Gregory Hartl, portavoce dell’Oms, precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata “a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese”. Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una “grave mancanza di trasparenza” nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge “la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms”. Il documento evidenzia che “è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica”. Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno. È necessaria una “operazione verità” delle autorità sanitarie per riguadagnare la fiducia dei cittadini, anche se proprio le conseguenze politiche per i governi espostisi nel sostenere la necessità di fare incetta di vaccini (affrontando i relativi esborsi di denaro pubblico in periodo di crisi) sarebbero dietro il freno dei vertici del Ppe e degli eurosocialisti a un’indagine approfondita sul caso H1N1.Con la pubblicazione di un'inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal e dall'Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra e con il rapporto della Commissione Sanità dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sono esplose le critiche nei confronti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul modo in cui ha risposto alla pandemia di influenza H1N1. Molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di vaccini. Il giro d'affari, a seguito di una stima da parte della banca JP Morgan, oscilla tra i 5,8 e 8,2 miliardi di euro.La grande truffa della «suina». ["Truffa", avete letto bene, solo che all'epoca ad usare il termine fu il Parlamento Europeo].Del resto la situazione era stata perfettamente inquadrata da Serena Tinari nel suo celebre documentario per la televisione pubblica svizzera.
Pandemia suina, uno spettro che ha preoccupato il mondo. Le previsioni dei catastrofisti non si sono realizzate: il pianeta l’ha vissuta come una comune Influenza. Gli Stati hanno acquistato milioni di dosi di vaccino pandemico, rimaste per lo più inutilizzate. L’hanno fatto su indicazione dell’OMS. Al Consiglio d’Europa, la Commissione Sanità accusa l’OMS di avere creato una “falsa pandemia”, un business miliardario. L’OMS si è fatta condizionare dall’industria farmaceutica:   ma lo vedi ? ci hanno sempre provato? che cosa li ha fatti riuscire nel marzo del 2020? questa è la vera domanda che biosognerebbe che la gente di ragione, si facesse;  Anche graficamente cercano di incutere paura , disegnano i virus come se qualcuno ne avesse mai visto uno con zampette e coroncine, indubbiamente sgradevoli a vedersi, e non dicono che sono solo immagini computerizzate e presunte perchè nessun microscopio elettronico è mai riuscito a vedere un qualcosa di infinitamente piccolo come un virus, ma sempre e solo supporlo, un pò come le famose stringhe e superstringhe, quella perlomeno avallate da spazi/tempo particolarissimi tipo Calabi-Yau, più dimensioni e multiuniversi avallati da fior fior di equazioni supercomplesse, sempre un pò nella scia della famosa equazione d'onda di Schrodinger colta nel suo cambiamento tra flusso e stato (collasso d'onda) una funzione "PSI" che ancora oggi dopo quasi 100 anni fa scervellare le più ardite menti del pianeta. invece ecco per un cosidetto " virologo " della tivù, il virus va afferrato per le sue zampette.
Allucinante il grado di razzaffoneria e ignoranza dei nostri superesperti!!! Ma quello che vado sempre più chiedendomi : d'accordo l'umanità è per il suo 99% al periodo, ignorante credulona e sopratutto incline alla paura, ma la gente che ho citato prima dove sta, che fine ha fatto???? Possibile che non ci sia più nessuno intelligente, oppure , e questa è una domanda terribile... si sono tutti fatti comprare, tanti piccoli Mephisto di Klaus Mann, il dio denaro (e quelli delle lobbies farmaceutiche, i vari Soros, Gates, Rockfeller, Schwab, Rotschild , di soldi ne hanno proprio tanti )




lunedì 10 maggio 2021

ULTIMA PARTE CON PROIEZIONI

 

Sara’ a questo punto opportuno fare un consuntivo di tutta l’avventura della Campagna d’Italia del 1796/97, consuntivo che induce altresì ad un meccanismo proiettivo sulla straordinaria avventura “a-venire” del personaggio, come abbiamo visto piuttosto mediocre (da tutti i punti di vista anche quello specificamente militare) e ben provvisto di tutta una serie di spregevoli difetti, tipo l’opportunismo, la assoluta mancanza di parola, lo scendere a compromessi, la manipolazione della realtà, l’inventare di sana pianta dei copioni e delle parti senza alcuna relazione con la realtà, insomma proiezioni che si fanno identificative rispetto ad una società che sta uscendo non tanto da una sanguinosa rivoluzione sociale, quanto da una ben più informante rivoluzione di mercati e mezzi di produzione, con la introduzione e lo sviluppo dell’invenzione della macchina, da semplice mezzo di aggiustamento del lavoro a vero e proprio nuovo referente dell’essenza stessa della vita umana. Come abbiamo spesso osservato, la macchina che si sostituisce come riferimento all’Uomo e lo espropria con i suoi meccanismi di costruzione, assemblaggio, sostituzione, rinnovo e anche demolizione, delle sue prerogative, impone meccanismi di identificazione proiettiva, ma anche controbilanciati meccanismi di ricerca di un arche’ (una origine) non solo a livello tecnico (archè-techne’), ma “tipico” cioè di decentramento dell’uomo, proprio come tipo di riferimento dell’essere al mondo, per i quali, a dire il vero bisogna andare molto a ritroso del tempo per trovarne un barlume: difatti quello che oramai va conformandosi come macchina, con tutto un bagaglio di cultura ad essa collegato che si definirà tecnologia, ma anche più pomposamente scienza, lo ritroviamo pochi decenni prima nella Religione coi suoi dogmi, il suo dio unico cattivo, geloso e permaloso e soprattutto il suo senso di peccato da appiccicare giustappunto all’uomo (anche qui quindi proiezione con tanto di scissione proiettiva tra l’uomo e in sostanza un’altra sua creazione, che possiamo anche denominare “alienazione” e constatare che Marx non si era inventato un bel niente, perché da sempre l’essere umano ha innescato nel suo cammino un meccanismo di alienazione : la macchina con la sua versione odierna del digitale, dell’informatico e la totale robotizzazione della sua mente, è difatti solo la logica evoluzione del peccato per la Religione, del senso onnisciente di uno Stato per la Roma imperiale, ma anche repubblicana e persino monarchica,della frammentazione di tale principio per la coltissima e raffinata civiltà greca con le sue Città Stato, Atene, Sparta, Tebe, Corinto e persino le sue colonie (Magna Grecia) . Si viaggia a botta di millenni e l’uomo come precipua essenza di essere al mondo non lo troviamo mai! - anche il futuro anteriore quel “sarà stato “ che dovrebbe correlare la somma di tutte le esperienze e tradizioni in vista di un “ad-venire” è sempre demandato, è sempre “al di là” ecco tutt’al più lo possiamo trovare in qualche giochetto di parole tipo il “geo-methrés” della scuola di Atene, l’enantiodromia di Eraclito dove si inserisce quell’inquietante “panta rei” o l’aforisma di Protagora come “misura di tutte le cose” , lo possiamo trovare nel Mito, come nel più suggestivo di tutti i Miti, quello dell’Età dell’Oro, cavallo di battaglia del poeta Esiodo, ma mai nella storia reale. Ci viene in aiuto la teoria delle stringhe, anzi delle Superstringhe con tanto di quella M-Theory, dove si va alla ricerca del senso, classico significato su significante alla De Saussure) di quella “M” che si presta ai più fantasiosi costrutti (Magia, Mistero, Multiuniversi, etc.) , ma neppure un po’ la pretenziosa arroganza di un filosofo che si e’ arrogato l’epiteto di filosofo dello Spirito della storia, che spocchiosamente sosteneva l’identità tra reale e razionale e quello “Spirito” bontà sua, era convinto di aver riconosciuto nel trovarsi casualmente al passaggio proprio di quel personaggio che è oggetto, neppure un po’ ideale né tanto meno paradigmatico, di tutto questo scritto.Abbiamo appurato che l’intera campagna d’Italia era stata studiata a tavolino da un gruppo di giovani generali tutti impregnati della teoria tattico/strategica e soprattutto logistica di un ufficiale francese Guibert morto nel 1790, che un 25 anni prima aveva scritto un manualetto di nuove modalità di fare la guerra, tutto improntato al massimo ardire, addirittura al colpo di mano, velocità, niente carriaggi, niente magazzini, niente salmerie, artiglierie leggere e soprattutto di una alimentazione della guerra con razzie e gabelle imposte ai territori di scontro e di conquista: Tale piano commissionato dal Direttorio, prevedeva che l’Armata d’Italia che fino a quel momento non aveva fatto granchè e se ne stava quasi inoperante sulle Alpi marittime operasse una vera e propria manovra aggirante in soccorso alle due Armate schierate tra Belgio e Germania sulla Mosella e sul Reno, e neppure alla lontana prevedeva che ci si sclerotizzasse sul territorio italiano. Piuttosto rocambolescamente il comando di quell’Armata era andato nel marzo del 1796 ad uno di quei generale guibertiani, non il più bravo, non il più titolato e di certo non il più capace, anche se i suoi 27 anni potevano lasciare intendere chissà quali meriti per una fulminea carriera, che invece era nella norma, dovuta per lui come per molti altri all’eccezionale periodo di cambiamenti di regime che vi erano stati dall’inizio della Rivoluzione . Semmai il merito del giovane generale, che aveva anche l’aggravante di non essere francese, ma corso, era di tutt’altro tipo e cioè quello di avere accondisceso a sposare l’amante del più influente membro del Direttorio, Barras, una amante c’è da dire ingombrantissima e pretenziosa quale la creola Josephine Beauhrneais , vedova di un Generale ghigliottinato dalla Rivoluzione, che a Barras non era sembrato vero di togliersi dai piedi. Un vero e proprio “regalo di nozze “ dunque, questo comando di un’Armata, invero scalcinata e non troppo affidabile che tuttavia annoverava alla guida non uno ma tre Generali, tutti dotati di grandissima esperienza, poco disposti a collaborare tra di loro, ma come vedremo, quasi in attesa, di una mente direttiva di un superiore cui fare riferimento e affidamento. E’ piuttosto noto come sulle prime il nuovo venuto non ebbe questa grande accoglienza e ho citato un pezzo del film Napoleon di Abel Gance, dove i tre all’entrata del superiore nella tenda/comando, gli voltarono le spalle non togliendosi il cappello. Ma ecco qui vale un po’ di psicologia . I tre erano ognuno pel suo verso soldatacci anche loro saliti ai vertici della gerarchia militare grazie alla Rivoluzione: Massena e Augereau che erano due ex sottufficiali, il secondo addirittura un disertore e soldato di ventura in vari eserciti europei, il terzo Serurier un relativamente anziano ufficiale di basso grado dell’Ancien regime che la rivoluzione aveva fatto lievitare fino ai galloni di Generale soprattutto per via della sua straordinaria competenza delle teorie di Guibert che aveva più volte cercato di mettere in opera, al contrario il giovane Bonaparte era un ambiziosissimo giovane militare che non andava tanto per il sottile sul modo di come far carriera e la Rivoluzione gli era subito sembrata una straordinaria occasione per favorire certi suoi disegni Si era distinto a Tolone qualche anno prima nell’autunno del 1793 come ufficiale della sua arma specifica l’artiglieria, ma checché se ne dica il merito principale della cacciata degli Inglesi dal porto francese era stata del Gen. Dugommier non sua, tuttavia nel dicembre si era guadagnato la promozione a Generale di Brigata e cosa ancora più importante la protezione del deputato Barras che aveva intravisto negli occhi e nello spirito del neo generale quel qualcosa in più a livello di ambizione, cui la sua disponibilità ad accettare qualsiasi compromesso era quello che andava ricercando in qualsiasi ambito , specie dopo essere stato lui Barras il principale artefice della caduta di Robespierre e il più influente membro del nuovo organo di Governo. Il giovane Bonaparte aveva avuto una imbarazzante familiarità col fratello di Robespierre e per questo, dopo il luglio del 1794 sembrava che la sua carriera dovesse subire un drammatico arresto, ma Barras aveva intravisto nel giovane quello sguardo “pronto a tutto” soprattutto per i suoi fini e lo aveva dapprima coinvolto nella Commissione per la stesura del Piano per l’Armata d’Italia, e improvvisamente nell’ottobre 1795 essendoci stato un sollevamento Realista che minacciava la Convenzione Nazionale lo nominava Comandante della Piazza di Parigi con l’incarico di scongiurare un colpo di Stato. E’ la famosa strage della Chiesa di san Rocco in cui il generale Bonaparte coi suoi cannoni, coadiuvato dalle cariche di cavalleria del baldanzoso Colonnello Gioacchino Murat, domò spietatamente la rivolta ricevendo in cambio la promozione a Comandante del Corpo d’Armata dell’Interno. La fiducia del suo influente protettore era oramai definitivamente conquistata, aggiungi poi che di lì ad un paio di mesi gli toglieva per sempre anche l’imbarazzo di una ingombrante amante di cui quello desiderava disfarsi…eh bhe la nomina a comandante d’Armata e nella fattispecie l’Armata d’Italia, era assicurata. Si diparte quindi tutta la serie di vicende che abbiamo circostanziato : un Piano sempre condotto dal Direttorio, di cui il giovane Generale eseguirà alla lettera le disposizioni senza alcuna variante personale, i Generali più esperti che vincono al posto suo, la fortuna di determinate circostanze pregresse come il contrasto tra Austria e Piemonte che porteranno ad un provvidenziale Armistizio con una delle parti belligeranti, ancora qualche battaglia, poco più che scaramucce con retroguardie nemiche, pomposamente gonfiate come grandi vittorie (Ceva, Lodi, Arcole), una puntuale applicazione della strategia Guibertiana, di cui ecco in questo si, Napoleone era riuscito a metterci qualcosa in più di esclusivamente suo (la spregiudicatezza nell’imporre gabelle, di razziare non solo beni di sussistenza, ma anche tesori e patrimoni artistici ) ed infine un tira e molla tra il teatro di guerra della Valle del Po e quello di un accenno di invasione in territorio austriaco, per addivenire ad un armistizio con l’Impero Asburgico che potesse essere fatto passare, come le battaglie, per una sorta di grande trionfo per la Francia e la Rivoluzione, ma che in verità aumentava a dismisura il potere e l’influenza austriaca soprattutto per l’annessione della Repubblica di Venezia . In realtà non solo il trattato di Campormio non rappresenta una vittoria per la Rivoluzione e i suoi principi, ma alle lunghe, malgrado l’apparenza, non rappresenta quel grande trionfo neppure per il Generale Bonaparte, perché lo costringerà, anche una volta preso il potere assoluto della Francia e divenuto Imperatore dell’effimero Impero da lui costruito, ad un quasi permanente stato di guerra che non avrà mai fine se non con la sua disfatta senza appello : ci fu un momento più tardo in cui lo stesso Empereur lo confessò ora non ricordo se a Berthier o a Tayllerand o forse a Massena, che a parte Desaix a Marengo, era forse il sottoposto a cui doveva di più in quella costruzione di parte che era stata l’elemento saliente della sua scalata al potere : “L’Imperatore d’Austria, lo Zar di Russia, il Re d’Inghilterra, tutti i Reali del più piccolo statarello europeo “ aveva detto con amarezza ma anche rassegnazione “possono perdere mille battaglie, ma risorgeranno sempre più forti di prima; io al contrario debbo sempre vincere e sono convinto che alla mia prima vera sconfitta non avrò alcun appello” Centrato in pieno il problema che se vogliamo essere lucidi sta un po’ scritto tra le righe di quel famoso trattatello che era stato la Bibbia per il Generali della Rivoluzione e per lui in particolare , ovvero quel Trattato di Tattica di Guibert, che indicava si una modalità di successo immediato, ma assolutamente non precisava alcun termine di continuità a quell’azione e soprattutto "LA PAURA E' IL PECCATO ORIGINALE DELLA VITA." ........ Bella no? riflette in pieno il mio pensiero dominante di questo ultimo anno e non solo, sembrerebbe quindi che l'abbia confezionata sul raccordo appunto tra l'attuale distopia e, diciamo le mie prime esperienze ragionate e riflesse dai tempi del catechismo per la prima comunione, da cui fui allontanato proprio perchè ragazzino di 8 anni chiedevo spiegazioni sul peccato originale. "blasfemo suo figlio è blasfemo" disse il pretazzo a mia madre motivando tale allontanamento proprio su quelle mie perplessità su cosa consistesse questo "peccato originale" . Sette anni dopo , nel marzo 1963 ebbi finalmente una esplicazione più che ragionata di quella mia insistente domanda ed era una risposta non parlata , ma scritta, con tanto però di carisma perchè portava la firma di Sigmund Freud (il "me cojoni" ci sta tutto anche in quel me quindicenne, che di certo ero alquanto disvezzato in tema di linguaggio spinto) il libro era Totem e tabu', il tema la cosidetta "teoria dell'orda paterna " che l'aveva già affrontata Darwin, ma certo Freud fornì una spiegazione più che convincente di cosa davvero ci fosse dietro quelle due parole : peccato originale dove in genere c'era il sequel di un albero , una mela , un divieto, un serpente tentatore, una bella fanciulla ritratta nuda, il che anche a 8 anni poteva avere quel certo precoce impatto nel desiderio e una infrazione, un quadretto che non mi aveva proprio convinto "ma via.... tutto per una mela, ma siamo seri!!! manco fosse stato un barattolo di marmellata fatto con 100 di quelle mele, un barattolo che sta nella "credenza" in cucina, dove in genere stanno tutte le credenze e tutti i barattoli di marmellata " Il signor Freud ci andava molto più seriamente : un padre , maschio dominante tiranno, che teneva per se' tutte le femmine e condannava i figli maschi all'esogamia, ovvero a vagare fuori dal gruppo, magari finchè uno più fortunato rimediava anche lui di straforo una qualche femmina e faceva un nuovo gruppo. Ma tutti i non fortunati???? Ecco il principio della comunanza anche se non ancora della convivenza : tanti piccoli gruppi tutti con maschi dominanti tirannici e uno stuolo di femmine a disposizione , ma i meno fortunati dicevamo ? ebbene ecco il meccanismo ancora istintuale, ma protointenzionale di tale schema di comportamento : i maschi in esogamia un bel giorno si radunano tutti insieme, attendono il passaggio del padre tiranno, lo assalgono, lo uccidono se lo mangiano e si spartiscono le femmine del gruppo originario del padre , andando ognuno a ricostituire un proprio più piccolo gruppo Questo lo schema comportamentale degli animali : leoni, bufali, cavalli e niente lascia pensare che non lo fosse anche per l’uomo primitivo , solo che ad un certo punto, scrive Freud, avviene qualcosa di nuovo, di unico, qualcosa peculiare solo della specie umana : il senso di colpa. Ognuno dei maschi artefici di quel primordiale omicidio, non dimentichiamo omicidio del padre: parricidio, comincia a sentire nostalgia di quell’antico padre tanto potente , che dominava vasti territori tenendo per se’ tutte le femmine e che idealmente ognuno degli uccisori ha divorato per incamerare una parte di quell’antica prestanza; nostalgia sempre più acuta fino a stravolgere la stessa sostanza di quel parricidio che si fa rituale, si frammenta in manifestazioni sacrificali , ovvero fondate sull’uccisione di un animale che il più possibile suggerisce una associazione con l’antico padre, un orso, un bufalo, ove tutti i maschi del gruppo si radunano, “sacrificano” l’animale in maniera violenta con spargimento di sangue e squartamento del corpo, di cui ognuno dei partecipanti ne mangia una parte. Un sacrificio rituale dal quale sono rigorosamente escluse le donne, osserva Freud, alla base del principio originario della convivenza tra gruppi, una sorta di fratellanza dei maschi che si sono spartiti il corpo del padre e quindi una parte di colpa, in nome di un nuovo patto di non aggressione tra i membri del gruppo che si fonda su precisi tabù, il più importante quello di prendere ciascuno una propria femmina e non insidiare quella di altri. Ecco quindi che in linea con la sua teoria della Libido (il libro è di prima della Grande Guerra e quindi di parecchio antecedente al saggio Al di là del principio del piacere (1921) che inaugura la seconda fase della costruzione freudiana, quella non della libido, ma della “pulsione di morte” ) Freud inaugura nel parricidio e nella sua elaborazione in sacrificio rituale il meccanismo originario del principio del peccato originale: non un albero con mele, serpenti tentatori e donnine disubbidienti, rivisitati in termini di favoletta con la scusa del metaforico, ma precisi meccanismi di biologia animale, rivisitati alla luce di una conoscenza approfondita e circostanziata , ben inseriti in uno schema di evidente rappresentabilità, sia pure nella ritualita’ del sacrificio. Eppure non e’ da Freud che ho ripreso la frase “LA PAURA E’ IL PECCATO ORIGINALE DELLA VITA” e non è neppure dalle mie esperienze di infanzia, né da quelle dal confronto con la evidente distopia di questo primo ventennio del terzo millennio. E’ da uno studio che una serie di fortuite circostanze mi hanno fatto iniziare, proprio di questo periodo distopico di cattività forzato, su di un lontano periodo storico dove ho un po’ ipotizzato che prenda inizio l’attuale tendenza a costruire parti immaginarie rispetto ad una realtà da modificare per i propri intendimenti, facendo incetta in tal senso di tutti quei meccanismi di manipolazione, inganno, bugie, forzature che possano costituire un vero e proprio nuovo copione da sfruttare per modificare la realtà. Galeotto , anche in questo caso fu il libro, ma Lancillotto non c’entra , o meglio a forzarne vicende e personaggio, potremmo benissimo farcelo rientrare: non un cavaliere ma un artigliere con un migliaio d’anni di stacco, e in quanto a pregnanza storica, bhe! pur trattandosi il primo di leggenda e il secondo invece di storia con tanto di cronaca e documentazione circostanziata , siamo a livello di pregnanza e rilevanza decisamente a favore del secondo , che tutti , dico tutti conoscono e della cui fama e nomea ben pochi sarebbero disposti ad ammetterne la relatività, anzi la colossale montatura : stiamo parlando di Napoleone Bonaparte. Il libro che ha innescato questa mia riesamina storica è di un autore poco conosciuto, specie in Italia per via del fatto che ne è stato per venti anni lontano, per contrasti politici col regime fascista, Guglielmo Ferrero classe 1871, che tuttavia ha pubblicato soprattutto all’estero una serie di saggi molto interessati che tuttavia non hanno mai fatto né breccia nel grande pubblico, né hanno fatto scuola negli addetti ai lavori, forse anche per certe adesioni personali di tale studioso a idee tipo la teoria Lombrosiana, che l’intellettualità affermatasi nel dopoguerra in Italia, in forza di una precisa strategia politico culturale del Segretario del PCI Palmiro Togliatti , non ha mai accettato: e’ notorio difatti che Il PCI e la sinistra in genere, devocando al potere sociale effettivo nel 1947, ha fatto leva proprio sulla classe intellettuale e artistica, sempre alla ricerca di un mecenate da ossequiare, per costituire una propria immagine alternativa di pregio…..una macchinazione anche questa, che solo oggi con la distopia in corso di questo potere di esasperato neo liberismo e monopolio assoluto delle lobbies farmaceutiche e informatico/digitali , ha messo chiaramente in evidenza, ma solo per pochi, quei pochi che ancora non hanno fatto addormentare la loro ragione, evitando di rimanere irretiti dallo spaventoso potere mediatico di un terrorismo sanitario e quindi della paura. Il libro “Avventura” di Guglielmo Ferrero da me ritrovato in un antico cassetta ove erano conservati libri di mio nonno Mario Nardulli quasi in attesa di essere disvelato, tratta appunto dell’ascesa di Napoleone Bonaparte tramite la campagna d’Italia del 1796/97 , ascesa tutta manipolata e letteralmente costruita a tavolino con tanto di copione dove le varie parti sono assegnate in anticipo, come ogni rappresentazione di messa in scena comporta; direi proprio come teatrino o anche come film, dove però la dicitura che chiosa la rappresentazione “ogni riferimento a persone vive o morte, realmente esistite sono puramente casuali” andrebbe ribaltata in “ fatti e persone descritte come reali sono del tutto inventate “




Così approssimandomi alla fine del libro deI Ferrero e anche alla conclusione del mio saggetto , ti ritrovo proprio in tale libro che attenzione è di una edizione del 1948 l’anno in cui sono nato io, la frase che titola il volume in oggetto ed anche una sua esplicazione che sembra scritta oggi, non per descrivere la Rivoluzione Francese e Napoleone, ma per descrivere questo oggi tanto irretito dalla “paura”, di cui ecco !... ho il sospetto che evento e personaggio possano essere gli ideali ispiratori. La Rivoluzione e Napoleone hanno abusato della forza perché ad un certo momento hanno avuto paura…la paura è la forza sovrana che domina il mondo…fra gli esseri viventi l’uomo è il piu’ pauroso e il più terribile ad un tempo, trema davanti a se’ stesso e ai pericoli immaginari creati dalla sua mente , inventa e perfeziona i mezzi per fare paura, per creare, regolare e manovrare la fisica della forza. E’ proprio perché ha paura e sa far paura , crede di mettersi al riparo dalla paura, facendo paura , ma più ha paura , più ne provoca , sicuro che niente può resistere alla fisica della forza e quindi ne vuole sempre più abusare : Il Direttorio e Napoleone ieri, i vari magnati con interessi nel farmaceutico e nel digitale oggi più tutte le masse irretite dalla paura che sono succubi di tale abuso con l’avallo di un ipocrita buonismo manierato, appannaggio della cosidetta mentalità di sinistra che si è fatta volenterosa carnefice di quella Libertà che potrebbe rappresentare con il coraggio l’alternativa alla paura. La civiltà in una accezione di Libertà e di Coraggio dovrebbe rappresentare la lotta contro la paura e perciò contro gli abusi della forza e dell’arbitrio e non può e non deve lasciarsi manipolare da espedienti distopici quali quelli messi in atto in questo terzo millennio, sempre imperniati sul denaro e su una sua diffusione informatizzata, che avranno sì rinunciato al dio geloso e ingiusto dei secoli passati, ma lo hanno sostituito con quello ancora più subdolo e ipocrita di un salutismo mercificato. Facendo ritorno a quella Campoformio del 1797 troviamo un generale universalmente considerato vincitore e trionfatore, novello Alessandro del nuovo mondo affermatosi con la Rivoluzione e lo Stato rappresentante per antonomasia dell’Ancien Regime sconfitto e costretto a subire la legge del più forte contraddistinta da una serie di battaglie/scaramucce che forse una sola Rivoli, poteva davvero addursi ad una vittoria; battaglie tutte condotte apparentemente da lui il novello Alessandro, che se non fosse stato per i suoi più esperti generali subordinati, con tutta probabilità non sarebbe pervenuto neppure ad un qualche risultato di parità. Una strana legge, comunque questa portata dalla Rivoluzione, di una forza che in verità consegna alla parte sconfitta territori di gran lunga più ricchi e importanti assicurando altresì un dominio pressocchè totale sull’intero scacchiere europeo. Tra l’altro la Francia terrà Milano e Bruxelles, finchè ci sarà Napoleone , l’Austria si riprenderà Milano e tutta la Lombardia per altri 44 anni dopo la caduta di napoleone (1815 – 1859) e terrà Venezia e il Veneto per un totale di 69 anni (1797-1866) .
Dove sta la vittoria, dove la sconfitta, dove sta la forza , dove la debolezza e quale parte ha la Fortuna in tutto questo grande processo? Rivediamo con lo storico Gugliemo Ferrero tutto questo fondamentale e rivediamolo con il titolo di questo suo straordinario saggetto, casualmente ritrovato, saggetto il cui titolo, e’ proprio il caso di dirlo, è tutto un programma : AVVENTURA. Risaliamo alla origine di tutto a quell’incarico che il Direttorio aveva dato al Comitato Topografico Militare di cui facevano parte una serie di bellicosi generali tutti giovanissimi che dovevano le loro spalline unicamente alla Rivoluzione, di studiare un piano di aggiramento del fronte germanico dove erano impegnate due armate ( Genn. Hoche – Moreau) , da parte di una terza amata quella d’Italia , che oramai da troppo tempo si era incancrenita in azioni frammentarie e non risolutive contro un contingente dell’esercito austriaco e quello alleato del Regno di Savoia. Di quella combriccola di generali di sfrenata ma fumosa ambizione, faceva anche parte un corso di 26 anni proveniente dall’esercito regolare, che sfruttando un meccanismo di facili concessioni di lunghe licenze si era impantanato in squinternate azioni nella sua isola natia dove da Tenente dell’Esercito di Sua Maestà Luigi XVI era stato nominato Tenente Colonnello del locale esercito corso. Una avventura dalla quale si era sottratto con una veloce fuga rientrando nei ranghi dell’esercito regolare dove era riuscito con qualche conoscenza opportuna (in particolare il fratello del Capo Supremo del Comitato di Salute Pubblica Maximilien Robespierre: Augustin) a salire qualche grado e soprattutto a mettersi in mostra come comandante dell’artiglieria alla presa di Tolone, nel settembre –dicembre 1793, meritando la promozione a Colonnello per aver catturato assieme al suo superiore Dugommier, il generale britannico O’Hara e successivamente conquistato la strategica punta dell’Eguillette che gli valse a fine anno le spalline di Generale . Li’ a Tolone però aveva fatto la conoscenza di un personaggio che si rivelerà fondamentale per la sua carriera e addirittura per la sua gloria: Paul Barras che era il Deputato che aveva la responsabilità della conquista di Tolone e che lo aveva preso sotto la sua protezione nominandolo ufficiale superiore e poi dopo l’Eguillet Generale. Barras che, nel luglio successivo, fu il principale artefice della caduta di Robespierre e il nuovo più influente membro politico della Rivoluzione, lo proteggerà per la sua pericolosa amicizia con Augustin Robespierre e sarà sempre più portato ad avvalersi dei suoi servigi per la sua incondizionata ubbidienza ad ogni sua richiesta, fosse quella di bombardare la folla alla chiesa di S.Rocco (ottobre 1795) per scongiurare una insurrezione Realista o quella ancora più densa di futuro di avergli tolto dai piedi per sempre, l’ingombrantissima amante Josephine de Beauhrneais una creola vedova di un Generale ghigliottinato , addirittura sposandola e quindi avergli dato come regalo di nozze il comando dell’Armata d’Italia che doveva mettere in atto quel piano di cui anche lui si era occupato e che ora si trovava a eseguire, come comandante supremo. Abbiamo dettagliato battaglia dopo battaglia, scoprendone grazie al nostro pigmalione storico Ferrero, le sconvolgenti verità : di un generale in capo contrabbandato come novello Alessandro , fulmine di guerra, invincibile stratega, in realtà indeciso e costantemente salvato dai suoi molti più esperti sottoposti, però favorito dalla fortuna di cui la prima fu indubbiamente la inaspettata debolezza dell’esercito piemontese, che avrebbe portato all’armistizio separato appunto con la corte di Torino che in verità nascondeva ben altro; la seconda fortuna come sottolinea Ferrero fu l’apatia ed anche la paura, che tutti i vari stati d’italia ostentarono a fronte del suo incalzare nel territorio italiano e il cedere a tutte le sue pretese (di gabelle, razzie, indennità in denaro e anche in beni artistici), che in questo si !!! ….il giovane Generale superò in prepotenza qualsivoglia predecessore e anche la teoria di un libello di 25 anni prima di un ufficiale francese certo Guibert che aveva proposto per una guerra di rapida conquista non affidarsi a magazzini, salmerie e neppure parchi di artiglieria pesante, ma improntare tutto nella rapidità di azione offensiva, prendendo ad esempio le compagnie di ventura di tre quattro secoli prima che in quanto ad approvvigionamenti vivevano di razzie , ovvero il concetto che “la guerra alimenta la guerra “ Il fatto che quando il Direttorio oramai sazio di essere rimpinzato di gabelle e trofei artistici, chiede al generale, che attenzione oramai in pochi mesi è divenuto un mito, di proseguire nell’esecuzione del Piano del ’95, si fermi dopo aver appena valicato la valle del Po e cominci ad accampare tutta una serie di scuse per far ritorno in Italia e avviare i preliminari per le trattative di quello che sarà l’armistizio di Campoformio, va inteso non come una debolezza di Napoleone, ma anzi probabilmente come una sua indubbia e pragmatica lucidità: questo perché il Piano del ’95 era un piano impossibile, una avventura dell’immaginazione più che un piano strategico, che però ha assunto nella storia una rilevanza preponderante e ciò è stato dovuto proprio al fatto che il suo effetto è stato differito non tanto nello spazio (la saldatura con le Armate del Reno e della Mosa e la marcia su Vienna) quanto nel tempo . Non riconoscendo l’insuccesso strategico Bonaparte ed anche il Direttorio (una volta eliminato, con il colpo di Stato contro i Realisti del settembre 1797 Carnot, che era l’unico che aveva intravisto la verità ) rinunciano a tutto il fronte del Reno , si contentano del Belgio, di Milano e della Repubblica Cisalpina, ma rinunciano al Reno e sopratutto consegnano la antica Repubblica di venezia all’Austria . Campoformio riuscirà a mascherare per la massa, lo smacco del Piano del ’95 e l’effimero delle vittorie conseguite in Italia e un paio di scaramuccie in Austria; insiste Ferrero “Campoformio non fu una pace , ma il principio di una immensa guerra generale che non finirà che a Waterloo e la cui causa prima non sarà il Belgio, l’opposizione inglese, poi quella Russa e di tutti i principi dell’Anciene Regime, ma Milano, la Cispadana, la Cisalpina e Venezia all’Austria. L’italia è stata il trabocchetto teso dal destino e dal principio di legittimità alla Rivoluzione in cerca di avventura e di predominio in Europa . La storia di un generale con poca esperienza, grande boria, una buona dose di fortuna e pochissimi scrupoli, che ha ingannato tutti persino uno che è stato definito il Filosofo della Storia del cui spirito si e’ compiaciuto di veder incarnato al passaggio sul suo cavallo bianco dopo la battaglia di Jena, e’ tutta racchiusa in quei pochi mesi che vanno dall’affidamento di esecuzione di un piano “impossibile” di aggiramento strategico al suo sostanziale fallimento, ma contemporaneo mascheramento a beneficio di quell’immaginario collettivo che proprio con Napoleone Bonaparte ha il suo abbaglio più macroscopico. Quello che verrà dopo sarà una conseguenza di questi controversi 18 mesi che imprimeranno tutto un altro corso alla storia umana con buona pace di quello stesso filosofo che a lui Napoleone Bonaparte lo aveva identificato come spirito della storia, quel filosofo che a parte notevoli forzature nello scibile umano, identificava il reale con il razionale e che parlava anche di astuzia della ragione . Non si ravvede nessuna identificazione tra reale e razionale nella vicenda sia della Rivoluzione francese sia del suo logico continuatore, anzi semmai uno stridere acutissimo e in quanto all’astuzia della ragione è un assioma mal posto: non c’è nessuna astuzia in una ragione che allestisce una recita di parti cercando di seguire un copione, ma semmai mala fede e volontà di …..ecco semmai non Hegel, ma piuttosto il Nietzsche della ….volontà di potenza; in quanto poi a quello che si intende per potenza, può benissimo essere scambiato con manipolazione e quindi volontà di aver ragione e se questa non si piega ai propri intenti, adattarla, proprio come impone il nuovo ordine inaugurato appena pochi decenni prima della rivoluzione francese, l’ordine della rivoluzione industriale che pone a suo referente generale, non l’uomo , ma la macchina, con la sua possibilità di essere costruita, assemblata, anche per singoli pezzi, e quando oramai troppo deteriorata, sostituita con una altra. Così la macchina Napoleone Bonaparte rivelatasi tanto proficua, una volta pervenuta alla conclusione della sua possibilità viene posta per così dire in stand-bay mandandolo a combattere in Egitto con la scusa di colpire gli interessi della nazione che si stava rivelando la più ostica ad accettare il nuovo principio della rivoluzione, antitetico al principio di legittimità dell’Ancien Regime: un campo d’azione facile e scevro di riscontri che potessero mettere in crisi tutto quel merito così facilmente, ma anche platealmente, conseguito: insomma proprio come si fa nel mondo del pugilato dove i grandi organizzatori e gli interessi che stanno dietro gli incontri, non vogliono rovinare la fama e anche l’integrità del giovane campione , magari un po’ fortunosamente pervenuto al titolo mondiale e gli si allestiscono incontri, non proprio truccati, ma insomma addomesticati, con avversari non di grosso calibro, per gonfiare un curriculum non ancora precisato. Scontri militari di esito scontato e in più una serie di operazioni di tutt’altro tenore per una Campagna quella d’Egitto che lo stesso oramai smaliziato Generale Bonaparte aveva proposto subito dopo la fine della campagna d’Italia, come alternativa ad una invasione dell’Inghilterra: difatti un aspetto che fu considerato come correlato alle conquiste militari fu l’aggregamento di un gruppo di insigni studiosi della Commission des Scienze et des Arts, oltre 150 guidati da Joseph Fourier per occuparsi di esplorazioni archeologiche, geografiche e storiche dell’Egitto, per avallare il principio che le forze della rivoluzione non operavano solo per sconfiggere la tirannide, ma anche per disvelare le forze della ragione, cosa che un oramai consumato attore come il Generale Napoleone Bonaparte non si lasciò certo scappare di enfatizzare. Difatti il gruppo di scienziati comprendeva anche una serie di chimici, fisici, matematici che diversificarono in maniera esemplare i dati raccolti e composero oltre 7000 pagine di approfonditi studi, di cui come è noto quello più eclatante fu la scoperta della Stele di Rosetta, che permise allo studioso Champollion di decifrare i geroglifici egizi. Una cosa è però certa: né la campagna d’Egitto, ne quella successiva di Siria, con le loro scontate vittorie militari influirono minimamente nel colpire gli interessi inglesi, però ecco proprio come nell’esempio del boxeur da aumentarne il prestigio con incontri di comodo, servirono ulteriormente ad aumentare la fama del giovane generale come la più fulgida emanazione dello spirito, non della Storia come avrebbe voluto Hegel, ma della Rivoluzione , si! Alla fine di tale esotica campagna difatti sembra quasi che Napoleone sia tornato in Francia come spinto da un impulso irresistibile e sovrastorico di rimettere le cose a posto con il famoso colpo di stato del 18 brumaio 1799. Ma anche in questa occasione come tutte le precedenti, la verità è di tutt’altro segno. Il 18 brumaio non è stato né concepito, né preparato da Napoleone, ma dal Direttorio raggruppassi attorno a Seyez, che aveva allestito ogni cosa e Napoleone fu ammesso a partecipare al complotto in virtù del suo prestigio (come abbiamo visto gonfiato) acquisito in Italia e anche nell’inutile ma suggestiva campagna d’Egitto: va notato che il Direttorio aveva pensato di servirsi di un altro Generale, magari meno gonfiato, ma molto più concreto e con truppe a disposizione come ad esempio Moreau, o Augereau o Bernadotte, ma ecco, proprio quel particolare di avere truppe a disposizione era si un elemento di sicurezza per il piano, ma era un qualcosa che avrebbe potuto incanalare il colpo di stato in una dittatura militare; ancora una volta il fortunoso Generale aveva un elemento a suo favore: quello di avere tutto il suo esercito in Egitto e a Parigi non avere nessuno che lo conosceva, nessun soldato, che fosse tenuto ad ubbidirgli. E difatti quanto successe a Saint-Cloud quel famoso 18 brumaio, sulle prime sembrò confermare le riserve che Seyes e il suo gruppo di complottisti avevano osservato scegliendo Napoleone: al momento di invadere il Parlamento i Granatieri che non conoscevano personalmente Napoleone non si sentirono legati ad alcun obbligo di marciare, e sembrò che tutto stesse lì lì per fallire ; il colpo di Stato riuscì perché Luciano Bonaparte si presentò non come fratello del Generale ma come Presidente del Consiglio dei Cinquecento, solo allora i soldati intervennero: Fu qui, in questa occasione che il generale senza esercito, ma con crescente spregiudicatezza riuscì a fare quello che gli riusciva meglio : il bluff ! …e con consumata abilità tornare a giocare la partita a cui lui doveva tutto e cioè l’avventura italiana e a rimettere nel piatto la posta di quell’apparente trionfo ed enorme prestigio cui la Francia intera nata giusto 10 anni prima dalla Rivoluzione dell’89, doveva il suo lustro. La presunta necessità di ristabilire l’ordine del trattato di Campoformio cui l’Austria nel periodo della sua assenza era tornata a rimetterne in discussione le clausole, era il pass partout che consentì a Napoleone di prevalere nel triumvirato con Seyez e Ducos, farsi nominare Primo Console e indire una seconda campagna d’Italia che cominciava nella maniera più appariscente e suggestiva possibile, con il rifarsi alla celeberrima traversata di Annibale delle Alpi. Qui siamo in un quadro assai differente di quello della prima campagna d’Italia, ora Napoleone in quanto Primo Console non deve più sottostare a piani precostituiti e fa di testa sua. La seconda coalizione antifrancese che si era costituita coi primi mesi del 1799 , questa volta ispirata soprattutto dalla Gran Bretagna e sempre imperniata sull’Austria con la preziosa alleanza della Russia, che aveva gettato nella bilancia tutto il suo numerosissimo esercito e che sulle prime era riuscita per merito del suo Maresciallo Suvorov a riconquistare gran parte dell’Italia settentrionale e abolire le varie Repubbliche ispirate alla Francese: la Cisalpina, ma anche quelle tipo la Napoletana e la Romana che si erano andate costituendo tra numerose potenze europee: Il 1799 era stato un anno turbo lentissimo da un punto di vista militare con alti e bassi da ambo le parti, bisogna dire però che già prima del ritorno sulla scena di Napoleone, le armate rivoluzionarie francesi in quel turbolento ultimo anno del secolo , avevano effettuato una serie di controffensive vittoriose come quella del Gen. Guillame Brune in Belgio che aveva respinto un esercito britannico sbarcato per aiutare gli alleati della coalizione e soprattutto quella del Generale Andrea Massena che aveva sbaragliato russi e austriaci a Zurigo, costringendo il Maresciallo Suvorov ad una disastrosa ritirata attraverso le montagne. Quindi anche il fatto che l’arrivo di Napoleone con la sua nuova Armata che aveva denominata “Armata di Riserva” sia coinciso con un radicale cambiamento di musica è vero solo in parte. Con l’inizio del nuovo anno lo Zar Paolo ritirava il contingente russo e l’Austria si ritrovò praticamente sola contro la Francia Anche il Generale Moreau d’altronde aveva ricominciato a muoversi sul Reno e con notevole successo, mentre Massena il grande, l’invincibile Massena ritiratosi per opportunità strategiche dalla Svizzera si era trincerato in Genova e l’aveva difesa strenuamente, tenendo impegnato il grosso dell’esercito e consentendo pertanto a Napoleone di effettuare il suo fantasioso e roboante piano di attraversamento delle Alpi .L'Armata di Riserva attraversò il Gran San Bernardo dal 14 al 23 maggio; le truppe, ostacolate dal forte di Bard e quasi prive di artiglieria, sbucarono con difficoltà nella pianura ad Ivrea e Bonaparte prese l'audace decisione di marciare subito su Milano per interporsi alla linea di comunicazioni dell'armata austriaca impegnata a Genova e ricercare una battaglia immediata e decisiva. Il 2 giugno l'armata entrò a Milano e quindi il Primo console avanzò verso sud, attraversò il Po, deviò verso ovest e raggiunse Stradella . Il 4 giugno però il generale Masséna aveva dovuto cessare la resistenza a Genova ed evacuare la città con le sue truppe ed il generale von Melas poté dirigere una parte delle sue forze contro Bonaparte. A questo punto il Cte Austriaco Melas pensò bene di radunare il grosso del suo esercito e attaccare battaglia, nella pioana di Marengo, cosa però che non fu affatto capita dal grande genio militare Napoleone Bonaparte che fece il netto contrario di quanto aveva fatto a Lodi: in quella battaglia cui lui stesso adduceva l’inizio del suo straordinario successo come stratega, aveva difatti scambiato una retroguardia per il grosso dell’esercito, qui a Marengo aveva fatto di molto peggio, aveva scambiato il grosso dell’esercito per una retroguardia e quindi aveva frammentato le sue forze nel territorio tra Stradella e Marengo , ivi compreso le due divisioni del valentissimo generale Dexais che lo aveva appena raggiunto dall’Egitto unendosi all’ultimo momento all’Armata di Riserva. Fatto a pezzi dalla disparità di forze in campo l’esercito francese sembrava irreparabilmente battuto e difatti il Generale austriaco Melas era smontato da cavallo per inviare dispacci a tutte le corti d’Europa che l’Armata di Napoleone era annientata. A Marengo il vincitore quindi non era stato Bonaparte, ma Dexais che disubbidendo agli ordini del suo superiore aveva rinunciato a raggiungere gli obiettivi da quello assegnategli, insospettito dal rumore delle artiglierie che non era quello di uno scontro con una retroguardia e era sopraggiunto alla piana di Marengo per lanciare le sue fresche divisioni contro un nemico convinto di avere vinto unitamente a quella frase che ancora oggi viene utlizzata per indicare una vittoria improvvisa e insperata “una battaglia è perduta!?” pare rispondesse a Napoleone che gli dettagliava la situazione “c’è il tempo di vincerne un’altra!” Grande Generale Dexais, pessimo Bonaparte che era caduto in una trappola come un principiante o comunque come di uno che di tattica e strategia ne masticava pochino; e vieppiù molto molto opportuno, il giovane subalterno che nello slancio dell’attacco aveva avuto il buon gusto (per Napoleone) di farsi attraversare il cuore da una palla nemica, che non gli aveva dato il tempo neppure di dire “ah” e di certo non quella litania che il solito teatralismo di Bonaparte, oramai non solo attore protagonista , ma egli stesso regista, anzi proprio come si dirà in seguito nella lingua francese per indicare lo specifico mestiere di chi è preposto a inventare storie “metteur en scene” , aveva imbastito a bella posta…. “muoio per la gloria del Nuovo Console e la grandezza della Francia” o balle del genere. Dexais a Marengo nel giugno e Moreau in Germania a Hoehnliden nel dicembre, consentirono al Primo Console Napoleone Bonaparte di ristabilire ed anzi rafforzare l’ordine di Campoformio, con due successivi trattati quello di Luneville con l’Austria (1801) e quello di Amiens con l’Inghilterra (1802) ed ergersi davvero come l’unico continuatore della Rivoluzione nonche’ arbitro della delicata situazione europea.Tra i fattori più rilevanti di tale nuova situazione la Repubblica Cisalpina si trasformava nella Repubblica Italiana con capitale Milano e Bonaparte Presidente, e alla Francia andava anche tutta la riva sinistra del Reno: sembra il trionfo dopo 13 anni dalla Presa della Bastiglia, ma è un equilbrio molto fragile perché fondato solo sulla forza delle Armate francesi e sulla capacità di bluffeur del suo Generale/Primo Console, che all’indomani di Amiens, già nel 1803 ne forzava le clausole, annettendosi il Piemonte la cui sorte non era stata regolata dal trattato. Comincia così quel “gioco al massacro” della guerra come unica possibilità, che avevamo già indicato come maledizione di un personaggio che non può far altro se vuole conservare il potere : guerra e….vincere, sempre vincere, quasi senza appello, come lui stesso in più di una occasione aveva rimarcato. A protestare per l’annessione del Piemonte è l’Inghilterra , ma ben presto anche Austria e Russia e poi anche Prussia saranno trascinate nel vortice. Se a questo punto ci fosse stato il generaluccio del ’96, molto probabilmente le cose non si sarebbero così prolungate, ma è doveroso ammettere che a questo punto il personaggio proclamatesi Imperatore aveva cominciato ad imparare anche il mestiere di Generale; la fortuna poi continuava a tenerlo sotto la sua protezione ed ecco la serie di battaglie che hanno enfatizzato la sua fama: Austerliz ! ecco questa si: sfolgorante vittoria che coronava tutta una serie di scontri vittoriosi minori attribuibili però più a singoli suoi sottoposti che a lui, Austerliz è comunque una grande vittoria, è una Rivoli ancora più magnifica che toglie dall’agone l’Austria costringendola al duro armistizio di Presburgo e l’Imperatore all’abdicazione, e almeno momentaneamente induce lo Zar Alessandro al ritiro del suo contingente dalla guerra. L’entrata in campo della Prussia riaccende la guerra, ma oramai non c’è che dire l’uomo delle gonfiature, delle vittorie di comodo enfatizzate da un potere opportunista e manipolatore, è diventato un esperto miltare e va osservato dispone di sottoposti di prim’ordine: il solito Massena, ancora Augereau, Bernadotte, Murat e nuovi nomi, Davout, Soult, Lannes, Brune, Ney tutti Grandi Signori della guerra : A Jena Napoleone sbaragliava i Prussiani , mentre nella stessa giornata il suo Maresciallo Davout travolgeva ad Austadt un secondo contingente prussiano . La battaglia successiva di Eylau contro Russi e Prussiani avrebbe dovuto rappresentare un campanello di allarme perché dopo oltre un anno di successi fu una vera e propria battuta d’arresto e la vittoria fu accreditata ai francesi solo perché con una abile manovra del proprio comandante Benningsen l’esercito russo effettuò una perfetta ritirata strategica e i Francesi rimasero padroni del ghiacciato e desolato campo di battaglia stracolmo di cadaveri. Qualche mese dopo oramai in estate, una netta e bella vittoria a Friedland fecero dimenticare la carneficina di Eylau e portarono all’armistizio di Tilsit , ma di lì a poco altre nubi cominciarono ad adombrare l’apparentemente fulgore dell’Impero: la campagna di Spagna e una seconda terribile battaglia-carneficina a Wagram, anche questa una sorta di vittoria di Pirro E’ sempre quella maledizione alla guerra continua di cui abbiamo parlato, ma è una maledizione che ha una struttura precisa, che risiede sempre nello spazio/tempo in cui tutto era cominciato, ovvero quella valle del Po in Italia dove un giovane inesperto generale era stato fatto passare per un novello Cesare con vittorie gonfiate, inesistenti e seguite da un meccanismo di accumulo di ruberie e gabelle cui il giovane generale aveva prestato un suo volenteroso talento. Wagram fu l’ultima vittoria di Napoleone di poi il destino cominciò a volgere il suo lato più oscuro e non ci fu più la fortuna a proteggerlo a dimostrargli il suo favore: Bisogna ammettere che come Generale era diventato bravino , in Russia a Lipsia, nella difesa dei confini francesi nel 1814 ed anche nella stessa Waterloo, più volte mostrò un oramai consumato talento militare “manovra l’artiglieria come una pistola” pare disse di lui Wellington, ma questa bravura non lo salvò dal disastro, dalla rovina senza più appello e a concludere tristemente la vita in un isolotto sperduto in un quotidiano struggente rimpianto. Una amarissima conclusione che in qualche modo faceva parte di quella ardimentosa teoria dell’azione scritta da un ufficialetto francese Guibert ai tempi degli scontri di Federico II e Maria Teresa, e che durante quella prima campagna d’Italia fu il breviario operativo del giovane generale Napoleone Buonaparte, cui restano affidate molte delle controverse azioni militari e civili in territorio italiano . La tesi del presente scritto è che a consuntivo l’intera vicenda dell’uomo Napoleone Bonaparte, può essere addotta proprio a quella prima campagna d’Italia del 1797/97: l’essere preso quasi casualmente e comunque con molti lati oscuri, ad attore protagonista di tutta una serie di manipolazioni abilmente condotte e propagandate da un potere corrotto e spregiudicato, la recita di una parte nella quale poi finì per identificarsi fino a dirigere lui stesso le scene successive, doveva per forza di cose consegnare il soggetto ad una totale dipendenza da tutte le varie maschere indossate. Chi ha sempre usato maschere non riesce più a disidentificarsi dalle varie rappresentazioni e finisce per non ritrovare più se’ stesso frammentandolo in tali rappresentazioni. Avrebbe detto Pirandello “uno, nessuno, centomila”

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...