venerdì 30 dicembre 2022

ARMATA DI MARE - ARMATA DI TERRA

 

Per la serie suggestioni nuove e antiche, cui sono saturi i miei articoli su questi miei blog e quindi continui rimandi tra passato, presente e possibili proiezioni “ad venire “ (non dico futuro perche’ e’ un tempo che nella sua semplice scansione mi appare troppo banalmente immediato e quindi sempre aleatorio, magari ecco, adottiamo la dizione di “futuro anteriore”) sono andato ad inciampare in un saggio di 80 anni fa Terra e Mare (1942) di Carl Schmitt un filosofo/giurista tedesco, tenuto alquanto in penombra dalla cultura occidentale del dopoguerra per essere stato un fiancheggiatore del Regime Nazista. Inciampato e’ proprio il caso di dirlo, in quanto stimolato da un saggio di uno dei pensatori che stimo di piu’ Alain De Benoist che ha scritto in collaborazione con Julien Freund, un altro libero pensatore, un libro ove i due studiosi rileggono  giustappunto il pensiero del grande giurista e politologo Carl Smith partendo da quel famoso saggio  in cui tutta la storia del mondo, nella particolare accezione della conflittualita’ storica  era interpretata nella prospettiva di una opposizione fondamentale tra nazioni di terra e nazioni di mare. Sottotitolato  “una considerazione sulla storia del mondo raccontata a mia figlia Anna” il saggio racconta e riassume in uno stile narrativo agevole e gustoso,  l’evoluzione geo-storico-giuridica  a partire dalla scoperta dell’America, quindi la fine del XV secolo,  con gia’ in corso tutta la serie di sconvolgimenti epocali (viaggi, nuovi continenti, invenzioni, commerci, diversi stili artistici, modalita’ differenti di guerre e assedi, financo una grande pandemia ricorrente che induce alla domanda “cui prodest” ieri come oggi) che rimandano ad una ulteriore analisi, quella delle eta’ del mondo di Esiodo che inducono alla considerazione che ci troviamo in piena eta’ dei mercanti o del bronzo, subentrata a quella dell’eta’ dei guerrieri ovvero l’eta’ dell’argento.  L'originalità dell'opera risiede nell'individuazione, da parte dell'autore, della dicotomia Terra-Mare come motore della storia umana ed e’ ovviamente questa la tematica che interessa ai due piu’ recenti pensatori, difatti nel loro breve ed intenso saggio, scritto a quattro mani, affiora l’importanza degli «elementi», quasi mai tenuti in considerazione dai metodi di Oswald Spengler e di Arnold Toynbee, che sono invece impressi categorialmente all’intero pianeta, ossia i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco, ma soprattutto, riuscendo ad individuare il vero rappresentante dell’eta’ dei mercanti, ovvero dei commerci, del valore di scambio , del denaro , in una parola quella che io definisco, non lo nego con un tantino di disprezzo, “l’eta’ dei bottegai e dei garzoni” ovvero le potenze del mare, vale a dire quelle insulari, l’Inghilterra del Seicento e della Rivoluzione inglese, dalle forti spinte espansioniste e coloniali sino agli Stati Uniti che ne presero il posto; raffigurate, dalla forma liquida oceanica del non limite, in moto contro le potenze di terra, interpreti piu’ ossequiose della tradizione; sospinte tali forze di mare dal Capitalismo che ha ridotto gli Stati ad essere un surrogato delle regole della società di mercato e degli assunti dell’universalismo, contro i limiti naturali formati dall’elemento tellurico: la Terra, abitata dai «figli della Terra» Ed è proprio Alain de Benoist a metterci in guardia, dalle interpretazioni errate su ciò che intendeva dire il giurista tedesco. Partendo col dire che «l’uomo è figlio della Terra» per la motivazione che «abita la Terra da terrestre: Humus e Homo hanno la stessa origine» ma tutto questo, nulla ha a che vedere con una sorta di «Heimat, al paese di origine». Spiegandolo in maniera più semplice: «l’elemento nativo dell’uomo è la terra». E ciò significa che non possiamo escludere dai nostri ragionamenti, il quadro geografico della terra, indubbiamente «fatta di territori e paesi» ma soprattutto di «territori distinti dagli altri, separati da frontiere» da particolari condizioni geologiche, geofisiche e morfologiche, cose solo apparentemente ovvie e facenti parte della tradizione ovvie, messe completamente in discussione dall’avvento della mondializzazione e dalla globalizzazione. Discorrendo poi, di quella pianificazione del «management globale» cui abbiamo assistito e delle sue preoccupazioni sulla «possibile creazione o l’emersione di una coalizione eurasiana» che, «potrebbe cercare di sfidare la supremazia americana». È cosa nota che lo stesso Heidegger, pensava alla terra dandogli un senso ancor più profondo. Molto calzante la citazione inserita da Alain de Benoist sullo scritto del filosofo di Meßkirch, intitolato L’origine dell’opera d’arte, redatto nel 1935 e pubblicato solo negli anni ‘50.
Trattasi del testo di una prima conferenza sul tema dell’opera d’arte, dove si trovano degli spunti interessanti. L’acume filosofico e metafisico di Heidegger, osserva la nozione di popolo e del suo «abitare storico», solo quando riconosce l’immanenza ed «il primato dell’arte, l’opera d’arte». Dunque, l’analisi di Alain de Benoist non poteva non rifarsi a «l’essenza della terra», alle tre accezioni che rimandano al concetto originario di nomos; suggerendoci di contemplarla, lasciandola «dispiegarsi in quanto tale». In pratica, quello che Heidegger voleva intendere, quando scrisse che «l’armonia di questa insuperabile pienezza noi la chiamiamo la terra», scoprendo così, quanto sia importante, toccare le corde più profonde della sensibilità heideggeriana, mettendo «in rapporto l’opera d’arte con la terra» per il fatto che «l’arte conduce a una riappropriazione dell’abitare storico e destinale» come diceva Freud la parola abito viene dal verbo latino habitare che significa non solamente abitare nel senso di stare a casa, ma anche sentirsi a casa, provare sensazioni di identita’, di riconoscimento, di tradizione, quindi portare l’abito e’ un po’ equivalente del de-sein heideggeriano : un esser-ci dove l’abito e’ quello che portiamo sempre quel “ci = noi” che ci caratterizza come specie : ed è proprio qui che il senso di Immanens, gioca un ruolo importante: giustappunto designando con esso un sentire il cui fine risiede in se’ stesso ma che e’ riconoscibile anche per l’altro (vogliamo ricordare come definiva Lacan l’inconscio? ... Il luogo dell’altro giustappunto). Questo pero’ come abbiamo visto riguarda la Terra, ma di converso bisogna dire che le potenze di mare, incanalano l’esatto contrario di questi pensieri e sono già passate dal «succedersi rapido delle novità», all’astrazione di una mobilità permanente, dalle merci all’uomo, dai nuovi desideri da rimpiazzare a quelli vecchi, alla gratuità offerta dal nomadismo. Un mondo dei flussi senza frontiere, delle «correnti mutevoli» e dei «flussi e riflussi» delineati da Carl Schmitt, lasciano il posto allo spazio siderale senza fine, all’infinito per antonomasia. Basti pensare alla componente tecnica della «talassopolitica» che era ritenuta essere, erroneamente, il “Rinascimento moderno”. Senza tenere conto in passato, di quanto «la tecnica appartiene all’ordine degli artifici» impiegati per gli spostamenti in mare, assolutamente non necessari per ciò che riguardava lo spostarsi e il muoversi sulla terraferma.
Per questo l' antinomia tra potenze di terra e potenze di mare mi ha sempre suggerito una metafora militare fino a pensarle ad entrambi come Armate, grandi Armate, l'Armata di Terra, l'Armata di Mare La prima con tanto di soldati, cannoni, carriaggi e varie suddivisioni in Corpi d'armata, Divisioni, Brigate, tipiche del comando del relativo Generale, la seconda piu' che a flotte con ammiragli mi ha invece piu' sollecitato una immagine commerciale tipo uno slogan per vendere maglietti, gadget, orologi in piena linea col suo sottofondo culturale di bottega con padroni e garzoni. Forse oggi però si dovrebbe considerare le nuove frontiere siderali, ovvero una prossima colonizzazione dello spazio, interrottasi nel 1969 con una quanto mai dubbia supremazia statunintense, che ora coi mutati termini geo-politici verificatesi in questo ultimo cinquantennio potrebbe acquisire un ruolo centrale. In termini di pura dialettica, una dialettica non pero’ della spocchia arroganza sistemica di quella di un Hegel o di un Marx, ho sempre considerato il saggio di Schmitt uno studio estremamente stimolante e rispondente alla vicenda storica, arbitrariamente tenuto sotto un certo silenzio dalla dominante mentalita’ bottegaia proprio in quanto spaventata dalle implicazioni di rispondenza storica contenute da una matrice non allineata al suo carro, ecco perche’ mi ha cosi intrigato la rilettura anche contando sull’accompagnamento di altri due studiosi non allineati come De Benoist e Freund, che denunciano tramite Schmitt il pericolo di una fine dell’elemento terra, ma anche che la destrutturazione ad opera della religione delle reti globali e dalla «mobilitazione totale» nel firmamento, può essere fermata, purché si riesca a comprendere la natura di un «processo di imposizione», ripetiamolo, capitalistico e della «messa a regime della ragione» che vuole obbligatoriamente sopprimere i limiti che permettono le distinzioni e soppiantato dalla tradizione il dominio del denaro, dell’omogeneizzazione, dell’intercambiabilità generalizzata degli uomini e delle cose, caldeggiato dalle potenze del mare che Carl Schmitt, individuò minuziosamente.  
Oggi che siamo pervenuti all'ultimo capitolo di questa offensiva marina contro la terra (lo abbiamo visto con questi recenti mesi di pseudo pandemia , ovvero un qualcosa di totalmente inventato con il supporto dei Media praticamente da sempre al servizio della bottega e del suo mezzo di scambio, il denaro) , bisogna noi gente della tradizione,  noi gente di terra  che ancora non hanno perso il bene della ragione e non si sono fatti irretire dal mostro piu' terrificante  esorcizzato dagli abissi dell'ignoranza-la Paura, dobbiamo re-agire,  recuperare il RE-AZIONARIO, il che comporta di riuscire a comprendere la natura di un «processo di imposizione», ripetiamolo, capitalistico e della «messa a regime della ragione» che vuole obbligatoriamente «sopprime i limiti che permettono le distinzioni». Il dominio del denaro, dell’omogeneizzazione, dell’intercambiabilità generalizzata degli uomini e delle cose, caldeggiato dalle potenze del mare che Carl Schmitt, individuò minuziosamente.  Carl Schmitt inizia il suo saggio ricordando le fondamenta esistenziali dell'uomo: esso è un essere di terra che calca il suolo, che dal terreno ricava la sua visione, il suo punto di vista. L'uomo, dunque, nomina Terra l'astro sul quale vive, per quanto la superficie del pianeta sia perlopiù coperto d'acqua. Dei tradizionali quattro elementi  (acqua, terra, fuoco, aria), è la terra l'elemento destinato a determinare l'esistenza dell'uomo. Tuttavia, nelle più profonde memorie, l'uomo riconosce nel mare la causa prima di ogni vita. Basti pensare a Afrodite   dea della bellezza, nata dalle onde del mare; oppure al filosofo Talete , che identifica il principio di tutte le cose ) l'archè)nell'acqua. . Va notato pero' che l'uomo non si esaurisce nel proprio ambiente: esso, a differenza dell'animale e della pianta (la cui esistenza è determinata dall'ambiente), può salvarsi e elevarsi a una nuova vita; può, addirittura, scegliere l'elemento al quale dedicare la nuova forma complessiva della sua esistenza storica, nel quale si organizza (può, ad esempio, passare da un'esistenza terranea a una marittima). "La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare". Dai tempi più remoti questa opposizione elementare è osservabile e, ancora nel XIX  si usava caratterizzare le tensioni dell'epoca tra Russia e Inghilterra come lo scontro tra un orso e una balena. ICabalisti medioevali parlavano della storia del mondo come di una lotta tra Leviatano e Behemoth, dove questi ostruisce le vie di respirazione: ed   è questa la rappresentazione  del Blocco Navale  con cui una potenza marinara taglia i rifornimenti al paese avversario per affamarlo.La storia umana è lotta tra terra e mare. A partire dagli antichi greci, passando per Roma , civiltà di terra in lotta con la potenza marinara di Cartagine, fino a pervenire a Venezia, che per cinquecento anni dominò il mare. Tuttavia, con il dispiegarsi del Nuovo Mondo, ci si rende conto della limitatezza di un potere che, come quello di Venezia, si estende soltanto sul Mediterranei . Il filosofo tedesco Ernst Kapp  ha stabilito la sequenza degli imperi dal punto di vista dell'acqua. Egli distingue tre stadi di sviluppo cronologico: Potamia, età talattica, cultura oceanica.

·       Potamia: cultura fluviale d'oriente (Tigri e Eufrate, Nilo - assiri, babilonesi, egiziani);

·       Età talattica: cultura dei mari interni e del bacino del Mediterraneo (antichità greca e medioevo mediterraneo);

·       Cultura oceanica: scoperta dell'america e circumnavigazione del globo terracqueo.

Venezia, anche dopo la scoperta del nuovo mondo, è rimasta arroccata sullo stadio talattico. La pratica festiva dello "Sposalizio col mare"  dimostra come questa repubblica marinara non si sentisse identica all'elemento acqua ma, anzi, dovesse rabbonire un elemento a lei estraneo. La tecnica navale della repubblica di Venezia rimase inalterata fino al suo declino (1797): conobbe solo la navigazione a remi, mentre la navigazione a vela permetteva di solcare gli Oceani Nella battaglia navale di stile antico, le navi cozzano l'una contro l'altra e si cerca di andare all'arrembaggio : si tratta, dunque, di una battaglia terrestre sull'elemento acqua, una battaglia corpo corpo  (fu cosi' con l'invenzione dei rostri che Roma riusci' a vincere anche sull'elemento mare i Cartaginesi, trasformando la guerra navale in guerra terrestre). La lotta marina vera e propria si avrà con l'introduzione dell'artiglieria, ovvero i cannoni sulle navi. Nel suo suggestivo e esaltante saggio/racconto, (non dimentichiamo che che lo stile era quello didascalico rivolto alla figlia) Schmitt esamina anche i protagonisti dell'una e dell'altra fazione, ed  ecco infatti apparire la balena (Leviatano), e i suoi cacciatori, che ingaggiano una lotta mortale, all'ultimo sangue  Il più grande e più potente animale d'acqua del mondo, è un mammifero  e respira con i polmoni; tuttavia, per l'elemento in cui vive, la balena deve essere considerata un pesce  E i suoi cacciatori non erano semplici pescatori  ma proprio cacciatori in grande stile; perlomeno al principio. Con lo sviluppo delle navi a motore, dei cannoni con arpioni, la battaglia si fece impari, la pesca pelagica divenne uno sterminio fatto di granate, macchine elettriche, cannoni. Prima di cio' la lotta tra balena e balenieri  era una lotta mortalmente pericolosa tra due esseri viventi che, senza essere propriamente pesci, si muovevano nell'elemento mare. Ogni strumento di cui si serviva l'uomo era mosso dalla semplice forza muscolare: i remi, òa scialuppa, la fiocina, la vela. L'uomo cercava di sconfiggere la balena, che poteva distruggerne l'imbarcazione in un istante, con l'astuzia. Senza  il pesce-balena i pescatori sarebbero rimasti lungo le coste; grazie alla balena vennero scoperte le correnti e il passaggio a nord. La balena e il cacciatore di balena hanno disvelato il globo terrestre, indipendentemente da Colombo e gli altri grandi viaggiatori  e dagli altri cercatori d'oro.

Terra e mare di Carl Schmitt rappresenta uno dei più rilevanti tentativi contemporanei di trovare una chiave di lettura alternativa per la storia del mondo. In questo caso, la dialettica tra terra e mare, interna alla strutturazione geopolitica del globo terrestre e simboleggiata dalla lotta tra le figure antagoniste del Behemot (allegoria della Terra) e del Leviatano (allegoria del Mare), due mitici mostri presenti nell’Antico Testamento, che qui individuano la differenza reale e concreta di civiltà statali radicate nella terra o tese alla conquista del mare. Schmitt delinea una concezione dualistica per spiegare l’assetto politico mondiale, strutturata in base ad una bipartizione tra civiltà di terra, o continentali, protese verso l’interno e quasi del tutto prive di tradizioni marinare, come per es. il Sacro Romano Impero Germanico, e civiltà di mare, che hanno visto nel mare più una risorsa e una possibilità di sviluppo che un rischio, come l’antica Atene o l’Inghilterra elisabettiana.
La tensione dinamica tra Terra e Mare è comunque soltanto il punto d’avvio di una riflessione che si definisce e si precisa sul ruolo della conquista del mare sulla storia universale, mediante lo sviluppo dell’arte nautica e la scoperta di nuovi mari e nuove terre, scoperta che ha avuto sempre notevoli ripercussioni sulla struttura morfologica del Nomos della Terra, ovvero il tipo di assetto giuridico e politico generale dell’intero pianeta. Terra e mare rivela la tentazione schmittiana di concepire la geopolitica al di fuori della tradizionale dialettica tra gli Stati, contemplata nella sua teoria dei Grandi Spazi, che vanno intesi come raggruppamenti territoriali più vasti delle singole entità statuali. Infatti, per Schmitt lo schema dello stato-nazione è insufficiente a spiegare fenomeni che solo nella loro correlazione con la storia del conflitto tra civiltà acquistano un significato pieno e profondo. L’opera esemplifica con rigore divulgativo gli episodi più significativi in cui la scoperta di nuove terre e nuovi mari ha influito sulla vita dei popoli e delle istituzioni, soprattutto in merito alle potenze coloniali dell’Età Moderna, come Portogallo, Olanda, e soprattutto la Gran Bretagna, prototipo di ogni talassocrazia (dominio del mare) che presenta caratteri peculiari, come una concezione politica aperta a istanze liberali ed una economia basata sul libero mercato (liberismo
). 

giovedì 29 dicembre 2022

MOLTE FENDITURE, FORSE INFINITE

 La fisica a scuola mi piaceva poco; all’universita’ presi 29 perche’ il professore era incline a mettere da parte la fisica classica e incedeva invece sulla relativita’ di Einstein ma anche sulla interpretazione di Copenaghen del rivale Bohr. Svincolata dal noioso iter, diciamo cosi’ Newtoniano, la fisica diveniva una materia moto simile alla filosofia ed ecco allora che scattava il mio interesse : Heisenberg, Pauli, Schrodinger, Dirac, Bell, poi quella nuova definizione “fisica quantistica”, che magari si rifaceva piu’ a Leibniz che a Newton, ovvero la “vis viva” promanante da noi e non da fuori, in-sistente e non ex-sistente, applicata in quel calcolo infinitesimale con proiezioni di numeri negativi, rendeva il tutto anche per il passato, infinitesimamente piu’ stimolante. L’effetto della doppia fenditura, l’entenglement, l’effetto farfalla, il principio di indeterminazione su particella e flusso, l’equazione d’onda e il suo collasso e poi dai, quel gatto vivo o morto riferito giustappunto al collasso d’onda: i campioni della nuova fisica Heisenberg, Schrodinger, avevano tutti i crismi per assurgere ai nuovi campioni della conoscenza, assieme a quelli piu’ collaudati della vecchia filosofia da Leibniz a Kant, saltando a pie’ pari l’improponibile Hegel (improponibile per chi come me ritiene la rivoluzione industriale la quintessenza dell’abominio della nostra civilta’ e altresi considera tutta la pratica e il teorico ad essa correlato - illuminismo, rivoluzione americana, rivoluzione francese, massoneria, cosidetta scienza economica e vari pseudo teorici tipo Smith, Ricardo, Say, Malthus, etc. del ciarpame derivato da quell’unica mentalita’ mercantile che io preferisco chiamare bottegaia) Si obiettera’ : ma come tu ritieni la rivoluzione industriale un passo indietro dell’umanita’ e anche la Rivoluzione Francese, il principio dei diritti e della liberta’, dell’eguaglianza dell’uomo un abominio? In realta’ io dico e sono in grado di dimostrare con lo studio, la conoscenza e un po’ di capacita’ di ragionamento, che a proposito de la piu’ famosa delle rivoluzioni, quella francese del 1789, fu solo una farsa, come d’altronde tutte le piu’ strombazzate pandemie della storia, non diversamente che per gli altri pseudo cambiamenti socio/politici passati alla storia come rivoluzioni o anche guerre, mettendoci magari l’epiteto di “indipendenza”, di “successione” , di “secessione”, oppure dandogli un nominativo piu’ colorito, trasferito da qualche oggetto o luogo  del contesto:  “ guerra delle tre rose, guerra del te’, guerra dell’oppio, rivolta dei garofani , rivoluzione d’ottobre , rivoluzione delle camicie nere,  marcia del sale,  primavera di Praga”….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Massimo comun denominatore di tutti questi sconvolgimenti, la assoluta falsita’ rispetto a quello che dovrebbe essere un raccontato  obiettivo e veritiero sulla storia  e questo non proprio da sempre, ma in ispecie con l’avvento nella storia del mondo dell’eta’ dei mercanti, o bottegai ovvero con il progressivo affermarsi di una classe sociale , la borghesia che pone alla base del suo stesso essere e di ogni possibile giudizio di valore :  il denaro, il mercato, lo scambio.
Ci si potrebbe domandare : ma perche’ prima nell’eta’ dei guerrieri ancora in auge non avveniva lo stesso? Il denaro non aveva questa rilevante importanza? Un Crasso non era l’uomo piu’ ricco di Roma  e per questo aveva accesso alle cariche piu’ prestigiose della Repubblica? E poi la stessa differenza fra patrizi e plebei non era,  tutto sommato, ascrivibile a questioni di censo? … “Cesare il popolo chiede sesterzi” dice una simpatica freddura… “no vado dritto” risponde il condottiero, mostrando così anche  a livello di barzelletta che tutto sommato l’andare diritto, ovvero per una strada che non comporti alcuna deviazione, alcuna sterzata dal cammino del grande interesse dello Stato,  può anche essere contemplata, ma il sesterzio o “se-sterzo” non sara’ mai il cammino principale. Ecco mettiamoci un Feynman ante-ante litteram alle prese con il suo integrale sui cammini e questo tragitto diritto, senza sterzate del piu’ grande degli antichi romani : quale credete che sarebbe stato quello piu’ rispondente alle migliori opportunita’????
In sostanza il denaro diviene sempre piu’ importante con il corso del tempo ma in eta’ dell’argento e quindi dei guerrieri resta sempre in auge  la famosa risposta di di Marco Furio Camillo al “Vai victis” di Brenno : “non auro, sed ferro, reuperanda patria est” ;  così e’ anche nel periodo medioevale, con le Cattedrali, con la Cavalleria, in un Poema come la Divina Commedia di Dante Alighieri, con personaggi come Federico II, ma così non sara’ più con l’Umanesimo impostosi come nuova modalita’ di essere al mondo, grazie alla grande pandemia del 1348 e ad una sensibilita’ fondata su di un egoistico individualismo dove può fare enorme breccia la paura e un codice di rappresentazione della realta’ fondato su di una convenzione riduttiva desunta da un codice non verificabile, come quello di un immaginario classico.
 Assunto quindi il principio che alla origine di ogni sovvertimento sociale  c’è sempre un potere costituito  e organizzato secondo ferrei dettami di precisi interessi economici, e che il tanto ipocritamente e buonisticamente  strombazzato popolo conta, ed e’ sempre contato meno del due a briscola, torniamo ai nostri interessei di fisica teoretica nell’accezione quantistica  per vedere se siamo in grado di stabilire una sorta di continuum con quelle forze che al potere bottegaio con relativi garzoni si e’ sempre opposto. In eta’ prebottegaia abbiamo figure come gli Imperatori germanici che lottarono sopratutto contro il Papato Federico Barbarossa, Federico II detto lo Stupor mundi,
ma con l’avvento del potere mercantile (i banchieri, i commercianti, l’emergente borghesia) trovata una nazione guida l’Inghilterra e poi strutturatosi in una vera setta la Massoneria, la Rivoluzione Industriale di meta’ del settecento, di cui abbiamo precisato il ruolo di acutizzazione del principio economico, realizzando il connubio con un altro elemento che diverra’ indissolubile al suo spirito : il tecnicismo con l’esaltazione del ruolo della macchina come nuovo paradigma a cui riferire la stessa essenza umana, e’ un qualcosa, non a caso di  primogenitura anglosassone , proprio in quanto altamente rappresentante dello spirito commerciale della emergente classe borghese , che come abbiamo avuto modo di osservare ha una originaria localizzazione nazionale in una specifica nazione l’Inghilterra  che aveva giustappunto scelto il commercio e il denaro come elementi di connubio con la propria tradizione – un qualcosa,  attenzione che nessuna altra nazione, specie in termini di vertice aveva mai operato, facendo oggetto di scambio il  proprio lignaggio aristocratico con non meglio precisati meriti di censo, in relazione al quale si poteva annoverare la spregiudicatezza ma anche vere e propri portamenti banditeschi e criminali. Le opposizioni al galoppante spirito bottegaio vengono unicamente da quei popoli, quelle civilta’ che si rifanno alla tradizione e pongono alla base del loro vivere sociale un certo conservatorismo dello spirito appunto di tale tradizione, venendo tuttavia ampiamente a contatto soprattutto con il tecnicismo dei tempi. E’ il caso dei Grandi Imperi della terra, quello Russo, quello austro ungarico e ultimo quello Germanico dopo l’unita’ sotto la guida prussiana di tutti i regni e ducati tedeschi. Un quarto Impero ma in grande decadenza e’ quello cinese, che tornera’ alla ribalta mondiale solo con l’adesione alla teoria comunista di cui ne elaborera’ una versione di carattere orwelliano . Un ulteriore Impero potrebbe essere annoverato nel Giappone, ma non nel XVIII e XIX secolo;  la sua rilevanza comincera’ ad essere pronunciata  solo con l’inizio del XX secolo, prima nel contrasto con un altro Impero, quello Russo , ma successivamente venendo a trovarsi in rotta di collisione con il piu’ ipocrita degli imperi,  quello statunitense che rifugge da tale epiteto e contrabbanda parole di untuoso buonismo : liberta’, democrazia, ma  è in verita’ l’erede piu’ che legittimo della bottegaia Inghilterra della quale ha fortemente  esasperato i principi,  sviluppando come mai prima si era visto, un consumismo dilagante ed un tecnicismo spersonalizzante, dandosi anche quel lustro teorico che gia’ l’Inghilterra si era accaparrata prezzolando pseudo intellettuali come i gia’ citati Smith, Say, Malthus e compagnia . Liberalismo era stata chiamata alludendo ipocritamente alla liberta’ questa sotto teoria e con la solita mancanza di originalita’ l’america si e’ andata stringendo sotto l’etichetta di “neo Liberalismo.  Comunque sia contro questi Imperi le forze bottegaie , ovvero l’  Inghilterra coadiuvata prima dal suo impero coloniale  ed anche abilmente coinvolgendo nelle sue camarille  altre nazioni europee meno rilevanti come  Francia, Italia, Belgio, Olanda, Serbia, Grecia ed infine passando totalmente il testimone agli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, hanno sempre visceralmente e spasmodicamente combattuto. Si crede ingenuamente che il grande nemico dell’Inghilterra sia stato Napoleone, assolutamente non e’ così Napoleone ha rappresentato solo una forma di esasperazione di un movimento, la Rivoluzione francese, che la Massoneria inglese aveva perfettamente contemplato nei suoi piani di egemonia mondiale, e che proprio l’imprevedibilita’ dell’ascesa al potere di un parvenu,  aveva costretto a correre ai ripari. Sconfitto Napoleone a Waterloo, piu’ pero’ da Radetzski e da Blucher che da Wellington, la palma del potere europeo era stata colta da quel personaggio eccezionale che fu il Principe Metternich e finche ‘ fu operativo lui, l’Inghilterra dovette rinfoderare le sue mire egemoniche europee.
Un periodo alquanto lunghetto perlomeno fino al 1848/49, quando non a caso l’inghilterra tramite i suoi faccendieri, tipo i  Rotschild, prese a fomentare le varie aspirazioni nazionaliste dei popoli  (Sicilia, Lombardo Veneto in Italia,  Ungheria, Boemia ) ed anche a creare discordie e contrasti nello stesso Impero austriaco. Con il 1849 si registrano le ultime vittorie di reazione degli Imperi conservatori e tradizionalisti, ma ecco che appena qualche anno dopo i bottegai tornano alla carica sfruttando la crisi dell’impero turco ottomano (non contemplato nella precedente elencazione per la poca rilevanza del suo impianto) e l’occasione della guerra di Crimea: perfino il risibile regno di Sardegna viene coinvolto nel conflitto fidando sulla compiacenza di uno dei piu’ solerti faccendieri dei Rotschild : quel Camillo Benso di Cavour annoverato tra i padri della patria unitamente ad un esaltato visionario (Mazzini) un brigante arruffapopoli (Garibaldi) ed un re cialtrone tipo Miles gloriosus. La miccia torna a riaccendersi e nel giro di due anni (1859- 1861) l’Inghilterra riesce a sconvolgere in suo favore non poco l’equilibrio europeo. Crea difatti  una nuova nazione sua vassalla (l’Italia) indebolisce sensibilmente l’Impero Asburgico che fa scrociare con la Francia, indebolendo anche quest’ultima (Solferino) , ratifica e afferma la sua influenza in Sicilia anche in virtù di profique iniziative commerciali (i famosi principi sotto il vulcano Ingham, Woodhouse, Whitaker),  propizia di li’ a poco uno scontro fratricida tra Austria e Prussia, non puo’ impedire pero’ l’affermazione della Prussia  nello scontro contro la Francia (1870). Tornera’ all’assalto nel 1914  favorendo una guerra fratricida dell’Europa e anzi riuscendo a coinvolgere gli Stati Uniti e ingenerare la Prima Guerra Mondiale che fara’ piazza pulita degli Imperi del territori europei . Come spesso avviene nella legge del mondo, il paradosso si
insinua nei suoi anfratti e difatti il trionfo verso i Paesi Europei deve passare il testimone agli USA che diventano i nuovi iper bottegai del mondo e l’Inghilterra passa da padrone a servo in una dialettica che un filosofo tedesco aveva dato per scontato (fenomenologia dello spirito di Hegel) e che un altro tedesco Karl Marx ha cercato di tradurre in termini prettamente economici (non a caso sotto parcella di un industriale con spiccati interessi in Inghilterra  Friederic Engels)

venerdì 9 dicembre 2022

LA GOCCIA E I SUOI CAMMINI

 

La vita di ciascuno di noi è come una goccia d'acqua, protesa verso il mare. Il percorso che porta da una nube alla distesa marina ha sempre un che di procelloso ed anche di paura che costituisce il rivestimento della goccia e che può appunto essere inteso come il processo della vita stessa, ma poi quando essa si congiunge con il mare, allora non conta più né rivestimento né paura, ma la goccia si è con-fusa nella distesa marina e la sua essenza e' solo l'acqua: focalizziamo la nostra attenzione  su quell’ infinitesimo rivestimento esterno, neppure palpabile,  che ha un correlato con il nostro essere al mondo nelle sue componenti di percorso di vita con tanto di impressioni, positive, di viaggio, di traiettoria sempre obbligata ma pur tuttavia differenziata, che da adito  a un integrale sui diversi cammini per dirla con Feynman. Il concetto di differenziato mi fa tornare in mente uno dei più grandi dei filosofi Julius Evola e il suo uomo in "cavalcare la tigre" ovvero l'uomo che persegue la tradizione pur senza disporre di una tradizione, ecco come piu’ volte lo stesso Evola ha affermato "l'uomo differenziato e' un tradizionalista senza tradizione" :
colui cioe’ che si ribella contro il mondo moderno non in quanto portatore di di una particolare ideologia, o identita’ conoscitiva, ma  in quanto negatore  in toto dell’essenza stessa della modernita’. Recentemente il filosofo Aleksander Dugin ha ripreso questa figura evoliana del tradizionalista senza tradizione, dandogli l’epiteto di “Soggetto Radicale” che in sostanza ha la  stessa matrice  di rapportarsi con la tradizione , una matrice cioe’ non esterna suffragata da fatti, eventi, idee, ma interna, ecco viene da dire:  non ex-sistente, ma in-sistente , che promana dal se’ interiore dell’individuo differenziato, che non si limita a negare la modernita’ e rifarsi alla tradizione ma la crea da dentro di se’ in special modo quando essa e’ del tutto assente non solo dal piano del presenta, ma anche da quello del passato. Ecco perche’ di certo un Evola, e lo stesso dicasi per un Dugin e molte altre figure di pensatori non uniformati al pensiero dominante liberalista e sinistrorso ovvero Guenon, Heidegger, Eliade,
Pound, De Benoist. etc. pensatori che non hanno mai avuto un riferimento programmatico con un dato periodo o  una data ideologia, e non si sono mai identificati con nazismo, fascismo, comunismo che sia. Questa loro non appartenenza e differenziazione nel contempo che diviene aderenza ad un mondo non reale, ma solo immaginario  e’ molto piu’ problematica e difficile, soprattutto concettualmente ed ha dei correlati con una delle scienze apparentemente piu’ distanti dal  pensiero tradizionalista : la fisica quantistica. Sembrerebbe infatti di trovarvi una sorta di manuale d’uso in relazione appunto alle diverse possibilità di quell'integrale sui cammini di Feynman, sopra citato  che non segue solo una particella, ma anche un'onda, un flusso (flussione era l'epiteto originario del calcolo infinitesimale di Leibniz che faceva leva su di una sorta di "vis viva" promanante dall'interno di sé (in-sistente) e non dalle cose esterne (ex-sistente) come voleva Newton nella sua versione del calcolo infinitesimale. Tutto questo per affrontare l'altra flussione tutta in negativo che porta ad integrare il percorso della paura , più o meno indotta da mascalzoni, di cuispecie i tempi d'oggi ci danno tanti campioni, internazionali come
Soros,
Gates, Fauci, Schwab e relativi servi, cui purtroppo la nostra nazione ha offerto tanti esempi. La paura è la possibilità più penalizzante del cammino della nostra goccia, che in verità non dovrebbe curarsene, perché il suo thelos è sempre quello di confondersi nella distesa marina e quindi partecipare della sua essenza, l'infinitesimale che noi possiamo calcolare anche tenendo conto della possibilità di proiettare tutti gli elementi di negatività (numeri negativi -1, -2, -3,....-n = i.) e quindi istituire il registro dell'immaginario. Potremmo quindi definire questo assunto della tradizione senza tradizione  la “nostalgia ontologica fondamentale” essa difatti non si basa su nulla, esprimendosi solo  nel rifiuto radicale  del mondo moderno in tutte le sue manifestazioni Un individuo a tal punto differenziato, constata di trovarsi in una decadenza talmente pronunciata, in una oscurita’ cosi’ fitta, che non avendo, ne’ trovando  nulla  che lo
sostenga in tale posizione , deve voltarsi verso se’ stesso , alle profondita’ del suo essere, ed e’ in questo cammino che incontra la goccia che cade verso il mare con la sua forma particolare, con la sua massa, con la sua velocita’, con la sua essenza  che riflette uno stato di smarrimento e di vera e propria paura, cui hanno concorso molteplici fattori, ambientali, naturali, ma anche sociali, come abbiamo gia’ rilevato. Evola, si esprimeva in termini di differenziazione che potesse veicolare questo volgersi verso le profondita’ di se’ stesso, Dugin si rifa’ ad una interpretazione tradizionalista della filosofia di Martin Heidegger  facendo leva  sille figure del “Selbst” (se stesso) e del “Dasein” (esser-ci) io mi ci provo a ricorrere al calcolo infinitesimale leibniziano utilizzando numeri immaginari e la  fisica quantistica che cerca di interpretare i cambiamenti tra “stato” e “flusso”  tipo l’integrale sui cammini di Feynman ma anche quel famoso collasso dell’equazione d’onda  (De Broglie, Dirac, Schrodinger)
che puo’ benissimo essere trasferito a questo post modernismo (accettiamo in questo la differenziazione Duginiana  tra pre moderno, moderno e post moderno come sorta di tappe della decadenza umana) e auguriamoci che il collasso possa essere trasferito anche e soprattutto all’attuale stato dell’umanita’ che si compone di sempre piu’ terribili minacce alla nostra liberta’ e alla nostra stessa vita . Quando la goccia raggiunge e diventa mare, entra cioe’ nella sua vera essenza non c’è piu’ alcuna ragione di avere paura.

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...