Una pausa di riflessione molto importante alle considerazioni sulla miserevole attualita' odierna viene offerta dal libro di Bernard Stiegler "La colpa di Epimeteo " che e' il primo dei tre volumi dell'imponente suo studio "Il tempo e la tecnica" uscito in Francia trent'anni fa e che solo ora grazie alla iniziativa della Luiss University Press, e la ottima prefazione di Paolo Vignola che riporto in questo mio articolo su blog chiosandola leggermente, consente anche a noi lettori italiani di avvicinarci ad una delle imprese filosofiche di maggiore spessore e originalita' degli ultimi periodi. La quasi dialettica temporale "Epimeteo - Prometeo" ci introduce difatti nel cuore di uno dei piu' famosi, anche se non interamente riportato, "Mito delle Origini", quello di Prometeo che ruba la scintilla del fuoco divino donandola agli uomini, quello che pero' sfugge ed e' sempre sfuggito ai piu', e' che cosi' riportato il Mito e' monco, impreciso ed anche fuorviante, un po' come... chessò il finale del film di Ernest Lubitsch "Il cielo puo' attendere" così come riportato in Italia,nel 1947 avendo operato la bacchettona censura democristiana il taglio degli ultimi fotogrammi del film che erano proprio quelli che davano senso al titolo del film (il protagonista Dana Ameche che invece dell'ascensore diretto verso l'alto in paradiso dove un simpaticissimo Diavolo lo aveva destinato, sceglie invece l'ascensore diretto giu' all'inferno caratterizzato dalla presenza di una esplosiva biondona e pronuncia infatti la ben nota frase "il cielo puo' attendere=Haven can wait!"). Nel Mito al contrario del film, quello che viene eliso non e' la fine, ma l'inizio che funge da logica premessa, e' il tentativo fallito del fratello maggiore Epimeteo che incaricato da Zeus di dare ordine a tutte le cose da lui create, dopo aver assolto alla perfezione a tal compito per tutte le specie viventi con l'assegnazione di determinati istinti per ognuno : il cibo, la tana, la procreazione, si dimentica degli uomini (l'etimologia del nome denota tale peculiarita' della dimenticanza in quanto Epi-Metheo e ' letteralmente "colui che pensa (verbo metheo = penso) dopo, in ritardo (particella epi')" e li lascia quindi nudi, privi di qualsiasi qualita' e talento, indispensabili per sopravvivere. Sta qui La colpa di Epimeteo ed e' a questa originaria colpa che deve rimediare Prometeo (lett. colui che pensa prima, in anticipo "pro-. metheo"), sempre su incarico di Zeus, visto il fallimento del fratello. Opera niente affatto facile perche' l'uomo e' del tutto privo, come abbiamo detto, di talenti e qualita' e non ha neppure alcune caratteristiche, tipo la forza, le ali per volare, le pinne per nuotare, grandi denti, zampe poderose, veloci gambe, che invece avevano gli altri animali, cui era quindi bastato fornire di istinti innati. Quello quindi che non si poteva trovare all'interno dell'animale uomo, doveva giocoforza trovarsi all'esterno ed e' proprio all'esterno che si rivolgera' Prometeo, piu' particolarmente la scintilla del fuoco custodita da Efesto che unita al sapere tecnico di Atena produrra' appunto la "techne" che e' giustappunto lo specifico umano, uno specifico che non riposa in nessun organo del corpo, a rigore neppure nel cervello, ma e' sempre frutto di un impegno, di una applicazione e abbisogna di un "kairos" che gli antichi greci interpretavano come "tempo opportuno" per riuscire nell'impresa di volta in volta rinnovatesi di vivere nel mondo. E' palese che l’uomo l'essere senza qualita', non è predestinato: deve inventare, realizzare, produrre qualità che, una volta prodotte, nulla indica che diventeranno sue, anziché di quella "Techne' ».«Gli uomini sarebbero, dunque, i dimenticati - ammonisce Stiegler -. Arriverebbero solo attraverso il loro oblio: apparirebbero solo scomparendo». E apparirebbero solo insieme alla tecnica, che, pertanto, non può intendersi alla stregua di un semplice strumento da usare, perché permetterebbe agli uomini di essere nel mondo. Lo sforzo intrapreso dal pensatore francese è imponente. Egli prova a porre al centro della sua attenzione quanto rimosso dalla tradizione del pensiero europeo fin dalle sue origini, vale a dire la tecnica. Questa rimozione non deriverebbe da una distrazione o da negligenza ma da una scelta . Se la tecnica è l’impensato della filosofia è perché la filosofia, fin dal suo principio platonico e per combattere la strumentazione del logos da parte dei sofisti, ha separato la téchne dall’episteme e ha relegato la tecnica a mero mezzo in vista di fini prestabiliti». A fronte della tradizione filosofica, Stiegler tenta di porre rimedio a questa situazione intraprendendo un percorso che parte da una inedita storia dell’ominazione, elaborata a partire dalle riflessione di uno dei grandi paleoantropologi del Novecento, André Leroi-Gourhan, e alternativa sia ai determinismi biologici e tecnologici sia al culturalismo rampante.
Leroy-Gouran e lo schema di catena operativa litica |
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