mercoledì 6 marzo 2024

LO SPIRITO FAUSTIANO DI SPENGLER

 

Prendo spunto da l’introduzione di Stefano Zecchi  a Il tramonto dell’Occidente  di Oswald Spengler per fare mia l’idea appunto Spengleriana che vuole sostenere che decadenza  significa perdita del significato simbolico della tecnica, e che soltanto la ipocrita narrazione sperimentalista e globalista  riesce a nascondere la decadenza del suo simbolismo. Il sapere tecnico-scientifico si è allontanato dalla sua dimora originaria che è, per dirla con Goethe,  il sentimento faustiano dell’immortalità dell’anima nella sua unione con le potenze del cosmo. La borghesia di un’unica civiltà, quella fondata sul denaro  ha finito per dipendere dal destino della macchina e mai come oggi il microcosmo si è sentito superiore al macrocosmo. Per questa tracotanza, l’uomo faustiano è divenuto schiavo della sua creazione e tutta la terra gli viene offerta in olocausto sotto forma di energia; il primo segno, il più evidente, della degenerazione della sua antica realtà è la separazione tra natura e arte, la convinzione che la forza che sprigiona energia spirituale sia una pallida cosa di fronte alla forza della tecnica. Così, se la tecnica è divenuta pura forma del dominio, l’arte è futile decorativismo, « un lungo giocare con forme morte, con cui si vorrebbe perpetuare l’illusione di un’arte vivente. » .
Ma non si può eludere la vita e la sua potenza meta-morfica: si può tradirla, come è stata tradita l’anima di Faust, separata con forza dalla sua vera organicità originaria. Ecco che a questo punto siamo costretti a ri-assumere Spengler e la sua  fede nella civiltà occidentale cons
iderando l’assunto  che lo lo spirito faustiano non abbia esaurito la sua energia vitale, ma avere ancora  la forza di spezzare la dittatura del denaro e della sua arma politica, la democrazia e quindi sapersi liberare dal dominio della tecnica e dalle sue opposte ma concordi ideologie: il progresso infinito e il nichilismo come destino della nostra cultura. Allora, al crepuscolo dell’epoca scientista e dell’economia di conquista, il pensiero occidentale potrà ritornare nella sua patria spirituale che è l’anima di Faust, un ’anima tellurica non talassica , secondo le argomentazioni di Carl Schmitt,  di mezzo (mitteleuropea), nata nella terra del gotico e delle nebbie in cui dimorano gli ultimi dèi che si sono opposti al Dio cristiano.  Si e’ presa una grossa cantonata quando si e’ ritenuto che  gente come Mussolini, come Hitler potessero rappresentare una inversione di tale processo e della sua estrema volgarizzazione il bolscevismo di Lenin e di Stalin.  Destra contro Sinistra, ma in verita’ si e’ trattato di una accettazione della regola del gioco consistente in unico nuovo dio : il denaro e nella sua diffusione col commercio in un enorme infame mercato  concepito a bella posta da quello spirito bottegaio diffusosi a partire dalla Grande Pandemia di peste  del 1348 che ha portato alla destrutturazione della tradizione rappresentato dall ‘ordine gotico rappresentato simbolicamente dalle Cattedrali e custodito nella summa delle esperienze dell’intera collettivita’. 
Alcuni moderni  grandi, Gottfried Benn, Ernst Jùnger, Heidegger, Schmitt, Spengler o - fuori dalla Germania - Pound, Céline, Drieu De La Rochelle, Evola, Eliade, Cioran e addirittura contemporanei De Benoist e Dugin  hanno creduto, talvolta anche solo per poco, che fascismo, nazismo e una Destra ben strutturata  potessero difendere la civiltà occidentale, rinnovando la visione simbolica del mondo appiattita dal sentimento diffuso della decadenza e del tramonto; ma come detto si trattava di una grossa cantonata perche’ fascismo e nazismo si appiattivano a loro volta con il marxismo e il comunismo, accettandone  la comune origine bottegaia  che, con la solita ipocrisia, il potere emergente dei mercanti denominava Liberalismo. Nessuna politica liberista e  democratica,  è riuscita non a risolvere, ma soltanto a pensare questo problema. Ciò che invece è accaduto ha costruito la certezza che chiunque avesse cercato di riannodare i fili spezzati tra le mani di Jùnger, di Benn, di Spengler avrebbe portato con sé i segni della colpa di appartenere ad un ’idea di cultura e di politica che aveva condotto ad un qualcosa di ancora peggiore di una guerra : l’olocausto di una intera genia di persone, così come e’ stato sapientemente, ma forse non troppo correttamente raccontato dalle potenze cosidette democratiche vincitrici su quelle cosidette reazionarie E stata così perseguita un’altra enorme cantonata e cioè che l’unica cultura degna di rispetto fosse quella impegnata nella denuncia e nella critica ad oltranza della cultura della tradizione, cercando di negare il significato mitico di ogni cosa del mondo e di annullare il valore simbolico dell’esistenza, così come Spengler rifacendosi a Goethe e al suo Faust ha cercato di spiegare

 

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