Sono portato a fare qualche piccolo aggiustamento di un articolo che scrissi in questo stesso blog, esattamente l’anno scorso per la cosidetta festa della Liberazione del 25 aprile 1945 di cui decorre in questo 2025 l’ottantesimo anniversario. Ottanta’anni di celebrazioni, tutte false a cominciare dalla stessa data, se difatti poi volessimo andare per il sottile non e’ neppure una data esatta, ma manipolata come d’altronde un po’ tutto quello che attiene la Resistenza : il 25 aprile non sanci’ ne’ la fine della guerra ne’ la resa di tedeschi o italiani della Repubblica di Salo’, e quindi non libero' alcunche', difatti tutto quello che dovrebbe rievocare avvenne solo parecchi giorni dopo: la fine della guerra con resa incondizionata addirittura l’8 maggio 1945. Semplicemente il 25 aprile inizio’ la ritirata dalle citta’ di Milano e Torino di truppe tedesche e italiane, ma rimasero parecchie sacche di resistenza in tutta l’Italia settentrionale, Mussolini ad esempio fu ucciso solo il 29 aprile e la repubblica Sociale tracollo’ senza neppure una resa ufficiale, quindi nessuna data precisa, mentre la X Mas non si arrese a nessuno , ma semplicemente smobilito’ e i suoi ufficiali a cominciare dal suo comandante Junio Valerio Borghese, furono oggetto del massimo rispetto da parte dei membri del CLN, che li lasciarono liberi. Una data quindi inesatta come un po’ tutta la storia della cosidetta resistenza, dagli eventi gonfiati a dismisura, falsa tutta, anche nellla sua colonna sonora con una canzone-inno “Bella ciao” fabbricata a tavolino vent’anni dopo da raffinati artisti e cultori di musica popolare : gli interpreti del Nuovo Canzoniere Italiano (Roberto Leydi, Sergio Liberovici, Gianni Bosio, Fausto Amodeo, Michele Straniero, Sandra Mantovani, etc.) che l’avevano presentata al Festival dei due Mondi di Spoleto del 1964), falsa sopratutto nella narrazione con eventi di valore strategico molto dubbi e stradiscussi tanto da indurre il cte alleato Gen, Alexander a lanciare un proclama nel dicembre 1944 ove si invitava le forze partigiane dal desistere dalle loro azioni di guerriglia in quanto assai spesso contrastanti con la strategia degli eserciti regolari, di poi un comando fortemente egemonizzato dal Partito Comunista e quindi operante per obiettivi politici di parte, anzi di partito, e infine, elemento che solo pochi (vedi
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Il proclama Alexander che invitata i partigiani astarsene a casa |