giovedì 13 novembre 2025

ODIO E INVIDIA

 

C'e' da fare una grossa distinzione tra odio e disprezzo. il primo si ha solo in presenza di invidia ed ecco perchè è una peculiarità delle persone di sinistra, comunisti, socialisti, progressisti, globalisti, vera incarnazione del detto - la via dell'inferno e' lastricata di buone intenzioni - molti atttribuiscono questo aforisma a Marx, ma semmai e' vero che e' una frase che si adatta a meraviglia alla sua teoria, in verita' l'origine del detto non è del tutto chiara, ma si attribuisce a diverse fonti: San Bernardo di Chiaravalle (XII secolo) – A lui è attribuita una frase simile: "L'inferno è pieno di buone volontà o desideri"Samuel Johnson (XVIII secolo) – Lo scrittore inglese nel 1775 scrisse: "Hell is paved with good intentions", consolidando la diffusione della frase in inglese.Proverbi popolari medievali – Esistono versioni simili in latino e in altre lingue, indicando che il concetto era già diffuso in epoca medievale il fatto che sia attribuita anche a marx  e' probabilmente da addurre al fatto chè la gente di sinistra e' sempre di un rivoltante buonismo, la insopprimibile necessita' ed esigenza di voler apparire sempre dalla parte giusta, tollerante, permissiva, quando invece si tratta solo di una maschera che cerca di nascondere tutta la frustrazione del proprio essere e status, frustrazione che e',
come noto, anche in relazione a studi di eminenti psicoanalisti come Erich Fromm che equiparavano l'odio alla distruttivita', alla base dell'invidia. S
olo nell'ambito della ideologia di sinistra difatti si tira in ballo l'odio, per spiegare determinate modalita' di comportamento verso altri essere umani - tutti difatti abbiamo sentito piu' volte pronubnviare la terribile espressione - ODIO DI CLASSE - ecco direi che solo una ideologia perversa di frustrati e di corrosi dall'invidia, come in effetti era l'inventore di tale teoria, Carl Marx e la totalita' dei suoi accoliti e seguaci , Gramsci, Togliatti e, guarda ci metto pure Mussolini prima di superare il suo livore sociale e di invidia, proprio grazie ai suoi successi e riscontri - dalla nomina a direttore dell'Avanti ai soldi dei francesi per fondare il Popolo d'Italia e poi all'ascesa politica a fasti inusitati - puo' rispecchiarsi in un'espressione così fastidiosa nella sua sordida rabbia verso chi ha maggiore merito, possibilità e anche talento. Ma sarà meglio passare al secondo termine e cioe' il disprezzo, che e' invece qualcosa che si manifesta in assoluta mancanza di invidia e quindi di frustrazione. il disprezzo infatti e' un qualcosa che si prova a fronte del fatto di trovarsi al cospetto di una persona davvero sgradevole, ecco tipo quelle che gli ultimi tempi ci hanno propinato a profusione, stante il fatto del tentativo perpetrato appunto da tali persone, e da chi per loro, di farci vittime di una pronunciata distopia con la scusa della salute e del combattere un inventato virus e una ancora piu' improbabile pandemia. Sto parlando di gente davvero..., starei a dire, odiosa, ma in virtu' di questo ragionamento, il termine e' inesatto, perche' di certo una persona giusta, per bene, di media intelligenza e discreta cultura, detesta un Soros, uno Schwab, un Bill
Gates e da noi in Italia, un Conte, un Draghi, uno Speranza e anche a livello piu' da Zaccaria diavolo di terza categoria, un Colao, un Pregliasco, un Burioni, ma di certo non nutre alcuna invidia per lui e quindi malgrado tutto non lo odia, ma appunto, tutt'al più, lo disprezza - chi ci vuole male, chi cerca di farci del male, lo disprezziamo, lo combattiamo, ma non lo odiamo perche' manca il movente dell'invidia e di uno stato di dipendenza rispetto a tali persone, manca la frustrazione che, come abbiamo osservato, e' alla base dell'invidia e quindi dell'odio Non ci sentiamo frustrati perche' il tal dei tali e' uno stronzo o anche un perfido, possiamo essere incazzati, risentiti, ma non certo defraudati di qualche cosa, non invidiamo nulla in lui, tant'è che anche nella peggiore delle situazioni in cui un essere umano si puo' ritrovare, cioe'
in guerra, non si odia il nemico, anzi spesso e volentieri
lo si rispetta, financo lo si ammira, vedi chessò l'etica della cavalleria o anche in tempi piu' recenti i duelli aerei di un Barone Rosso, di un Baracca o l'ammirazione che si nutre verso piani di battaglia efficaci, strategie raffinate sia dell'antichita' quali quelle di un Scipione l'africano a Zama, di un Giulio Cesare ad Alesia, e di pochi altri in tempi piu' recenti il principe Eugenio di savoia , Federico II, in parte e con molta molta revisione Napoleone Bonaparte - vedi in tal senso numerosi articoli su questo stesso blog- dove si salvano solo le battaglie di Austerliz, di Jena di Ulm, ma non quelle di Eylau o di Wagram e meno che mai le battaglie della prima campagna d'italia del 1796-97 e sopratutto di Marengo del 1800, cui il generale Buonaparte dovette l'inizio della sua fama, che pero' ad una analisi piu' dettagliata -
vedi i miei articoli si, ma sopratutto il saggio di Guglielmo Ferrero -AVVENTURA- risulta che il personaggio del generale invincibile fu creato a bella posta dal Direttorio ed in particolare dal suo membro piu' influente Paul Barras , che fin da Tolone nel 1792 era stato il protettore e pigmalione del giovane corso e ne aveva guidato tutte le tappe della carriera fino alla nomina di comandante dell'armata d'italia elargita come regalo di nozze per avergli tolto, appunto con il matrimonio la ingombrante amante Josephine Beauharnais. Il disprezzo comunque lo si ha verso un nemico che non si porta cavallerescamente o le sue azioni non corrispondono a quell'etica comportamentale di lealta' e onore che non sempre, anzi per la verità solo eccezionalmente contraddistinguono l'operare umano, si disprezza il nemico arrogante, prevaricatore , tipo chesso' l'inghilterra bottegaia, i partigiani o i terroristi che ti colpiscono a tradimento, non rispettando regole, ma malgrado tutto non li si odiano, perche' l'odio vero si puo' avere solo in presenza di invidia e
quindi di frustrazione, come ben evidenziato dall'ideologia di sinistra e che rapportata alla
mentalita' bottegaia di stampo anglosassone indica quel conflitto servo-padrone evidenziato da Hegel in Fenomenologia dello Spirito e portato al parossismo da Marx ed epigoni si puo' riassumere con lo spasmodico desiderio dei servi di diventare padroni, in ambito della dilatata bottega del mercato e del commercio attuali, dei garzoni che mirano a sostituirsi al proprietario.

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