C' è stato chi ha proposto di sostituire Bella ciao al posto dell'Inno di Mameli. Per la verità non c'è paragone tra musica e anche le parole, così incalzanti ed entusiasmanti in Bella Ciao e di converso retoriche, melense del nostro Inno Nazionale. Non a caso la prima viene adottata in svariati contesti sempre dove ci sia in gioco qualche cosa, che anche vagamente ricordi la Libertà, ad esempio molto recentemente e' stata eletta a colonna sonora di una serie entusiasmante di Netflix come La Casa di Carta, cantata a squarciagola nei momenti più salienti della vicenda e andando a rappresentare l'intera produzione, non solo nelle sue apparizioni per tutte le piazze, spagnole, ma anche italiane, francesi, e perfino d'america, d'africa e del Giappone appunto con il famoso refrain "oh bella ciao, ciao, ciao..." Bella ciao quindi e non una , ma cento, mille, un milione di volte, però attenzione , quando diciamo una canzone della Resistenza , eh bhe facciamo attenzione, perchè Bella ciao non è un canto "della" Resistenza , ma semmai "sulla Resistenza" . Dice Wilkipedia : " Bella ciao è una canzone di lotta cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano durante e dopo la seconda guerra mondiale che combattevano contro le truppe fasciste e nazista; dopo la guerra una canzone similare sembra sia stata cantata al primo festival della gioventù comunista che si tenne a Praga nel 1947 e al quale partecipò Italo Calvino (che però non ha mai fatto cenno di aver udito un qualcosa di simile) Anche gli storici della canzone italiana Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero hanno affermato che Bella Ciao fu poco cantata durante la guerra partigiana, dove invece imperava quel "fischia il vento” scritta sulla musica della canzone russa Katiuscia dal medico e partigiano Felice Cascione, morto in battaglia medaglia d’oro al valore, intimo amico di Italo Calvino (ancora lui). Quindi su Bella ciao siamo al “forse”, con zero accredito in quel festival a Praga e sempre zero in merito ad una sua diffusione perlomeno per tutti gli anni cinquanta e la prima parte degli anni sessanta Bisogna dire che Wilkipedia però si corregge, e ammette l’assunto “Molti credono che la canzone sia stata l'inno della lotta di resistenza italiana al nazifascismo". In realtà, come appurato da più fonti, Bella ciao è diventata l’inno ufficiale della Resistenza solo vent’anni dopo la fine della guerra. La sua diffusione nel periodo della lotta partigiana non è stata mai accreditata, anzi i suoi più celebri esponenti tipo il giornalista Girorgio Bocca che fu un partigiano militante ha più volte seccamente ribadito che lui una canzone e parole simili durante la guerra non l'aveva sentite mai: Assodato quindi che Bella Ciao non era la canzone simbolo della resistenza, con molta più aderenza alla realtà si può però affermare semmai che è stata l' invenzione di una tradizione ad posteriorem e anzi per far proprio bene le cose mettiamoci anche un Festival, il Festival dei Due Mondi e precisamente quello di un anno particolare il 1964, il primo anno dopo-Kennedy nel mondo, l'anno della morte di Togliatti, degli inizi della guerra del Vietnam e della minaccia nucleare rappresentata dalla candidatura alla Presidenza USA di Barry Goldwater . Ecco appunto il Festival di Spoleto del 1964 di cui magari ci sarebbe di parlare di un'altra canzone, che solo da quell’estate e da quell’evento/ manifestazione, ha assunto grande notorietà : questa volta sulla Grande Guerra : “O Gorizia tu sei maledetta” Come Frankstein e il Vampiro debbono la loro comune origine a quella famosa gara di Villa Diodati del 1816, così anche le due più famose canzoni, rispettivamente della prima e della seconda guerra mondiale, debbono la loro comune origine a quel movimentatissimo Festival di Spoleto del 1964 dove si ebbero tafferugli, intervento della polizia, denunce e strascichi di polemiche. Gia’ ma chi c’era dietro quel famoso Festival? Ebbene c’erano due dei più raffinati storici e apologeti della canzone popolare e di protesta, Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero , che assieme ad altri intellettuali e cultori del folklore nazionale Fausto Amodei, Sergio Liberovici , Margot Galante Garrone provenivano dal Gruppo dei “Cantacronache” che aveva dato largo spazio alla canzone popolare nell'arco di circa cinque anni (1957-1962) di attività ideando decine di nuove canzoni con l'apporto, per i testi, di scrittori e intellettuali di spicco come Calvino, Fortini, Rodari, Eco (il testo probabilmente più famoso del repertorio, in sott'ordine solo a Bella Ciao è "Per i morti di Reggio Emilia" composto e inciso da Fausto Amodei all'indomani della strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960. Il gruppo di Cantacronache si dedicò contestualmente anche al recupero della canzone politica e della Resistenza, proponendo anche su disco brani sociali della tradizione popolare italiana. Negli anni trionfali del Festival di Sanremo e delle canzoncine melense e leggere, la proposta dei Cantacronache fece fatica ad affermarsi al di là di ristretti ambienti fortemente politicizzati, e nel 1962 il gruppo si sciolse. Due dei suoi membri, Amodei e Straniero, proseguirono l'attività di riscoperta del canto sociale all'interno del Nuovo Canzoniere Italiano, facendo leva su di un Rivista fondata da Roberto Leydi e Gianni Bosio, che si proponeva di studiare la canzone popolare italiana, con lo scopo dichiarato di recuperare una narrazione delle vicende storiche dal punto di vista del popolo. Bosio era il direttore delle Edizioni "Avanti" , casa editrice collegata al giornale del PSI, e perciò faceva pubblicare il periodico dall'editrice che dirigeva. La rivista fu chiamata Il Nuovo Canzoniere Italiano e cominciò a uscire alla fine del 1962. Nel 1963 si aggiunsero molti collaboratori, che formarono un gruppo numeroso di persone interessate all' etnomusicologia e alla canzone politica. Oltre ai già citati personaggi di provenienza dai Cantacronache aderì la cantante impegnata Sandra Mantovani, moglie di Leydi, cui fecero seguito numerosi altri artisti egualmente impegnati, che si adoperarono con spettacoli, manifestazioni, convegni a diffondere la canzone di stretto impegno politico. Ed è proprio nell’ottica di tali spettacoli/manifestazioni che va appunto collocato lo spettacolo più famoso del Nuovo Canzoniere Italiano, che fu giustappunto chiamato “Bella ciao” un programma di canzoni popolari italiane, autentico caposaldo del folk revival nostrano, rimasto nella storia, che ebbe grande successo di pubblico e critica, e se ne realizzò anche un LP da quel recital organizzato da Filippo Crivelli, Franco Fortini e Roberto Leydi, appunto per il sopradetto Festival dei Due Mondi di Spoleto. Gli interpreti erano Sandra Mantovani, Giovanna Daffini, Giovanna Marini, Michele Straniero, il Gruppo di Piadena, accompagnati dalla chitarra di Gaspare De Lama, ed è da qui, non prima, che sentiamo palesemente e inequivocabilmente nominare parole e musica di "Bella Ciao
la canzone che si affermerà come simbolo della Resistenza
la canzone che si affermerà come simbolo della Resistenza
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