Non è certo il primo articolo che faccio sul personaggio , però ora che le cricche globaliste, sinistrorse e ipocritamente buoniste, sono riuscite con la manipolazione e la truffa più spudorata ad allontanare Trump dalla Presidenza degli USA, il rimpianto per il personaggio si è fatto davvero struggente e viene da chiedersi se, fatto salvo un fantomatico straordinario ritorno, l’umanità, quella che non ha dismesso intelligenza, ragione, non abbia perduto quella che viene da ritenere “l’ultima occasione per vivere” ? Trump l’ultima occasione per vivere? Solo pochi anni fa, ai tempi della sua inaspettata vittoria del 2016, parecchio prima cioè che l’attuale farsa di pandemia virus e terrorismo sanitario mediatico, azzerasse tutti i valori e sovvertisse ogni precedente principio di libera associazione, mai più avrei detto, io italiano, mai troppo asservito alla abominevole ideologia della sinistra, ma insomma neppure portato a demonizzarla, (anche io sostanzialmente sono stato permeato dall’utilitaristica e abilissima operazione Togliattiana di asservimento dell’intellettualità ai valori della sinistra come corrispettivo di una accettazione senza condizioni, un po’ alla Mephisto di Klaus Mann, dei regimi di destra tipo fascismo e nazismo ) avrebbe potuto pensare di identificare Trump con i più nobili valori di libertà, cultura, intelligenza ed anche di quella famosa “competenza” che proverbialmente ogni messaggio di quella che viene chiamata vita, impone come suo corrispettivo necessario. Rozzo, incolto, arrogante, come dice nel suo libro su Trump il giornalista Gennaro Sangiuliano, con una certa impresentabilità dovuta anche a caratteri esteriori, tipo il ciuffone biondo tinto, le cravatte sgargianti, i modi troppo calcati, lo stesso aspetto da omaccione, dava subito un po’ l’impressione dello stereotipo di un Capitan America di provincia, magari senza cappello da cow Boy o stivaletti con punta a spillo o di converso senza uno dei costumi di scena dell’ultimo Elvis Presley, ma pur sempre una sorta di caricatura, troppo estremo, troppo kitch per essere preso sul serio. Ricordo che un qualcosa di simile lessi una volta del fatto di un giornalista di una delle più colte e impegnate testate giornalistiche tedesche, che era stato inviato a fare un servizio su di una delle prime manifestazioni di piazza di Hitler intorno ai primi anni venti, che tornò in redazione urlando incazzato come una bestia “ma porca miseria, con tutte le cose importanti che ci sono da scrivere oggi in questa nostra povera Germania, mi avete mandato a fare un servizio su quel mediocre ometto, dall’aspetto ridicolo, con quei capelli impomatati e quei baffetti alla Charlot !?” Mai fidarsi di quel che sembra, specie mai fidarsi dell’aspetto esteriore : la Phisique du role è una sorta di fantasia della nostra immaginazione: Cesare era pelato ed effeminato, Federico II di Svevia lo stupor mundi bassissimo sul metro e cinquanta, il Princeps Eugen di Savoia e anche Federico II detto il Grande, due grandi generali, ma anche due incalliti omosessuali, così la stragrande maggioranza degli artisti del Rinascimento e poi il generale Napoleone Buonaparte docile cavalier servente dell’amante di uno dei più potenti membri del Direttorio e solo in virtu’ del matrimonio con tale amante, nominato comandante dell’Armata d’Italia, Garibaldi uno scalcinato avventuriero tormentato dall’artrite, Cavour un obeso lenone, Vittorio Emanuele II un rozzo erotomane ma anche un untuoso profittatore senza dignità tanto da venir ripreso da Radetzsky per il suo portamento di denigrazione del padre e di servilismo durante l’armistizio di Vignale del 1849. E che dire, non solo di Hitler, ma anche di Mussolini tracotante buffone e autore di smargiassate tutte miseramente contraddette dai fatti (“spezzeremo le reni alla Grecia” “li fermeremo sul bagnasciuga” etc.) di intrepidi generali che si fecero guidare da telegrammi “tra la sconfitta e l’inazione , preferisco la sconfitta. Muovetevi!” di altri, anzi lo stesso Generale che buttarono le greche ai cespugli per fuggire codardamente abbandonando il Paese alla mercè del nemico, e tanti tantissimi altri esempi. Morale della favola : non farsi mai condizionare da una prima impressione e forse neppure da una seconda, aspettare prima di formulare un giudizio, soprattutto prima di venir indotto a seguire una certa persona. Ho già detto che le mie prime tendenze politiche furono fin dall’inizio piuttosto di destra, non da un punto di vista economico, e neppure sotto l’aspetto conservatore, in quanto più che conservatore mi sono sempre definito reazionario, amante del passato, cultore di qualsiasi ritorno, appassionato in special modo di tutto ciò che non è più verificabile: uno scorcio di città, un certo edificio o monumento, persone morte, memorie antiche, vecchie leggende. Così dopo il trauma dell’uccisione di Kennedy nel novembre del 1963 accentuai tale tendenza reazionaria sebbene fossi stato un grande ammiratore del Presidente americano e così trovai molto più opportuno troncare ogni continuità con il vice presidente Johnson, che non mi era mai piaciuto e che dirò di più , mi era sempre sembrato non tanto estraneo all’attentato di Dallas; così per le elezioni del 1964 parteggiai apertamente per il candidato d’opposizione Barry Goldwater, di cui un mio amico più grandicello che tornava dagli Usa sul finire dell’estate mi riportò un cappellino sul quale era scritta la formula AUH2O formula dell’elemento “Oro” e dell’elemento “Acqua” . Ho sempre affermato che dopo l’omicidio Kennedy non mi interessai mai più di politica, ebbene a ripensarci bene non è così: subito dopo quel 23 novembre 1963, complice un invito in casa di Julius Evola cui mi fece accedere un amico più grande che era rimasto colpito da certe mie argomentazioni che riguardavano la filosofia di Nietzsche sul SuperUomo, un po’ un libro di cui casualmente ero entrato in possesso scritto in francese e che un po’ con l’aiuto di mia nonna Concetta ero riuscito a tradurre ed intendere alla perfezione, con tanto di sconvolgimento personale “Le Myte de l’etern retour” di Mircea Eliade, mi avvicinai molto molto più alla filosofia della destra esoterica. Gia’ !!!! Evola in persona si era rallegrato che un ragazzetto di 15 anni conoscesse e fosse in grado di dissertare sul Mito dell’eterno ritorno, perdipiù in quella riunione erano presenti la nipote del Maresciallo Graziani, Amelia Graziani e il suo compagno un omone alto due metri che era un principe egiziano in esilio: ora questi due avevano un centro di recupero anni scolastici e siccome io avevo perso un anno a causa dell’incidente che mi era capitato nel marzo di quel 1963, mi convinsero con una forte riduzione della retta a presentarmi per la licenza ginnasiale. Però ecco in quel finire dell’anno andavo sempre più appassionandomi di politica in una accezione però per nulla pragmatica, ma tutta teorica e filosofica (Evola appunto, Guenon, ancora Mircea Eliade e vari altri tra cui a mò di manuale un altro testo in francese “le matin des magiciennes” della coppia Pauwles e Bergier. L’incontro con il personaggio Goldwater avvenne nell’estate del 1964, con il regalo di quell’amico dagli USA e così mentre la gente affollava i funerali di Togliatti io mi trovavo ad identificarmi con la sorta di missione che sembrava indicare il candidato repubblicano laddove era come una ripresa del sogno americano che poteva con qualche forzatura venir adattato ad un concezione che allora mi appariva del tutto necessaria per il mondo, ma che dopo la sconfitta di Goldwater avrei come negletto per ben 57 anni. Gia’ perche’ la sconfitta di Goldwater venne da me presa come una sorta di sconfessione della filosofia di destra dove dopo la morte di Kennedy e quella visita a casa di Evola, immediatamente successiva (se non vado errato fu una domenica sera dei primi di dicembre del 1863). Ho fatto cenno al termine filosofia, ma non è propriamente esatto o perlomeno non e’ quello nel cui spirito avevo deciso di identificarmi sui 15/16 anni: una modalità di vita altra fatta di distingui, di individualità e di tentativo di trascendere i dettami ordinari dell’esistenza, distaccandosi dalla massa informe del populismo ed anche di tutte le concezioni ideologiche ed anche economiche di sinistra, prima fra tutte ovviamente quella marxista. Non ero un ragazzino facilissimo, o perlomeno non lo ero sempre, perlopiù mi si poteva incontrare in feste da ballo e persino portare capelli un tantino più lunghi, un po’ alla Beatles, che se si va a ben vedere non erano proprio dei veri capelloni, ma solo un po’ di zazzera sulla fronte e sfumatura bassa sulla nuca, sempre con una ragazzetta preferita, in tempi di kippe alla palestra di ginnastica Borgo Prati (per chi fosse digiuno dei termini della ginnastica artistica la kippe è quel movimento che fa passare su di un attrezzo dallo stato di sospensione a quello di appoggio, consiste in un pronto richiamo delle gambe all’addome nel corrso di un slancio e ad uno stacco repentino che imprime a tutto il corpo una fulminea spinta in avanti, il suo attrezzo di elezione sono le parallele dove si parla di “kippe lunga”, ma la si fa su tutti gli altri attrezzi, la sbarra, gli anelli, il cavallo con maniglie, e le ragazze fanno letteralmente sognare per la ripetizione continua di tale esercizio nelle parallele asimmetriche). Molti amici, canzonette alla moda, soprattutto ballabili in feste a casa , ma anche nelle prime cantine, ma anche qualche chicca un po’ più ricercata il Bob Dylan di Blowin in the wind, il francese Brassens e i primordi del nostro Fabrizio De Andrè nei cui primi 45 giri appariva solo il nome Fabrizio; ma ecco il contraltare: una marea di libri, moltissimi di argomento esoterico : Il mattino dei maghi, Così parlò Zaratustra, Gurdjeff, Oupensky, Crowley quindi parecchi autori di estrema destra Eliade, Cioran, Celine, Drieu De la Rochelle, Ezra Pound e ovviamente fino all’esaurimento Julius Evola di cui però non mi era mai più capitato di frequentarne la casa. Questo mio dirozzamento dal solco europeo a quello statunitense però induceva delle riserve da parte di puristi della ideologia di destra come l’amico intimo di mio cugino Nico Nardulli, Giuseppe Ferrara che insegnava al San Giuseppe ovviamente filosofia ed era attratto più dalla cultura orientale dei Sutra e del serpente della Kundalini, o magari del Tao e dello Yin e dello Yang. Come detto io al contrario andavo alla ricerca di una sorta di piattaforma di concretezza della cultura destrorsa che non mi sembrava il caso di andare a ricercare in ambito europeo in quanto tenuta a debita distanza, per non dire vero e proprio ostracismo grazie a quella citata abilissima operazione di asservimento dell’intellettualità da parte del “Migliore” del PCI ovvero Palmiro Togliatti, o troppo banalizzata da uno scimmiottamento della cultura orientale che mi pareva poco assimilabile al pensiero di un ragazzotto sveglio di questa quasi metà anni sessanta. Il salto alla cultura americana era un po’ nei cromosomi della mia generazione cresciuta, sulle note di “tu vo’ fa’ l’americano” di Carosone, sul film di Alberto Sordi in “maccarone tu me sfidi, e io me te magno” la televisione del gigantismo del Perry Como Show e quindi si: la Nuova frontiera di John Fitzgerald Kennedy e il suo “ich bin ein berliner” con una specie di appropriazione dell’unico mondo che sembra adattabile a quello di un ragazzo che cerca di ragionare su di un futuro un tantino meno squallido di quello che il compromesso del centro sinistra di Aldo Moro sembra promettere. Del cambiamento messo in atto da papa Roncalli con il Concilio Vaticano II, francamente a me ateo convinto fin dall’età di 8 anni , mi importava poco e niente, ma di Kennedy…eh bhe!!!!..............vederli così insieme allontanarsi melanconicamente sulla copertina di una Domenica del Corriere di fine di quel terribile anno, mi aveva provocato uno struggimento indicibile e così con il nuovo 1964, compenetrato in quella prospettiva di un nuovo al futuro anteriore dove la storia si confonde secondo i precisi dettami di “ Il mito dell’eterno ritorno” mi ero reso conto che si poteva giocare la partita di una vita di interesse e partecipazione non solo sul tempo, ma anche sullo spazio in una canonica accezione di relatività ristretta di Einstein e all’insegna pittorica de “Les demoiselles d’Avignon “ di Picasso. In quel da poco iniziato 1964, era quasi di prammatica che non si potesse parlare di cultura se non da sinistra, ebbene la confutazione di tale assunto doveva diventare il mio tratto distintivo, ma mi riusciva di farlo, solo spostando l’indice referenziale come ho detto nello spazio/tempo e non adottando più un unico punto di vista, ma variegato : da un verso tutte particelle alla Heisenberg e al suo principio di Indeterminazione, dall’altro un flusso continuo assimilabile ad un onda con tanto di funzione che va al collasso secondo la ben nota equazione di Schrodinger . Dall’estate del ’64 grazie anche al regalo del mio amico che veniva da un lungo viaggio negli USA , portavo anche io come i giovani repubblicani americani il cappellino con la formula AUH2

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