venerdì 10 febbraio 2023

HABITARE LA TERRA = ESSER-CI _ ANDARE PER MARE = NON -ESSER-CI

 

Come diceva Freud la parola abito viene dal verbo latino habitare che significa non solamente abitare nel senso di stare a casa, ma anche sentirsi a casa, provare sensazioni di identita’, di riconoscimento, di tradizione, quindi portare l’abito e’ un po’ equivalente del "desein " heideggeriano :  un esser-ci  dove l’abito e’ quello che portiamo sempre quel  “ci = noi” che ci caratterizza come specie;  è proprio qui che il senso di Immanens, gioca un ruolo importante: giustappunto designando con esso un sentire il cui fine risiede in se’ stesso ma che e’ riconoscibile anche per l’altro (vogliamo ricordare come definiva Lacan l’inconscio? Il luogo dell’altro  giustappunto).  Questo pero’ come abbiamo visto riguarda la Terra, ma di converso bisogna dire che  le potenze di mare, incanalano l’esatto contrario di questi pensieri e sono già passate dal «succedersi rapido delle novità», all’astrazione di una mobilità permanente,  dalle merci all’uomo, dai nuovi desideri da rimpiazzare a quelli vecchi, alla gratuità offerta dal nomadismo. Un  mondo dei flussi senza frontiere, delle «correnti mutevoli» e dei «flussi e riflussi» delineati da Carl Schmitt . In termini di pura dialettica, una dialettica non pero’ della spocchia arroganza sistemica di quella di un Hegel o di un Marx, tale si delinea il saggio di Schmitt ovvero  uno studio estremamente stimolante e rispondente alla vicenda storica, arbitrariamente tenuto sotto un certo silenzio dalla dominante mentalita’ bottegaia, proprio in quanto spaventata dalle implicazioni di rispondenza storica contenute da una matrice non allineata al suo carro; ed ecco perche’ mi ha anche cosi intrigato la rilettura del saggio Terra/Mare, anche contando sull’accompagnamento di altri due studiosi non allineati come De Benoist e Freund, che denunciano tramite Schmitt  il pericolo di una  fine dell’elemento terra tramite  il dominio del denaro, dell’omogeneizzazione, della modernizzazione esasperata  e dell’intercambiabilità generalizzata degli uomini e delle cose, perseguito con sistematica determinazione giustappunto dalle potenze marittime  individuate  minuziosamente. Carl Schmitt inizia il suo saggio ricordando le fondamenta dell'uomo: esso è un essere di terra che calca il suolo, che dal terreno ricava la sua visione, il suo punto di vista. Se sussistesse un determinismo ambientale  l'uomo sarebbe, a seconda dei casi, un animale di terra, un pesce o un uccello, ma egli non si esaurisce nel proprio ambiente: esso, a differenza dell'animale e della pianta (la cui esistenza è determinata dall'ambiente), può cambiare modificare la sua ex-sistenza,  può, addirittura, scegliere l'elemento al quale dedicare la nuova forma complessiva della sua esistenza storica, nel quale si organizza (può, ad esempio, passare da un'esistenza terranea a una marittima). "La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare". Dai tempi più remoti questa opposizione elementare è osservabile e, ancora nel XIX  secolo,  si usava caratterizzare le tensioni dell'epoca tra Russia  e Inghilterra come lo scontro tra un orso e una balena. I  cabalisti mediovali parlavano della storia del mondo come di una lotta tra Leviatano e Behemoth, dove il primo ostruisce il vie aeree del secondo per impedirgli di respirare: è questa la rappresentazione mitica del Blocco Navale con cui una potenza marinara taglia i rifornimenti al paese avversario per affamarlo .La storia umana è lotta tra terra e mare. A partire dagli antichi greci,  passando per Roma civiltà di terra in lotta con la potenza marinara di Cartagine, giungendo a  Venezia, che per cinquecento anni dominò il mare. Tuttavia, con il dispiegarsi del Nuovo Mondo, ci si rende conto della limitatezza di un potere che, come quello di Venezia, che anche dopo la scoperta del nuovo mondo, è rimasta arroccata sullo stadio talattico. La pratica festiva della Cerimonia dello Sposalizio del mare dimostra come questa repubblica marinara non si sentisse identica all'elemento acqua ma, anzi, dovesse rabbonire un elemento a lei estraneo. La tecnica navale della repubblica di Venezia rimase inalterata fino al suo declino (1797): conobbe solo la navigazione a remi, mentre la navigazione a vela permetteva di solcare gli oceani: nella battaglia navale di stile antico, le navi cozzano l'una contro l'altra e si cerca di andare all'arrembaggio: si tratta, dunque, di una battaglia terrestre sull'elemento acqua, una battaglia corpo a corpo  corpo. La lotta marina vera e propria si avrà con l'introduzione dei cannoni sulle navi, cosi’ come la tecnologia cambiera’ radicalmente il rapporto uomo mare sia sotto l’accezione di competizione interspecie,  sia nel rapporto con gli abitanti del pianeta mare, di cui forse l’elemento piu’ caratterizzante  rimane la lotta con il piu’ grande degli animali marini  che e' pwro' un mammifero, quindi una sorta di ibrido tra terra e mare : la balena  (il Leviatano) ,  in perenne lotta  con i suoi quasi simili  come rileva Hobbes e Schmitt riprende.
Con lo sviluppo delle navi a motore  e i cannoni la battaglia si fece impari, la caccia alle balene divenne uno sterminio fatto di granate, macchine elettriche, cannoni e ancora una volta la tecnologia viene a modificare tutto. Possiamo ritenere dunque l’opera di Carl Schmitt come uno dei migliori tentativi di trovare una chiave di lettura alternativa dell’intera storia del mondo, laddove il delinearsi di una concezione dualistica per la spiegazione dell’assetto politico del mondo degli ultimi cinquecento anni, quella appunto tra potenze di terra e potenze di mare,(rappresentanti l’una una visione piuttosto tradizionalista, incentrata sull’elemento tellurico di stabilita’, conservazione,  l’altra al contrario su di un elemento mobile, fluido, che apre le maglie alla sperimentazione, al cambiamento) puo’ questa dialettica oppositiva, questa sorta di aut-aut kirkeegardiano, venire intesa come un invito a scegliere tra due modalita’ opposte di “esser-ci” . Purtroppo e’ una partita di cui non possiamo andare indietro oltre quel certo punto che e’ la nascita della coscienza e che ha decretato la fine dell’eta’ dell’oro, come  equivalente del racconto biblico del peccato originale : possiamo solo scegliere il male peggiore , ovvero non continuare a farci irretire dalla massiccia post modernizzazione e tutti gli annessi di ulteriore decadimento che essa rappresenta , e cercare di rifarci se non proprio all’eta’ dei guerrieri e dell’argento con tutto il bagaglio di orrori e distruzioni, considerandoli pero’ meno ipocriti e anche meno estremi dei mercanti, ovvero dei bottegai dell’eta’ del bronzo, o peggio ancora  ai Servi dell’eta’ del ferro, l’ultimo anfratto di questa post modernizzazione di tutto il mondo,  a similarita’ con un grande mercato globale, che qualche bottegaio piu’ risoluto ha voluto recentemente provare di far adottare all’intero pianeta servendoso non a caso nuovamente di una farsa di pandemia, ancora piu’ assurda di quella di settecento anni fa Allora difatti per stimolare la paura si era parlato di peste, di morte nera, di inimmaginabili effetti di devastazione corporea, oggi  non c’e’ stato bisogno neppure di tutto tale armamentario di orrore e di menzogne: per innescare la paura nella masse  e’ bastata una semplice influenza. Quindi non solo non c'e' nessuna differenza tra l'uomo del trecento e quello del tremila, ma se possibile e' anche peggiore. Schmitt 
nel suo libello “Terra e mare “ del 1942 parla di una conquista britannica del mare e la definisce la linea fondamentale del primo ordinamento spaziale/planetario (sua definizione) la cui essenza risiede nel netto contrasto fra potenze dedite alla terra e potenze dedite al mare:  che cosa e’ un ordinamento spaziale/planetario secondo la definizione del grande giurista? La risposta e’ presto data nelle righe dell’accennato libello: e’ un qualcosa di estremamente piu’ importante di una guerra, diciamo che puo ‘ essere equiparata ad una grande riviouzione tipo quella di Copernico, tipo la rivoluzione francese o quella bolscevica, forse addirittura di piu’ perche’ nella portata delle poste in gioco vi sono  ordinamento sociale, usi e costumi, addirittura scelta di civilta’  “l’uomo ha del suo spazio una determinata coscienza, soggetta a continue mutazioni, perfino in una medesima epoca  nella prassi del quotidiano , l’ambiente del singolo  e’ predeterminato in maniera diversa a secondo dell’attivita’ svolta; l’abitante di una grande citta’ ha una visione del mondo  assai diversa da quellla di un contadino e ancor piu’ da quella di un marinaio, le differenze di concezione spaziale poi si fanno davvero abissali quando entrano in gioco intere popolazioni  e differenti epoche storiche,alla fin fine  afferma  Schmitt  ad ogni trasformazione  storica,  fa  di riflesso obbligato  un mutamento della concezione dello spazio. Possiamo dunque affermare che con la conquista del mare iniziata con il XVI secolo su iniziativa e prassi della Regina Elisabetta, anche lei detta “la grande” come tanti altri felloni che hanno cavalcato il corso della storia, l’Inghilterra si fa protagonista di quel famoso nuovo ordinamento spaziale/planetario. La vittoria sulla Invencible Armada di Spagna nella battaglia di Gravelinda del 1588 ad opera dell'ex pirata Francis Drake ratifico' il nuovo corso : un ex criminale che guida la flotta inglese.  L’ordinamento della terra difatti consiste nella delimitazione di territori e suddivisione in stati, al contrario il mare e’ libero, senza confini quasi senza limiti, nominalmente appartenente a 
tutti  (anche a ex criminali) e a nessuno nel
contempo,
  ma ecco che dal ‘500 all’improvviso appartiene ad uno solo : all’Inghilterra appunto. Ci fa notare Schmitt che solo alla luce  di questa conquista del mare  e della radicale separazione con l’elemento terricolo che rimarra’ appannaggio dei popoli continentali d’Europa , anzi non  dei popoli, ma dei diversi stati nazionali con elementi spesso e volentieri di profonda ostilita’ tra di  loro e che verranno sfruttati a beneficio dell’Inghilterra per affermare la sua superiorita’, si comprendono tutta una serie  di frasi, formule, principi che personaggi inglesi si compiacciono di citare: cosi’ la massima sir Walter Raleigh  “chi domina il mare, domina il commercio del mondo e a  chi domina il commercio del mondo, appartengono tutti i tesori del mondo e il mondo stesso. Non potrebbe essere affermata con maggiore enfasi  l’esaltazione del principio mercantile, ovvero il passaggio dall’eta’ dei guerrieri o dell’argento,  all’eta’ del bronzo o giustappunto dei mercanti, secondo le ben note suddivisioni di Esiodo e di tutti i piu’ antichi racconti dell’intera umanita’. Vale quindi l’assioma che ogni commercio se mondiale deve essere marittimo, fluido, proprio come l’elemento dove esso si svolge, senza confini, senza limiti, libero ma solo finche’ in esso non venga esercitata quella superiorita’ che giustappunto costituira’ la stessa essenza del popolo inglese.  E’ a partire dalla conquista britannica del mare rafforzatasi in maniera dirompente con la rivoluzione industriale di meta’ del secolo XVIII, che si configura la possibilita’ di una supremazia mondiale su basi del tutto differenti da quella che si era verificata nei secoli precedenti con i grandi Imperi  terricoli, tipo la Persia, quello Macedone,  quello di Roma e quello dei tentativi di recupero dell’Impero Romano; per il tipo di guerra terrestre o anche marittima ma svolta secondo meccanismi terrestri (i famosi rostri romani per l’arrembaggio e’  sostanzialmente un conflitto di tipo tradizionale trasferito  sulle tolde delle navi , ma dal XVI secolo la situazione muta, la diffusione della navigazione a vela e soprattutto l’artiglieria posizionata a bordo delle navi cambiano radicalmente il tipo di guerra, niente piu’ arrembaaggi, ma lotta a distanza, abilita’ di manovra e precisione di tiro dei cannoni ecco il vero specifico della guerra marittima, parimenti la guerra terrestre era stata sempre un rapporto tra Stati: da entrambi le parti in conflitto ci sono potenze militari organizzate statalmente con gli eserciti che si scontrano in batrtaglie campali, ma  come nemici si fronteggiano solo  le truppe impegnate nello scontro, mentre la popolazione civile rimane  esclusa  dalle ostilita’, la guerra marittima specie dopo che vengono aggiunte ad essa le applicazione tecnologiche esperite dalla Rivoluzione industriale di meta’ del settecento come abbiamo gia rilevato sopra, diventa guerra totale assoluta dove non si distingue piu’ il militare dal civile  e anzi tende a coinvolgere anche il neutrale colpevole solo di  mantenere relazioni commerciali con il nemico: diciamo  che sempre più nel panorama mondiale  si affaccia una piccola isola situata ai margini del continente europeo  che volgendo le spalle
 alla terraferma ha sviluppato quasi
 esclusivamente una modalita’ di guerra radicalmente diversa, fondata anche sui blocchi che le navi possono effettuare appunto ai commerci e quindi affamare chiunque abbia a che fare anche marginalmente con il concetto di nemico la popolazione nemica che gioco forza si vede parte integrante del conflitto, questa e’ la guerra che abbiamo cominciato a conoscere soprattutto in quest’ultimo secolo e che informa oramai l’essenza stessa della guerra moderna. Da notare  che dopo tale separazione tra terra e mare e l’opposizione tra tali elementi si era trasformate in prassi operativa, sostenuta da uno spregiudicato impiego della tecnologia, si e’ cercato di dare una impalcatura teorica  a tale assunto sostenendo una serie di teorie, principi e sistemi piu’ o meno scientifici che hanno finito  per convincere un po’ tutti della ragionevolezza quasi etica  di tale concetto, senza pero’ tenere conto  del dato originario che ha ingenerato tutto questo : ovvero  la conquista britannica del mare che ha fatto di tale fattore  il centro di un impero mondiale  fondato non piu’ sulla potenza militare, sulla superiorita’ in truppe e armamenti, insomma quello che erano stati un tempo  i grandi imperi terrestri dell’eta’ dei guerrieri,  ma sostanzialmente sulla diffusione di quell’elemento fluido, mobile che e’ il commercio, il mercato e quindi il fattore economico e farne il perno della sua supremazia. Diciamola tutta Napoleone sara’ stato enormemente gonfiato come generale e stratega, le sue vittorie per la piu’ parte favorite o da una bella dose di fortuna (Ceva, Arcole, Marengo, Wagram) e anche da provvidenziali sottoposti che ripararono a suoi errori piu’ strategici che tattici (Massena, Augerau, Desaix, Lannes, Soult), pero’ in quanto a frasi adatte 
all’occasione era davvero incomparabile :
quel suo “dio me l’ha data e guai a chi me la tocca” o quel suo saper prendere i soldati “io vi condurrò nelle pianure piu’ fertili del mlondo , la dove i fiumi riluccicano come scimitarre d’oro” e anche saper come riprendere i suoi Generali “Duca di Rivoli’ non siete piu’ Massena?” sono
  delle pietre miliari forse le piu’ vere della sua carriera , ebbene fu Napoleone a definire l’Inghilterra “la nazione bottegaia “ Contro Napoleone giustappunto si ritorce la potenza marittima dell'Inghilterra che a Capo Trafalgar distrugge qualsiasi velleita' di competere nell'elemento mare con la sua flotta e quindi rinunziare a qualsivoglia progetto di invasione dell'isola. Si inaugura così un periodo di relativa non belligeranza tra potenze di mare e potenze di terra, che si fara' ancora piu' pronunciato dopo la sconfitta del Corso a Waterloo, dove l'inghilterra scende in campo anche con il suo esercito per rintuzzare le  intemperanze del principio terrestre troppo gonfiatosi con le velleita' di un singolo. Nel periodo della Santa Alleanza dominato dall'Austria di Metternich si stabilisce quasi un patto : alla terra cioe' al suo piu' illustre rappresentante il principe di  Metternich il compito di impedire il regurgito della idea rivoluzionaria come emersa in Francia, e con i suoi pericolosi sviluppi, all'Inghilterra l'incontrastato dominio marittimo per consolidare il suo Impero. L'idillio dura fino al 1848 quando oramai l'Impero inglese e' al suo acme e tornano le istanze di rivolgersi ora alla terra ferma, non per conquiste territoriali, quelle sono faccende che nel territorio europeo non interessano punto alla perfida albione. quello che le interessa e' seminare zizzania proprio all'interno delle potenze di terra, tra i forzati e spessissimo arbitrari  confini nazionali. Lo fa abilmente sempre dietro le quinte quasi mai in prima persona, cosi si mettono in moto gli esecutori piu' biechi dei principi economici suffragati sempre piu' da impianti teorici e pseudo culturali, si serve o forse e' lei come entita' politica che serve a tali soggetti non a caso conformati sotto lo status di sette o Logge, tipo quella massonica che si richiama ad astratti e fumosi principi di Libera Muratoria arbitrariamente dedotti da un passato molto poco verificabile, quello della costruzione da parte di Salomone e del suo Architetto Hiram del famoso Tempio di Salomone, proprio come trecentocinquanta anni 
prima era stato fatto
dai mercanti di allora (fiorentini, romani, veneziani genovesi, olandesi) per imporre un nuovo ordine sociale e anche estetico al troppo poco flessibile mondo gotico con l'invenzione di un codice arbitrariamente definito classico da utilizzare come sorta di riduzione a elementi prestabiliti per normare tutte o quasi le possibilita' del fare costruttivo con l'avallo di quanto di piu' ardito avesse  allora da offrire la tecnologia : lo strumento della prospettiva.  Questo e' in sintesi il vero senso del Rinascimento, ma  l'aggravante e elemento che lo fa dannatamente simile alla nostra epoca e' che, il potere emergente per riuscire nell'intento di cambiare il mondo per i propri fini si sia servito come elemento di rottura di una grande supposta pandemia,  all'epoca una affezione dermatologica (peste bubbonica) oggi una banale influenza entrambi malattie normalmente insignificanti, promosse a veri e propri flagelli in grado di innescare paura nelle masse rozze e ignoranti, ieri come oggi, senza nessuna differenza

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