giovedì 4 maggio 2023

REPARTI E DIVISIONI D'ASSALTO

 


Da una astiosa polemica con un componente di un Gruppo relativo alla Grande Guerra  ho tratto queste notarelle  che hanno fatto chiarezza su di un periodo che era rimasto sempre oscuro sulla partecipazione a tale guerra di mio nonno omonimo Mario Nardulli. Curioso che quel tale componente mi abbia coperto di insulti per la mia modalita',  a parer suo, arrogante e presuntuosa di esporre  gli argomenti; curioso perche’ io ho sempre  candidamente ammesso di non essere un esperto di storia militare , ma solo un relativo conoscitore, molto emozionale e non tanto per motivi di vero interesse,  quanto per una somma di circostanze che fin dall’infanzia  mi ha fatto respirare un’aria letteralmente intrisa dell’atmosfera della Grande Guerra. I miei genitori, giovanissimi andarono,  ancora prima della mia nascita,  a vivere nella casa di mio nonno Mario in via Nicolo’ V dove tutti gli ambienti riflettevano quella atmosfera  che richiamava quell’allora non lontanissimo periodo (1915/18 - 1948);  dalle schegge di Shranpels che erano state estratte dalla mano e braccio destro di mio nonno nell’ospedaletto da campo a ridosso della prima linea del col della Borcola nella infuocata estate del 1916,  che facevano mostra in una vetrinetta in salone a fianco di medaglie annerite e dagli stinti e sfilacciati nastrini, alla cassetta militare che fungeva da porta bottiglie di sgnappa verace, qualche cordiale, una di Fernet Branca, una di “Strega”  e qualcuna di vino pregiato “Barolo e Amarone” .
La brandina da campo del Pasubio, del Grappa  sarebbe stata adattata a mia prima culla, quindi faceva spicco in ingresso il vecchio cappellaccio d’alpino  a falde larghissime con la penna bianca screziata del rosso del rossetto dei baci delle fanciulle che vi avevano accostato le labbra.  Ecco per fortuna che altri membri del Gruppo hanno al contrario di quell'interlocutore ostile, tratto occasione proprio dalle mie modalita’ espositive e forse chissa’ anche risentiti dal tono ingiurioso e tracotante riservatomi, di  trasmettermi grazie anche ad una indubbia preparazione sull’argomento di molto superiore alla mia, una serie di preziosissime informazioni sulla figura del familiare per me piu’ importante – ho redatto due altri articoli su questo stesso blog che riportano uno i tratti salienti, con ovviamente la mia risposta al figuro ostile, della missiva, l’altro sulle motivazioni anche psicoanalitiche (ecco la psicoanalisi si,  e’ un mio interesse primario ) del rapporto con il mio familiare e il condizionamento che ne ho avuto in termini di caratterialita’ e propensioni conoscitive. I nomi delle persone che mi hanno sostenuto sono parecchi, ma tre in particolare:  Manlio Colussi moderatore del Gruppo e mio vecchio amico di Udine con il quale anni fa ci siamo anche incontrati personalmente, discutendo amabilmente e, paradossalmente gia’ allora dissertando del livore e della tracotanza dello stesso personaggio che mi ha attaccato.  Paolo Pedri che mi ha trasmesso preziosissime informazioni sul battaglione Monte Suello e in particolare sul XXIX Reparto d’assalto alpino, Roberto Roseano che invece mi ha fornito altrettanto preziose informazioni sulla Divisione Speciale d’Assalto “A”
: ed ecco mescolate le “preziose informazioni” preziose ovviamente per me che riporto qui per fissarle e quindi poterci con facilita’ ri-accedervi   "gli alpini deI monte Suello che combattevano sul Pasubio aderirono al XXIX reparto d'assalto del Capitano Gambara e altri rimasero nel proprio battaglione dove vennero formati alcuni validi plotoni d'assalto (i cosiddetti arditi reggimentali). Entrambi i reparti nella primavera del 1918 si ritrovarono fianco a fianco negli stessi luoghi, in Val Lagarina, dove il fronte era relativamente "tranquillo" (eccezion fatta per i numerosi colpi di mano che vennero perpetrati). Quando a giugno vi era sentore che stesse per scoppiare la battaglia sul Piave, furono in molti a chiedere di potervi partecipare ed infatti i comandi autorizzarono una sorta di "drenaggio" a favore della Divisione A. Ed è qui , mi dice Paolo
Pedri,  che forse Mario Nardulli ottenne di essere trasferito sul Piave, temporaneamente distaccato dal suo Battaglione e al comando di una compagnia mitraglieri. Terminata la battaglia, è probabile che rientrò al reparto. Questa è solo un ipotesi ma secondo me plausibile, difatti  nel database del XXIX che sto gradualmente ricostruendo il suo nome non figura (non è una prova ma solo un indizio) e inoltre so per certo che le 4 sezioni mitragliatrici del XXIX non vennero toccate per lasciare il reparto integro ed efficiente. Anche Gambara, infatti, chiese al Generale De Albertis
Gen. Ottavio Zoppi

(XXIX CdA) di poter andare col suo battaglione sul Piave ma gli fu negato. Ecco perché ho pensato ad un ardito reggimentale del monte Suello che lasciò temporaneamente il suo battaglione per andare a guidare una compagnia mitraglieri (che, a questo punto, forse era "divisionale")... in ogni caso, suo nonno deve essere stato un uomo forte e intraprendente, che credeva fermamente in quello per cui combatteva. Un veterano, un "vecio", di quelli che hanno vissuto la guerra vera, sul campo. In quanto all’altro garbato interlocutore, Roberto Roseanao  mi comunicava che nella Divisione d’assalto “A” non c’erano reparti alpini  ed alle mie reiterate dichiarazioni di poca competenza su questi fattori di organici mi inviava gentilmente   l’organico giustappunto della Divisione d’assalto A  comandata dal Gen. Zoppi

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