giovedì 18 gennaio 2024

CAMBIARE IL CAMBIAMENTO

 

Quante cose sono cambiate nei nostri cervelli a seguito di questi anni di distopia e relativo ritorno alla normalita' !?  Non parlo di cose esterne, abitudini, comportamenti, convinzioni…. no! Parlo proprio di processi neuronali, sinapsi che si sono dovute sostituire con drammatica urgenza, e che hanno profondamente modificato cultura e conoscenza stesse, prese sia nei particolari che sulle generali  e che sono state sottoposte  ad un vero e proprio processo di revisione con tanto di ribaltamento. Una "res ex-tensa", per dirla alla Kant,  che ha fortemente e irreversibilmente condizionato una "res in-tensa", fino a produrre, di fatto e di pensiero, una nuova entita’ di ragion-amento.   La prima a passare a questa sorta di vaglio indotto e’ stata la cosidetta scienza, in particolare la medicina di cui si e’ toccato con mano l’inconsistenza e la sostanziale presupponenza e arbitrarita’ vieppiu’ aggravata dall’essere usata come strumento di paura e di controllo sociale da parte di una minoranza elitaria che si e'  servita di un unico valore quello dello scambio commerciale fra mercati che ha come suo referente il danaro; un qualcosa che l’aveva ben definito Manzoni descrivendo una precedente epidemia  quella del 1630 per lo scenario del suo famoso romanzo “I Promessi Sposi” : Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento”  Mentalità bottegaia dunque per capire matrice e movente di quanto il sociale umano va assimilando nel suo presunto evolversi, che corrisponde piuttosto ad un continuo inesorabile passaggio dal bene al male, dal perfetto, o quasi, ben precisato da tutte le antiche storie della tradizione delle civilta’ del mondo (nelle nostre contrade occidentali il Mito delle Quattro Età  oro, argento, bronzo, ferro, in un costante deterioramento del vissuto, cui corrispondono i quattro Yuga della  cultura indiana),

Comunque sia non una evoluzione, ma una involuzione, un declino, una continua perdita di valori; si va da quella Eta' dell'Oro rappresentata dagli Dei , a quella dell'Argento dei Guerrieri, al Bronzo dei Mercanti, che io preferisco chiamare "Bottegai" e che sarebbe quella corrispondente  alla Pandemia del 1348 e nella quale ci troviamo ancora sia pure  
in un ulteriore declino  che caratterizza la Eta' del ferro che non e’ piu’ neppure un metallo puro, ma una lega , una mistura che informa la socialita’dei Servi, ovvero la quintessenza della decadenza e dell’abominio; i suoi prodromi sono la rivoluzione industriale di 
meta' del XVIII secolo e tutte le relative emanazioni dovute al sempre maggiore  tecnicismo e alla concentrazione dell'unico valore  dominante nel pianeta  : il danaro e la sua diffusione come valore di scambio, nelle mani di pochi oligarchi che come si sta dimostrando oggi, secondo decennio del terzo millennio, sono quanto mai intenzionati  a fare di questi due fattori (strapotere economico e finanziario piu' virtuale che reale e esasperato tecnicismo a livello informatico/digitale) gli elementi su cui fondare il loro dominio sull'intero pianeta, che quindi sprofonderebbe dal bronzo al ferro, da mercanti evolutisi in magnati,  ma sempre piu' concentrati e ridotti di numero, ad una pletora di stragrande maggioranza ubbidiente ai loro voleri, appunto in stato di servitu'. Per la verità c'è un terzo fattore da considerare, che non ha la caratteristiche di estrema modernita' dei due precedenti, ma anzi e' da riferirsi ad un qualcosa di quanto mai antico, atavico addirittura, correlato alla specificita' umana : la Paura. E' proprio attraverso la paura che tutte le classe dominanti di ogni epoca hanno fatto leva per tener soggiogate le masse, sempre i medesimi meccanismi  accentuatisi con il passaggio dai Guerrieri ai Mercanti, ovvero dall'eta' dell'argento a quella del bronzo, come si dimostra dall'estrema virulenza con la quale e' stato perseguito il trapasso dalla coralita' medioevale, rappresentato dalla somma esperienziale delle Cattedrali, all'individualismo  sfrenato della riproduzione dei codici, tipo quello pochissimo verificato dei classici antichi, tramite il tecnicismo della prospettiva, che inaugura sostanzialmente quella riproducibilita' delle esperienze che diverra' 
 assoluta  e permeante di ogni aspetto del sociale nel XX secolo.
Come giustamente osserva Walter Benjamin nel suo "l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilita' tecnica" la  paura piu' assoluta e' stata sempre quella che riguarda la propria fisicita', ovvero un qualcosa che la minaccia, che la corrode, e cosa c'e' piu' della malattia che ha tali caratteristiche ? La malattia distrugge a
l salute e porta con facilita' alla morte, dunque e' sempre stata la maggiore fonte di frattura della sicurezza umana, ovvio quindi che le classi di potere abbiano sempre fatto incetta di tale fattore, magari moltiplicandolo a dismisura, diffondendola dappertutto, anche come semplice flatus vocis, non piu' semplice malattia, ma epidemia  e addirittura pandemia , ovvero che riguarda tutto e tutti. Così gia' ai tempi della peste di Atene del 480 a,v. ovvero ancora in eta dei guerrieri e dell'argento laddove Tucidide rimarcava che non era la pestilenza ad uccidere gli ateniesi, ma la paura, paura opportunamente diffusa  dai suoi nemici. Così, come fatto cenno, in quella del 1348 sfruttando i disagi e la miseria di continui stati di guerra e anche quella di una grande carestia degli anni precedenti che aveva spopolato le campagne e fatto inurbare le citta' fino al collasso, favorendo infezioni per sporcizia e comunanza (la celeberrima peste bubbonica non mortale pero', in quanto interessante solo affezioni dermatologiche dovute appunto a carenze igieniche e sovrappopolazione in contesti limitati) , in verita' la peste passata alla storia come falcidia di intere citta' e popolazioni, fu quella aerea, cioe' riguardante i polmoni e l'apparato respiratorio,che e' spiccicata a quella spacciata, 
  ai giorni nostri come covid - e questo come fa notare l'unico vero medico apparso dopo Ippocrate, Rick Geerd Hamer:  perche' le affezioni polmonari e bronchiali sono in stretta dipendenza di uno stato di paura.Così a Roma nel famoso Sacco del 1527 operato dai Lanzichenecchi, dopo uno stato di grande disagio e indigenza - fase  attiva simpaticotonica  dell'affezione secondo le Leggi di Hamer- puntuale la fase  vagotonica di riparazione o passiva, ovvero la malattia in tutta la sua virulenza per riparare appunto un grande stato di paura. 
Lo stesso dicasi per tutte le altre epidemie e pandemie, sempre a monte uno stato di estremo disagio, miseria, guerra, assedi, cattivita' e quindi paura messa subdolamente in atto da chi persegue determinati scopi di dominio. Ieri come oggi, sempre il medesimo meccanismo

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