E’ proprio vero non esistono maestri assoluti e quel libro”se vedi il budda per strada uccidilo” e’ quanto mai informante e direi quasi paradossalmente “unico vero maestro” salvo poi, ad eccepire anche su quello. Mi trovo difatti a disquisire su alcuni scritti critici di Evola in merito ad Ernst Junger della giovinezza in particolare il saggio L’Operaio e quello della maturita’ “Il nodo di Gordio” laddove rimarca la differenza in termini sui quali non mi trovo affatto d’accordo. Nell’operaio rimarca difatti quella sorta di spirito di “realismo eroico” che avrebbe dovuto caratterizzare il mondo secondo tre fasi di svolgimento:l a prima quella della Grande Guerra del 1914-18, la seconda una qualche grande rivoluzione mondiale antiborghese e la terza un ritorno a forme guerriere come modalita’ di rapporto umano . Quello che va rimarcato e che Evola sottolinea e’ che il termine “operaio” non si identifica in una data classe sociale , ma assurge ad una sorta di tipologia generale, centro di una nuova visione del mondo. Una visione che mi trova molto ma molto perplesso se difatti Junger parla di soli due criteri di distinguo del mondo: il museo e l’officina, gia’ non riesco a comprendere come delle forze e delle idee che si rifanno alla tradizione possano preferenziare la seconda . Ecco Junger vede che l’elemento meccanicistico tipico della figura dell’operaio e del suo luogo d’espressione l’officina realizzano sono di tipo distruttivo, ma immette in essi un elemento di contingenza e alla fin fine di positivita’ per un fenomeno che tende a trascendere i suoi mezzi e quindi assume un aspetto di vastita’ e onnicomprensione - “l’uomo “ egli dice” non deve cercare di scusare la sua impotenza col mettere in rilievo il carattere disanimato dei mezzi cui si serve; i mezzi paleseranno un significato nascosto nel punto in cui essi saranno pienamente dominati, sì da farsi simbolo di un potere sopraordinato – allora si palesera’ la legittimita’ della rivoluzione da essi provocata, allora la tecnica, con tutte le sue conquiste , apparira’ come un’armatura per insospettate rivolte e insospettate lotte - la fase della distruzione sara’ sostituita da un ordine reale e visibile con l’avvento di una nuova razza, che sapra’ parlare la nuova lingua della tecnica ecco come... “ conclude ,,,“il volto dell’operaio rivelera’ i suoi tratti eroici ” Ora Evola trova queste espressioni “profetiche”, ma l’unica profezia che potrebbero indurre e’ quella con il fenomeno del nazionalsocialismo, che in verita’ non e’ stato meno fallimentare del liberalismo bottegaio dello spirito anglosassone e americano, così come a mio parere riveste una certa ambiguita’ quel concetto di “realismo eroico” riferito alla stessa persona di Ernest Junger nella sua accezione di combattente della Grande Guerra ferito diciassette volte e insignito della massima decorazione tedesca la Pour le Merite’. D’accordo Junger ha combattuto dalla parte delle potenze di terra, della tradizione della solidita’ in contrapposizione a quelle della fluidita’, della inesistenza di limiti e quindi della piena adesione ai principi del denaro, del commercio, della bottega, e forse in tale accezione potrebbe vantare una sua legittimita’ realista e nel contempo eroica: ma come le stesse potenze che poi diedero espressione al nazismo, si trattava pur sempre di forze che avevano aderito ai principi dello spirito bottegaio, anche Evola aveva partecipato alla stessa guerra, ma dalla parte opposta e senza occasioni di distinzione, quindi non poteva addurre nessun punto di partenza per una serrata critica dei falsi valori della societa’ mercantilista e quindi propedeutica ad una rivoluzione totale dell’uomo, pero’ a rigore, altre figure che si erano portate in guerra come Junger ma dalla parte opposta , ad esempio un Wilfred Bion psicoanalista inglese di valore che si guadagno’ nella Grande Guerra la Victoria Cross e la Legion d’Honneur, Gabriele D’annunzio in Italia che fu addirittura detto il “poeta soldato” autore di azioni memorabili tipo il Volo su Vienna, la Beffa di Buccari e merito’ una pletora di decorazioni al valore di diverse nazionalita’ oltre ovviamente alla medaglia d’oro al valor militare; ebbene questi e tanti altre figure, al di la’ delle parti in lotta, Costanzo Ciano, Ulisse Igliori, perfino un Sergente York dell'iper bottegaio esercito statunitense, immortalato da Gary Cooper nel cinema, potrebbero rivendicare quel lustro di “realismo eroico” e quindi a rigore partecipare del linguaggio della volonta’ di potenza, della metafisica del vivere pericolosamente, frutto dello spirito del combattente e della sua educazione sui fronti di battaglia, contro la morale affaristica e dello spirito bottegaio.
D'Annunzio con Ulisse Igliori - il Serg.York |
Passiamo invece al secondo libro di Junger quello della maturita’ il Nodo di Gordio, dove Evola non trova piu’ quelle parole di elogio e di ammirazione, ma semmai di accesa critica verso quello che viene da lui definito “il cedimento di Junger alla modernita’. Quivi viene trattato il tema di un primordiale scontro di civilta' tra oriente e occidente che farebbe da filo conduttore dell'intera storia del genere umano, una polarita’ archetipica, simbolica, che e' vista dall'autore come opposizione tra Mythos ed Ethos, ma che nell'accezione di un altro pensatore, con il quale detto per inciso , mi trovo molto piu' in accordo, Carl Schmitt , si risolve in ben altro conflitto, quello tra Terra e Mare, che hanno dalle rispettive parti come una propria ideologia, legata quella di terra alla solidita', alla formazione di confini come protezione di tradizioni, costumi, comportamenti; quella di di mare alla fluidita' dell'elemento liquido e quindi movimento, nessun confine, spazialita' aperta e quindi commercio, mercantilismo In quasi tutte le edizioni in cui lo scritto e' stato pubblicato, il contrappunto di Schmitt e' associato, si da poter con facilita' misurare la differenza delle due concezioni che Schmitt chiama non ideologie, ma piuttosto iconografie, facendo leva sulle intrinseche e peculiari spazialita' geografiche che esprimono subito la loro localizzazione storicamente determinata. Diciamo che per Schmitt la iconografia e' il nodo di Gordio delle comunita' che hanno costituito l'umanita' e le diverse societa' e proprio come l'antico simbolo e' suscettibile di venire troncato. Chi sara' il nuovo Alessandro magno, sembra chiedersi Schmitt, capace di troncare il nodo o comunque sciogliere l'intreccio dei suoi fili ? Per lui la contrapposizione non e' tra oriente e occidente e neppure tra Mytos e Ethos, ma piuttosto tra un mondo continentale e un mondo marittimo e tutte le tensioni della storia degli ultimi secoli possono essere colte in tale accezione, dove all'improvviso la iconografia diviene stato nazionale con un diverso modo di essere l'Inghilterra del XVI secolo che all'improvviso rinunciava del tutto dall'appartenere all'Europa , compiendo il passo verso un'esistenza puramente marittima, il che equivale a dire che si rendera' perfettamente in accordo con la grande operazione di ristrutturazione epocale iniziatasi due secoli prima con la grande pandemia di peste e la liquidazione di tutto il patrimonio medioevale e gotico per farsi garante di uno sviluppo correlato all'elemento mercantile e quindi di una iconografia legata al denaro, al commercio e al loro elemento naturale : il mare e non la terra. Con una grande, probabilmente gonfiatissima pestilenza, viene accantonata una intera era, quella che Esiodo aveva designato dei guerrieri con elemento peculiare l'argento e se ne sostituisce un'altra quella dei mercanti con elemento peculiare il bronzo, che si focalizza su di una terra/ nazione che si pone in termini di sfida globale rispetto a tutti gli altri popoli del continente europeo accettando lo spazio senza limite dei mari aperti come scenario della propria esistenza. Cio' che nel giro di un secolo si e' staccato non e' quindi come dice Arnold Toynbee una "scheggia tecnica ", ma un qualcosa di diverso : una intera e grande isola dell'Europa si e' staccata dalle sue radici continentali e ha costituito nel suo spirito anglosassone un nuovo mondo marittimo in netta contrapposizione con il mondo della terraferma .Tale passo, nota ancora Schmitt, determina di per se e nella sua ulteriore coerenza interna, un inusitato riferimento alla tecnica , che diverra' l'elemento portante della nuova concezione di vita , inizio del XVIII secolo con quella che e' passata alla storia come Rivoluzione Industriale e che ha una matrice e uno svolgimento decisamente anglosassone
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