domenica 20 luglio 2025

GRECHE E STELLE

 

Anche in una continua emergenza come la  Grande guerra abbiamo visto che la quel famoso paradigma di affidabilità’ sulle carriere dei Generali non e’ che sia stato troppo contraddetto. Caviglia per un’armata, Grazioli e Di Giorgio, in parte Ferrari e Albricci per un Corpo d’armata, di eccezioni ce ne furono forse un altro paio, magari in regressiva per un Capello, dato che per le Armate le uscite dal coro di Di Robilant e Pennella rientrarono senza strascichi, con la quasi totale osolescenza dei due ufficiali.  Alla nomina di generale d’Esercito (le famose tre stelle che appartenevano solo al Re e al Generale Caneva ) tutti i Generali che avevano comandato un’armata, piu’ uno, furono ammessi, (oramai dovremmo sapere chi era quell’uno), e la risoluzione fu quella che qualche anno dopo porto’ al bastone di Maresciallo d’Italia (sempre compreso quell’uno). Eppure un momento in cui il paradigma rischio’ fortemente di essere accantonato fu con l’ascesa al Ministero della Guerra di un generale che rappresentava  quella forza diversa venuta fuori dai campi di battaglia :  Antonino Di Giorgio  che nel 1924 inizio’ un vasto programma di riforma facendo leva sul concetto di “Nazione Armata “ introducendo  la ferma differenziata ovvero una ferma lunga di diciotto  mesi  e una breve di treCon le reclute a ferma lunga si formavano un certo numero di reggimenti chiamati centri addestramento che dovevano essere al massimo dell'efficienza operativa per tutto l'anno, primeggiando tra essi i reparti alpini schierati alla frontiera, gli altri lo dovevano essere solo nei tre mesi destinati all'addestramento mentre per il restante periodo dell'anno i centri funzionavano anche da scuole per allievi ufficiali e sottufficiali. I fondi recuperati andavano destinati ai materiali, per i quali occorreva privilegiare la ricerca e la sperimentazione, accumulando tutto quanto doveva servire per la trasformazione dei centri addestramento in reparti operativi e al miglioramento della professionalità degli ufficiali di carriera. In sostanza Di Giorgio voleva sostituire l'esercito di caserma con un esercito di larga intelaiatura, che rispondesse appunto a quell’esigenza di “nazione Armata” che forse sulle perrime era nell’intenzioni di Mussolini, ma che fini’ per venire accantonata sulle pressioni della  classe piu’ conservatrice dell’Esercito che riusci’ a far  cadere il Di Giorgio e sostituirlo  come Ministro della Guerra con il solito Gaetano Giardino  che riportò l’esercito sui binari della piu’ assoluta routine, coadiuvato in questo dalla creazione in quello stesso 1925  della nuova carica di Capo di S.M. Generale (ovvero per tutte le FF.AA) del suo degno comare Pietro Badoglio 
 Della prova dei generali  Italiani nelle  guerre di Etiopia e di Spagna molto poco da dire, da registrare la nomina di due nuovi Marescialli d’Italia Emilio De Bono e Rodolfo Graziani rispettivamente nelle prime fasi e sul finire della campagna d’Etiopia e  la tutta sommata deludente prova in Spagna dei generali piu’ in alto in grado Roatta poi Bastico  e Francisci (sempre a livello  di un organico di poco piu’ di 25.000 uomini suddivisi in tre divisioni) infiammando magari l’opinione pubblica piu’ per l’ardimento personale di un  generale combattente come Annibale Bergonzoli soprannominato “Barba elettrica”  o l’ultima fase della guerra sotto il comando di un Generale molto giovane Gastone Gambara (appena quarantottenne) che fu il conquistatore di Santander . Nessuna influenza comunque sul normale ordinamento dell’Esercito, fatta eccezione per la riforma del nuovo Capo di S.M. Alberto Pariani alla vigilia della guerra con la cosidetta divisione Binaria ovvero su due reggimenti di gfanteria, in sostanza un equivalente della Brigata di fanteria nella 1^ guerra mondiale, che raddoppiava pomposamente ma solo formalmente l’organico della Divisione. Forse l’unico teatro di guerra ove si impose un Generale non di apparato fu sul fronte Russo con Giovanni Messe,  l’eroico Maggiore cte del IX reparto d’assalto della prima guerra mondiale , un Generale che addirittura proveniva dai ruoli dei sottufficiali e che aveva preso parte alla campagna di Cina  ai primi del secolo sotto il Colonnello Salsa . Fu l’unico ufficiale che merito’ il bastone di Maresciallo che gli fu tuttavia concesso sul finire della campagna di Tunisia nel maggio 1943 , dato che i due precedenti Cavallero e Bastico ebbero la nomina solo in relazione al non sfigurare rispetto a Rommel in Africa settentrionale di cui erano formalmente suoi superiori. Dei generali della cosidetta Resistenza o magari del  cosidetto CVL (Corpo Volontario Liberta’) non ritengo di profferire giudizi e neppure parola.  L’esercito non riuscira’ mai a riprendersi dopo il vergognoso collasso con tanto di fuga dell’8 settembre 1943 e ancora trent’ann dopo la sua immagine era squalificata rispetto a tutte le altre rappresentanze della nazione : un  certo recupero si ebbe in
occasione della mobilitazione dei suoi reparti specialmente alpini  a seguito del terremoto del Friuli del maggio 1976, dove in effetti ci fu una notevole ripr
esa del rapporo tra cittadinanza ed essercito che non tocco’ neppure da lontano la classe generalizia che continuava le sue manovrucce di potere oramai fortemente limitate e condizionate,  quali attengono ad una struttura di pochissima presa sul sociale dettate appunto dalla sua marginalita’ rispetto alle problematiche del Paese. Il militare era solo quello che riguardava il servizio di leva con tanto di canzoncine di soffusa lamentosita’ “quindici mesi do pastasciutta, mamma che brutta a fare il solda’  “ manda i soldi caro papa’ che qua mal si sta” “e’ finita e’ finita per davvero, si consegna branda e telo “ ” della naja siamo stufi e a casa vogliam tornar” canzoncine perlopiù’ risalenti a  periodi precedenti  di addirittura dei primi del secolo  e che comunque mai piu’ avevano informato una fioritura musicale  tipo appunto quella che si era avuto durante gli anni della Grande Guerra e neppure quelli della seconda guerra mondiale.  L’ufficiale era oramai molto sradicato come professione, ma anche come rilevanza  dal contesto sociale, ne’ differente era quando raggiungeva i piu’ altri gradi e anche le cariche apparentemente piu’ prestigiose, che quindi si applicavano piuttosto straccamente  secondo quel paradigma di affidabilità’ che ora era molto influenzato da correnti politiche  - c’era il generale della tal corrente democristiana, quello dei socialdemocratici, dei repubblicani o dei liberali, qualcuno del MSI che pero’ non  era molto influente, anche se diciamoci il vero,  la naturale tendenza del militare di carriera e' un po' quella di essere di
destra e spesso di estrema destra, che pero' come accennato non e' stato affatto promozionale  negli anni della Repubblica, che hanno anche visto greche in odore di partito Socialista e anche paradossalmente di Partito Comiunista. La politica con tutte le sue camarille di correnti, di cordate, di favori interessati e con contropartita, e' diventata  il comun denominatore della carriera anche nelle Forze Armate, afferrando il testimone di quello che era stato il paradigma di affidabilita'  che abbiamo ipotizzato potesse essere fin dall'inizio della nostra storia nazionale  quella sorta di codice non scritto  nel disciplinare le carriere militari a livello di vertice. Non pretendo di essere rimasto addentro di  queste camarille con gli anni del nuovo millennio, dopo il fatidico 2000, pero' bisogna dire che in tempi recentissimi e precisamente durante la recente ignobile farsa della pandemia  si sono potuto vedere quelle antiche discrasie tra glialtissimi  gradi militari che avevamo osservato  ad esempio per Tancredi Saletta e Baldissera, per Badoglio e Caviglia, Di Robilant e Giardino, ancora Giardino e Di Giorgio : ecco così che da una parte si aveva un Generale  a tre stelle che compiaceva a tutto campo la discrasia del governo e le disposizioni dell'ordine distopico mondiale di bieca limitazione di tutte le liberta'  e che platealmente minacciava di perseguire  coloro che non ottemperavano a tali disposizioni  (prima fra tutte lo iatrogeno vaccino e conseguentemente il possesso dell'infame lasciapassare (loro lo chiamavano all'inglese green pass) , stanandoli casa per casa e costringendoli con le buone o le cattive a uniformarsi alla gran massa della popolazione, dall'altra un Generale che 
aveva meno stelle e meno pompose e ridicole file di nastrini (ricordo che quando collaboravo con il Gen.Emanuele Lazzarotti negli anni settanta ad articoli sulla Rivista Militare e Storia Illustrata  e questi aveva il grado di Generale di Divisione, alla mia domanda quando sarebbe divenuto Generale di Corpo d'Armata mi rispose perentorio "mio caro io non posso andare oltrre il grado di  Generale di Divisione " 

 

 

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