mercoledì 23 luglio 2025

IL SUPER (ES) GATTO di SCHRODINGER

 

Quando nel 1935, Erwin Schrödinger, uno dei piu' originali e geniali fisici quantistici , di nazionalita' austriaca classe 1883 , ex combattente della Grande Guerra, quindi non piu' tanto ragazzino come Heisenberg, Pauli, il nostro Fermi o un ancora non scomparso Maiorana, ideo' l'esperimento mentale del suo controverso gatto nel contempo vivo e morto, non immaginava certo che tale "divertissement" sarebb divenuto una delle piu' famose icone culturali di ogni epoca e nel contempo l'enigma filosofico per eccellenza sulla scia dei vari "essere o non essere"o " Rosencratz e Guildstern sono morti" tanto per rimanere in ambiro Shakesperiano. L'esperimento e' noto : Schrödinger immaginò un gatto chiuso in una scatola, intrappolato in una situazione alquanto inusitata e concettualmente assurda , e cioe' vivo e morto allo stesso tempo, almeno fino a quando un osservatore non avesse aperto il coperchio della scatola. In ambito non strettamente pertinente di fisica quantistica il paradosso può sembrare un’assurdità, che significa essere vivi o morti nel contempo? Be' erano passati otto anni dal famoso congresso di Bruxelles della Solvay dove si erano scontrate le tesi di Einstein e Bohr e c'era stata quella famosa affermazione di Einstein "Dio non gioca a dadi con l'universo" Gli anni a venire avevano decretato la prevalenza della tesi di Bohr che si basava sul principio di indeterminatezza del suo allievo Heisenberg che era un vero e proprio fumo negli occhi per il nostro Erwiin Schrodinger che, voglio essere maligno, per me, quando aveva ideato la sua famosa equazione del collasso della funzione d'onda di cui tutto sommato l'esperimento del gatto era una sorta di conseguenza paradossale, pensava proprio al suo acerrimo rivale di pensiero. Suggestivo immaginare che il gatto di Schrodinger potrebbe avere il pelo rossiccio dei capelli di Heisenberg. La verita' e ' che in quel 1935 a 52 anni suonati, Schrodinger non pensava affatto a formulare un nuovo principio fisico, per quello c'erano stati le sue ricerche sulla meccanica ondulatoria e sopratutto la funzione "psi" per descrivere un'onda di materia nello spazio, e qiuindi il collasso di tale funzione come principio dell'accadere fenomenico della realta' ; quello che gli
premeva era di sottolineare le strane conseguenze giustappunto di tale collasso ove Il "suo" gatto, collocato al limite tra due stati opposti, si caricasse di valenze talmente composite da riflettere i paradossi dell'intera percezione della realta' . Uno specchio! ecco uno specchio di riflessione della nostra percezione fatta di continui collassi, come quelli del mito di Narciso che si trova al limitare del ruscello che innesca la riflessione e quindi il collasso che sprofonda nel nulla (o forse solo del mistero) della morte . Ed eccoci quindi ricondotti per tutt'altro cammino al crocicchio freudiano della pulsione di morte in Al di la' del principio del piacere di 15 anni prima (1920). Un ben diverso crocicchio di quello, tutto sommato banalotto, della Focide, in cui si consuma l'incontro/scontro di Edipo con il padre Laio che inneschera' il famoso complesso di Edipo e la figura simbolica, ma poco metaforica che Freud non aggiornera' mai, neppure dopo il ribaltamento della sua concezione strutturale della percezione psichica, rimanendo quindi fermo con le sue tre costruzioni dell'accadere psichico Io , Es e super Io, ma non avendo avuto la forza di aggiungere una quarta figura quella di un "Super Es" correlata alla morte e quindi al mito di Narciso e non a quello di Edipo. Ecco che Schrodinger che fa affondare il suo
paradosso nella teoria della sovrapposizione quantistica, una proprietà descritta dall’equazione di Schrödinger stessa, ovvero nel mondo dell'infinitamente piccolo, si affianca non si sa quanto consapevolmente alla teoria della pulsione dio morte di Freud dove il paradosso del suo gatto potrebbe anche esssere inserito nei termini freudiani del trovarsi al cospetto di quel
diaframma di riflessione tra vita e morte (Narciso). ove particelle come elettroni e fotoni non "sono" in un solo stato, ma in una combinazione di stati contemporaneamente ove tale bizzaria sembra scomparire nel mondo macroscopico: un gatto non viaggia istantaneamente in due luoghi diversi né appare contemporaneamente vivo e morto.
Il paradosso, quindi, solleva una domanda essenziale: quando avviene il passaggio dal microcosmo al nostro mondo quotidiano? È merito dell’osservatore? Del nostro modo di interpretare la realtà? Oppure della natura stessa della realtà, che forse è molto più "sfumata" di quanto immaginiamo? Immanuel Kant, secoli prima che Schrödinger formulasse il suo paradosso, aveva sostenuto che la realtà non è mai accessibile direttamente. Esiste sempre una "mediazione" della nostra mente, che organizza ciò che percepiamo secondo categorie come spazio e tempo. Ma la fisica quantistica sembra spingerci oltre il pensiero kantiano, suggerendo che la realtà stessa potrebbe dipendere dal nostro atto di osservarla. Va evidenziato come la metafora del gatto di Schrödinger si è insinuata ovunque: dai manuali di psicologia ai romanzi di fantascienz, da video musicali, fino alle rubriche che circolano sui social. Dietro questa leggerezza, però, si nasconde un pensiero complesso e provocatorio: il gatto incarna l’incertezza della nostra conoscenza e la fragilità del nostro modo di pensare alla realtà.
Il gatto non appartiene solo a fisici e filosofi. In un certo senso, Schrödinger ha creato uno strumento che ci invita a vedere le connessioni tra discipline diverse: fisica, filosofia, arte, psicologia. La sua scatola diventa una metafora del nostro stesso universo, in cui rimangono più domande che risposte. Per esempio, nel campo della psicologia moderna, il paradosso del gatto è a volte usato per spiegare il concetto di ambiguità cognitiva. Accettiamo facilmente l’idea che alcuni eventi possano avere più di un'interpretazione, ma è molto più difficile accettare che qualcosa possa "essere" due cose contemporaneamente.
Racchiudere il Gatto di Schrödinger in una singola interpretazione è impossibile, ma forse questo è il vero significato che il paradosso ci offre. È un invito a pensare in modo diverso. Un incoraggiamento a spingerci oltre i confini delle nostre certezze. Un promemoria che l'universo è infinitamente complesso e che, come il gatto, anche la nostra visione del mondo è
LEIBNIZ E IL CALCOLO INFINITESIMALE 
una sovrapposizione di ipotesi, punti di vista e misteri ancora da esplorare.
In fondo, il vero protagonista di questa storia non è solo il gatto, ma noi stessi. Quanto siamo disposti ad accettare che il nostro modo di guardare la realtà potrebbe essere soltanto una delle tante versioni possibili? È questo il lascito del paradosso. Non la risposta, ma la domanda. una domanda formulata in termini reali, ma anche immaginari , sia con pensieri che con numeri e in un diverso calcolo infinitesimale, che magari si rifa' a quella "vis viva " del filosofo e matematico Leibnniz, che piu' che a integrali e a derivate si sofferma in limiti, limiti con coefficiente a infinito. Una curiosita' infinitesimale.

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IL SUPER (ES) GATTO di SCHRODINGER

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