mercoledì 29 ottobre 2025

NON MARCEREMO DOVE IL DUCE VUOLE

 

Ieri ricorreva il 103° anniversario della Marcia su Roma  e a me  quelle colonne di gente ardita, sprezzante,  le camicie nere con  le medaglie sul petto , i fez, i pantaloni sbuffati , le camionette , i gagliardetti e le scritte roboanti, sono sincero fanno sempre un certo effetto -  proprio il netto contrario, e questo sto parlando di impressioni che risalgono alla prima infanzia , delle masse scomposte di operai e comunque gente non bella a vedersi, vestite malamente con inni sgradevoli alle orecchie e soprattutto al cuore, quali ricordavo per la festa del primo maggio a Roma al quartiere Trionfale  o a san Giovanni, sempre vicino ad osterie,  tra puzza di vino e di sigarette tipo Alfa e Nazionali . Vuoi mettere, non solo con le squadre tipo “La disperata” ma anche  con  le parate successive  con , perche’ no il famoso Passo Romano,  gli stivaloni e le grida di eia eia alala ‘?

Vuoi mettere, occorre precisarlo, in uno come me , con la mia storia, la mia tradizione, anche molto rimaneggiata, quasi ad ossequio del “Cavalcare la tigre” di Evola  - tradizione senza tradizione  - Tutta un’altra storia, ma questa affermazione assume,  vieppiu’ un significato,  direi significante paradigmatico e anche curioso, perche’ informa la concezione che ho del fascismo, della sua storia e della sua possibilita’ in consuntivo, che mi fa  andare a tirare in ballo il meccanismo dell’Integrale sui cammini del celebre fisico quantistico Richard Feynman , una sorta di teorema ideato nel 1948, ovvero l’anno della mia nascita  al quale fin dal 1965 sono stato sempre legato comepossibilita’ di integrare appunto diversi percorsi e quindi stabilire l’opportunita’ di una alternativa , non dico in termini di “reale” ma di immaginario si – un po’ comese decidessi di utilizzare numeri negativi e proiettarli,
si da pervenire appunto alla invenzione dei numeri immaginari (XVII secolo  - Leibniz e Newton e le loro disquisizioni e controversie sul calcolo infinitesimale, ovvero avvalersi di quella opportunita’ dello immaginario  per cambiare il reale  e poi magari coniugarlo con esso in un ritorno al positivo e procedere con i nostri calcoli , infinitesimali o meno che siano. Alla base di questo ambaradam concettuale c’è una profonda disistima per il personaggio di Benito Mussolini, che ho sempre avuto quando ero militante del MSI, nel lontano 1963 e mi creava in seno al partito non pochi problemi con litigi, alterchi anche venute alle mani con persone che avrebbero dovuto condividere i miei ideali se non proprio politici, perlomeno storici. No, Mussolini non potevo proprio mandarlo  giu', espressione in gioventu'  e anche maturita' di quel socialismo estremo, massimalista si diceva a quell'epoca, che ha sempre rappresentato per me la quintessenza del disprezzo e anche disgusto come tutto cio', d'altronde, che attiene al mondo economicco dei bottegai fondato sul denaro e sul commercio nelle sue due solo apparentemente diverse accezioni del padrone (il capitalista) e del garzone (il comunista) in realta', come giustamentente ha sempre osservato Evole le due facce della stessa medaglia per chi comunque accetta le regole di un determinato gioco, che nella fattispecie coincide con il fattore economico : Provenienza quindi da quel baratro del pensiero che e' il marxismo e  nelle sue forme piu' estreme , per abbracciare poi la piu' spudorata conversione per meri
motivi  economici (il piu' che dimostrato mercimonio alla base del suo voltare gabbana nel 1914 in merito al porsi come neutralista o interventista rispetto alla guerra europea e il farlo di poi, dalla parte piu' meschina quella delle potenze commerciali e,  direbbe Schmitt, marittime ovvero mercantili e bottegaie capitanate dall'Inghilterra, contravvenendo a quei principi di lealta', onore quale ci si sarebbe aspettato da una nazione legata da un piu' che trentennale patto di alleanza. Da campione della neutralita' all'ambigua formula  dell'articolo sula neutralita' attiva e operante fino al piu' fervente interventismo, in pochi mesi,  anzi giorni, si puo' leggere, per chi lo voglia leggere, una sorta di manifesto del tradimento piu' sordido, del mercimonio piu' pronunciato. Quella foto poi che lo ritrae nell'ologramma della Marcia su Roma, tutto azzimato con cravatta e ghette, attorniato dai suoi guerrieri, la trovo addirittura una provocazione, l'emblema stesso del compromesso e anche dell'ingiustizia, insomma la rivoluzione in vagone letto come spesso si e' alluso: una sorta di contrappasso  agli uomini che bene o male si erano messi in gioco, rischiando anche piu della faccia:  Italo Balbo che prende la situazione a Perugia e decide di marciare su Roma, a Bottai che occupa la sediziosa  san Lorenzo, a Grandi, a Ciano  e agli altri protagonisti, magari sconosciuti ai piu' ma non a me,  come il sig. Armenio N. (cl.1903) segretario in quel 1963 della sezione Ponte Milvio del MSI, che era stato volontario a 15 anni negli arditi  sul Piave, al vicino di casa sig. Tedeschi ragazzo del '99, anche lui reduce del Piave, che era nella Marcia su Roma  addetto alla tenda di Ciano Padre, il Costanzo della
Beffa di Buccari con D'Annunzio, medaglia d'oro. Tradizione che ti passa vicino e la fai tua proprio come consigliava Evola, ma che e' imperfetta, inadeguata e carente,  e proprio sul protagonista. Non va neppure dopo quando dismette caicie inamidate e ghette e indossa l'uniforme, prima quella di Generale della Milizia, poi quella tracotante di Primo Maresciallo dell'Impero, con quel gruppetto di medaglie tra cui la croce di guerra , la decorazione che attestava la presenza per almeno tre mesi in  "zona battuta dall'artiglieria nemica" concessagli solo nel 1923 ovvero quando  era Presidente del Consiglio     

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