sabato 5 luglio 2025

LA GRECA COME PARADIGMA


Una costante di inefficienza, improvvisazione  e sostanzialmente  una diffusa incapacità, queste, accennavo nel precedente articolo  su questo stesso Blog, sono  le caratteristiche  peculiari della classe dirigente  italiana dello specifico militare dalla sua unificazione e anche prima se vogliamo assumere  la dinastia dei Savoia come antecedente storico e politico (di certo non la Roma della Repubblica con gli Scipione, i Mario, i Cesare, ma neppure quella delle compagnie di ventura di un Muzio Attendolo Sforza o di un Giovanni dalle Bande Nere). Un  Ducato di Savoia dove come e’ stato osservato il suo esponente  piu’ celebrato Eugenio, dovette rivolgersi all’estero per vedere apprezzate le sue qualita’. Abbiamo anche pero’ osservato che non basta riferirsi alla tradizione  non proprio illustre dei Quadri Generalizi savoiardi per giustificare tale inefficienza, dato che nel processo di unificazione  nazionale dal 1848 al 1866 furono accolte numerose provenienze nella formazione di tali quadri, da quella dei precedenti Stati della penisola, primo fra tutti il Regno Borbonico delle Due Sicilia, alla componente garibaldina, a quella di rivoluzionari arruffa-popoli con l’esempio piu’ illustre di Garibaldi, fino addirittura a quella di ufficiali provenienti dall’esercito asburgico che era stato il nostro nemico principale . Come si spiega dunque che salvo pochissime eccezioni, qualsivoglia sia stata la provenienza, il livello dei nostri Generali si sia mantenuto molto basso. Abbiamo visto come cio’ fu assoluto nella prima prova sul campo che il novello esercito dovette affrontare e cioe’ nel 1866, ancora contro l’Austria che ci sconfisse inesorabilmente a Custoza rinnovando così l’insuccesso del 1848 dove paradossalmente entrambi le direzioni operative  che erano state divise tra La Marmora  e Cialdini  rispettivi rappresentanti della componente sabauda e quella di ex rivoluzionaria, si eguagliarono in ineffienza,  salvandosi solo in parte la componente garibaldina che riusci’ a riportare qualche secondario successo nel quasi irrilevante fronte trentino bella sona di Bezzecca e del Monte Suello.  Meglio molto meglio per il non troppo glorioso esercito nazionale rifarsi contro i Briganti del Mezzogiorno o nella repressione della citta’ di Palermo insorta in quello stesso 1866 e tenuto il dominio della citta’ per sette giorni e mezzo  (proprio con tale denominazione “rivolta del Sette e mezzo” è passata alla storia, non pero’ per i libri di scuola e per l’opinione generale ): Qui contro la popolazione civile, contro sparuti briganti o anche  esercituzzi da operetta come quello pontificio del 1870 i veri Cialdini, La Marmora, Govone, Pianell, Durando, Mezzacapo, Sirtori (come si vede sto mettendo nel calderone sia generali sabaudi, che ex borbonici e ex rivoluzionari e garibaldini)   non ebbero molti problemi  a far luccicare le sciabole e lustrare la greca generalizia: Passano una decina d’anni ed ecco che il problema torna a farsi pressante:  si va in Africa , con una spedizione comandata da un Tenente Colonnello di 45 anni che promette di andare lontano Tancredi Saletta  che occupa la cittadina di Massaua dando così avvio alla avventura della prima csmpagna africana del giovane Regno: Perche ‘ dico “promette di andare lontano” perche’ mi sembra che proprio col Tancredi Saletta si faccia emblematica quella sorta di passaporto istituzionalizzato per la carriera, ovvero un dato ufficiale di solito gia’ in aria di appartenenza a ruoli di Stato maggiore,  viene preferenziato in virtu’ di non meglio individuate peculiarità’ in cui concorrono varie prerogative,  tipo la nascita e un certo stato sociale, l’appartenenza alla Massoneria, la frequentazione della Scuola di Guerra di Torino che si fa in tre anni  di solito dal grado di Capitano, insomma una serie  di peculiarita’ che vengono ascritte nelle temutissime note referenziali e costituiscono il ruolino di marcia trionfale  per la carriera. Eppure, Signori, a mio parere non e’ la nascita, la massoneria, le conoscenze, le raccomandazione e meno che mai il merito personale,  l’arcano che designa l’ufficiale che diverra’ Generale e ascendera’ ai ruoli piu’ ambiti, quelli con la corona d’oro bordata rosso  tra due stellette che designa il Tenente Generale cte effettivo di Corpo d’Armata, non e' tra queste peculiarita' il distinguo che le nostre Forze Armate giudicano indispensabile per ascendere ai ruoli di maggiore prestigio e affidabilita'. Non e' questo il distinguo che le nostre Forze Armate giudicano indispensabile per ascendere ai ruoli di maggiore prestigio e affidabilita'  quello che veramente  fa la differenza e’ il grado di sicurezza di servigio di una certa cordata che risulta essere nel nostro esercito  garanzia di una carriera davvero luminosa. Non la competenza, il merito e lo ripeto, alla fin fine neppure le stesse conoscenze altolocate, le raccomandazioni,  valgono quanto una personalita’ scevra di colpi di testa, ligia alle regole, all’ubbidienza, alla sollecita e ossequiosa  osservanza di  quella famosa cordata che ieri poteva ’ essere meridionalista o piemontese  o ex rivoluzionaria, oggi di una certa corrente politica, di certe pressioni finanziari una certa cordata . Il famoso adagio:  “essere imbecilli non e’ indispensabilie ma aiuta “ vale all’ennesima potenza per le nostre strutture miulitari, ma forse in questo sono piuttosto settario, in realta’ l’assunto della obbedienza, del docile gregario, vale un po’ per tutti gli specifici  e forse non soltanto in Italia. Uuuuuh ma che dici ? Allora tutti i nostri Generali e anche i nostri banchieri, i nostri capitani di industria sono tutti imbecilli? E magari che i vertici dei paesi stranieri sono tutti imbecilli? Be’ a guardare le facce di certi premier, di certi grandi magnati, chesso’ i Rotschild, i Rockfeller,e non parliamo dei  politici (il caso limite di Biden resta emblematico, ma non e’ che i vari Macron, Trudeau o i nostri Renzi , conte, Draghi, Speranza,  brillino in acume ) viene da dedurre che quel vecchio adagio sia  davvero una regola; Non vorrei comunque uscire dal seminato e pertanto torniamo al nostro esercituzzo e ai nostri Generalucci tanto denigrati ….suvvia ci sono anche state le eccezioni e ci sono ancora : una figura come il generale Roberto Vannacci sta li’, anzi qui, proprio oggi a dimostrarlo : cultura, arguzia, dialettica,  intelligenza ...in quanto a ieri pero’ le cose vanno maluccio
perlomeno fino alla Grande Guerra : ho fatto cenno a quell’ufficiale Tancredi Saletta che nel 1885 guido’ l’occupazione di Massaua   che mi pare risponda ottimamente a quel tipo di carriera incanalata  a prescindere dai meriti: nominato Colonnello subito dopo l’operazione , dovette cedere il governatorato di Massaua al gen. Gene’, ma appena  due anni dopo, subito dopo l’eccidio di Dogali, promosso Maggior Generale torno’ alla direzione del contingente italiano preparando il
terreno alla ulteriore  spedizione del gen. Asinari 
di san Marzano che avrebbe dovuto riparare alla scotto di Dogali. Rimpatriato  nel 1888 ebbe incarichi di Stato Maggiore e comandi operativi sempre piu’ rilevanti fino all’incarico di Capo delle Stato maggiore  dell’Esercito di cui fu in assoluto il generale che lo fu piu’ a lungo  (ben 12 anni dal 1896 al 1908).  In questo periodo stante l’operativita’ del teatro africano cominciarono ad emergere i prodromi di quelli che sarebbero diventate eccezioni, tipo il Gen. Baldissera  che pero’ proveniente
dall’Esercito asburgico dove aveva raggiunto il grado di capitano e si era anche guadagnato l’Ordine di
Maria Teresa, aveva una competenza inusitata rispetto ai suoi pari grado. Fu probabilmente proprio questa competenza in piu’, prettamente militare che lo spinse a non condividere un tipo di strategia  piu’ politica che militare di personaggi legati a Francesco Crispi , un sedicente conte Pietro Antonelli che era rappresentante in Africa del Ministro degli Esteri e un Generale ex garibaldino, piu’ giornalista e politico che militare  Oreste Baratieri  che appoggiavano il ras dello Scioa’ Menelik  per farlo diventare Negus Neghesti (re dei re) . La riuscita del piano, ovvero l’ascesa al trono imperiale di Menelik  porto’ allla liquidazione di Baldissera  che invece aveva tenuto per Ras Makonnen, ma porto’ anche al celeberrimo incidente di Uccialli ovvero il trattato che era stato firmato da Antonelli che avrebbe dovuto sancire una sorta di protettorato dell’Italia sull’Impero etiopico , ma che Menelik non si perito' minimamente di osservare. Baldissera andava via e Baratieri diventava Governatore dell’Eritrea per i successivi 5 anni, fatti di continui scontri e disordini  con l’Etiopia fino a addivenire ad una propria guerra nel 1895 con Menelik e tutti i suoi Ras, anche Makonnen che ne avevano accettato il predominio. In questo periodo di turbolenze  si fecero le ossa una serie di Ufficiali  che troveremo anni dopo ai vertici del potere militare pur esulando da quella sorta di “carta di affidabilità’ non scritta, non ratificata, ma pure sempre vigente  di cui abbiamo fatto cenno, militari che erano all’epoca dei fatti, da poco ufficiali superiori  come Tommaso Salsa, Giovanni Ameglio, alcuni dei quali caddero in battaglia come Toselli, Galliano, Turritto, e financo uno stuolo di ufficiali inferiori  come Caviglia, Di Giorgio, Santini,  La famosa carta di affidabilità’ invece contraddistingueva sia pure in quel contesto remoto la genia degli ufficiali generali  che erano  alla diretta dipendenza di Baratieri  alcuni pur contestandolo ferocemente come Albertone e soprattutto Arimondi  e che furono correi nel portare l’esercito al disastro della battaglia di Adua . Va notato che lo stesso Crispi, capo del Governo che in tutti quegli anni aveva spasmodicamente  sostenuto il suo ex commilitone nella campagna dei Mille, si era reso conto che si andava  verso una sonora sconfitta (arrivo’ a chiamare “tisi militare” il portamento  tenuto appunto in quegli ultimi mesi , anzi  forse proprio tale espressione fu determinante nell’indurre  Baratieri ad attaccare sconsideratamente  con  le sue forze tra nazionali e indigeni affiliati,  ammontanti a poco piu’ di 15 uomini, l’esercito Imperiale forte di oltre centomila uomini che si era pericolosamente  avvicinato al confine con la colonia dei possedimenti italiani.), e quindi a chi si era
rivolto per cercare di  scongiurare il disastro? ovviamente a quel generale che piu' di ogni altro era al di fuori delle  camarille  dei Superior Comandi, Antonio Baldissera l'ex ufficiale asburgico  che purtroppo pero' non fece in tempo a impedire la catastrofe. Non e' un caso che un altro Ufficiale proveniente dall'esercito asburgico Carlo Caneva  cl.1845  che aveva preso parte alla prima guerra d'Africa fu nominato  comandante Suppremo della seconda  in Libia nel 1911, quindici anni dopo , fortemente voluto da un altro Generale, Albero Pollio Capo di S.M. che era succeduto nel 1908 al Tancredi Saletta  e che piu' che mai era espressione di quel tacito dictat che disciplinava la carriera  dei generali italiani.  

 

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