Una costante di inefficienza, improvvisazione e sostanzialmente una diffusa incapacità, queste, accennavo nel precedente articolo su questo stesso Blog, sono le caratteristiche peculiari della classe dirigente italiana dello specifico militare dalla sua unificazione e anche prima se vogliamo assumere la dinastia dei Savoia come antecedente storico e politico (di certo non la Roma della Repubblica con gli Scipione, i Mario, i Cesare, ma neppure quella delle compagnie di ventura di un Muzio Attendolo Sforza o di un Giovanni dalle Bande Nere). Un Ducato di Savoia dove come e’ stato osservato il suo esponente piu’ celebrato Eugenio, dovette rivolgersi all’estero per vedere apprezzate le sue qualita’. Abbiamo anche pero’ osservato che non basta riferirsi alla tradizione non proprio illustre dei Quadri Generalizi savoiardi per giustificare tale inefficienza, dato che nel processo di unificazione nazionale dal 1848 al 1866 furono accolte numerose provenienze nella formazione di tali quadri, da quella dei precedenti Stati della penisola, primo fra tutti il Regno Borbonico delle Due Sicilia, alla componente garibaldina, a quella di rivoluzionari arruffa-popoli con l’esempio piu’ illustre di Garibaldi, fino addirittura a quella di ufficiali provenienti dall’esercito asburgico che era stato il nostro nemico principale . Come si spiega dunque che salvo pochissime eccezioni, qualsivoglia sia stata la provenienza, il livello dei nostri Generali si sia mantenuto molto basso. Abbiamo visto come cio’ fu assoluto nella prima prova sul campo che il novello esercito dovette affrontare e cioe’ nel 1866, ancora contro l’Austria che ci sconfisse inesorabilmente a Custoza rinnovando così l’insuccesso del 1848 dove paradossalmente entrambi le direzioni operative che erano state divise tra La Marmora e Cialdini rispettivi rappresentanti della componente sabauda e quella di ex rivoluzionaria, si eguagliarono in ineffienza, salvandosi solo in parte la componente garibaldina che riusci’ a riportare qualche secondario successo nel quasi irrilevante fronte trentino bella sona di Bezzecca e del Monte Suello. Meglio molto meglio per il non troppo glorioso esercito nazionale rifarsi contro i Briganti del Mezzogiorno o nella repressione della citta’ di Palermo insorta in quello stesso 1866 e tenuto il dominio della citta’ per sette giorni e mezzo (proprio con tale denominazione “rivolta del Sette e mezzo” è passata alla storia, non pero’ per i libri di scuola e per l’opinione generale ): Qui contro la popolazione civile, contro sparuti briganti o anche esercituzzi da operetta come quello pontificio del 1870 i veri Cialdini, La Marmora, Govone, Pianell, Durando, Mezzacapo, Sirtori (come si vede sto mettendo nel calderone sia generali sabaudi, che ex borbonici e ex rivoluzionari e garibaldini) non ebbero molti problemi a far luccicare le sciabole e lustrare la greca generalizia: Passano una decina d’anni ed ecco che il problema torna a farsi pressante: si va in Africa , con una spedizione comandata da un Tenente Colonnello di 45 anni che promette di andare lontano Tancredi Saletta che occupa la cittadina di Massaua dando così avvio alla avventura della prima csmpagna africana del giovane Regno: Perche ‘ dico “promette di andare lontano” perche’ mi sembra che proprio col Tancredi Saletta si faccia emblematica quella sorta di passaporto istituzionalizzato per la carriera, ovvero un dato ufficiale di solito gia’ in aria di appartenenza a ruoli di Stato maggiore, viene preferenziato in virtu’ di non meglio individuate peculiarità’ in cui concorrono varie prerogative, tipo la nascita e un certo stato sociale, l’appartenenza alla Massoneria, la frequentazione della Scuola di Guerra di Torino che si fa in tre anni di solito dal grado di Capitano, insomma una serie di peculiarita’ che vengono ascritte nelle temutissime note referenziali e costituiscono il ruolino di marcia trionfale per la carriera. Eppure, Signori, a mio parere non e’ la nascita, la massoneria, le conoscenze, le raccomandazione e meno che mai il merito personale, l’arcano che designa l’ufficiale che diverra’ Generale e ascendera’ ai ruoli piu’ ambiti, quelli con la corona d’oro bordata rosso tra due stellette che designa il Tenente Generale cte effettivo di Corpo d’Armata, non e' tra queste peculiarita' il distinguo che le nostre Forze Armate giudicano indispensabile per ascendere ai ruoli di maggiore prestigio e affidabilita'.
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