lunedì 14 settembre 2020

CLASSICISMO E PESTE

 

Voglio riportare a proposito di malattie, contagi, epidemie nella storia ed effetti da queste iatture indotte sulle popolazioni, addirittura sulla civiltà una discussione che ebbi... o meglio una lezione che mi impartì uno che considero uno dei miei maestri diretti Manfredo Tafuri, che ebbi modo di frequentare anche privatamente perchè ero intimo amico di suo cognato Sandro Rapisarda. Ebbene lui che era un mostro per la critica dell' architettura, a mio parere una spanna sopra anche ai più valenti tipo Bruno Zevi, Benevolo, Gidion, Argan, mi fece una volta a cena, insolitamente affabile, forse perchè io avevo portato un sventolona svedese, che indubbiamente doveva avergli fatto un certo effetto "ma tu lo sai Mario, che se non ci fosse stata la Grande Pandemia di peste del 1348, non avremmo avuto ne' Classicismo, ne' Rinascimento, quindi niente Brunelleschi, Bramante, Michelangelo e neppure niente Bernini e Borromini e con tutta probabilità non ci sarebbero state le straordinarie scoperte scientifiche del quattrocento e neppure la scoperta dell'America" Alla mia perplessità, eccolo espormi la sua teoria un pò preferenziata da un punto di vista artistico/architettonico, ma a approfondire bene, anche al di là del dato eminentemente artistico, plausibilissima. La tesi di Manfredo Tafuri che poneva il Classicismo direttamente correlato alla peste nera, individuava nell'emergenza di un mondo spopolato appunto dall'epidemia, che aveva fatto 20 milioni di morti, l'abbandono dell'esperienza artistica gotica che faceva leva sulla trasmissione dell'esperienza della varie manovalanze artigiane, spesso e volentieri identificabili in una intera comunità cittadina, come riportato da Le Corbusier nel suo libro "Quand les Chatedrales etaint blanches" a proposito appunto della cattedrale del Paese che esprimeva appunto nel suo linguaggio di pietra la coralità dell'intera comunità cittadina, in ogni apporto del singolo che vi concorreva con la sua opera e col suo specifico. Interrotta giustappunto tale corale trasmissione di esperienze, senza potervi più far ritorno stante l'urgenza della contingenza che poneva l'emergenza di ricostruire in fretta strade, piazze, edifici, attrezzature igieniche v'era invece la necessità di far ricorso ad un codice di pronta applicazione, quale si presentava ad esempio quello desunto da una serie di ritrovamenti archeologici di antiche pratiche costruttive (un esempio classico il De re aedificatoria di Vitruvio) che potessero uniformarsi al pronto impiego nelle varie occasioni progettuali, nell'ambito sopratutto cittadino (come fatto cenno, una piazza, una strada, un edificio pubblico, una chiesa, una cupola etc) di cui tra l'altro se ne potevano misurare le correlazioni di impatto urbano grazie alla scoperta dello strumento tecnico della prospettiva. Un codice quindi tratto dall'antico , piegabile alle nuove esigenze emerse dal ripensamento del mondo dopo la grande tragedia, la cui efficacia e validità riposava nell'essere appunto una sorta di pellicola (l'ordine onico, Dorico, corinzio, la trabeazione, il capitello, l'arco, la cupola etc) da applicare alla bisogna e da non sottoporre ad eccessiva verifica, pena la perdita di questa straordinaria valenza di pronta adattabilità ad ogni circostanza, tra l'altro perfettamente prevedibile e addirittura misurabile grazie alla prospettiva che poteva applicarsi a livello di ciascun manufatto-esemplare la vicenda artistica di un Filippo Brunelleschi che praticamente ha un esempio per ogni tipo edilizio (dalla più famosa Cupola, ad una piazza, una chiesa, una via , un ospedale) ma che troverà anche un esemplificazione a livello di una intera città , ovvero il Rossellino per la Pienza di Papa Pio II Piccolomini e il secolo dopo, l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti a Ferrara. All'epoca (1971) trovai tale teoria entusiasmante, ma per capirla bene e sopratutto porvi una correlazione colla situazione attuale, bisogna che approfondiamo alcuni punti che sono da compendio al dato prettamente artistico sociale e anche codicistico. A monte difatti della Grande Pandemia del 1348, che in pochissimo tempo spopolò il mondo facendo oltre 20 milioni di morti, va analizzata al dettaglio la situazione che consentì al morbo di svilupparsi : tra il X secolo e gli inizi del XIV si assistette in Europa a una lenta ma costante crescita della popolazione, che arrivò a raddoppiare in Francia e in Italia e addirittura a triplicare in Germania. Ciò fu favorito da una stabilizzazione delle strutture politiche che portò maggior sicurezza e a un periodo di clima mite, conosciuto come periodo caldo medievale. L'economia prosperò: dopo secoli le vie di comunicazione tornarono a essere mantenute in efficienza e così gli scambi commerciali fiorirono spingendosi fin verso il Mar Nero e l'impero Bizantino. All'inizio del Trecento molte città europee contavano oltre 10 000 abitanti, alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia Milano aveva una popolazione di circa 150 000 anime, Venezia e Firenze 100 000, Genova 60 000 mentre Verona, Brescia, Bologna, Pisa, Siena e Palermo si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa 40 000 cittadini. Ma coi primi del '300 , quasi all'improvviso si ebbe un generale peggioramento del clima, passato poi alla storia come “piccola era glaciale”, la produzione non riuscì più a soddisfare la domanda.Tra il 1315 e il 1317 l'Europa fu investita da una grande carestia, come non ne accadevano da tempo che in alcune città, in particolare del nord, portò alla morte del 5-10% della popolazione. Altre carestie si succedettero negli anni seguenti, si ricordano quelle del 1338 e del 1343 che interessarono maggiormente l'Europa meridionale. Tra il 1325 e il 1340 le estati furono molto fresche e umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti e aumentarono l'estensione delle paludi esistenti. Già nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie, si suppone prevalentemente di infezioni intestinali, che provocarono nelle città italiane un deciso aumento della mortalità.Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel 1337 tra il regno di Francia e il regno d'Inghilterra scoppiò un conflitto destinato a durare oltre un secolo. I contadini, impauriti dalla guerra e non più in grado di sopravvivere con gli scarsi prodotti dei loro campi, si riversarono nelle città alla ricerca di sussistenza, andando a creare insediamenti sovrappopolati dalle condizioni igieniche assai precarie, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada e assenza di fognature, con rifiuti organici versati direttamente in strada da finestre e balconi. È questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste, comparsa nei porti del mar Mediterraneo, trovò le condizioni ideali per scatenare una pandemia. La denominazione di "PESTE NERA" contribuì non poco a terrorizzare l'immaginario collettivo : oltre alle devastanti conseguenze demografiche, la peste nera ebbe un forte impatto nella società del tempo. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili del contagio gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla volontà di dio.. Il soggetto della "danza macabra" fu un tema ricorrente delle rappresentazioni artistiche del secolo successivo. Terminata la grande epidemia, la peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi, per quasi scomparire nel XVIII secolo, ma ripresentarsi magari con altri nomi in tempi più vicini e riesplodere improvvisamente oggi in pieno terzo millennio, lasciandoci tutti, è il caso di dirlo, trasecolati. Ecco il punto che ha improvvisamente reso drammatico e urgente il ripensamento di questa modalità della pandemia come un qualcosa che si credeva sepolta nelle nebbie del tempo e che invece ci sta costringendo qui ed ora a misurarci con essa e in una modalità che mai si era provata in passato. Gia' perchè questa volta non e' la spopolamento delle città, non è la minacciosità del morbo, non sono neppure i morti il problema: il problema è "la paura" Come abbiamo analizzato, tutte dico tutte le pandemie della storia dell'umanità avevano a monte un periodo di forte disagio psicofsico di una comunità (guerra, carestia, assedi, carenze alimentari, igiene approssimata etc) e tutte si sviluppavano con segni magari esteriori che sempre e comunque portavano alla morte e quindi al collasso attraverso affezioni delle vie aeree (polmoni, bronchi, alveoli). Ora e qui vige l'insegnamento di Hamer gli organi deputati a veicolare l'aria sono sempre correlati alla paura e basta anche ripercorrere la propria storia personale per verificarne l'assoluta certezza. Che cosa è che mi fa mancare il fiato? una paura , sempre e solo una paura! che cosa è che mi fa boccheggiare alla ricerca di aria? La paura improvvisa e continuata. Ma paura di cosa? sempre di qualcosa collegata al proprio stato, ovvero paura di morire, ma anche magari diminuendo di intensità, la paura di perdere il proprio territorio necessario alla vita (ecco che tornano le guerre, gli assedi, le carestie come eziologia dei successivi conflitti e quindi il loro riverbero sugli organi del corpo che saranno inevitabilmente proprio quelli deputati al veicolare dell'aria). Si ma oggi quale è questo trauma collettivo che ha portato alla situazione attuale ? Non si ravvedono assedi, carestie, neppure guerre: può il disagio collettivo di questo iper consumismo di capitalismo avanzato, la diffusione della pubblicità, la globalizzazione , l'azzeramento di tutti i valori a scapito di un solo valore, quello del danaro, dell'interesse, del mercimonio, dello sfruttamento, può portare a nessun più scambio di valori, ma solo un valore di scambio. Ecco potrebbe essere questo l'erede dello scheletro con la falce che miete vittime: un aggiornamento del quadro il trionfo della morte di Palazzo Abbatellis a Palermo che diviene "il trionfo della Paura" Quanto mai risibile la tesi avanzata anche nelle epidemie del passato che a provocare la epidemia e quindi il contagio sia una questione di batteri provenienti da animali (pulci, ratti, scimmie, pipistrelli e chi più ne ha più ne metta). Come si vede siamo tornati allo stesso punto, tutti i nostri strombazzati progressi della nostra tanto decantata scienza, della nostra efficacissima medicina, ci hanno riportati alle stesse considerazioni dell'uomo del 'trecento', difatti la Paura si pasce immediatamente dal trovare qualcuno cui dare la colpa; e chi se non, subito dopo i poveri animali della nostra quotidianità che sono un effetto delle condizioni in cui si trovano a vivere e non la causa, quei microorganismi che non si vedono, ma parimenti concorrono alla nostra rovina? Questo difatti darebbe spago alle tesi del microbo colpevole di Pasteur e quindi alla validità della pratica dei vaccini. Ma se invece perseguissimo Ie tesi opposte che propugnava Bechamp rivale e contraddittore di Pasteur che si riferiva piuttosto alla tesi di Barnard che aveva affermato il ben noto principio "Il microbo è nulla, il terreno è tutto" Tesi che riprenderà sopratutto Hamer per correlare la funzione dei microbi simbionti col corpo umano ai vari foglietti embrionali e quindi ad una modalita' di azione più di supporto alla difesa e reazione da un trauma esterno, che di offesa. Pensiamoci sopra perchè i poveri ratti o pulci dovrebbero essere colpevoli? questi vengono dopo e non prima dell'insorgere di uno stato che ne favorisca la loro diffusione, ecco tipo ad esempio la sporcizia, le scarse condizioni igieniche, determinate altre mallevorie ed anche il decadimento delle facoltà psicologiche dell'essere umano, tipo uno stato di prolungata carestia, una guerra, sempre e comunque stati prolungati di enorme disagio ad eziologia del fatto pandemico e non topi, pulci o altri innocentissimi animali . Innocenti come d'altronde batteri, funghi , virus che funzionano più a mò di pompieri in un incendio e cioè di soccorso, di aiuto, che di danno e meno che mai di causa: Certo è ovvio e naturale che questo modo di ragionare , alla Bernard alla Bechamp e non alla Pasteur, non incontra nessun favore, come non ne ha mai incontrato, neppure sul finire dell'ottocento, alle lobbies farmaceutiche e alle case produttrici di vaccini, nonche' un pò a tutta la medicina fondata su di una pseudo prevenzione delle affezioni, che è sostanzialmente la medicina ufficiale ed eminentemente iatrogena

Nessun commento:

Posta un commento

LA COAZIONE AL DISEGNO

  Mi ha sempre intrigato  la ricorrenza di determinati segni e disegni in tutto l'universo : dalla spirale primordiale all'elica de...