venerdì 20 novembre 2020

MELANGE FREUD-HAMER

 

Freud, Hamer e perchè no? Galilei
Io che ho sempre posto i 35 anni come limite estremo, quindi l'onta degli -anta, io che mi aggiravo come un fantasma per la città il 1 gennaio del 2000, inebetito e per nulla contento di esser-ci ancora e aver, non solo contraddetto la risposta a mio padre, atmosfera delle Olimpiadi di Roma, Wilma Rudolph, Berruti, Abebe Bikila, quando sul refrain della canzoncina di Bruno Martino "nel duemila, noi non mangeremo più nè bistecche, nè ravioli col ragù...aveva detto a zio Jo, "bhe l'unico che forse vedrà il 2000 è Mario!" e io di rimando "e che sei matto! mi vuoi proprio male se mi vuoi far arrivare a 52 anni!" io che sempre, e su diciamolo, ho sempre considerato la vita in genere come sommo male e non parliamo poi la vecchiaia, io col mio odio per il futuro e quindi le loro portatrici più accreditate : le madri, con la loro terrificante (per me, parlo sempre per me) peculiarità (e questo non solo nel particolare per via dei contrasti con la madre personale, ma filosoficamente e in generale sulla vita considerata solo una passione inutile: la procreazione, quelle tremende considerazioni fatte da quel Gibran, eccomi qui arrivato ad una estrema vecchiezza...poteva mai non essere che istituissi una sorta di programma, con tanto dii fisica quantistica, doppia fenditura, e esercizi di visualizzazione ripresi anche dalla Legge del'attrazione (sui quali sono assai avvezzo) fondato anche su esercizi fisici, corsa, parallele, spalliera, addominali, più saluti al sole dell'Hatha Yoga, serpente della Kundalini, pranayama e perfino un pò di Vipassana? con il sotteso del recupero della forma, dimagrimento, prestanza che facessero da contraltare al "nun ce vole sta" della vecchiaia e tutto sommato all'insegna di quella frase che il maggiore Galliano disse agli ufficiali della difesa del forte di Makalle, frase che mi è sempre rimasta impresso e ha costituito il leit motive di tutta la mia vita "Signori vediamo di finire "bene" c'è quindi la scoperta di precise leggi biologiche che inficiano l'assunto odierno della malattia fondato sulla casualità sfigata o su di una genetica alla quale non ho mai creduto e mettono invece in luce il vero motore di ogni affezione : la paura, o meglio la paura della paura, più una serie di giustificazioni stringenti sullo shock più o meno improvviso e inaspettato come eziologia delle risposte del corpo al trauma, faccio riferimento più alla seconda topica Freudiana con il sotteso della pulsione di morte (Thanatos) al di là del principio del piacere (Eros) e che più che alle fasi dei sistemi simpaticotonico e vagotonico, con una cosidetta "crisi epilettoide" compresa nella seconda manifestazione: sensata, anzi sensatissima, e di guisa sto cercando di mettere in gioco l'Io e l'Es (conscio e inconscio) con le loro specifiche e rispettive reattività : il sintomo e il simbolo Come dicevo nel 1983, immerso nel passaggio dei vari archetipi innescati dalla funzione trascendente del processo di individuazione "C'è qualcosa che mi sfugge! non disturbate il manovratore" o. ricordiamo sempre l'assunto "la vita è un messaggio, ma solo a chi di competenza! Il ragionamento di Freud, invero non fa una grinza: l’apparire della vita ha rappresentato un turbamento nella quiete del pianeta e questi, il pianeta inteso come entità dotato di una sua misteriosa e mai precisata coscienza, in virtù di un ulteriore principio scoperto da Freud : la coazione a ripetere, non fa altro che voler ripristinare lo stato antecedente a tale turbamento : tornare allo stato di quiete, ovvero a quello che c’era prima della vita, l’inanimato, ovvero la morte che ha il suo enunciato nel 2° principio della termodinamica: la morte termica, ovvero l’azzeramento di tutte le forze. Dice Freud stesso: «Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale. Dall’azione congiunta e opposta di entrambi l’impulso di vita e quello di morte scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte» In sostanza anche Hamer fa riferimento ad un medesimo principio, solo che lo fa in termini meno generalizzanti e con peculiarità assai cangianti, contemplando sì la morte come possibilità, ma solo passando attraverso una serie di reazioni biologiche, con però evidenti, più o meno drammatici segnali corporei, Questi segnali, che possono anche preludere alla morte sono nient’altro che le malattie, intese come reazione della nostra unità psico/biologica a quel famoso trauma e al relativo conflitto, reazioni più che provviste di senso,che mettono in gioco il famoso assioma della filogenesi ricapitolata dall’ontogenesi. Si tratta cioè di affrontare tutta la vicenda della vita, in pratica dalla cellula monocellulare alla complessità organica riassunta e rimessa in gioco dai cosiddetti “foglietti embrionali “ che altro non sono che le formazioni evolutive del nostro cervello, dal tronco encefalico, al cervelletto, al midollo spinale,alla corteccia cerebrale, corrispondenti all’endoderma, al mesoderma antico e recente e all’ectoderma : sono loro appunto i registi, “les metteurs en scene” di ogni affezione, di ogni malattia appunto, che pertanto assumono la valenza di reattori biologici più che sensati alle conflittualità dell’esistenza, posta da un ambiente estraneo, ostile che non ci conosce se non nella modalità di elementi turbativi, per i quali vige da una parte il mantenimento dello status di presenza, ma dall'altra anche una sorta di coazione a ripetere, ovvero far ritorno ad uno stato precedente al turbamento dell’apparire della vita, ritorno all’inanimato, al nulla e quindi alla morte. la mia fissa è stata, è, e sempre probabilmente sarà, l'approfondimento di quella sorta di qualificatore universale che per me rappresenta la psicoanalisi, in particolare la cosidetta “seconda topica” con la quale Freud contrassegnò la sua nuova concezione della psiche ribaltando tutta la sua precedente impostazione: Rivoluzione nella rivoluzione, c'è da dire che essa è rimasta un pò qualcosa per “addetti ai lavori”, perchè l'opinione generale e collettiva tende sempre ad identificare il creatore della psicoanalisi come un fissato del piacere con la specificità di una ulteriore fissazione nella sessualità. Semmai ecco, può essere interessante rilevare quanto questo ribaltamento freudiano della teoria freudiana possa essere rilevante, esaminandola alla luce della 1^ legge biologica di Hamer, che pone il trauma, lo shock improvviso all’origine e unica causa di affezioni debilitanti e anche mortali. ECCO LA SPIEGAZIONE DEL PERCHE' ULTIMAMENTE MI SONO TANTO OCCUPATO DI MALATTIE NELL'ACCEZIONE DELLA SCOPERTA DI HAMER: PERCHE' VI HO RAVVISATO LA POSSIBILTA' DI PERVENIRE AD UNA SINERGIA TRA QUESTI DUE GIGANTI DELLA CONOSCENZA FREUD E HAMER

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