La esecranda medicina, cosidetta tradizionale, segue con forse ancora più malafede, la metodologia scientifica dell'analisi dei fenomeni, senza per questo potersi minimamente annoverare come fenomenologia, ma rientrando a tutto tondo nella pretestuosità e forzatura, tipica del procedimento statistico, cui è da addurre ogni conclusione e significanza della sua essenza: un gigantesco, sterminato "effetto pompieri" che si insinua in ogni sua formulazione e stesura di protocolli nosologici. Un grande disprezzo per la medicina dunque, anche perchè in tale sua forzatura, per forzarne e imporne i termini, ha sempre dovuto far ricorso alla "paura" la più nefanda delle emozioni che ha ereditato dagli antichi stregoni del villaggio e verificato l'efficacia in grandi calamità collettive tipo una epidemia come osservava Manzoni a proposito della peste di Milano "cabala ordita per far bottega sul pubblico spavento" (e qui, detto per inciso, ci sarebbe a lungo di che parlare)
Si in effetti ho il massimo disprezzo per la medicina, non le riconosco nessuno dei meriti cui un pò semplicisticamente le si attribuiscono: non credo assolutamente nella teoria dei microbi di Pasteur e propendo semmai per l'affermazione di Bernard "il microbo è niente, il terreno è tutto" non credo nei vaccini e meno che mai credo nella medicina preventiva il cui unico scopo è quello di diffondere la paura della malattia anche quando non c'è, non credo in tutte le sofisticate macchine che non fanno altro che avallare le malefatte della diagnosi, ecco l'unica cosa in cui sono disposto a dare un minimo di credo è il supporto che essa può offrire in caso di effettivo trauma e di lenimento del dolore , quindi solo una medicina di rimozione, cioè chirurgica e di anestesia
Sono disgustato dalla medicina tradizionale anche per via del mercimonio che essa di concerto con le lobbies farmaceutiche (più lucrose dell'industria degli armamenti internazionali) opera su noi poveri, fin troppo "pazienti" però non si creda non è che ci vada molto meno pesante sulle cosidette medicine alternative, ovvero tutte quelle tendenze, prescrizioni, metodi, anche diverse scelte di vita, che proprio facendo leva sui fallimenti e le insufficienze della medicina tradizionale, optano per soluzioni differenti (omeopatia, fitoterapia, agopuntura, massaggi, etc.) che appunto vengono definite alternative; ma di alternativo c'è solo il metodo, difatti anche per queste, chiamiamole terapie, la malattia è sempre in nemico, una "brutta cosa" da combattere con ogni mezzo, foss'anche un fiore, una bacca o un rituale da cadenzare, come fa una mia amica di Palermo coi suoi "namastè"
Non si esce da questo abbaglio se non decideremo di cambiare radicalmente punto di vista, se non utilizziamo un altro indice referenziale, ecco come faceva Milton Erickson, forse qualcosa di ancora più categorico del diavoletto di Maxwell, non un angolo della stanza, ma proprio un'altra stanza. Non potremo mai tentare un approccio verso la nostra biologia, verso il nostro corpo, finchè non adotteremo qualcosa di veramente alternativo alla stereotipata concezione che vede la natura come qualcosa di maligno sempre pronta ad un cieco e casualissimo attacco verso la nostra presenza in una sorta di anghingò "a te si e a me no" dove vengono usati parametri a dir poco fantasiosi (una sfiga biologica, qualche volta addirittura genetica, supposte cattive abitudini di vita, il fumo, l'alcool, il caffè, il sale, lo zucchero e chi più ne ha più ne metta e ciliegina sulla torta quel velleitario ma manipolabilissimo strumento statistico che può fare del pompiere il responsabile degli.incendi)
E' gia il termine "malattia" che è insufficiente, anzi radicalmente sbagliato, non c'è alcun male nel suo processo, ma anzi come per i batteri, i funghi e anche i virus, si tratta di un qualcosa di estremamente utile, dato che si tratta di un sensatissimo processo biologico che cerca di porre riparo ad una forzatura in cui la nostra entità corporea è stata fatto oggetto da un ambiente, non maligno e neppure ostile, ma semplicemente indifferente alla nostra "presenza" e pertanto una sorta di geometrale di traumi di adattamento e relativi conflitti.
Ciascuna epoca preferenzia nel suo adattamento al mondo: ai tempi dei Romani era lo Stato come entità sovranazionale, con l'avvento del Cristianesimo è subentrato quello religioso e catartico dove l'uomo era in netto sottordine ad un ipotetico dio e la sua azione demandata ad un ipotetico al di là, molto ripreso dal concetto di iperuranio di Platone, con la Rivoluzione industriale il referente umano ha subito un'altro spostamento, non più un dio, ma la macchina. ecco la macchina è diventata il paradigma su cui impostare ogni co-relazione, una macchina coi suoi ingranaggi, i suoi pezzi che possono rompersi ma possono essere aggiustati e anche sostituiti - è innegabile che lo stesso paradigma è stato utilizzato dalla medicina tradizionale ma anche da quelle alternative : il corpo funziona e si deteriora, ma può essere ri-aggiustato, cambiato questo o quel pezzo - quindi l'operatore di detta, o meglio cosidetta, scienza si configura come aggiustatore, come meccanico, ma ahiahiai il materiale grezzo dove questi signori, ex stregoni, ora medici, si trovano ad operare...eh si! siamo proprio noi, etichettati non a torto con il termine di "pazienti" che pazientemente entriamo nell'officina e attendiamo di uscirne riparati.
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