A VOLTE LE CREDENZE NON SONO IN CUCINA !
Ah no!? e dove?... bhe!, in salotto, in ingresso, su di un terrazzo, persino nel bagno. Tu parli di credenze antiche, quelle della nostra infanzia, dove si andava a rubare la marmellata!? Credenze antiche, antiche credenze, fai un pò tu; una cosa è certa, c’era di tutto in credenza, ci trovavi di tutto, marmellata, biscotti, cioccolata, anche quella colle nocciole, il barattolo della Nutella, ma non solo dolce, anche salato, rustico: scatolette di tonno, di sardine, cetrioli sotto aceto, buatte di pomodoro e anche estratto, pane in cassetta e bottiglie di olio che venivano da una regione dove l’olio è eccezionale. A proposito di questa regione , ecco mi ricordo proprio di un paesetto di un suggestivissimo paesetto con tanto di monticiattolo e pineta sulla sommità del monte, dove la sera avevano messo gli altoparlanti collegati con un giradischi e si ballava in una estatica atmosfera, propiziata dallo scenario, ma anche da un paio di ragazzette davvero super “uh! ma guarda ti chiami come un fiore, che è anche il nome della più bella novella di Hermann Hesse!” Certo ne è passato di tempo, ma poi non tanto, se il cantante di cui proprio in quel momento attaccava la canzone “accoccolati ad ascoltare il mare….” ce lo ritroviamo ancora oggi, d’accordo un pò mummificato, a presentare il festival di Sanremo. Atmosfera estatica, trasognata, a ballare con la ragazzetta tra i pini che svettavano su nel cielo, con una grande luna piena, irrealmente luminoso, quasi fosforescente screziato da allungate ombre nere. Magnifico no? bhe si, ma….c’era un ma, ed era occasione di grande sfottò dei miei amici, che seminascosti dietro una siepe, continuavano a pigiare sul pulsante di quella dannata Nikon F col Photomic, in cui ogni scatto, rumorosissimo, un vero e proprio “kataclang” era una specie di colpo per il mio blasone di Casanova. “proprio un bel Casanova il nostro amico”, riferivano al nuovo arrivato “ma lo sai della sua ultima conquista? ce l’hai presente quel film con Manfredi e Mario Carotenuto che si beve l’acido muriatico?” “si certo un film di un paio d’anni Girolimoni il mostro di Roma!” “ecco appunto altro che Casanova, lo abbiamo soprannominato Girolimoni, la sua ultima conquista avrà oltre 10 anni meno di lui”” che stronzi che siete” ero intervenuto piccato “ tra l’altro se l’aveste visto bene quel film, sapreste che Girolimoni era del tutto innocente, il nome è rimasto nell’immaginario popolare come sinonimo di mostro, semplicemente perchè il fascismo non voleva ammettere di aver preso una cantonata e quindi vietò alla stampa di dar rilievo alla sua scarcerazione e alla sua conclamata estraneità ai terribili fatti dell’uccisione e violenza di ragazzine, tra l’altro molto ma molto più piccole,di cui voi tanto ironizzate che sono invece quelle delle fotografie di David Hamilton, ecco andate a vedervi il film Bilitis, oppure ispiratevi al Proust de “all’ombra delle fanciulle in fiore” “si ha ragione “ confermò il nuovo arrivato “quel nome è rimasto erroneamente come epiteto di mostro anche perchè quel coglione di Mussolini, quando gli fu riportato il nome disse perentoriamente “e’ lui! di sicuro è lui! anche questo suo nome “giro - limoni” da’ subito l’idea di contorto, di perverso” ; bhe! meno male che era venuto Marco, colla sua intelligenza e anche cultura, forse si sarebbe un pò arginata la montante campagna di sfottuta di quegli amici di Rieti e difatti aveva fatto subito di più “ma poi scusate chi dite quella ragazzina mora, coi capelli lunghi, piccolina si, ma davvero stupenda???””eh si proprio lei!”Bhe!? ma l’avete visto il fratello?” Ecco ora “annamo proprio bene...” e chi glielo levava più dalla mente a quei ragazzi di Rieti, quasi tutti un pò fascistelli, che tutti i romani non sono solo maniaci, ma anche froci!
Credenze sempre credenze che come detto, specie quelle più antiche, non stanno solo in cucina, ma a volte altrove, persino fuori di casa, in un terrazzo o anche in un cortile, così quella credenza in quel paesino di mezza montagna, dove, ancora lei, veniva a prendere, patate, fagioli in scatola e pur essendo tutt’altro che biondina, l’insalata alla ricciolina. Caldo pomeriggio d’estate, atmosfera pesante e umida, tipo quella di un film di più di 10 anni dopo con Elena Sofia Ricci, laddove però la credenza era posta si in cucina, ma una cucina posta in una veranda che si apriva in una sorta di orto . Galeotto non fu il libro, ma piuttosto quella irreale circostanza di quasi assoluto silenzio dove l’unica cosa che da lontano si udiva, era la voce del telecronista della partita di pallone dei campionati del mondo in Germania; si d’accordo l’Italia era stata malamente eliminata e c’era stata anche quella incriminata scena del giocatore Chinaglia che stizzito aveva lasciato il campo rifiutando di stringere la mano al compagno che lo stava sostituendo, ma tutti erano inchiodati davanti allo schermo, avendo traslato il tifo sulle squadre dell’Olanda e della Germania, per vedere chi dei due rispettivi osannati campioni Crujff o Beckenbauer, l’avrebbe avuta vinta. Tutti, ma non io, che del calcio non me ne è mai fregato alcunchè, io e la ragazzetta che giustappunto armeggiava nella credenza. il ricordo l’ho amalgamato ad un film di 16 anni dopo, per via di una identità di atmosfera, il caldo, il vestitino a fiorellini appiccicato alla carne per il sudore, i peli non tagliati delle ascelle, l’odore, i piedi nudi e quei lunghi capelli, e anche di situazione dove vicino alla credenza là nella veranda a ridosso dell’orto, era posizionato un ruvido tavolo in legno.
“Ha vinto la Germania!””Ah si!?” bhe non era il caso di sbandierarlo così ai quattro venti “ma tu, non puoi neppure immaginare quanto me ne possa fregare di meno!” la credenza, quella che davvero contava, si era amalgamata col tavolo, sparse le patate, i fagioli e l’insalata alla ricciolina e confusa, forse anche perduta, ma ecco lo vedi, anche ricordata all’infinito, nei suoi profondissimi occhi neri.
C’è ovviamente il “però”, quello postulato da una certa Scuola in America, che ha un nome che è tutto un programma, anzi una programmazione, anche questa roba di qualche anno dopo (e’ proprio vero l’Es se ne sbatte del tempo) , che concorre alla ri-assunzione e con il quale c’è sempre da fare i conti “nulla è mai successo davvero!” e io ci aggiungerei anche il “....proprio così”. sicchè è piuttosto scontato “le credenze a volte non stanno in cucina” ….. stanno appena più in là
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