mercoledì 7 aprile 2021

I RETROSCENA (VERI) DELLA ASCESA DEL GEN.BUONAPARTE (da "recitare una parte")

 

Abbiamo appurato dal libro di Guglielmo Ferrero ed anche da una approfondita revisione storico/critica del sottoscritto,  che l’intera campagna d’Italia  era stata studiata a tavolino da un gruppo di giovani generali tutti impregnati della teoria  tattico/strategica e soprattutto logistica di un ufficiale francese Guibert morto nel 1790,  che un  25 anni prima  aveva scritto un manualetto di nuove modalità di fare la guerra, tutto improntato al massimo ardire, addirittura al colpo di mano, velocità, niente carriaggi, niente magazzini, niente salmerie, artiglierie leggere  e soprattutto di una alimentazione della guerra con razzie e gabelle imposte ai territori di scontro e di conquista:
Tale piano  commissionato dal Direttorio, prevedeva che l’Armata d’Italia che fino a quel momento non aveva fatto granchè e se ne stava quasi inoperante sulle Alpi marittime operasse una vera e propria manovra aggirante in soccorso alle due Armate  schierate tra Belgio e Germania  sulla Mosella e sul Reno, e neppure alla lontana prevedeva che ci si sclerotizzasse sul territorio italiano.  Piuttosto rocambolescamente il comando di quell’Armata era andato nel marzo del 1796 ad uno di quei generale guibertiani, non il più bravo, non il più titolato e di certo non il più capace,  anche se i suoi 27 anni potevano lasciare intendere chissà quali meriti per una fulminea carriera, che invece era nella norma, dovuta per lui come per molti altri  all’eccezionale periodo di cambiamenti di regime che vi erano stati dall’inizio della Rivoluzione . Semmai il merito del giovane generale, che aveva anche l’aggravante di non essere francese, ma corso, era di tutt’altro tipo  e cioè quello di avere accondisceso a sposare l’amante del più influente membro del Direttorio, Barras, una amante, c’è da dire, ingombrantissima e pretenziosa  quale la creola Josephine Beauharneais , vedova di un Generale ghigliottinato dalla Rivoluzione, che a Barras non era sembrato vero di togliersi dai piedi. Un vero e proprio “regalo di nozze “ dunque, questo comando di un’Armata, invero  scalcinata e non troppo affidabile che tuttavia annoverava alla guida   non uno ma tre Generali, tutti dotati di grandissima esperienza,  poco disposti a collaborare tra di loro, ma come vedremo, quasi in attesa,  di una mente direttiva  di un superiore cui fare riferimento e affidamento.
E’ piuttosto noto come sulle prime il nuovo venuto  non ebbe questa grande accoglienza e ho citato un pezzo del film Napoleon di Abel Gance, dove i tre all’entrata del  superiore nella tenda/comando, gli voltarono le spalle non togliendosi il cappello. Ma ecco qui vale un po’ di psicologia . I tre erano ognuno pel suo verso soldatacci anche loro saliti ai vertici della gerarchia militare grazie alla Rivoluzione:  Massena e Augereau che erano due ex sottufficiali, il secondo addirittura un disertore e soldato di ventura in vari eserciti europei, il terzo Serurier un relativamente anziano ufficiale di basso grado  dell’Ancien regime che la rivoluzione aveva fatto lievitare fino ai galloni di Generale soprattutto per via della sua straordinaria competenza delle teorie di Guibert che aveva più volte cercato di mettere in opera, al contrario il giovane Bonaparte era un ambiziosissimo giovane  militare che non andava tanto per il sottile sul modo di come far carriera e la Rivoluzione gli era subito sembrata una straordinaria occasione per favorire certi suoi disegni Si era distinto a Tolone qualche anno prima nell’autunno del 1793 come ufficiale della sua arma specifica l’artiglieria, ma checché se ne dica il merito principale della cacciata degli Inglesi dal porto francese era stata del Gen. Dugommier non sua, tuttavia nel dicembre si era guadagnato la promozione a Generale di Brigata e cosa ancora più importante la protezione del deputato Barras che aveva intravisto negli occhi e nello spirito del neo generale  quel qualcosa in più a livello di ambizione, cui la sua disponibilità ad accettare qualsiasi compromesso era quello che andava ricercando in qualsiasi ambito , specie dopo essere stato lui Barras il principale artefice della caduta di Robespierre e il più influente membro del nuovo organo di Governo. Il giovane Bonaparte aveva avuto una imbarazzante familiarità col fratello di Robespierre  e per questo, dopo il luglio del 1794  sembrava che la sua carriera dovesse subire un drammatico arresto, ma Barras aveva intravisto nel giovane quello sguardo “pronto a tutto” soprattutto per i suoi fini e lo aveva dapprima coinvolto nella Commissione per la stesura del Piano per l’Armata d’Italia,  e improvvisamente nell’ottobre 1795 essendoci stato un sollevamento Realista che minacciava la Convenzione Nazionale  lo nominava Comandante della Piazza di Parigi con l’incarico di scongiurare un colpo di Stato. E’ la famosa strage della Chiesa di san Rocco in cui il generale Bonaparte coi suoi cannoni,  coadiuvato dalle cariche di cavalleria del  baldanzoso Colonnello Gioacchino Murat, domò spietatamente la rivolta ricevendo in cambio la promozione a Comandante del Corpo d’Armata dell’Interno. La fiducia del suo influente protettore era oramai definitivamente conquistata, aggiungi poi che di lì ad un paio di mesi  gli toglieva per sempre  anche l’imbarazzo di una ingombrante amante di cui  quello desiderava disfarsi…eh bhe! la nomina a comandante d’Armata e nella fattispecie l’Armata d’Italia,  era  assicurata.    Si diparte  quindi tutta la serie di vicende che abbiamo circostanziato : un Piano sempre condotto dal Direttorio,di cui il giovane Generale eseguirà alla lettera le disposizioni senza alcuna variante personale, i Generali più esperti che vincono al posto suo, la fortuna di determinate circostanze pregresse come il contrasto tra Austria e Piemonte che porteranno ad un provvidenziale Armistizio  (Cherasco)
con una delle parti belligeranti, ancora qualche battaglia, poco più che scaramucce con retroguardie nemiche, pomposamente  gonfiate come grandi vittorie (Ceva, Lodi, Arcole) , una puntuale applicazione della strategia Guibertiana, di cui ecco in questo si, Napoleone riesce a metterci qualcosa in più di esclusivamente suo (la spregiudicatezza nell’imporre gabelle, di razziare non solo beni di sussistenza, ma anche tesori e patrimoni artistici ) ed infine un tira e molla tra il teatro di guerra della Valle del Po e quello di un accenno di invasione in territorio austriaco,  per addivenire ad un armistizio con l’Impero Asburgico che potesse essere fatto passare, come le battaglie, per una sorta di grande trionfo per la Francia e la Rivoluzione, ma che in verità aumentava a dismisura il potere e l’influenza austriaca soprattutto per l’annessione della Repubblica di Venezia    

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