Che la paura sia la dominante dell'intera vicenda umana sembrerebbe assodato. La paura io personalmente l'ho cominciata a conoscere piuttosto presto e diciamo così forse con il concorso dei preti del primo corso di catechismo (subito dopo la famosa grande nevicata del '56), l'ho sempre identificata con il peccato originale, cioe' quello che assolutamente nessuno dei religiosi che cercavano di inculcare il cumulo di scempiaggini contenuto nel ben illustrato libretto di catechismo, voleva precisare. Piu' lo occultavano e piu' uno come me si incuriosiva, fino a costruire un vero e proprio "giallo" su cosa davvero fosse questo benedetto "peccato originale" In realta' lo avrei scoperto molti anni dopo quando per la prima volta mi imbattei un un libro di Freud dove finalmente veniva detto a chiare lettere che cosa fosse in realta', ma per l'intanto questa curiosita' mi era costata l'espulsione con l'epiteto di "blasfemo" dal corso di quell'anno ed anche del successivo del 1957Freud aveva fornito una spiegazione più che convincente di cosa davvero ci fosse dietro quelle due parole : peccato originale dove in genere c'era il sequel di un albero , una mela , un divieto, un serpente tentatore, una bella fanciulla ritratta nuda, il che anche a 8 anni poteva avere quel certo precoce impatto nel desiderio e una infrazione, un quadretto che non mi aveva proprio convinto "ma via.... tutto per una mela, ma siamo seri!!! manco fosse stato un barattolo di marmellata fatto con 100 di quelle mele, un barattolo che sta nella "credenza" in cucina, dove in genere stanno tutte le credenze e tutti i barattoli di marmellata " Il signor Freud ci andava molto più seriamente : un padre , maschio dominante tiranno, che teneva per se' tutte le femmine e condannava i figli maschi all'esogamia, ovvero a vagare fuori dal gruppo, magari finchè uno più fortunato rimediava anche lui di straforo una qualche femmina e faceva un nuovo gruppo. Ma tutti i non fortunati???? Ecco il principio della comunanza anche se non ancora della convivenza : tanti piccoli gruppi tutti con maschi dominanti tirannici e uno stuolo di femmine a disposizione , ma i meno fortunati dicevamo ? ebbene ecco il meccanismo ancora istintuale, ma protointenzionale di tale schema di comportamento : i maschi in esogamia un bel giorno si radunano tutti insieme, attendono il passaggio del padre tiranno, lo assalgono, lo uccidono se lo mangiano e si spartiscono le femmine del gruppo originario del padre , andando ognuno a ricostituire un proprio più piccolo gruppo Questo lo schema comportamentale degli animali : leoni, bufali, cavalli e niente lascia pensare che non lo fosse anche per l’uomo primitivo , solo che ad un certo punto, scrive Freud, avviene qualcosa di nuovo, di unico, qualcosa peculiare solo della specie umana : il senso di colpa. Ognuno dei maschi artefici di quel primordiale omicidio, non dimentichiamo omicidio del padre: parricidio, comincia a sentire nostalgia di quell’antico padre tanto potente , che dominava vasti territori tenendo per se’ tutte le femmine e che idealmente ognuno degli uccisori ha divorato per incamerare una parte di quell’antica prestanza; nostalgia sempre più acuta fino a stravolgere la stessa sostanza di quel parricidio che si fa rituale, si frammenta in manifestazioni sacrificali , ovvero fondate sull’uccisione di un animale che il più possibile suggerisce una associazione con l’antico padre, un orso, un bufalo, ove tutti i maschi del gruppo si radunano, “sacrificano” l’animale in maniera violenta con spargimento di sangue e squartamento del corpo, di cui ognuno dei partecipanti ne mangia una parte. Un sacrificio rituale dal quale sono rigorosamente escluse le donne, osserva Freud, alla base del principio originario della convivenza tra gruppi, una sorta di fratellanza dei maschi che si sono spartiti il corpo del padre e quindi una parte di colpa, in nome di un nuovo patto di non aggressione tra i membri del gruppo che si fonda su precisi tabù, il più importante quello di prendere ciascuno una propria femmina e non insidiare quella di altri. Ecco quindi che in linea con la sua teoria della Libido (il libro è di prima della Grande Guerra e quindi di parecchio antecedente al saggio Al di là del principio del piacere (1921) che inaugura la seconda fase della costruzione freudiana, quella non della libido, ma della “pulsione di morte” ) Freud inaugura nel parricidio e nella sua elaborazione in sacrificio rituale il meccanismo originario del principio del peccato originale: non un albero con mele, serpenti tentatori e donnine disubbidienti, rivisitati in termini di favoletta con la scusa del metaforico, ma precisi meccanismi di biologia animale, rivisitati alla luce di una conoscenza approfondita e circostanziata , ben inseriti in uno schema di evidente rappresentabilità, sia pure nella ritualita’ del sacrificio. Eppure non e’ da Freud che ho ripreso la frase di inizio del presente articolo “LA PAURA E’ IL PECCATO ORIGINALE DELLA VITA” e non è neppure dalle mie esperienze di infanzia, né da quelle dal confronto con la evidente distopia di questo primo ventennio del terzo millennio. E’ da uno studio che una serie di fortuite circostanze mi hanno fatto iniziare, proprio di questo periodo distopico di cattività forzato, su di un lontano periodo storico dove ho un po’ ipotizzato che prenda inizio l’attuale tendenza a costruire parti immaginarie rispetto ad una realtà da modificare per i propri intendimenti, facendo incetta in tal senso di tutti quei meccanismi di manipolazione, inganno, bugie, forzature che possano costituire un vero e proprio nuovo copione da sfruttare per modificare la realtà. Galeotto , anche in questo caso fu il libro, ma Lancillotto non c’entra , o meglio a forzarne vicende e personaggio, potremmo benissimo farcelo rientrare: non un cavaliere ma un artigliere con un migliaio d’anni di stacco, e in quanto a pregnanza storica, bhe! pur trattandosi il primo di leggenda e il secondo invece di storia con tanto di cronaca e documentazione circostanziata , siamo a livello di pregnanza e rilevanza decisamente a favore del secondo , che tutti , dico tutti conoscono e della cui fama e nomea ben pochi sarebbero disposti ad ammetterne la relatività, anzi la colossale montatura : stiamo parlando di Napoleone Bonaparte. Il libro che ha innescato questa mia riesamina storica è di un autore poco conosciuto, specie in Italia per via del fatto che ne è stato per venti anni lontano, per contrasti politici col regime fascista, Guglielmo Ferrero classe 1871, che tuttavia ha pubblicato soprattutto all’estero una serie di saggi molto interessati che tuttavia non hanno mai fatto né breccia nel grande pubblico, né hanno fatto scuola negli addetti ai lavori, forse anche per certe adesioni personali di tale studioso a idee tipo la teoria Lombrosiana, che l’intellettualità affermatasi nel dopoguerra in Italia, in forza di una precisa strategia politico culturale del Segretario del PCI Palmiro Togliatti , non ha mai accettato: e’ notorio difatti che Il PCI e la sinistra in genere, devocando al potere sociale effettivo nel 1947, ha fatto leva proprio sulla classe intellettuale e artistica, sempre alla ricerca di un mecenate da ossequiare, per costituire una propria immagine alternativa di pregio…..una macchinazione anche questa, che solo oggi con la distopia in corso di questo potere di esasperato neo liberismo e monopolio assoluto delle lobbies farmaceutiche e informatico/digitali , ha messo chiaramente in evidenza, ma solo per pochi, quei pochi che ancora non hanno fatto addormentare la loro ragione, evitando di rimanere irretiti dallo spaventoso potere mediatico di un terrorismo sanitario e quindi della paura. Il libro “Avventura” di Guglielmo Ferrero da me ritrovato in un antico cassetta ove erano conservati libri di mio nonno Mario Nardulli quasi in attesa di essere disvelato, tratta appunto dell’ascesa di Napoleone Bonaparte tramite la campagna d’Italia del 1796/97 ascesa tutta manipolata e letteralmente costruita a tavolino con tanto di copione dove le varie parti sono assegnate in anticipo, come ogni rappresentazione di messa in scena comporta; direi proprio come teatrino o anche come film, dove però la dicitura che chiosa la rappresentazione “ogni riferimento a persone vive o morte, realmente esistite sono puramente casuali” andrebbe ribaltata in “ fatti e persone descritte come reali sono del tutto inventate “
Così approssimandomi alla fine del libro deI Ferrero e anche alla
conclusione del mio saggetto , ti ritrovo proprio in tale libro che attenzione
è di una edizione del 1948 l’anno in cui sono nato io, la frase che titola il volume in oggetto ed anche una sua esplicazione che sembra
scritta oggi, non per descrivere la Rivoluzione Francese e Napoleone, ma per
descrivere questo oggi tanto irretito dalla “paura”, di cui ecco !... ho il
sospetto che evento e personaggio
possano essere gli ideali ispiratori . La Rivoluzione e Napoleone hanno abusato
della forza perché ad un certo momento
hanno avuto paura…la paura è la forza
sovrana che domina il mondo…fra gli esseri viventi l’uomo è il piu’ pauroso e il più terribile ad un tempo , trema davanti
a se’ stesso e ai pericoli immaginari creati dalla sua mente , inventa e
perfeziona i mezzi per fare paura, per creare, regolare e manovrare la fisica della forza. E’ proprio perché ha
paura e sa far paura , crede di mettersi
al riparo dalla paura, facendo paura ,
ma più ha paura , più ne provoca , sicuro che niente può resistere alla fisica della forza e quindi ne vuole
sempre più abusare : Il Direttorio e Napoleone ieri, i vari magnati con
interessi nel farmaceutico e nel digitale oggi più tutte le masse irretite
dalla paura che sono succubi di tale abuso con l’avallo di un ipocrita buonismo
manierato, appannaggio della cosidetta mentalità di sinistra che si è fatta
volenterosa carnefice di quella Libertà che potrebbe rappresentare con il
coraggio l’alternativa alla paura. La civiltà in una accezione di Libertà e di
Coraggio dovrebbe rappresentare la lotta
contro la paura e perciò contro gli
abusi della forza e dell’arbitrio e non può e non deve lasciarsi
manipolare da espedienti distopici quali
quelli messi in atto in questo terzo millennio, sempre imperniati sul denaro e su una sua diffusione
informatizzata, che avranno sì
rinunciato al dio geloso e ingiusto dei secoli passati, ma lo hanno sostituito
con quello ancora più subdolo e ipocrita di un salutismo mercificato
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