“Meccanismi che la coscienza eludono” avevo detto sul finire del capitolo precedente, ebbene non ci ricordano qualcosa? Non ci ricordano un certo medico di Vienna che in tutte le maniere, su quel finire del XIX secolo, andava ricercando qualche cosa di nuovo in tema di affezioni mentali e funzionamento del cervello? Il sonno ed il sogno, la fantasia, il lapsus, l’atto mancato, perfino il motto di spirito, e non parliamo della malattia in senso lato, anche quella non di pertinenza della sola mente : tutto ciò, che in qualche modo metteva fuori gioco il normale funzionamento della coscienza , veniva captato da questo instancabile ricercatore e immesso nel suo ruolino di marcia, onde pervenire a qualcosa di nuovo, di diverso nell’ambito della conoscenza umana, ed infine, limite davvero estremo, la morte, che con la fine della vita mette definitivamente fuori gioco anche la coscienza, anche questa veniva contemplata qualche tempo dopo dal nostro pensatore (1921 Al di la' del principio del piacere ) E ‘ piuttosto noto che nessuno dei pensatori che si sono occupati dei temi qui affrontati, ovvero decadenza del genere umano, sua profonda crisi, passaggio sempre in negatìvo dal più antico al moderno, involuzione e non evoluzione, abbia mai dato grande importanza all’opera di Freud e alla sua scoperta dell’inconscio, arrivando assai sovente al vero anatema: così Horbiger, Stirner, Guenon e neppure Evola, cui per ammissione di chi scrive, va riservata una attenzione particolare stante la profondità di pensiero e la ricchezza di conoscenza; quello che gioca in incomprensione da parte specie di Evola è quel concetto di individualismo che viene assunto come antitradizionalismo in correlazione proprio al fenomeno dell’Umanesimo che fece piazza pulita della coralità medioevale per promuovere l’adozione di un codice di merito in un qualcosa assolutamente non sottoposto a verifica come l’ordine classico degli sporadici ritrovamenti del secolo XIV e la convenzionale e seriale riproposizione di tale ordine all’intero specifico del costruire : la prospettiva. Sia Evola che Guenon sono concordi nell’individuare in tale individualismo uno dei fattori più deleteri dell’uomo moderno, nato appunto con l’umanesimo e a modesta aggiunta del sottoscritto: anche nato dalla pandemia del 1348, sottendendovi qualcosa di non naturale, ma di indotto a bella posta da un qualcuno (i mercanti dell’età del bronzo) che proprio in tale periodo ribadivano il loro dominio sul mondo rintuzzando i tentativi di recupero della tradizione di tutto il movimento medioevale. Dice difatti Guenon nel suo “La Crisi del mondo moderno” : cioò che noi intendiamo per individualismo è la negazione di ogni principio superiore all’individualità e quindi la riduzione della civiltà ai suoi elementi puramenti umani….l’individualismo implica la negazione dell’intuizione intellettuale ascrivibile ad un qualcosa di superazionale e quindi di civiltà tradizionale, dove quello che conta è unicamente la coralità delle esperienze di tutti (come nelle Cattedrali) e nessun uomo poteva mai rivendicare la proprietà di una idea (tipo la Cupola di S.Maria del Fiore da parte del Brunelleschi) – “l’individualismo di questo genere….” dice ancora Guenon, ma anche Evola lo appoggia “è la sorgente delle illusioni concernenti la parte relativa ai presunti “grandi uomini” : il genio inteso in senso profano e umanistico e’ in realtà poca cosa e non poggia su di una conoscenza vera”. Debbo dire che proprio la pressione indotta dalla attuale distopia mi ha costretto ad una profonda revisione di tutti i miei cammini (limiti, derivate e integrali) laddove molti di questi cosidetti geni si sono drasticamente ridimensionati, per rivelare la loro parte, spesso preponderante, di assoluta inadeguatezza soggettiva e quindi di pesante manipolazione - sempre da parte di qualcuno assimilabile alla evoluzione di quei famosi mercanti - per farne emergere supposte qualità straordinarie e spacciarle per tali (pensatori come Hegel, Marx, scienziati come Pasteur, Darwin, uomini d’azione come Washintong e soprattutto Napoleone Bonaparte, quindi Mazzini, Garibaldi, Cavour) ….piuttosto evidente che anche Freud possa rientrare in tale elenco e quindi ecco giustificate le riserve di Evola, ma il punto è che non si può criticare tutto, bisogna andare nella ricerca di qualche punto fermo anche e soprattutto nel tentativo di scongiurare l’oscurarsi totale della scena del mondo : il temutissimo Kali Yuga che oggi può assumere le diciture di “great reset” o anche di “covid pandemia”. Freud avrà pure la paternità di una idea individuale, ma sono convinto che la sua scoperta di un inconscio sotteso al funzionamento e spesso e volentieri in netta antitesi di una coscienza, può aprire spazi inusitati di comprensione. Come Freud altri pensatori, filosofi, persino uomini d’azione, il cui elenco è ovviamente parziale e condizionato da giudizi di merito che risentono della impostazione individuale del giudicante: ovvio è naturale che per un Soros, un Gates e altri della loro genia, un Popper sia il più elevato dei filosofi, Rockfeller il più spassionato dei filantropi, Pasteur il più preparato dei medici e di converso tutti coloro che hanno rappresentato una antitesi al loro potere, in qualsiasi campo o scibile, persone come Bernard, Bechamp, nella microbiologia, Hamer nella medicina , John Kennedy o Trump nella politica, Evola nella filosofia, Keynes nell’economia e via dicendo, sono state additate come vere e proprie bestie nere, bersagli da scaricare contro di loro tutto il potere della loro opulenza di collaudati mercanti. Bisogna anche ammettere che stante la posta degli elementi in gioco : una consolidata prevalenza di mentalità bottegaia e di mercimonio, di compravendita cioè di qualsiasi peculiarità umana , tipica di questa età del bronzo che ha visto e non da oggi la supremazia del denaro, dell’interesse individuale, del commercio, della onnipotenza mercantile, le elites al potere sono grosso modo riusciti sempre nel loro intento di prevaricazione arrivando oggi nel terzo millennio a ipotecare fortemente il successo finale, ovvero il pieno realizzarsi del passaggio all’ultima delle Ere del mondo prevista dagli antichi testi di tutte le culture tradizionale, l’età del ferro degli schiavi, la oscura Kali Yuga. E’ proprio per questo che le persone che hanno conservato un minimo di ragione e tentano di re-agire a tale processo, debbono far leva su tutto ciò che può essere di appiglio ad una efficace rivolta, si proprio quella “rivolta contro il mondo moderno” di cui Evola ci dettaglia le fasi, ma non precisa come dovrebbe delinearsi quel cavalcare la tigre si da consentire ad un certo momento opportuno (kairos) di scagliare la freccia che potrebbe annientare l’oppressore. Poco importa che nel corso di questo stare sul dorso della metaforica tigre/nemico, “gli intrepidi tigrotti” da me citati, si possano perdere alleati, che il nemico è riuscito a circuire e comperare con le sue lusinghe mercantili (emblematico qui da noi il caso di Vittorio Sgarbi, che da indomito contraddittore di tutto il farsesco processo di imbonimento coscienziale di massa, ha platealmente cambiato campo facendosi sostenitore di vaccini e misure di costrizione, tra cui la tanto, dal lui deprecata e irrisa museruola/ mascherina ). Freud, Kennedy, Trump, e tutta la serie di fatti eventi , persone, idee, costrutti, ipotesi divengono in momenti come questi in cui le forze del mercimonio tentano di prevalere, preziosi alleati che di volta in volta possono essere chiamati a raccolta in vista del momento della rivolta e quindi della re-azione: sono possibilità che si pongono in una ottica di opportunità, senza stare a sottolineare quale sia la provenienza o il possibile esito, diventano un percorso di possibile re-azione del quale va calcolato l’integrale: il più volte menzionato integrale sui cammini che Feynman compose ovviando ad una considerazione come parte o particella, o come flusso di una funzione d’onda. In merito poi a una riesamina dei cicli dell’età del mondo, bisogna anche cercare di dire qualcosa in più dei pur rilevanti fattori esaminati, tipo Evola, Guenon e anche altri - ad esempio le leggi biologiche di Hamer non potevano essere certo contemplate e lo stesso dicasi per le ultime considerazioni della fisica quantistica del tipo la teoria delle stringhe, la supersimmetria e le conseguenti super stringhe, la M- Teoria e i multiuniversi a più dimensioni, l’inconscio di Freud e anche quello collettivo di Jung (come detto criticatissimi) che però può anche prestarsi ad aggiornamenti di grosso spessore quale ad esempio l’inconscio come insiemi infiniti di Ignacio Mattè Blanco con la sua bi-logica e quella simmetria che si raccorda a quella della fisica quantistica come meccanismo precipuo di funzionamento dell’inconscio. Degno di particolare nota, anche perché anche questi un frutto piuttosto recente della conoscenza umana (metà anni settanta) e’ altresì quel paradigma di mente bicamerale come antecedente della coscienza di Julian Jaynes, che come abbiamo avuto modo di accennare potrebbe trovare un inusitato raccordo proprio con quell’età dell’oro, lasciata un po’ troppo allo stadio fumoso e indefinito da tutte le fonti alleate prese in esame e questo sia da un punto di vista spaziale che temporale: se difatti per la coscienza stabilendo che essa ha origine dal linguaggio articolato, i giochi sono presto fatti : lo spazio viene dato tutti gli ambienti che presentano un fattore di adattamento suscettibile non solo di prescrizione, ma anche di interpretazione grazie alla funzione di un analogo-io in grado di narratizzare se’ stesso in ogni situazione, il tempo è quello in cui sempre quell’analogo-io è in grado di documentare tale narratizzazione fissandola nello scritto, che sostituisce l’antica voce allucinatoria (detta in altri termine sostituisce la “voce prescrittiva degli dei” ). Grazie al paradigma bicamerale si può tentare di offrire uno scenario congruo che potrebbe improvvisamente assumere una sua configurazione e quindi costituire la base per sfrondare quella misteriosa prima fase al cui oro corrispondono quei famosi dei che potrebbero anche esse essere affidati ad un meccanismo diverso della coscienza, e di molto, ma proprio di molto antecedenti . Tutto si combina (un po’ alchemicamente) al combinare l’oro con un origine di un inconscio di cui andiamo a rivederne i passi salienti : avevamo parlato di voci allucinatorie come imperative del comportamento umano ora perchè il tramonto di un paradigma composito come quello di tali voci allucinatorie degli dei, ascrivibili al complesso di tutte le istruzioni e ammaestramenti accumulatosi nel cammino umano e le sue successive aggregazioni e localizzato nell'emisfero destro, in quanto quello sinistro riservato al linguaggio articolato, abbia con il suo venir meno comportato la formazione di un analogo io e quindi una origine della coscienza, sulla base del solo emisfero sinistro, mentre appunto nel destro non abbia comportato alcunchè, o perlomeno apparentemente non abbia comportato alcunchè. Si può quindi cominciare ad ipotizzare anche una origine dell’inconscio, anche se si tratta di una origine che non ha modalità spazio/temporali come la coscienza, perchè c'è il serio sospetto che tutte quelle antiche vestigia neuronali, localizzate nell'emisfero destro siano ancora perfettamente in funzione, solo che si tratti di una modalità molto differente di intenderne il messaggio, non ascrivibile alle modalità di funzionamento della coscienza: l'impianto metaforico dell'accrescimento di una lingua, i principi della logica, identità, non contraddizione, terzo escluso, ma ad un qualcosa d'altro, più assimilabile a quelle allucinazioni auditive che si ritenevano appartenenza degli dei e quindi che la coscienza più metaforica che metonimica non poteva trascinare con sè. L’origine di un inconscio, è per così dire sempre lì, anche lui erede di quel famoso paradigma bicamerale, senza quei caratteri di fine, principio ed anche casualità ed effetto, tipici del linguaggio della coscienza. L'inconscio è semmai, dati i suoi caratteri appunto non logici, non sintomatici, ma simbolici, alternativi alla coscienza, un qualcosa che va scoperto. Dice Jaynes che ad innescare le allucinazioni auditive della localizzazione destra della mente bicamerale deve essere inteso lo stress, uno stress ovviamente proporzionato all’evoluzione mentale di un uomo ancora primitivo, uno stress indotto da appena un qualcosa di meno ordinario nel suo ambiente abituale, tipo una mareggiata, la distruzione di un argine, una valanga, l’attacco di una tribù nemica, tutti fattori implicanti un attimo di sospensione dei normali parametri di riferimento, in attesa che da dentro dell’individuo arrivasse, con caratteri di assoluta urgenza, il comando che impartisse il da farsi ...“agisci in fretta, fai contento il tuo dio” è riportato in un’antichissima stele sumera, ma anche questa è una traduzione di molto successiva, troppo, perchè possa essere inteso il vero senso della prescrizione, che già in quanto affidata alla pietra e alla scrittura denota che non ci troviamo più in piena epoca bicamerale ove difatti non c’era alcun intermediario tra voce degli dei e individuo, così come non ci doveva essere alcun indugio nel mettere in atto il comando; solo quando le situazioni esterne andarono facendosi sempre più complesse, si avvertì il bisogno di fissare per iscritto le disposizioni, che tutto sommato esprimono l’allentamento di questo paradigma, e forse è probabile che con tutta probabilità i primi inventori della coscienza furono i Fenici, in quanto popolo di navigatori: in mare difatti possono presentarsi eventi del tutto nuovi che nessuna voce istituzionalizzata e codificata dall’esperienza può contemplare ed ecco che allora l’uomo marinaio, se vuole salvarsi da una tempesta, da una caduta in mare e l’attacco di uno squalo feroce, da una bonaccia troppo prolungata, deve mettere la sua persona al centro della volizione, deve in altre parole narratizzare la sua presenza nell’evento, deve costruire un “analogo spazio” che faccia da sfondo all’“analogo io” dove è proprio l’essere interrelati che rappresenta una possibile soluzione. In piena epoca bicamerale il controllo sociale era assicurato dalle prescrizioni auditive degli dei, non da repressioni o leggi, in verità c’era ben poco di istituzionale nelle antiche comunità, c’era anche molto poco di privato, di personale, non avendo gli uomini bicamerali alcuno spazio analogale interno, cui coltivare un proprio analogo io, ma quando queste due analogie cominciarono sotto la pressione di sempre nuovi fattori esterni ad essere combinate (abbiamo fatto cenno al mare e ai fenici, ma parimenti rilevanti possono essere assunti, grandi sconvolgimenti climatici, improvvise glaciazioni, desertizzazioni con conseguente massicce migrazioni e insediamenti in nuovi territori, financo la stessa complessità di un grande abitato urbano) ecco che le voci degli dei hanno sempre meno da dire, finchè alla fine cessano del tutto, e possono al massimo venir riportate su mute tavolette di argilla incise su steli di pietra, che nessuno però è più obbligato a seguire per istinto, anzi per una precisa formazione neuronale: disponendo difatti oramai l’uomo di un analogo io, può al massimo ricorrere a quelle antiche voci solo come nostalgia... “perchè gli dei ci hanno abbandonato?” Tutte le antiche scritture e non certo solo quelle ebraiche, riportano questa nostalgia “perchè gli dei non ci parlano più ?” dice Esiodo ne “Le opere e i giorni” “il mio dio mi ha abbandonato ed è scomparso” dice una tavoletta dell’altare di Tukulti… è come una litania che si ripete quasi invariata in tutte le aree geografiche della civiltà. Ora la domanda e’ la seguente: d’accordo l’analogo ovvero il fondamento stesso della coscienza ha costituito un qualcosa di alternativo a quell’antico paradigma bicamerale, facendo leva sul linguaggio articolato fondato sulla metafora quel “è come…” che non fa altro che accrescere la portata di un lingua improntata sulla similitudine e sull’associazione significativa, quindi iper-specializzazione delle aree deputate al linguaggio articolato dell’emisfero sinistro, ma che ne è di quelle in corrispondenza dell’emisfero destro? che ne è delle voci allucinatorie degli dei ? che ne è di tutto l’impianto metonimico di trascinamento di disposizioni a carattere imperativo/normativo? Possibile che intere aree dell’emisfero destro non riescano più ad innescare alcuna manifestazione, se non un tantino di nostalgia e per di più solo in individui particolarmente ispirati, che venivano reputati come investiti di misteriosi poteri e quindi una sorta di anomalia del gruppo? Possibile che la soglia di stress, quella che appunto riusciva ad innescare la voce allucinatoria e prescrittiva, si fosse fatta così alta, da non indurre più nessuno a disporsi al suo ascolto, sopratutto nessuno a portarsi in una certa maniera? Ed ancora, possibile che tutta una funzione di gran parte di uno dei due emisferi cerebrali si fosse ridotta alla sua complessa e ritualistica evocazione da parte di individui fuori dal coro, o al massimo trasferita su mute tavolette di argilla o di pietra o rappresentata da statue dai grandi lobi oculari, appositamente dilatati per indurre uno stato quasi ipnotico o ancora, portata da curiose espressioni verbali, sempre cantilenate, tipo i versi della poesia meglio se accompagnati da musica di qualche strumento,(dalla lira il nome dato appunto alla poesia di “lirica” ) sì da indurre sempre un effetto di sospensione dei normali meccanismi del linguaggio articolato, e quindi, nelle pause, nei sospesi, negli scarti, di questo, ci fosse ancora un barlume di spazio per quello che un tempo erano le voci degli dei? No! non è possibile! si tratterebbe di una lisi troppo drastica: da una parte un linguaggio sempre più articolato, in grado di far fronte a praticamente tutte le necessità dell’adattamento all’ambiente con il suo “analogo io” dall’altra, qualche individuo ispirato, stele e tavolette statue e idoli ad impianto allucinatorio e una modalità di linguaggio cantilenato quasi a sugello di una assoluta eccezione a quello normale, enfatizzato dall’accompagno di strumenti musicali. Un divario davvero impressionante e che tale doveva arrivare addirittura alle soglie del secondo millennio, nell’ultimo secolo del primo, quando un oscuro medico della Vienna Imperiale, eh si abbiamo fatto ritorno al nostro Sigmund Freud osò mettere a frontespizio del suo saggio una frase di Virgilio “Flectere si nequeo Superos Acheronta movebo” che alludeva al principio che quando le strade superiori , cioè della coscienza, non si riescono più a percorrere, non si riescono più a piegare ai propri intendimenti, allora bisogna tentare quelle poste al di sotto della coscienza, le strade sotterranee del nostro inconscio, ovvero prendere per la prima volta in esame appunto uno di quegli scarti del pensiero e del parlare conscio (questo secondo l’accezione di quell’anno di grazia 1900) : ”io dico che il sogno è uno strumento dotato di senso, e che il suo significato può essere interpretato e spiegato “ affermava ancora Sigmund Freud , e la modalità di indagine non è quella dei vari trattati sul sogno a cominciare da Artemidoro e a finire con le famose “smorfie” per azzeccare i numeri al lotto, non è il sogno profetico del faraone interpretato da Giuseppe e non è neppure le numerose anticipazioni di insigni poeti e letterati , Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Poe, Melville, è una modalità che si ingaglia con un linguaggio iper-specializzato, quello della scienza, della ragione, della speculazione dialettica, che i recenti avvenimenti avevano portato alla massima considerazione. Si va a approfondire il meccanismo di funzionamento di questa sorta di “altra” entità dell’essere umano, di cui la nominalizzazione più evidente sembra quella di “in-conscio”, ed ancora è invalsa anche la dizione di “sub-conscio” annettendovi quindi implicitamente uno stato di subordinazione. La cosa rilevante è che Freud non si era limitato solo al sogno, difatti di lì a poco aveva cominciato a passare in rassegna, con particolare puntualità, tutti quei famosi scarti del pensiero conscio, le dimenticanze, i lapsus, le mancanze, il motto di spirito, la fantasia, senza dimenticare che essendo un medico, tutta la scoperta si riveste di caratteri terapeutici, ovvero l’intuizione che queste oscure misteriose manifestazioni, di questo cosidetto inconscio (e anche sub conscio), tutto lo scarto e rimosso del conscio potesse essere in qualche modo responsabile di determinate affezioni (nella fattispecie affezioni psichiche, (isteria, nevrosi, psicosi, schizofrenia, paranoia, follia) e quindi anche la malattia rientra in questo ordine di manifestazioni, fino addirittura andare a sboccare una ventina d’anni dopo nell’ultimo girone di quello che lo stesso Freud aveva definito “il lento ritorno del rimosso” , ovvero LA MORTE. Insomma è alquanto improbabile che tutta una funzione con tanto di correlazione e localizzazione cerebrale, si sia estinta senza dar luogo a niente altro, molto difficile che sia stata anch’essa soppiantata da quell’Analogo io che ha dato luogo alla coscienza e che come abbiamo rimarcato è interamente localizzata nell’emisfero sinistro. L’asse del linguaggio è sempre costituito da due figure: quella della metafora e la coscienza, derivata appunto dal linguaggio articolato e’ in effetti una evoluzione in progressiva della condensazione tipico meccanismo di tale figura, ma quella dello spostamento che presiedeva alle voci allucinatorie e prescrittive dell’emisfero destro: la metonimia, possibile che si sia ammutolita senza dar luogo a niente altro? Le voci e quella causa di innesto di un piccolo stress per evocarle, non era un qualcosa che potesse ascriversi al significato , ovvero quel famoso “come è questo?...bhe è come….” ovvero un non conosciuto che si familiarizzava con un conosciuto, la metafora appunto che è strutturalmente la modalità di come una lingua si appropria di tutti gli elementi che formano l’ esperienza del contingente; le voci non spiegano, non giustificano, la loro peculiarità non è la condensazione del significato, ma il trascinamento di tutto il sentito dire, di tutte le prescrizioni , che nel corso del tempo si sono andate a sovrapporre nell’esperienza del vissuto, ovvero il significante che costituisce la propria essenza. Le voci indotte da uno stress di inizio su situazione nuova non dovevano significare alcunchè, non dovevano fare fare alcun paragone, essendo la loro funzione e del tutto emozionale e la loro peculiarità assoluta semplicemente quella di essere “ab-audita” ovvero obbedita, erano insomma “emozioni”....una emozione, non un costrutto linguistico che abbisogna di paragone e rassomiglianza.