domenica 5 settembre 2021

LA RIVOLTA DEI SERVI

 

La vicenda umana, che ovviamente dopo quanto detto, studiato, analizzato, ri-esaminato e quindi ri-assunto, non la chiameremo più evoluzione, ma semmai involuzione, ovvero  deciso peggioramento da una situazione di ideale essere ad una di tormentato divenire  è tutto questo composto, dove però qualcosa resta, se non del tutto escluso, perlomeno sempre sotteso, accennato... e si! è lui il “desiderio” che non si lascia imbrigliare dai giochetti seriali della parola, nè tanto meno dagli analoghi della metafora, ivi compreso quell’analogo-io che soprassiede alla coscienza. Il desiderio sta sempre altrove, sempre negli anfratti, come sostengono erroneamente molti: negli scarti!!!!...  della parola e del pensiero cosciente, e non viene neppure riconosciuto nella parte del cervello, da cui sembra originare: le corrispondenze sulle aree dell’emisfero tra destra e sinistra ?:.... Wernicke, Broca?:  aree mute su quello destro! “ Il panorama è del tutto differente se invece, proprio come ha fatto Jaynes per la coscienza e emisfero sinistro, seguiamo uno stesso procedimento per quello destro e una non-coscienza, che così un tantino riduttivamente è stato denominato inconscio o peggio “subconscio” che è la quintessenza del riduttivo, in quanto  quello che stiamo faticosamente cercando di dettagliare tutto è tranne “sub” sotto, anzi diciamo che è sterminatamente più vasto. Ci vogliamo provare a approfondire e dettagliare, questo particolare e alquanto negletto, frainteso, bistrattato, funzionamento “altro”  dell’entità biologica umana? Magari partendo da quell’ipotesi cosmogonica  cui negli articoli precedenti abbiamo fatto cenno : orbene diciamo che se non fosse stato per quella coeva istanza, presente all’atto dell’origine della vita, non il mantenimento, ma il ritorno,  il momento dell’impatto della... “cometa” “asteroide” ”frammento”...
(poni quello che vuoi, ma in effetti la cometa con la sua lunga coda è la più accreditata, non fosse altro anche
  per quella coazione a ripetere anche formale, addirittura grafica, di disegno, che tutte le forme vitali tendono a  ri-assumere con infinite varietà), ebbene dopo la parentesi di una imprecisata, ma certamente assai lunga e per nulla conosciuta età dell’oro con  dominio di prescrizioni auditive (le famose voci ascritte agli dei, che Jaynes chiama “mente bicamerale” in quanto contraddistinta da due diverse specializzazioni del cervello umano),  la nascita di una coscienza dialogale  con la formazione dell’analogo io e la capacità di porre in relazione sè stesso con l’ambiente, le “voci” per un uomo oramai  siffatto non servono più e diventano tutt’al più motivo di nostalgia o di stramberia di determinate persone, auguri, sibille, sciamani, maghi, artisti, che non trovano adeguato posto nel consesso di un mondo sempre più preciso e metodizzato. Non è quindi che tacciono, diciamo che parlano ma lo fanno a modo loro, un modo quanto mai antitetico a quello della coscienza, sempre più impegnata a stabilire delle precise regole al suo da farsi: parlano non solo con le parole, ma con immagini, con sogni, con fantasie e con tutto un armamentario alquanto variegato, per il quale ci vorranno tremila anni per arrivare ad un qualcuno che riconosca loro uno statuto di possibilità.Freud ha cominciato affrontando una di tali modalità di comunicazione ripetuta dell’inconscio, il sogno, ma poco dopo, come fatto cenno, è passato a valutarne altre: i lapsus, gli atti mancati, gli sbagli di termini (psicopatologia della vita quotidiana), poi l’ironia, le cosidette freddure (il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio) quindi le più antiche storie, i Miti (Totem e tabu’), le pulsioni con tanto di loro vicissitudini, quindi i ricordi e la loro rimozione, laddove con quella sua espressione di “lento ritorno del rimosso” ne ha fatto l’architrave dello stessa psicoanalisi, però si è anche occupato di seduzione, di transfert, di  “lutto e melanconia!” sancendone una differenza metodologica, quindi di psicologia delle masse, di narcisismo e di precise affezione di impronta psichica, riesumando le teorie di Groddeck, e infine non poteva non occuparsi di “lei” la morte, elevandola a paladina di tutta una revisione del suo pensiero come summa del desiderio, sottraendolo al piacere e invece  affidandolo al ritorno, al ritorno da dove siamo venuti con meccanismi di coazione a ripetere, per cui ecco che siamo rimandati a quella duplice istanza contenuta appunto nel desiderio vitale: la prima di permanenza nel suo stato, la seconda di tornare a quel nulla da cui la vita è emersa. Sono proprio tutte queste istanze, che le famosi voci della mente bicamerale, non avendo più un ruolo da svolgere nei termini della permanenza e di un adattamento sempre più efficace, si sono andate ad occupare, e non più solo voci, ma il sequel di variegati messaggi che era andato a scoprire e ad elencare, fino a quello ultimissimo del ritorno al nulla come modalità di “pulsione” definita anche istinto  di morte” Le corrispondenti parti di quelle dell’emisfero sinistro, ovvero delll’emisfero destro,  si sono andate ad occupare di tutto quel materiale che la metafora con il suo analogo io in sempre più efficace era in grado oramai di condensare e  narratizzare compiutamente, difatti non essendoci praticamente più spazio metaforico, quello che doveva per forza di cose, venire rappresentato era il trascinamento significante della metonimia, di tutto quello, cioè che esulava dal ragionamento conscio dell’Io, ovvero il lavorio simbolico di un inconscio teso a sviluppare  la seconda istanza, quella del ritorno, come pulsione di desiderio. Era quanto mai sequenziale che oramai non avendo più un compito stabilito, quello di concorrere alla funzione dell’emisfero sinistro di un adattamento all’ambiente, attraverso tutto quello che non rientrava nel compito metaforico di allargamento e precisazione  del linguaggio articolato,  la funzione vestigiale  dell’emisfero destro, si trovava all’improvviso del tutto libera da problemi di pronta necessità e quindi la sua funzione metonimica poteva essere trasferita a tutto quello che non rientrava nella necessità, ma ecco piuttosto alla casualità, quale è il desiderio in relazione ad un sugello di ritorno che non può mai essere definito precisamente, ma sempre per accenni, per mancati, per sviste e sempre quando l’io conscio finalizzato invece al mantenimento del suo essere in vita, è per svariati motivi fuori gioco . “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?” tutte domande che l’uomo si è sempre fatto, ma cui la filosofia, sopratutto la scienza, ha svalutato come inutili, pretenziose, non catalogabili in un vero sapere “roba da filosofi, da scienziati pazzi o anche da artisti”  e che sono sono state sempre  sprezzantemente liquidate, su cui non è stato neppure difficile includervi, sciamani, stregoni, invasati di tutti i generi e si anche artisti, che invece di occuparsi di rendere sempre più affidabile il mondo contestuale che ci circonda, si sono messi a sostituirlo, a farne un altro parallelo: musica, poesia, anche racconti, poemi, dipinti, sculture, persino costruzioni che abbiano perso lo stretto senso della loro funzione precipua dell’abitare, che cosa altro sono se non un sostituto della realtà ? Ciò che è reale è razionale” e “ciò che è razionale è reale” è  così  che il più pretestuoso dei filosofi Hegel ci “metteva una pezza”  e sulla sua scia , tanti altri  hanno cercato di mettercene altre, magari facendo leva su scempiaggini tipo quella appena accennata, o rifacendosi alla sua celebrata dialettica “tesi, antitesi, sintesi” per profetizzare anche una morte dell’arte o andare alla ricerca di una “astuzia della ragione”, tanti altri tra cui si può annoverare un Marx che pomposamente ha chiamato il suo materialismo “scientifico, un Darwin che ha preteso di individuare le leggi  e il mistero della natura, e ulteriori ronzini della conoscenza e del pensiero,  di un  livello davvero infimo,  che sono però riusciti ad imprimere un meccanismo di compravendita e mercimonio anche a specifici  di sicuro impatto sul mondo: Pasteur con la medicina facendone coi suoi “microbi” il più marcato disegno di speculazione di magnati tipo Rockfeller, previa l’individuazione di un nemico da combattere con farmaci e vaccini, Adam Smith e i suoi seguaci di una agghiacciante teoria economica, il cosidetto liberismo di cui il sopraccennato marxismo ben lungi da esserne l’antitesi, ne rappresenta solo la faccia oscura, originariamente nascosta per l’impresentabilità delle sue tesi, ed infine tutto lo stuolo di sedicenti storiografi che hanno fatto della menzogna e della manipolazione i principi individuatori  per la comprensione degli eventi più recenti della specie umana  (come ha correttamente espresso Evola: in particolare della età del bronzo ovvero dell’avvento dei “mercanti” partendo , non a caso da una delle prime grandi farse e gonfiature  della storia : quella della pandemia del 1348, fino a farsi sempre più marcata con la Rivoluzione industriale e l’avvento della macchina elevata a referente dell’essenza umana)  Si dirà : né Hegel né questi suoi seguaci erano in possesso  della scoperta Freudiana del funzionamento “altro” dell’inconscio e quindi non potevano addivenire al principio che l’essenza umana in tutta la sua complessità, tradizione, sacralità, arte, malattia, financo la morte è una altra realtà, o meglio non è per niente una realtà, e’ un simbolo un  qualcosa cioè che non è di pertinenza dell’emisfero sinistro e della razionalità, bensi di quello destro, negletto perlomeno da tremila anni,  ed è un meccanismo che cerca di “ri-mettere insieme” non i dati concreti e necessari ad un sempre maggiore adattamento, bensì a quel mito dell’eterno ritorno dove sta quel “de sidera”. Ecco proprio qui sta la differenza del mio pensiero con quello di Evola ed anche di tutte le interpretazioni a ciclo delle età del mondo: anche io sono convinto che la strada dell’involuzione,del peggioramento sia corretta, e per la prima di queste età, quella dell’oro e degli dei, ho postulato una possibile interpretazione/trasposizione che possa  di colpo far luce su di un passato troppo lontano e indefinito e del tutto mancante di riscontri; l’ho espressa nel mio precedente articolo su questo blog, facendo riferimento ad una recentissima teoria di uno psichiatra americano Julian Jaynes,  di una mente, o meglio di un cervello umano suddiviso per funzioni (una adattiva di mantenimento di stato, una di desiderio come ritorno da dove si è venuti), pragmaticamente e proceduralmente arricchita da principi, leggi ed effetti di una scienza fisica, quella quantistica, che impone continui cambiamenti di stato per parti o per flussi, avvalendosi anche di equazioni matematiche (Einstein, Bohr, Heisenberg, De Broglie, Dirac, Schrodinger, Pauli, Bell, Feynman, etc) calcolo infinitesimale  (Newton, Leibniz) con limiti, derivate e integrali e numeri reali si, ma anche immaginari (proiezioni di numeri negativi) Mi ha indotto in tale ricerca  proprio quel certo pessimismo sotteso al quasi ineluttabile destino di totale caduta del genere umano allo stato di servi tipico dell’età del ferro, che fa seguito al peggioramento dell’età dei mercanti e che sembrerebbe di individuare proprio all’oggi di questa ultima farsa messa in atto da tali mercanti (divenuti i magnati di ben nota influenza Rockfeller, Rotschild, Soros, Gates, Schwab) e avallata da quella mentalità sinistra e popperiana (evoluzione dell’Hegelismo e del Marxismo nel comun denominatore dell’iper consumismo)  con la invenzione di una emergenza sanitaria fondata non su dati di fatto, ma solo sulla diffusione di immotivata paura e il pecoronismo della stragrande maggioranza dell’umanità. Troppo indefinite le alternative proposte da Evola in “Rivolta contro il mondo moderno” e anche nel suo “Cavalcare la tigre” e anche poco circostanziate le prospettive di quegli “intrepidi tigrotti” capaci di tale iniziativa, ma senza precisazione del momento di re-azione, ovvero quando trovare il “kairos” per colpire e annichilire l’avversario. Evola, Guenon e un po’ tutti i pensatori della tradizione di una grande “Destra”, a mio parere non distinguono i nemici dai possibili alleati:  la moderna società dei consumi e dell’oligopolio, nonchè della massa informe, della servizievole mentalità di sinistra (un melange di marxismo e di popperismo all’insegna di un rivoltante buonismo) e dell’assoluto mercimonio delle classi preposte alla comunicazione di massa (stampa, televisione, cinema  financo arte e intellettualità) ha fatto sì che resta estremamente  difficile discernere il buono dal cattivo, ma ecco io penso, che bisogna un tantino fidarsi. Ho citato Jaynes , la fisica quantistica ci sono alcune persone, idee, anche fatti che “trascendono” il meccanismo di sequenzialità in negativo  delle varie ere del mondo, specie dell’età nella quale da perlomeno settecento anni siamo immersi, così abbiamo visto quel tentativo di pochi “eroi” per sottrarsi allo strapotere dell’Era dei Mercanti mercanti e della loro mentalità bottegaia fondata sul commercio: (Carlo Magno, Federico II, la coralità dell’esperienza delle Cattedrali, la Caste, la Cavalleria, l’Impero, la Divina Commedia di Dante  oppure più recentemente, un personaggio come Metternich, la Santa Alleanza da lui promossa che assicurò un quarantennio di pace al mondo, in termini più culturali una filosofia quale quella di Schopenauer o di Nietzsche e quindi la psicoanalisi di Freud, tutti cammini “altri” rispetto al dilagare del convenzionalismo mercificato della produzione economica, tutti “cammini” da integrare in una grande concezione di opposizione e rivolta contro il modernismo disumanizzato della macchina e del consumo. Ai fatti, alle idee, ai pensatori citati,  ne potremmo anche aggiungerne altri ,  magari non effettivi al  cento per cento, prendendo a modello il meccanismo di arruolamento  degli Ufficiali delle Forze Armate che spesso e volentieri si è  avvalso  per il suo organico di richiamare elementi non di carriera specifica, non in servizio permanente effettivo, ma di complemento, richiamati cioè alle armi per una pressante esigenza, tipo una guerra , un aggiornamento su nuovi armamenti, una campagna coloniale, o spesso e volentieri per un utilizzo correlato alla professione del prescelto che potrebbe tornare utile. Il punto è che in caso di emergenza, pressante emergenza come la presente di questo secondo millennio, non si deve tralasciare nulla che possa tornare utile, specie quando in gioco c’è una posta di importanza fondamentale come la Libertà.  Cosa vuoi che possa  contare se la Psicologia analitica di Carl Gustav Jung potrebbe  apparire troppo mistica, se le Quattro Lune di Horbiger troppo fantascientifiche o gli Elohim di Biglino poco probabili? tutto va messo nel crogiuolo  di una nuova modalità di reazione, avendo a che fare, tra l’altro con un nemico potentissimo e agguerritissimo, soprattutto negli specifici che  governano il consenso (danaro, mass media, convenzioni ipocrite e buoniste ma informanti, soprattutto per certi tipi di mentalità essendo tra l’altro il nemico potentissimo e agguerritissimo.) Ed allora  quale importanza vuoi che possa rivestire che John Kennedy si facesse una donna al giorno, quando è stato l’unico che abbia cercato di contrastare i magnati del petrolio e della mercificazione del mondo, che Enrico Mattei favorisse questa o quella corrente della DC, quando era stato il solo capace di contrastare le famose Sette Sorelle della produzione petrolifera, che Italo Balbo  fosse un altissimo gerarca fascista, quando fu l’unico italiano invitato alla Casa Bianca da Roosveelt, dopo i fasti della sua celeberrima trasvolata,  e sopratutto il solo che in piene Leggi Razziali ebbe il coraggio di consumare un caffè con un vecchio amico ebreo nella piazza principale di Ferrara, che Donald  Trump abbia dato  in tutti, una iniziale impressione di un pittoresco Capitan America, quando è stato il primo Presidente americano della storia a non ordinare neppure una scaramuccia, che ha risolto ogni crisi economica del suo Paese
TRUMP, L'UNICO CHE POTEVA
 RISOLVERE IL MISTERO
KENNEDY 

e infine , cosa di gran lunga più importante, che ancora oggi sia
  visto come l’unica speranza per ribaltare  il processo distopico del mondo che ci vede in balia di pochi magnati ipercapitalisti, ma anche iperconsumisti e ipercomunisti. Il punto da considerare, proprio come in un calcolo infinitesimale dove siano introdotti numeri immaginari, e’ di  cercare di far salire sul dorso della tigre  il più possibile di “intrepidi tigrotti” questo in vista di uno scontro davvero epocale  tra Luce e Tenebre, tra il falso progresso del modernismo bottegaio odierno e un sicuro ritorno alla Tradizione di esseri umani. L’età dei Servi che è la minaccia più grande che la attuale distopica offensiva di pochi magnati e la servile mentalità sinistrorsa  cercano di imporre a tutta l’umanità può e deve essere scongiurata, magari trascendendo anche le non entusiastiche previsioni di filosofi di sicuro affidamento come Evola, e a mio parere , per farlo occorre essere un tantino più pragmatico e meno misticheggiante: la tradizione, gli dei vanno bene, anzi benissimo, ma con gli aggiustamenti di razionalità, quali quelli avanzati nel presente articolo, una razionalità che però è il netto contrario di quella postulata da Hegel o peggio scimmiottata da un Marx  o addirittura condotta all’abominio dallo pseudo pensiero di  un ronzino a comando tipo Popper laddove quel titolo della sua opera “Società aperta….con quel seguito… “e i suoi nemici” è come  una patente di ammissione di “scritto su commissione” …. commissione di chi? Ma è palese dei soliti Rockfeller, Rotschild, Gates, Schwab, che sono il proseguo  incarnato di quei “mercanti”   che da troppi secoli impongono il loro dominio e sono ora al punto di passaggio per far passare l’umanità all’ultima sua fase quella che gli Indù chiamano del Kali Yuga e noi del ferro, l’età dei servi. Pochi mercanti e uno stuolo di volenterosi carnefici di libertà identificati con la mentalità  cosidetta di sinistra, ipocrimente egualitaria e buonista, super intollerante in quanto atavicamente frustrata e quindi invidiosa, stanno operando in tal senso a stretta finale, ebbene combinando il paventato stato cui vogliono ridurci con la prima parola del titolo del libro di Evola , è quanto mai opportuno  per noi parlare di “RIVOLTA DEI SERVI”

giovedì 2 settembre 2021

ALL'INCONSCIO E RITORNO

 

Una origine dell’inconscio!? proprio in parallelo e in concomitanza con l’origine della coscienza! nessuno, nè Freud e neppure Jaynes lo ha preso in considerazione, eppure pensiamoci un pò sopra: se la comparsa dell’analogo-io, ovvero una evoluzione della specializzazione delle commissure cerebrali dell’emisfero sinistro ha consentito all’uomo di porre se’ stesso in relazione agli eventi, narratizzare cioè la sua presenza senza bisogno di attendere la voce che gli dicesse come comportarsi e sbrogliarsela da solo, non era certo plausibile che tutta la corrispondente parte dell’emisfero destro, quella che fino a poco prima era deputata appunto alle voci allucinatorie selezionate previa la somma delle esperienze e una ottimizzazione dei comportamenti più adattivi alla bisogna, si ritirasse così, in un mutismo senza alcuna funzione;
la prima parte dell’istanza contenuta in quella originario archetipo/cambiamento, l’apparizione stessa della vita in un ambiente inanimato e totalmente indifferente, era stata assolta grazie proprio a quella stretta collaborazione tra linguaggio articolato fondato sulla condensazione di un significato ovvero la metafora, e in correlazione di un linguaggio allucinatorio prescrittivo, fondato invece sul continuo trascinamento di prescrizioni, quindi sulla metonimia, con compositi meccanismi di innesto proprio sul contesto di tale ambiente da piegare all’ adattamento, ma ricordiamo che l’anelito contenuto dall’apparire della vita non era limitato al semplice mantenimento di uno status quo: questo una volta raggiunta una evoluzione che consentisse all’uomo di camminare con le proprie gambe, ora lasciava aperta tutta la seconda istanza, quella dell’anelito al ritorno da dove era venuta, cioè il “de-sidera”. Che cosa è il desiderio? il fior fiore dei maggiori pensatori di ogni tempo hanno sempre cercato di dare una riposta a tale quesito, la più plausibile l’ha data lui il solito Freud e anche nominalmente è al di là del piacere contestuale, che lui stesso in una precedente formulazione teorica aveva elevato a principio. Però a rigore, se per la coscienza possiamo parlare di una origine caratterizzata da quel particolare analogo che non si appunta più su cose esterne all’individuo, ma dentro di sè e ne narratizza il suo essere in situazione, per quella parte che ne forniva voci allucinatorie e prescrittive, si tratta non di una condensazione dall’esterno all’interno, ma bensì pur sempre di un trascinamento di significato, che dopo aver esaurito tutte le sue possibilità di cooperazione con la parte della mente deputata all’adattamento all’ambiente, ora torna indietro, come la sonda del Voyager nel film Star Treck, alla ricerca di dov’è venuta e cioè quel “de-sidera” che informa il desiderio.
Possiamo quindi ragionevolmente sostenere che più di una origine si tratta di una anelito di ritorno, un recupero, una coazione a ripetere, che assume tutte le forme che il linguaggio articolato, il nominare le cose, non è assolutamente in grado di coprire, quindi diciamo che è una ristrutturazione, un restauro, proprio come un antico monumento, le cui parti nel corso del tempo si sono piegate ad accogliere altre funzioni, perdendo quella sua precipua ( un antico tempio adibito ad abitazione, l’oro della cupola del Pantheon per il baldacchino di San Pietro, etc) di quella parte che per lungo tempo si è piegata ad altre funzioni, ora con il procedere ed anche l’esaurirsi della sua funzione di aiuto, fa ritorno alla sua specifica essenza: occuparsi del desiderio, senza gli orpelli dell’adattamento all’ambiente più o meno ostile. Ma il desiderio non è un qualcosa che la coscienza può spassionatamente contemplare, per essere veramente de-siderio non deve avere gli imbrigliamenti della necessità, non può soggiacere nè alla logica della coscienza, nè agli stessi meccanismi del parlato, i suoi strumenti sono imprevedibili, fuori di ogni schema e hanno come referente tutto l’organico mente/corpo dell’unità biologica uomo; il desiderio sfugge ad ogni catalogazione, non si piega ad alcuna necessità, è del tutto casuale ed è sempre di difficile comprensione per la parte cosciente del cervello allocata nell’emisfero sinistro, essendo completamente allocata nella parte destra, e alla quale, come è stato fatto cenno, è stata data, non troppo tempo fa, la denominazione di incoscio, è , riflettiamoci un po’, molto molto simile a quell’Eta’ dell’oro, dove non vi è neppure un chiaro distinguo tra uomini e dei, e su tale rapporto ci si può mettere di tutto: la fantasia, la necessità, lo stress, il desiderio. Un tempo primordiale era un tutt’uno e non era dato distinguere neppure se alla voce allucinatoria e prescrittiva corrispondesse una immagine, ma ora che l’uomo è pervenuto alla coscienza, e alla suddivisione ben marcata di un diverso funzionamento degli emisferi cerebrali, l’inconscio non è tutto desiderio, così come il desiderio non è tutto inconscio, ma solo una metà, la metà che trova luogo in un solo emisfero cerebrale, quello destro, e che rappresenta la parte di essenza contenuta all’atto del turbamento vita, (la cometa, il frammento di spirale, l’energia primordiale) la parte di “nostos”, di ritorno, ma non quella di mantenimento, di permanenza nel proprio stato. De-siderare è quindi un volere a metà e precisamente quella metà di impulso insita nell’atto dell’apparire della vita in un contesto di preesistente inanimato, e in quanto metà si era giustappunto allocata solo in una metà del cervello, l’organo che in una incalzante evoluzione aveva avviato una sempre maggiore padronanza del pianeta ospitante: una volta che quella parte sinistra deputata al linguaggio articolato e quindi ai suoi precipui strumenti: la metaforizzazione di tutti i significati con costruzione di analoghi fino a quell’analogo io che non era più rivolto all’esterno, ma all’interno di sè e quindi non aveva più bisogno del supporto della parte destra operante invece per trascinamento di significante e quindi per metonimia, assistiamo sia alla origine della coscienza sulla base del linguaggio, ma assistiamo anche, se non ad una origine perlomeno ad una ristrutturazione su base restaurativa dell’istanza di ritorno da dove quell’energia derivava...non solo il linguaggio articolato, ma tutta una serie di strumenti/messaggio impregnati di emozionalità proprio come erano le voci allucinatorie quando entrambi gli emisferi cerebrali erano in cooperazione : in altre parole, oramai libero da orpelli, l’emisfero destro poteva sviluppare autonomamente la propria specifica vocazione, non il mantenimento, ma il ritorno e lo faceva non solo con le voci, ma con tutta la serie di strumenti che erano alternativi proprio al linguaggio articolato ed in una maniera del tutto sradicata da necessità contingenti, ma in una apparente casualità, che soggiaceva solo a quell’istanza di desiderio in senso lato cui la coscienza solo con grande difficoltà e facendo leva non sui suoi strumenti prettamente logici, poteva genericamente e fumosamente pervenire. E’ la strada dei sogni, delle fantasie, delle intuizioni, dei mancati e di ciò che è rimosso, di tutto quello cioè che la coscienza ha trascurato, negletto, quasi ignorato e che trova sempre nuove modalità d’espressione, perlopiù relegate dalla coscienza a stranezze, a scarti del suo fluire. Tutto ciò va a confluire non in una conoscenza, ma in una emozione desiderante, quale si rivela ad una analisi dettagliata la prima di quelle Età del mondo che stiamo sottoponendo a verifica, passando in rassegna, tutti gli strumenti della ragione, della speculazione intellettiva anche dettata da istanze di modernità (quali possiamo ascrivere la psicoanalisi, la fisica quantistica, lo sviluppo di avanzatissime tecnologie), ma anche della tradizione e delle più antiche credenze che si ripresentano in uno dei nostri famosi integrali sui cammini In altre parole : l'origine dell'inconscio trova il suo spazio/tempo nella Età dell'Oro, quella a cui l'umanità da tempi immemorabili tende a ritornare. Abbiamo parlato di inconscio e di coscienza, di origine e di percorso, di mito dell'eterno ritorno e di Età dell'oro, rimarcando in questa sorta di multi integrale sui cammini, l'interesse emozionale che possiamo anche denominare "desiderio" il desiderio da sempre sotteso a tali argomenti, che ha caratterizzato l'anelito di una umanità alla ricerca di quel Paradiso perduto che non ha mai potuto ritrovare, ma solo postulare. Ricerca impossibile forse perchè non si è mai avuta la elasticità mentale, la spregiudicatezza di tentare un nuovo cammino, non uno stato con le sue parti e particelle e neppure un flusso necessariamente in avanti (la discutibile evoluzione), ma forse entrambi come in quel principio di indeterminazione di Heisenberg o in quell'equazione d'onda e il suo collasso di Schrodinger, come il famoso esperimento sulla "doppia fenditura" e la celeberrima Teoria della relatività di Einstein, sia "ristretta" che "generale" . Freud, Jaynes, la nutrita schiera dei fisici quantistici, e vari mistici, studiosi, profeti, ci accompagnano in questo cammino la cui localizzazione iniziale o anche finale , a sugello del principio archetipico dell'Uroboros, accetta sia le suggestioni di Cantor e dei suoi insiemi ed anche quelle di chi chi a tali insiemi ha dato l'essenza di "infiniti" individuando il meccanismo simmetrico ma di trascinamento dell'inconscio (Mattè Blanco = l'inconscio come insiemi infiniti). Ecco quindi che abbiamo fatto ritorno a quell'età dell'oro postulata dalla tradizione, di cui azzardiamo l'ipotesi che gli dei , sottesi a tale età, potrebbero ancora abitare lì, funzione auditiva vestigiale non spaziale ma neppure temporale (le voci), che da forse troppo tempo non ci parlano più: come giustamente osservava Lacan "l'inconscio non parla più, si limita a dire sempre la stessa cosa: ripete! " e perchè non parla piu'? semplice ....perchè non è più capito: la coscienza , l'analogo-io non sono atte a comprenderlo, per capire bisogna cambiare punto di riferimento ed un buon inizio potrebbe essere quello di ripercorrere tutto il cammino (l'integrale di Feynman, ricordate!? che contempla anche la possibilità di arrivare alla Galassia di Andromeda e fare ritorno)




 

mercoledì 1 settembre 2021

LE VOCI DELL'ETA' DELL'ORO

Una età dell’oro caratterizzata da voci ? Voci allucinatorie tout court identificate con le voci degli dei, anzi l’unica modalità di manifestazione di non meglio precisati dei. E per quanto tempo durarono queste voci, per quanto tempo questi dei abitarono qui sulla terra ? Di certo assai più dei tremila anni scarsi della coscienza, stante la sua dipendenza dal linguaggio articolato, diciamo una temporalità indefinita, fatta di decine, centinaia di migliaia di anni, chi può dirlo, mancante l’elemento di trascrizione di una data esperienza? Mancando quell’analogo-io in grado di mettere in situazione se’ stesso con uno scritto? Una mente bicamerale quale quella descritta da Jaynes può in effetti essere durata centinaia di migliaia di anni e lo stesso può dirsi se un tale paradigma viene applicato e adattato ad un qualcosa di così misterioso, così fumoso, per nulla documentato come la prima Era della Umanità quella dell’oro , quella degli dei, della quale non ci rimangono che illazioni e una forma comune a tutte le culture, di larvata nostalgia , quel “perché gli dei non ci parlano più?” Come dovettero essere tali voci, abbiamo detto, o meglio ci ha detto esaurientemente Jaynes nel suo saggio – stress, situazioni nuove, adattamento all’ambiente , modalità non discutibile della comunicazione auditiva, etc’- semmai , è il caso di andare a scoprire che fine abbiano fatto tutte queste voci, una volta che l’emisfero sinistro del cervello ha costruito quell’analogo io che ha consentito di mettere l’individuo “in situazione” e narratizzare la sua presenza e quindi di quelle prescrizioni non ha alcun bisogno? Sembrerebbe avallata l’ipotesi di zona muta, se difatti una voce non ha più nulla da indicare a livello comportamentale, a cosa serve l’emisfero destro? a niente! è un emisfero del tutto superfluo in quanto le zone corrispondenti a quelle del linguaggio articolato non rivestono più alcuna utilità. Così sembrerebbe se utilizziamo il referente della singola eventualità comportamentale, ma cosa succede se prendiamo in esame un qualcosa di molto più generalizzato? cosa succede se ci focalizziamo sul “desiderio” che della vita ne costituisce l’essenza? Succede che viene investito qualcosa di molto più complesso e articolato di una singola evenienza; la modalità allucinatoria delle parti dell’emisfero destro del cervello, preposte alle suggestioni/comandamenti, in correlazione a quella costruzione di analogo io, perde quella funzione di rapporto tra i due emisferi e si precisa in un qualcosa che assume una essenza a sè stante, quella appunto che informa il desiderio, tutto il desiderio come correlato sempre presente fin dall’apparizione dell’uomo e di quel suo distacco dallo stato animale, che attenzione non è la coscienza, ovvero l’analogo io, è un qualcosa che sta localizzata nell’emisfero destro che esaurita la sua funzione allucinatoria/prescrittiva, la evolve in una generalizzazione di quello che da sempre ha rappresentato l’istanza della presenza dell’uomo sulla terra, una sorta di pieno ritorno a quel “de-sidera” ovvero quel “venire dalle stelle”: un’entità più o meno misteriosa, certamente ancora sconosciuta, che ha rappresentato l’inizio della vita, ovvero, come dice Freud in Al di là del principio del piacere, un turbamento in un qualcosa di preesistente alla sua apparizione, ovvero una fenomenologia irrelata dove è presente un corpo turbato (il pianeta, terra, lo stato inanimato) che tende incessantemente a ritornare nello stato precedente a tale turbamento e un corpo turbante (l’apparire della vita, non insita allo stato inanimato, ma proveniente da altrove) che ha invece una duplice istanza : quella di permanere nel proprio stato a tutti i costi (il famoso “la vita ama la vita), ma anche quella di tornare anch’essa da dove è venuta, una nostalgia, direbbe Freud “una coazione a ripetere” ovvero da altrove , lo spazio, il cielo...le stelle... e quindi ri-tornare tra le stelle (de-sidera). Della reazione della prima entità, la terra, che potremmo anche definire totale assoluta indifferenza, ne abbiamo continuamente esaurienti prove: terremoti, inondazioni, mareggiate, eruzioni vulcaniche, sconvolgimenti tellurici, cambiamenti climatici, caldo, freddo, gelo, diciamo che la terra è un ambiente quanto mai inidoneo all’ordine delle volontà e dei disegni umani, mentre per la seconda entità, avendo invece una duplice istanza, quella del permanere e quella del ritornare, si era reso necessario, nell’essere vivente maggiormente evoluto grazie allo sviluppo del suo cervello, suddividere appunto tale cervello in due distinte parti/funzioni, una preposta a tutti i problemi del difficile adattamento ad un ambiente ostile/indifferente, grazie ad uno strumento di aggregazione ovvero il linguaggio articolato che nominasse ogni cosa e provvedesse grazie ad un meccanismo di paragone/condensazione a nominarne sempre di nuove, un’altra invece che doveva giocoforza trovare in una diversa, anzi opposta localizzazione cerebrale, la sua manifestazione: non quella di nominare tutte le cose, ma di trascinarne più che il significato, il significante, ovvero il sentito dire, quindi una metonimia ovvero tutte le possibili eventualità che una certa azione comportasse, applicandovi una sorta di imprimatur rappresentato dalla somma delle esperienze in situazioni simili, che appunto si imponessero come assolute in termini di comportamento. Questi potrebbero essere stati i tempi di dominio degli dei, giustappunto l’età dell’oro, che non ha bisogno di spiegazioni, non ha bisogno di giustificazioni e meno che mai ha bisogno di temporalizzazione: essa si manifesta in sé stessa, giustappunto in una voce, informante nel suo stesso porsi “Va! Fa! Agisci!“ Le voci ovvero le manifestazioni degli dei, ad un certo punto della storia, che non è la banale storia evolutiva delle moderna società umana, questo è un giudizio di merito prettamente umano, si esauriscono per il banalissimo motivo che “non hanno più nulla da dire”, e quindi a quella mente che Jaynes ha denominato bicamerale si sostituisce la coscienza, ovvero quell’analogo Io, che prodottosi nell’emisfero sinistro del cervello, consiste nel mettere in situazione il proprio vissuto senza più aver bisogno di attendere l’allucinazione/prescrizione trasmessa dal corrispondente emisfero destro e che il gruppo, la socialità, l’evolversi della civiltà aveva arbitrariamente attribuito agli dei. L’evoluzione del linguaggio una volta consentito che tramite un analogo che aveva fatto di se’ stesso, l’uomo fosse in grado di mettere se’ stesso in relazione agli eventi, non abbisognava più delle antiche voci ammonitorie e prescrittive di fantomatici dei, e torna quindi imperiosa la domanda : che fine hanno fatto tali voci e più specificamente che fine ha fatto tutta una parte del cervello che per millenni e’ stata preposta a tale compito? Come anzidetto non si tratta di un banale giudizio di merito o demerito , di valore o di non valore, quale l’uomo, specie da Platone in poi con la sua invenzione del concetto (un uno che sta per molti) ha applicato praticamente ad ogni suo scibile, si tratta della stratificazione della tradizione, un qualcosa di eminentemente simbolico che non cataloga, non elenca, non giudica , e che noi in questa sede denominiamo inconscio una funzione vestigiale che non si è estinta, non è diventata un’area muta del cervello come vorrebbero ipotesi scientiste, ma semmai diciamo che si è andata ad occupare di un qualcosa di molto più generale, insita in quella seconda istanza che abbiamo visto appartenere all’elemento turbatore, ovvero assolte, diciamo al meglio o perlomeno autonomamente, le funzioni di adattamento ad un ambiente ostile o indifferente, quindi di condensazione della propria permanenza, si è andata ad occupare del trascinamento di quell’eterno ritorno nei dettami del desiderio, ovvero quel “de-sidera” che non si contenta di un semplice elenco con termini sempre nuovi, ma vuole il senso di quel suo operare in un contesto che non lo conosce, che lo avversa, che lo opprime e contro il quale deve sempre lottare: vuole ritrovare la sua più profonda essenza, quella che solo il ritorno da dove è venuto può forse spiegare e giustificare. Così se il “crollo della mente bicamerale”, prospettato tanto brillantemente da Jaynes ingenera giocoforza una “origine della coscienza” per logica associazione dovremo asserire che ingenera altresì una “ORIGINE DELL’INCONSCIO” Ammessa così una origine non solo della coscienza, ma anche dell’inconscio, Il desiderio non è più un singolo evento circoscritto e limitato da risolvere previa una voce allucinatoria e strettamente contingente, ma diviene il desiderio in senso lato, quello originario all’apparire della vita e del turbamento ingeneratosi nell’ambiente; ovvero è l’intera vicenda del genere umano che pervenuto al linguaggio ha specializzato tale strumento fino a coprire praticamente tutti o quasi i conflitti di attribuzione delle cose del mondo circostante, ha piegato il mondo ad una sua capillare nominalizzazione, ma ha tralasciato tutto quello che faceva parte del desiderio della sua stessa essenza, non solo adattarsi all’ambiente con la sua vita, con il suo “esser-ci” e quindi una condensazione/permanenza, ma anche fare ritorno da dove era venuta e quindi tornare intorno alle stelle (de-sidera) ovvero trascinare un significante nei meandri del proprio desiderio, non prendendo più in esame una singola conflittualità, ma il conflitto in sè: l’essere qui gettato in un mondo che non ci conosce e che ci osteggia con la sua totale indifferenza: insomma le eterne domande del genere umano ”chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?”, che da tempo immemorabile sono sprofondate in una diversa accezione del linguaggio articolato, prerogativa di sciamani, auguri, indovini, ma anche artisti, poeti, musicisti, filosofi, e negli ultimi secoli anche studiosi, fisici, pensatori, che hanno costruito un linguaggio parallelo e alternativo a quello della cosidetta logica e che uno di questi ne ha individuato la struttura profonda e metodologica del suo manifestarsi, e qui facciamo ritorno a Sigmund Freud, che gli ha dato il nome di “INCONSCIO” e che noi in questa sede azzardiamo che, come la coscienza ha anche esso una origine e questa origine può benissimo trovare, come in un ulteriore estremo integrale sui cammini, una sua spazialità ed una sua temporalità del tutto indefinita si ma anche coincidente con tutto quello che l’uomo ha considerato come desiderio e che non ha i dettami della localizzazione (vedi la fisica quantistica e la teoria degli insiemi ) e neppure della banale evoluzione a linea diretta da uno stato primitivo ad uno di cosidetto progresso, ma piuttosto la spezzata a zig e zag del ritorno, il mito dell’eterno ritorno postulato da Mircea Eliade , ma supposto dalle infinite voci della tradizione, il ritorno all'Eta' dell'Oro

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...