Una origine dell’inconscio!? proprio in parallelo e in concomitanza con l’origine della coscienza! nessuno, nè Freud e neppure Jaynes lo ha preso in considerazione, eppure pensiamoci un pò sopra: se la comparsa dell’analogo-io, ovvero una evoluzione della specializzazione delle commissure cerebrali dell’emisfero sinistro ha consentito all’uomo di porre se’ stesso in relazione agli eventi, narratizzare cioè la sua presenza senza bisogno di attendere la voce che gli dicesse come comportarsi e sbrogliarsela da solo, non era certo plausibile che tutta la corrispondente parte dell’emisfero destro, quella che fino a poco prima era deputata appunto alle voci allucinatorie selezionate previa la somma delle esperienze e una ottimizzazione dei comportamenti più adattivi alla bisogna, si ritirasse così, in un mutismo senza alcuna funzione;
la prima parte dell’istanza contenuta in quella originario archetipo/cambiamento, l’apparizione stessa della vita in un ambiente inanimato e totalmente indifferente, era stata assolta grazie proprio a quella stretta collaborazione tra linguaggio articolato fondato sulla condensazione di un significato ovvero la metafora, e in correlazione di un linguaggio allucinatorio prescrittivo, fondato invece sul continuo trascinamento di prescrizioni, quindi sulla metonimia, con compositi meccanismi di innesto proprio sul contesto di tale ambiente da piegare all’ adattamento, ma ricordiamo che l’anelito contenuto dall’apparire della vita non era limitato al semplice mantenimento di uno status quo: questo una volta raggiunta una evoluzione che consentisse all’uomo di camminare con le proprie gambe, ora lasciava aperta tutta la seconda istanza, quella dell’anelito al ritorno da dove era venuta, cioè il “de-sidera”. Che cosa è il desiderio? il fior fiore dei maggiori pensatori di ogni tempo hanno sempre cercato di dare una riposta a tale quesito, la più plausibile l’ha data lui il solito Freud e anche nominalmente è al di là del piacere contestuale, che lui stesso in una precedente formulazione teorica aveva elevato a principio. Però a rigore, se per la coscienza possiamo parlare di una origine caratterizzata da quel particolare analogo che non si appunta più su cose esterne all’individuo, ma dentro di sè e ne narratizza il suo essere in situazione, per quella parte che ne forniva voci allucinatorie e prescrittive, si tratta non di una condensazione dall’esterno all’interno, ma bensì pur sempre di un trascinamento di significato, che dopo aver esaurito tutte le sue possibilità di cooperazione con la parte della mente deputata all’adattamento all’ambiente, ora torna indietro, come la sonda del Voyager nel film Star Treck, alla ricerca di dov’è venuta e cioè quel “de-sidera” che informa il desiderio.
Possiamo quindi ragionevolmente sostenere che più di una origine si tratta di una anelito di ritorno, un recupero, una coazione a ripetere, che assume tutte le forme che il linguaggio articolato, il nominare le cose, non è assolutamente in grado di coprire, quindi diciamo che è una ristrutturazione, un restauro, proprio come un antico monumento, le cui parti nel corso del tempo si sono piegate ad accogliere altre funzioni, perdendo quella sua precipua ( un antico tempio adibito ad abitazione, l’oro della cupola del Pantheon per il baldacchino di San Pietro, etc) di quella parte che per lungo tempo si è piegata ad altre funzioni, ora con il procedere ed anche l’esaurirsi della sua funzione di aiuto, fa ritorno alla sua specifica essenza: occuparsi del desiderio, senza gli orpelli dell’adattamento all’ambiente più o meno ostile. Ma il desiderio non è un qualcosa che la coscienza può spassionatamente contemplare, per essere veramente de-siderio non deve avere gli imbrigliamenti della necessità, non può soggiacere nè alla logica della coscienza, nè agli stessi meccanismi del parlato, i suoi strumenti sono imprevedibili, fuori di ogni schema e hanno come referente tutto l’organico mente/corpo dell’unità biologica uomo; il desiderio sfugge ad ogni catalogazione, non si piega ad alcuna necessità, è del tutto casuale ed è sempre di difficile comprensione per la parte cosciente del cervello allocata nell’emisfero sinistro, essendo completamente allocata nella parte destra, e alla quale, come è stato fatto cenno, è stata data, non troppo tempo fa, la denominazione di incoscio, è , riflettiamoci un po’, molto molto simile a quell’Eta’ dell’oro, dove non vi è neppure un chiaro distinguo tra uomini e dei, e su tale rapporto ci si può mettere di tutto: la fantasia, la necessità, lo stress, il desiderio. Un tempo primordiale era un tutt’uno e non era dato distinguere neppure se alla voce allucinatoria e prescrittiva corrispondesse una immagine, ma ora che l’uomo è pervenuto alla coscienza, e alla suddivisione ben marcata di un diverso funzionamento degli emisferi cerebrali, l’inconscio non è tutto desiderio, così come il desiderio non è tutto inconscio, ma solo una metà, la metà che trova luogo in un solo emisfero cerebrale, quello destro, e che rappresenta la parte di essenza contenuta all’atto del turbamento vita, (la cometa, il frammento di spirale, l’energia primordiale) la parte di “nostos”, di ritorno, ma non quella di mantenimento, di permanenza nel proprio stato. De-siderare è quindi un volere a metà e precisamente quella metà di impulso insita nell’atto dell’apparire della vita in un contesto di preesistente inanimato, e in quanto metà si era giustappunto allocata solo in una metà del cervello, l’organo che in una incalzante evoluzione aveva avviato una sempre maggiore padronanza del pianeta ospitante: una volta che quella parte sinistra deputata al linguaggio articolato e quindi ai suoi precipui strumenti: la metaforizzazione di tutti i significati con costruzione di analoghi fino a quell’analogo io che non era più rivolto all’esterno, ma all’interno di sè e quindi non aveva più bisogno del supporto della parte destra operante invece per trascinamento di significante e quindi per metonimia, assistiamo sia alla origine della coscienza sulla base del linguaggio, ma assistiamo anche, se non ad una origine perlomeno ad una ristrutturazione su base restaurativa dell’istanza di ritorno da dove quell’energia derivava...non solo il linguaggio articolato, ma tutta una serie di strumenti/messaggio impregnati di emozionalità proprio come erano le voci allucinatorie quando entrambi gli emisferi cerebrali erano in cooperazione : in altre parole, oramai libero da orpelli, l’emisfero destro poteva sviluppare autonomamente la propria specifica vocazione, non il mantenimento, ma il ritorno e lo faceva non solo con le voci, ma con tutta la serie di strumenti che erano alternativi proprio al linguaggio articolato ed in una maniera del tutto sradicata da necessità contingenti, ma in una apparente casualità, che soggiaceva solo a quell’istanza di desiderio in senso lato cui la coscienza solo con grande difficoltà e facendo leva non sui suoi strumenti prettamente logici, poteva genericamente e fumosamente pervenire. E’ la strada dei sogni, delle fantasie, delle intuizioni, dei mancati e di ciò che è rimosso, di tutto quello cioè che la coscienza ha trascurato, negletto, quasi ignorato e che trova sempre nuove modalità d’espressione, perlopiù relegate dalla coscienza a stranezze, a scarti del suo fluire. Tutto ciò va a confluire non in una conoscenza, ma in una emozione desiderante, quale si rivela ad una analisi dettagliata la prima di quelle Età del mondo che stiamo sottoponendo a verifica, passando in rassegna, tutti gli strumenti della ragione, della speculazione intellettiva anche dettata da istanze di modernità (quali possiamo ascrivere la psicoanalisi, la fisica quantistica, lo sviluppo di avanzatissime tecnologie), ma anche della tradizione e delle più antiche credenze che si ripresentano in uno dei nostri famosi integrali sui cammini In altre parole : l'origine dell'inconscio trova il suo spazio/tempo nella Età dell'Oro, quella a cui l'umanità da tempi immemorabili tende a ritornare. Abbiamo parlato di inconscio e di coscienza, di origine e di percorso, di mito dell'eterno ritorno e di Età dell'oro, rimarcando in questa sorta di multi integrale sui cammini, l'interesse emozionale che possiamo anche denominare "desiderio" il desiderio da sempre sotteso a tali argomenti, che ha caratterizzato l'anelito di una umanità alla ricerca di quel Paradiso perduto che non ha mai potuto ritrovare, ma solo postulare. Ricerca impossibile forse perchè non si è mai avuta la elasticità mentale, la spregiudicatezza di tentare un nuovo cammino, non uno stato con le sue parti e particelle e neppure un flusso necessariamente in avanti (la discutibile evoluzione), ma forse entrambi come in quel principio di indeterminazione di Heisenberg o in quell'equazione d'onda e il suo collasso di Schrodinger, come il famoso esperimento sulla "doppia fenditura" e la celeberrima Teoria della relatività di Einstein, sia "ristretta" che "generale" . Freud, Jaynes, la nutrita schiera dei fisici quantistici, e vari mistici, studiosi, profeti, ci accompagnano in questo cammino la cui localizzazione iniziale o anche finale , a sugello del principio archetipico dell'Uroboros, accetta sia le suggestioni di Cantor e dei suoi insiemi ed anche quelle di chi chi a tali insiemi ha dato l'essenza di "infiniti" individuando il meccanismo simmetrico ma di trascinamento dell'inconscio (Mattè Blanco = l'inconscio come insiemi infiniti). Ecco quindi che abbiamo fatto ritorno a quell'età dell'oro postulata dalla tradizione, di cui azzardiamo l'ipotesi che gli dei , sottesi a tale età, potrebbero ancora abitare lì, funzione auditiva vestigiale non spaziale ma neppure temporale (le voci), che da forse troppo tempo non ci parlano più: come giustamente osservava Lacan "l'inconscio non parla più, si limita a dire sempre la stessa cosa: ripete! " e perchè non parla piu'? semplice ....perchè non è più capito: la coscienza , l'analogo-io non sono atte a comprenderlo, per capire bisogna cambiare punto di riferimento ed un buon inizio potrebbe essere quello di ripercorrere tutto il cammino (l'integrale di Feynman, ricordate!? che contempla anche la possibilità di arrivare alla Galassia di Andromeda e fare ritorno)
Nessun commento:
Posta un commento