venerdì 29 ottobre 2021

LA STORIA E' UN'ALTRA COSA

 

Hanno annichilito la storia! Menzogne, falsità, manipolazioni… come si dice oggi nell’orrido gergo bottegaio “fake news”, hanno finito per annullare ogni narrazione : colpa di pochi magnati iper capitalisti, ma anche iper socialisti, iper egualitari in un rivoltante buonismo e colpa dei loro volenterosi servi e  carnefici di libertà della mentalità e ideologia di sinistra  che  in cambio di briciole di potere e denaro, si sono prestati a gettare la loro maschera falso populista  che in realtà era fatta solo di invidia e di frustrazione e quindi farsi squallidi e solleciti  interpreti dei desideri di dominio di appunto pochi magnati, devocando ai loro disegni ogni residuo di umanità, giustizia e libertà. E’ questo il quadro che sempre più si delinea in merito a questa presunta frattura socio/sanitaria di questo secondo ventennio del terzo millennio, indotta da una completamente inventata  pandemia, diffusa solo con la totale mobilitazione dei sempre più asserviti mass media, veicolando immotivata paura, proprio come asseriva nel suo rispondere al Coro un incatenato Prometeo:
Dal fissare il destin distolsi gli uomini.   CORO:Quale farmaco a tal morbo trovasti?Promèteo:Nei lor petti albergai cieche speranze.   CORO:Gran beneficio fu questo per gli uomini.Promèteo:Ed oltre a questo, il fuoco a lor donai.   CORO:Il fuoco, occhio di fiamma, ora posseggono?" Promèteo: E molte arti dal fuoco apprenderanno. “ 
Grazie al famoso furto Prometeo da’ all’uomo la technè ovvero quello specifico esclusivamente umano , che ha però in se’ la stessa consistenza del ferro delle catene che lo avvincono alla roccia del Caucaso, per cui possiamo ritenere che Eschilo appunto nel suo “Prometeo incatenato” delinea la storia stessa del genere umano; una storia però che non ha nulla a che  vedere con la narrazione che una esigua minoranza ha imposto di fare : sono i mercanti, i bottegai, coloro che hanno mescolato l’essenza umana con la sua protesi della Tecnè e anche con il denaro, ovvero  lo strumento che consente di veicolare tale tecnica, gli artefici di un mondo sempre più de-umanizzato e avviato alla inverazione di quei cicli che sempre gli antichi racconti avevano posto come suprema minaccia: dal rimpianto di una età dell’oro, di cui non sappiamo però nulla per il semplice fatto che è come l’inconscio non rimosso che non può essere abreagito proprio perché manca il ricordo e quindi anche gli autori più profondi come Esiodo o le culture più disparate  non possono dare alcuna concreta indicazione né spaziale, né tantomeno temporale: quanto è durata l’età dell’oro di cui si possono dire le cose più strabilianti: governata da dei o magari da non meglio definiti super uomini? Immortali come gli dei greci  dell’Olimpo, come il dio indù Krisna che nel pieno dellabattaglia si presenta al guerriero Arjuna e lo rende edotto dei principi che dovrebbero governare qualsivoglia azione umana, le illazioni su una presunta era dei giganti, la teoria della quattro lune di Horbiger e il loro diverso effetto di attrazione sugli esseri viventi,  gli Elohim intesi come sorta di coordinatori di un potere altro, proveniente da …..???? che addirittura potrebbero ancora essere presenti qui sulla terra,  secondo le ipotesi di Biglino.
Di questa età dell’oro, rimpianta in tutti gli antichi testi  di tutte le culture e tutte le genti, non ci resta ovviamente nulla, nessuno scritto, nessun reperto, niente che possa farci azzardare uno spazio/tempo, meno che mai uno svolgimento o una sua durata. C’è un saggio, molto recente che potrebbe darci una risposta a questo atavico dilemma: il saggio di Julian Jaynes “il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza (1976), dove tutto viene ricondotto ad una modalità di funzionamento del cervello umano relativizzato all’adattamento primordiale  all’ambiente, laddove con estrema dovizia e abbondanza di particolari viene tracciato un funzionamento di cervello adattivo con specifiche funzionalità localizzate nei due emisferi cerebrali:  la prima quella che l’autore denomina mente bicamerale fondata sul trascinamento dei significanti di tale adattamento che escogita un meccanismo neuronale di tipo auditivo con implicazioni di ammaestramento : le voci allucinatorie di non mai identificati dei che in verità altro non sono che la somma di tutti gli insegnamenti che lo stare al mondo, lo spuntarla sulle numerosissime avversità, ha come condensato; giustappunto come voci, che debbono sempre essere ubbidite (ob-audite) ed eseguite senza discussioni. Linguisticamente e retoricamente questo meccanismo informa la figura della metonimia, ovvero il trascinamento di tutta una serie di disposizioni che diventano il patrimonio comune e trasmettibile di una comunità. Quando e quanto tempo possa aver dominato questa figura non ci è assolutamente dato di sapere, però ben si adatta a una concezione di Età dell’oro, dove senza dubbio tali voci trasmesse di generazione in generazione, possono essere equiparate a voci degli dei e quindi immortali; certamente tale predominio neuronal/comportamentale potrebbe spiegare molti misteri della cosidetta evoluzione umana, che potrebbe benissimo non essere stata una evoluzione, ma piuttosto una involuzione: dicevo in apertura del presente articolo che la narrazione che i mercanti hanno imposto della storia è pressocchè universalmente falsa  (leggi mercanti in generale, ma  interpreta come una minoranza che comincia ad individuare una modalità di dominio su di una totalità, facendo leva su alcuni meccanismi,  tipo una tecnologia più avanzata, uno scambio più proficuo di merci,  una crescente importanza data al danaro, un rilevanza particolare assegnata al convincimento e alla diffusione di notizie, notizie attenzione mai vere, ma sempre gonfiate, inventate, manipolate. Abbiamo visto che di una Età dell’oro dominata da dei, o perlomeno da voci allucinatorie intese come dei, possiamo dire poco e niente, se non fare diverse congetture su di un antichissimo rimpianto diffuso in tutte le culture e in tutte le aree del mondo  “perché gli dei ci hanno abbandonato? Perché non ci parlano più?”  Congetture tra le quali ci metto anche la mia che prende a sostegno la teoria di Jaynes sopra citata di una mente bicamerale e di una coscienza  emersa solo dopo la formazione del linguaggio articolato e quindi mescolata con la ben nota teoria freudiana delle formazioni inconsce che si porrebbe solo dopo l’affermazione, non più sulla figura della  metonimia ovvero il trascinamento di significanti , ma di una ulteriore figura della  specializzazione del cervello umano innescata non dal trascinamento di significanti,  ma dal significato letterale di ogni singola parola  dalla lingua ovvero la metafora fondata sul principio della condensazione di tale  significato di ogni singola parola della lingua parlata e  utilizzata per similitudine “Che cosa è questo ? Bhe!!!!.... è come se….” Ebbene è proprio su questo “ come se “ che il linguaggio parlato si arricchisce creando sempre più analoghi (questo è come quello, somiglia a quello, etc) finche rivolgendosi verso se’ stesso, crea un analogo particolarissimo :
l’analogo io, ovvero il mettere se’ stesso e non  dei, o piuttosto voci di dei , al centro della volizione adattiva e quindi perviene alla narratizzazione di se stesso in situazione con l’ambiente. Solo dopo il linguaggio articolato può nascere una coscienza, cioè una messa in situazione di se col mondo  e quindi anche un inconscio che si ritira in una sua area specifica e molto misteriosa del cervello (la differenza della suddivisione degli emisferi ognuno preposto ad un suo compito e ruolo). Ad una lingua articolata che si specializza sempre più grazie al meccanismo di condensazione metaforica e si situa sull’emisfero sinistro, corrisponde quindi un linguaggio oscuro, misterioso, perlopiù oscuro, quasi sempre inintellegibile che va a porsi sull’emisfero destro e solo straordinariamente manifesta i suoi significanti tramite persone particolarmente ispirate  - stregoni, sciamani, oracoli, o tramite comportamenti apparentemente non adattivi, appannaggio di artisti, sognatori e solo molto recentemente (il Freud di fine ottocento e primi novecento) oggetto di una sistematica analisi che non a caso verrà denominata Psicoanalisi. Se dunque possiamo dire pochissimo su di una età dominata non dal linguaggio articolato e neppure azzardare una sua temporalità e durata, non altrettanto si verifica al passaggio dell’età successiva quella denominata “età dell’argento” e appannaggio dei “guerrieri” Qui il tempo,  grazie alla quasi simultanea espressione di applicazione della parola, ovvero il suo passaggio in una forma scritta, diviene subito intellegibile addirittura scandito con esattezza, grazie al ritrovamento di reperti giustappunto scritti: dice a piena ragione Jaynes che i primi scritti dell’umanità che possiamo davvero interpretare e capire senza lasciarci suggestionare da illazioni proiettive tipo test di Rosearch, sono i poemi omerici dell’Iliade e dell’Odissea (quindi siamo grosso modo su mille massimo mille e duecento anni prima della nostra era cristiana ) : e’ proprio in tale periodo che possiamo collocare l’affermarsi di quell’analogo-io, che mettendo l’uomo in situazione all’ambiente e potendo anche narratizzare tale evento, perviene alla piena narrazione di una storia: La storia comincia solo con la trasformazione dell’Età dell’oro in Età dell’argento e con la sostituzione di Dei (o per intenderci voci allucinatorie di Dei ) con Guerrieri. Mi rendo perfettamente conto che molti, anche studiosi, sobbalzeranno dalla sedia “ma come l’Iliade e l’Odissea  primi testi scritti dell’umanità???? Ma allora l’epopea di Gilgamesh, il Mahabaratta, e tutte le iscrizioni tipo la Stele di Hammurabi, i geroglifici egizi???? Ho fatto cenno prima di una suggestione proiettiva alla test di Rosearch tipica della traduzione e interpretazione di tali testi , laddove c’è sempre la tendenza di mettere nel significato il proprio personale sentito (che è un significante e non un significato), ovvero una sorta di aspettativa per conformazione, cosa che come giustamente osserva Jaynes avviene sempre quando si è presente di uno scritto non schematizzato e astratto, ma figurato:  la barca, il sole, fiumi, monti, mare, alberi, animali, maschere, quando compongono uno scritto risentono un po’ troppo della precedente mente bicamerale, ovvero tendono a porsi in maniera di ispirazione, interpretando in maniera non metaforica ma giustappunto metonimica e quindi lasciandosi trascinare dal proprio sentito, financo dal proprio vissuto che va quindi giocoforza a interpretare in maniera troppo soggettiva il significato. Così non si fa storia, ma si avranno  sempre e solo parziali ricadute nella mente bicamerale, espressione di emozioni e suggestioni, quasi un riallaccio alle antiche voci degli dei, ma non mai a gesta di guerrieri.  Ecco dell'età d'argento e dei guerrieri se ne può cominciare a parlare con cognizione di spazio e con cognizione di tempo, ed è una età in cui ancora non si è addivenuti alla menzogna, al mercimonio dei mercanti dell'età del bronzo 

   

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