Hanno annichilito la storia! Menzogne, falsità, manipolazioni… come si dice oggi nell’orrido gergo bottegaio “fake news”, hanno finito per annullare ogni narrazione : colpa di pochi magnati iper capitalisti, ma anche iper socialisti, iper egualitari in un rivoltante buonismo e colpa dei loro volenterosi servi e carnefici di libertà della mentalità e ideologia di sinistra che in cambio di briciole di potere e denaro, si sono prestati a gettare la loro maschera falso populista che in realtà era fatta solo di invidia e di frustrazione e quindi farsi squallidi e solleciti interpreti dei desideri di dominio di appunto pochi magnati, devocando ai loro disegni ogni residuo di umanità, giustizia e libertà. E’ questo il quadro che sempre più si delinea in merito a questa presunta frattura socio/sanitaria di questo secondo ventennio del terzo millennio, indotta da una completamente inventata pandemia, diffusa solo con la totale mobilitazione dei sempre più asserviti mass media, veicolando immotivata paura, proprio come asseriva nel suo rispondere al Coro un incatenato Prometeo:
“Dal
fissare il destin distolsi gli uomini. CORO:Quale farmaco a tal morbo
trovasti?Promèteo:Nei lor petti
albergai cieche speranze. CORO:Gran beneficio fu questo
per gli uomini.Promèteo:Ed oltre a questo, il
fuoco a lor donai. CORO:Il fuoco, occhio di
fiamma, ora posseggono?" Promèteo: E molte arti dal
fuoco apprenderanno. “
Grazie al famoso furto
Prometeo da’ all’uomo la technè ovvero quello specifico esclusivamente umano ,
che ha però in se’ la stessa consistenza del ferro delle catene che lo avvincono
alla roccia del Caucaso, per cui possiamo ritenere che Eschilo appunto nel suo “Prometeo
incatenato” delinea la storia stessa del genere umano; una storia però che non
ha nulla a che vedere con la narrazione che
una esigua minoranza ha imposto di fare : sono i mercanti, i bottegai, coloro
che hanno mescolato l’essenza umana con la sua protesi della Tecnè e anche con il
denaro, ovvero lo strumento che consente
di veicolare tale tecnica, gli artefici di un mondo sempre più de-umanizzato e
avviato alla inverazione di quei cicli che sempre gli antichi racconti avevano
posto come suprema minaccia: dal rimpianto di una età dell’oro, di cui non
sappiamo però nulla per il semplice fatto che è come l’inconscio non rimosso
che non può essere abreagito proprio perché manca il ricordo e quindi anche gli
autori più profondi come Esiodo o le culture più disparate non possono dare alcuna concreta indicazione né
spaziale, né tantomeno temporale: quanto è durata l’età dell’oro di cui si
possono dire le cose più strabilianti: governata da dei o magari da non meglio
definiti super uomini? Immortali come gli dei greci dell’Olimpo, come il dio indù Krisna che nel pieno dellabattaglia si presenta al guerriero Arjuna e lo rende edotto dei
principi che dovrebbero governare qualsivoglia azione umana, le illazioni su
una presunta era dei giganti, la teoria della quattro lune di Horbiger e il loro
diverso effetto di attrazione sugli esseri viventi, gli Elohim intesi come sorta di coordinatori
di un potere altro, proveniente da …..???? che addirittura potrebbero ancora essere presenti qui sulla terra, secondo le ipotesi di Biglino.
Di questa età dell’oro, rimpianta in
tutti gli antichi testi di tutte le
culture e tutte le genti, non ci resta ovviamente nulla, nessuno scritto,
nessun reperto, niente che possa farci azzardare uno spazio/tempo, meno che mai
uno svolgimento o una sua durata. C’è un saggio, molto recente che potrebbe
darci una risposta a questo atavico dilemma: il saggio di Julian Jaynes “il
crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza (1976), dove tutto
viene ricondotto ad una modalità di funzionamento del cervello umano
relativizzato all’adattamento primordiale all’ambiente, laddove con estrema dovizia e abbondanza
di particolari viene tracciato un funzionamento di cervello adattivo con
specifiche funzionalità localizzate nei due emisferi cerebrali: la prima quella che l’autore denomina mente
bicamerale fondata sul trascinamento dei significanti di tale adattamento che
escogita un meccanismo neuronale di tipo auditivo con implicazioni di ammaestramento
: le voci allucinatorie di non mai identificati dei che in verità altro non
sono che la somma di tutti gli insegnamenti che lo stare al mondo, lo spuntarla
sulle numerosissime avversità, ha come condensato; giustappunto come voci, che debbono
sempre essere ubbidite (ob-audite) ed eseguite senza discussioni.
Linguisticamente e retoricamente questo meccanismo informa la figura della
metonimia, ovvero il trascinamento di tutta una serie di disposizioni che
diventano il patrimonio comune e trasmettibile di una comunità. Quando e quanto
tempo possa aver dominato questa figura non ci è assolutamente dato di sapere,
però ben si adatta a una concezione di Età dell’oro, dove senza dubbio tali
voci trasmesse di generazione in generazione, possono essere equiparate a voci
degli dei e quindi immortali; certamente tale predominio
neuronal/comportamentale potrebbe spiegare molti misteri della cosidetta
evoluzione umana, che potrebbe benissimo non essere stata una evoluzione, ma
piuttosto una involuzione: dicevo in apertura del presente articolo che la
narrazione che i mercanti hanno imposto della storia è pressocchè
universalmente falsa (leggi mercanti in
generale, ma interpreta come una
minoranza che comincia ad individuare una modalità di dominio su di una
totalità, facendo leva su alcuni meccanismi, tipo una tecnologia più avanzata, uno scambio
più proficuo di merci, una crescente importanza
data al danaro, un rilevanza particolare assegnata al convincimento e alla
diffusione di notizie, notizie attenzione mai vere, ma sempre gonfiate,
inventate, manipolate. Abbiamo visto che di una Età dell’oro dominata da dei, o
perlomeno da voci allucinatorie intese come dei, possiamo dire poco e niente, se
non fare diverse congetture su di un antichissimo rimpianto diffuso in tutte le
culture e in tutte le aree del mondo “perché
gli dei ci hanno abbandonato? Perché non ci parlano più?” Congetture tra le quali ci metto anche la mia
che prende a sostegno la teoria di Jaynes sopra citata di una mente bicamerale
e di una coscienza emersa solo dopo la
formazione del linguaggio articolato e quindi mescolata con la ben nota teoria
freudiana delle formazioni inconsce che si porrebbe solo dopo l’affermazione, non
più sulla figura della metonimia ovvero
il trascinamento di significanti , ma di una ulteriore figura della specializzazione del cervello umano innescata
non dal trascinamento di significanti, ma
dal significato letterale di ogni singola parola dalla lingua ovvero la metafora fondata sul
principio della condensazione di tale significato di ogni singola parola della lingua
parlata e utilizzata per similitudine “Che
cosa è questo ? Bhe!!!!.... è come se….” Ebbene è proprio su questo “ come se “
che il linguaggio parlato si arricchisce creando sempre più analoghi (questo è
come quello, somiglia a quello, etc) finche rivolgendosi verso se’ stesso, crea
un analogo particolarissimo : l’analogo
io, ovvero il mettere se’ stesso e non dei, o piuttosto voci di dei , al centro della
volizione adattiva e quindi perviene alla narratizzazione di se stesso in
situazione con l’ambiente. Solo dopo il linguaggio articolato può nascere una
coscienza, cioè una messa in situazione di se col mondo e quindi anche un inconscio che si ritira in
una sua area specifica e molto misteriosa del cervello (la differenza della
suddivisione degli emisferi ognuno preposto ad un suo compito e ruolo). Ad una
lingua articolata che si specializza sempre più grazie al meccanismo di
condensazione metaforica e si situa sull’emisfero sinistro, corrisponde quindi un
linguaggio oscuro, misterioso, perlopiù oscuro, quasi sempre inintellegibile
che va a porsi sull’emisfero destro e solo straordinariamente manifesta i suoi
significanti tramite persone particolarmente ispirate - stregoni, sciamani, oracoli, o tramite
comportamenti apparentemente non adattivi, appannaggio di artisti, sognatori e
solo molto recentemente (il Freud di fine ottocento e primi novecento) oggetto
di una sistematica analisi che non a caso verrà denominata Psicoanalisi. Se
dunque possiamo dire pochissimo su di una età dominata non dal linguaggio
articolato e neppure azzardare una sua temporalità e durata, non altrettanto si
verifica al passaggio dell’età successiva quella denominata “età dell’argento”
e appannaggio dei “guerrieri” Qui il tempo,
grazie alla quasi simultanea espressione di applicazione della parola,
ovvero il suo passaggio in una forma scritta, diviene subito intellegibile addirittura
scandito con esattezza, grazie al ritrovamento di reperti giustappunto scritti:
dice a piena ragione Jaynes che i primi scritti dell’umanità che possiamo
davvero interpretare e capire senza lasciarci suggestionare da illazioni
proiettive tipo test di Rosearch, sono i poemi omerici dell’Iliade e dell’Odissea
(quindi siamo grosso modo su mille massimo mille e duecento anni prima della
nostra era cristiana ) : e’ proprio in tale periodo che possiamo collocare l’affermarsi
di quell’analogo-io, che mettendo l’uomo in situazione all’ambiente e potendo
anche narratizzare tale evento, perviene alla piena narrazione di una storia:
La storia comincia solo con la trasformazione dell’Età dell’oro in Età dell’argento
e con la sostituzione di Dei (o per intenderci voci allucinatorie di Dei ) con Guerrieri. Mi rendo perfettamente conto
che molti, anche studiosi, sobbalzeranno dalla sedia “ma come l’Iliade e l’Odissea primi testi scritti dell’umanità???? Ma allora
l’epopea di Gilgamesh, il Mahabaratta, e tutte le iscrizioni tipo la Stele di
Hammurabi, i geroglifici egizi???? Ho fatto cenno prima di una suggestione
proiettiva alla test di Rosearch tipica della traduzione e interpretazione di
tali testi , laddove c’è sempre la tendenza di mettere nel significato il
proprio personale sentito (che è un significante e non un significato), ovvero
una sorta di aspettativa per conformazione, cosa che come giustamente osserva
Jaynes avviene sempre quando si è presente di uno scritto non schematizzato e
astratto, ma figurato: la barca, il
sole, fiumi, monti, mare, alberi, animali, maschere, quando compongono uno
scritto risentono un po’ troppo della precedente mente bicamerale, ovvero
tendono a porsi in maniera di ispirazione, interpretando in maniera non
metaforica ma giustappunto metonimica e quindi lasciandosi trascinare dal
proprio sentito, financo dal proprio vissuto che va quindi giocoforza a interpretare
in maniera troppo soggettiva il significato. Così non si fa storia, ma si
avranno sempre e solo parziali ricadute
nella mente bicamerale, espressione di emozioni e suggestioni, quasi un
riallaccio alle antiche voci degli dei, ma non mai a gesta di guerrieri. Ecco dell'età d'argento e dei guerrieri se ne può cominciare a parlare con cognizione di spazio e con cognizione di tempo, ed è una età in cui ancora non si è addivenuti alla menzogna, al mercimonio dei mercanti dell'età del bronzo
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