La matematica ha cominciato ad attrarmi quando ho cominciato
a coniugarla con la fisica e ho scoperto
il calcolo infinitesimale, più in particolare, quando ho cominciato a
proiettare i numeri negativi scoprendone la valenza immaginaria che poi
attraverso la moltiplicazione per il suo coniugato ovvero lo stesso numero ma
di segno invertito, mi restituiva la sua parte reale si, ma, come ho detto nei
precedenti articoli qui su questo stesso blog, spurgata da quel razionale che
mi ha sempre dato tanto fastidio in quanto correlata a quello che ho sempre
considerato il peggiore dei filosofi : Giorgio Hegel. Con un reale non più
razionale, ma anzi marchiatamente irrazionale si ha, a mio parere, il destro per pervenire al registro del
simbolico e quindi al linguaggio specifico dell’inconscio. Ricordiamo che è
proprio grazie al calcolo infinitesimale che passiamo da uno stato ad un flusso
e quindi a quella funzione d’onda che con la coniugazione del numero negativo riflesso produce appunto
quei numeri reali nel registro simbolico, dove ci si misura anche con
l’irrazionale (chi potrebbe negare che nel funzionamento dei sogni, delle
fantasie, e di tutto l’armamentario dell’inconscio non sia presente un dato di
irrazionalità?) .Tanto per rimanere in tema di Fisica, i numeri immaginari
sono rilevantissimi nella teoria della relatività ristretta in quanto giocano un ruolo
significativo nel calcolo della
separazione spazio/temporale e quindi si rivestono sempre per la solita
moltiplicazione col loro coniugato, di irrazionalità che gioca una parte
fondamentale nel registro simbolico, anzi per la precisione nella relatività il fattore temporale è
immaginario ed è dato appunto da “ i” x “c” dove “c” è la velocità della luce. Diciamo
quindi che il fattore immaginario è
coniugato a quello riflesso di segno ed è sempre inferiore a quello spaziale,
ovvero per quanto riguarda gli
eventi in cui c’è molto movimento spaziale in intervalli di tempi brevi i numeri che descrivono la separazione
spazio/temporale sono reali e quelli
immaginari possono essere omessi per tornare nei calcoli una volta restituiti
al reale, ma irrazionale, ed ecco quindi che abbiamo l’ambito precipuo della relatività : fu il
fisico Stephen Hawking.Condannato da una terribile malattia alla
paralisi progressiva Hawking riusciva a comunicare solo con una macchina che trasferiva
gli impulsi in parole, che applicò la
teoria della relatività e quindi il calcolo infinitesimale, con tanto di equazione d’onda e un forte
riferimento alla teoria delle stringhe, anzi delle Super stringhe, all’origine
dell’Universo: il punto è che, lo ammetto, ho avuto anche io , sempre una forte
attrazione per i numeri negativi quel “ -1” mi ha sempre dato l’idea di
contrastare la spocchia dei razionalisti e super positivisti, per non dire
peggio progressisti e modernisti come un
mio vecchio ex amico, che oggi mi guarderei bene persino da rivolgergli la parola, stante che
da buon sinistroide è ovviamente oggi un convinto e fanatico scientista,
vaccinista inde-fesso, seguace dei vari Soros, Gates, Fauci, Draghi etc. e del
loro tentativo di deciso affossamento della Libertà che diceva
sempre “non siamo mica all’anno zero!” “già !...” rispondevo io a quella
sua asserzione presuntuosa, presupponente e sostanzialmente ignorante “non siamo all’anno zero, infatti siamo
all’anno meno uno” : fascino dei negativi, delle mancanze che
debbono essere ricolmate, di quel che manca al reale per divenire non razionale,
ma comprendere nella sua varietà soprattutto l’irrazionale che per me e per
tutti coloro che amano il dubbio, l’incertezza, la non sicurezza si identifica
con il “simbolico” quel ri-mettere insieme le cose del mondo che la coscienza
ha diviso e separato : il caro vecchio “-1”, che diventa ancora più fascinoso e
stimolante se poi usi la proiezione, giustappunto la radice quadrata,
entrando quindi nel mondo dei numeri immaginari, che sostanzialmente
rappresentano una ulteriore possibilità per i numeri reali di comprendere, se
non il tutto, perlomeno molto di più della cosidetta realtà, indagando le sue
accezioni immaginarie e quindi pervenendo alla complessità del conscio e dell’inconscio,
resi calcolabili grazie all’inversione coi coniugati e l’accesso al simbolico.
Riprendiamo però da Stephen Hawking che come sopraccennato fu il primo a coniugare la teoria della relatività di Einstein (direi più quella ristretta) all'origine dell'Universo: quale fu il suo ragionamento? bhe considerando il fatto che all'inizio di un processo di origine la materia è molto condensata, si suppone che non ci sia questo gran movimento e quindi la separazione spazio/temporale può essere assimilata ad una entità immaginaria, per cui è del tutto legittimo usare numeri immaginari ovvero proiezioni di numeri negativi.In particolare Hawking si accorse che tale separazione spazio/temporale diventava immaginaria quando le le distanze spaziali erano meno significative di quelle temporali e questo può applicarsi non solo ad un inizio tipo l'universo, ma a tutti gli inizi di un qualcosa , moltiplicandosi quindi all'infinito tale processo, persino al quotidiano della nostra vita : consideriamo ad esempio una distanza tra Londra e New Jork presa la prima alle 17,07 la seconda alle 17,00: è chiaro che la distanza di circa 8000 chilometri è più significativa di quella temporale che è di soli 7 minuti - se ora calcoliamo la separazione spazio/temporale tra una stessa città di un solo minuto , la dimensione spaziale diventa prossima al nulla, mentre quella temporale è giustappunto di un minuto. Questo significa che abbiamo viaggiato nel tempo, ma non nello spazio, per cui il termine spaziale non è reale, ma immaginario. Il colpo di genio di Hawking fu di ipotizzare che anche gli intervalli di tempo di questi primissimi istanti di ogni inizio, potessero essere immaginari (proiezioni di negativi), egli ipotizzò infatti che i fattori temporali coinvolti all'inizio dell'Universo fossero molto molto piccoli, ecco....infinitesimali! Dato che a causa di tale infinitesimale non si può misurarli ecco che scatta il procedimento della proiezione di negativi, ovvero accedere al fattore immaginario: sostituendo il tempo dell'inizio con un numero immaginario, la separazione spazio/temporale risulta reale se moltiplicata per il coniugato dell'immaginario, accedendo all'insieme dei numeri complessi spurgato di quell'accezione di razionale, ovvero un conscio che non consentiva di pervenire al simbolico e quindi all'inconscio. Una volta tornato reale con il suo correlato di irrazionale, ecco che simbolicamente anche l'inizio dell'Universo, come tutti gli inizi, poteva essere assimilato ad una realta'.
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