sabato 16 luglio 2022

CON HAMER SI O NO?

 


Va fatta una doverosa precisazione, sul come e dove potremmo considerare e  localizzare la teoria di Hamer : dal punto di vista teorico, ovvero come impianto scientifico/culturale o dal punto di vista pragmatico come prassi terapeutica? Freud, Jung, Lacan, Jaynes, Lacan, Mattè Blanco, sono senza dubbio una eccezionale forma di conoscenza, non viziata da dogmi o da interessi particolaristici, però ecco dal punto di vista terapeutico hanno sempre lasciato a desiderare, questo sopratutto perchè si sono sempre attenute ad una metodologia molto speculativa, ma poco pratica. Se vogliamo fare il punto  sul terapeutico ci dobbiamo spostare addirittura di continente e cioè portarci in ambito americano, tradizionalmente e direi per sua stessa costituzione, più pragmatico e operativo, laddove veramente la terapia, ovvero un concreto adoperarsi per lenire o addirittura far scomparire determinate sintomatologie ascende a criteri misurabili e spesso e volentieri replicabili  Tale istanza era contenuta già nei primi operatori del settore  tipo Harry Stack Sullivan che anche se ispirato dal forte impianto teorico  di esponenti europei tipo   Alfred Adler  e sopratutto di Melanie Klein che si era trasferita negli USA, ma ha uno straordinario picco con l’eccezionale e per molti versi anomala figura di Milton H. Erickson, ovvero quello che Freud avrebbe definito una sorta di terapista selvaggio, ma che in verità ha rappresentato probabilmente il più straordinario ed efficace terapeuta di ogni tempo e di ogni luogo, che si avvaleva non solo di una terapia fondata sulla seduzione e la manipolazione ma anche sull’ipnosi, che proprio grazie al suo operato dismetteva i baracconi da fiera per trovare un consesso di efficacissima applicazione negli studi  terapeutici.
Sul modello di Erickson con l’aggiunta
  di un forte impianto culturale ad indirizzo pragmatico comunicazionale dei fondatori della Scuola di Palo Alto in California :  Avyla Jackson e Grigory Bateson, sorge appunto tale Scuola che in verità ha rappresentato  un vero e proprio indirizzo terapeutico che ha contraddistinto  con altri  fantastici protagonisti del calibro di John Weakland, Paul Watzlavitch, Jay Haley,  Robert Dilts, e altri  tutti gli anni settanta, ottanta e novanta del XX secolo, per affacciarsi nel III millennio e localizzarsi anche da noi in Italia con la terapia strategica breve di Giorgio Nardone. sempre dall’alveo Ericksonino e della Scuola di Palo Alto.  Un ultimo doveroso accenno, sempre in tema di efficacia terapeutica  va fatto alla cosidetta Programmazione Neurolinguistica  che ha, non solo utilizzato, ma sistemizzato la prassi un pò confusa, improvvisata e tutto sommato artistico/geniale  di Milton Erickson costituendo un vero e proprio “Milton Model” di incomparabile valore sotto il profilo della ripetitività terapeutica; la produzione originaria dei due fondatori di questa PNL, Richard Bandler  e John Grinder, va senz’altro ascritta a questo particolare momento di grande e proficua diffusione dell’istanza terapeutica; i testi scritti in connubio di questi due studiosi sono vere e proprie pietre miliari (La struttura della Magia, La metamorfosi terapeutica, La Ristrutturazione, PNL, I modelli terapeutici di Milton Erickson, Ipnosi e trasformazione)
Peccato che dopo il loro divorzio la PNL sia scaduta al livello di una prassi di efficientismo
  manageriale di tipo comunicativo  anche merceologico, perdendo sempre più di vista il dato terapeutico. Torna quindi la domanda :  dove ci vogliamo collocare con la teoria Hameriana? sul proseguo di Freud o piuttosto nel solco dei grandi movimenti operativi a scopo terapeutico? ovvero una “grande teoria” o una “efficace prassi”? Qualcuno potrebbe obiettare che Freud e compagnia erano quasi tutti medici e anche Hamer è un medico,  pertanto l’istanza terapeutica è stata sempre sottesa  al loro operare….ma  qui vige un antico adagio:  “tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”, oppure come ha chiosato qualcuno, “c’è anche  la possibilità di fare parecchi errori” e diciamola tutta, in quanto a cura, la psicoanalisi non può annoverare questi grandi risultati, (a parte la boutade di “talking cure” di Anna O., i cui sintomi nevrotici hanno tratto ben poco giovamento dal celeberrimo trattamento con Freud, c’è da dire che  il famoso “piccolo Hans” si ripresentò alla società psicoanalitica  molti anni dopo la morte di Freud, oramai adulto e con problemi nevrotici per nulla risolti dalla sua canonica terapia effettuata anche lui sempre con Freud, lo stesso dicasi per l’altrettanto famosissimo “Uomo dei lupi” anche lui sempre alle prese con marcati sintomi nevrotici, sebbene il suo anch’esso canonico “caso” )   da qui la constatazione che la psicoanalisi non  è mai riuscita ad intaccare  il complesso della medicina classica, neppure nell’ambito delle affezioni psichiche che anzi  ha visto quest’ultima appropriarsi dei suoi meccanismi per affibbiargli etichette diagnostiche  con tanto di protocolli nosologici e addirittura creare nuove branche di specializzazione. Ora in quanto a terapia come la mettiamo con Hamer? abbiamo titolato l'articolo olo “con Hamer  si o 
no ! ”    sottendendo il fatto che con la conoscenza delle 5 Leggi Biologiche della sua Teoria  si va a disporre di una eccezionale metodo di spiegazione delle malattie, una eziologia finalmente centrata sull’entità integrata biologica di corpo e cervello, una spiegazione al dettaglio di ogni manifestazione, di ogni sintomo e persino di ogni simbolo sotteso alla presenza di un uomo in un ambiente che lo impegna e quindi ingenera traumi e conflitti, ma in verità non si è in presenza di una terapia, di un metodo di cura, ma solo di un forma di conoscenza. La domanda è “può solo una conoscenza e non una prassi essere utilizzata su di sé e gli altri come forma di cura, di guarigione?” - No non può! ….sulle teorie di Hamer ricadono le osservazioni fatte per la psicoanalisi , straordinario sapere ma sempre “supposto sapere” come giustamente osserva Lacan, che ci servirà per acquisire straordinarie conoscenze e informazioni, persino spiegazioni, giustificazioni e storia di ogni affezione, più una esauriente mappatura di tutte le relative manifestazioni, ma in quanto a   elemento di terapia,…. eh bhe! molto meglio far riferimento alla tradizione della medicina allopatica. Semmai ecco una conoscenza vera delle cause, il senso finalmente dispiegato di  ogni malattia, la catalogazione  non per astratti protocolli nosologici, ma per derivazione dai relativi foglietti embrionali, consentirà  davvero di realizzare quella sinergia  di intervento,  ottimale ai fini    del “ben-essere” dell’individuo . Una sinergia  tra psicoanalisi e Leggi di Hamer che come abbiamo più volte fatto cenno, rappresenterebbe  un po’ il fine, l’obiettivo, oserei dire  il “Kairos” , ovvero quello che i greci antichi intendevano come “il momento opportuno in cui si dispiega il “pro-getto, del presente scritto, ma che proprio con un ripensamento di tutto il corpo della medicina cosiddetta  tradizionale,  comporta una terza  entreè: eh si!  lei stessa  la medicina tradizionale con tutto il suo bagaglio di farmacologia e terapia di pronto intervento, che può davvero rappresentare una occasione che e' stata sempre travisata . Il perche' di questo travisamento  ha per così dire "un cuore antico...ma non troppo" : duecento, massimo duecento cinquanta anni, ovvero come conseguenza della cosidetta "Rivoluzione Industriale" che col suo emergente consumismo, addirittura giustificato da piu' o meno razzaffonate teorie filosofiche (la ridicola asserzione di Hegel "cio' che e' reale e' razionale" e viceversa - i cosidetti testi teorici liberisti Adam Smith, Say, Ricardo, Malthus, e infine persino la ferragginosa impalcatura sociale di Karl Marx) si e' andata a correlare con la pratica medica appena faticosamente uscita dalla stregoneria dei tempi antichi e dalla prassi del cerusico tra cataplasmi, salassi, e piu' che disponibile ad assumere nuovi parametri che non potevano non essere che quelli peculiari appunto della nuova mentalita' consumista, quindi facile preda dei protagonisti della cosidetta rivoluzione, i vari Rotschild, Carnegie, Rockfeller .
Gli eredi dei banchieri, dei mercanti con tutta la loro mentalita' bottegaia e esaltazione al massimo grado dell'interesse economico fondato sul danaro e sul valore di scambio, da parte loro individuarono facilmente l'elemento merceologico sotteso al fattore salute, immettendovi il meccanismo del farmaco come distinguo e come preferenziato elemento di intervento e di diffusione,
arrivando con Rockfeller e Flexner  nel 1910 a farne un protocollo di assolutezza terapeutica con totale dispregio di ogni altro approccio che non fosse quello chimico e industrializzato e portando quindi alla creazione di BIG PHARMA.

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