Mi affascina la danza, ma debbo ammettere: la associo inevitabilmente al femminile, al corpo femminile: i capelli lunghi sciolti sulle spalle che ondeggiano seguendo il ritmo della musica e partecipano colle altre parti del corpo ai movimenti della danza; sono in verita’ i capelli e i piedi, le estremita’ che alla fin fine conducono questo coinvolgente gioco: quindi non e’ tanto una percezione in soggettiva, che riguarda noi stessi, ma e’ trasferita sull’altro (pardon sull’altra) Diciamo che un po’ tutte le danze partecipano, o meglio fanno partecipare di questa sensazione: il tango, la baciata, il Paso doble, il valzer, ah! il caro vecchio valzer col suo bel Danubio blu , pero’ nella fattispecie della sensazione del coinvolgimento partecipe, forse la danza che maggiormente coinvolge occhio, cervello e anache il cuore, e’ la taranta o pizzica, dove l’elemento piedi gioca una parte di primaria importanza, piedi nudi che si muovono sinuosamente in una sorta di frenesia accelerata (non a caso il nome taranta viene dal morso della tarantola che un tempo si diceva generasse appunto una sorta di frenesia), cui nella contestualita’ del ballo si aggiunge questa volta un elemento esterno oltre la musica, una sciarpa di solito rossa che la ballerina di turno muovera’ sempre con consumata abilita’ e il trasferimento su di essa della sensualita’ che il corpo con le sue estremita’, i capelli e soprattutto i piedi nudi che si muovono sul terreno, trasmettono all’intero contesto, di cui fortunosamente e con grande piacere anche noi facciamo parte “inspirero’ considerando tutti i corpi, espirero’ considerando tutti i corpi” dice il ritornello della Meditazione Vipassana, ma qui la meditazione e’ accelerata e tutti corpi sono coinvolti nel movimento: la ballerina con i suoi capelli, i suoi piedi, i gesti e la sciarpa, quindi la musica, il contesto, gli altri ballerini, il pubblico. A questo punto proprio come faccio in numerose attivita' che comportano un apprendimento di nuove sequenze: imparare ad andare in bicicletta
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Ballerina di pizzica |
esercitarmi sulle parallele per pervenire a tempi di kippe, sciare sulla neve, nuotare, comincio a contare i passi che vado facendo giustappunto per apprendere qualcosa di nuovo, questo contare all’inizio mi aiuta, mi ricorda il percorso che debbo seguire, uno, due, tre, avanti, quattro indietro, cinque di lato , ma poi ad un certo punto tutti questi numeri perdono di importanza, non li conto piu’ sono immerso nel movimento e solo allora mi accorgo che sto ballando, come la bella ragazza della pizzica, capelli, piedi, sciarpa, musica e movimento, non piu’ singoli passi, ma un flusso come quello di un’onda ….ecco da questo comincio a percepire perche’ sono state così importanti le equazioni d’onda studiate da De Broglie, da Dirac, da Schrodinger in fisica quantistica: siamo passati da uno stato di uno due tre punti successivi ad un flusso ed ecco, diciamolo pure …stiamo ballando. I numeri, il contare sono simili alla coscienza, ovvero quell’analogo io che ci mette in corrispondenza con il nostro ambiente, servono per stabilire un percorso di apprendimento, ma prima li lasciamo e facciamo fare al nostro inconscio, prima entreremo nel flusso e faremo parte di una nuova modalita’ di azione.arola calcolo deriva dal latino e si riferisce ad una piccola pietra che fin dai primordi della nostra civilta’ serviva per contrassegnare una numerazione di elementi, se pero’ alla parola calcolo ci aggiungo il termine infinitesimale ecco che non mi ritrovo piu’ ad enumerare ciottoli che mi scandiscono un percorso, ma passo ad un altro livello di percezione, entro a far parte di un flusso: come ho gia’ citato in altri articoli su questo stesso Blog, furono soprattutto Leibniz e Newton che definirono il concetto stesso di Calcolo infinitesimale” ovvero arrivare alla comprensione di cosa succede in termini matematici quando si passa dal moto di tra due e piu’ punti al movimento fluido di un flusso, in termini pragmatici quando si cessa di contare passi e si entra nel ballo. E’ questo il senso del calcolo infinitesimale. che ci da' il senso di un diverso mondo dove non esistono piu' punti, ma solo flussi e proprio i due inventori del calcolo infinitesimale chiamarono questo movimento fluido che non misurava piu' il movimento tra i punti, ma solo la velocita' in un punto "flussione" , termine che
successivamente fu cambiato in "derivata", ma il senso non cambia: la flussione, evolutasi in derivata rappresenta sempre il il grado di cambiamento di qualcosa (ad es. la distanza) in un dato punto , rispetto a qualcos'altro (ad es. il tempo); la consapevolezza di essere parte di unflusso , simboleggiata nel calcolo infinitesimale dalla flussione o derivata, coglie con precisione quella consapevolezza quasi mai conscia di essere appunto entrati in un flusso e quindi di cominciare a ballare
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