martedì 11 ottobre 2022

PANDEMIE E RIVOLUZIONI

"Nulla e' mai successo davvero, con la precisazione necessaria.... “nulla e’ mai successo davvero, così come crediamo che sia successo,  così come ce lo hanno raccontato" , e questo vale al massimo grado per la attuale pandemia, anzi per tutte le pandemie. Tra le altre cose questa falsa pandemia (ma ci sono mai state pandemie vere?) ha reso quanto mai assoluto un principio al quale credevo anche prima, sia pure in una accezione piu’ personalistica, ma che ora ha assunto un significato, una validita’ direi universale :  .”  Tutto, ma proprio tutto e’ ed e’ stato sempre artefatto, costruito, sfalsato, gonfiato. Magari il "sempre" e’ un tantino esagerato, ma di certo gli ultimi seicento, settecento anni sono improntati a questo principio, che guarda caso si rivela coincidente  con una pandemia (quella del 1348) molto  simile a quella di  oggi, una spudorata menzogna opportunamente perseguita e gonfiata dalle cosidette classi  al potere, che e’ indicata con quell’eta’ del bronzo riportata per la prima volta nella “Opere e i giorni” di Esiodo e nei testi indu' dei vari Yuga, un qualcosa che e' stata riproposta solo da studiosi seri, mai di sinistra e mai

neppure liberisti, studiosi perlopiu' negletti e ostracizzati da quelli accademici quali furono Guenon , Evola, Pound, Eliade  . : illustri pensatori , tutti pero’ rigorosamente pensatori della cosidetta  destra e nessuno della razzaffonata e velleitaria cultura sinistrorsa che ha un solo vero  referente, giustappunto quel Giorgio Hegel della dialettica e della idiozia somma “cio’ che e’ reale e’ razionale e cio’ che  è razionale è reale”, ne hanno fatto il caposaldo del loro costrutto ; Schopenauer, Nietzsche, Freud, Guenon, Evola, Eliade, Heisenberg, Schrodinger, Jaynes: tutti hanno perfettamente capito e denunciato l’ascesa dei mercanti e la messa in crisi della cosidetta eta’ dell’argento che fu quella dei guerrieri, come il predominio della mentalita’ mercantile, del commercio, dei mercati, del denaro, del valore di scambio, ma non degli scambi di valore come meccanismi di potere e di oppressione. 
 Quale fu la causa, ma anche lo strumento specifico di questa messa in crisi di una determinata classe a favore dell’ascesa di un’altra? Ebbene si! Fu una pandemia o meglio, il racconto, la  gonfiatura di una pandemia. Si comincio’ a dire che era stata portata in occidente da mercanti genovesi provenienti dall’oriente, poi furono tirati in ballo topi, mosche , scarafaggi, pidocchi, tutti animali che in effetti proliferano quando sussistono condizioni igieniche molto ridotte, gia’ ma il tipo di affezione la cosidetta peste bubbonica, che in prima battuta si era diffusa nelle citta’ (molto meno nei paesi quasi sconosciuta  nelle campagne ) non e’ che uccidesse questo gran numero di persone, insomma niente su cui si potesse far leva se si voleva incidere sul corpo sociale delle comunita’, era piu’ che altro una affezione  superficiale del derma, che provocava sgradevoli bubboni sottocutanei, ma di certo non mortali (per intenderci un misto tra una psoriasi  ed una lebbra) la tragedia, ovvero i morti a grappoli,  arrivo’ colla seconda ondata della pestilenza che non interesso’ piu’ la pelle e le parti ben in vista del corpo, bensì il sistema respiratorio:  ecco questa si e’ passata alla storia come peste nera e il suo bel numero di morti la fece, parecchi si, ma niente a che vedere con il numero stratosferico che fu contrabbandato a bella posta e che e’ arrivato fino a noi.
Tutte le cosidette pandemie sono state delle marchiane gonfiature e guarda caso hanno sempre contrassegnato un forte cambiamento sociale, così in quella meta’ del trecento, come nei  secoli successivi anche se con un andamento piu’ localizzato e circoscritto, tipo a Roma nel 1528 subito dopo il famoso sacco e le scorribande dei Lanzichenecchi, nel ‘600 la peste di Milano e Lombardia tramandata da Manzoni nel suo “I Promessi Sposi” con quella lapidaria osservazione “cabala ordita per far bottega del pubblico spavento”.
Una frase che specie oggi si rivela quanto mai attuale e dovrebbe farci riflettere sulle vere ragioni di una diffusione di una malattia; ed ancora, trovata la scusa la si ripete all’infinito,   sempre con epicentro in zone colpite da qualche contrarieta’ tipo una carestia, una guerra, un assedio, tutti eventi che con il disagio derivante e soprattutto con la paura diffusasi,  mettono in crisi il sistema di difesa del corpo umano e che qualcuno in alto, molto in alto e con potere emergente decide di sfruttare per i propri interesse e il proprio  tornaconto. Ecco prendiamo la prima e piu’ famosa pandemia, quella iniziata nel 1347 cui si diede colpa prima ai mercanti genovesi proveniente dall’oriente (un po’ il tristemente noto mercato di Wuhan in Cina ) e poi ad animaletti vari (piu’ avanti con il progredire  degli strumenti di indagine, i microscopi si scendera’ a funghi e batteri e oggi con i microscopi a scansione particellare, si e’ arrivati ai fantomatici virus si da addurre la responsabilita’ sia dell’affezione che del contagio)
In realta’ qual’era il contesto sociale di quella meta’ del XIV secolo? Quello che per tutti gli anni quaranta del trecento c’era stata una persistente siccita’ con conseguente carestia,  e quindi un massiccio abbandono delle campagne che aveva inurbato in maniera parossistica le citta’ specie quelle piu’ grandi, dove la manovalanza dei contadini oramai senza piu’ terra da lavorare poteva trovare un parziale sbocco in attivita’ di servaggio che aveva però la controparte di esigue ricompense e quindi condizioni di vita estremamente compromesse cui si aggiungeva un sensibile aumento della popolazione cittadina con conseguente esplosione della situazione igienico/sanitaria. In parole povere la situazione di tutte le maggiori citta’ di quel periodo era veramente al collasso e non c’è da stupirsi che in capo a poco tempo cominciassero a sorgere problemi non solo di disagio, ma anche di salute (le affezioni dermatologiche hanno sempre una motivazione di forzata convivenza). Come fatto cenno pero’ le affezioni della pelle solo moltissimo tempo dopo e in presenza di gravissime malattie tipo lebbra o vaiolo, possono uccidere, al contrario delle affezioni del sistema respiratorio come polmoniti, bronchiti, broncopolmoniti, tumori e enfisemi. E qual’e’ la origine, l’essenza sessa delle malattie dell’apparato respiratorio?
Una sola : la paura! Ed e’ sempre la paura, irrazionale, immotivata, assurda, il sentimento che le classi di potere emergenti, o meglio che vogliono emergere, che perseguono l’interesse di sovvertire l’ordine costituito non piu’ rispondente ai loro magheggi, cercano di diffondere : nel 1348 come nel 2020 : e’ rimasta la Cina, come suggestione topica, mentre  i ratti e pidocchi si sono fatti piu’ piccoli, invisibili all’occhio nudo, ma non a quello di una tecnologia di raccatto, che al microscopio a scansione adduce il compito di vedere anche quello che non esiste, come appunto e’ il famigerato virus Lo abbiamo detto, la  peste bubbonica del 1347 non uccideva, quella che comincio’ ad uccidere fu la peste nera, ovvero una seconda ondata dell’affezione, che comincio’ a verificarsi l’anno seguente nel 1348 e che aveva un carattere polmonare, colpiva cioe’ l’apparato respiratorio e gli organi ad esso preposti, ovvero polmoni, bronchi, alveoli e i relativi tessuti interstiziali. Ora tale fatto per la medicina di allora , ma anche per quella odierna riduzionista e iatrogena, era del tutto inspiegabile salvo a tirare in ballo animaletti di varia fatta, in genere sempre piu’ piccola: ratti, scarafaggi, mosche, pidocchi per passare nel XIX secolo a animaletti ancora piu’ piccoli non visibili all’occhio umano scoperti solo grazie all’invenzione del microscopio e denominati microbi. Nel XX secolo con l’invenzione di microscopi sempre piu’ sofisticati tipo il microscopio a scansione elettronico di particelle, grazie alle ricerche della fisica quantistica si arrivo’ a ipotizzare un ulteriore tipo di microbi, i cosidetti virus che si univano, sia pure in una dimensione davvero infinitesimale e pertanto rappresentabili solo attraverso immagini computerizzate,  ai molto piu’ abbordabili batteri, funghi e micobatteri, tutti indistintamente giudicati responsabili della stragrande maggioranza delle affezioni che colpivano l’essere umano, anche se a rigorre la loro tossicita’ e’ stata ben lungi dall’essere mai esplicata cion chiarezza in special modo per i moto piu’ piccoli e ultimi arrivati virus che a rigore non si potevano neppure piu’ definire esseri viventi e quindi neppure microbi, in quanto neppure provvisti di organizzazione cellulare, senza citoplasma, senza attivita’ metabolica, privi di DNA e quindi non ascrivibili alla categoria di materia vivente, tutt’al piu’ a quella di un capside parassita del tutto dipendente dalla cellula in cui e’ ospite. L’unica cosa che un virus sembra  condividere con i piu’ accreditati precedessori  microbici ovvero funghi, batteri e micobatteri, e’ la sua carica  di infettivita’ e dannosita’ per gli esseri viventi (non a caso il termine virus deriva dal latino e ha il significato di veleno) ma anche questa si rivela una questione tutta da dimostrare .
Certo per un cialtrone impostore come Pasteur pronto a vendersi al miglior offerente, la situazione era piu’ che palese “sono loro i responsabili di tutte le nostre affezioni”  diceva ; ovviamente ce l’aveva con i microbi, non certo con i virus di cui ignorava non solo l’esistenza (quella la mettiamo in dubbio anche noi che abbiamo studiato Bernard, Bechamp e altri studiosi seri le cui ricerche non erano congeniali ai vari Rockfeller, Carnegie, Flexner e a tutte le emergenti lobbies farmaceutiche ) , ma anche limitandoci ai microbi riconosciuti, la loro pericolosita’ per la salute e’ ben lungi dal dimostrarsi. Certo  batteri, micobatteri, funghi sono presenti quando c’è una alterazione corporea che può essere descritta come malattia, ma in verita’ sono presenti solo dopo che una infezione si e’ manifestata e scompaiono quando questa e’ avviata al suo termine (viene chiamata guarigione), il Dr. Rick Geerd Hamer che ha completamente ribaltato la conoscenza della medicina ha utilizzato in tal senso la metafora dei pompieri: anche i pompieri sono presenti
solo dopo che un incendio e’ scoppiato e se ne vanno quando questo e’ sedato, ma a nessuno verrebbe in mente di sostenere  che sono i responsabili dell’incendio. Il punto e’ che dobbiamo risalire ad uno studioso che proprio per sfatare la leggenda che topi, scarafaggi, pidocchi e anche funghi, batteri potessero essere i responsabili di una malattia e vieppiu’ di una epidemia:  Paul Bernard il piu’ grande fisiologo dell’ottocento, un  quasi contemporaneo di Pasteur che al contrario di lui affermava che “il terreno e’ tutto, il microbo niente” e quindi faceva piazza pulita dell’assurdita’ che degli innocenti animaletti, di qualsiasi foggia potessero essere responsabili di cataclismi epocali quali giustappunto una pandemia. Cosa significa questo assunto?  che semmai accade che animali di diversa foggia siano attratti da un ambiente sporco, malsano in quanto trovano con facilita’ nutrimento, ma di certo non sono loro i colpevoli, così come non lo sono i pompieri rispetto ad un incendio. Il punto e’ che se continueremo a credere alle balle della medicina ufficiale, riduzionista e iatrogena non potremo mai capire nulla della malattia e del suo decorso; come per la fisica quantistica occorre cambiare non solo punto di vista, ma proprio di stato, farsi parte del fenomeno, utilizzare ora la particella ora l’onda come insiste il principio di indeterminazione di Heisenberg e fare un integrale di ogni cammino valutando le diverse possibilita’ integrare, come ci ha edotto Feynman. Nell’articolo precedente e’ stata analizzata la prima accreditata grande pestilenza del nostro mondo occidentale, quella del 1347/48 passata alla storia come “peste nera” che di nero pero’ non aveva niente, semmai ecco si poteva definire trasparente, impalpabile come la paura che andava a inibire l’aria  che l’apparato respiratorio coi suoi organi avrebbe dovuto  far circolare per il corpo. Ora abbiamo ciitato Hamer come unico riferimento per una conoscenza corretta della medicina: e’ stato lui per primo a sistemizzare quello che parecchi studiosi e scienziati avevano postulato in termini pero’ non sistematici,  ovvero una correlazione e perfetta sintonia tra corpo e pensiero e quindi una stretta dipendenza tra sintomi e vissuto, la cui estremizzazione e drammatizzazione va messa alla base di ogni affezione…. altro che topi o pidocchi o microrganismi invisibili, neppure iscritti nell’ordine del vivente, quindi riecco la formula di Bernard e con lui Bechamp, ma anche, come fatto cenno quella di illustri scrittori e pensatori di ogni epoca : dall’Iliade di Omero al cavallo di Ippocrate e le origini delle emorroidi, al Don Chisciotte di Cervantes, la filosofia di Schopenauer e di Nietzsche, piu’ di un passo di Sigmund Freud nella sua formulazione dell’inconscio ed ancora George Groddeck ascritto come ideatore della psicosomatica, tutti antesignani di Rick Geerd Hamer che sara’ tuttavia il primo e l’unico a  dare un corpo e uno spirito a tutto questo sotteso del pensiero umano, inquadrandolo in 5 straordinarie Leggi definite, non a caso, biologiche. Avevamo sostenuto, con dati alla mano,  che in realta’ il primo apparire della peste bubbonica nel 1347 non era una affezione mortale, ecco poteva essere sgradevole, financo disgustoso e terrificante vedere la gente piena di pustole e bubboni, ma in quanto a mortalita’ niente di allarmante. Fu la seconda ondata quella del 1348 ad avere come suo correlato una elevata mortalita’, gia’ ma il suo carattere era totalmente cambiato : non si manifestava piu’ con bubboni, ma con tosse e problemi di respirazione sia a livello polmonare che bronchiale ed ecco quindi farsi illuminante il ricorso ad Hamer e alle sue Leggi Biologiche : quando una persona si trova in una situazione che qualcuno ha fatto credere disperata, o comunque di estremo pericolo per la salute, tipo una malattia sconosciuta, inespiegabile  ecco che comincia a manifestare problemi dell’apparato respiratorio perche’ e’ entrata in ballo la paura di morire.   Ecco il punto “qualcuno ha fatto credere….” Ravvisiamo oggi a proposito della farsa pandemica denominata Covid 19, precisi soggetti che hanno non solo cavalcato la tigre della paura della gente, ma la hanno fomentata a bella posta (ovviamente non tutti, anzi una esigua minoranza che e’ riuscita malgrado tutto a conservare la ragione e il discernimento e non si e’ fatta irretire dal terrore sparso a bella posta, da politici corrotti e  dagli infami Media, servi di lobbies farmaceutiche e di interessi finanziari), eh si! i vari Soros, Gates, Schwab, Rotschild, Fauci,  i grandi Gruppi finanziari e multisocietari tipo Vanguard, Blackrock, che hanno guadagnato cifre mai viste dalla pandemia e dalla messa sul mercato di vaccini eminentemente iatrogeni, ma settecento anni fa ed anche per tutti i secoli successivi chi e’ che poteva trarre vantaggio da una messa in crisi del vigente sistema sociale ? Semplice! sempre loro:  i Mercanti, che io chiamo Bottegai, ovvero tutti quei gruppi di potere emergente che traevano vantaggio dall’eliminare lo status quo, coincidente con la mentalita’ corale e di trasmissione delle esperienze. Torna prepotente l’istanza delle diverse  Eta’ del mondo descritta da noi in Occidente da Esiodo nel suo testo “Le Opere e i giorni” con correlati in tutte le tradizioni del pianeta, che individua tale passaggio nel subentrare appunto dei Mercanti /Bottegai ovvero una concezione fondata sul denaro, sugli scambi commerciali, sul Mercato, sul valore di scambio, alla Eta’ dei Guerrieri, che possiamo grosso modo individuare con il periodo greco/romano fino alle sue manifestazioni della Rinascita Carolingia del Sacro Romano Impero e quelle delle lotte  contro il Papato e gli ultimi grandi Imperatori:
Enrico IV, Federico Barbarossa, Carlo IV,  ma soprattutto Federico II di Svevia detto lo Stupor mundi, e che ha probabilmente il suo manifesto piu’ celebrato nella Divina Commedia di Dante Alighieri. Come ho piu’ volte rilevato da un punto di vista di critica artistica con la grande pandemia del 1348 si assiste ad un repentino cambiamento di prospettiva (tra l’altro uno strumento inventato proprio in quel periodo) : in nome di un contesto urbano da ristrutturare con urgenza,  giustappunto per i presunti danni e lo spopolamento  della pandemia,  viene rigettato quel codice fondato sulla coralita’ e la trasmissione delle esperienze di cui il simbolo piu’ appariscente era la Cattedrale Gotica, e al suo posto applicato,  praticamente in tutte le contestualita’ del costruire,  come mera pellicola un codice desunto da pochi ritrovamenti di antiche vestigia - in particolare stralci del De Architectura” di Vitruvio  per nulla verificato, non trasmettibile, ma anzi generato da una “reductio” che ogni singolo artista poteva applicare a seconda della bisogna (progettazione di una chiesa, di un palazzo, di una strada, addirittura di una intera citta’ come fece il Rossellino a Pienza su commissione del Papa Pio II Piccolomini). E’ così che nasce prima il cosidettlo Umanesimo e subito dopo il Rinascimento, in verita’ un unico grande movimento aristico ma subito dopo anche culturale ed in maniera onnicomprensiva, su impulso di una mentalita’ bottegaia fondata sul denaro che si affretta a far piazza pulita di tutti valori che ancora nella cultura medievale venivano scambiati (nella coralita’ delle cattedrali, nelle tradizioni spirituali ed anche nelle organizzazioni di casta ad esempio la Cavalleria, in nome di un unico valore , quello di scambio che fondato sul mercato e sul denaro, costituira’ il solo elemento di distinguo per una umanita’ sempre piu’ irretita da pochi “Mercanti” che andra’ sempre piu’ sprofondando verso l’abominio.
Un qualcosa questo, che nessuna storia, o meglio nessun racconto/farsa sulla storia ha mai affrontato, e poi spuntano fuori idioti totali come Hegel, precursore degli attuali covidioti che nella sua Fenomenologia dello Spirito,  parla di “fine della storia” prendendo a motivo l’incontro casuale dopo la battaglia di Jena  con uno dei piu’ “costruiti” parvenu di ogni tempo quel Napoleone Bonaparte la cui vittoria in qualche scaramuccia, non considerando però il numero molto piu’ rilevante di brucianti sconfitte (tutta la campagna d’italia del 1796/97, Marengo - vittoria solo per Desaix ed il suo “una battaglia e’ perduta? C’e’ il tempo di vincerne un’altra” Eylau, Campagna di Russia, Lipsia, Waterloo – lo ha fatto passare per un genio militare. Altro che fine della storia, come altri sulla scia di Hegel, hanno insistito (Marx, Engels, Popper, Koyeve, Fukuyama) semmai bisognerebbe cominciare a pensare ad “un vero inizio della storia”, un qualcosa che solo pochissimi pensatori hanno correttamente posto alla base del loro lavoro (Schopenauer, Nietzsche, Freud, Hamer, Jaynes, Guenon, Evola, Eliade) e ai quali dovremmo fare al piu’ presto affidamento e rigettare tutte le menzogne che anni,  anzi secoli,  di predominio dei bottegai e dei loro garzoni  ci hanno propinato.A proposito di inizio, ma di un inizio di verita’ nella storia, dovremmo far piazza pulita di non meno  del 99% di quello che  in questi quasi ultimi sette secoli abbiamo appreso - partire non a caso da quel 1347/48 ovvero da quella pandemia denominata peste bubbonica e poi peste nera fino a  pervenire alla attuale   pandemia con tutta probabilita’ ancora piu’ falsa e inventata di quella antica, in quanto veicolata con maggiore efficacia dai mezzi di comunicazione piu’ evoluti. Menzogna ieri,  come menzogna oggi  e un percorso preferenziato nel corso dei secoli che richiama una sorta di integrale sui cammini , del tipo di quelli ideato da Richard Feynman, laddove quella che dovrebbe essere opportunita’di scelta  si  e’ sempre sposata alla menzogna, alla macchinazione, all’inganno e soprattutto al perseguire l’interesse di pochi (ricchi bottegai) a scapito dei molti (poveri e gente comune non coinvolta in meccanismi di mercato): vale, come esemplificazione di massima, la  lapidaria osservazione di un famoso scrittore Alessandro Manzoni a proposito della descrizione di  uno dei tanti regurgiti (quello della peste degli anni trenta del ‘600 nell'Italia settentrionale) di questo ricorso alla pandemia e alla conseguente  paura di massa,  come garanti di diffusione di straordinaria efficacia :  “Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento”  - “far bottega” eccolo il principio informatore di ogni azione di ogni pensiero della nuova classe sociale che si e’ cominciata ad affermare giustappunto grazie ad una mobilitazione della paura, quella dei Mercanti o bottegai, che hanno deciso di uniformare il contesto sociale ad una enorme bottega, dove si muovono loro come padroni e manovratori di ogni manifestazione, grazie anche al servile ausilio di garzoni o servi, ricompensati con briciole di potere e di pecunia (politici, intellettuali, poliziotti e soldati, comunicatori prezzolati, etc). Oggi quindi che ancora non abbiamo attraversato del tutto la terribile penombra (per la verita' tenebre oscurissime) dell'ultima pandemia ascritta ad un improbabilissimo virus denominato covid 19, proprio se vogliamo ricostruire o meglio costruire ex novo un nuovo, diverso, piu' corretto sapere, improntato alla verita' e non alla menzogna e alla manipolazione, dobbiamo disporci con animo sereno, ma nel contempo attento, rispetto a tutta la narrazione della storia così come ci e' stata propinata.  Cominciamo magari con uno degli eventi piu’ dirompenti del racconto storico : una rivoluzione. Rivoluzione e’  un termini usato per parecchi eventi, molto spesso con diverse accezioni, qualche volta a sproposito, ma si intende in genere un sovvertimento di principi ed anche di modi di essere : c’è stata una rivoluzione industriale, una rivoluzione scientifica, una rivoluzione sociale, una rivoluzione politica, insomma un po’ chi piu’ ne ha piu’ ne metta; c'è anche stato chi ha, su questo  tema della rivoluzione costruito una sorta di paradigma piu’ o meno ineluttabile come Thomas Kuhn con il suo saggio  “la struttura delle rivoluzioni scientifiche” del 1962, che al di la’ delle patetiche critiche di un ronzino del pensiero come il mediocre Popper, resta a tutt’oggi l’analisi piu’ dettagliata e piu’ precisa della rivoluzione, limitata pero al cambiamento anche di opinione in campo scientifico. Nell’accezione del presente articolo intendiamo dedicarci al concetto piu’ rappresentativo della rivoluzione con tanto di movimento di opinione e anche di masse, non scevro di episodi di violenza e di vero e proprio terrore :  Indubbiamente la rivoluzione diciamo così canonica per questo tipo di immaginario collettivo e’ la Rivoluzione Francese. Anzitutto siamo proprio  sicuri che la Rivoluzione Francese fu un moto spontaneo di rivolta,  partito da un popolo vessato da leggi ingiuste e da un potere corrotto, inefficace e del tutto indifferente delle afflizioni provocate sulla stragrande maggioranza della popolazione ???? O piuttosto non fu un qualcosa provocato a bella posta proprio da quel ristretto gruppo di potere  che anelava a raggiungere obiettivi più consoni alla sua posizione che da quattrocento anni andava consolidandosi come emergente ? - ne abbiamo parlato nel precedente articolo di questo stesso Blog :  “Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento” - stiamo parlando dell’avvento dell’eta’ dei Mercanti, così come postulata da Esiodo nel suo “Le Opere e i giorni” ma anche prospettata nei suoi esiti piu’ esiziali per l’umanita’, dalla cultura indu’ con l’ ulteriore avvento di una eta’ ancora piu’ buia  : il Kali Yuga,  che Esiodo definiva  "l'eta' dei servi”.  Ho detto che questi Mercanti io li chiamo soprattutto “bottegai” nel senso che l’instaurarsi di una cultura ove a dominare e’ il denaro con tutti i suoi meccanismi di scambio univoco e con le leggi che assegnano valore e appartenenza sono solo quelle di un enorme sconfinato mercato, non c’è piu’ posto per altri valori, quali la tradizione, il sapere, financo un certo tipo di comportamento e di trasmettibilita’ (la Cattedrale e la Cavalleria)  che un tempo venivano invece scambiati. I depositari di questo tipo di potere vanno anche identificati con un progressivo affermarsi di una classe media che potremmo anche cominciare a denominare borghesia, che e’ andata formandosi proprio con il passaggio dall’eta’ dei guerrieri a quella dei mercanti,  laddove l’elemento di distinguo  e di unico valore e’ diventato il denaro e il suo scambio, quindi la societa’ e’ andata sempre piu somigliando ad una bottega.
Come in ogni bottega che si rispetti c’è il padrone assoluto, quello che fa i commerci, compra vende e soprattutto guadagna ed uno stuolo di garzoni o servitori di diverso lignaggio: quelli che, per cosi’ dire hanno fatto carriera ed allora partecipano sia pure in modalita’ ridotta ai proventi della compravendita e quindi ne traggono relativi vantaggi e benefici (la classe dei politici, dei tecnici cosidetti esperti, dei comunicatori
  e specie coi tempi odierni praticamente la totalita’ degli addetti ai mass media, ovvero giornali, televisioni, social) ,e quelli invece mantenuti ad uno stato meramente esecutivo, di manovalanza (poliziotti, soldati ed anche la classe dei medici e degli addetti sanitari ). C’è da dire che questa suddivisione non e’ cosi’ precisa come indicato, spesso e volentieri una data categoria sociale sconfina nell’altra: anche se sempre nel libro paga delle elites commerciali v’e’ una grossa differenza tra un politico di livello governativo centrale ed uno di livello locale(per intenderci diverso un parlamentare, un ministro,  da un sottosegretario in qualche comune  di provincia così come differente e’ un Generale dell’esercito o della polizia da un semplice agente). Comunque sia, non al di sotto, ma di certo meno che mai al di sopra, di  questa suddivisione sociale, si colloca la gran massa della gente comune, che non si identifica coi padroni, ma non si identifica neppure nei garzoni;  e’ la gente che lavora, studia, discute, ma anche consuma, compra, ma solo marginalmente vende -  e’ la gente che cerca dei valori alternativi alla mera pecunia, la gente che studia,  fa cultura, ricerca, si informa, ma è anche la gente che persegue esclusivamente il proprio tornaconto, che se ne frega, che non vuole essere coinvolta, e che si limita a vivere e a consumare  - ecco la parola magica per le elites, per i bottegai e quindi anche per i garzoni  : consumare!!! questo e’ quello che conta in una eta’ contrassegnata dal termine di “mercanti”  gente che consuma e che apparentemente non sembra partecipare del mercimonio in atto nel mondo moderno da quasi sette secoli – paradossalmente e’ proprio questa gente che come detto costituisce la stragrande maggioranza della popolazione mondiale - che e’ oggetto dello spasmodico contendere delle classi dominanti, e’ questa la gente verso cui sono sempre state indirizzate le grandi macchinazioni, tutti i falsi, tutte le montature, di cui il cammino della recente (si fa per dire) storia e’ costellato: così nel 1348, così nei regurgiti di gonfiatissime e pilotate pandemie nel corso dei secoli, ma così anche con le guerre, gli assedi, i colpi di stato, le alternanze di potere e soprattutto…..le rivoluzioni. Prima di andare a approfondire la piu’ famosa delle rivoluzioni, quella francese, cerchiamo di chiarire chi sono queste elites, questi mercanti o bottegai, che da così lungo periodo perseguono nel tentativo di dominare la gran massa delle popolazioni di tutto il mondo, instaurando quindi una sorta di dittatura del denaro che possa fungere da principio informatore della socialita’.
Si e’ parlato molto degli ebrei come massimi rappresentanti di tale spirito commerciale e, trovandone anche la giustificazione a livello storico : estromessi da tempo immemorabile dalla effettiva conduzione di un proprio territorio o stato, essi sono andati vagando per i diversi stati nazionali spesso e volentieri osteggiati, discriminati soprattutto nell’esercizio del potere pubblico e quindi costretti a dedicarsi al commercio, all’usura, e a tutto quello che attiene il commercio.
  Subito dopo gli ebrei e’ stata messa in ballo proprio come entita’ sovranazionale,  lo spirito delle cosidette Societa’ segrete, i Rosacroce, i Templari, gli Illuminati di Baviera, ma soprattutto la Massoneria, che rappresenta un condensato di tale spirito incentrato sul denaro, sul commercio, e sulla distinzione sociale solo sulla base del censo …molti massoni furono ebrei, ma non necessariamente, in realta’ vi furono insigni massoni anche tra i gentili, però la massoneria piu’ influente e’ sempre stata quella inglese.
Come mai ? Semplice, definita da Napoleone Bonaparte la nazione bottegaia, l’Inghilterra e’ stata sempre una antesignana nel preferenziare meccanismi di compravendita nei suoi affari nazionali e internazionali
  fino a concedere con facilita’ dignita’sociale, prebende e   titoli nobiliari proprio sulla base del riscontro economico, senza andare per il sottile in merito al come tale riscontro fosse stato ottenuto (vedi  il titolo di Sir concesso dalla Regina Elisabetta al pirata Francis Drake, che ha avuto innumeri  esempi, fino ai nostri giorni ), quindi ovvio che una borghesia così solleticata dal potere politico, abbia fatto da battistrada in merito ad associazione che aveva come suo interesse precipuo quello di dilatare la sua influenza economica facendo appunto leva a fattori di censo. Nella prima delle pandemie considerata quella del 1348 ne’ ebrei ne’ inglesi hanno una rilevanza particolare, anzi per lo piu’ e’ l’area mediterranea coi suoi mercanti, banchieri  emergenti, tipo i Bardi, i Peruzzi, i Datini,  Chigi, i Medici, a dominare, per passare il testimone  nel secolo successivoa mercanti di tipo tedesco, 
anseatico, e dopo l’apertura del canale americano,  
 prima a spagnoli e Portoghesi, successivamente a mercanti olandesi, delle Fiandre e un po’ tutta l’europa centrale per vedere quindi nel corso del XVIII secolo l’affermarsi delle prime grandi compagnie commerciali  inglesi strettamente legate al potere reale, e di cui probabilmente quella dei Rotschild /che ha tra l’altro diversificazioni extra insulari, e’ una che ha maggiormente colpito l’immaginario collettivo. Di certo non lo leggeremo mai nei libri di scuola e neppure nelle pagine dei piu’ accreditati studiosi della Rivoluzione Francese, tutti piu’ o meno osannanti del grande evento e sempre piuttosti concordi nell’indicarla come il piu’ straordinario movimento di popolo contro una tirannia, addirittura un qualcosa da prendere a modello per una storiografia della presa di coscienza di grande masse all’insegna del motto Liberte’, Egalite’. Fraternite’ : Slogan  piu’ che famoso, considerato come antesignano e  altamente rappresentativo dello spirito libertario e di giustizia sociale, che però a ben vedere  non e’ affatto uno slogan coevo ai fatti del 1789 e conseguenti, ma risale a piu’ di quarant’anni prima e in ambito di quelle logge massoniche di cui nell’articolo precedente abbiamo cercato di attribuire se non proprio la paternita’ in quella meta’ del XIV secolo con la prima grande pandemia di peste, perlomeno una potente volonta’ di stravolgere il mondo a proprio beneficio e consumo, con l’affinarsi e il moltiplicarsi dell’influenza del denaro e del mercato nella prassi delle relazioni sociali
Conosco una sola robusta  eccezione al generale panegirico sulla Rivoluzione francese fatta da da un eminente studioso: quella di Guglielmo Ferrero,  lo stesso che ha ridimensionato drasticamente l’intervento del giovane generale Napoleone Bonaparte nella prima campagna d’Italia del 1796/97, e ovviamente non potevo mancare di scrivervi  un articolo sopra : “DI NUOVO FERRERO E SULLA PAURA” nel blog capotesta “Lenardullier.blogspot.com”  : “Trattasi , 
questo saggio di Guglielmo Ferrero e perfettamente in linea con lo sconvolgente del precedente saggio “AVVENTURA” da me casualmente e fortunosamente ritrovato, uno scritto  che perviene alla tesi che le rivoluzioni francesi furono due. La prima, quella del 1789 cercò di coniugare il principio di legittimità monarchico con le nuove aspirazioni di cambiamento sociale, la seconda, che culminò con la rivoluzione giacobina del 2 giugno 1793, si propose di abbattere violentemente la monarchia e di sostituire il principio monarchico con quello repubblicano. Due rivoluzioni di natura diversa, l'una creatrice, l'altra distruttrice si realizzarono contemporaneamente.
Quella distruttrice offuscò e deviò le forze creative paralizzandole e annientandole: "Sta qui il segreto della Rivoluzione francese, la chiave di tutte le sue contraddizioni: la prima rivoluzione scrive Ferrero è nata dal movimento intellettuale del secolo XVIII, ovvero l’Illuminismo, la seconda è figlia della Grande Paura, che abbiamo gia’ riscontato a proposito delle pandemie e che ritroviamo in diversa veste con le rivoluzioniLa paura, “anima dell’universo vivente”, è un pilastro portante della concezione di Guglielmo Ferrero della natura umana e della dimensione sociale e politica degli uomini e che oggi più che mai a proposito dell'attuale distopia ingenerata dalla farsa di una immotivata pandemia (un vero e proprio terrorismo sanitario)  Muovendo da una paura ancestrale l’uomo pre-logico perviene alla civiltà, una “scuola di coraggio” capace di dominare i terrori esistenziali e collettivi, ma la vittoria della civiltà è precaria perché la paura storica, corposa e tangibile accompagna sottobraccio le vicende degli uomini e in certi momenti, come il 1789, si impadronisce delle folle, delle Corti e dei capipopolo e in quanto passione cieca dirige gli eventi in direzioni imprevedibili e contraddittorie. La paura, “il pazzo terrore”, assurge in Ferrero a funzione di vero motore della Rivoluzione francese: una interpretazione originale dell’Ottantanove, refrattaria a schemi precostituiti e di sorprendente attualità. L’analisi di Ferrero è del tutto estranea a una lunga tradizione politica e accademica di studi soprattutto francesi del primo Novecento, che ha codificato un’idea della rivoluzione in quanto «rivoluzione borghese», che ancora oggi rappresenta l’immagine più o meno consapevolmente condivisa nel sapere comune. Rispetto a tale immagine, il saggio appare come un’incursione indiscreta e dissacrante nel cuore di una chiesa richiusa su se stessa, che evita accuratamente ogni contatto con il mondo esterno, e custodisce gelosamente gli inutili segreti di un magistero isterilito. Ferrero e’ per cosi’ dire l’anima dotta, coerente e spassionata sul racconto della Rivoluzione Francese che ha creato un distorto e falsissimo immaginario collettivo su di essa: noi cercheremo di fare qualche passo avanti, magari rinunciando ad un impianto forse un po’ troppo filosofico, ma preferenziando le cronache dei fatti , cercando di andare oltre il racconto accademico, non disdegnando di ricorrere a fonti e opinioni tra  le  piu’ ardite e controcorrente, forzando conformismo e luoghi comuni, fino al rischio di venire additati con un termine,   che oggi nella grande mobilitazione di mass media di tutti i generi per avallare l’attuale distopia, e’ entrato prepotentemente nel lessico comune. ovviamente con forte accento dispregiativo un moderno "crugifice-crucifige” a rinnovo degli antichi anatemi : COMPLOTTISTA.    Anzitutto c’e’ da dire che per quanto assai lodevole possa essere giudicato il diverso punto di vista  di Ferrero, esso da’ per scontato un primo impulso della Rivoluzione, quello direttamente riconducibile allo spirito dell’Illuminismo, degno di rispetto ed ammirazione, quando invece anche questo,  mostra inquietanti correlazioni con quella parte di borghesia emergente sotto il profilo dell’interesse commerciale; un interesse  che ha cominciato a stringersi in sette, denominate Logge riprendendo  un rituale antichissimo risalente addirittura alle consorterie di maestri muratori di piu’ di mille anni prima dell’era cristiana. Va precisato che  il fatto di detenere la conoscenza dei principi della costruzione di antichi templi, ma anche di case, edifici e opere di ingegneria civile, era per quella lontana epoca un qualche cosa di talmente straordinario dal sconfinare col magico e difatti  tale consorterie di tecnici , si erano andate costituendo  in una sorta di classe sacerdotale, depositaria di conoscenze segrete ed esclusivissime . Tali i primi architetti la cui etimologia del termine “architetto”  la dice chiaro sul tipo di tecnica o conoscenza in loro possesso  che viene da due parole  greche : Arche’  = inizio, principio, e Techne’ = conoscenza, abilita’ - quindi “tecnca del principio” come architetto, ma anche muratore, e quindi massone  (Libera Muratoria),
ecco farsi luce la figura  del mitico Hiram-Abi, il grande 
architetto,   costruttore del tempio di Salomone, la cui uccisione da parte di tre allievi invidiosi del suo potere e della sua conoscenza, ricorre ancora oggi come figura allegorica nel rituale massonico. La leggenda vuole che il lavoro  del tempio stava per essere ultimato, ma i suoi diretti sottoposti ancora non avevano appreso del tutto i segreti del maestro Hiram. Tre di questi allievi, di piu’ efferata natura,  decisero di farseli a forza rivelare: si posizionarono alle entrate sud, ovest ed est del tempio e attesero che il maestro costruttore Hiram passasse di li’ allo scoccare delle ore 12, com’era sua consolidata abitudine. Dalla zona est del tempio,  Hiram  si diresse verso sud e fu affrontato dal primo “traditore”. Al suo netto rifiuto di rivelargli i segreti di maestro muratore  il primo degli allievi cospiratori lo colpì con un regolo a piombo sulla tempia destra e lo fece prostrare sul ginocchio sinistro. Barcollando Hiram raggiunse la porta ovest e si imbattè nel secondo “ammutinato” che gli rivolse la stessa richiesta ; alla negativa risposta di Hiram questi lo colpì con una livella alla tempia sinistra facendolo cadere sul ginocchio destro. Hiram si diresse quindi verso est, e qui trovò il terzo furfante che gli rinnovo’ la domanda avendone un ulteriore rifiuto, a seguito del quale  lo colpì sul volto  con un maglietto. Così morì Hiram Abif, maestro massone  e costruttore del Tempio di Salomone. In quel momento i tre ribaldi si resero conto di quello che avevano fatto e, dopo aver seppellito alla meglio Hiram, si diedero alla macchia. Salomone mandò i restanti compagni d’arte alla ricerca del maestro dividendoli in tre gruppetti; uno tornò senza aver trovato niente, un altro trovò il corpo seppellito, il terzo s’imbattè negli scellerati assassini, che ovviamente furono puniti con la morte, ma i segreti andarono perduti. Così  per colpa di tre individui che stanno a simboleggiare, di volta in volta, la corruzione, l’ambizione, l’ignoranza, l’architetto “ colui che deteneva  la “tecnica del principio” ha portato nella tomba i suoi segreti ed ecco perchè per riaccendere lo spirito di  tali segreti, l’architetto dovra’ essere un uomo di mestiere e di lavoro pratico (muratore) ma nel contempo essere uomo di intelletto e di studio (di antiche lettere),
cosi’  come il famoso architetto Adolph Loos, tra i padri riconosciuti della 
Architettura moderna, decreto’ in una sua  suo famosa frase “l’architetto e’ un muratore che ha studiato latino” Tutta la simbologia della uccisione di Hiram e’ stata ripresa e adottata dalle Logge massoniche inglesi e di tutto il mondo:  le direzioni del cammino di Hiram attraverso il Tempio, con i relativi ferimenti, la  tempia destra, il ginocchio sinistro, il regolo, la  livella, il maglietto, così come gli stessi simboli grafici, del compasso,  della squadra, dell’occhio, della stella a sei punte che fanno parte intrinseca dell’immagine della Massoneria, e   financo  l’ora di mezzogiorno rientra nel rituale massonico, difatti ancora adesso tanti lavori massonici iniziano a mezzogiorno, e  anche la cerimonia d’insediamento dei Presidenti degli Stati Uniti avviene a mezzogiorno. Prendere tutto l’armamentario di una così antica consorteria, il rituale, i simboli grafici, spaziali, financo temporali costituisce difatti una sorta di patente di credibilita’ per una classe in veloce emergenza quale quella borghesia del XVIII secolo che cominciava a sentirsi “Illuminata” e in quanto tale confortata appunto da una corrente filosofica che si rifaceva ai lumi della ragione : l’illuminismo. Ecco una delle prime Logge  massoniche sorte al di fuori dell’Inghilterra a Ginevra con gli auspici di Rousseau  divento’ il Centro del movimento rivoluzionario francese teso a rovesciare la monarchia e far trionfare gli ideali della borghesia commerciale cui non pochi esponenti di spicco si annoveravano anche tra eminenti aristocratici, primo fra tutti il famoso Filippo d’Orleans, futuro Re di Francia nel 1830, ma che all’epoca comincio’ ad essere apostrofato come “Philippe Egalite’ , proprio per la sua entusiastica adesione ai principi rivoluzionari, era anche  il Gran Maestro della Massoneria francese  e sembra che in quel luglio del 1789 fu proprio nella sua villa vicino Parigi che fu interamente progettata la Presa della Bastiglia
In proposito di tale epocale evento non vi prese parte neppure un popolano, ma erano tutti rispettabili borghesi che si erano suddivisi in 5 manipoli tutti capitanati da esponenti della Massoneria di graado medio alto, di cui addirittura e’ stato tramandato il nome : Santerre, Palloy, Fournier, Coconnier, Marie, guardacaso ognuno a capo di una Loggia. In quanto poi ai famosi prigionieri politici racchiusi nella Fortezza, ne furono trovati solo sette di cui per solo uno si poteva addurgli un qualche precedente di sovversione politica, altri quattro erano detenuti comuni e due degli squilibrati. Tutti, poi tutti i principali protagonisti della Rivoluzione, Marat, Danton, Robespierre, Sain Just erano confratelli massoni, così come massoni erano coloro che li fecero cadere in particolare quel Paul Barras che fu materialmente colui che pose fine al “Terrore” e colui che si invento’ la figura di Napoleone Buonaparte come sorta di normalizzazione in veste autoritaria del fenomeno rivoluzionario. Tutto falso, tutto artefatto, tutto rispondente sempre e solo all’interesse di pochi eletti che si avocarono il compito di muovere la storia, soprattutto il racconto che andava facendosi della storia. Abbiamo trattato in numerosi precedenti articoli le modalita’ di compromesso e assoluta falsita’ con la quale fu fatto passare per genio militare un mediocre ufficialetto di artiglieria, che altro merito non aveva per assurgere al comando dell’armata d’Italia, di aver sposato la ingombrante amante di Barras, portandosi poi nella seguente campagna contro l’Austria in maniera a dir poco contraddittoria, quando non addirittura fallimentare , costantemente parato nelle sue ingenuita’ militari dai suoi molto piu’ esperti generali sottoposti Massena, Augereau e Serurier. Comunque sia anche Napoleone fu cooptato nella confraternita massone, anche se bisogna riconoscere che ad un certo punto l’ambizione e anche la vanagloria personale, ne fecero un elemanto alquanto riottoso e poco affidabile; fu proprio in quel momento, quando imbaldanzito da alcune battaglie vitttoriose oggettivamente notevoli come Austerliz, Jena, Friedland, Ulm, prese a fare di testa sua, che le cose cominciarono ad andare per tutt’altro verso : gia’ la battaglia di Eylau contro i Russi nel gennaio 1807 che era stata vinta solo perche’ i francesi erano rimasti piu’ a lungo nel campo di battaglia, ma a prezzo di perdite spaventose , aveva mostrato al mondo intero che Napoleone era tutt’altro che invincibile, e di li’ a poco lo si vide nella lunga campagna di Spagna, in un’altra battaglia carneficina come Wagram, un’altra vittoria di Pirro che rappresento’ però il culmine dell’astro napoleonico, difatti di poi ci fu la terribile campagna di Russia dove tutta la pochezza del cosidetto genio di Napoleone venne drammaticamente allo scoperto e quindi Lipsia, le battaglie ai confini del 1814 e infine il benservito di Waterloo. Oggettivamente Napoleone aveva si aderito alla massoneria, ma ecco non si era di certo mostrato un fratello affidabile si era , per così dire “montato la testa” e aveva anche avuto il torto di definire “bottegaia” la vera patria della Massoneria, l’Inghilterra: ecco anche perche’ fu proprio un massone gran Maestro di una delle piu’ antiche Logge del regno, Arthur Wellesley, Duca di Wellintong che lo sconfisse definitivamente a Waterloo, questo non tanto nei fatti storici che probabilmente il merito della vittoria a rigore andrebbe piu’ al comandante prussiano Blucher il cui provvidenziale ritorno nelle fasi finali della battaglia con 30.000 soldati determino’ il collasso delle forze francesi (una Marengo all’incontrario, che non ha avuto bisogno della famosa frase di Desaix “una battaglia e’ perduta c’e’ il tempo di vincerne un’altra”) o anche al generale austriaco Radetzsky capo di Stato maggiore dell’intera coalizione alleata, che con il suo brillante piano aveva sbaragliato Napoleone a Lipsia due anni prima e che ora ne ricalcava le disposizioni strategico/logistiche.
Il punto e’ capire che sia la Rivoluzione che la sua propaggine pilotata del Cesarismo napoleonico degli inizi costuivano uno specchietto delle allodole per mascherare l’odio inveterato della massoneria per la monarchia francese. Difatti quella borghesia “illuminata” che andava riconoscendosi nella Logge Massoniche , traeva molto del suo prestigio e lignaggio oltre che dal rituale di Libera muratoria del periodo precristiano, anche da una della piu’ misteriose sette segrete del medioevo L’Ordine dei templari che giustappunto il Re francese Filippo il bello soppresse cruentemente ai primi del XIV secolo, fino a far bruciare sul rogo l’ultimo grande Maestro dell’Ordine dei templari Jacques De Molay il 18 marzo del 1314.
 Al momento di salire sul rogo, Jacques de Molay, lancio una terribile maledizione:
"Coloro che ci hanno condannato ingiustamente, saranno molto presto convocati davanti al Tribunale divino, e che la casa di Francia sia maledetta fino alla tredicesima generazione” Quattrocento ottantanove anni dopo nella stessa citta’ la ghigliottina si abbassa sul collo di Luigi XVI ed il boia Samson , manco a dirlo anche lui massone, nel mostrare la testa mozzata del re alla folla pare abbia pronunciato “Jacques de Molay sei vendicato!”
Se dunque la piu’ famosa delle rivoluzioni fu solo una farsa, come d’altronde tutte le piu’ strombazzate pandemie della storia, non diversamente avvenne per gli altri pseudo cambiamenti socio/politici passati alla storia come rivoluzioni o anche guerre, mettendoci magari l’epiteto di “indipendenza”, di “successione” , di “secessione”, oppure dandogli un nominativo piu’ colorito, trasferito da qualche oggetto o luogo del contesto: “ guerra delle tre rose, guerra del te’, guerra dell’oppio, rivolta dei garofani , rivoluzione d’ottobre , rivoluzione delle camicie nere, marcia del sale, primavera di Praga….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Massimo comun denominatore di tutti questi sconvolgimenti, la assoluta falsita’ rispetto a quello che dovrebbe essere un raccontato obiettivo e veritiero sulla storia e questo come abbiamo visto non proprio da sempre, ma in ispecie con l’avvento nella storia del mondo dell’eta’ dei mercanti, o bottegai ovvero con il progressivo affermarsi di una classe sociale , la borghesia che pone alla base del suo stesso essere e di ogni possibile giudizio di valore : il denaro, il mercato, lo scambio. Ci si potrebbe domandare : "ma perche’ " ci si chiedera' "prima nell’eta’ dei guerrieri ancora in auge non avveniva lo stesso? Il denaro non aveva questa rilevante importanza?"
Un Crasso non era l’uomo piu’ ricco di Roma e per questo aveva accesso alle cariche piu’ prestigiose della Repubblica? E poi la stessa differenza fra patrizi e plebei non era, tutto sommato, ascrivibile a questioni di censo? …
“Cesare il popolo chiede sesterzi” dice una simpatica freddura… “no vado dritto” risponde il condottiero, mostrando così anche a livello di barzelletta che tutto sommato l’andare diritto, ovvero per una strada che non comporti alcuna deviazione, alcuna sterzata dal cammino del grande interesse dello Stato, può anche essere contemplata, ma il sesterzio o “se-sterzo” non sara’ mai il cammino principale.
Ecco mettiamoci un Feynman ante-ante litteram alle prese con il suo integrale sui cammini e questo tragitto diritto, senza sterzate del piu’ grande degli antichi romani : quale credete che sarebbe stato quello piu’ rispondente alle migliori opportunita’???? In sostanza il denaro diviene sempre piu’ importante con il corso del tempo ma in eta’ dell’argento e quindi dei guerrieri resta sempre in auge la famosa risposta di di Marco Furio Camillo al “Vae victis” di Brenno : "non auro, sed ferro, recuperanda patria est".
Così e' ancora nel periodo medioevale, con Carlo Magno, le Cattedrali, la Cavalleria , in un poema come la Divina Commedia di Dante, con un personaggio come Federico II di Svevia, ma come non sara' piu' con l'Umanesimo impostosi come "nuovo", grazie, come abbiamo visto ad una grande pandemia e ad una sensibilita’ fondata su di un egoistico individualismo dove può fare enorme breccia la paura, e tutta la realta' risulta rappresentata da un codice fondato su di una convenzione riduttiva desunta da pochi ritrovamenti di antichi reperti ascritti al livello di classico, ma non verificabili

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