mercoledì 19 giugno 2024

POST MODERNISMO : IL PEGGIO DEL PEGGIO

 

Forse c'è un termine, una parola che puo' riassumere tutta la repulsione, tutto il disgusto per i tempi di oggi. questa parola e'  "post modernismo".che e' una vistosa imposizione aggressiva dell'ideologia liberale di estrazione "bottegaia" ..(non mi stanchero' di utilizzare la parola  "bottegaia"  come  espressione della mentalita' mercantile di stampo anglosassone e che ha trovato  la sua inverazione piu' assoluta  nell'iperconsumismo americano, che qualcuno gli ha dato la dicitura di turbocapitalismo.) Gli americani non si sono limitati a raccogliere il testimone della bottegaia Inghilterra che per piu’ di tre secoli aveva spadroneggiato per il mondo forte dei suoi commerci e del suo motore : il denaro - hanno con il loro avvento, dopo la seconda guerra mondiale, al vertice del potere mercantile, commerciale, e tecnologico, affinato metodi e modalita’, sviluppando la cosidetta “guerra della rete” ovvero una guerra condotta non solo in termini di mercato e di valore di scambio, ma di una informazione globale , basata su di uno spregiudicato uso giustappunto della nuova rete informatica globalizzata e della risonanza dei cosidetti “media”, e cioe’ giornalismo, televisione, pubblicita’, social e computer, tutti aggiogati al carro dell’iperconsumismo del neo-liberismo, ( o probabilmente piu’ attinente la definizione Duginiana di post-liberismo). Contro questo post-liberismo di oramai gretta individuazione statunitense che si e’ imposto come comun denominatore di tutto il mondo occidentale, qualificandosi come iper modernismo,si erge l'uomo differenziato nella tradizione. Ecco perche’ ogni possibile conservatorismo da parte di una sia pure esigua minoranza dovra’ sempre estrinsecarsi in un perentorio “NO !” al modernismo, e dovra’ sempre riferisi ad una tradizione, anche se non espressamente manifesta nel contesto della realta’ circostante.  Si riconosce subito quell’individualismo differenziato espresso dal grande e ovviamente ostracizzato dalla cultura modernista vigente,
filosofo Julius Evola in special modo nel suo saggio “Cavalcare la tigre” ovvero una sorta di manifesto di un “tradizionalista senza tradizione “. E’ questo tradizionalismo l’unico atteggiamento perseguibile appunto dall'uomo che non si riconosce in nessun aspetto del post modernismo. ma cio’ nonostante si affida al piu’ totale e assoluto rifiuto di qualsivoglia parametro della Societa’ attuale, che dopo aver esaurito il moderno gia’ da mezzo secolo a questa parte e’ oramai in quella fase di post modernismo che non esprime null’altro che negativita’ e nefandezza. La parola d’ordine di tale atteggiamento, che ha i suoi araldi in pochi personaggi di cultura e spessore: Evola in prima istanza, ma anche Guenon, Eliade, Cioran, Drieu de la Rochelle, Ezra Pound, Heidegger, Schmitt, Jungher. Spengler in una qualche maniera Freud, Jung, Pauli, Heisenberg, Schrodinger e piu’ recentemente, Matte’ Blanco, De Benoist, Freund, Dugin, persino i nostri Agamben e Cacciari: “IL MODERNO E’ IL MALE, IL POST-MODERNO E’ IL PEGGIO". Ribadiamo che l’uomo differenziato di Evola ovvero il tradizionalista senza tradizione, deve trovare all’interno di se (in-sistere) i motivi piu genuini per opporsi con tutte le sue forze al mondo di oggi post-moderno che propugna solo motivi di interesse e profitti (ex-sistere) , in sostanza deve fare una sorta di calcolo infinitesimale del tutto simile a quello che fece Leibniz rispetto a Newton , tradizionalmente indicati come i due ideatori di tale procedimento matematico: preferenziare quella “vis viva” interna indicata dal primo in opposizione al secondo che la ricercava invece all’esterno nelle leggi e cose del mondo, e farlo assumendo numeri del campo reale ma con connotazione negativa, identificandoli con mancanze, debiti, interruzioni, distruzioni e facendoli tornare positivi ma con connotati immaginari, tramite proiezioni per stabilire quindi un nuovo registro, giustappunto quello dell’immaginario dove possono rientrare le nuove interpretazioni di un mondo che non sia quello che ci si presenta oggi con caratteri di quasi esclusivita’ e che e’ stato recentemente in grado di imporre un vero e proprio fermo alla ragione, alla liberta’, ad una umanita’ che non si e’ ancora fatta irretire dalla paura e che appunto deve trovare la sua “proiezione immaginaria” per uscire dal tunnel della post modernita’ che non solo ha dimenticato la tradizione (compito eseguito questo gia’ dal moderno) ma la vuole del tutto annichilire in nome di una feticizzazione estrema del movente economico per una debacle di ogni traccia di umanita’ e l’affidamento assoluto ad un nichilismo fatto di merci, di mercato, di denaro e della loro proiezione sotto veste virtuale ed informatica (paradossalmente un netto processo inverso di quello che deve fare l’uomo che si differenzia nella tradizione). Sotto il profilo meno individuale, ma piu' collettivo, si potrebbe fare proprio la controversa ed anche abbastanza navigata teoria dell'unione eurosiatica rivisitata e elaborata recentemente da Aleksander Dugin  in ispecie nei suoi  due saggi 

  "La quarta teoria politica"  e "La teoria del   Mondo multipolare", perche' dismettendo quella "ubris" che fino a pochissimo tempo fa , prima che questa distopia recente , mi svegliasse dal mio sonno dogmatico a proposito dell'occidente, (risibile no? una pandemia equiparata a Hume!) vado anche io alla ricerca di una nuova direzione in cui incanalare il mio desiderio di liberta' , di giustizia, di vera umanita' e magari scoprire un nuovo Eldorado non fatto di oro come equiparazione di beni materiali, ma di quel vero purissimo oro di cui erano intessuti i tempi che nessuno e' mai riuscito a raccontare, se non come Mito, un Mito dell'eterno ritorno a cui tutto sommato un tradizionalista senza tradizione, scandita da precise metafore, deve sempre tendere: una Eta' dell'Oro per una tradizione che la coscienza umana non e' ancora riuscita a condensare, e che puo' solo intenderne un senso trascinando il suo significante che e' sempre altrove, sempre un tantino piu' in la' o un pochino piu' in qua, perche non e' una metafora : e' una metonimia e a parlare non sono piu' gli uomini, ma gli dei o perlomeno l'idea che di tali dei, se ne e' costruita la mente umana. Tre sono i principi di questa, diversa e nel contempo antica, visione politica, che potrebbe davvero rappresentare l'oro sociale e politico di un diverso Eldorado: il primo e' ovviamente costruire questo nuovo mondo dove ci sia l'accettazione di tutti i punti di vista delle diverse civilta' mondiali e non preferenziarne una a scapito delle altre, così come ha fatto la odiosa mentalita' bottegaia inglese, e hanno ulteriormente accentuato gli iper consumisti Stati Uniti con l'avallo di una iper tecnologia. Tra le varie civilta' mondiali una particolare rilevanza assume lo spazio post sovietico che costituisce il nerbo di una futura unione euroasiatica e questo rappresenta il secondo principio, cui ovviamaente Dugin assegna una rilevanza speciale, ma a cui le forze migliori di una certa Europa (di certo non quella della UE) ammaestrati dal totale fallimento della cosidetta civilta' europea ( perlomeno dal seicento in poi, nei primi forti contrasti con la potenza di mare dell'Inghilterra fino alla sconfitta definitiva con la seconda guerra mondiale e l'avvento della forza economica degli USA che sono subentrati agli inglesi) debbono anche dare un loro spassionato apporto. Il terzo principio e' quello appunto di una transizione dal modello liberal/democratico espressione dell'Inghilterra prima e degli USA poi, con l'ausilio di una iper tecnologia di tipo virtuale (informatico/digitale) ad un modello altro che sia anzitutto espressione di multipolarita' e quindi di varie aree di civilta' di cui trainante quella euroasiatica. Ovvio e naturale che l'atteggiamento degli USA e dei suoi alleati (la vecchia Inghilterra, ma anche l'intera coalizione della UE, che non ha piu' nel suo seno le fiere opposizioni degli antichi imperi teutonici e meitteleuropei, ma ha adottato in pieno le valenze e i valori degli oramai ipertecnologici bottegai) sono di ferocissima avversione verso le idee contenute nella concezione multipolare ed anche euroasiatica - la sua stessa proposizione difatti contrasta platealmente con tutta la strategia USA e company che punta invece ad un mondo unipolare. Concezione di multipolarita' e teoria Eurosiatica significa dunque perseguire una quarta teoria politica (dopo le tre del Liberismo, del Comunismo e del Fascismo) significa dunque rifiutare l'egemonia americana e tutta la sua carica eminentemente bottegaia, ereditata dall'Inghilterra e suffragata da uno sconsiderato avallo di tutta la teoria informatico/digitale. Una nuova teoria di multipolarita' politica e la concezione di un eurosiatismo che sia di piu' pronunciata alternativa al modello unico rappresentato dagli USA , rappresenta solo l'ultimo nemico della atavica mentalita' mercantile che ha preso possesso del mondo occidentale con l'occasione di una presunta grande pandemia (quella del 1348) e che  ha recentemente tentato , nuovamente con un'altra grande presunta pandemia (2020),  di portare alle conseguenze estreme il programma di asservimento  della totalita' dell'umanita' , a beneficio di una ristrettissima elite fondata sul denaro e sulla servile complicita' di scienza, tecnica e persino cultura. 

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