lunedì 29 luglio 2024

VISIONI DEL MONDO

 

In tutto il corso della storia  l’uomo ha sempre  sentito il bisogno di crearsi  un contesto  ideale per costruirsi dei riferimenti nel suo operare e nel suo sentire. Possiamo senz’altro affermare  che la necessita’ di costruire questo quadro di riferimento che contestualizzasse ogni sua azione e pensiero  e’ stata una costante di tutte le civilta’ che si sono susseguite nel corso dei millenni. Un quadro di riferimento appunto, che  piu’ propriamente e’ andato a conformare una vera e propria “visione del mondo”  si da dare un senso al suo stesso essere, tanto piu’ valida e esaustiva  quanto piu’ condivisa dagli altri esseri  del medesimo status. E’ stato osservato che l’aspetto piu’  interessante di tale visione del mondo di una  determinata Societa’ e’ che la stragrande maggioranza  degli individui che ne fanno parte, non si rendano neppure conto  di come essa influenzi le loro vite, e funzioni come collante per l’intera comunita’, specie se e’ stata ben interiorizzata fin dall’infanzia e non e’ suscettibile di essere messa in discussione. La storia ci ha insegnato che tale  convinzione non e’ eterna, ma e’ limitata dal tempo e spesso e volentieri messa alla prova e quindi sottoposta a infrazione dei suoi  limiti  da tutte le novita’, le critiche, le contestazioni, i dubbi, che si presentano nel cammino. Piu’ di uno studioso ha cercato di dare una interpretazione a tale meccanismo, uno degli ultimi e’ stato Thomas Kuhn che nella suo libro del 1962 La struttura delle rivoluzioni scientifiche  ha stabilito un vero e proprio paradigma con varie fasi per sostenere l’alternanza  nella storia delle cosidette “visioni del mondo” -  va notato che  Kuhn ha imposto l'uso del termine "paradigma" per indicare l'insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate universalmente, egli afferma che la scienza attraversa ciclicamente alcune fasi indicative della sua operatività, per questo e’ paradigmatica, in quanto la demarcazione tra scienza e pseudoscienza   è riconducibile all'esistenza di un paradigma. L'evoluzione del progresso scientifico viene assimilata ad una curva continua che in corrispondenza dei cambi di paradigma subisce delle discontinuità o salti quantici. Kuhn suddivide l'evoluzione di un paradigma in cinque fasi.  La Fase 0 è il periodo chiamato pre-paradigmatico, caratterizzato dall'esistenza di molte scuole differenti in competizione tra di loro prive di un sistema di principi condivisi. In questa fase, lo sviluppo di una scienza assomiglia più a quello delle arti e presenta molta confusione. A un certo punto della storia della scienza in esame, viene sviluppata una teoria in grado di spiegare molti degli effetti studiati dalle scuole precedenti; nasce così il paradigma, l'insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca all'interno della quale le teorie sono accettate da tutti i cultori. Questa adesione condivisa dà inizio alla Fase 1, ovvero, l'accettazione del paradigma. Una volta definito il paradigma ha inizio la Fase 2, ovvero, quella che Kuhn chiama  scienza normale. Nel periodo di scienza normale gli scienziati sono visti come risolutori di problemi, lavorando per migliorare l'accordo tra il paradigma e la natura. Questa fase, infatti, è basata sull'insieme dei principi di fondo dettati dal paradigma, che non vengono messi in discussione, ma ai quali, anzi, è affidato il compito di indicare le coordinate dei lavori successivi. In tale fase vengono sviluppati gli strumenti di misura con cui si svolge l'attività sperimentale, vengono prodotti la maggior parte degli articoli scientifici, ed i suoi risultati costituiscono la maggior parte della crescita della conoscenza scientifica. Durante la fase di scienza normale si otterranno sia successi, che insuccessi, che per Kuhn, prendono il nome di anomalie, ovvero eventi che vanno contro il paradigma. Lo scienziato normale, da buon risolutore di problemi quale è, tenta di risolvere tali anomalie. Si passa così alla Fase 3, nella quale il ricercatore si scontra con le anomalie. Quando il fallimento è particolarmente ostinato o evidente, può avvenire che l'anomalia metta in dubbio tecniche e credenze consolidate, aprendo così la Fase 4, ovvero la crisi del paradigma. Come conseguenza della crisi, in tale periodo si creeranno paradigmi diversi. Tali nuovi paradigmi non nasceranno quindi dai risultati raggiunti dalla teoria precedente ma, piuttosto, dall'abbandono degli schemi precostituiti del paradigma dominante. Si entra così nella Fase 5, la rivoluzione (scientifica). Nel periodo di scienza straordinaria  si aprirà una discussione all'interno della comunità scientifica su quali dei nuovi paradigmi accettare. Però non sarà necessariamente il paradigma più "vero" o il più efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare l'interesse di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi la fiducia della comunità scientifica. I paradigmi che partecipano a tale scontro, secondo Kuhn, non condividono nulla, neanche le basi e quindi non sono paragonabili (sono "incommensurabili"). La scelta del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche oppure biologiche (giovani scienziati sostituiscono quelli anziani). La battaglia tra paradigmi risolverà la crisi, sarà nominato il nuovo paradigma e la scienza sarà riportata a una Fase 1. Ho fatto questa digressione per evidenziare, con il supporto di uno dei piu’ illustri studi in materia,  come anche la visione del mondo apparentemente piu’ solida (non a caso quella della scienza)  soggiace a cicliche fasi paradigmatiche di scoperta-crescita-affermazione-declino. La nostra di “visione del mondo” limitandoci al nostro mondo occidentale,  comincio’ a prendere corpo  grosso modo trecento anni fa, in correlazione colla cosidetta “Rivoluzione Industriale” e l’avvento della macchina nel panorama dell’operare umano, su prodromi pero’ parecchio piu’ antichi risalenti al diffondersi della mentalita’
mercantile e lo sviluppo dei commerci ad opera soprattutto dello spirito anglosassone (vedi la tesi di Carl Schmitt nella sua opera Terra Mare del 1942 con la sua divisione tra potenze di terra,  stazionarie, solide, legati alla tradizione con confini precisi e potenze di mare, mobili, senza confini, di cui l’Inghilterra della Regina Elisabetta I della dinastia Tudor, ne fu l’originaria rappresentante). Per la verita' bisognerebbe andare ancora piu' indietro, perlomeno di altri 200 anni per trovare l'origine davvero archetipa della nostra "visione del mondo" e precisamente alla grande peste del 1347/48. così facendo ecco che all'improvviso ci troveremmo in strettissima aderenza al pensiero antico sul succedersi delle varie fasi del mondo, per intenderci quello riportato da Esiodo nella sua opera "Le opere e i giorni" e sulla cui falsariga sono imperniate tutte le ipotesi sulla origine del mondo di tutte le piu' grandi civilta' della terra. Come e' noto pero' tutte queste teorie delle origini delle Civilta'  della terra,  contraddicono nettamente la concezione della storia così come l'abbiamo costruita noi con la rivoluzione industriale, l'automatismo delle macchine, la mentalita' mercantile che possiamo anche chiamare "bottegaia"   e con un principiare originario correlato ad una pestilenza. Come possiamo spiegarci dunque il fatto che prima della attuale affermazione del mondo malato e meccanizzato del commercio che postula un continuo progresso tecnicistico, la visione generale fosse invece quella di un progressivo degrado?
dice appunto Esiodo " all'inizio dei tempi un'aurea generazioni di mortali fu creata dagli immortali abitanti dell'Olimpo.... essi vivevano come dei col cuore libero da preoccupazioni  senza fatica e dolore . L'abominevole vecchiaia non li attendeva al varco, ma restavano  sempre eguali in forza nelle mani e nei piedi, godevano del festeggiare, lontani da ogni cattiveria e quando morivano  era come se fossero immersi nel sonno! tutte le cose buone appartenevano a loro  e una terra generosa dava loro abbondanti raccolti...." e' questa la famosa "ETA' dell'ORO, che non solo Esiodo aveva postulato come inizio dei tempi, di poi si successero  eta' sempre piu' dure e ingiuste : l'eta' dell'argento, del bronzo  degli eroi e infine del ferro, la piu' terribile di tutte,  che non un solo indizio fa ascrivere ai tempi attuali quella del terzo millennio, coincidente con quello che piu' di un filosofo (Guenon, Evola, De Benoist, Dugin, etc.) ha denominato "postmodernismo" ovvero l'epoca in cui anche il moderno si e' liquidato nel posteriore senza piu' alcun riconoscimento neppure dispregiativo "Ora, infatti e' la stirpe del ferro" continua Esiodo "di giorno mai cessano la fatica, l'inganno, il dolore , mai cessa di notte il lamento... gli uomini non conosceranno piu' il giusto, la lealta' e neppure la bonta' , ma si dara' maggiore onore all'apportatore di male, al malvagio che con perfidi detti danneggiera' l'uomo migliore e spergiurera' il falso (come non riconoscere i vari  Rotschild, Rockfeller, Soros, Schwab, Gates e i loro accoliti?

 

 

 

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