Nel precedente articolo si e’ fatto cenno alla
letteratura combinatoria tipo il gioco
Life di Conway o anche autori come il
nostro Calvino o il francese Georges Perec, come antesignani della filosofia digitale e quindi non continua
ma discreta . in tal senso davvero pionieristica si configura l’operativita’ del cosidetto Oulipo, un
movimento letterario che appunto si proponeva di introdurre il calcolo
combinatorio nella narrativa : Oulipo e’ la Sigla di Ouvroir de littérature
potentielle («Opificio di letteratura potenziale»), la cui fondazione risale gruppo fondato nel
1960 ad opera di Raymond Queneau e dal matematico
François Le con
l’intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o ‘costrizioni’ (contraintes) formali e strutturali in letteratura, sia attraverso lo
studio di testi già esistenti sia proponendo nuovi modelli operativi: come accennato
oltre allo scrittore francese Georges
Perec aderi’ all’iniziativa anche il nostro Italo Calvino, pur non essendo una
simile vocazione presente nella tradizione culturale italiana come invece lo
era la Francia. Non sfugge naturalmente
che oggi queste operazioni di permutazione
e combinazione trovano il loro strumento
di elezione nel computer che realizza l’antico sogno di generare con un semplice
click, tutte le successioni numeriche soggette a regola possibili , che possono
essere rappresentate di volta in volta
anche dalle proposizioni di una lingua, dalle
istanze di un comportamento o per dirla coi termini della fisica quantistica
dall’integrale sui cammini che si presta alle possibilita’ di costruire le
diverse realta’ pressocche’ infinite di una scelta, così come ha espresso il
grande scienziato Richard Feynman. A seguito
delle valenze immagnifiche del computer così come abbiamo osservato
negli sviluppi della seconda meta’ del XX secolo e questi inizi del XXI, viene da chiedersi se il computer possa configurarsi come una metafora capace di accendere la nostra coscienza suscitando immagini ineludibili, ma non necessariamente
veritiere o piuttosto sia una sorta di
rivelatore di una natura intimamente
digitale? Come sempre e’ accaduto per le
tecnologie innovatrici ( il fuoco, la ruota, le staffe per il cavallo, la
polvere da sparo, la macchina a vapore, il motore a scoppio, il cinema, l’aereo,
l’energia nucleare, etc) il computer ha
avuto un effetto deflagrante sulla
nostra visione ed anche pratica del mondo, andando a costituire una vera e propria
filosofia digitale che popugna l’assunto
che la natura non solo puo’ essere
interpretata in termini digitali, ma e’ intrinsecamente digitale: il computer
altro non sarebbe che una sorta di sonda
che da una parte estrae nel profondo
del cosmo l’essenza di ogni manifestazione, dall’altra sollecita la nostra
mente nelle formazioni piu’ estreme di un inconscio ad accogliere con modalita’
inusitate quelle manifestazioni come verita’ (vedi in tal senso forse la forma
piu’ estrema di tale assunto in un inconscio come insiemi infiniti postulata
dallo psicoanalista cileno Ignacio Matte’ Blanco negli anni sessanta ). E’
una costatazione che si puo’ dire psicoanalitica
piu’ che filosofica, o perlomeno con un carattere che deve molto alla
metafisica e che rimanda si a Freud e
all’inconscio, ma anche ad Heidegger
oltre che ad altri pensatori un po’ di confine,
tra il fisico e il metafisico quali il gia’ citato Matte’ Blanco o anche
Jacques Lacan e Carl Gustav Jung con le sue commistioni con esponenti di spicco
della citata fisica quantistica (Wolfang Pauli sulla sincronicita’ ) con una
vera e propria frotta appunto di fisici quantistici a cominciare da Einstein e
a seguire con Niels Bohr, Weiner Heisenberg, Erwin Schrodinger e molti altri . Sono
difatti proprio i fisici quantistici, quelli citati e molti altri in questa
sede non citati che hanno intaccato la
concezione del continuum spazio temporale e quindi hanno aperto la strada ad
una concezione appunto discreta, combinatoria del reale . Non siamo pero’ nella
volgare e pretestuosa accezione del reale postulato dal filosofo Giorgio Hegel
che con le sue dialettica, i suoi aforismi un po’ sciocchi, tipo “il reale e’
razionale e il razionale e’ reale” e i
suoi diversi conflitti finalistici e fenomenologici arriva a toccare il
ridicolo (massimo esempio la personalizzazione di uno spirito della storia
identificato in un mediocre generale, tutto costruito e anche molto fortunato,
da lui incrociato dopo la battaglia di Jena e promosso a tal ruolo .
No qui
siamo in una accezione filosofica seria, metafisica, psicoanalitica e
quantistica, siamo nell’osservanza del principio Kantiano ove la distanza tra fenomeno e noumeno non puo’
essere superata e permane “la cosa in se’” , quindi facciamo ritorno alle
possibilita’ del probabile prima di
imbarcarci in un qualsiasi integrale sui cammini come ci ha indicato Feynman.
Forse e’ proprio così : tutto e’ scelta, tutto e’ probabilita’, tutto e’
interpretazione, ovvero tutto alla fin fine
e’ basato sulla nostra natura psicofisica , sulle nostre caratteristiche
biologiche, sulle illusioni dovute alla
nostra posizione, alla taratura dei nostri sensi, alla scala dei nostri
strumenti. Il digitale insomma e la natura discreta delle cose altro potrebbe anche essere che una ennesima
domanda che l’uomo nel corso dei millenni si e’ fatto sul principio di tutte le
cose (che attenzione non sono poi tanti anni : tre ! ovvero gli scarsi tremila anni che ci
separano dalla nascita della coscienza, ovvero l’essere pervenuti alla metafora
di una analogo io costruita su basi linguistiche per interagire con l’ambiente
esterno al posto delle allucinazioni auditive di tipo metonimico pre-schizofreniche
di una diversa formazione neuronale che ha dato origine alla credenza degli dei,
o meglio a voci di dei sostitutivi di
scelte comportamentali - Julian Jaynes “Il crollo della mente bicamerale e l’origine
della coscienza”) Una domanda posta per la prima volta da Talete e trovata nell’acqua,
per poi essere riformulata innumere volte e sempre con una risposta
autoriferita diversa. Nella cultura occidentale c’è tutta una tradizione secondo la quale la natura e’ un grande libro scritto di caratteri di
volta in volta diversi : numeri, lettere, figure geometriche, gli
atomi di Democrito e quelli di Bohr, i bit
del procedimento digitale e quindi le unita’ discrete della fisica quantistica i quanti di energia, materia e informazione.
Una ulteriore considerazione riguarda il rapporto tra ordine, regole e liberta’,
un rapporto che in letteratura i seguaci
dell’Oulipo avevano sostenuto in senso combinatorio ma che puo’ anche essere
riferito al mondo dei frattali le cui formule generative di estrema semplicita’
portano a strutture di complessita’ straordinaria e quindi anche al mondo degli enigmisti,
degli scacchisti e di tutti coloro che cercano di perseguire la stretta correlazione tra regole e liberta’
, ovvero questa insistenza sull’ordine
nemico del caos.
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