mercoledì 30 ottobre 2024

IL SIMBOLICO COME NON ESSER-CI

 

Ah questi sogni! Mi faranno impazzire. Terminato di leggere L’interpretazione dei sogni di Freud (grosso modo dopo il 1970:  eh si! perché il mio primo libro di Freud era stato La  Gradiva di Jensen e subito dopo Totem e tabu’ nel marzo 1963, sotto  40 di febbre e orecchioni; l’interpretazione l’avevo cominciata nel ’64 ma mi aveva annoiato mortalmente e così l’avevo mollato), credevo di avere in mano la bacchetta magica per interpretarli : condensazione e spostamento, ovvero metafora e metonimia, una retorica dell’inconscio, così come suggeriva Lacan alla cui formula/suggerimento “leggere e rileggere Freud”  dovevo appunto la  mia ripresa del testo, canonico inizio della psicoanalisi: ostico, molto molto piu’ di Totem e tabu’ e
persino di Al di la’ del principio del piacere e de l’Io e l’Es che segnano la svolta freudiana della pulsione di morte e della seconda topica. Ordunque ci ritroviamo con questi due strumenti retorici della metafora e della metonimia e ci proviamo ad usarli come una sorta di passe-partout. All’inizio tutto bene , e ulteriori conferme vengono da un altro meno diretto insegnamento di Lacan : l’inconscio strutturato come un linguaggio – sembra proprio così, sogno di girare per la citta’ con in mano un libro di Asor Rosa e solo al risveglio mi rendo conto di essere in presenza di un palindromo, cioe’ di un nome che significa la stessa cosa da entrambi i versi, così qualche tempo dopo in un sogno in cui sono circondato da belle ragazze che ballano discinte con tanto di tette di fuori, e io me ne sto con un libro di poesie di Montale – porca vacca l’accento, il sogno sposta gli accenti del nome Montale il poeta ha l’accentuazione significante sulla “a” : “montàle”, ma se la sposti sulla “o” ecco che hai quello che devi fare in tali circostanze : “mòntale!!!!!”. Lo vedi non solo metafora e metonimia, ma tutte le regole della retorica, della grammatica, della sintassi
 e anche della fonetica. Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo scuoiato, difatti ecco che  immancabilmente arrivano sogni molto ma molto diverso, dove non si applicano ne’ metafore, ne metonimia e non ci sono spostamenti di accenti. Sogni decisamente assurdi, senza alcun costrutto ed altri invece puntuali e circostanziati fino alla pignoleria, tipo quelli fatti in prossimita’ dieventi piuttosto attesi: un appuntamento importante, un esame, un colloquio di lavoro, ovvero anticipazioni che in questo caso somigliano dannatamente ai giochi dei ragazzini, così come avevano descritto con rigore tale meccanismo di familiarizzazione della realta’,  Melanie Klein o piu’ recentemente Francoise Dolto. Con il passare degli anni  ho imparato una cosa: che quando pensi di avere un qualcosa in pugno, e’ la volta che ti scivola dalle mani, come la classica saponetta sotto la doccia, così i sogni, nel tempo si sono andati caricando di significati e significanti  (per dirla alla De Saussure) davvero imprevedibili. Altro che la tigre sotto il balcone dell’infanzia che andava su e giu’ minacciosa e la rassicurante presenza dell’amico leone, sogno ancora piu’ antico ascrivili la prima a mia madre e il secondo a nonno Mario. Diciamo che intorno alla maturita’, magari ecco…. subito dopo il
Processo di Individuazione, Funzione trascendente e l’attivazione degli Archetipi dell’inconscio collettivo (questa volta Jung e non Freud),
 ovvero dopo i 35 anni a interpretare i sogni ci ho levato mano: troppe componenti, troppo registro del Simbolico del tutto staccato dall’immaginario, non vale neppure l’assimilazione col calcolo infinitesimale (quello di Leibniz non quello di Newton) e con l’impiego dei numeri immaginari, ovvero proiezioni di negativi, perche l’Es non ha niente a che spartire con la coscienza dato che non solo non conosce la negazione, ma sembra che non dia alcuna rilevanza al principio dei numeri coniugati , ovvero riportare in positivo la proiezione. Il simbolico dell’inconscio non e’ la coscienza, forse e’ quel “non-essere” che non e’ essere, come dice la famosa formula dell’essere e’ -  il non-essere non e’ ….non e’ essere, e’ un’altra cosa!... ma che cosa? Mi dispiace dirlo, ma con buona pace dei vari Artemidoro di Tarso e cabale varie e si, persino dello stesso Freud: la coscienza non e’ uno strumento adatto per intendere l’inconscio, ci si puo’ avvicinare, puo’ formulare delle ipotesi, un po’ come la fisica quantistica per il modello standard o la teoria delle stringhe, e un po’ come per tutto, matematica, scienze e persino storia e filosofia, ma quello che c’è dietro o magari di profondo nell’Es, il nostro cervello non ce lo puo’ dire, puo’ solo formulare ipotesi e il guaio e’ anche quello che non sempre sono ipotesi rassicuranti.  In merito all’oggi,  i sogni di

questo ultimo periodo e cioe’ di una vecchiezza molto pronunciata (io sono del giugno 1948 quindi 76 anni abbondantemente compiuti) si sono fatti ancora piu’ complicati e variegati anche se tutto sommato piu’ lineari considerando il simbolico.  Cosa significa ? Significa che oggi come vecchio e persona al concludersi del suo ciclo vitale, ho trovato una adesione direi assoluta al registro simbolico nel senso di una identificazione senza riserve alla materia del sogno e dei suoi misteriosi meccanismi che vanno ben oltre quelli di condensazione e spostamento. L’Io si fa Es in maniera totale
 nello sprofondare del sogno e questa sarebbe una posizione ideale se non fosse per il fatto della dimenticanza. Non so se questa sia una caratteristica di tutte le persone anziane, ma i sogni sono perlopiu’ dimenticati. Ti svegli nella notte e dici “porca vacca che sogno incredibile, domani mattina debbo rifletterci a lungo su questi tre quattro elementi, ma poi inevitabilmente al risveglio ….niente! non si ricorda nulla, ne’ gli  elementi su cui avevi deciso di far leva, ne’ sulle situazioni per assurde e impossibili che fossero, ne’ tanto meno sulle persone, i luoghi, gli ambienti che si erano presentati con tanta evidenza. L’unica cosa che ti rimane e’ quella indefinita sensazione di compartecipazione, si, la sensazione di  esserci stato, di esserci in senso Heideggeriano che in poche ore si e’ fatto “non-esser-ci”,  che e’ tanto piu’ intensa, quanto irraggiungibile. Una sorta di supplizio di
Tantalo, dove il simbolico regna sovrano. Che fosse questa la corretta spiegazione di quella“via Regia” che Freud aveva dato al sogno in merito all’esplicazione dell’inconscio? Una piccola eccezione si e' verificata in questi ultimi giorni di ottobre 2024, laddove la dimenticanza si e' dimenticata di manifestarsi e proprio per questo colgo l'occasione per fissare quel tanto di ricordo che mi permetta di cercare di muovermi nel  misterioso Registro del Simbolico . Un primo ricordo riguarda un incontro con Giorgio Almirante che mi chiedeva ragione del come e perche' dopo la grande passione del 1963/ 1964 abbia via via abbandonato l'impegno politico nel MSI e piu' in generale abbia declinato ogni mia  appartenenza alla cultura di destra - oh dio non dico che sia diventato di sinistra, questo no, ma certo mai piu' mi sono definito fascista o genericamente di destra. Per la verita' fascista nel senso letterale del termine non ero mai stato, per il semplice fatto che non ho mai avuto alcuna considerazione, ne' stima per Benito Mussolini, ma anzi non ho mai perso occasione per manifestare il mio disprezzo per un personaggio che ho sempre definito un buffone, cialtronesca maschera di inefficienza e presunzione. Di converso ho sempre stimato enormemente Italoa Balbo e a seguire un Dino Grandi, un Giuseppe Bottai e in qualche modo anche un Galeazzo Ciano (non a caso tutti personaggi che avevano manifestato riserve al risibile Duce e gli ultimi tre che gli avevano votato contro al Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943). Questo ricordo mi creo' non pochi problemi nel periodo di mia militanza nel MSI e alla Giovane Italia fino ad un vero e proprio alterco  con un personaggio anche piuttosto noto  della destra estrema che era soprannominato "er Balilla" ). Tornando al sogno,
sbucava mio padre che da uomo di sinistra qual'era (si definiva socialista di Nenni, ma aveva una sorta di venerazione per il personaggio di Enrico Berlinguer, una figura che al contrario io reputavo l'emblema stesso del fallimento e dell'incapacita', oltre alla sua innegabile parvenza di portasfiga , tant'è che una volta incontrandolo in via Arrivabene a Roma, proprio con mio padre e sua moglie Annamaria Zingaretti, non avevo voluto stringergli la mano, facendo come gli ufficiali dello Stato Maggiore di Cadorna durante la prima guerra mondiale che si guardavano bene dall'avvicinarsi al generale Ettore Mambretti comandante della sesta armata in fama di inesorabile menagramo) solo a stento era entrato nella discussione con me
e Almirante, laddove adun certo punto spuntava pure il gen.Vannacci, per il quale io mi profondevo  in lodi e grandi speranze.Questa notte il sogno è stato invece molto meno chiaro e molto piu' intriso di assurdita': c'era infatti mio suocero, morto nel 1998 che voleva assolutamente giocare una partita di pallone, ma quando lo cercavo per dissuaderlo mi 
dicevano che si era rifugiato assieme ad altri anziani al bar Euclide e c'erano pure i gaglioffi di Davo capitanati da Klaus Schwab (impossibile stabilre la benche' minima connessione tra mio suocero, maresciallo dei carabinieri, persona simpatica e bonaria con l'emblema stesso dei mascalzoni, quindi assurdita' simbolica senza possibilita' di esplicazione. e non basta poco piu' tardi  io entravo nella pasticceria Pompi compiacendomi di trovarvi tre ragazze che avevano dismesso la loro divisa di commessa e per questo essendo particolarmente attraenti, tanto che poco dopo andavo dalla moglie di Pompi che lavorava su
di un grande tecnigrafo con in mano un disco di Michel Polnareff "una bambolina che faceva no, no, no e le annunciavo, mentre entrava il mio vecchio amico Alessandro Cappabianca, che da quel momento sarei diventato socio della pasticceria famosa per il tiramisu. Vacci un po' a capire in questo materiale assurdo anche se simbolico? Ecco lo vedi e' proprio un "non-esser-ci" l'altro aspetto della filosofia di Heidegger, che potrebbe essere appunto il simbolico del sogno come modalita' altra dell'esser-ci.  

mercoledì 2 ottobre 2024

RIFLESSI D'ONDA

 

E’  proprio vero non esistono maestri assoluti e quel libro”se vedi il budda per strada uccidilo” e’ quanto mai  informante e direi quasi paradossalmente “unico vero maestro” salvo poi, ad eccepire anche su quello.  Mi trovo difatti a disquisire su alcuni scritti critici  di Evola in merito ad Ernst Junger della giovinezza in particolare il saggio L’Operaio e quello della maturita’ “Il nodo di Gordio” laddove rimarca la differenza in termini sui quali non mi trovo affatto d’accordo. Nell’operaio rimarca difatti quella sorta di spirito di “realismo eroico” che avrebbe dovuto caratterizzare il mondo  secondo tre fasi di svolgimento:l a  prima quella della Grande Guerra del 1914-18, la  seconda una qualche grande rivoluzione mondiale antiborghese e la terza  un ritorno a forme guerriere come modalita’ di rapporto umano . Quello che va rimarcato e che Evola sottolinea e’ che il termine “operaio” non si identifica in una data classe sociale , ma assurge ad una sorta di tipologia  generale, centro di una  nuova visione del mondo. Una visione che mi trova molto ma molto perplesso  se difatti Junger  parla di soli due criteri di distinguo del mondo:  il museo e l’officina, gia’ non riesco a comprendere come delle forze e delle idee che si rifanno alla tradizione possano preferenziare la seconda . Ecco Junger vede che l’elemento meccanicistico tipico della figura dell’operaio e del suo luogo d’espressione l’officina   realizzano  sono di tipo distruttivo, ma immette in essi un elemento di contingenza e alla fin fine di positivita’ per un fenomeno che tende a trascendere i suoi mezzi e quindi assume un aspetto di vastita’ e onnicomprensione - “l’uomo “ egli dice” non deve cercare di scusare la sua impotenza col mettere in rilievo il carattere disanimato dei mezzi cui si serve; i mezzi paleseranno un significato nascosto nel punto in cui essi saranno  pienamente dominati, sì da farsi simbolo di un potere sopraordinato – allora si palesera’ la legittimita’ della rivoluzione da essi provocata, allora la tecnica, con tutte le sue conquiste , apparira’ come un’armatura  per insospettate rivolte e insospettate lotte   - la fase della distruzione sara’ sostituita da un ordine reale e visibile con l’avvento di una nuova razza, che sapra’ parlare la nuova lingua della tecnica ecco come... “ conclude ,,,“il volto dell’operaio rivelera’ i suoi tratti eroici  ” Ora Evola trova queste espressioni “profetiche”, ma l’unica profezia che potrebbero indurre e’ quella con il fenomeno del nazionalsocialismo, che in verita’ non e’ stato meno fallimentare del liberalismo bottegaio dello spirito anglosassone e americano, così come a mio parere riveste una certa ambiguita’ quel concetto di “realismo eroico” riferito alla stessa persona di Ernest Junger  nella sua accezione di combattente della Grande Guerra ferito diciassette volte e insignito della massima decorazione tedesca la Pour le Merite’. D’accordo Junger ha
combattuto dalla parte delle potenze di terra, della tradizione della solidita’ in contrapposizione a quelle della fluidita’, della inesistenza di limiti e quindi della piena
  adesione ai principi del denaro, del commercio, della bottega, e forse in tale accezione potrebbe vantare una sua legittimita’  realista e nel contempo eroica:  ma come le stesse potenze che poi  diedero espressione al nazismo, si trattava pur sempre di forze che avevano aderito ai principi dello spirito bottegaio, anche Evola aveva partecipato alla stessa guerra, ma dalla parte opposta e senza occasioni di distinzione, quindi non poteva addurre nessun punto di partenza  per una serrata critica  dei falsi valori della societa’ mercantilista  e quindi propedeutica  ad una rivoluzione totale dell’uomo, pero’ a rigore,  altre figure che  si erano portate in guerra come Junger ma dalla parte opposta , ad esempio un Wilfred Bion psicoanalista inglese di valore che si guadagno’ nella Grande Guerra la Victoria Cross e la Legion d’Honneur, Gabriele D’annunzio in Italia che fu addirittura detto il “poeta
soldato” autore di azioni memorabili tipo il Volo su Vienna, la Beffa di Buccari e merito’ una pletora di decorazioni al valore di diverse nazionalita’
 oltre ovviamente alla medaglia d’oro al valor militare;  ebbene questi e tanti altre figure, al di la’ delle parti in lotta, Costanzo Ciano, Ulisse Igliori, perfino un Sergente York  dell'iper bottegaio esercito statunitense, immortalato da Gary Cooper nel cinema,  potrebbero rivendicare quel lustro di “realismo eroico” e quindi a rigore partecipare del linguaggio della volonta’ di potenza, della metafisica del vivere pericolosamente, frutto dello spirito del combattente e della sua educazione sui fronti di battaglia, contro la morale affaristica e dello spirito bottegaio.
D'Annunzio con Ulisse Igliori - il Serg.York

Passiamo invece al secondo libro di Junger quello della maturita’ il Nodo di Gordio, dove Evola non trova piu’ quelle parole di elogio e di ammirazione, ma semmai di accesa critica
  verso quello che viene da lui  definito “il cedimento di Junger alla modernita’. Quivi viene trattato  il tema di un primordiale scontro di civilta' tra oriente e occidente  che farebbe da filo conduttore dell'intera storia del genere umano,  una polarita’ archetipica, simbolica, che e' vista dall'autore come opposizione  tra Mythos ed Ethos, ma che nell'accezione di un altro pensatore, con il quale detto per inciso , mi trovo molto piu' in accordo, Carl Schmitt , si risolve in ben altro conflitto, quello tra Terra e Mare, che hanno dalle rispettive parti come una propria ideologia, legata quella di terra alla solidita', alla formazione di confini come 
protezione di tradizioni, costumi, comportamenti;  quella di di mare alla fluidita' dell'elemento liquido e quindi movimento,  nessun confine, spazialita' aperta  e quindi commercio, mercantilismo  In quasi tutte le edizioni in cui lo scritto e' stato pubblicato, il contrappunto di Schmitt e' associato, si da poter con facilita' misurare la differenza delle due concezioni che Schmitt chiama non ideologie, ma piuttosto iconografie, facendo leva  sulle intrinseche  e peculiari spazialita' geografiche  che  esprimono subito la loro localizzazione storicamente determinata. Diciamo che per Schmitt la iconografia  e' il nodo di Gordio delle comunita'  che hanno costituito l'umanita' e le diverse societa' e proprio come l'antico simbolo e' suscettibile di venire troncato. Chi sara' il nuovo Alessandro magno, sembra chiedersi Schmitt, capace di troncare il nodo o comunque sciogliere l'intreccio dei suoi fili ? Per lui la contrapposizione non e' tra oriente e occidente e neppure tra Mytos e Ethos, ma piuttosto tra un mondo continentale e un mondo marittimo e tutte le tensioni della storia degli ultimi secoli possono essere colte in tale accezione, dove all'improvviso la iconografia diviene stato nazionale con un diverso modo di essere l'Inghilterra del XVI secolo che all'improvviso  rinunciava del tutto dall'appartenere all'Europa , compiendo il passo verso un'esistenza puramente marittima, il che equivale a dire che si rendera'  perfettamente  in accordo con la grande operazione di ristrutturazione epocale iniziatasi  due secoli prima 
con la grande pandemia di peste e la liquidazione di tutto il patrimonio medioevale e gotico  per farsi garante di uno sviluppo correlato all'elemento mercantile  e quindi di una iconografia legata al denaro, al commercio e al loro elemento naturale : il mare e non la terra. Con una grande, probabilmente gonfiatissima pestilenza, viene accantonata una intera era, quella che Esiodo aveva designato dei guerrieri con elemento peculiare l'argento e se ne sostituisce un'altra quella dei mercanti con elemento peculiare il bronzo, che si focalizza su di una terra/ nazione che  si pone in termini di sfida globale rispetto a tutti gli altri popoli del continente
europeo  accettando lo spazio senza limite dei mari aperti come scenario della propria esistenza. Cio' che nel giro di un secolo si e' staccato  non e' quindi come dice  Arnold Toynbee una "scheggia tecnica ", ma un qualcosa di diverso : una intera e grande  isola dell'Europa si e' staccata  dalle sue radici  continentali  e ha costituito nel suo spirito anglosassone un nuovo mondo marittimo in netta contrapposizione  con il mondo della terraferma .Tale passo, nota ancora Schmitt, determina  di per se e  nella sua ulteriore  coerenza interna, un inusitato riferimento alla tecnica , che diverra' l'elemento portante della nuova concezione di vita , inizio del  XVIII secolo con quella che e' passata alla storia come Rivoluzione Industriale e che ha una matrice e uno svolgimento decisamente anglosassone 

I PUNTINI SULLE "i"

Se ci mettiamo a ritoccare i puntini sulle "i"  scopriremo che la peste bubbonica quella che scoppio' all'improvviso nell'estate del1347 non uccideva, si limitava difatti  a ricoprire il corpo di pustole, bubboni appunto, che erano la palese dimostrazione di una affezione del derma dovuta a problemi di sovraffollamento e  di frammistione di persone, quale si riscontra in comunita' costrette ad un vivere in comune, con scarsita' di servizi igienici e in precarie condizioni  di igiene in generale. Il tutto fu dovuto a problematiche di diverse entita' - miseria, guerre, assedi, ma probabilmente la piu' rilevante era stata una prolungata carestia che dall'inizio degli anni quaranta del XIV secolo si era abbattuta su tutta l'Europa, provocando un forte abbandono delle campagne e un inusitato inurbamento delle citta' .  La pestilenza che comincio' ad uccidere fu quella denominata  la "peste nera", ovvero una seconda ondata dell’affezione, che comincio’ a verificarsi l’anno seguente nel 1348 e che aveva un carattere polmonare, colpiva cioe’ l’apparato respiratorio e gli organi ad esso preposti, ovvero polmoni, bronchi, alveoli e i relativi tessuti interstiziali. Ora tale fatto per la medicina di allora , ma anche per quella odierna riduzionista e iatrogena, era del tutto inspiegabile salvo a tirare in ballo animaletti di varia fatta, in genere sempre piu’ piccola: ratti, scarafaggi, mosche, pidocchi per passare nel XIX secolo a animaletti ancora piu’ piccoli non visibili all’occhio umano scoperti solo grazie all’invenzione del microscopio e denominati microbi. Nel XX secolo con l’invenzione di microscopi sempre piu’ sofisticati tipo il microscopio a scansione elettronico di particelle, grazie alle ricerche della fisica quantistica si arrivo’ a ipotizzare un ulteriore tipo di microbi, i cosidetti virus che si univano, sia pure in una dimensione davvero infinitesimale e pertanto rappresentabili solo attraverso immagini computerizzate,  ai molto piu’ abbordabili batteri, funghi e micobatteri, tutti indistintamente giudicati responsabili della stragrande maggioranza delle affezioni che colpivano l’essere umano, anche se a rigore la loro tossicita’ e’ stata ben lungi dall’essere mai esplicata con chiarezza in special modo per i molto piu’ piccoli e ultimi arrivati virus che a rigore non si potevano neppure piu’ definire esseri viventi e quindi neppure microbi, in quanto neppure provvisti di organizzazione cellulare, senza citoplasma, senza attivita’ metabolica, privi di DNA e quindi non ascrivibili alla categoria di materia vivente. La composizione di un cosidetto virus semmai poteva ricondursi tutt'al piu'   a quella di un capside parassita totalmente  dipendente dalla cellula in cui e’ ospite. L’unica cosa che per la medicina del XX secolo  un virus sembrava   condividere con i piu’ accreditati predecessori  microbici ovvero funghi, batteri e micobatteri, era  la sua carica  di infettivita’ e dannosita’ per gli esseri viventi (non a caso il termine virus deriva dal latino e ha il significato di veleno) ..

Certo per un cialtrone impostore come Pasteur pronto a vendersi al miglior offerente, la situazione era piu’ che palese “sono loro i responsabili di tutte le nostre affezioni”  diceva ; ovviamente ce l’aveva con i microbi, non certo con i virus di cui ignorava non solo l’esistenza (quella la mettiamo in dubbio anche noi che abbiamo studiato Bernard, Bechamp e altri studiosi seri le cui ricerche non erano congeniali ai vari Rockfeller, Carnegie, Flexner e a tutte le emergenti lobbies farmaceutiche ) , ma anche limitandoci ai microbi riconosciuti, la loro pericolosita’ per la salute e’ ben lungi dal dimostrarsi. Certo  batteri, micobatteri, funghi sono presenti quando c’è una alterazione corporea che può essere descritta come malattia, ma in verita’ sono presenti solo dopo che una infezione si e’ manifestata e scompaiono quando questa e’ avviata al suo termine (viene chiamata guarigione), il Dr. Rick Geerd Hamer che ha completamente ribaltato la conoscenza della medicina ha utilizzato in tal senso la metafora dei pompieri: anche i pompieri sono presenti 
solo dopo che un incendio e’ scoppiato e se ne vanno quando questo e’ sedato, ma a nessuno verrebbe in mente di sostenere  che sono i responsabili dell’incendio. Il punto e’ che dobbiamo risalire ad uno studioso proprio per sfatare la leggenda che topi, scarafaggi, pidocchi e anche funghi, batteri potessero essere i responsabili di una malattia e vieppiu’ di una epidemia:  Paul Bernard il piu’ grande fisiologo dell’ottocento, un  quasi contemporaneo di Pasteur che al contrario di lui affermava che “il terreno e’ tutto, il microbo niente” e quindi faceva piazza pulita dell’assurdita’ che degli innocenti animaletti, di qualsiasi foggia potessero essere responsabili di cataclismi epocali quali giustappunto una pandemia. Cosa significa questo assunto?  che semmai accade che animali di diversa foggia siano attratti da un ambiente sporco, malsano in quanto trovano con facilita’ nutrimento, ma di certo non sono loro i colpevoli, così come non lo sono i pompieri rispetto ad un incendio. Il punto e’ che se continueremo a credere alle balle della medicina ufficiale, riduzionista e iatrogena non potremo mai capire nulla della malattia e del suo decorso; come per la fisica quantistica occorre cambiare non solo punto di vista, ma proprio di stato, farsi parte del fenomeno, utilizzare ora la particella ora l’onda come insiste il principio di indeterminazione di Heisenberg e fare un integrale di ogni cammino valutando le diverse possibilita’ integrare, come ci ha edotto Feynman.
Ora abbiamo ciitato Hamer come unico riferimento per una conoscenza corretta della medicina: e’ stato lui per primo a sistemizzare quello che parecchi studiosi e scienziati avevano postulato in termini pero’ non sistematici,  ovvero una correlazione e perfetta sintonia tra corpo e pensiero e quindi una stretta dipendenza tra sintomi e vissuto, la cui estremizzazione e drammatizzazione va messa alla base di ogni affezione…. altro che topi o pidocchi o microrganismi invisibili, neppure iscritti nell’ordine del vivente, quindi riecco la formula di Bernard e con lui Bechamp, ma anche, come fatto cenno quella di illustri scrittori e pensatori di ogni epoca : dall’Iliade di Omero al cavallo di Ippocrate e le origini delle emorroidi, al Don Chisciotte di Cervantes, la filosofia di Schopenauer e di Nietzsche, piu’ di un passo di Sigmund Freud nella sua formulazione dell’inconscio ed ancora George Groddeck ascritto come ideatore della psicosomatica, tutti antesignani di Rick Geerd Hamer che sara’ tuttavia il primo e l’unico a  dare un corpo e uno spirito a tutto questo sotteso del pensiero umano, inquadrandolo in 5 straordinarie Leggi definite, non a caso, biologiche. Avevamo sostenuto, con dati alla mano,  che in realta’ il primo apparire della peste bubbonica nel 1347 non era una affezione mortale, ecco poteva essere sgradevole, financo disgustoso e terrificante vedere la gente piena di pustole e bubboni, ma in quanto a mortalita’ niente di allarmante. Fu la seconda ondata quella del 1348 ad avere come suo correlato una elevata mortalita’, gia’ ma il suo carattere era totalmente cambiato : non si manifestava piu’ con bubboni, ma con tosse e problemi di respirazione sia a livello polmonare che bronchiale ed ecco quindi farsi illuminante il ricorso ad Hamer e alle sue Leggi Biologiche : quando una persona si trova in una situazione che qualcuno ha fatto credere disperata, o comunque di estremo pericolo per la salute, tipo una malattia sconosciuta, inespiegabile  ecco che comincia a manifestare problemi dell’apparato respiratorio perche’ e’ entrata in ballo la paura di morire.   Ecco il punto “qualcuno ha fatto credere….” Ravvisiamo oggi a proposito della farsa pandemica denominata Covid 19, precisi soggetti che hanno non solo cavalcato la tigre della paura della gente, ma la hanno fomentata a bella posta (ovviamente non tutti, anzi una esigua minoranza che e’ riuscita malgrado tutto a conservare la ragione e il discernimento e non si e’ fatta irretire dal terrore sparso a bella posta, da politici corrotti e  dagli infami Media, servi di lobbies farmaceutiche e di interessi finanziari), eh si! i vari Soros, Gates, Schwab, Rotschild, Fauci,  i grandi Gruppi finanziari e multisocietari tipo Vanguard, Blakrock, che hanno guadagnato cifre mai viste dalla pandemia e dalla messa sul mercato di vaccini eminentemente iatrogeni, ma settecento anni fa ed anche per tutti i secoli successivi chi e’ che poteva trarre vantaggio da una messa in crisi del vigente sistema sociale ? Semplice! sempre loro:  i Mercanti, che io chiamo Bottegai, ovvero tutti quei gruppi di potere emergente che traevano vantaggio dall’eliminare lo status quo, coincidente con la mentalita’ corale e di trasmissione delle esperienze. Torna prepotente l’istanza delle diverse  Eta’ del mondo descritta da noi in Occidente da Esiodo nel suo testo “Le Opere e i giorni” con correlati in tutte le tradizioni del pianeta, che individua tale passaggio nel subentrare appunto dei Mercanti /Bottegai ovvero una concezione fondata sul denaro, sugli scambi commerciali, sul Mercato, sul valore di scambio, alla Eta’ dei Guerrieri, che possiamo grosso modo individuare con il periodo greco/romano fino alle sue manifestazioni della Rinascita Carolingia del Sacro Romano Impero e quelle delle lotte  contro il Papato e gli ultimi grandi Imperatori:
Enrico IV, Federico Barbarossa, Carlo IV,  ma soprattutto Federico II di Svevia detto lo Stupor mundi, e che ha probabilmente il suo manifesto piu’ celebrato nella Divina Commedia di Dante Alighieri. Come ho piu’ volte rilevato da un punto di vista di critica artistica con la grande pandemia del 1348 si assiste ad un repentino cambiamento di prospettiva (tra l’altro uno strumento inventato proprio in quel periodo) : in nome di un contesto urbano da ristrutturare con urgenza,  giustappunto per i presunti danni e lo spopolamento  della pandemia,  viene rigettato quel codice fondato sulla coralita’ e la trasmissione delle esperienze di cui il simbolo piu’ appariscente era la Cattedrale Gotica, e al suo posto applicato,  praticamente in tutte le contestualita’ del costruire,  come mera pellicola un codice desunto da pochi ritrovamenti di antiche vestigia - in particolare stralci del De Architectura” di Vitruvio  per nulla verificato, non trasmettibile, ma anzi generato da una “reductio” che ogni singolo artista poteva applicare a seconda della bisogna (progettazione di una chiesa, di un palazzo, di una strada, addirittura di una intera citta’ come fece il Rossellino a Pienza su commissione del Papa Pio II Piccolomini). E’ così che nasce prima il cosidettlo Umanesimo e subito dopo il Rinascimento, in verita’ un unico grande movimento aristico ma subito dopo anche culturale ed in maniera onnicomprensiva, su impulso di una mentalita’ bottegaia fondata sul denaro che si affretta a far piazza pulita di tutti valori che ancora nella cultura medievale venivano scambiati (nella coralita’ delle cattedrali, nelle tradizioni spirituali ed anche nelle organizzazioni di casta ad esempio la Cavalleria, in nome di un unico valore , quello di scambio che fondato sul mercato e sul denaro, costituira’ il solo elemento di distinguo per una umanita’ sempre piu’ irretita da pochi “Mercanti” che andra’ sempre piu’ sprofondando verso l’abominio.
Un qualcosa questo, che nessuna storia, o meglio nessun racconto/farsa sulla storia ha mai affrontato, e poi spuntano fuori idioti totali come Hegel, precursore degli attuali covidioti che nella sua Fenomenologia dello Spirito,  parla di “fine della storia” prendendo a motivo l’incontro casuale dopo la battaglia di Jena  con uno dei piu’ “costruiti” parvenu di ogni tempo quel Napoleone Bonaparte la cui vittoria in qualche scaramuccia, non considerando però il numero molto piu’ rilevante di brucianti sconfitte (tutta la campagna d’italia del 1796/97, Marengo - vittoria solo per Desaix ed il suo “una battaglia e’ perduta? C’e’ il tempo di vincerne un’altra” Eylau, Campagna di Russia, Lipsia, Waterloo – lo ha fatto passare per un genio militare. Altro che fine della storia, come altri sulla scia di Hegel, hanno insistito (Marx, Engels, Popper, Koyeve, Fukuyama) semmai bisognerebbe cominciare a pensare ad “un vero inizio della storia”, un qualcosa che solo pochissimi pensatori hanno correttamente posto alla base del loro lavoro (Schopenauer, Nietzsche, Freud, Hamer, Jaynes, Guenon, Evola, Eliade) e ai quali dovremmo fare al piu’ presto affidamento e rigettare tutte le menzogne che anni,  anzi secoli,  di predominio dei bottegai e dei loro garzoni  ci hanno propinato.

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...