Diciamo che ho tratto occasione della lettura di Costanzo Preve che come ho piu’ volte detto e’ un filosofo che trovo particolarmente stimolante, probabilmente per il fatto di essere stato un pensatore che era in origine un marxista e poi avvicinatosi sempre piu’ alle mie idee che sono ancestralmente quanto di piu’ distante dal comunismo, socialismo, financo socialdemocrazia. Diciamo che ritrovo in Preve e nella sua filosofia quello che in politica ho ritrovato in Marco Rizzo. C’e’ da dire che parimenti sono anche sempre stato ferocemente anti capitalista, anti liberalista e visceralmente ostile a tutto cio’ che attiene a quello che ho sempre definito con il massimo disprezzo “spirito bottegaio” riconoscendogli una matrice prettamente anglosassone con continuita’ statunitense. Nel precedente articolo su questo stesso blog ho trattato dell’occasione che ho tratto dalla lettura di Preve per fare qualche conticino con la filosofia di Hegel che parimenti al cominismo, parimenti al liberalismo, ho sempre disprezzato al massimo grado, ora e’ il caso di profittare sempre del saggio di Preve sulla filosofia del presente per fare qualche altro conticino con Marx. Il dato di partenza e’ sempre quello di cosa si debba intendere per costituzione categoriale della modernita’ storica, ovvero quel periodo che si diparte (questa e’ un po’ una mia costruzione) dalla fine del medioevo sancita dalla grande pandemia del 1347/48 e la nascita non fulminea ma sistematica dello spirito mercantile e bottegaio di matrice anglosassone ratificatasi con la Rivoluzione industriale e la setta della Massoneria. Questo spirito che Preve chiama modello utilitaristico con il suo perseguire il primato dell'economia sul sociale ha finito per dominare e soppiantare gli altri due modelli che avevano cercato di contrappoglirsi quello tradizionalista e quello contrattualistica che nel periodo sopracitato avevano anch'essi cercato di incanalare l'era moderna. Stravittoria di tale modello, ovvero economia, mercato, commercio, quindi denaro e suo scambio (valore di scambio e nessuno scambio di valori ) come rappresentazione integrale della legittimazione e della riproduzione sociale, che io ho indicato nel suo momento saliente in un fenomeno storico sociale come la Rivoluzione Industriale ed in una setta come la Massoneria, entrambi fenomeni di spirito anglosassone e Preve coerentemente al suo essere filosofo, adduce, non a caso, ad una idea di un singolo filosofo, nella fattispecie David Hume che con le sue critiche alla teoria della casualita' e l'esaltazione del soggetto come flusso di impressioni non piu' correlate alla religiosita', giustappunto nel periodo immediiatamente precedente ai fatti sociali sopracitati, aveva fatto pulizia del tentativo del modello contrattualistita di Locke e Rosseau che a loro volta avevano fatto precipitare il modello tradizionalista. Passando da questi presupposti sulla costituzione categoriale della modernita’ storica che ha visto il primato, tuttoria indiscusso del modello utilitaristico, ovvero dello spirito bottegaio di stampo anglosassone e prosecuzione statunitense, come correttamente analizzato da Carl Schmitt sia nel suo libello Terra Mare che sul piu’ articolato saggio “Il nomos della terra” ad affrontare una prima precisazione con Hegel ed ora con Marx tanto per analizzare le due voci che tradizionalmente passano per antitetiche a tale modello, c’è da osservare come in primo piano e per entrambi balzi alla ribalta la parola “ideale”. Abbiamo visto che in Hegel tale termine sia in sostanza il vero referente del suo celebre aforisma “cio’ che e’ razionale e’ reale” e viceversa : ideale qui sta per quel che deve essere fatto e sostituisce il significato, anzi direi soprattutto il significante, di reale, si da imprimere una sorta di impulso alla fattualita’ opportuna al termine di razionale; diciamo per dirla un po’ alla De Saussure, ma anche un po’ alla Lacan, che si presenta un po’ piu’ nei termini di una metonimia ovvero di spostamento di significante, invece che in quelli di condensazione della metafora. Passando a Marx ci troviamo nuovamente al cospetto con il termine di ideale e questa volta per contrapporsi a quello super abusato di materiale, o meglio passiamo all’-ismo per intenderci piu’
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