Già nel titolo, c’è sottesa una ambiguità semantica, nominalistica : ogni uomo in frack e’ un po’ troppo generalizzante e così, se eludi il trattino si conforma un “sogni” che ovviamente allude a quel frack, ma anche ad un fiume su cui quel frack scivola lentamente, passando sotto i ponti e andando a perdersi in mare. Quando nel ‘57 uscì la canzone “vecchio frack” di Modugno , forse solo i siciliani veraci, quelli che gustavano gli spongati di gelsi e cannella alla gelateria Ilardo, lì a ridosso delle “passeggiata della cattive” associarono immediatamente quel “S'avvicina lentamente con incedere elegante, ha l'aspetto trasognato, malinconico ed assente; non si sa da dove vien, ne’ dove va. chi mai sarà quell'uomo in frack ? “ al principe Raimondo Lanza di Trabia. I siciliani ed un ragazzino di non ancora dieci anni, che siciliano non era, un romano de Roma, con tanto di battezzo "ar Cuppolone", ma che il personaggio in questione lo aveva, bè se non proprio conosciuto, in quanto all’epoca gli adulti parlavano poco con i bambini, perlomeno visto parecchio a lungo, e proprio in quell’atmosfera di lungomare tra quei gelati a triangolo,e vicino a quella “passeggiata” che lo zio Bino, personaggio di rilievo di quella Sicilia anni cinquanta, si era degnato di spiegargli perché si chiamava così “no no non sono donne cattive nel senso di maligne” gli aveva detto ridendo “in latino il termine captivae, significa prigioniere, e difatti e in questo senso che si intende quel cattive, in quanto riferite a donne che avevano perso il marito, delle vedove , cui appunto era stata ricavata questa stradella riservata, proprio a ridosso della Mura e sul lungo mare, perché potessero passeggiare con l’aria di mare, ma da sole, prigioniere del loro dolore, che non consentiva loro di frequentare altra gente” Il ragazzetto, che gia’ allora era irresistibilmente attratto da tutte le persone coi baffi, in quanto gli ricordavano qualcosa e soprattutto qualcuno, dandogli un senso di sicurezza, di protezione e di una misteriosa malia, si era subito focalizzato su quei baffetti che un comico tanti anni dopo, avrebbe detto “da sparviero” ma che oltre lui sembravano come catalizzare l’attenzione e l’interesse di tutti: lo chiamavano Principe e si diceva che era merito suo se la Targa Florio, la grande e antica corsa siciliana, voluta dai Florio, era tornata ai fasti di un tempo; si diceva che aveva sfidato in una gara nientemeno che il grande Tazio Nuvolari, il mantovano volante e l’aveva addirittura battuto, e poi si menzionavano le sue conoscenze e anche grandi amicizie con famosi personaggi storici, Galeazzo Ciano, Gianni Agnelli, Curzio Malaparte, attori di Hollywood tipo Errol Flynn di cui era intimo amico e anche l’accenno a presunte relazioni con attrici, che nell’Italia di allora erano senza dubbio mitiche. Ancora si faceva cenno dei suoi scherzi tremendi che faceva in Palermo ed anche fuori Palermo a famosi politici come il Conte Sforza, che lo zio Bino politico e assessore alla Regione, conosceva e riferiva con gusto, ed infine veniva citata quella copertina della Domenica del Corriere in cui era stato immortalato a torso nudo, in un duello. Insomma quel “chi mai sarà? della canzone di Modugno aveva sfondato una porta aperta per quel ragazzino romano che dopo quella “conoscenza” e ancor più dopo il misterioso “suicidio” o accidente nel novembre del ‘54 a Roma , si era andato quasi morbosamente a documentare sul tal personaggio “ma certo che era lui! E chi sennò? Quell’incedere elegante, l’aspetto trasognato, malinconico ed assente e poi quella stupenda immagine dello “sbadiglio di una finestra (quando mai si era vista sbadigliare una finestra ?) e quel galleggiare dolcemente sul fiume silenzioso di un cilindro un fiore, un frack…. dai che ce n’era di che aggiungere di fascino ad una persona del genere e il tutto anche accompagnato da quella melodia decisamente accattivante, con quel finale da sturbo “adieu, adieu, adieu al mondo, ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato, ad un attimo d’amore, che mai più ritornerà”. Vecchio Frack era rimasto scolpito nell’immaginario di fascinazione di quel ragazzetto ancor più dei successivi Volare, ecco “penso che un sogno così non ritorni mai piu’” e i “mille violini suonati dal vento” di Piove o “ciao ciao bambina” e quale la sorpresa quando molti anni dopo il ragazzetto oramai bello che cresciuto aveva fatto conoscenza, con assidua frequentazione e anche accompagnata da una certa confidenza, con il fratello di quel personaggio, cioè il fratello del “vecchio frack!” Galvano Lanza di Trabia. Niente baffetti "da sparviero" ma alto, distinto, la personificazione stessa della signorilità, era sopratutto amico del padre, al quale, sapendolo di sinistra per farlo arrabbiare, gli faceva " Lucio se ti comporti bene ti faccio Cavaliere" e frequentava lo studio di Michele Pottino in via dei Pianellari dove suo padre e Pottino avevano costituito uno studio di consulenza in titoli di Borsa. "minchia" che studio! ci venivano gente davvero importante: Vito Guarrasi, Michele Sindona, Mimì La Cavera con la famosa attrice Eleonora Rossi Drago, ed era anche un via vai di pittori, artisti, dato che il marchese Pottino aveva la vocazione del Mecenate e gli piaceva circondarsi di una sorta di corte di tali personaggi; tra l'altro , un giorno si e un giorno no, telefonava a suo cugino, che indovinate un pò chi era? Enrico Cuccia di Mediobanca, il padrone dei padroni. Ora frequentando anche lui tale studio come una sorta di consulente ideativo (aveva entusiasmato Pottino stilando una cartina del centro di Roma con tanto di Tridente, ansa del Tevere e assi sistini dove aveva disegnato una caricatura di Pottino coi suoi baffoni all'Umberto che fungeva da stelle di merito per i ristoranti che lui frequentava e di cui era, manco a dirlo Mecenate: una faccina baffuta: mediocre, due: discreta, fino alle cinque bordate rosso (a mo' di Generale di corpo d'armata designato d'armata, o meglio alla Douglas Mc Arthur). Pottino era miliardario, ma Galvano no, anzi andava sempre questuando soldi, ma era...il Principe di Trabia, e aveva nei cromosomi la signorilità... "Michele!" gli faceva seduto sul tavolo della scrivania incurante di scompigliargli carte e gingilli "tuo nonno era campiere di mio nonno" e di certo sorrideva di quel suo titolo di marchese che a buon bisogno gli aveva conferito proprio il suo di nonno. Una volta erano tutti sulla Jaguar di Pottino alla ricerca di un posto dalle parti di piazza in Lucina, quel giovanotto col padre, dietro, Michele alla guida e Galvano a lato: "non si trova un posteggio manco a pagarlo d'oro" aveva esclamato spazientito Pottino "vai, entra in quel portone!" gli aveva fatto con una nonchalance da guinnes dei primati, roteando con un gesto sinuoso la sigaretta e spandendo volute di fumo nell'abitacolo "ma che scherzi quella è la sede de .... ci cacceranno via " "Vai , entra, ho detto!" aveva insistito con ancora più signorile sicumera. Come aveva temuto Pottino, il portiere in divisa si era subito precipitato con aria truce per cacciarli, ma poi scorrendo la vista sulla persona che era accanto al guidatore..."Principe!!!" aveva fatto con tanto di riverenza. Galvano gli dava sempre una strappo a casa sulla sua vecchia 850 dove c'erano una quantità enorme di cassette di Peppino di Capri "sai " diceva "fanno molto colpo sulle ragazzette quelle della tua età" e in quell'espressione ammiccante il pensiero andava ovviamente al fratello, di cui lui si era lasciato andare anche a confessioni sul vero motivo della sua strana dipartita, che era un po’ alla ultima defenestrazione di Praga, quella del 1948, del figlio del grande Thomas Masarych, Jan. Ma il mistero era bene che rimanesse, eh si proprio a quel “sogno mai sognato e all’immagine di quel frack che scivola lentamente nel fiume sotto i ponti lasciandosi cullare e perdendosi verso il mare.
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