In questi ultimi giorni, complice il focalizzarsi dei pensieri sulle vessazioni governative e sulla rabbia di vedere il mondo sempre più infossato in questa farsa di virus inventato o meglio strategicamente associato alla più banale, ma anche alla meno curabile delle affezioni, ovvero l’influenza, coi suoi correlati di pandemia, contagio e ora vaccini, ho cercato qualche pausa di distrazione andando a rileggermi due massicce opere, piuttosto ambiziose in quanto a propositi di rileggere la storia del mondo. Due opere che rappresentano il netto opposto: la prima “La Società aperta e i suoi nemici” di un parvenu del sapere quale lo pseudo filosofo Karl Popper che probabilmente fornisce, anche grazie ai sovvenzionamenti di cui ha usufruito tramite uno degli allievi del sudetto, il multimiliardario George Soros, l’avallo cosidetto “colto”all’attuale distopia terroristico/sanitaria e tentativo di cancellare per sempre la Libertà dal consesso dell’Umanità; la seconda è invece di uno dei filosofi più ostracizzati dalla intellettualità emersa con la fine della seconda guerra mondiale, Julius Evola che appunto con il suo “Rivolta contro il mondo moderno” ridisegna con straordinaria competenza e originalità tutto il percorso della cosidetta Civiltà, invertendone il percorso, o meglio tracciandone uno, secondo un diverso punto di vista a somiglianza degli esperimenti di fisica quantistica tra il particellare e il flusso d’onda (per intenderci la diatriba tra Heisenberg e Schrodinger) con appunto un diverso intendimento che a tutti gli effetti prende il costrutto non di una derivata di calcolo infinitesimale , ma si costituisce come integrale: un” integrale sui cammini “ secondo la formulazione di Richard Feynman , il quale abbandonando il principio di predire l’evoluzione futura dalle condizioni d’ inizio di un determinato stato , riassume principio e fine di tale stato cercando il cammino tra essi, calcolandone le ampiezze di probabilità di percorso , ma anche i vari punti che segnano i bordi di spazio dell’integrale, che può trovare una pronta assimilazione con lo spazio tempo della storia, laddove ogni interferenza quanto meccanica originerà la ridda delle probabilità a-venire . Un espediente geniale che di certo non ritroviamo nella prima opera indicata, dove Popper si produce ad elencare i personaggi che secondo lui hanno condizionato il processo dell’evolversi storico : un malissimo compreso Eraclito (gli sfugge ad esempio l’enantiodriomia = la legge degli opposti che forse anche più del celeberrimo “panta rei” e’ il tratto di maggiore rilevanza dell’antico filosofo per un raccordo tra oriente e occidente alla luce della somiglianza tra Logos e Tao) ed un elencale e banalizzato Platone laddove è saltata a piè pari l’invenzione del concetto (quell’uno che sta per molti, che sarà la base di ognii dualismo quasi un peccato originale della cultura occidentale) Tanta la noia della lettura di questo pseudo saggio, strapieno di lunghe e cavillosissime note (ho sempre pensato che uno scrittore che si avvale di tante note fin quasi a subissare il testo della propria esplicazione e’ perché lui stesso non è convinto delle sue idee e cerca conferma in altri), tanto l’entusiasmo dell’apprensione degli accenati “integrali sui cammini” nelle pagine di Evola , ecco e’ come se tale autore si propenda “a sistema” ed in qualche maniera fosse consapevole di sapere dove tende a parare : in quell’ampiezza di probabilità che può appunto essere equiparata ad un integrale, del cui calcolo ci rende in ogni istante, in ogni punto , partecipi .
Questa è l’opera di Evola che ci riconcilia con la conoscenza e il sapere, essa non si limita alla mera elencazione di personaggi o eventi che avrebbero costruito il nostro mondo, ma risale alle cause che lo hanno prodotto e indica i processi che gia’ da tempo, hanno esercitato una certa azione su ogni cammino, sia esso un evento, un valore, un ideale ed ogni forma di organizzazione sociale. Come dice il curatore dell’ultima sua Edizione Claudio Risè - il libro non si limita ad una descrizione della “crisi” del mondo moderno (ovvero quella che con la distopia mediatico/sanitaria, riscontriamo al massimo grado in questo secondo decennio del terzo millennio), come si registra ad esempio in Renè Guenon , ma nemmeno si esaurisce in una polemica senza centro, dato che con uno studio comparato abbracciante le civiltà più varie, indica ciò che nei diversi domini dell’esistenza può rivendicare un carattere di normalità in senso superiore, così per lo Stato, la Legge, l’azione, la concezione della vita e della morte, il sacro , il profano, il sesso, la pace e la guerra e così anche per tutte quelle strade (cammini) che conducono l’individuo al di là di una condizione di asservimento e sempre più dipendente da un collettivo in un mondo dominato dalla materia, dal denaro, dalla tecnologia e dal commercio e annichilito dalla paura, quel mondo cioè enfatizzato proprio dalla precedente opera, che come accennato, proprio in questi ultimi tempi sta avendo una sua esternazione pratica grazie appunto ad un allievo dell’autore quel George Soros che non a caso ha titolato la sua multiforme e multimiliardaria Società con lo stesso nome dell’opera del suo Maestro “Open Society” Entrambi le Opere sono divise in due parti : per ciò che concerne quella esecrabile di Popper, che come ho fatto cenno con l’escamotage di una sorta di specchietto per allodole di essere un manifesto contro il totalismo, ne è in realtà la sua più schietta interazione, preferenziando una accezione ipocrita e diremmo oggi “buonista” della Società: tale è ad esempio la critica del cosidetto storicismo, individuando il primo di tali storicisti in Platone al quale è dedicato il primo tomo dell’opera con il titolo “Platone totalitario” (ribadisco in tal senso l’assoluta incomprensione da parte dell’autore della filosofia platonica, che semmai dovrebbe incentrarsi sulla questione del concetto e il suo essere l’origine di tutti i dualismi del pensiero occidentale, non certo sul suo marginale pensiero politico come emerge dalla semplicistica visione della “Repubblica” o del “Timeo”), il secondo tomo è invece dedicato a Hegel e Marx “Hegel e Marx falsi profeti” (qui sembrerebbe che il considerare nefasti questi due pensatori possa trovare una qualche associazione con il costrutto della seconda opera, quella di Evola e quindi anche con la mia, ma non è cosi’ ): la visione di Popper proprio in merito all’idealismo e al marxismo è quella tipica del liberista classico e oggi neo-liberista (vedi appunto la prassi di Soros) dove la forma classica di governo è la democrazia , una democrazia come quella di oggi dove la tolleranza per tutti e per tutto diviene una sorta di imperativo categorico, tolleranza però, non estesa alla libertà per la quale proprio Popper nella sua opera “Open Society and its enemies “ e dopo di lui nella pratica, Soros con la sua Open Society, ne mettono in discussione la validità, il primo con il suo pensiero, il secondo coi suoi miliardi, adombrando l’antico Logos e quindi la tradizione e la parola, in favore di una società informe, senza identità, fondata sul fattore economico, dove in nome del consumo ogni posizione, ogni realtà, ogni individuo in nome di un astratto collettivo,e dove ogni comportamento, ogni realta’ anche la più turpe, la più immorale fosse oggetto di tolleranza … come già detto sopra, tolleranza per tutti, tranne per coloro che credono nella verità e nella libertà . Il disgusto di dover continuare a leggere e commentare un testo così subdolo e fazioso che ha tanta rispondenza nei fatti di oggi in cui lasciapassare tipo Gestapo, vaccinazioni forzate, discriminazioni sociali e tentativi di dividere la popolazione come in ogni tempo hanno fatto i regimi totalitari di ogni epoca e paese(c’è da dirlo con molto meno virulenza ed efficacia), mi induce a passare senz’altro ad una esauriente trattazione sul secondo dei testi presi in esame : quello di “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola, quasi con un senso di sollievo che si diparte dalla sua constazione più immediata e veritiera, ovvero l'essere capitalismo e socialilsmo, consumismo e comunismo, due facce della stessa medaglia, quella principale, ostentata con un bel profilo,una scritta, sormontata da un nastrino imbellettato, quella sempre nascosta, subdola, dimessa, più rovinata perchè non mai lustrata e quindi in una sorta di assimilazione animista, frustrata e invidiosa, pronta a farsi serva della prima qualora ammessa a mostrarsi
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