lunedì 24 ottobre 2022

DUE PAROLE DA RIVALUTARE : LIBERTA' E VERITA'

 

Apprezzo molto che un filosofo come Alekxander Dugin che si definisce  di area non occidentale, ma eurosiatica, si produca in  una profonda riflessione e anche in  un  panegirico di due parole “liberta’ e verita’ “  che malauguratamente da noi in occidente sono state negli ultimi settant’anni egemonizzate dalla cosidetta cultura di sinistra, ma anche dall’ipocrita potere capitalista che facendo leva su di un pilotatissimo buonismo di maniera ne ha fatto una sorta di bandiera per coprire le sue malefatte. La farsa, anch’essa abilmente orchestrata, di una pandemia da un virus quanto mai improbabile, ha finalmente mostrato come capitalismo e comunismo procedano di concerto, siano cioe’ le due facce di una stessa medaglia, proprio come sosteneva Evola nel suo grandioso libro “Rivolta contro il mondo moderno”  - vedere la manina di  Mario Draghi  uno dei piu’ ossequiosi e solerti garzoni del “Deep State” sulla spalla di  quello che dovrebbe essere il rappresentante  piu’ estremo degli interessi popolari : Maurizio Landini,
in effetti potrebbe sembrare paradossale , ma in verita’  paradossale non e’, ma piu’ che sequenziale a tutta la storia degli ultimi duecentocinquant’anni o meglio al racconto che  le classi di potere affermatesi con l’avvento dei Mercanti e quindi del fattore economico come valore guida delle vicende del mondo, ci hanno sempre propinato. Non mi piace la modalita’ di dizione sempre a stampella di termini stranieri, in particolare inglesi, la lingua dei padroni  - prima la Gran Bretagna, poi gli USA  – chiamiamo le cose con il loro nome ovvero “Stato Profondo”
 quello  che a livello politico viene inteso come  l'insieme di lobby e reti di potere, che grazie ai loro poteri economici condizionano l'agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a prescindere dalle strategie politiche dei vari stati nazionali, lontano dagli occhi della stragrande maggioranza delle popolazioni mondiali. Si tratta di un vero e proprio  "Stato dentro lo Stato",  la cui influenza e’ tale da agire in totale indipendenza  sempre contro le  pubbliche istituzioni e  condizionarle e piegarle ai propri interessi sempre valutabili in termini di denaro . Ovvio e naturale che parole come Liberta’ e Verita’ sono,  in un tale sistema, non solo parole vuote, ma peggio, parole in vendita  …. in vendita del migliore offerente, ovvero quello che paga meglio, pronte a piegarsi ai dettami di volta in volta stabiliti dalle leggi di mercato, dove non ci sono piu’ valori da scambiarsi , ma vige un solo valore : il valore di scambio. Capitalismo e Sinistrismo, le famose due facce della stessa medaglia, così come un filosofo vero come Julius Evola aveva perfettamente denunciato negli anni trenta del novecento,    sono riuscite , bhe magari diciamo, stanno riuscendo ad imprimere  il loro sugello su tutto lo scibile   delle specifiche attivita’ umane  che vanno dal racconto della storia,  alla operativita’ della scienza, alla pratica della politica e  hanno oramai  egemonizzato  la cultura, o meglio la sub cultura coi loro mezzacci e  mezzucci, tra cui rientra  l'uso sconsiderato dei significati /significanti  delle parole, come giustappunto si rimarca con i termini di Liberta’ e verita’. Ecco perche’ e’ piacevolmente sorprendente e molto promettente un pensatore come Dugin che spostando il centro di osservazione , un po’ come farebbe un fisico quantistico alle prese con particelle e onde al cospetto di una doppia fenditura, opera una disgressione anche topica  servendosi giustappunto del tema dell’eurosiatismo.  «Per principio, l'Eurasia e la nostra terra, la Russia vera e propria, restano il centro di una nuova rivoluzione anti-borghese e anti-americana.  Il nuovo Impero Eurasiatico sarà costruito sul principio fondamentale del nemico comune: il rigetto dell'atlantismo, strategia di dominio degli USA, e il divieto di permettere ai valori liberali di dominarci. Questo impulso civilizzatore sarà la base di un'unione politica e strategicaDisgressione topica  significa sopratutto valutare il diverso impatto di diffusione ideologica in determinate aree geografiche quale appunto si configura l'entita' euroasiatica, ma anche riferirsi ad una precisa tradizione culturale, magari ecco spurgata degli elementi aggiunti per motivi utilitaristici dalle elites bottegaie  liberali e comuniste, secondo il ben noto principio di una coniugazione al futuro anteriore  Per far questo Dugin, ammettiamolo si serve di elementi culturali  della tradizione occidentale, d'accordo non quelli derivati dal pensiero dominante dei bottegai e loro garzoni, tipo Hegel , Marx e lo stuolo di ronzini della filosofia tipo Fichte, Schelling, Feurbach o i cosidetti pensatori di scuola economica Smith, Ricardo, Say, Malthus, ma piuttosto Schopenauer, Nietzsche anche un certo Freud, magari quello della seconda topica, cioe’ di dopo Al di la’ del principio del piacere “ quindi con ancor piu’ serrato riferimento i pensatori ultra ostracizzati dal potere bottegaio : Stirner, Guenon, Eliade, soprattutto Evola.
Nella prefazione all’edizione italiana de La quarta teoria politica Aleksandr Dugin ha ampiamente documentato la sua formazione ammettendo la rilevanza assunta da quella che puo’ essere definita òa  filosofia della tradizione, rappresentata appunto  dalle figure di René Guenon e di Julius Evola. .Il ponte tra La Quarta teoria e la tradizione è riconducibile  proprio ad uno dei testi cardine di Evola  Rivolta contro il mondo moderno, che per Evola, come per Dugin, sarebbe necessaria per restaurare quei principi di vera liberta’ e di unica verita’ contro cui il Rinascimento, l’Illuminismo, il liberalismo, si sono battuti per instaurare il loro meschino potere. Ad Evola Dugin accosta, con una certa disinvoltura, Martin Heidegger: pur evidenziando le ovvie differenze, ritrova nei due una comune avversione nei confronti della tecnica e della Rivoluzione scientifica.  Dugin intende rivolgersi non all’individuo astratto, o all’homo oeconomicus, ma al popolo, inteso come comunità organica.  Le ideologie del ‘900 avrebbero invece posto al centro il singolo in quanto tale (liberalismo), in quanto appartenente a una classe (socialismo), o in quanto elemento dello Stato (fascismo). Il progressivo affrancarsi dell’individuo moderno dalla sfera religiosa e dai vincoli comunitari, avrebbe poi condotto, dopo la caduta delle ideologie, a una disumanizzazione estrema, che la Quarta teoria  vuole combattere, auspicando una rinascita dei valori tradizionali premoderni. Dugin riprende così la critica heideggeriana al sapere strumentale, evocando una sorta di ritorno al sacro.
Se questo tema rinvia all’ultimo Heidegger, il concetto di Dasein é legato a Essere e Tempo, l’opera del 1927, in cui il filosofo tedesco descrive la condizione umana come essere- nel- mondo.  Ciascuno, infatti, è sempre collocato in una dimensione storica e non è concepibile al di fuori del mondo in cui dimora. Dugin legge il Dasein enfatizzandone la spazialità nel senso della territorializzazione e del Nomos della terra di Carl Schmitt. Il luogo e la tradizione in cui ciascuno vive rivendicano allora, per Dugin, la loro specificità contro l’individuo, considerato “astratto”, dell’Illuminismo e delle Dichiarazioni universali.  Le diverse forme di populismo, di destra e di sinistra, esprimono il disagio nei confronti del trionfo planetario del liberalismo, e Dugin si propone di smascherare quanti, dietro   lo schermo della Società aperta di Popperiana memoria come concezione ideologica  e di pragmatica applicazione  tramite il sordido allievo george Soros , sostengono le ragioni della finanza internazionale. Il liberalismo si rivela così, come egli stesso scrive, il “nemico principale della Quarta teoria politica“. - La società aperta di Karl Popper,  sostenendo la libertà individuale contro ogni concezione di carattere olistico, difenderebbe allora “non tanto i diritti dell’uomo, ma, piuttosto i diritti dell’ omuncolo”. Per Dugin, infatti, la libertà, deve coinvolgere l’uomo nel suo rapporto organico con la comunità in cui vive.
La Quarta Teoria incarnerebbe così, nelle intenzioni dell’autore, l’autenticità dell’essere-nel-mondo (Dasein), espressa nell’homo maximus, che si proietta al di là dei confini angusti dell’ “umanesimo minimalista”, difesi dall’individualismo liberale. Ecco quindi che L’eurasiatismo, a cui Dugin fa costante riferimento, si contrappone alla pretesa universalità del Logos occidentale,  rifiutando l’idea di  un processo storico unico in cui, come in una scala evolutiva, vengono collocate le diverse culture, dal momento che l’ “epistemologia eurasiatica” attribuisce alla civiltà russa (come alla cinese o all’islamica) una totale autonomia rispetto all’Occidente. Nel futuro anteriore di Dugin, che come abbiamo visto, malgrado la premessa di presa di sistanza dall’occidente , i significati , ma anche i significanti di Liberta’ e Verita’ si sottraggono alla esclusivita’ occidentale, ma entrano a far parte di un lessico altro che va alla ricerca di una sorta di concetto metastorico di tradizione . Nella critica alla modernità, accanto a  Evola e Guenon, troviamo anche, nel variegato atlante ideologico di Dugin, Spengler, Toynbee  Lévi-Strauss, Dumezil, Baudrillard e potrebbe essere molto molto interessante aggiungere  nella sua concezione determinate componenti che potrebbero offrire inusitati spunti di allargamento culturale e anche geografico :  i celeberrimi Seminari di Jacques Lacan, l'inconscio come insiemi infiniti del cileno Ignacio Matte' Blanco  ( che quindi esula anche dalla tradizione occidentale), un teoria davvero dirompente come quella dell'americano Julian Jaynes a proposito dell'origine della coscienza ;
infine una concezione scientifica come quella di  Ryke Geerd  Hamer col  suo impianto anti scientista e anti medicina ufficiale (che 
non a caso si e' inventata la recente pandemia proprio per opprimere meglio l'umanita' ) , ha caratteri di  disvelamento del mercimonio insito nella prassi terapeutica ; E' la prima volta che lancio questa proposta di inclusione nella filosofia di quello che considero il piu' convincente ideologo di un nuovo modo di essere, di temi piu' che ostracizzati dalla bieca cultura e anche pragmatica  bottegaia liberal/comunista. Se davvero la linea Putin della tradizione  ed anche della topica  'eurosiatica la spuntera' su quella dell'illanguidito modernismo di societa' aperta alla Popper coi suoi piu' vistosi finanziatori Soros, Gates, Rotschild, Schwab, avremo bisogno proprio per essere tutti veramente liberi , di verita' non nuove , ma vere e non le reiterate menzogne che sono state contrabbandate negli ultimi secoli qui tra le foschi nubi delle nostre contrade occidentali.   D'altronde anche i russi e lo stesso Dugin non sono stati  esenti di errori : nel 1992 uno ambiguo intellettuale  Eduard Limonov, privilegiando gli aspetti nazionalisti sull’internazionalismo comunista, fondò il Fronte Nazionale Bolscevico. Ne derivò uno strano sincretismo, in cui coesistevano, e non solo sul piano iconografico, simboli nazisti e bolscevichi. Dugin, inizialmente fu un sostenitore di 
Limonov, ma per fortuna ne prese successivamente le distanze, proprio per dare vita alla citata  ideologia  eurasiatista, che intendeva gettare un ponte fra l’esperienza sovietica e la galassia della destra nazionalista, su ispirazione , come abbiamo visto del nostro Julius Evola. I
l progetto di Unione Eurasiatica, che venne adottato ed  elaborato da Putin già nell’ottobre del 2012, coniugava  i temi dell’eurasiatismo con la specificità geopolitica della Russia postsovietica: Un altro grande pensatore si e' unito a Dugin nel sostenere l'eurosiatismo di Putina  Alain De Benoist  che dopo aver scritto un poderoso saggio introduttivo all'opera di Evola "gli uomini e le rovine" ha collaborato con Dugin alla stesura di un saggio giustappunto  sulla grande politica eurosiatica di Putin, difatti il progetto di Unione Eurosiatica  che venne adottato e elaborato da Putinin nel 2012, coniugava i temi dell'eurosiatismo con la specificita' geopolitica della Russia 
 Noi siamo assertori convinti che tale concetti, una volta sconfitti i temi dei bottegai (alta finanza, lobby tecnologiche e sanitarie, transumanesimo)e le sporche faccende  dei loro garzoni  (politici, giornalisti, opinionisti e anche pseudo esperti su diversi specifici ) forse saremo pronti per dare maggiore entita' al primo termine di tale topica "euro-siatica"

mercoledì 19 ottobre 2022

ALTRE PANDEMIE, ALTRE RIVOLUZIONI

 

Abbiamo trattato al dettaglio della  piu’ famosa pandemia quella del 1348 e della piu’ famosa rivoluzione quella francese del 1789, ma questo non significa che ce ne furono altre e non solo successivamente  come ben sappiamo, ma anche in precedenza : ad esempio in merito della peste, vi fu quella  di Atene del 480 a.c. , il cui Tucidide che la descrisse avanzo’ alcuni temi che possono anticipare alcuni elementi di raccordo con le epidemie successive, soprattutto in merito alla questioni delle origini della pestilenza, ovvero un lungo assedio della citta, situazione igienico sanitaria al collasso, sporcizia, assembramento,  e, determinante   la paura come collante di tutte le manifestazioni degenerative sia fisiche, che psichiche. In quanto alle Rivoluzioni, vi fu quella inglese di Cromwell e vi fu anche una rivoluzione non sociopolitica, ma forse molto piu’ caratterizzante nel profondo della struttura sociale ed anche economica:   la Rivoluzione Industriale di meta’ del settecento, non a caso di primogenitura anglosassone , proprio in quanto altamente rappresentante dello spirito commerciale della emergente classe borghese , che come abbiamo avuto modo di osservare ha una peculiarita’ originaria sia nella appartenenza ad una determinata frangia della popolazione mondiale: gli ebrei, sia una localizzazione nazionale in una specifica nazione l’Inghilterra  che aveva giustappunto scelto il commercio e il denaro come elementi di connubio con la propria tradizione – un qualcosa,  attenzione che nessuna altra nazione, specie in termini di vertice aveva mai operato, facendo oggetto di scambio il  proprio lignaggio aristocratico con non meglio precisati meriti di censo, in relazione al quale si poteva annoverare la spregiudicatezza ma anche vere e propri portamenti banditeschi e criminali. Non e’ una caso che la epocale e famosissima rivoluzione francese ebbe una sorta di antefatto proprio in casa britannica, o meglio non proprio in casa, diciamo in una dependace suburbana quale potevano essere le Colonie Americane. Mi spiego perche’ non  ho considerato come precedente della Rivoluzione francese, la Rivoluzione inglese con alla testa Oliver Cromwell di oltre centocinquanta anni prima, con tutto che ci fu il fattore comune dell’esecuzione di un Re legittimo? : perche allora la borghesia commerciale inglese  non aveva ancora dato avvio alla ricostituzione della Massoneria, con la Gran Loggia d’Inghilterra , che avvenne solo nel 1717 con costituzione ratificata solo nel 1723; quindi a rigore non possiamo trovare gli inquietanti paralleli che appunto solo con la rivoluzione delle Colonie  Americane denominata Guerra d’Indipendenza e con la premessa strutturale della Rivoluzione Industriale e l’avvento dell’era delle macchine, possiamo considerare un effettivo precedente.V’e’ una premessa da considerare e tutto oggi,  specie con quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni di questo secondo decennio del terzo millennio,  ci induce a prendere  in assoluta,  imprescindibile considerazione, proprio parlando di  cio’ che attiene quella famosa revisione totale del racconto della storia. Il “Nulla e’ mai successo davvero”  di cui abbiamo argomentato a piu’ riprese a proposito del racconto che ci e’ stato fatto della storia, si fa un vero e proprio “ Principium individuationis” tanto più informante e praticamente assoluto, quanto si avvicina ai nostri giorni..........................................
“el pueblo unido jemas sara’ vencido” ci hanno ripetuto
  con slogan e anche in musica,  le sinistre ipocrite, costantemente nel libro paga delle diverse lobbies ipercapitaliste -  “il popolo unito giammai sara’ battuto !” ebbene io dico e suffragato da tanto di documentazione storica di tutti i tempi, il netto contrario:  “giammai e’ successo che il popolo unito abbia vinto checchessia” se puo’ sembrare che abbia qualche volta vinto , ecco come nella rivoluzione francese e nel suo precedente della guerra d’Indipendenza delle Colonie americane. oppure chessò durante il cosidetto Risorgimento Italiano, o nella Rivoluzione bolscevica, nella celeberrima Marcia su Roma delle Camicie Nere, o ancora nel crollo del comunismo sovietico, persino in  fenomenucci meno rilevanti tipo le Brigate Rosse con il celeberrimo rapimento di Moro o  Mani Pulite degli anni novanta in Italia,  e’ stato sempre e solo sotto commissione e strettamente pilotato da chi di dovere . Sorvolo di parlare di oggi dove la falsissima e gonfiatissima pandemia di un ridicolo coronavirus ha fatto da battistrada a una guerra contro l’avversario di sempre degli americani (eredi della bottegaia inghilterra)  e torniamo al nostro imputato piu’ rilevante : la massoneria : Come dice  Marco Pizzuti nel suo libro  “Rivelazioni non autorizzate”  libro da cui ho attinto molte informazioni qui riportate : “Le Rivoluzioni per avere successo devono poter contare  essenzialmente su due fattori : una struttura organizzata che si ponga alla loro guida  e i fondi necessari per realizzarle – nessuna ribellione allo status quo può durare a lungo  se non e’ stata prima ben congegnata  e poi generosamente finanziata da qualcuno” ; Così e’ stato per la Rivoluzione francese e così per tutte le cosidette rivoluzioni ante e post  cedenti, ma ecco,  con buona pace degli Inti Illimani non c’è stato mai alcun Pueblo Unido che abbia avuto successo in alcunche’. La guerra d’Indipendenza americana, che magari per noi europei non sara’ cosi’ significativa  e sconvolgente come quella francese, rappresenta pero’ il caso piu’ probante per valutare come l’influenza di pochi  cosidetti eletti sia sufficiente per imprimere un diverso corso alla storia.
C’è anche da aggiungere che siamo nella prima emanazione di effettivo potere della confraternita massone, ovvero di quella borghesia commerciale emergente, che in Inghilterra stava divenendo piu’ potente della stessa Casa reale e dello Stato da lei rappresentato; favorire nella fattispecie della colonia americana una societa’ ancora non consolidata, si da poterle imprimere il proprio sugello distintivo , un sugello a carattere eminentemente commerciale, addirittura al di sopra dell’autorita’ statale, poteva rappresentare davvero una escalation
   di potere assoluto al di la’ di ogni legge e di ogni convenzione, vieppiu’ rafforzato dal fatto di favorire non una compagine sociale gia’ strutturata, ma in fieri , con lo status addirittura di colonia, una colonia che nelle intenzioni dei finanziatori e ideatori della rivolta, doveva rappresentare una longa manus della propria influenza e con un potenziale di implicazioni praticamente illimitato. Da qui deriva il fatto della massiccia  presenza  di uomini della Massoneria in tutte le fasi della guerra , presenza che si avvaleva anche di figure autocne ovvero massoni americani, accreditati dalla madre patria inglese giustappunto ad assolvere ai compiti prestabiliti. Si hanno  prove certe dell’esistenza di logge massoniche in territorio americano gia’ dal 1720 e queste cominiarono a diffondersi anche nelle file dell’esercito di occupazione inglese, in ispecie tra ufficiali di alto grado, tantè che intorno alla seconda meta’ del secolo mentre  le Logge americane andavano proliferando come i funghi , i legami di confraternita  tra le truppe regolari britanniche  e i loro colleghi coloniali si consolidavano velocemente  In questo contesto,  generali di ambo le formazioni come  Ligoner, Amherst, Putnam, Cornwallis,  Hove,  Nixon, Wooster, Washintong , Montgomery erano tutti,  anzitutto massoni. In quanto al tipo di  guerra che scoppio’ tra queste due, diciamo così fazioni , ma in realta’ univoca compagine,  non fu tanto vinta dai coloni americani quanto persa dagli inglesi, perche’ così doveva essere in partenza, così era stato stabilito in precedenza e nessuno,  quale che fosse la fazione cui apparteneneva , aveva la benche’ minima possibilita’ , e diciamolo, anche nessuna voglia,  di cambiare i termini della  partita. Ecco perche’ dobbiamo bandire ogni disquisizione militare da questa cosidetta guerra;  nessuna  tattica e nessuna   strategia possono spiegare il perche’ della debacle dell’esercito inglese rispetto a non meglio precisate bande di coloni, che tra l’altro non utilizzavano neppure tecniche di guerriglia proprie di popoli quando sono in netta deficienza strutturale e organizzativa, sfruttando magari paludi, foreste, terreni accidentati ; la maggior parte delle battaglie  si svolse infatti nei canoni delle classiche battaglie di campo europee, con assedi, scontri frontali, manovre, ma con un qualcosa di artefatto, di farsa,  come di un copione gia’ stabilito e c’è anche  da aggiungere che mai l’esercito britannico si trovo’ di fronte  un popolo  coalizzato contro di esso: la maggior parte dei coloni rimase legata alla madre patria inglese e furono davvero pochi coloro che si schierarono con gli indipendisti – pochi, ma come detto, ben determinati e con una  ideologia dominante che fungeva da collante, giustappunto la Massoneria. Massoni erano tutti i comandanti militari inglesi  e nel corso di tutta la guerra si portarono tutti allo stesso modo ovvero mettendo in atto una serie davvero incredibile di sabotaggi e  di inspiegabili rese, che permise agli insorti di vincere con estrema facilita’ – un qualcosa che a noi italiani ricorda molto la celeberrima Impresa dei Mille dove l’esercito borbonico si fece ripetutamente battere da un gruppuscolo di scalmanati e da un Generale che neppure conosceva la differenza tra tattica e strategia, solo perche’ i suoi comandanti  avevano gia’ contrattato la resa dei loro reparti, non tanto con il governo centrale rappresentato da Cavour e dal re Sabaudo Vittorio Emanuele II, quanto con le opportune Logge inglesi che avevano organizzato la spedizione con i finanziamenti di uno delle piu’ eminenti famiglie massoni e anche ebree : i Rotschild. Con il continuo affermarsi della prassi massone di accrescimento di potere tramite il denaro, cominciano anche ad emergere in seno alla Massoneria  personaggi specifici, quali appunto i membri della famiglia Rotschild o anche una figura di passaggio tra le due rivoluzioni come il Marchese De la Fayette
La Fayette con Washintong
che fu tra i maggiori protagonisti di entrambi le rivoluzioni
   quella americana e quella francese, Maggior Generale sotto Washintong e comandante  della Guardia Nazionale Rivoluzionaria dal 1789 al 1791, ancora  Gran Maestro Massone lo stesso Washintong, vincitore della guerra d’Indipendenza e   primo Presidente degli Stati Uniti, persino un ex tipografo divenuto scienziato come Benjamin Franklin  che fu tra i promotori dell’Indipendenza americana,  era Primo Gran Maestro Massone dello Stato della Pennysilvania e manco a dirlo era amicissimo (diciamo piu’ opportunamente era confratello) sia di La Fayette che di Washintong Tornando all’Italia, di cui giocoforza essendo italiani abbiamo fatto cenno a piu’ riprese affrontando il tema delle pandemie e anche quello delle rivoluzioni, ebbene si probabilmente le nostre logge massoniche non hanno la stessa rilevanza e neppure lo stesso prestigio di quelle inglesi e probabilmente neppure di quelle francesi o americane, pero’ la Massoneria ha recitato anche da noi e da tempo immemorabile la sua ingombrante influenza. Non sto parlando di Logge piu’ o meno deviate tipo la P2 di Licio Gelli degli anni settanta del novecento, ma della massoneria piu’ rinomata, quella inglese di cui le nostre confraternite sono state sempre delle derivate con un altissimo grado di sudditanza. Chi fu a finanziare la campagna sia pure rovinosa di carlo Alberto nel 1848 contro l’Austria? C’è da chiederlo? Un esponente  della potentissima famiglie ebrea e massone dei Rotschild : il potere imperiale austriaco così come quello,  sia pure nella meta’ ottocento ancora frammentato,  della Germania,  sono stati sempre visti come il fumo negli occhi dalla Massoneria:  di certo per quel rifarsi ancora a quello spirito dell’Impero e per quel non volersi sottomettere al volere anche pseudo etico del denaro come collante di tutto. Se difatti leggiamo le pagine dei Buddendrock di Thomas Mann e vediamo la figura dei commercianti tedeschi, noteremo  che hanno delle caratteristiche molto differenti dai loro colleghi anglosassoni : accanto al denaro vi sono altri elementi tipo la signorilita’ l’onore, il decoro…insomma in qualche maniera siamo ancora in una accezione di eta’ dei guerrieri e solo con una certa riluttanza la etnia germanica e mitteleuropea e’ scesa a patti con lo spirito bottegaio tipico dell’ascesa dei mercanti . Insomma lo abbiamo detto anche Giulio Cesare indulgeva alla potenza del denaro, ma fino ad un certo punto, lui non sarebbe mai divenuto un Crasso e così un prussiano, un bavarese, un austriaco non sarebbe mai divenuto un inglese. La monarchia francese era stata come abbiamo visto eliminata e anche se dopo la rivoluzione era tornata in una accezione molto piu osservante del potere economico, tant’e’ che quando il Re Carlo X aveva manifestato tratti non in linea con le direttive del potere massone ecco che era stato fatto fuori nella solita maniera con rivolte ripo rivoluzione e al potere era salito quel Philippe Egalite’ che era stato favorevole alla decapitazione di Luigi XVI ed era un maestro massone di antichissima data. Cosi’ Napoleone III che doveva arrivare al potere prima come Presidente di una nuova Republica nel 1848 e poi come Imperatore ricalcando il suo famoso zio. E comunque i Rotschild tornarono a piu’ riprese nel finanziare il velleitario Regno di Sardegna specie quando al suo governo era salito il conte Camillo Benso di Cavour un docile esecutore delle loro direttive.
Così finanziarono per intero la ridicola spedizione in Crimea nel 1855 a favore di inglesi e francesi nella famosa guerra di Sebastopoli, per poi ammettere il piccolo Stato al congresso di Plombiers e stringere quindi la discussa e pochissimo onorevole alleanza con la Francia di Napoleone III. L’Imperatore francese ci mise faccia e proprie truppe in cambio di Nizza e la Savoia , ma a tessere le fila dell’intera operazione fu ancora una volta la Massoneria inglese, che smise di appoggiare l’intera campagna solo dopo la carneficina della battaglia di Solferino tra Francesi e austriaci
  e non certo dopo la scaramuccia di San Martino  con protagonisti i savoiardi dove solo nella nostra storia nazionale si mettono insieme le due localita’ quasi si fosse trattato di una stessa battaglia: meglio molto meglio finanziare la scalcinata spedizione dei mille capitanata dal noto brigante internazionale Giuseppe Garibaldi per la conquista di uno Stato da burla dove il capitale inglese controllava praticamente tutte le leve del  potere economico, ma anche militare, come ben si vide in tutte le fasi di tale campagna, dallo sbarco delle due navi di garibaldini di cui una si incaglio’ nel porto di Messina e solo l’intervento di una fregata inglese impedi’ che la flotta borbonica potesse profittare dell’occasione “ se una palla borbonica sfiora le vele di questa nave” fece sapere il comandante della fregata “voi siete in guerra con Sua Mesta’ la regina Vittoria” Stessa storia nella prima battaglia campale tra garibaldini ed esercito borbonico nella piana di Calatafimi. Il Gen. Landi che era stato comprato con piastre d’oro  turche ,  aveva assicurato che appena uno solo dei garibaldini avesse raggiunto il settimo terrazzamento della collina a fronte di Calatafimi,  avrebbe ordinato la ritirata dell’intero esercito  borbonico . Purtroppo questo settimo terrazzamento sembrava maledetto, perche’ non un solo uomo di tutta la compagine garibaldina riusciva a raggiungere tale obietttivo concordato per la ritirata dell’avversario  e questo non perche’ ci fosse un qualche fuoco di interdizione, ma proprio per la fatica di superare i diversi terrazzamento. Forse poteva riuscire qualcuno degli scavezzacolli arruolati  dal duo RosolinoPilo-Giovanni Corrao, nelle famose bande, poi denominate “picciotti” ragazzi giovani e forti foraggiati da una sorta di proto mafia, che però Garibaldi aveva disposto che attaccassero di lato, ripeto giovani forti e svelti di mano,probabilmente anche di gambe, ma totalmente digiuni  di guerra e combattimenti,  che malauguratamente per loro,  si  ritrovarono contro un reparto di uno dei pochissimi ufficiali che forse per il suo basso grado non era stato comprato, il Maggiore Sforza, il quale ordino’ il fuoco disperdendoli all’istante, Fu probabilmente a quel punto che Garibaldi pronuncio’ il suo famoso “Bixio qui si fa l’Italia o si muore “ Nino Bixio e’ stato spacciato per un generale indomito e coraggiosissimo; in effetti lo era , ma era anche un individuo collerico, severissimo coi sottoposti e anche sanguinario  - sembra che durante il viaggio da Quarto  avesse sparato in faccia ad un suo ufficiale che non lo aveva prontamente ubbidiuito e non e’  un caso se pochi mesi  dopo gli inglesi pretesero che fosse lui a guidare la repressione per dei fatti incresciosi accaduti a Bronte una cittadina sotto giurisdizione inglese (la ducea di Bronte di proprieta’ degli eredi dell’Ammiraglio Nelson ) dove la rabbia contadina sperando in una improbabile liberazione da servitù millenarie aveva ucciso alcuni notabili e proclamato la annessione  delle terre 
Comunque sia, li’ a Calatafimi Bixio era comandante in seconda
  e dipendevano da lui i Colonnelli  dei tre settori centrali a fronte della collina, senza dubbio le parole di Garibaldi dovettero  spingerlo ad usare parole molto piu’ forti verso i suoi subalterni non scevre di tremende minacce, sicche’ in uno di questi settori finalmente un trafelato colonnello Sirtori raggiunse il fatidico settimo terrazzamento: come da copione scatto’ l’ordine di ritirata del comandante borbonico Gen. Landi  che aveva bellamente ignorato le richieste del maggiore Sforza di passare al contrattacco dopo lo sbandamento dei picciotti delle colonne laterali. Testimoni oculari, ovviamente  ignorati o messi a tecere,  riferirono che i soldati borboni piangevano all’idea di ritirarsi, imprecando contro i loro generali che impedivano loro di cogliere una sicura vittoria. Stesso copione per le fasi successive della campagna, che i libri di storia continuano a dirci gloriosa, ma che fu invece  dall’inizio alla fine una campagna sotto tutela della massoneria inglese che aveva tra l’altro in Sicilia tutta una serie di grandi famiglie di imprenditori, con le mani in pasta in vari settori commerciali:  l’estrazione dello zolfo, la commercializzazione del sale, tutta una serie di tonnare con locali e macchinari atti alla pesca e alla conservazione e inscatolatura del tonno con relativa spedizione in Inghilterra e persino negli Stati Uniti, grandi coltivazione di terreni agricoli con uliveti e vite  a scopo di diffusione di olio e vini e financo la produzione di uno speciale liquore fatto con uve della zona di Marsala, particolarmente gradito dagli anglosassoni in quanto molto simile allo Cherry : stiamo parlando degli Ingham, dei Woodhouse, dei Whitaker, i famosi “principi sotto il vulcano” che da numerosi anni, piu’ di sessanta,  al seguito della donazione  del re Ferdinando III Borbone, della Ducea di Bronte all’ammiraglio Orazio Nelson per ricompensarlo del soffocamento della Repubblica Partenopea, si erano trasferiti e stabiliti in Sicilia  e avevano avviato le diversificate attivita’ di cui fatto cenno.
Furono proprio questi “
  principi “tutti strettamente implicati nella Massoneria che cominciarono a lamentarsi con la Madre Patria dell’intrusione della famiglia reale dei  Borbone nei loro affari,  gia’ negli anni subito dopo il ’48: probabilmente e’ proprio da tali lamentele che comincio’ da parte del Governo inglese una vera e propria campagna denigratoria del regno delle Due Sicilie  che ebbe il suo clou nel 1851 in due  lettere scritta dal politico inglese William Gladstone  ad un suo collega parlamentare George Hamilton Gordon,  dove c’era quell’espressione “la negazione di dio eretta a sistema di governo” riferita appunto al Governo borbonico, che fece il giro del mondo e il suo eco non si del tutto spento neppure ai nostri giorni: era una frase che in realta’ si riferiva al sistema carcerario, ma non e’ questo il fatto importante, il fatto davvero importante  e’, che come qualche anno dopo lo stesso Gladstone in visita a Napoli oramai facente parte del regno d’Italia,  ammise,  che  tale frase  fu abilmente sfruttata dal leader liberale John Temple conosciuto come Lord Palmerson, che tra l’altro gli aveva  anche commissionato la stesura delle due lettere, per orchestrare una gigantesca campagna denigratoria del Regno delle Due Sicilie (per la cronaca Gladstone era stato si a Napoli  nel 1850, ma non aveva visitato alcun carcere e si era invece limitato a riferire delle livorose impressioni dei liberali napoletani a seguito dei fatti del ’48. Superflo sottolineare che tutti e tre i personaggi protagonisti di questa ante litteram “fake news” erano influenti Maestri Massoni.

I Principi sotto il Vulcano furono costanti interlocutori e consigliori (e detto per inciso qualcosa di piu’) durante la campagna di Sicilia, di Garibaldi e di tutto il suo Stato maggiore : Bixio, Sirtori, Crispi, La Masa, Turr, Corrao facevano la spola tra il Palazzo delle Aquile dove aveva sede il comando rivoluzionario e i sontuosi palazzi dove risiedevano i nobili inglesi e non a caso parlavano tutti fluentemente l’inglese, Vi e’ poi il giallo della cassa segreta con tutta la documentazione finanziaria della spedizione, di cui chi scrive è in grado di fornire una versione di prima mano, in quanto conoscente e amico di Stanislavo Nievo scrittore e regista televisivo, nonche autore del libro “Il prato in fondo al mare” dove si racconta del tragico naufragio con il piroscafo Ercole e del suo antenato  lo scrittore Ippolito Nievo, in quel 1860 Tenente Colonnello responsabile dell’Intendenza militare, che giustappunto trasportava nel piroscafo tale cassa  con non solo le riserve auree e di valuta  dell’impresa, ma anche tutta la documentazione  finanziaria, per la quale se non si fosse inabissata si sarebbe potuto risalire con facilita’ a chi realmente finanzio’ l’Impresa. 

I misteri di Sicilia e le probabili ingerenze massoniche non finiscono con la conquista del regno delle Due Sicilie da parte di Garibaldi e quindi il passaggio tramite plebisciti al Regno d’Italia sotto sua Maesta’ Vittorio Emanuele II e Capo del governo il più ossequioso dei cavalier serventi della Massoneria Inglese Camillo Benso di Cavour:  uno dei piu’ valenti sottoposti di Garibaldi il Colonnello e poi Generale, promosso sul campo Generale, Giovanni Corrao,  l’amico intimo del concittadino palermitano Rosolino Pilo, tornato  Colonnello con il passaggio dal cosidetto Esercito Meridionale all’Esercito Regio del nuovo Regno, non era durato a lungo nei ranghi dell’Esercito regolare per tornare tra le fine garibaldine nel ’62 combattendo ad Aspromonte dove Garibaldi fu ferito dalle truppe Regie del Col. Pallavicini (episodio riportato nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti):Amnistiato per la diserzione dalle truppe regolari e i fatti di Aspromonte,  Corrao  torno’ nella sua Palermo e comincio’ a tessere le fila di una sedizione popolare che rinnegava la spedizione di due anni prima e proponeva la secessione della Sicilia dal regno d’Italia. Le sue qualita’ di capo popolo e abile organizzatore, che si erano d’altronde messe in luce nel ’60 come co-arruolatore assieme a Rosolino Pilo, dei cosidetti picciotti, stavano tornando prepotentemente alla ribalta in quei primi mesi del 1863, tanto da preoccupare non poco il Governo centrale e la Corona (e aggiungiamo noi…. la Libera Muratoria, anche quella oltre Manica). Corrao era un personaggio pittoresco, alto, imponente, energico e volitivo. Poteva sembrare anche un Brigante con quella sua espressione fiera e l’aspetto minaccioso e difatti non mancarono le accuse di essere una sorta di trait d’union con la Mafia allora emergente. Sta di fatto che nell’agosto 1863, quando il suo movimento di opposizione al Governo centrale stava facendosi davvero pericoloso, venne ucciso da ignoti sicari, che pero’ una donna delle vicinanze testimonio’ di avere visto aggirarsi nei luoghi dell’agguato in divisa di carabinieri reali. Per la cronaca, nella relazione delle indagini sul  suo assassinio, venne utilizzato per la prima volta in un atto ufficiale del regno d’Italia, il termine Mafia. Per giusto cent’anni.
Fino al 1963,  la sua mummia era conservata nelle famose Catacombe dei Cappuccini  in via Pindemonte a Palermo e il sottoscritto la vide, di poi però’ con la revisione della sua figura storica, che era stata adombrata appunto di implicazioni proto mafiose, la sua salma e’ stata traslata nel cimitero di san Domenico, la Santa Croce palermitana, sepoltura dei Siciliani piu’ illustri. L’ultimo colpo di coda del malcoltento siciliano e’ di tre anni dopo, subito dopo la rovinosa guerra del nuovo regno d’Italia alla sua prima prova militare, battuta per terra (Custoza) e per mare (Lissa) : ultimo per modo di dire, perche’ all’endemica guerriglia con i Briganti per tutti gli anni sessanta, fara’ riscontro  nel 1894 la grande rivolta dei fasci siciliani repressa con stati di assedio e cariche di cavalleria, pero’ in quel  settembre del 1866 abbiamo degli insorti che prendono la citta’ di Palermo e la tengono per sette giorni e mezzo,  da cui la dicitura di “rivolta del sette e mezzo” si tratta di una nuova rivolta popolare che puo’ essere considerata una propaggine dell’azione sobillatrice di Corrao -  non a caso uno dei principali protagonisti Giuseppe Badia era un amico e collaboratore di Corrao fin dai tempi delle formazione delle bande di picciotti nel 1860 – repressa con il fuoco dei cannoni della flotta della regia Marina e con un vero e proprio corpo di occupazione comandato dal Generale che 4 anni dopo occcupera’ Roma : Raffaele Cadorna. Tratto velocemente di queste rivolte perche’ non vi si ravvede piu’ la matrice massone, ma si misura solo  la pochezza di una classe dirigente che battuta sui campi di battaglia in guerre vere, e da generali stranieri  veri,  riesce a rifarsi , giustappunto in accezione militare, solo contro quasi inermi cittadini .
Eh si! ci sono anche una serie di rivolte, sommosse, rivoluzioni e rivoluzioncine di cui la matrice massonica e’ meno evidente, come ho detto ad esempio a proposito della rivolta del sette e mezzo a Palermo o di quella dei Fasci siciliani del 1894, anzi forse del tutto inesistente e alcune volte addirittura antitetica. Se ad esempio nel processo di unificazione dell’Italia e’ fin troppo palese,  non altrettanto puo’ essere  rimarcato per quello della Germania, dove una 
classe di potere egemonica ha poco o nulla a che spartire con la mentalita’ commerciale e bottegaia dell’Inghilterra e dei Paesi ad essa correlati - l’Italia tra le prime in Europa, ma anche gli Stati Uniti specie quelli che si affermeranno dopo la vittoria della coalizione nordista – in quel decennio sessanta si compiono molte nuove realta’ nazionali  (Italia 1859-1870 -USA 1861-1865 - Germania 1864-1870), ma mentre le prime due sono di chiara marca commerciale e quindi massonica, l’ultima no, appartiene ad una sorta di retaggio guerriero, ovvero “l’eta’ dei guerrieri” alla Esiodo, così l’acceso militarismo della nazione battistrada la Prussia, di cui lo stesso cancelliere Bismarck non disdegna di rivestire spesso fogge militari. Su tale falsariga e’ l’Impero austriaco che nel 1867 diviene  austro-Ungarico, anche se sotto tutela prussiana che l’ha battuta in guerra a Sadowa l’anno precedente . L’odio, la repulsione della Massoneria e della loro patria bottegaia per questi retaggi di spirito guerriero  nelle nazioni d’Europa centrale, che  a tratti e con accezioni assai spesso contrastanti,  si dilata anche all’Impero russo , e’  feroce e attraversa tutto il XIX secolo con una vera e propria esplosione deflagrante nel 1914: in tale anno difatti la Massoneria non perdera’ occasione per operare un deciso salto di livello, non piu’ con una rivolta, neppure piu’ con una rivoluzione, ma con una guerra mondiale di proporzioni ed entita’ quali non si erano mai viste in tutta la storia dell’umanita’. Si ! qui lo dico e qui lo affermo: e’ la massoneria la vera sobillatrice dell’ordine costituito in quell’estate del 1914, la massoneria che si serve della piu’ bottegaia delle nazioni che  e’ pronta a riversare tutta la sua influenza commerciale nei campi di battaglia, e trascina
abilmente i suoi razzaffonati alleati sfruttando abilmente certe discrasie spesso e volentieri di vecchia data : uno spirito di revanche della cocente sconfitta di Sedan del 1870 per la Francia, la Russia puntando sulla sua eterna rivalita’ con gli imperi teutonico e asburgico,
  e ultima, un po’ per il colletto, una Italietta di scarsa affidabilita’ sia per i suoi voltafaccia  sia visti i suoi non esaltanti precedenti militari (la sconfitta del ’66, la farsa della presa di Roma nel ‘70 e anche una debacle coloniale  addirittura in una battaglia campale contro gli abissini nel 1896 ).I Guerrieri teutonici si rivelano però ossi duri da spolpare e solo per una serie di disgraziate circostanze non colgono specie nei primi mesi di guerra quella folgorante vittoria che probabilmente avrebbe decretato il fallimento di tutta la bottega ed allora ecco ricorrere all’aiuto oltre oceano degli apprendisti nuovi capi bottega .
Mai come in quel 1917,
  dopo tre anni di logoranti battaglie e milioni di morti,  i Maestri Massoni debbono essersi compiaciuti della scelta dei loro antenati di favorire l’indipendenza degli Stati Uniti d’America,  una nuova entita’ staccata dalla madre patria, ma sempre unita da vincoli piu’ forti di quelli nazionali: sara’ infatti la scesa in campo degli americani a far pendere la bilancia dalla parte della Intesa di Inghilterra, Francia e Italia , anche se deprivata dell’alleato russo a causa di una rivoluzione. Rivoluzione di febbraio e soprattutto Rivoluzione di ottobre cosidetta bolscevica, per la quale non mi sento di attribuirle una matrice massone, ma anzi questa volta organizzata  proprio dalla parte avversa, la parte riconducibile ai “Guerrieri” desiderosi con ogni mezzo di staccare dalla contesa pezzi della coalizione nemica. Sono d’accordo che la Massoneria soprattutto di etnia ebraica era contrarissima al potere dello Zar e da parecchi anni fomentava rivolte contro la Russia favorendo altresì altre nazioni contro di essa, come ad esempio con la guerra russo-giapponese, pero’ nel 1914 aveva per ragioni di stato e di opportunita’ strategica  dovuto accettarne l’alleanza nel conflitto. L’atavico odio della massoneria ovvero di quella borghesia sempre piu’ elitaria in senso mercantile e commerciale,  contro la concezione stessa dell’Impero che  vedeva in tale istituzione solo un ostacolo al suo spirito mercantile e commerciale legato al profitto, doveva per il momento scendere a patti e operare un distinguo, pero’ quando nel 1917 l’Alta Finanza Germanica su commissione dello Stato maggiore tedesco  comincio’ a finanziare la rivoluzione in seno alla Russia, molto probabilmente l’Alta Finanza Inglese ed ebrea si mantenne neutrale, dedicando la sua attivita’ a favorire il pronto intervento nel conflitto degli USA ovviamente dalla loro parte: è  una tesi questa non condivisa dall’autore dell’accennato libro” Rivelazioni non autorizzate”Marco Pizzuti, che anche per la Rivoluzione Bolscevica da’ gli stessi finanziatori e organizzatori, prendendo a sostegno il fatto che per la appena precedente rivoluzione di febbraio il suo protagonista  Alexander Kerensky fosse sia un ebreo che un massone .  Ma a mio parere un conto e’ la rivoluzione di Kerensky che aveva tratti socialdemocratici e quindi in linea con l’interesse commerciale ed economico dei Paesi dell’Intesa e soprattutto dell’alta finanza ebrea pilotata sempre dalla massoneria , un  conto e’ la rivoluzione  d’ottobre che da subito aveva fatto mostra di  quei caratteri di estremismo esasperato , che lasciava intendere chiaramente che mai piu’ una rivoluzione capitanata da un fanatico ideologo e demagogo come Lenin avrebbe continuato la guerra a fianco di Paesi capitalisti . E’ difatti cosa fin troppo nota che Lenin prigioniero dei tedeschi per le sue attivita’  sediziose in germania  non solo venne liberato, ma fu fatto viaggiare su un vagone blindato di un treno protetto da truppe tedesche con meta esclusiva la frontiera russa, proprio per sobillare con tutta la sua consumata abilita’ la rivoluzione e favorire un esito estremo che portasse alla defezione della Russia dalla guerra. Un po’ la stessa musica per il secondo grande protagonista della rivoluzione d’ottobre Leone Trotsky, che viveva a New Jork in quanto espulso dalla germania e che la comunita’ Germanica d’America fece imbarcare segretamente per San Pietroburgo nel marzo 1917. Il mio parere e’ che se la massoneria di cui sembra che sia Lenin che Trotzsky facevano parte,  aveva investito su tali personaggi era piu’ una questione di anni passati, per intenderci ai tempi della guerra Russo Giapponese, dell’ammutinamento della corazzata Potemkin, ma in quel 1917 la palla di un simile complotto era passata alla’alta finanza germanica su commissione dello Stato Maggiore germanico   che diede avvio appunto alla operazione di favorire una rivoluzione con il movente specifico di   far defezionare dal novero dei nemici una compondente di primissimo piano. Facciamo una ulteriore riflessione: le cose della vita, specie quando ci sono in gioco grandi interessi, non sono mai bianco e nero, ma hanno una varieta’ illimitata di grigi, così anche io penso che la massoneria, l’alta finanza internazioneale quasi tutta di etnia ebraica , abbiano avuto parte in complotti di ogni genere soprattutto nel favorire quello spirito falsamente democratico, larvatamente buonista,  apparentemente propenso alla emancipazione delle masse, che specie ai giorni d’oggi e’ diventato dominante: ovvero  un po’ l’aggiornamento del “pecunia non olet” dell’Imperatore Vespasiano, ovvero il denatro non puzza, questo significa che da qualunque parte vengano i profitti, saranno sempre ben accetti, il danaro non ha odore e non ha personalita’, piu’ aperta sara’ la societa’ e tollerante di tutte le posizioni, anche le piu’ estreme,  piu’ ampio sara’ il consumo e quindi il guadagno; ecco   quindi  la spiegazione del perche’ sia Massoneria che l’alta finanza e i notabili  ebrei, abbiano sempre caldeggiato emancipazione e le idee liberali e perseguito, o meglio fatto perseguire da pensatori prezzolati le piu’ avanzate e cosidette progressiste,  idee e movimenti di totale apertura ad ogni istanza come uno dei piu’ famosi ronzini di tale tendenza karl Popper  ha cercato di condensare nel suo ignobile saggio
“La societa’ aperta e i suoi nemici” un testo che non a caso e’ divenuto una sorta di bibbia e di manuale d’uso delle lobbies internazionali di industrialismo e consumismo
  esasperato in questi primi decenni del terzo millennio, grazie anche al suo allievo George Soros, che proprio grazie alla farsa di una presunta pandemia e all’inganno e alla manipolazione perpetrata con un impiego massiccio di danaro e la mobilitazione della quasi totalita’ dei mass media , è a tutt’oggi in primissimo piano nel tentativo di asservire in maniera totale l’umanita’ai principi di un iper capitalismo che ha gettato ogni maschera e si è finalmente congiunto con la faccia fino a poco fa tenuta oscura della sua stessa medaglia,  quella del socialismo progressista,  giustappunto di una societa’ aperta  dove ogni diversita’ venga appianata in nome del feticcio del consumo globalizzato, ma pilotato da ristrettissime elites

martedì 11 ottobre 2022

PANDEMIE E RIVOLUZIONI

"Nulla e' mai successo davvero, con la precisazione necessaria.... “nulla e’ mai successo davvero, così come crediamo che sia successo,  così come ce lo hanno raccontato" , e questo vale al massimo grado per la attuale pandemia, anzi per tutte le pandemie. Tra le altre cose questa falsa pandemia (ma ci sono mai state pandemie vere?) ha reso quanto mai assoluto un principio al quale credevo anche prima, sia pure in una accezione piu’ personalistica, ma che ora ha assunto un significato, una validita’ direi universale :  .”  Tutto, ma proprio tutto e’ ed e’ stato sempre artefatto, costruito, sfalsato, gonfiato. Magari il "sempre" e’ un tantino esagerato, ma di certo gli ultimi seicento, settecento anni sono improntati a questo principio, che guarda caso si rivela coincidente  con una pandemia (quella del 1348) molto  simile a quella di  oggi, una spudorata menzogna opportunamente perseguita e gonfiata dalle cosidette classi  al potere, che e’ indicata con quell’eta’ del bronzo riportata per la prima volta nella “Opere e i giorni” di Esiodo e nei testi indu' dei vari Yuga, un qualcosa che e' stata riproposta solo da studiosi seri, mai di sinistra e mai

neppure liberisti, studiosi perlopiu' negletti e ostracizzati da quelli accademici quali furono Guenon , Evola, Pound, Eliade  . : illustri pensatori , tutti pero’ rigorosamente pensatori della cosidetta  destra e nessuno della razzaffonata e velleitaria cultura sinistrorsa che ha un solo vero  referente, giustappunto quel Giorgio Hegel della dialettica e della idiozia somma “cio’ che e’ reale e’ razionale e cio’ che  è razionale è reale”, ne hanno fatto il caposaldo del loro costrutto ; Schopenauer, Nietzsche, Freud, Guenon, Evola, Eliade, Heisenberg, Schrodinger, Jaynes: tutti hanno perfettamente capito e denunciato l’ascesa dei mercanti e la messa in crisi della cosidetta eta’ dell’argento che fu quella dei guerrieri, come il predominio della mentalita’ mercantile, del commercio, dei mercati, del denaro, del valore di scambio, ma non degli scambi di valore come meccanismi di potere e di oppressione. 
 Quale fu la causa, ma anche lo strumento specifico di questa messa in crisi di una determinata classe a favore dell’ascesa di un’altra? Ebbene si! Fu una pandemia o meglio, il racconto, la  gonfiatura di una pandemia. Si comincio’ a dire che era stata portata in occidente da mercanti genovesi provenienti dall’oriente, poi furono tirati in ballo topi, mosche , scarafaggi, pidocchi, tutti animali che in effetti proliferano quando sussistono condizioni igieniche molto ridotte, gia’ ma il tipo di affezione la cosidetta peste bubbonica, che in prima battuta si era diffusa nelle citta’ (molto meno nei paesi quasi sconosciuta  nelle campagne ) non e’ che uccidesse questo gran numero di persone, insomma niente su cui si potesse far leva se si voleva incidere sul corpo sociale delle comunita’, era piu’ che altro una affezione  superficiale del derma, che provocava sgradevoli bubboni sottocutanei, ma di certo non mortali (per intenderci un misto tra una psoriasi  ed una lebbra) la tragedia, ovvero i morti a grappoli,  arrivo’ colla seconda ondata della pestilenza che non interesso’ piu’ la pelle e le parti ben in vista del corpo, bensì il sistema respiratorio:  ecco questa si e’ passata alla storia come peste nera e il suo bel numero di morti la fece, parecchi si, ma niente a che vedere con il numero stratosferico che fu contrabbandato a bella posta e che e’ arrivato fino a noi.
Tutte le cosidette pandemie sono state delle marchiane gonfiature e guarda caso hanno sempre contrassegnato un forte cambiamento sociale, così in quella meta’ del trecento, come nei  secoli successivi anche se con un andamento piu’ localizzato e circoscritto, tipo a Roma nel 1528 subito dopo il famoso sacco e le scorribande dei Lanzichenecchi, nel ‘600 la peste di Milano e Lombardia tramandata da Manzoni nel suo “I Promessi Sposi” con quella lapidaria osservazione “cabala ordita per far bottega del pubblico spavento”.
Una frase che specie oggi si rivela quanto mai attuale e dovrebbe farci riflettere sulle vere ragioni di una diffusione di una malattia; ed ancora, trovata la scusa la si ripete all’infinito,   sempre con epicentro in zone colpite da qualche contrarieta’ tipo una carestia, una guerra, un assedio, tutti eventi che con il disagio derivante e soprattutto con la paura diffusasi,  mettono in crisi il sistema di difesa del corpo umano e che qualcuno in alto, molto in alto e con potere emergente decide di sfruttare per i propri interesse e il proprio  tornaconto. Ecco prendiamo la prima e piu’ famosa pandemia, quella iniziata nel 1347 cui si diede colpa prima ai mercanti genovesi proveniente dall’oriente (un po’ il tristemente noto mercato di Wuhan in Cina ) e poi ad animaletti vari (piu’ avanti con il progredire  degli strumenti di indagine, i microscopi si scendera’ a funghi e batteri e oggi con i microscopi a scansione particellare, si e’ arrivati ai fantomatici virus si da addurre la responsabilita’ sia dell’affezione che del contagio)
In realta’ qual’era il contesto sociale di quella meta’ del XIV secolo? Quello che per tutti gli anni quaranta del trecento c’era stata una persistente siccita’ con conseguente carestia,  e quindi un massiccio abbandono delle campagne che aveva inurbato in maniera parossistica le citta’ specie quelle piu’ grandi, dove la manovalanza dei contadini oramai senza piu’ terra da lavorare poteva trovare un parziale sbocco in attivita’ di servaggio che aveva però la controparte di esigue ricompense e quindi condizioni di vita estremamente compromesse cui si aggiungeva un sensibile aumento della popolazione cittadina con conseguente esplosione della situazione igienico/sanitaria. In parole povere la situazione di tutte le maggiori citta’ di quel periodo era veramente al collasso e non c’è da stupirsi che in capo a poco tempo cominciassero a sorgere problemi non solo di disagio, ma anche di salute (le affezioni dermatologiche hanno sempre una motivazione di forzata convivenza). Come fatto cenno pero’ le affezioni della pelle solo moltissimo tempo dopo e in presenza di gravissime malattie tipo lebbra o vaiolo, possono uccidere, al contrario delle affezioni del sistema respiratorio come polmoniti, bronchiti, broncopolmoniti, tumori e enfisemi. E qual’e’ la origine, l’essenza sessa delle malattie dell’apparato respiratorio?
Una sola : la paura! Ed e’ sempre la paura, irrazionale, immotivata, assurda, il sentimento che le classi di potere emergenti, o meglio che vogliono emergere, che perseguono l’interesse di sovvertire l’ordine costituito non piu’ rispondente ai loro magheggi, cercano di diffondere : nel 1348 come nel 2020 : e’ rimasta la Cina, come suggestione topica, mentre  i ratti e pidocchi si sono fatti piu’ piccoli, invisibili all’occhio nudo, ma non a quello di una tecnologia di raccatto, che al microscopio a scansione adduce il compito di vedere anche quello che non esiste, come appunto e’ il famigerato virus Lo abbiamo detto, la  peste bubbonica del 1347 non uccideva, quella che comincio’ ad uccidere fu la peste nera, ovvero una seconda ondata dell’affezione, che comincio’ a verificarsi l’anno seguente nel 1348 e che aveva un carattere polmonare, colpiva cioe’ l’apparato respiratorio e gli organi ad esso preposti, ovvero polmoni, bronchi, alveoli e i relativi tessuti interstiziali. Ora tale fatto per la medicina di allora , ma anche per quella odierna riduzionista e iatrogena, era del tutto inspiegabile salvo a tirare in ballo animaletti di varia fatta, in genere sempre piu’ piccola: ratti, scarafaggi, mosche, pidocchi per passare nel XIX secolo a animaletti ancora piu’ piccoli non visibili all’occhio umano scoperti solo grazie all’invenzione del microscopio e denominati microbi. Nel XX secolo con l’invenzione di microscopi sempre piu’ sofisticati tipo il microscopio a scansione elettronico di particelle, grazie alle ricerche della fisica quantistica si arrivo’ a ipotizzare un ulteriore tipo di microbi, i cosidetti virus che si univano, sia pure in una dimensione davvero infinitesimale e pertanto rappresentabili solo attraverso immagini computerizzate,  ai molto piu’ abbordabili batteri, funghi e micobatteri, tutti indistintamente giudicati responsabili della stragrande maggioranza delle affezioni che colpivano l’essere umano, anche se a rigorre la loro tossicita’ e’ stata ben lungi dall’essere mai esplicata cion chiarezza in special modo per i moto piu’ piccoli e ultimi arrivati virus che a rigore non si potevano neppure piu’ definire esseri viventi e quindi neppure microbi, in quanto neppure provvisti di organizzazione cellulare, senza citoplasma, senza attivita’ metabolica, privi di DNA e quindi non ascrivibili alla categoria di materia vivente, tutt’al piu’ a quella di un capside parassita del tutto dipendente dalla cellula in cui e’ ospite. L’unica cosa che un virus sembra  condividere con i piu’ accreditati precedessori  microbici ovvero funghi, batteri e micobatteri, e’ la sua carica  di infettivita’ e dannosita’ per gli esseri viventi (non a caso il termine virus deriva dal latino e ha il significato di veleno) ma anche questa si rivela una questione tutta da dimostrare .
Certo per un cialtrone impostore come Pasteur pronto a vendersi al miglior offerente, la situazione era piu’ che palese “sono loro i responsabili di tutte le nostre affezioni”  diceva ; ovviamente ce l’aveva con i microbi, non certo con i virus di cui ignorava non solo l’esistenza (quella la mettiamo in dubbio anche noi che abbiamo studiato Bernard, Bechamp e altri studiosi seri le cui ricerche non erano congeniali ai vari Rockfeller, Carnegie, Flexner e a tutte le emergenti lobbies farmaceutiche ) , ma anche limitandoci ai microbi riconosciuti, la loro pericolosita’ per la salute e’ ben lungi dal dimostrarsi. Certo  batteri, micobatteri, funghi sono presenti quando c’è una alterazione corporea che può essere descritta come malattia, ma in verita’ sono presenti solo dopo che una infezione si e’ manifestata e scompaiono quando questa e’ avviata al suo termine (viene chiamata guarigione), il Dr. Rick Geerd Hamer che ha completamente ribaltato la conoscenza della medicina ha utilizzato in tal senso la metafora dei pompieri: anche i pompieri sono presenti
solo dopo che un incendio e’ scoppiato e se ne vanno quando questo e’ sedato, ma a nessuno verrebbe in mente di sostenere  che sono i responsabili dell’incendio. Il punto e’ che dobbiamo risalire ad uno studioso che proprio per sfatare la leggenda che topi, scarafaggi, pidocchi e anche funghi, batteri potessero essere i responsabili di una malattia e vieppiu’ di una epidemia:  Paul Bernard il piu’ grande fisiologo dell’ottocento, un  quasi contemporaneo di Pasteur che al contrario di lui affermava che “il terreno e’ tutto, il microbo niente” e quindi faceva piazza pulita dell’assurdita’ che degli innocenti animaletti, di qualsiasi foggia potessero essere responsabili di cataclismi epocali quali giustappunto una pandemia. Cosa significa questo assunto?  che semmai accade che animali di diversa foggia siano attratti da un ambiente sporco, malsano in quanto trovano con facilita’ nutrimento, ma di certo non sono loro i colpevoli, così come non lo sono i pompieri rispetto ad un incendio. Il punto e’ che se continueremo a credere alle balle della medicina ufficiale, riduzionista e iatrogena non potremo mai capire nulla della malattia e del suo decorso; come per la fisica quantistica occorre cambiare non solo punto di vista, ma proprio di stato, farsi parte del fenomeno, utilizzare ora la particella ora l’onda come insiste il principio di indeterminazione di Heisenberg e fare un integrale di ogni cammino valutando le diverse possibilita’ integrare, come ci ha edotto Feynman. Nell’articolo precedente e’ stata analizzata la prima accreditata grande pestilenza del nostro mondo occidentale, quella del 1347/48 passata alla storia come “peste nera” che di nero pero’ non aveva niente, semmai ecco si poteva definire trasparente, impalpabile come la paura che andava a inibire l’aria  che l’apparato respiratorio coi suoi organi avrebbe dovuto  far circolare per il corpo. Ora abbiamo ciitato Hamer come unico riferimento per una conoscenza corretta della medicina: e’ stato lui per primo a sistemizzare quello che parecchi studiosi e scienziati avevano postulato in termini pero’ non sistematici,  ovvero una correlazione e perfetta sintonia tra corpo e pensiero e quindi una stretta dipendenza tra sintomi e vissuto, la cui estremizzazione e drammatizzazione va messa alla base di ogni affezione…. altro che topi o pidocchi o microrganismi invisibili, neppure iscritti nell’ordine del vivente, quindi riecco la formula di Bernard e con lui Bechamp, ma anche, come fatto cenno quella di illustri scrittori e pensatori di ogni epoca : dall’Iliade di Omero al cavallo di Ippocrate e le origini delle emorroidi, al Don Chisciotte di Cervantes, la filosofia di Schopenauer e di Nietzsche, piu’ di un passo di Sigmund Freud nella sua formulazione dell’inconscio ed ancora George Groddeck ascritto come ideatore della psicosomatica, tutti antesignani di Rick Geerd Hamer che sara’ tuttavia il primo e l’unico a  dare un corpo e uno spirito a tutto questo sotteso del pensiero umano, inquadrandolo in 5 straordinarie Leggi definite, non a caso, biologiche. Avevamo sostenuto, con dati alla mano,  che in realta’ il primo apparire della peste bubbonica nel 1347 non era una affezione mortale, ecco poteva essere sgradevole, financo disgustoso e terrificante vedere la gente piena di pustole e bubboni, ma in quanto a mortalita’ niente di allarmante. Fu la seconda ondata quella del 1348 ad avere come suo correlato una elevata mortalita’, gia’ ma il suo carattere era totalmente cambiato : non si manifestava piu’ con bubboni, ma con tosse e problemi di respirazione sia a livello polmonare che bronchiale ed ecco quindi farsi illuminante il ricorso ad Hamer e alle sue Leggi Biologiche : quando una persona si trova in una situazione che qualcuno ha fatto credere disperata, o comunque di estremo pericolo per la salute, tipo una malattia sconosciuta, inespiegabile  ecco che comincia a manifestare problemi dell’apparato respiratorio perche’ e’ entrata in ballo la paura di morire.   Ecco il punto “qualcuno ha fatto credere….” Ravvisiamo oggi a proposito della farsa pandemica denominata Covid 19, precisi soggetti che hanno non solo cavalcato la tigre della paura della gente, ma la hanno fomentata a bella posta (ovviamente non tutti, anzi una esigua minoranza che e’ riuscita malgrado tutto a conservare la ragione e il discernimento e non si e’ fatta irretire dal terrore sparso a bella posta, da politici corrotti e  dagli infami Media, servi di lobbies farmaceutiche e di interessi finanziari), eh si! i vari Soros, Gates, Schwab, Rotschild, Fauci,  i grandi Gruppi finanziari e multisocietari tipo Vanguard, Blackrock, che hanno guadagnato cifre mai viste dalla pandemia e dalla messa sul mercato di vaccini eminentemente iatrogeni, ma settecento anni fa ed anche per tutti i secoli successivi chi e’ che poteva trarre vantaggio da una messa in crisi del vigente sistema sociale ? Semplice! sempre loro:  i Mercanti, che io chiamo Bottegai, ovvero tutti quei gruppi di potere emergente che traevano vantaggio dall’eliminare lo status quo, coincidente con la mentalita’ corale e di trasmissione delle esperienze. Torna prepotente l’istanza delle diverse  Eta’ del mondo descritta da noi in Occidente da Esiodo nel suo testo “Le Opere e i giorni” con correlati in tutte le tradizioni del pianeta, che individua tale passaggio nel subentrare appunto dei Mercanti /Bottegai ovvero una concezione fondata sul denaro, sugli scambi commerciali, sul Mercato, sul valore di scambio, alla Eta’ dei Guerrieri, che possiamo grosso modo individuare con il periodo greco/romano fino alle sue manifestazioni della Rinascita Carolingia del Sacro Romano Impero e quelle delle lotte  contro il Papato e gli ultimi grandi Imperatori:
Enrico IV, Federico Barbarossa, Carlo IV,  ma soprattutto Federico II di Svevia detto lo Stupor mundi, e che ha probabilmente il suo manifesto piu’ celebrato nella Divina Commedia di Dante Alighieri. Come ho piu’ volte rilevato da un punto di vista di critica artistica con la grande pandemia del 1348 si assiste ad un repentino cambiamento di prospettiva (tra l’altro uno strumento inventato proprio in quel periodo) : in nome di un contesto urbano da ristrutturare con urgenza,  giustappunto per i presunti danni e lo spopolamento  della pandemia,  viene rigettato quel codice fondato sulla coralita’ e la trasmissione delle esperienze di cui il simbolo piu’ appariscente era la Cattedrale Gotica, e al suo posto applicato,  praticamente in tutte le contestualita’ del costruire,  come mera pellicola un codice desunto da pochi ritrovamenti di antiche vestigia - in particolare stralci del De Architectura” di Vitruvio  per nulla verificato, non trasmettibile, ma anzi generato da una “reductio” che ogni singolo artista poteva applicare a seconda della bisogna (progettazione di una chiesa, di un palazzo, di una strada, addirittura di una intera citta’ come fece il Rossellino a Pienza su commissione del Papa Pio II Piccolomini). E’ così che nasce prima il cosidettlo Umanesimo e subito dopo il Rinascimento, in verita’ un unico grande movimento aristico ma subito dopo anche culturale ed in maniera onnicomprensiva, su impulso di una mentalita’ bottegaia fondata sul denaro che si affretta a far piazza pulita di tutti valori che ancora nella cultura medievale venivano scambiati (nella coralita’ delle cattedrali, nelle tradizioni spirituali ed anche nelle organizzazioni di casta ad esempio la Cavalleria, in nome di un unico valore , quello di scambio che fondato sul mercato e sul denaro, costituira’ il solo elemento di distinguo per una umanita’ sempre piu’ irretita da pochi “Mercanti” che andra’ sempre piu’ sprofondando verso l’abominio.
Un qualcosa questo, che nessuna storia, o meglio nessun racconto/farsa sulla storia ha mai affrontato, e poi spuntano fuori idioti totali come Hegel, precursore degli attuali covidioti che nella sua Fenomenologia dello Spirito,  parla di “fine della storia” prendendo a motivo l’incontro casuale dopo la battaglia di Jena  con uno dei piu’ “costruiti” parvenu di ogni tempo quel Napoleone Bonaparte la cui vittoria in qualche scaramuccia, non considerando però il numero molto piu’ rilevante di brucianti sconfitte (tutta la campagna d’italia del 1796/97, Marengo - vittoria solo per Desaix ed il suo “una battaglia e’ perduta? C’e’ il tempo di vincerne un’altra” Eylau, Campagna di Russia, Lipsia, Waterloo – lo ha fatto passare per un genio militare. Altro che fine della storia, come altri sulla scia di Hegel, hanno insistito (Marx, Engels, Popper, Koyeve, Fukuyama) semmai bisognerebbe cominciare a pensare ad “un vero inizio della storia”, un qualcosa che solo pochissimi pensatori hanno correttamente posto alla base del loro lavoro (Schopenauer, Nietzsche, Freud, Hamer, Jaynes, Guenon, Evola, Eliade) e ai quali dovremmo fare al piu’ presto affidamento e rigettare tutte le menzogne che anni,  anzi secoli,  di predominio dei bottegai e dei loro garzoni  ci hanno propinato.A proposito di inizio, ma di un inizio di verita’ nella storia, dovremmo far piazza pulita di non meno  del 99% di quello che  in questi quasi ultimi sette secoli abbiamo appreso - partire non a caso da quel 1347/48 ovvero da quella pandemia denominata peste bubbonica e poi peste nera fino a  pervenire alla attuale   pandemia con tutta probabilita’ ancora piu’ falsa e inventata di quella antica, in quanto veicolata con maggiore efficacia dai mezzi di comunicazione piu’ evoluti. Menzogna ieri,  come menzogna oggi  e un percorso preferenziato nel corso dei secoli che richiama una sorta di integrale sui cammini , del tipo di quelli ideato da Richard Feynman, laddove quella che dovrebbe essere opportunita’di scelta  si  e’ sempre sposata alla menzogna, alla macchinazione, all’inganno e soprattutto al perseguire l’interesse di pochi (ricchi bottegai) a scapito dei molti (poveri e gente comune non coinvolta in meccanismi di mercato): vale, come esemplificazione di massima, la  lapidaria osservazione di un famoso scrittore Alessandro Manzoni a proposito della descrizione di  uno dei tanti regurgiti (quello della peste degli anni trenta del ‘600 nell'Italia settentrionale) di questo ricorso alla pandemia e alla conseguente  paura di massa,  come garanti di diffusione di straordinaria efficacia :  “Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento”  - “far bottega” eccolo il principio informatore di ogni azione di ogni pensiero della nuova classe sociale che si e’ cominciata ad affermare giustappunto grazie ad una mobilitazione della paura, quella dei Mercanti o bottegai, che hanno deciso di uniformare il contesto sociale ad una enorme bottega, dove si muovono loro come padroni e manovratori di ogni manifestazione, grazie anche al servile ausilio di garzoni o servi, ricompensati con briciole di potere e di pecunia (politici, intellettuali, poliziotti e soldati, comunicatori prezzolati, etc). Oggi quindi che ancora non abbiamo attraversato del tutto la terribile penombra (per la verita' tenebre oscurissime) dell'ultima pandemia ascritta ad un improbabilissimo virus denominato covid 19, proprio se vogliamo ricostruire o meglio costruire ex novo un nuovo, diverso, piu' corretto sapere, improntato alla verita' e non alla menzogna e alla manipolazione, dobbiamo disporci con animo sereno, ma nel contempo attento, rispetto a tutta la narrazione della storia così come ci e' stata propinata.  Cominciamo magari con uno degli eventi piu’ dirompenti del racconto storico : una rivoluzione. Rivoluzione e’  un termini usato per parecchi eventi, molto spesso con diverse accezioni, qualche volta a sproposito, ma si intende in genere un sovvertimento di principi ed anche di modi di essere : c’è stata una rivoluzione industriale, una rivoluzione scientifica, una rivoluzione sociale, una rivoluzione politica, insomma un po’ chi piu’ ne ha piu’ ne metta; c'è anche stato chi ha, su questo  tema della rivoluzione costruito una sorta di paradigma piu’ o meno ineluttabile come Thomas Kuhn con il suo saggio  “la struttura delle rivoluzioni scientifiche” del 1962, che al di la’ delle patetiche critiche di un ronzino del pensiero come il mediocre Popper, resta a tutt’oggi l’analisi piu’ dettagliata e piu’ precisa della rivoluzione, limitata pero al cambiamento anche di opinione in campo scientifico. Nell’accezione del presente articolo intendiamo dedicarci al concetto piu’ rappresentativo della rivoluzione con tanto di movimento di opinione e anche di masse, non scevro di episodi di violenza e di vero e proprio terrore :  Indubbiamente la rivoluzione diciamo così canonica per questo tipo di immaginario collettivo e’ la Rivoluzione Francese. Anzitutto siamo proprio  sicuri che la Rivoluzione Francese fu un moto spontaneo di rivolta,  partito da un popolo vessato da leggi ingiuste e da un potere corrotto, inefficace e del tutto indifferente delle afflizioni provocate sulla stragrande maggioranza della popolazione ???? O piuttosto non fu un qualcosa provocato a bella posta proprio da quel ristretto gruppo di potere  che anelava a raggiungere obiettivi più consoni alla sua posizione che da quattrocento anni andava consolidandosi come emergente ? - ne abbiamo parlato nel precedente articolo di questo stesso Blog :  “Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento” - stiamo parlando dell’avvento dell’eta’ dei Mercanti, così come postulata da Esiodo nel suo “Le Opere e i giorni” ma anche prospettata nei suoi esiti piu’ esiziali per l’umanita’, dalla cultura indu’ con l’ ulteriore avvento di una eta’ ancora piu’ buia  : il Kali Yuga,  che Esiodo definiva  "l'eta' dei servi”.  Ho detto che questi Mercanti io li chiamo soprattutto “bottegai” nel senso che l’instaurarsi di una cultura ove a dominare e’ il denaro con tutti i suoi meccanismi di scambio univoco e con le leggi che assegnano valore e appartenenza sono solo quelle di un enorme sconfinato mercato, non c’è piu’ posto per altri valori, quali la tradizione, il sapere, financo un certo tipo di comportamento e di trasmettibilita’ (la Cattedrale e la Cavalleria)  che un tempo venivano invece scambiati. I depositari di questo tipo di potere vanno anche identificati con un progressivo affermarsi di una classe media che potremmo anche cominciare a denominare borghesia, che e’ andata formandosi proprio con il passaggio dall’eta’ dei guerrieri a quella dei mercanti,  laddove l’elemento di distinguo  e di unico valore e’ diventato il denaro e il suo scambio, quindi la societa’ e’ andata sempre piu somigliando ad una bottega.
Come in ogni bottega che si rispetti c’è il padrone assoluto, quello che fa i commerci, compra vende e soprattutto guadagna ed uno stuolo di garzoni o servitori di diverso lignaggio: quelli che, per cosi’ dire hanno fatto carriera ed allora partecipano sia pure in modalita’ ridotta ai proventi della compravendita e quindi ne traggono relativi vantaggi e benefici (la classe dei politici, dei tecnici cosidetti esperti, dei comunicatori
  e specie coi tempi odierni praticamente la totalita’ degli addetti ai mass media, ovvero giornali, televisioni, social) ,e quelli invece mantenuti ad uno stato meramente esecutivo, di manovalanza (poliziotti, soldati ed anche la classe dei medici e degli addetti sanitari ). C’è da dire che questa suddivisione non e’ cosi’ precisa come indicato, spesso e volentieri una data categoria sociale sconfina nell’altra: anche se sempre nel libro paga delle elites commerciali v’e’ una grossa differenza tra un politico di livello governativo centrale ed uno di livello locale(per intenderci diverso un parlamentare, un ministro,  da un sottosegretario in qualche comune  di provincia così come differente e’ un Generale dell’esercito o della polizia da un semplice agente). Comunque sia, non al di sotto, ma di certo meno che mai al di sopra, di  questa suddivisione sociale, si colloca la gran massa della gente comune, che non si identifica coi padroni, ma non si identifica neppure nei garzoni;  e’ la gente che lavora, studia, discute, ma anche consuma, compra, ma solo marginalmente vende -  e’ la gente che cerca dei valori alternativi alla mera pecunia, la gente che studia,  fa cultura, ricerca, si informa, ma è anche la gente che persegue esclusivamente il proprio tornaconto, che se ne frega, che non vuole essere coinvolta, e che si limita a vivere e a consumare  - ecco la parola magica per le elites, per i bottegai e quindi anche per i garzoni  : consumare!!! questo e’ quello che conta in una eta’ contrassegnata dal termine di “mercanti”  gente che consuma e che apparentemente non sembra partecipare del mercimonio in atto nel mondo moderno da quasi sette secoli – paradossalmente e’ proprio questa gente che come detto costituisce la stragrande maggioranza della popolazione mondiale - che e’ oggetto dello spasmodico contendere delle classi dominanti, e’ questa la gente verso cui sono sempre state indirizzate le grandi macchinazioni, tutti i falsi, tutte le montature, di cui il cammino della recente (si fa per dire) storia e’ costellato: così nel 1348, così nei regurgiti di gonfiatissime e pilotate pandemie nel corso dei secoli, ma così anche con le guerre, gli assedi, i colpi di stato, le alternanze di potere e soprattutto…..le rivoluzioni. Prima di andare a approfondire la piu’ famosa delle rivoluzioni, quella francese, cerchiamo di chiarire chi sono queste elites, questi mercanti o bottegai, che da così lungo periodo perseguono nel tentativo di dominare la gran massa delle popolazioni di tutto il mondo, instaurando quindi una sorta di dittatura del denaro che possa fungere da principio informatore della socialita’.
Si e’ parlato molto degli ebrei come massimi rappresentanti di tale spirito commerciale e, trovandone anche la giustificazione a livello storico : estromessi da tempo immemorabile dalla effettiva conduzione di un proprio territorio o stato, essi sono andati vagando per i diversi stati nazionali spesso e volentieri osteggiati, discriminati soprattutto nell’esercizio del potere pubblico e quindi costretti a dedicarsi al commercio, all’usura, e a tutto quello che attiene il commercio.
  Subito dopo gli ebrei e’ stata messa in ballo proprio come entita’ sovranazionale,  lo spirito delle cosidette Societa’ segrete, i Rosacroce, i Templari, gli Illuminati di Baviera, ma soprattutto la Massoneria, che rappresenta un condensato di tale spirito incentrato sul denaro, sul commercio, e sulla distinzione sociale solo sulla base del censo …molti massoni furono ebrei, ma non necessariamente, in realta’ vi furono insigni massoni anche tra i gentili, però la massoneria piu’ influente e’ sempre stata quella inglese.
Come mai ? Semplice, definita da Napoleone Bonaparte la nazione bottegaia, l’Inghilterra e’ stata sempre una antesignana nel preferenziare meccanismi di compravendita nei suoi affari nazionali e internazionali
  fino a concedere con facilita’ dignita’sociale, prebende e   titoli nobiliari proprio sulla base del riscontro economico, senza andare per il sottile in merito al come tale riscontro fosse stato ottenuto (vedi  il titolo di Sir concesso dalla Regina Elisabetta al pirata Francis Drake, che ha avuto innumeri  esempi, fino ai nostri giorni ), quindi ovvio che una borghesia così solleticata dal potere politico, abbia fatto da battistrada in merito ad associazione che aveva come suo interesse precipuo quello di dilatare la sua influenza economica facendo appunto leva a fattori di censo. Nella prima delle pandemie considerata quella del 1348 ne’ ebrei ne’ inglesi hanno una rilevanza particolare, anzi per lo piu’ e’ l’area mediterranea coi suoi mercanti, banchieri  emergenti, tipo i Bardi, i Peruzzi, i Datini,  Chigi, i Medici, a dominare, per passare il testimone  nel secolo successivoa mercanti di tipo tedesco, 
anseatico, e dopo l’apertura del canale americano,  
 prima a spagnoli e Portoghesi, successivamente a mercanti olandesi, delle Fiandre e un po’ tutta l’europa centrale per vedere quindi nel corso del XVIII secolo l’affermarsi delle prime grandi compagnie commerciali  inglesi strettamente legate al potere reale, e di cui probabilmente quella dei Rotschild /che ha tra l’altro diversificazioni extra insulari, e’ una che ha maggiormente colpito l’immaginario collettivo. Di certo non lo leggeremo mai nei libri di scuola e neppure nelle pagine dei piu’ accreditati studiosi della Rivoluzione Francese, tutti piu’ o meno osannanti del grande evento e sempre piuttosti concordi nell’indicarla come il piu’ straordinario movimento di popolo contro una tirannia, addirittura un qualcosa da prendere a modello per una storiografia della presa di coscienza di grande masse all’insegna del motto Liberte’, Egalite’. Fraternite’ : Slogan  piu’ che famoso, considerato come antesignano e  altamente rappresentativo dello spirito libertario e di giustizia sociale, che però a ben vedere  non e’ affatto uno slogan coevo ai fatti del 1789 e conseguenti, ma risale a piu’ di quarant’anni prima e in ambito di quelle logge massoniche di cui nell’articolo precedente abbiamo cercato di attribuire se non proprio la paternita’ in quella meta’ del XIV secolo con la prima grande pandemia di peste, perlomeno una potente volonta’ di stravolgere il mondo a proprio beneficio e consumo, con l’affinarsi e il moltiplicarsi dell’influenza del denaro e del mercato nella prassi delle relazioni sociali
Conosco una sola robusta  eccezione al generale panegirico sulla Rivoluzione francese fatta da da un eminente studioso: quella di Guglielmo Ferrero,  lo stesso che ha ridimensionato drasticamente l’intervento del giovane generale Napoleone Bonaparte nella prima campagna d’Italia del 1796/97, e ovviamente non potevo mancare di scrivervi  un articolo sopra : “DI NUOVO FERRERO E SULLA PAURA” nel blog capotesta “Lenardullier.blogspot.com”  : “Trattasi , 
questo saggio di Guglielmo Ferrero e perfettamente in linea con lo sconvolgente del precedente saggio “AVVENTURA” da me casualmente e fortunosamente ritrovato, uno scritto  che perviene alla tesi che le rivoluzioni francesi furono due. La prima, quella del 1789 cercò di coniugare il principio di legittimità monarchico con le nuove aspirazioni di cambiamento sociale, la seconda, che culminò con la rivoluzione giacobina del 2 giugno 1793, si propose di abbattere violentemente la monarchia e di sostituire il principio monarchico con quello repubblicano. Due rivoluzioni di natura diversa, l'una creatrice, l'altra distruttrice si realizzarono contemporaneamente.
Quella distruttrice offuscò e deviò le forze creative paralizzandole e annientandole: "Sta qui il segreto della Rivoluzione francese, la chiave di tutte le sue contraddizioni: la prima rivoluzione scrive Ferrero è nata dal movimento intellettuale del secolo XVIII, ovvero l’Illuminismo, la seconda è figlia della Grande Paura, che abbiamo gia’ riscontato a proposito delle pandemie e che ritroviamo in diversa veste con le rivoluzioniLa paura, “anima dell’universo vivente”, è un pilastro portante della concezione di Guglielmo Ferrero della natura umana e della dimensione sociale e politica degli uomini e che oggi più che mai a proposito dell'attuale distopia ingenerata dalla farsa di una immotivata pandemia (un vero e proprio terrorismo sanitario)  Muovendo da una paura ancestrale l’uomo pre-logico perviene alla civiltà, una “scuola di coraggio” capace di dominare i terrori esistenziali e collettivi, ma la vittoria della civiltà è precaria perché la paura storica, corposa e tangibile accompagna sottobraccio le vicende degli uomini e in certi momenti, come il 1789, si impadronisce delle folle, delle Corti e dei capipopolo e in quanto passione cieca dirige gli eventi in direzioni imprevedibili e contraddittorie. La paura, “il pazzo terrore”, assurge in Ferrero a funzione di vero motore della Rivoluzione francese: una interpretazione originale dell’Ottantanove, refrattaria a schemi precostituiti e di sorprendente attualità. L’analisi di Ferrero è del tutto estranea a una lunga tradizione politica e accademica di studi soprattutto francesi del primo Novecento, che ha codificato un’idea della rivoluzione in quanto «rivoluzione borghese», che ancora oggi rappresenta l’immagine più o meno consapevolmente condivisa nel sapere comune. Rispetto a tale immagine, il saggio appare come un’incursione indiscreta e dissacrante nel cuore di una chiesa richiusa su se stessa, che evita accuratamente ogni contatto con il mondo esterno, e custodisce gelosamente gli inutili segreti di un magistero isterilito. Ferrero e’ per cosi’ dire l’anima dotta, coerente e spassionata sul racconto della Rivoluzione Francese che ha creato un distorto e falsissimo immaginario collettivo su di essa: noi cercheremo di fare qualche passo avanti, magari rinunciando ad un impianto forse un po’ troppo filosofico, ma preferenziando le cronache dei fatti , cercando di andare oltre il racconto accademico, non disdegnando di ricorrere a fonti e opinioni tra  le  piu’ ardite e controcorrente, forzando conformismo e luoghi comuni, fino al rischio di venire additati con un termine,   che oggi nella grande mobilitazione di mass media di tutti i generi per avallare l’attuale distopia, e’ entrato prepotentemente nel lessico comune. ovviamente con forte accento dispregiativo un moderno "crugifice-crucifige” a rinnovo degli antichi anatemi : COMPLOTTISTA.    Anzitutto c’e’ da dire che per quanto assai lodevole possa essere giudicato il diverso punto di vista  di Ferrero, esso da’ per scontato un primo impulso della Rivoluzione, quello direttamente riconducibile allo spirito dell’Illuminismo, degno di rispetto ed ammirazione, quando invece anche questo,  mostra inquietanti correlazioni con quella parte di borghesia emergente sotto il profilo dell’interesse commerciale; un interesse  che ha cominciato a stringersi in sette, denominate Logge riprendendo  un rituale antichissimo risalente addirittura alle consorterie di maestri muratori di piu’ di mille anni prima dell’era cristiana. Va precisato che  il fatto di detenere la conoscenza dei principi della costruzione di antichi templi, ma anche di case, edifici e opere di ingegneria civile, era per quella lontana epoca un qualche cosa di talmente straordinario dal sconfinare col magico e difatti  tale consorterie di tecnici , si erano andate costituendo  in una sorta di classe sacerdotale, depositaria di conoscenze segrete ed esclusivissime . Tali i primi architetti la cui etimologia del termine “architetto”  la dice chiaro sul tipo di tecnica o conoscenza in loro possesso  che viene da due parole  greche : Arche’  = inizio, principio, e Techne’ = conoscenza, abilita’ - quindi “tecnca del principio” come architetto, ma anche muratore, e quindi massone  (Libera Muratoria),
ecco farsi luce la figura  del mitico Hiram-Abi, il grande 
architetto,   costruttore del tempio di Salomone, la cui uccisione da parte di tre allievi invidiosi del suo potere e della sua conoscenza, ricorre ancora oggi come figura allegorica nel rituale massonico. La leggenda vuole che il lavoro  del tempio stava per essere ultimato, ma i suoi diretti sottoposti ancora non avevano appreso del tutto i segreti del maestro Hiram. Tre di questi allievi, di piu’ efferata natura,  decisero di farseli a forza rivelare: si posizionarono alle entrate sud, ovest ed est del tempio e attesero che il maestro costruttore Hiram passasse di li’ allo scoccare delle ore 12, com’era sua consolidata abitudine. Dalla zona est del tempio,  Hiram  si diresse verso sud e fu affrontato dal primo “traditore”. Al suo netto rifiuto di rivelargli i segreti di maestro muratore  il primo degli allievi cospiratori lo colpì con un regolo a piombo sulla tempia destra e lo fece prostrare sul ginocchio sinistro. Barcollando Hiram raggiunse la porta ovest e si imbattè nel secondo “ammutinato” che gli rivolse la stessa richiesta ; alla negativa risposta di Hiram questi lo colpì con una livella alla tempia sinistra facendolo cadere sul ginocchio destro. Hiram si diresse quindi verso est, e qui trovò il terzo furfante che gli rinnovo’ la domanda avendone un ulteriore rifiuto, a seguito del quale  lo colpì sul volto  con un maglietto. Così morì Hiram Abif, maestro massone  e costruttore del Tempio di Salomone. In quel momento i tre ribaldi si resero conto di quello che avevano fatto e, dopo aver seppellito alla meglio Hiram, si diedero alla macchia. Salomone mandò i restanti compagni d’arte alla ricerca del maestro dividendoli in tre gruppetti; uno tornò senza aver trovato niente, un altro trovò il corpo seppellito, il terzo s’imbattè negli scellerati assassini, che ovviamente furono puniti con la morte, ma i segreti andarono perduti. Così  per colpa di tre individui che stanno a simboleggiare, di volta in volta, la corruzione, l’ambizione, l’ignoranza, l’architetto “ colui che deteneva  la “tecnica del principio” ha portato nella tomba i suoi segreti ed ecco perchè per riaccendere lo spirito di  tali segreti, l’architetto dovra’ essere un uomo di mestiere e di lavoro pratico (muratore) ma nel contempo essere uomo di intelletto e di studio (di antiche lettere),
cosi’  come il famoso architetto Adolph Loos, tra i padri riconosciuti della 
Architettura moderna, decreto’ in una sua  suo famosa frase “l’architetto e’ un muratore che ha studiato latino” Tutta la simbologia della uccisione di Hiram e’ stata ripresa e adottata dalle Logge massoniche inglesi e di tutto il mondo:  le direzioni del cammino di Hiram attraverso il Tempio, con i relativi ferimenti, la  tempia destra, il ginocchio sinistro, il regolo, la  livella, il maglietto, così come gli stessi simboli grafici, del compasso,  della squadra, dell’occhio, della stella a sei punte che fanno parte intrinseca dell’immagine della Massoneria, e   financo  l’ora di mezzogiorno rientra nel rituale massonico, difatti ancora adesso tanti lavori massonici iniziano a mezzogiorno, e  anche la cerimonia d’insediamento dei Presidenti degli Stati Uniti avviene a mezzogiorno. Prendere tutto l’armamentario di una così antica consorteria, il rituale, i simboli grafici, spaziali, financo temporali costituisce difatti una sorta di patente di credibilita’ per una classe in veloce emergenza quale quella borghesia del XVIII secolo che cominciava a sentirsi “Illuminata” e in quanto tale confortata appunto da una corrente filosofica che si rifaceva ai lumi della ragione : l’illuminismo. Ecco una delle prime Logge  massoniche sorte al di fuori dell’Inghilterra a Ginevra con gli auspici di Rousseau  divento’ il Centro del movimento rivoluzionario francese teso a rovesciare la monarchia e far trionfare gli ideali della borghesia commerciale cui non pochi esponenti di spicco si annoveravano anche tra eminenti aristocratici, primo fra tutti il famoso Filippo d’Orleans, futuro Re di Francia nel 1830, ma che all’epoca comincio’ ad essere apostrofato come “Philippe Egalite’ , proprio per la sua entusiastica adesione ai principi rivoluzionari, era anche  il Gran Maestro della Massoneria francese  e sembra che in quel luglio del 1789 fu proprio nella sua villa vicino Parigi che fu interamente progettata la Presa della Bastiglia
In proposito di tale epocale evento non vi prese parte neppure un popolano, ma erano tutti rispettabili borghesi che si erano suddivisi in 5 manipoli tutti capitanati da esponenti della Massoneria di graado medio alto, di cui addirittura e’ stato tramandato il nome : Santerre, Palloy, Fournier, Coconnier, Marie, guardacaso ognuno a capo di una Loggia. In quanto poi ai famosi prigionieri politici racchiusi nella Fortezza, ne furono trovati solo sette di cui per solo uno si poteva addurgli un qualche precedente di sovversione politica, altri quattro erano detenuti comuni e due degli squilibrati. Tutti, poi tutti i principali protagonisti della Rivoluzione, Marat, Danton, Robespierre, Sain Just erano confratelli massoni, così come massoni erano coloro che li fecero cadere in particolare quel Paul Barras che fu materialmente colui che pose fine al “Terrore” e colui che si invento’ la figura di Napoleone Buonaparte come sorta di normalizzazione in veste autoritaria del fenomeno rivoluzionario. Tutto falso, tutto artefatto, tutto rispondente sempre e solo all’interesse di pochi eletti che si avocarono il compito di muovere la storia, soprattutto il racconto che andava facendosi della storia. Abbiamo trattato in numerosi precedenti articoli le modalita’ di compromesso e assoluta falsita’ con la quale fu fatto passare per genio militare un mediocre ufficialetto di artiglieria, che altro merito non aveva per assurgere al comando dell’armata d’Italia, di aver sposato la ingombrante amante di Barras, portandosi poi nella seguente campagna contro l’Austria in maniera a dir poco contraddittoria, quando non addirittura fallimentare , costantemente parato nelle sue ingenuita’ militari dai suoi molto piu’ esperti generali sottoposti Massena, Augereau e Serurier. Comunque sia anche Napoleone fu cooptato nella confraternita massone, anche se bisogna riconoscere che ad un certo punto l’ambizione e anche la vanagloria personale, ne fecero un elemanto alquanto riottoso e poco affidabile; fu proprio in quel momento, quando imbaldanzito da alcune battaglie vitttoriose oggettivamente notevoli come Austerliz, Jena, Friedland, Ulm, prese a fare di testa sua, che le cose cominciarono ad andare per tutt’altro verso : gia’ la battaglia di Eylau contro i Russi nel gennaio 1807 che era stata vinta solo perche’ i francesi erano rimasti piu’ a lungo nel campo di battaglia, ma a prezzo di perdite spaventose , aveva mostrato al mondo intero che Napoleone era tutt’altro che invincibile, e di li’ a poco lo si vide nella lunga campagna di Spagna, in un’altra battaglia carneficina come Wagram, un’altra vittoria di Pirro che rappresento’ però il culmine dell’astro napoleonico, difatti di poi ci fu la terribile campagna di Russia dove tutta la pochezza del cosidetto genio di Napoleone venne drammaticamente allo scoperto e quindi Lipsia, le battaglie ai confini del 1814 e infine il benservito di Waterloo. Oggettivamente Napoleone aveva si aderito alla massoneria, ma ecco non si era di certo mostrato un fratello affidabile si era , per così dire “montato la testa” e aveva anche avuto il torto di definire “bottegaia” la vera patria della Massoneria, l’Inghilterra: ecco anche perche’ fu proprio un massone gran Maestro di una delle piu’ antiche Logge del regno, Arthur Wellesley, Duca di Wellintong che lo sconfisse definitivamente a Waterloo, questo non tanto nei fatti storici che probabilmente il merito della vittoria a rigore andrebbe piu’ al comandante prussiano Blucher il cui provvidenziale ritorno nelle fasi finali della battaglia con 30.000 soldati determino’ il collasso delle forze francesi (una Marengo all’incontrario, che non ha avuto bisogno della famosa frase di Desaix “una battaglia e’ perduta c’e’ il tempo di vincerne un’altra”) o anche al generale austriaco Radetzsky capo di Stato maggiore dell’intera coalizione alleata, che con il suo brillante piano aveva sbaragliato Napoleone a Lipsia due anni prima e che ora ne ricalcava le disposizioni strategico/logistiche.
Il punto e’ capire che sia la Rivoluzione che la sua propaggine pilotata del Cesarismo napoleonico degli inizi costuivano uno specchietto delle allodole per mascherare l’odio inveterato della massoneria per la monarchia francese. Difatti quella borghesia “illuminata” che andava riconoscendosi nella Logge Massoniche , traeva molto del suo prestigio e lignaggio oltre che dal rituale di Libera muratoria del periodo precristiano, anche da una della piu’ misteriose sette segrete del medioevo L’Ordine dei templari che giustappunto il Re francese Filippo il bello soppresse cruentemente ai primi del XIV secolo, fino a far bruciare sul rogo l’ultimo grande Maestro dell’Ordine dei templari Jacques De Molay il 18 marzo del 1314.
 Al momento di salire sul rogo, Jacques de Molay, lancio una terribile maledizione:
"Coloro che ci hanno condannato ingiustamente, saranno molto presto convocati davanti al Tribunale divino, e che la casa di Francia sia maledetta fino alla tredicesima generazione” Quattrocento ottantanove anni dopo nella stessa citta’ la ghigliottina si abbassa sul collo di Luigi XVI ed il boia Samson , manco a dirlo anche lui massone, nel mostrare la testa mozzata del re alla folla pare abbia pronunciato “Jacques de Molay sei vendicato!”
Se dunque la piu’ famosa delle rivoluzioni fu solo una farsa, come d’altronde tutte le piu’ strombazzate pandemie della storia, non diversamente avvenne per gli altri pseudo cambiamenti socio/politici passati alla storia come rivoluzioni o anche guerre, mettendoci magari l’epiteto di “indipendenza”, di “successione” , di “secessione”, oppure dandogli un nominativo piu’ colorito, trasferito da qualche oggetto o luogo del contesto: “ guerra delle tre rose, guerra del te’, guerra dell’oppio, rivolta dei garofani , rivoluzione d’ottobre , rivoluzione delle camicie nere, marcia del sale, primavera di Praga….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Massimo comun denominatore di tutti questi sconvolgimenti, la assoluta falsita’ rispetto a quello che dovrebbe essere un raccontato obiettivo e veritiero sulla storia e questo come abbiamo visto non proprio da sempre, ma in ispecie con l’avvento nella storia del mondo dell’eta’ dei mercanti, o bottegai ovvero con il progressivo affermarsi di una classe sociale , la borghesia che pone alla base del suo stesso essere e di ogni possibile giudizio di valore : il denaro, il mercato, lo scambio. Ci si potrebbe domandare : "ma perche’ " ci si chiedera' "prima nell’eta’ dei guerrieri ancora in auge non avveniva lo stesso? Il denaro non aveva questa rilevante importanza?"
Un Crasso non era l’uomo piu’ ricco di Roma e per questo aveva accesso alle cariche piu’ prestigiose della Repubblica? E poi la stessa differenza fra patrizi e plebei non era, tutto sommato, ascrivibile a questioni di censo? …
“Cesare il popolo chiede sesterzi” dice una simpatica freddura… “no vado dritto” risponde il condottiero, mostrando così anche a livello di barzelletta che tutto sommato l’andare diritto, ovvero per una strada che non comporti alcuna deviazione, alcuna sterzata dal cammino del grande interesse dello Stato, può anche essere contemplata, ma il sesterzio o “se-sterzo” non sara’ mai il cammino principale.
Ecco mettiamoci un Feynman ante-ante litteram alle prese con il suo integrale sui cammini e questo tragitto diritto, senza sterzate del piu’ grande degli antichi romani : quale credete che sarebbe stato quello piu’ rispondente alle migliori opportunita’???? In sostanza il denaro diviene sempre piu’ importante con il corso del tempo ma in eta’ dell’argento e quindi dei guerrieri resta sempre in auge la famosa risposta di di Marco Furio Camillo al “Vae victis” di Brenno : "non auro, sed ferro, recuperanda patria est".
Così e' ancora nel periodo medioevale, con Carlo Magno, le Cattedrali, la Cavalleria , in un poema come la Divina Commedia di Dante, con un personaggio come Federico II di Svevia, ma come non sara' piu' con l'Umanesimo impostosi come "nuovo", grazie, come abbiamo visto ad una grande pandemia e ad una sensibilita’ fondata su di un egoistico individualismo dove può fare enorme breccia la paura, e tutta la realta' risulta rappresentata da un codice fondato su di una convenzione riduttiva desunta da pochi ritrovamenti di antichi reperti ascritti al livello di classico, ma non verificabili

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...