martedì 25 luglio 2023

ἐνθουσιασμός IL DIO DENTRO E L'ETA' DELL'ORO

 

Al racconto della storia incentrato su eventi e personaggi, diciamo così di “azione” fa anche riscontro una pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata che e’ stata chiamata “techne’”,  un termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato molto piu’ profondo e composito della mera tecnica affermatasi in eta’ dei mercanti, soprattutto con la rivoluzione industriale  (meta’ XVIII secolo) Diciamo che questa Techne’ un concentrato di abilita’ e ispirazione, che magari noi in epoca piu’ recente siamo stati abituati a chiamare “arte”,  e’ anch’essa frutto della coscienza e  in molte delle sue manifestazioni abbisogna dello specifico della scrittura che e’ uno dei piu’ appariscenti strumenti di rappresentazione di specifici aspetti del mondo  - l’epica, i generi teatrali, la poesia - che  però utilizza  anche  quello spazio lasciato vuoto dal venir meno delle voci allucinatorie degli dei, la parte destra del cervello dove tali voci avevano sede, ma dove avevano luogo  anche determinati meccanismi neuronali  tra cui avevamo fatto cenno dello stress, dell’emergenza di una situazione particolare e possiamo aggiungere anche di una sempre piu’ sviluppata intuizione, che sara’ proprio quella che dara’ adito all’insorgere della disposizione artistica. Nella organizzazione della mente bicamerale non c’era bisogno di espressione artistica, perche’ l’intuizione era tutta al servizio del recepimento delle voci degli dei, ma quando questi dei non ci sono piu’ , ecco che rimane  uno spazio vuoto da occupare con qualcosa. Un qualcosa  che magari richiama quelle voci, cerca  di farne il verso, si sforza di utilizzarne l’impianto di suggestione, di convincimento, di fascinazione e trascina con un vigore inusitato  tutta l’essenza stessa della disposizione umana. C’e’ una parola che e’ stata impiegata per descrivere tale stato, una parola in greco antico che piu’ che ad  uno stato somiglia ad un fluire di passione, un sentimento di cui alcuni piu’ che altri sembrano esserne come soggiogati ed e’  “entusiamo  ἐνθουσιασμός,  da ἐνen («in») con theós (θεός, dio) e ousía (οὐσία, essenza), il cui significato letterale e’ “avere un dio dentro”. Tutti in determinate occasioni eccezionali partecipano di questo entusiasmo, di avere questo dio dentro di se’,  ma alcuni individui ne sono piu’ investititi:  sono coloro che sono stati additati come  profeti, sibille, sciamani, stregoni, auguri e in ultima istanza come poeti, musicisti, in una parola che dovrebbe risassumere tutta questa disposizione : “artisti”  persone che in qualche modo stabiliscono una sorta di ponte tra il mondo concreto, pratico e purtroppo anche doloroso della vita cosidetta normale, ordinaria per l’individuo umano e il mondo invece della suggestione, dell’intuizione, dell’estasi proprio del riferimento a quelle antiche voci attribuite agli dei e che noi abbiamo ipotizzato potessero essere delle misteriose entita’ che in un periodo imprecisato della vita del nostro pianeta, abbiano avuto a che fare con i nostri antenati umani e li abbiano incanalati verso una specializzazione che non ha alcun riscontro tra le altre specie degli animali viventi su questo pianeta. La mia ipotesi, diversa da quella dei vari Biglino, Sitkin e non contemplata neppure  dallo stesso Jaynes che e’ lo studioso che ha scoperto l’escamotage della mente bicamerale , e’  che tali entita’ non fossero corporee, ma diciamo cosi’ solamente energetiche e avessero percio’ bisogno di trovare una corporeizzazione per mettere in atto determinate loro necessita’ (ovviamente a noi del tutto sconosciute) : da qui l’ottimo escamotage di un doppio cervello per avere assolti i compiti assegnati ai prescelti animali indigeni, uno metaforico operante per condensazione di significati, l’altro metonimico che invece funzionava per trascinamento di significanti, si da avere degli esecutori molto capaci, dotati anche di loro autonomia, ma sempre rigidamente sotto controllo. Ecco come funzionava l’eta’ dell’oro : delle entita’ sempre presenti ma  che non si vedevano, pero’ si sentivano tramite  voci allucinatorie innescate dal bisogno e dalle necessita’ sia dell’interagire con l’ambiente, sia di assolvere ai compiti assegnati;  una padronanza crescente del mondo circostante sempre pero’ regolata da queste entita’ che non commettevano errori, ma indicavano sempre la cosa migliore da farsi; una temporalita’ dilatatissima, oltre l’esperienza e presenza di ogni singolo individuo umano, ma che non riguardava le entita’  che mai nessuno aveva visto, ma che  tutti avevano udito e alla quali non era neppure concepibile non “ob-audire”; la risultanza di tutte queste componenti era un mondo estremamente regolare, ordinato,  il cui unico elemento di novita’ era il presentarsi di  una situazione non ancora contemplata dall’abitudine e dalla ripetizione, che in breve veniva assorbita e trasmessa dalle entita’ ai loro attraverso la metonimia secondo asse portante del linguaggio che in sostanza assolveva perfettamente alla funzione di un codice di trasmissione, duplice trasmissione come abbiamo avuto modo di osservare. Gli individui morivano, questo tutte le comunita’ umane se ne rendevano conto, con tutta probabilita’ avevano una vita molto simile a quella attuale, forse piu’ breve per via del fatto che le entita’ contavano su di una efficienza e su capacita’ costanti e affidabili e quindi non erano molto propense a consentire uno stracco eccessivo della persona per effetto della vecchiezza, quindi vite piu’ brevi, ma sempre contrassegnate da assoluta prestanza e nessun decadimento di qualsivoglia capacita’, ma le voci e le sensazioni innescate dalle voci, quelle non morivano, erano eterne, immortali come appunto gli dei la cui presenza era costantemente avvertita da qualsiasi soggetto umano, presenza che veniva avvertita non solo attraverso la propria formazione neuronale, ma anche ricordata attraverso quello che abbiamo esposto in merito all’arte : statue, idoli, spesso e volentieri con tratti distintivi che accentuavano il loro potere allucinatorio, quasi ipnotico : globi oculari enormemente dilatati che ancora oggi sembrano osservarci  dal loro  oramai misterioso silenzio, colori vivaci di antichi templi capaci di innescare improvvise sensazioni, maestosita’ di monumenti e forme particolari, tutte con scopi di rammemorazione o soggezione e non solo elementi esterni, ma anche musiche cadenzate, nenie, cantilene, e tutta una serie di elementi che servivano per aumentare quel potere di suggestione ed anche di soggezione  che rimaneva l’elemento base del rapporto tra entita’ e umani, ma che noi oggi possiamo solo supporre, ma assolutamente non comprendere. In proposito sulla identita’ di tali entita’ io avanzo l’ipotesi che non di viaggiatori  intergalattici dovette trattarsi, ma piuttosto di entita’ energetiche per molti versi assai simili alle stringhe della famosa teoria della fisica quantistica che negli ultimi sessant’anni, per la precisazione dalla loro prima formulazione da parte del fisico Italiano Gabriele Veneziano nel 1968, hanno infiammato il dibattito scientifico anche andando a confluire nella teoria dei multiuniversi formulata da 10 anni prima da Hugh Everett III e approfondita da eminenti studiosi negli anni successivi in particolare dal famosissimo
Stephen Hakwing, che ne ha proposto una variante assai suggestiva, rifacendosi all’integrale sui cammini di Feynmann e ipotizzandone una serie pressocche' infinita di percorsi si da produrre una inflazione  cosmologica, laddove quello che e’ successo per il big bang non farebbe che riproporsi continuamente con espansioni continue e sempre in corso, anche in questo preciso momento.  Questo perché gli effetti quantistici all’origine dell’inflazione, invece di arrestarsi, non farebbero altro che propagarsi all’infinito, innescando a cascata un’inarrestabile ramificazione di processi inflattivi in nuove regioni dell’universo e  dando così origine a una struttura  che per alcuni va equiparata ad un frattale senza fine, per altri a bolle  nella quale ciascuna “bolla” finirebbe per rappresentare un universo a sé e quindi per altri come per Hawking e suoi illustri colleghi tipo  Hertog,Greene, il ricorso alle stringhe,  evolutesi in anni piu’ recenti in superstringhe che in quanto fonti energetiche  potrebbero essere aggregate a membrane 3 D (o più) immerse in uno spazio molto più ampio (iperspazio) laddove ogni  membrana è un universo distinto. Un vero e proprio multiuniverso, dunque, nel quale il nostro particolare universo non sarebbe altro che una bolla, una stringa, una super stringa, una membrana, nella quale, essendo l’inflazione già terminata, si sono potute formare stelle, galassie, pianeti,  esseri come noi ed  anche come quelle famose entita’ che per supersimmetria in un periodo imprecisato potrebbero anche  essersi incontrate tra loro. La straordinarieta’ della teoria di Hawking, cui per dovere va menzionato l’apporto collaborativo del collega Hertog che ha firmato assieme a lui  l’articolo dove tale teoria e’ stata proposta, sta in una sorta di limite che si cerca di porre  all’infinita’ di  questa misteriosa struttura, arrivando così a isolare un insieme circoscritto di universi possibili e alle possibilita’ di interconnessione tra di essi . Secondo la  teoria delle stringhe e delle superstringhe, le ipotesi di natura corpuscolare e ondulatoria della materia non sono alternative. A livello microscopico, la materia appare composta da particelle, in realtà aggregati di cariche energetiche. Ad una dimensione di analisi crescente, queste particelle si presentano composte da energia. Il costituente primo della materia sono stringhe  di energia che vibrano ad una determinata frequenza o lunghezza d'onda caratteristica, e che si aggregano a formare particelle. Gli infiniti universi paralleli potrebbero coesistere nello stesso continuum di dimensioni, vibrando a frequenze differenti. Il numero di dimensioni necessarie è indipendente dal numero di universi, ed è quello richiesto per definire una stringa (al momento 11 dimensioni). Questi universi potrebbero estendersi da un minimo di 4 a tutte le dimensioni in cui è definibile una stringa. Se occupano 4 dimensioni, queste sono il continuo spazio-temporale: nel nostro spazio-tempo, coesisterebbero un numero infinito o meno di universi paralleli di stringhe, che vibrano entro un range di lunghezze d'onda/frequenze caratteristico per ogni universo. Coesistendo nelle stesse nostre 4 dimensioni, tali universi sarebbero soggetti a leggi con significato fisico analogo a quelle del nostro universo. La novità di questa teoria è che gli infiniti universi non vivono in dimensioni parallele  e non necessitano di postulare l’esistenza di piu’ di 4 dimensioni di spazio-tempo, ciò che consente di definire una pluralità di universi indipendenti non è un gruppo di 4 o più dimensioni per ogni universo, ma l'intervallo di lunghezze d'onda caratteristico. L'intervallo teorico di frequenze/lunghezze d'onda per le vibrazioni di una stringa determina anche il numero finito/infinito di universi paralleli definibili. Questi sono calcoli complessi e diciamolo pure di addetti ai Super-Lavori: piu’ terra terra, sia pure con ambizioni spazio/cosmiche, noi torniamo alle nostre supposizioni di interazioni tra umani e entita’ in una accezione che strizza l’occhio a tali ipotesi, non dunque viaggiatori dello spazio con astronavi, tute e caschi, ma semplicemente stringhe di energia vibranti in un range di lunghezza d’onda caratteristico, che per una serie di ragioni del tutto incommensurabili alla nostra mente anche quella odierna, si e’ trovato in supersimmetria con la dimensione di un altro universo indipendente, ma proprio in virtu’ della sua  simmetria, comunicante. Entita’ di diverse dimensioni si sono trovati in un rapporto e da questo rapporto ne e’  promanato un periodo di lunghezza indefinita, che le piu’ antiche civilita’ hanno denominato “eta’ dell’oro” o “eta’ degli dei”   

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