mercoledì 5 luglio 2023

NON MARIO MA MARCELLO

 

Affronto questa apparentemente facezia di non volersi piu’ chiamare Mario. Un tempo ero orgogliosissimo di questo nome per il fatto che apparteneva alla persona che ho stimato e amato piu’ di tutti : Mario Nardulli nato il 25 novembre 1888 e che in quanto nipote fu dato anche a me (9 giugno 1948), ma poi avverse, anzi diciamo proprio sgradite e sgraditissime situazioni legate a personaggi che avevano questo nome hanno finito per disamorarmi delle accezioni prettamente nominalistiche  del termine. La prima disillusione era stata quando mi sono reso conto che il mio nome non era affatto quel prototipo di originalita’ che avevo creduto nell’infanzia – caso curioso nella via dove abitavo appunto nell’infanzia, via nicolo’ V, a ridosso delle Mura Vaticane e dominate dalla mole “der Cuppolone” non c’era nessuno, ma proprio nessuno che si chiamava Mario; una marea di Giuseppe, Paolo e Franco a profusione, persino piu’ di un Filippo e poi Luigi, Sergio, ma di Mario neppure l’ombra, sicche’ ricordo che nel  periodo piu’ “animistico” dell’infanzia, quando si tende a considerare tutte le manifestazioni della natura e anche del sociale, strettamente correlate a te stesso,  (il sole sta in cielo per farti giocare, il mondo e’ sotto il balcone a portata della tua mano che basta allungare per prenderlo tutto, quell’albero sta proprio la’ per farti
ombra quando sei sudato
 e hai bisogno un po’ di frescura, etc.), mio padre per premiarmi che sapevo sbrogliarmi assai bene nella lettura, mi aveva fatto l’abbonamento a Topolino a partire dall’agosto del 1952  e la cosa da allora era continuata negli anni “ecco visto che Mario oramai e’ un provetto della lettura  gli faremo questo dono “ aveva detto e la cosa era andata avanti mese dopo mese , anno dopo anno, per cui mi ero andato convincendo che la parola “som-mario” che stava sempre nella prima pagina del giornaletto,  stesse li’ in mio onore, dato che mi arrivava sempre ogni 10 e 25 del mese, appunto i giorni in cui all’epoca usciva  il Topolino da 80 lire. L’infanzia si sa, un bel giorno decide di andarsene e improvvisamente il tempo ha una accellerata vertiginosa, quel giorno che sembrava durare un’eternita’ complice quel sole che in cielo non ne voleva proprio di sapere di tramontare, di colpo se ne andava oltre la siepe, ed eccoti al buio, e  mannaggia… quella mano che un tempo sembrava proprio che riuscisse ad afferrare tutto, ora la ritraevi tutta vuota, senza niente, che magari per caso, le rimanesse appiccicato.  Proliferano i Mario appena si esce da quel piccolo paradiso terrestre che e‘ l’infanzia ( un detto da Freud, non da me)  ed io mi sento sempre piu’ pressato da questo tempo frettoloso e tiranno, e sempre in debito di quella originalita’ che era stata una mia peculiarita’ dei primi dieci, undici anni di vita. C’è Mario Monicelli il regista, e va
bene, Mario Girotti che era Terence Hill quando faceva Cerasella e non era ancora Trinita’, mentre Bud Spencer si chiamava Carlo Petersoli ed era intimo amico di mio padre che lo chiamava Carletto dato che erano stati insieme nella squadra nazionale di pallanuoto;  si insomma parecchi Mario anche vieppiu’ a scuola e persino tra gli amici, ma nessuno a demeritare,
 per cui ci poteva stare solo quella  perdita di originalita’;  certo avrei voluto chiamarmi Galvano o Lodovico, ma tutto non si puo’ avere, e quindi avevo cominciato a farci il callo a tutte queste persone che  si chiamavano come me.  Non piu’ anni, ma decenni si erano andati accavallando, senza che avessi a ritornare su tale questione; certo magari qualche insofferenza per persone che non mi piacevano granche’,  tipo un personaggio della radio che si era deformato il nome in Marione che parlava ossessivamente solo di calcio  (sia la radio sia il calcio sono cose che ho sempre aborrito) , un comico che giocava un po’ sul piano dell’assurdo  che non mi era congeniale, ma che qualcuno aveva alluso che mi somigliasse non solo per il nome e perche’ fosse un architetto come me “ma tu sei scemo “ rispondevo piccato  quello sara’ alto uno e settanta, io sono un metro e ottantasei” . insomma, ci sta messo che non tutti quelli che si chiamano come te, una volta che ne hai constatato una notevolissima diffusione, non potessero essere tutti di tuo gradimento. Si era quindi arrivati alla vecchiezza , magari non proprio estrema come quella di oggi, ma insomma bella che pronunciata:  sessantaquattro anni  2012 e chi ti nominano capo del governo ? un iper
neoliberista, euoropeista
  convinto quindi filo UE, professore alla Bocconi, legato a tutti i gruppi speculativi di alta finanza del mondo, cioe’ stante la mia ciultura, il mio punto di vista :  il peggio del peggio, sulla scia degli ultimi personaggi proposti dalla nostra politica i Prodi, i Ciampi, i Napolitano, che pero’ non si chiamavano Mario.  Ecco con quel  primo Mario a capo del governo e’ allora che il mio nome  comincia a starmi  proprio stretto.  Passano quasi dieci anni, febbraio 2021 nel pieno della piu’ grande farsa mai perpetrata in tutta la storia del genere umano ed ecco viene nominato  a capo del Governo, il rappresentante piu’ convinto di tutto quel mondo di bottegai,  di inganni, di farse ed anche di veri e propri carnefici di liberta’ …..e questo figuro si chiama …....Mario.
Ecco capite perche’ a questa seconda onta non ce l’ho fatta a resistere , tanto piu’ che oramai la mia vecchiezza si era fatta davvero estrema ( quasi 73 anni e fino a passare i 74, nel luminosissimo giorno del 21 luglio 2022 delle dimissioni
 del soggetto in questione ) e ho maturato la decisione di non chiamarmi piu’ Mario, ma cambiarlo in Marcello.  Un nome che ho sempre adorato, per via della’appartenenza all’unico attore che mi sia
sempre piaciuto e abbia anche ammirato Marcello Mastroianni, per qualche altro bel soggetto frequentato nella vita, ma soprattutto per essere il nome di mio nipote Marcello Gruia Nardulli nato il 23 febbraio 2019. Mi ha divertito l’idea di fare il contrario di quello che si fa di solito : dare il nome del nonno al nuovo nato, ebbene io faccio il netto contrario : da nonno prendo il nome del nipote: se non e’ simmetria questa , anzi direi proprio una super simmetria come quella che governa le stringhe in fisica quantistica secondo la M-Theory di Witten (1995) e che asseconda anche il famoso inconscio come insiemi infiniti dello psicoanalista cileno Ignacio Matte’ Blanco

 

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