Ci siamo tutti sempre chiesti quale potesse essere l’origine dell’uomo, tenendo soprattutto conto delle varie accezioni ed eccezioni di diversi apporti? Quella di una origine extra terrestre e' sempre stata una di quelle piu' fantasiose, ma anche piu' insistenti. Magari ecco non faremo l'errore di chiamarli Astronauti dello spazio, Annunachi e neppure Elohim, cerchiamo di non non chiamarli i in alcun modo, però conveniamo che in effetti un qualcosa di estraneo alla nostra biologia e persino alla natura del nostro pianeta, dovette in questo benedetto inizio presentarsi. Lo ripeto, io non materializzerei omini verdi, ne’ giganti, ne’ esseri con tre occhi, ma semmai andrei alla ricerca di una forma di energia del tutto incommensurabile al pensiero umano, che in una qualche maniera ebbe modo, in un determinato momento, di entrare in contatto col nostro pianeta: come? Non ne ho la minima idea; quando ? bhe quando, precisamente non sono in grado di rispondere, ma di certo parecchio tempo fa, senza dubbio, diciamo senz’altro prima di tremila anni fa, cioe’ prima dei periodi che possiamo andare a denominare storici, prima che... ecco qui cominciamo a convenire con una componente che reputo fondamentale : quella contenuta nel saggio di Julian Jaynes "il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza " prima che l’essere umano pervenisse ad un linguaggio articolato ben delineato con segni e quindi con capacita’ di trascrivere pensieri in grado di essere compresi da altri e senza bisogno di intermediari tipo auguri, sciamani, profeti, profetesse, sibille – diciamola papale papale, prima che l’uomo pervenisse a quell’analogia tra se e l’ambiente che e’ sostanzialmente quello che viene definito coscienza. Ecco quindi di para patta Julian Jaynes e il suo straordinario citato saggio che ci dice che la coscienza e’ un meccanismo neuronale posteriore al linguaggio e del cui linguaggio utilizza gli assi portanti della sua struttura, ovvero la condensazione per similarita’ di significazione di una appartenenza, che e’ stata chiamata metafora (cosa e’ questo? ….Be’ e’ come quello!....) ovvero lo spostamento non tanto di una significato, quanto di un significante ovvero secondo la distinzione di De Saussure: tutto quello che ha a che fare con una data cosa (per intenderci oltre al netto significato di rassomiglianza, piuttosto tutto quello che e’ annesso a qualla data cosa, il sentito dire, l’odore, il gusto, la cenestesi ?) - un insieme di conoscenza e sensazione che e’ stato denominato metonimia. Torniamo quindi a quel “quando?” riferito alla temporalita’, ma aggiungiamoci anche le preposizioni “per quanto?” per quanto tempo si e’ avuto questo quando? Eh qui sono davvero dolori, perche’ manca qualsivoglia dato, ci sono solo una serie di manufatti impossibili tipo le piramide egizie, ma anche quelle del sudamerica, mura ciclopiche, costruzioni del tutto inspiegabili con il metro di giudizio delle nostre conoscenze che hanno appunto dato adito alle ipotesi piu’ fantasiose e che non sono assolutamente catalogabili e databili, non sono neppure minimamente concepibili nel racconto della nostra vicenda che ripeto ha un calendario che non riesce ad andare oltre ai tremila anni . La domanda quindi “per quanto” puo’ essere durata questa correlazione tra queste misteriosissime entita’ quasi certamente neppure corporee e la nostra invece concreta corporeita’ in una accezione neuronale e intellettiva del tutto imprecisata, non puo’ neppure essere ipotizzata – determinate scoperte o calcoli astrofisici su condizioni climatici o eventi meteorologico o tellurici ci danno manufatti costruiti con una approssimazione temporale databile a cinque, sei, sette , anche oltre diecimila anni fa. Anche le stesse considerazioni sulla fisicita’ degli uomini o ominidi, come si voglia denominarli, sono quanto mai imprecise e suscettibili di errori e continui aggiustamenti; le diatribe su homo sapiens, homo di Neanderthal e altre supposte appartenenze e qualificazioni non hanno alcun serio fondamento e c’e’ poi la sconvolgente constatazione che tutte le civilta’ dell’antichita’, egiziana, sumerica, assiro, babilonese, indiana, cinese, non abbiano affatto quello che somiglia ad una evoluzione, il passaggio cioe’ da uno stadio piu’ primitivo e rozzo ad uno via via sempre piu’ evoluto, ma comincino praticamente d’acchitto, gia’ belle e e confezionate in tutto il loro armamentario e il loro bagaglio di conoscenze, cultura e civilta’ – d’altronde e’ quanto mai indicativo che quegli autori liberi, originali e non asserviti ad un precostituito ordine sociale, tra cui annoveriamo Guenon, Evola, Pound, Eliade, non abbiano mai preso nella minima considerazione il passaggio da uno stadio meno evoluto ad uno piu’ elaborato ed anzi, Evola ad esempio, nel suo “Rivolta contro il mondo moderno” abbia mostrato l'inconsistenza della stessa dicitura “uomo delle caverne” sottolineando che mai e
poi mai e’ stato dimostrato che l’uomo abbia vissuto in caverne, ma semmai le frequentava occasionalmente per scopi ritualistici o di raduno. Quando e per quanto dunque potrebbe essere stato il periodo di contemporaneita’ tra entita’ e umani? Si va da un minimo di limite di tremila anni fa, ad un massimo che non e’ assolutamente definibile : diecimila, ventimila, cinquantamila, centomila anni fa, tutto e’ possibile, poiche’ nessun riscontro di datazione effettiva puo’ essere esperito e difatti i miti di Atlantide, Lemuria, Pandeia e quant’altro di narrazioni di luoghi e tempi non determinati, abbondano in tutte le civilta’. Diciamo dunque che non sappiamo niente di e su queste entita’ e del loro rapporto con l’uomo, possiamo solo supporre certe modalita’ anche di frequentazione o magari di subordinazione nostro nei riguardi loro, soprattutto in virtu’ di un fortissimo divario di conoscenze e abilita’. Ammettiamo dunque che queste entita’ capitate per chissa’ quale caso o necessita’ sulla terra si siano trovate nella necessita’ di utilizzare, come manovalanza, come supporto, come schiavi, gli esseri viventi presenti nel pianeta, animali di vario tipo tra cui ovviamente anche questo strano bipede, un tantino piu’ composito degli altri e in grado di poter apprendere certe tecniche, che avrebbero potuto tornare utili a chissa’ quali fini dei nostri particolarissimi viaggiatori. Certo loro avrebbero messo le tecniche piu’ raffinate, i calcoli piu’ che infinitesimali per una stretta correlazione con l’intero cosmo, gli allineamenti coi pianeti, con le costellazioni, i codici di orientamento, mentre per gli uomini si sarebbero riservati compiti più umili, dapprima poco piu’ di quelli di una bestia da soma, ma via via sempre piu’ elaborati e complessi, tipo quello di riuscire da soli a costruire edifici, templi, monumenti, dighe, argini, innalzare difese e anche cominciare a edificare citta’. Per riuscire appieno in tale compito bisognava pero’ innescare nel cervello umano una specie di codice, che assicurasse una pronta e assoluta risposta ad ogni richiesta da loro effettuata ed ecco che torniamo al nostro Jaynes e alla sua mente bicamerale.Quale miglior codice di un meccanismo di suddivisione cerebrale, dove una parte del cervello restava deputata ad ampliare una conoscenza del proprio ambiente fondata sulla condensazione di significati accostati per somiglianza e similarita’ ovvero attraverso metafore (emisfero sinistro) ed un’altra nell’emisfero opposto (destro) specializzata invece nel ricevere informazioni trasmesse per trascinamento di significanti, metonimie incentrate su prescrizioni, accorgimenti, suggerimenti ordini, tutta una serie di prescrizioni che dovevano avere la peculiarita’ di essere immediatamente recepite ed eseguite senza indugio, senza alcuna pausa di incertezza e dubbio, senza la minima riflessione. Per la prima di questi due meccanismi cioe’ la metafora, andava benissimo il linguaggio articolato che forse proprio grazie a qualche intervento delle nostre entita’, si rese subito abbastanza disponibile con progressiva accellerazione; per la seconda il linguaggio articolato era fuori gioco, non c’era alcun bisogno di stabilire paragoni o di capire cio’ che si doveva fare, doveva essere fatto e basta, quindi bisognava utilizzare nel trascinamento di esperienze ripetute, ammaestramenti, comandi, financo imposizioni, qualcosa che non potesse essere dissuaso, meno che mai discusso, qualcosa che dovesse essere solo obbedito. La parola obbedire viene dalla radice del verbo latino audire piu’ il prefisso ob, che conferisce al termine il significato di “ascoltare stando di fronte”, quindi l’uomo in quuesta sua seconda modalita’ di apprendimento, con tutta probabilita’ anche questa propiziata da un intervento genetico di predisposizionamento da parte delle misteriose, incommensurabili entita’, deve disporsi ad ascoltare la disposizione che di volta in volta gli verra’ impartita a secondo del compito assegnatogli per interagire efficacemente con l’ambiente che lo impegna- una faccenda piu’ che altro auditiva e difatti viene scelta la modalita’ delle voci per impartire tali disposizioni, voci ingenerate automaticamente dall’emisfero destro del cervello non appena una situazione raggiunga il grado di stimolo per innescarla. (oggi lo chiameremmo stress da impegno).L’udito, si badi bene e ‘ il senso di minor controllo dell’apparato umano, noi possiamo gestire le immagini, la vistam chiudendo gli occhi, distogliendo lo sguardo, possiamo evitare il contatto di un oggetto, evitare un percorso, non bagnarci in un fiume, ma non possiamo per quanto ci turiamo le orecchie, non sentire una voce, specie se questa promana dal nostro interno, innescata da un certo grado di eccitazione; ecco perche’ le entita” avevano scelto la voce, una loro voce, assertiva, categorica, imperativa per assicurarsi che gli uomini non mancassero di ricevere questo tipo di comunicazione, di loro comunicazione. Come spiega esaurientemente Jaynes nel suo citato libro, si trattava in sostanza di un cervello suddiviso in due distinti comparti : uno per articolare sempre piu’ un linguaggio pratico fondato sulla condensazione metaforica di significato e quindi interagire piuì che altro con i proprio simili, un altro di carattere allucinatorio auditivo (sentire le voci) di carattere di trascinamento di significanti per assolvere a compiti piuì impegnativi, per lo piu’ assegnati dalle entita’ In altre parole: una mente bicamerale. Del tutto superflua in una tale struttura cerebrale la presenza di una coscienza , ovvero un analogo-io, cioe’ un io in situazione in grado di narratizzare la sua presenza in un dato contesto, anzi non solo superflua, ma dannosa, specie nell’organizzazione metonimica delle voci allucinatorie che dovevano conservare sempre il loro impianto categorico/imperativo, senza contemplare alcuna obiezione o anche discussione. Si ripropone quindi il quesito: quanto puo’ essere durata una simile organizzazione cerebrale e tutto sommato comportamentale?A mio parere “parecchio” e’ un po’ il parecchio di Giolitti che si riferiva a quello che avremmo ottenuto se non fossimo entrati in guerra nel 1915 contro gli Imperi Centrali, molto troppo indistinto, soprattutto da un punto di vista temporale, un qualcosa sulla quale in effetti non si puo’ dire niente - diciamo pero’ che se ne ammettiamo un lasso piuttosto lungo, molti misteri trovano spiegazione e plausibilita’ : gli undicimila anni della Sfinge sull’indizio della sua umidita’ sulle fondamenta che ha riscontro in una era riscontrabile solo in un periodo di tale piovosita’, la vera eta’ delle piramide di Giza, le modalita’ costruttive senza malta ad incastro di blocchi di spropositata grandezza e tanti tantissimi altri esempi. L’elemento di assoluta novita’, abbastanza sconvolgente, riguarda una ripresa della famosa tesi delle eta’ del mondo di Esiodo per coniugarla appunto con l’ipotesi della mente bicamerale di Jaynes che in effetti ha una evidente rassomiglianza con quella che potrebbe essere stata l’eta’ dell’oro. “perche’ gli dei non ci parlano piu ?’” si chiede disperato Esiodo, ed e’ una geremiade comune a tutte le civilta’ , a tutti i popoli della terra in quel periodo di passaggio che, quello si che e’ un tempo ben precisato, segna l’inizio della coscienza, ovvero un io metaforizzato sulla base del linguaggio articolato, che mette in relazione l’uomo e il suo ambiente, e che, se dovessimo continuare a seguire Esiodo e compagnia, indicheremmo come il passaggio all’eta’ dell’argento, dove non ci sono piu’ gli dei, che come abbiamo appurato non parlano piu’, non ci sono piu’ le loro voci allucinatorie che ci dicono quello che dobbiamo fare, ci sono i guerrieri correlati all’argento come gli dei lo erano all’oro. Quindi l’eta’ dell’oro, indefinita, fumosa, senza limiti e’ la mente bicamerale, mentre con l’argento comincia la decadenza della coscienza: non ci sono piu’ le voci che regolano il comportamento, ora l’’uomo e’ in grado di prendere le decisioni, in quanto dispone di un analogo tra se e l’ambiente che gli consente di essere in situazione e quindi prendere quelle decisioni, che prima riceveva in forma di voci allucinatorie dagli dei, ovvero dalle entita’ che si erano interposta tra uomo e contesto. Sono decisioni pero’ quasi sempre sbagliate, soprattutto sono decisioni che comportano rivalita’, rabbia, violenza e cattiveria. E’ questa la peculiarita’ della coscienza fin dalle sue prime battute e difatti i suoi rappresentanti sono guerrieri, persone cioe’ votate alla guerra, alla distruzione, al sangue, alla violenza. E’ questo il primo piu’ appariscente riscontro di essere, gli uomini pervenuti alla coscienza, e’ questo il segno piu’ evidente che le voci degli dei non dirigono piu’ il comportamento, la volizione, il pensierio umano: non a caso Jaynes parla di “crollo” dell’organizzazione della mente bicamerale, cui fa riscontro l’origine della coscienza, contrassegnata da violenza e distruzione, per cui e’ ribadito il senso di una “caduta! “ non tanto una caduta degli dei, quanto una caduta dell’uomo. Gli dei, difatti esauriti i loro interessi, non cadono, se ne vanno, partono e checche’ ne dicano certi scoop giornalistici e alcuni fantasiosi scrittori, non sono mai tornati. Dalla violenza dei guerrieri, ovvero comunita’ rissose, violente, guerrafondaie che hanno contrassegnato una narrazione della storia fondata su uno stato di continua tensione fatta di lotte, contrasti, (non a caso c’e’ sempre l’imbecille di turno, tipo Hegel, tipo Marx, tipo Fuckayama che strombazza una fine della storia appena la tensione tende a venire meno), siamo passati ad un’epoca dove all’elemento di violenza guerriera si e’ sostituita una violenza economica, non meno distruttiva, ma soprattutto sempre piu’ orientata verso la decadenza: la cosidetta eta’ del bronzo caratterizzata dalla classe dei mercanti, ovvero non piu’ una classe dedita prevalentemente alla violenza e alla sopraffazione fisica come erano stati grosso modo i primi duemila e trecentocinquant’anni dall’inizio della coscienza (Grandi Imperi, continue guerre, conquiste, etc.) ma con un epocale cambiamento provocato a bella posta da una gonfiatissima e quasi del tutto inventata pandemia (quella del 1348), la continuazione di violenza guerre e distruzione, con l’aggiunta pero’ di un meccanismo di ipocrisia fondato sul tornaconto economico e quindi sul denaro che diviene in breve l’unico referente di valore in un mondo sempre piu’ turpe, un mondo ulteriormente aggravato da uno sviluppo tecnologico totalmente asservito al principio economico. E’ il nostro mondo moderno che ben conosciamo e che a quasi settecento anni da quella trasformazione dall’argento al bronzo, le recentissime iniziative di quegli stessi mercanti che si sono denominati imprenditori, industriali, magnati e tutto lo stuolo dei loro lacche’ (la solita questione dei bottegai e loro garzoni), ha voluto accorciare le distanze per un passaggio di eta’ dal bronzo al ferro, che non e’ neppure un metallo, ma una lega, riproponendo l’escamotage della pandemia, altrettanto falsa e inventata come quella di settecento anni fa, per creare appunto un mondo fatto solo di pochissimi padroni e di uno stuolo di Servi. Ecco a cosa ha portato, magari ecco diciamo, che sta portando quella partenza degli dei di tremila anni fa, ecco a che cosa ha portato la tanto decantata coscienza, quell’analogo io fondato sul linguaggio che ha cercato anche di raccontarci, con l’invenzione della scrittura, non contemplata dalle entita’ che ci avevano dato la mente bicamerale, una storia della sua affermazione. Peccato che questa storia non sia sempre lì lì per finire per mancanza di tensione, come hanno cercato di spacciare alcuni professionisti della menzogna, tipo Hegel, Malthus, Say, Spencer, Marx, Van Eyck, Popper , ma sia sempre stata, in particolar modo con l’avvento dell’eta’ del bronzo e certe sue dirette conseguenze, sempre inventata e contrabbandata come unica verita’ (rivoluzione industriale, sommosse e rivoluzioni create ad hoc, emergenze climatiche, buchi dell’ozono e altre scempiaggini del genere). Se quindi la storia e’ tutta una menzogna, che si e’ andata sempre piu’ sviluppando, in sostanza quella che l’ha ingenerata e’ proprio la coscienza, ovvero la metafora analogale dell’io costruita sulla base del linguaggio, un meccanismo neuronale sviluppatosi a seguito del ritiro delle entita’ che avevano impostato invece un tutt’altro funzionamento del cervello umano, e che ha creato un mondo impostato sulla violenza e sulla prevaricazione.