lunedì 29 aprile 2024

IN MORTE DI BENITO

 

Dopo il 25 aprile e le sue magagne parliamo del 29 che e’ il giorno in cui venne ufficializzata la morte di Benito Mussolini (inutile andare dietro a tutte le versioni che nel corso degli anni sono stati avanzati su tale morte : fucilazione immediata subito dopo la cattura, fucilazione durante la notte in cui lui e la Petacci erano stati rinchiusi in un casolare con tanto di possibile colluttazione, doppia fucilazione l’ultima sui cadaveri,  quella indicata a Giuliano di Meszzegra, quindi una vera e propria teoria di esecutori materiali,  dal celeberrimo Colonnello Valerio che alcuni hanno identificato in Walter Audisio altri addirittura nello stesso Luigi Longo  tra i comandanti piu’ importanti dei comitati del CLN,  assieme a Parri, Cadorna e Mattei, quindi un certo Lampredi e addirittura 50 anni dopo a meta’  degli anni novanta un certo Lonati con compiti di cripto spionaggio sulla documentazione del carteggio Churchill-Mussolini. Insomma a ben vedere non si sa come raccapezzarcisi, di certo rimane solo che il 29 aprile Mussolini era morto e comincio’ la lugubre esposizione della sua salma nel vergognoso evento di piazzale Loreto : orbene  ma le troviamo giustificate tutte queste contraddizioni, forzature e anche drammatizzazioni in relazione al personaggio ? Beh ! direi proprio di si! Mussolini nel bene e nel male non e’ certo un personaggio  che per la storia e’ passato indifferente, senza farsi notare, e lo stesso vale per me con tutto che non l’ho mai amato. Quello che innanzi tutto non mi e’ mai piaciuto di lui e’ stata la provenienza  dalla sinistra, per la precisione la sinistra piu’ estrema e poi il suo alto grado di scendere a compromessi che gia’ e’ piuttosto evidente nella sua militanza nel Partito Socialista , e che diverra’ plateale con  lo scoppio della Grande Guerra e le piroette in merito all’intervento o non intervento, per intenderci dalla neutralita’ assoluta senza se e senza ma dei primi giorni dopo l’attentato di Sarajewo, come si evince da un suo articolo sull’Avanti del 26 luglio 1914 di cui si trasmette un estratto: "Abbasso la guerra"del 26 /7/14  Nel caso deprecato di una conflagrazione europea, qual è il posto dell’Italia Accanto all'Austria contro la Francia?  Noi non sappiamo quali siano i patti segreti di quella Triplice che fu così precipitosamente rinnovata dai monarchici all'insaputa e contro la volontà dei popoli, sappiamo solo e sentiamo di poterlo dichiarare altamente, che il proletariato italiano straccerà i patti della Triplice se essi lo costringeranno a versare una sola goccia di sangue per una causa che non è sua.Anche nel caso di una conflagrazione europea, l'Italia, se non vuole precipitare la sua estrema rovina, ha un solo atteggiamento da tenere: neutralità assoluta.   O il governo accetta questa necessità o il proletariato saprà imporgliela con tutti i mezzi. È giunta l'ora delle grandi responsabilità. Il proletariato d'Italia permetterà dunque che lo si conduca al macello un'altra volta? Noi non lo pensiamo nemmeno. Ma occorre muoversi, agire, non perdere tempo. Mobilitare le nostre forze.  Sorga dunque dai circoli politici, dalle organizzazioni economiche, dai Comuni e dalle Provincie dove il nostro partito ha i suoi rappresentanti, sorga dalle moltitudini profonde del proletariato un grido solo, e sia ripetuto per le piazze e strade d'Italia: «Abbasso la guerra!». È venuto il giorno per il proletariato italiano di tener fede alla vecchia parola d'ordine: «Non un uomo! Né un soldo!» A qualunque costo! e che portera’ appena tre mesi dopo  al famoso articolo del 18 ottobre  ultimo intervento del nostro sull’Avanti  “dalla neutralita’ assoluta alla neutralita’ attiva e operante ” per sfociare all'espulsione del Partito Socialista  e alla uscita del nuovo quotidiano Il Popolo d'Italia, che proprio il Governo francese ne  aveva permesso la fondazione con cospicui fondi al patto pero' di farsi l'emblema stesso dell'interventismo  nlla guerra a fianco di francia e Inghilterra. in verita' la formulazione del principio della neutralita' attiva e operante era certamente ben congegnata  e c'era la concreta possibilita'  che potesse essere accettata dalla dirigenza del Partito Socialista  : era difatti una posizione  che non precludeva
dogmaticamente l'intervento  ma nello stesso tempo poteva benissimo farsi interprete del diffuso senso di pacifismo e non solamente del Partito. Insomma poteva benissimo rappresentare un antecedente  del famosissimo "parecchio" di Giolitti del gennaio 1915,  solleticando un certo attendismo che in fin dei conti era quello che  voleva il Paese, ma i soldi che oramai gli arrivavano dalla Francia resero Mussolini sempre piu' audace, che a questo
punto non tento' alcuna azione di compromesso e lascio' che lo espellessero dal partito per titolare  difatti "audacia" il suo primo articolo sul novello giornale Il Popolo d'Italia  del 15 novembre 1914  e il testo di cui riportiamo alcuni stralci e' oltremodo violento, bellicoso che non lascia spazio ad alcuna conciliazione    "Oggi – io lo grido forte – la propaganda antiguerresca è la propaganda della vigliaccheria. Ha fortuna perché vellica ed esaspera l’istinto della conservazione individuale. Ma per ciò stesso è una propaganda anti-rivoluzionaria. La facciano i preti temporalisti e i gesuiti che hanno un interesse materiale e spirituale alla conservazione dell’impero austriaco; la facciano i borghesi, contrabbandieri o meno, che – specie in Italia – dimostrano la loro pietosa insufficienza politica e morale; la facciano i monarchici che specie se insigniti del laticlavio, non sanno rassegnarsi a stracciare il trattato della Triplice che garantiva - oltre alla pace (nel modo che abbiamo visto) - l’esistenza dei troni; codesta coalizione di pacifisti sa bene quello che vuole e noi ci spieghiamo ormai facilmente i motivi che ispirano il suo atteggiamento! Ecco il voltafaccia è completo, il grande tradimento consumato: l'uomo della neutralità assoluta non si vergogna di gridare il suo invito alla guerra.  Proprio con le vicende personali di questo Mussolini ai suoi quasi esordi  nel ruolo di uomo di guerra e di compromesso, valutiamo quanta importanza possa rivestire il denaro e la corruttela. Si e' detto che questo, ancora agli esordi,  Mussolini sia stato estremamente abile  a condurre  il lettore alle sue tesi di traditore e di spudorato voltafaccia,  smontando le contraddizioni del suo medesimo percorso intellettuale ad una ad una, quasi un esercizio di  prova tecnica di persuasione di massa che egli ripetera' nel corso di tutta la sua vicenda politica e umana, ma a me pare questo il persuadere di masse di idioti, di gente che non riesce a discernere i propri interessi e giustappunto finira' per perdere la vita tra le trincee del Carso  nell'immediato futuro e piu' avanti sempre ascoltando la parola fallace e bugiarda di Mussolini ad accettare disposizioni da operetta,  leggi razziali, a legarsi al carro di improbabili alleati e nuovamente a consumare la propria  vita tra gli  assolati deserti africani,  il fango della Grecia, le  distese gelate della Russia. 
Questa di una supposta abilita' di Mussolini, ovvero gli scritti cafoni, l'oratoria magniloquente e sbruffona e' 
un’altra caratteristica che detesto del personaggio, sia l'uno che l'altra  sono state definito graffianti, incisivi, atto a convincere, e quindi  estremamente efficaci;   a mio parere e’ solamente lo stile grezzo, magniloquente e sensazionalista del piazzista,   grezzo, tipico di una societa’ frustrata e con enormi complessi di inferiorita’ e questo vale non tanto per le classi piu’ diseredate, quanto per quelle che potremmo definire dirigenti : una dirigenza da cui traspare oltre alla frustrazione anche una congenita ignoranza e assoluta mancanza di raffinatezza;  purtroppo c’è da dire che e’ uno stile che ha fatto scuola e specie quando si attraversano periodi di difficolta’, quali ad esempio quelli della recente farsa pandemica del 2020-2022, si risveglia,  e’ uno stile che torna di moda, si chiude la discussione con un categorico “PUNTO!” come faceva spesso il capo del Governo della prima falsa emergenza  o qualcuno dei suoi sgherri  come il Ministro Speranza che si permetteva anche di imporre i dettami di comportamento , il tristemente noto “tachipirina e vigile attesa” oppure il “vi renderemo la vita difficile come stiamo facendo” di ulteriori sgherri dell’apparato politico e anche del potere amministrativo, militare e anche consultivo dei vari consulenti cosidetti esperti,  che continuavano a lanciare anatemi  dalla televisione in trasmissioni pilotate, dai social  tacciando coloro che contestavano le massicce vaccinazioni di veri e propri insulti “vi staneremo casa per casa e vi faremo fare quello che vogliamo noi “ come asseriva il Presidente della Regione Romagna e persino un Generale a tre botte improvvisatosi uno stratega non da tavolino, ma da iniezione da vaccino . Eh si questa e’ una indubbia eredita’ di Mussolini che a parte qualche sollecito epigono tipo Starace, Muti, o gerarchetto di provincia, per fortuna nel suo Partito  non fece questo grande proselitismo: Grandi, Balbo, Bottai, Suardo, Federzoni anche Ciano e non parliamo D’Annunzio che magari fascista non possiamo etichettare, ma certamente di certe idee si, erano persone non solo intelligenti, ma anche raffinati comunicatori e senza dubbio persone che non avevano mai bisogno di scendere all’anatema o all’alterco,  persone che, come purtroppo abbiamo visto abbondano tra le fila della cosidetta sinistra   sempre in questi ultimi anni utilizzando al peggio  in comunanza al frasario,  gli strumenti della nuova tecnologia informatica e dei cosidetti “social” 

 

giovedì 25 aprile 2024

MA QUALE FESTA !?

 

Festa il 25 aprile? Anzitutto non e’ una data esatta, il 25 aprile non sanci’ ne’ la fine della guerra ne’ la resa di tedeschi o italiani della Repubblica di Salo’, e quindi non libero' alcunche', difatti tutto quello che dovrebbe rievocare avvenne solo parecchi  giorni dopo:  la fine della guerra con resa incondizionata addirittura l’8 maggio 1945. Semplicemente il 25 aprile inizio’ la ritirata dalle citta’ di Milano e Torino di truppe tedesche e italiane, ma rimasero parecchie sacche di resistenza in tutta l’Italia settentrionale,  Mussolini ad esempio venne fu ucciso  solo il 29 aprile e la repubblica Sociale tracollo’ senza neppure una resa ufficiale, mentre la X Mas non si arrese a nessuno , ma semplicemente smobilito’ e i suoi ufficiali a cominciare dal suo comandante Junio Valerio Borghese furono oggetto del massimo rispetto da parte dei membri del CLN, che li lasciarono liberi.  Una data quindi inesatta come un po’ tutta la storia della cosidetta resistenza, con una canzone-inno “Bella ciao” fabbricata a tavolino vent’anni dopo da raffinati  artisti e cultori di musica popolare : gli interpreti  del  Nuovo CanzoniereItaliano (Roberto Leydi, Gianni Bosio,  Fausto Amodeo, Michele
 Straniero, Sandra Mantovani, Giovanna Marini, etc.) che l’avevano presentata al Festival dei due Mondi di Spoleto del 1964, eventi di valore strategico molto dubbi e stradiscussi tanto da indurre il cte alleato Gen, Alexander a lanciare un proclama nel dicembre 1944 ove si invitava le forze partigiane dal desistere dalle loro azioni di guerriglia in quanto assai spesso contrastanti con la strategia degli eserciti regolari, un comando fortemente egemonizzato dal Partito Comunista e quindi operante per obiettivi politici di parte, anzi di partito, e infine, elemento che solo pochi (vedi Giampaolo Pansa)hanno cercato di mettere in luce, un intento strettamente vendicativo, assai spesso con motivazioni del tutto  personali, che ha fatto decine di migliaia di vittime, del tutto da estrapolare a fattori bellici, di cui irrilevanti sono i dati di riscontro. Insomma una resistenza che di resistente ha molto poco, per non parlare di una alea di spirito guerriero che ha una  indicizzazione di caduti e feriti irrilevanti, ascrivibili piu’ ad azioni di polizia e ritorsione, che  a reparti combattenti tra loro. Si e’ provato nel dopoguerra, specie negli anni sessanta quando le forze di sinistra si fecero piu’ pretenziose,  a stabilire una sorta di ideale nesso tra Risorgimento e Resistenza, ma in verita’ nell’immaginario collettivo della Nazione tale connubio non e’ mai passato. Questo in verita’ non perche’ vi e’,  come sembrerebbe di primo acchitto una troppa vistosa
sproporzione di valori e ideali tra i due mementi storici, quanto perche’ quella stessa sinistra che aveva caldeggiato la cosa si cominciava a rendere conto negli anni ottanta e novanta con la critica storica fattasi piu’ profonda e articolata che anche il Risorgimento era un movimento che aveva magagne grosse come una casa, anzi come intere citta’
 (vedi il film Bronte, le revisioni sulla Impresa dei Mille, il ruolo dei Rotschild nel finanziare il massone e faccendiere degli inglesi Conte di Cavour, l’altra faccia del fenomeno del cosidetto Brigantaggio nel sud italia che impegno’ le forze armate del nuovo Regno assai piu’ di quelle impiegate in tutte le campagne contro l’Austria  ) 
 La Resistenza non era una mammoletta, ma il Risorgimento con cui era stato tentato l'accostamento,  era forse addirittura peggio:  se sulla prima  pesava l'influenza di un partito, quello comunista  e una troppo spiccata partigianeria,  sul secondo  si stendeva l'ombra della massoneria e gli interessi di una potenza straniera l'Inghilterra, che aveva fatto dell'inganno e della mercificazione l'emblema del suo potere . La perfida albione, la nazione bottegaia come l'aveva definita Napoleone, si ripresentava sul panorama nazionale questa volta affiancata  dalla sua degna erede, gli iper consumisti e capitalisti per eccellenza ovvero gli Stati Uniti d''America : quell'Isola piu' grande che il filosofo e geo-politico Carl Schmitt aveva indicato  come naturale raccoglitrice dello spirito commerciale e quindi bottegaio inglese, ecco qui si che poteva allacciarsi una qualche associazione, dove a ben vedere il nostro Paese, l'Italia era sempre nella parte del complemento oggetto, la nazione da sfruttare da farci esperimenti, dal dominare tramite l'interesse economico : una terra di conquista per farne appunto una propaggine di bottega, una terra non di bottegai in quanto padroni di bottega, ma semplici garzoni . Ecco l'Italia che noi settantanove anni dopo dovremmo festeggiare  

mercoledì 10 aprile 2024

L'IMMAGINARIO DELLA FISICA

 

La fisica puo' venire intesa, specie se ci si rifa' piu' a Leibniz che a Newton una materia molto simile alla filosofia ed ecco allora che scatta l' interesse, addirittura la passione : si riprende del primo, quella  “vis viva” promanante da noi e non da fuori, in-sistente e non ex-sistente, e la si applica  a quel calcolo infinitesimale con proiezioni di numeri negativi, cioe' numeri immaginari che la fa divenire qualcosa di veramente entusiasmante  e molto molto piu' stimolante  : Heisenberg, Pauli, Schrodinger, Dirac, Bell,  quella nuova definizione “fisica quantistica”, l’effetto della doppia fenditura, l’entenglement, l’effetto farfalla, il principio di indeterminazione su particella e flusso, l’equazione d’onda e il suo collasso e poi dai, quel gatto vivo o morto riferito giustappunto al collasso d’onda: i campioni della nuova fisica Heisenberg, Schrodinger, avevano tutti i crismi per assurgere ai nuovi campioni della conoscenza, assieme a quelli piu’ collaudati della vecchia filosofia da Leibniz a Kant, saltando a pie’ pari l’improponibile Hegel (improponibile per chi come me ritiene la rivoluzione industriale la quintessenza dell’abominio della nostra civilta’ e altresi considera tutta la pratica e il teorico ad essa correlato - illuminismo, rivoluzione americana, rivoluzione francese, massoneria, cosidetta scienza economica e vari pseudo teorici tipo Smith, Ricardo, Say, Malthus, etc. del ciarpame derivato da quell’unica mentalita’ mercantile che io preferisco chiamare bottegaia) Si obiettera’ : ma come tu ritieni la rivoluzione industriale un passo indietro dell’umanita’ e anche la Rivoluzione Francese, il principio dei diritti e della liberta’, dell’eguaglianza dell’uomo un abominio? In realta’ io dico e sono in grado di dimostrare con lo studio, la conoscenza e un po’ di capacita’ di ragionamento, che a proposito de la piu’ famosa delle rivoluzioni, quella francese del 1789, fu solo una farsa, come d’altronde tutte le piu’ strombazzate pandemie della storia, non diversamente che per gli altri pseudo cambiamenti socio/politici passati alla storia come rivoluzioni o anche guerre, mettendoci magari l’epiteto di “indipendenza”, di “successione” , di “secessione”, oppure dandogli un nominativo piu’ colorito, trasferito da qualche oggetto o luogo  del contesto:  “ guerra delle tre rose, guerra del te’, guerra dell’oppio, rivolta dei garofani , rivoluzione d’ottobre , rivoluzione delle camicie nere,  marcia del sale,  primavera di Praga”….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Massimo comun denominatore di tutti questi sconvolgimenti, la assoluta falsita’ rispetto a quello che dovrebbe essere un raccontato  obiettivo e veritiero sulla storia  e questo non proprio da sempre, ma in ispecie con l’avvento nella storia del mondo dell’eta’ dei mercanti, o bottegai ovvero con il progressivo affermarsi di una classe sociale , la borghesia che pone alla base del suo stesso essere e di ogni possibile giudizio di valore :  il denaro, il mercato, lo scambio.

Ci si potrebbe domandare : ma perche’ prima nell’eta’ dei guerrieri ancora in auge non avveniva lo stesso? Il denaro non aveva questa rilevante importanza? Un Crasso non era l’uomo piu’ ricco di Roma  e per questo aveva accesso alle cariche piu’ prestigiose della Repubblica? E poi la stessa differenza fra patrizi e plebei non era,  tutto sommato, ascrivibile a questioni di censo? … “Cesare il popolo chiede sesterzi” dice una simpatica freddura… “no vado dritto” risponde il condottiero, mostrando così anche  a livello di barzelletta che tutto sommato l’andare diritto, ovvero per una strada che non comporti alcuna deviazione, alcuna sterzata dal cammino del grande interesse dello Stato,  può anche essere contemplata, ma il sesterzio o “se-sterzo” non sara’ mai il cammino principale. Ecco mettiamoci un Feynman ante-ante litteram alle prese con il suo integrale sui cammini e questo tragitto diritto, senza sterzate del piu’ grande degli antichi romani : quale credete che sarebbe stato quello piu’ rispondente alle migliori opportunita’????
In sostanza il denaro diviene sempre piu’ importante con il corso del tempo ma in eta’ dell’argento e quindi dei guerrieri resta sempre in auge  la famosa risposta di di Marco Furio Camillo al “Vai victis” di Brenno : “non auro, sed ferro, reuperanda patria est” ;  così e’ anche nel periodo medioevale, con le Cattedrali, con la Cavalleria, in un Poema come la Divina Commedia di Dante Alighieri, con personaggi come Federico II, ma così non sara’ più con l’Umanesimo impostosi come nuova modalita’ di essere al mondo, grazie alla grande pandemia del 1348 e ad una sensibilita’ fondata su di un egoistico individualismo dove può fare enorme breccia la paura e un codice di rappresentazione della realta’ fondato su di una convenzione riduttiva desunta da un codice non verificabile, come quello di un immaginario classico. 
 Assunto quindi il principio che alla origine di ogni sovvertimento sociale  c’è sempre un potere costituito  e organizzato secondo ferrei dettami di precisi interessi economici, e che il tanto ipocritamente e buonisticamente  strombazzato popolo conta, ed e’ sempre contato meno del due a briscola, torniamo ai nostri interessi di fisica teoretica nell’accezione quantistica  per vedere se siamo in grado di stabilire una sorta di continuum con quelle forze che al potere bottegaio con relativi garzoni si e’ sempre opposto. In eta’ prebottegaia abbiamo figure come gli Imperatori germanici che lottarono sopratutto contro il Papato Federico Barbarossa, Federico II detto lo Stupor mundi,
ma con l’avvento del potere mercantile (i banchieri, i commercianti, l’emergente borghesia) trovata una nazione guida l’Inghilterra e poi strutturatosi in una vera setta la Massoneria, la Rivoluzione Industriale di meta’ del settecento, di cui abbiamo precisato il ruolo di acutizzazione del principio economico, realizzando il connubio con un altro elemento che diverra’ indissolubile al suo spirito : il tecnicismo con l’esaltazione del ruolo della macchina come nuovo paradigma a cui riferire la stessa essenza umana, e’ un qualcosa, non a caso di  primogenitura anglosassone , proprio in quanto altamente rappresentante dello spirito commerciale della emergente classe borghese , che come abbiamo avuto modo di osservare ha una originaria localizzazione nazionale in una specifica nazione l’Inghilterra  che aveva giustappunto scelto il commercio e il denaro come elementi di connubio con la propria tradizione – un qualcosa,  attenzione che nessuna altra nazione, specie in termini di vertice aveva mai operato, facendo oggetto di scambio il  proprio lignaggio aristocratico con non meglio precisati meriti di censo, in relazione al quale si poteva annoverare la spregiudicatezza ma anche vere e propri portamenti banditeschi e criminali. Le opposizioni al galoppante spirito bottegaio vengono unicamente da quei popoli, quelle civilta’ che si rifanno alla tradizione e pongono alla base del loro vivere sociale un certo conservatorismo dello spirito appunto di tale tradizione, venendo tuttavia ampiamente a contatto soprattutto con il tecnicismo dei tempi. E’ il caso dei Grandi Imperi della terra, quello Russo, quello austro ungarico e ultimo quello Germanico dopo l’unita’ sotto la guida prussiana di tutti i regni e ducati tedeschi. Un quarto Impero ma in grande decadenza e’ quello cinese, che tornera’ alla ribalta mondiale solo con l’adesione alla teoria comunista di cui ne elaborera’ una versione di carattere orwelliano . Un ulteriore Impero potrebbe essere annoverato nel Giappone, ma non nel XVIII e XIX secolo;  la sua rilevanza comincera’ ad essere pronunciata  solo con l’inizio del XX secolo, prima nel contrasto con un altro Impero, quello Russo , ma successivamente venendo a trovarsi in rotta di collisione con il piu’ ipocrita degli imperi,  quello statunitense che rifugge da tale epiteto e contrabbanda parole di untuoso buonismo : liberta’, democrazia, ma  è in verita’ l’erede piu’ che legittimo della bottegaia Inghilterra della quale ha fortemente  esasperato i principi,  sviluppando come mai prima si era visto, un consumismo dilagante ed un tecnicismo spersonalizzante, dandosi anche quel lustro teorico che gia’ l’Inghilterra si era accaparrata prezzolando pseudo intellettuali come i gia’ citati Smith, Say, Malthus e compagnia. In tutto questo complesso assunto si ravvede il distinguo tra popoli di terra e popoli di mare  operato dal filosofo geo politico Carl Schmitt  nel lontano 1942 . Liberalismo era stata chiamata alludendo ipocritamente alla liberta’ questa sotto teoria e con la solita mancanza di originalita’ l’america si e’ andata stringendo sotto l’etichetta di “neo Liberalismo.  Comunque sia contro questi Imperi le forze bottegaie , ovvero l’  Inghilterra coadiuvata prima dal suo impero coloniale  ed anche abilmente coinvolgendo nelle sue camarille  altre nazioni europee meno rilevanti come  Francia, Italia, Belgio, Olanda, Serbia, Grecia ed infine passando totalmente il testimone agli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, hanno sempre visceralmente e spasmodicamente combattuto. Si crede ingenuamente che il grande nemico dell’Inghilterra sia stato Napoleone, assolutamente non e’ così Napoleone ha rappresentato solo una forma di esasperazione di un movimento, la Rivoluzione francese, che la Massoneria inglese aveva perfettamente contemplato nei suoi piani di egemonia mondiale, e che proprio l’imprevedibilita’ dell’ascesa al potere di un parvenu,  aveva costretto a correre ai ripari. Sconfitto Napoleone a Waterloo, piu’ pero’ da Radetzski e da Blucher che da Wellington, la palma del potere europeo era stata colta da quel personaggio eccezionale che fu il Principe Metternich e finche ‘ fu operativo lui, l’Inghilterra dovette rinfoderare le sue mire egemoniche europee.
Un periodo alquanto lunghetto perlomeno fino al 1848/49, quando non a caso l’inghilterra tramite i suoi faccendieri, tipo i  Rotschild, prese a fomentare le varie aspirazioni nazionaliste dei popoli  (Sicilia, Lombardo Veneto in Italia,  Ungheria, Boemia ) ed anche a creare discordie e contrasti nello stesso Impero austriaco. Con il 1849 si registrano le ultime vittorie di reazione degli Imperi conservatori e tradizionalisti, ma ecco che appena qualche anno dopo i bottegai tornano alla carica sfruttando la crisi dell’impero turco ottomano (non contemplato nella precedente elencazione per la poca rilevanza del suo impianto) e l’occasione della guerra di Crimea: perfino il risibile regno di Sardegna viene coinvolto nel conflitto fidando sulla compiacenza di uno dei piu’ solerti faccendieri dei Rotschild : quel Camillo Benso di Cavour annoverato tra i padri della patria unitamente ad un esaltato visionario (Mazzini) un brigante arruffapopoli (Garibaldi) ed un re cialtrone tipo Miles gloriosus. La miccia torna a riaccendersi e nel giro di due anni (1859- 1861) l’Inghilterra riesce a sconvolgere in suo favore non poco l’equilibrio europeo. Crea difatti  una nuova nazione sua vassalla (l’Italia) indebolisce sensibilmente l’Impero Asburgico che fa scrociare con la Francia, indebolendo anche quest’ultima (Solferino) , ratifica e afferma la sua influenza in Sicilia anche in virtù di profique iniziative commerciali (i famosi principi sotto il vulcano Ingham, Woodhouse, Whitaker),  propizia di li’ a poco uno scontro fratricida tra Austria e Prussia, non puo’ impedire pero’ l’affermazione della Prussia  nello scontro contro la Francia (1870). Tornera’ all’assalto nel 1914  favorendo una guerra fratricida dell’Europa e anzi riuscendo a coinvolgere gli Stati Uniti e ingenerare la Prima Guerra Mondiale che fara’ piazza pulita degli Imperi del territori europei . Come spesso avviene nella legge del mondo, il paradosso si insinua nei suoi anfratti
 e difatti il trionfo verso i Paesi Europei deve passare il testimone agli USA che diventano i nuovi iper bottegai del mondo e l’Inghilterra passa da padrone a garzone  in una dialettica che un filosofo tedesco aveva dato per scontato (fenomenologia dello spirito di Hegel) e che un altro tedesco Karl Marx ha cercato di tradurre in termini prettamente economici (non a caso sotto parcella di un industriale con spiccati interessi in Inghilterra  Friederic Engels)

domenica 7 aprile 2024

IL FUTURO ANTERIORE DI UNA FASCINAZIONE

 

Ma lo vedi ? Anche in questo la grande farsa del COVID con tutte le angherie, ma anche buffonate, annesse, connesse e ossessivamente rimesse, ha profondamente cambiato certe concezioni che insomma ad oltre settant'anni (nel marzo 2020 io andavo per i 72) sì pensava fossero consolidate. Una delle piu’ rilevanti e’ quella di una certa infatuazione per il militare che a causa di storia e tradizioni familiari, nonche’  l’influenza di certe persone come la mia maestra elementare Lilia Marinelli fervente monarchica, amici di mio nonno Mario, Colonnello degli alpini di complemento, mi avevano ingenerato fin dalla piu’ tenera eta’ quell fascinazione neppure tanto inconscia:  il cappello d'alpino, quello di mio nonno purtroppo perduto alla sua morte , ma anche quello di vecchi commilitoni del Pasubio e del Grappa, le medaglie cogli stinti nastrini azzurri e l’argento tutto annerito del vecchio stemma dei Savoia, la greca di generale tutt’attorno al berretto con il fondo rosso, 
gradi ancora piu’ antichi in particolare quelli a fiore che si portavano  sulle maniche fino al grado di Colonnello, le aquile e le fiamme, i calzoni alla cavallerizza con le bande, le fasce mollettiere e gli stivaloni, la Sahariana  bianca dell’Africa  e poi tutta una serie di personaggi non necessariamente italiani, ma indomiti militari: il Principe Eugenio di Savoia  a cavallo tra XVII e XVIII secolo, Federico di Prussia e la decorazione Pour le merite’, mai Napoleone Bonaparte ma parecchi suoi generali si :  Andre’ Massena, quindi lo sfortunato Desaix “una battaglia e’ perduta c’è tempo per
vincerne un’altra” in quel di Marengo, Lannes, Davout, Ney e anche Murat, di converso il Feldmaresciallo Radetzsky, a cui si debbono i piani della vittoria su Napoleone di Lipsia,
 cui la faziosa e menzognera propaganda nostrana mai era  riuscita a convincermi che non fosse un gran militare;  di tutti i garibaldini l’unico che mi abbia davvero entusiasmato fu quel Giovanni Corrao che assieme a Rosolino Pilo organizzo’ le bande dei famosi “picciotti” e  poi nel 1863 guido’ un vasto e minaccioso movimento anti Savoia in tutta la Sicilia fino al punto di finire assassinato nell’agosto di quello stesso anno  e poin ancora  Von Moltke, Tomaso Salsa in Africa orientale ai tempi della disastrosa batosta di Adua , quindi il mitico custode del cimitero delle penne mozze Antonio Cantore, un altro non  generale ma Colonnello Brigadiere proveniente dagli alpini,  medaglia d’oro in vita Carlo Felice Giordana, nonno e straordinariamente somigliante al nipote Andrea Giordana il famoso attore del Conte di Montecristo in tv, quindi come non menzionare l’inimitabile Gabriellino
nazionale, il D’Annunzio poeta/soldato e quindi altri insigni militari
  italiani, tedeschi,  Francesco Baracca, Francesco Saverio Grazioli,Enrico Caviglia,  il barone rosso Manfred Von Richtofen, Erwin Rommel, Runsdet,  infine anche Graziani, Junio Valerio Borghese,  ma mai e poi mai un inglese o un americano, fatta eccezione solo per il leggendario Lawrence d’Arabia.Insomma un vero e proprio immaginario, forse un tantino contraddittorio con questa ostinata repulsione per tutto cio ‘ che atteneva alle nazioni bottegaiae per antonomasia della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, dove gli unici personaggi di spicco specie statunitensi era solamente genere che il militare lo aveva interpretato magari benissimo e con un massimo di la phisique du role : John Waine, Gary Cooper, Charleston  Heston, ma solo per finta, in pellicole cinematografiche (anche qui
una sola eccezione
  il non eccelso attore Audye Murphy che fu pero’ nella seconda guerra mondiale, il soldato piu’ decorato d’america  e che non proveniva ne’ dagli strombazzati Marines ne’ da altri corpi speciali ma dall’umile fanteria). Forse proprio per questo “recitare una parte“  di cui con il libro Avventura del semisconosciuto, ma importantissimo storico Guglielmo Ferrero, avevo scoperto le origini tutte costruite del mito di Napoleone Bonaparte fin dall’inizio delle sue millantate gesta militari durante la prima campagna d’Italia del 1796/97, non ero mai stato colpito da militari francesi, dopo il periodo napoleonico, diciamo anche qui con una parziale eccezione in Charles De Gaulle le cui qualita’ esulano pero’ dal fattore militare. Questa fascinazione con parziali debordamenti nel mito, ma anche sempre pericolose revisioni in agguato  mai portate a termine (ad esempio sul Risorgimento, sulla Resistenza, su un po’ tutte le nostre guerre e battaglie ivi compresa quella Grande Guerra  che specie fino a pochi anni fa era un qualcosa di assolutamente intoccabile ) era durata grosso modo tutta una vita, finchè  nel giro di pochi mesi se non giorni,  da quel marzo 2020 è stata miseramente frantumato.
Vedere i militari ad inseguire un povero cristo sulla spiaggia, gli alpini, i miei alpini che con tanto di infame museruola inibivano l'accesso al mare o ai parchi ai bambini,
 sentire un generale a tre botte che parlava di vaccinare la gente con una pomposa  fraseologia da manuale di unità tattica e strategica, che ahimè ostentava proprio quel cappello colla penna che aveva popolato la mia vita eh beh , era stato troppo.  In ultimo, proprio l’altro giorno  vedere nel filmato di Ostia, dove si era presentato il peggiore, o quasi, degli aguzzini del covidiotismo, un azzimato ufficiale superiore dei Carabinieri che 
proteggeva tale sordido figuro, mi ha fatto crollare ogni tentativo di recupero. Quella riesamina totale assoluta che tutto sommato stante la mia tradizione avevo sempre rinviato di fare, proprio sui temi del militare dell'appartenenza all'onore, alla lealtà o invece del più vile servilismo, mi è venuta automatica e si è andata ad appuntare proprio dall'inizio della nostra storia nazionale, anzi facciamo ancor prima, come minimo dal 1848, forse dal momento in cui Carlo Alberto tento’ di profittare dei moti di Milano per intervenire in una guerra che fin dall'epoca i Rotschild gli finanziarono (in quell'occasione per fortuna con poca efficacia ) e
  a seguire, specie con l’entrata in scena del più infimo dei lacchè del potere massonico, ovvero quel Conte Camillo Benso di Cavour, subdolo, profittatore, persino lenone, che a sua immagine e somiglianza, per nostra sventura,  costrui’ le basi della nuova Nazione  

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...