sabato 31 agosto 2024

UNA EUROPA PIU'... INTEGRALE

 Cambiando l’ integrale sui cammini in un periodo così remoto, preso all’inizio di questa rivoltante epoca dei mercanti/bottegai (1348 pandemia di peste polmonare) fondata sull’interesse individuale, il commercio, l’economia, il denaro,  le merci ed unico valore quello di scambio,  possiamo, possiamo anzitutto rilevare che perpetuandosi l’ordine simbolico del gotico e delle cattedrali, una forza sempre maggiore va prendendo il concetto di Impero (quello tanto enfatizzato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia) che nella fattispecie risiede a Praga con il suo rappresentante l’Imperatore Carlo IV della
dinastia dei Lussemburgo che ha per madre Elisa
  l’ultima rappresentante della dinastia dei Premyslidi, i re di Boemia. Per riuscire a non precipitare nel baratro del mercantilismo e non incedere alla mentalita’ bottegaia della nascente borghesia, bisognava quindi mantenere l’impianto gotico di trasmissione e partecipazione rappresentato dalle Cattedrali, ripudiare l’individualismo sotteso alle nuove diverse concezioni e ripudiare quell’espediente di cercare una sorta di codice interpretativo nelle poche nozioni contenute in sparuti ritrovamenti di un  passato che con troppa facilita’ e’ stato denominato “classico”  Sbugiardamento quindi in termini di codice artistico sia dell’Umanesimo che del Rinascimento e questo  da parte del rappresentante massimo  dell’Impero giustappunto l’Imperatore Carlo IV. Parte da Praga una prima vera reazione al principio bottegaio che avra’ la sua massima espressione nello spirito anglosassone a partire dal XVI secolo con la regina Elisabetta  figlia di Anna Bolena. In europa nelle provincie dell’Impero no : la sovversione non passa, così come non passa l’esaltazione del commercio e del denaro,  ovvero l’esaltazione della solidita’ della terra con tanto di confini e tradizione contro la fluidita’ del mare senza confini.
Con tale reazione anche la storia segue altri cammini dove vengono integrati altri elementi; non piu’ veicolata dalla paura la malattia cessa la sua nefanda influenza e nel giro di
pochi mesi si esaurisce, restituendo la piena legittimita’ alla terra con le sue tradizioni, i suoi costumi le sue cattedrali che vanno a confondersi con le citta’ in senso lato rappresentandone l’essenza in una piena coralita’ di partecipazione dei suoi abitanti. I viaggi, le invenzioni che hanno caratterizzato il XV e XVI secolo segnano il passo e semmai hanno un seguito solo nell’inghilterra isola sempre piu’ orientata verso l’isolamento che potra’ chiamarsi anche splendido, ma rimarra’ appunto circoscritto al territorio insulare senza mai
  lambire il territorio continentale europeo.
 Mi piace immaginare un mondo molto meno esasperato, l’America ad esempio,  togliamoci l’onta di farla scoprire ad un italiano e a darle nome un altro italiano, lasciamo che siano loro gli anglosassoni a scoprire questa “isola piu’ grande” non sul finire del XV secolo, ma una ventina di anni dopo in pieno Cinquecento, mentre in Europa i grandi artisti tipo Leonardo, Bramante Michelangelo, Raffaello non hanno i limiti imposti dal cosidetto codice classico alla loro inventiva e quindi sono ancora poiu’ creativi e originali, senza bisogno di scimmiottare alcunche’. Anche la Chiesa in virtu’ della sempre maggiore potenza assunta dall’Impero sara’ sempre meno influente e non condizionera’ piu’ con le sue madonne, i suoi santi e gesu’ cristi, l’espressione artistica che sara’ anche lei
 sempre piu’ libera e variegata andando ad affrontare il contesto della societa’ e della vita in generale  nella sua accezione piu’ vera senza alcun vincolo di sorta. L’Impero continentale sbaraglia tutti i suoi nemici nel corso del XV, XVI, XVII secolo e perviene ad una sorta di equilibrio grosso modo negli stedsi anni della fine della guerra dei trent’anni e la formazione di una confederazioni di stati autonomi continentali tutti però compresi 
nell’Impero che ha sempre sede in Praga, ma si arriva al principio che dal 1640 la capitale imperiale ruotera’ ogni 5 anni tra le citta’ di Praga, Vienna, Budapest, Berlino, Roma, Napoli, Madrid, Parigi. L’Impero sconfiggera’ definitivamente l’Impero Turco mentre quello russo arrivera’
  ad una alleanza. Ovviamente nel XVIII secolo niente Rivoluzione Industriale che avra’ un limitato sviluppo solo nel Regno Unito, ma influenzera’ poco e niente il continente europeo. L’Impero dei Regni continuera’ dopo la definitiva vittoria sui Turchi ( primi anni del Settecento) tranquillo e pacifico rintuzzando i tentativi di espansione e ingerenza del Regno anglosassone fomentato dalla Massoneria, cercando di far scoppiare una rivoluzione nel Paese piu’ velleitario dell’Impero : la Francia.  Battaglia di Valmy, ma senza la famosa cannonata, anzi il netto contrario, l’esercito rivoluzionario sbaragliato e quindi fenomeno limitato a tre anni  di follia (1789-1790-1791-1792) presto rientrato e quindi niente Robespierre, niente Marat e Danton e soprattutto niente Barras e niente Napoleone Bonaparte (una scesa interrelata) in quanto il tentativo di controffensiva in Italia e’ presto sgominato. L’inghilterra rientra nei suoi propositi di ingerenza e continua a espandere il suo Impero in tutto il mondo ma tassativamente non in Europa. Ci riprovera’ nel 1848 finanziando  i famosi moti di un ridicolo nazionalismo patriottico, che pero’ verranno tutti repressi laddove l’Impero Russo verra’ in aiuto all’Impero europeo (1849) e ci riprovera’ ancora nel 1853 sfruttando la crisi di Crimea e riuscendo a portare dalla sua parte una Francia caduta sotto il suo influsso per attaccare l’Impero Russo.  Anche questo tentativo pero’ verra’ scompaginato dalle armate dell’Impero.(1855) . Quasi  60 anni di pace, ma poi nell’agosto del 1914 ci riprova cercando l’aiuto degli Stati Uniti d’America, l’isola piu’ grande che e’ diventata una grande potenza industriale ed economica a emanazione dell’Inghilterra. Ma prima che il potenziale americano possa giungere in Europa  la Francia e’  sbaragliate sulla Marna (5 - 9 sett.1914) e il contingente inglese annientato a Dunkerque (17 sett.– 3 ottobre 1914). La prima firma la resa il 25 settembre, la seconda si arrocca nell’isola senza piu’ esercito ma con a guardia la sua poderosa marina, aspettando l’arrivo degli americani, le cui pero’ motivazioni di guerra sono oggetto di grande contrasto interno e il contingente USA  non si concretizza. Un impasse che rimarra' negli anni seguenti in un reciproco disinteresse.
Ah ! una sorta di ciliegina sulla torta: 
  questo diverso integrale sui cammini avra' anche prodotto una decisa contrazione temporale, rallentando il corso della storia di molto ma molto piu' di un secolo . Dovremmo essere oggi in piena era umbertina 

 

giovedì 29 agosto 2024

I CAMMINI DEL FUTURO ANTERIORE

 

Concorrono in questo articolo numerose componenti : la prima di assoluta fantasia che si esplica sul desiderio piu’ struggente….no no, per carita’ niente soldi, miliardi, yacht, ville con piscine e roba del genere e neppure una vita lunga e piena di successo, un po’ di fica, be’ quello e’ assodato, ma per questo non c’è bisogno di ricorrere a nessuna lampada di Aladino e al famoso genio dei tre desideri…il desiderio e’ diciamo così un desiderio temporale che prende a prestito un bel po’ di fisica quantistica : le teorie di Everett  De Witt del  multiuniverso,  suffragate in tempi recentissimi da fisici teorici del calibro di Stephen Hakwing e David Deutsch e il coinvolgimento della teoria delle stringhe e superstringhe con le loro supersimmetrie che ricordano tanto quegli insiemi infiniti che lo psicoanalista Ignacio Matte’ Blanco aveva negli anni settanta  postulato come costitutivi dell’inconscio. A ulteriore supporto una vecchia teoria, vecchia in quanto coeva al mio anno di nascita il 1948 di un altro geniaccio della fisica probabilmente quello piu’ anticonformista e simpatico,  Richard Feynman che in tale anno appunto ideo’ il suo “integrale sui cammini” che puo’ essere anche esso invocato per dare credito ad una scelta di possibilita’ in merito a percorsi temporali che soggiacciono ad un impiego di numeri immaginari (proiezioni di negativi) e al solito simbolismo dell’inconscio che potrebbe dare quella modalita’ di coniugazione al  futuro anteriore (ovvero quel “sara’ stato” che da forza ad un “ad-venire” in virtù delle considerazioni di una tradizione da ripercorrere ed impiegare come distinguo in quel composito processo che hanno chiamato storia) . Integrale sui cammini significa dunque possibilita’ piu’ che altro inconsce secondo la formulazione originale di Feynman di avere piu’ mondi ognuno per un cammino, ma noi abbiamo immesso il principio del futuro anteriore e quindi piu’ che  di  una formula matematica andremo alla ricerca di una sorta di "divertissement" utilizzando proprio tale futuro anteriore che non a caso un Lacan ha definito “ il tempo dell’inconscio” .  Senz’altro uno dei primi possibili cammini che vorremmo integrare e’ dato in termini di calcolo infinitesimale con numeri immaginari, dall’inizio di questo mondaccio che tanto disprezziamo,
ovvero dall’anno di grazia 1348, l’inizio di quella grande pandemia che di fatto ha fatto piazza pulita del vecchio ordine medioevale e ha decretato l’ascesa di una particolare classe sociale, quella dei mercanti a discapito di quella denominata “dei guerrieri “ secondo la antichissima teoria delle varie eta’ del mondo di Esiodo e un po’ di tutte le antiche civilta’. Curioso che per fare piazza pulita di un certo ordine e far salire un altro, ci sia sempre bisogno di qualcosa di fortemente pernicioso o perlomeno contrabbandato come tale (non
  e’ forse quello che abbiamo passato nei recentissimi anni di assoluta distopia 2020-
2023 
 sulla base di un inesistente virus e di  una totalmente inventata pandemia?) Così l’ordine medioevale, la concezione imperiale, lo stile gotico e lo spirito di  aggregazione, di partecipazione comunitaria e collettivista simboleggiato delle Cattedrali cedono il passo alla concezione individualista di un codice arbitrario, desunto dall’antico su pochi ritrovamenti e quindi fortemente inventato che viene utilizzato come pellicola da adattare alla bisogna  alle esigenze di una societa’ la cui antica tradizione era  forse un po’ troppo frettolosamente stata eliminata. L'occasione per l'epocale cambiamento e' trovata, dai nuovi poteri emergenti e cioe' banchieri, mercanti, in una parola bottegai,  in una malattia o meglio in una pandemia  enfatizzata in maniera esponenziale si' da terrorizzare in maniera virulenta la popolazione; si
era presa a pretesto una affezione del derma che si era sviluppata l'anno precedente a causa dell'inurbamento delle citta' dovuto ad una persistente carestia che si era protratta dall'inizio degli anni quaranta del trecento e aveva spopolato le campagne -  in citta' non adatte a sopportare un repentino aumento della popolazione, ecco che si era diffusa una affezione appunto della pelle che era prontamente stata denominata peste bubbonica, dati i bubboni che essa provocava, ma contrariamente all'opinione comune, non era assolutamente mortale. Quella che si sarebbe rivelata  invece altamente mortale era la paura che il bubbone poteva indurre, e la paura, oramai grazie ad Hamer lo sappiamo provoca affezioni polmonari tanto piu' gravi quanto piu' alimentati da sempre nuova paura, subdolamente diffusa. Noi ne abbiamo avuto una riprova in tempi recentissimi i cui effetti non si sono ancora del tutto esauriti con la farsa pandemica denominata Covid 19, ma in quella meta' del XIV secolo i potenti di turno, ovvero gli emergenti bottegai, non trovarono alcuna difficolta' ne'  contrordine per perseguire i loro fini, ovvero diffondere sempre piu' paura con toni sempre più apocalittici di una pestilenza implacabile  e quindi passare da una peste bubbonica ad una peste polmonare, questa volta si altamente letale. Ho citato Rick Geerd
Hamer in quanto l'unica persona al mondo che sia riuscita a capire i meccanismi sottesi alla salute e alla malattia in quanto intrinseca connessione di pensiero, corpo e relativi organi, una comprensione in lui  maturata  a cavallo del passaggio di millennio (1978-2017) e esplicata con le ovvie ferocissime opposizioni e ostracismi della medicina cosidetta ufficiale, oramai da due secoli totalmente asservita ai mercimoni  delle strutture sanitarie e farmaceutiche che proprio  sulla salute e sulla  malattia hanno costruito la loro bottega, di gran lunga la piu' redditizia. Grazie ad Hamer e alle sue Leggi Biologiche siamo in grado di capire non solo l'andamento di una malattia oggi, ma anche delle varie malattie di ieri, un passato che diventa sempre piu' chiaro e se ri-assunto nelle modalita' giuste ovvero antitetiche a quel che e' stato, potra' essere in grado di permettere quel "sara' " del futuro anteriore 

lunedì 5 agosto 2024

ANCORA IL DISCRETO

 

Nel precedente articolo si e’ fatto cenno alla letteratura combinatoria tipo  il gioco Life di Conway o anche  autori come il nostro Calvino  o il francese  Georges Perec, come antesignani  della filosofia digitale e quindi non continua ma discreta . in tal senso davvero pionieristica si configura  l’operativita’ del cosidetto Oulipo, un movimento letterario che appunto si proponeva di introdurre il calcolo combinatorio nella narrativa : Oulipo e’ la Sigla di Ouvroir de littérature potentielle («Opificio di letteratura potenziale»),  la cui fondazione risale gruppo fondato nel 1960 ad opera di Raymond Queneau   e dal matematico François Le con l’intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o ‘costrizioni’ (contraintes) formali e strutturali in letteratura, sia attraverso lo studio di testi già esistenti sia proponendo nuovi modelli operativi: come accennato oltre allo scrittore francese  Georges Perec aderi’ all’iniziativa anche il nostro Italo Calvino, pur non essendo una simile vocazione presente nella tradizione culturale italiana come invece lo era la Francia. Non sfugge  naturalmente che oggi  queste operazioni di permutazione e combinazione  trovano il loro strumento di elezione nel computer che realizza l’antico sogno di generare con un semplice click, tutte le successioni numeriche soggette a regola possibili , che possono essere rappresentate  di volta in volta anche dalle  proposizioni di una lingua, dalle istanze di un comportamento o per dirla coi termini della fisica quantistica dall’integrale sui cammini che si presta alle possibilita’ di costruire le diverse realta’ pressocche’ infinite di una scelta, così come ha espresso il grande scienziato Richard Feynman. A seguito  delle valenze immagnifiche del computer così come abbiamo osservato negli sviluppi della seconda meta’ del XX secolo e questi inizi del XXI, viene da chiedersi se il computer possa configurarsi come una metafora  capace di accendere la nostra coscienza   suscitando immagini ineludibili, ma non necessariamente veritiere o piuttosto  sia una sorta di rivelatore  di una natura intimamente digitale? Come sempre e’ accaduto  per le tecnologie innovatrici ( il fuoco, la ruota, le staffe per il cavallo, la polvere da sparo, la macchina a vapore, il motore a scoppio, il cinema, l’aereo,  l’energia nucleare, etc) il computer ha avuto un effetto deflagrante  sulla nostra visione ed anche pratica del mondo, andando a costituire una vera e propria filosofia digitale  che popugna l’assunto che  la natura non solo puo’ essere interpretata in termini digitali, ma e’ intrinsecamente digitale: il computer altro non sarebbe che una sorta di sonda  che da una parte  estrae nel profondo del cosmo l’essenza di ogni manifestazione, dall’altra sollecita la nostra mente nelle formazioni piu’ estreme di un inconscio ad accogliere con modalita’ inusitate quelle manifestazioni come verita’ (vedi in tal senso forse la forma piu’ estrema di tale assunto in un inconscio come insiemi infiniti postulata dallo psicoanalista cileno Ignacio Matte’ Blanco negli anni sessanta ). E’ una  costatazione che si puo’ dire psicoanalitica piu’ che filosofica, o perlomeno con un carattere che deve molto alla metafisica e  che rimanda si a Freud e all’inconscio,  ma anche ad Heidegger oltre che ad altri pensatori un po’ di confine,  tra il fisico e il metafisico  quali il gia’ citato Matte’ Blanco o anche Jacques Lacan e Carl Gustav Jung con le sue commistioni con esponenti di spicco della citata fisica quantistica (Wolfang Pauli sulla sincronicita’ ) con una vera e propria frotta appunto di fisici quantistici a cominciare da Einstein e a seguire con Niels Bohr, Weiner Heisenberg, Erwin Schrodinger e molti altri . Sono difatti proprio i fisici quantistici, quelli citati e molti altri in questa sede non citati che hanno intaccato  la concezione del continuum spazio temporale e quindi hanno aperto la strada ad una concezione appunto discreta, combinatoria del reale . Non siamo pero’ nella volgare e pretestuosa accezione del reale postulato dal filosofo Giorgio Hegel che con le sue dialettica, i suoi aforismi un po’ sciocchi, tipo “il reale e’ razionale e il razionale e’ reale”  e i suoi diversi conflitti finalistici e fenomenologici arriva a toccare il ridicolo (massimo esempio la personalizzazione di uno spirito della storia identificato in un mediocre generale, tutto costruito e anche molto fortunato, da lui incrociato dopo la battaglia di Jena e promosso a tal ruolo .
No qui siamo in una accezione filosofica seria, metafisica, psicoanalitica e quantistica, siamo nell’osservanza del principio Kantiano  ove la distanza tra fenomeno e noumeno non puo’ essere superata e permane “la cosa in se’” , quindi facciamo ritorno alle possibilita’ del  probabile prima di imbarcarci in un qualsiasi integrale sui cammini come ci ha indicato Feynman. Forse e’ proprio così : tutto e’ scelta, tutto e’ probabilita’, tutto e’ interpretazione, ovvero tutto alla fin fine  e’ basato sulla nostra natura psicofisica , sulle nostre caratteristiche biologiche, sulle illusioni  dovute alla nostra posizione, alla taratura dei nostri sensi, alla scala dei nostri strumenti. Il digitale insomma e la natura discreta delle cose  altro potrebbe anche essere che una ennesima domanda che l’uomo nel corso dei millenni si e’ fatto sul principio di tutte le cose (che attenzione non sono poi tanti anni : tre !  ovvero gli scarsi tremila anni che ci separano dalla nascita della coscienza, ovvero l’essere pervenuti alla metafora di una analogo io costruita su basi linguistiche per interagire con l’ambiente esterno al posto delle allucinazioni auditive di tipo metonimico pre-schizofreniche di una diversa formazione neuronale che ha dato origine alla credenza degli dei, o meglio a voci di  dei sostitutivi di scelte comportamentali - Julian Jaynes “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza”) Una domanda posta per la prima volta da Talete e trovata nell’acqua, per poi essere riformulata innumere volte e sempre con una risposta autoriferita diversa. Nella cultura occidentale c’è tutta una tradizione  secondo la quale la natura  e’ un grande libro scritto di caratteri di volta in volta diversi : numeri, lettere, figure geometriche,  gli
atomi di Democrito e quelli di Bohr, i bit del procedimento digitale e quindi le unita’ discrete della fisica quantistica  i quanti di energia, materia e informazione. Una ulteriore considerazione riguarda il rapporto tra ordine, regole e liberta’, un rapporto che in letteratura  i seguaci dell’Oulipo avevano sostenuto in senso combinatorio ma che puo’ anche essere riferito al mondo dei frattali le cui formule generative di estrema semplicita’ portano a strutture di complessita’ straordinaria  e quindi anche al mondo degli enigmisti, degli scacchisti e di tutti coloro che cercano di perseguire  la stretta correlazione tra regole e liberta’ , ovvero  questa insistenza sull’ordine nemico del caos.   

 

 

giovedì 1 agosto 2024

CONTINUO E DISCRETO

 

Il Mito ha sempre cercato  di raccontare il Mistero delle origini, diciamo l’inspiegabile e ha scelto specifici personaggi per interpretare ora questa ora quell’istanza che la ragione non poteva trovare un costrutto. Gilgamesh, Shiva, Prometeo, Mose’,  Zoroastro,  Gesu’, ognuno risulta portatore di un pezzo di messaggio che pero’ non e’ ne’ propedeutico, ne’ sequenziale ad un discorso d’assieme. Neppure un frammento di realta’ poteva essere compreso nel Mito, solo immaginario e saltuariamente il simbolico rientravano nel possibile di un racconto cui veniva richiesto quindi un grado di astrazione molto pronunciato.  Diversamente cominciarono ad andare le cose  quando a prendere il posto del Mito e dei suoi epigoni, fu un tipo di costruzione logica  eminentemente umana, che non faceva ricorso ne’ alla fantasia, ne’ al sentito dire, ne’ al mistico o al leggendario :  la matematica. Con la matematica gia’ dal secolo XVII da noi in occidente comincio’ a diffondersi un certo tipo di ragionamento che postulava una oggettivita’ con l’intero creato, anche se nel suo ambito cominciarono subito le  controversie: si va da posizioni oggettivamente  categoriche e assolutiste tipo quella di Cartesio , da molti indicato come il fondatore del principio matematico  “tutti i problemi  possono considerarsi problemi matematici nei quali si andava a cercare un ordine e una misura e non era rilevante che si trattasse di numeri, figure, stelle, suoni o qualsiasi alto oggetto – vidi dunque che vi doveva essere qualcosa  di piu’ generale  che spiegava ogni particolare come una entita’ in cui si presentano problemi di ordine e di misura : e’ questo che io chiamo Matematica Universale – una tale scienza dovrebbe contenere la struttura di base della ragione umana  e il suo ambito dovrebbe estendersi fino ad estrarre il vero da ogni argomento. Si arriva quindi  a posizioni di scontro  come quella
emersa tra i due grandi studiosi Leibniz e Newton a proposito del calcolo infinitesimale, che possono essere riassunte nel principio  che  la struttura matematica dell’intero creato dovesse ricercarsi all’esterno, nella struttura delle cose fisiche del mondo,e quindi in un assoggettamento della natura alle leggi della matematica come sosteneva Newton, o piuttosto all’interno dell’uomo come una sorta di “vis viva” come invece postulava Leibniz. Va notato che Leibniz si serviva di una tale forza per formulare una visione opposta a quella del rivale inglese, anche se per molti versi del tutto speculare ai fini dei risultati pratici che porto’ appunto alla  alla definizione congiunta di Limiti, Derivate e Integrali  nelle equazioni differenziali ed anche alla ideazione dei numeri immaginari (negativi di proiezioni). Una ulteriore controversia si sviluppo’ praticamente da due concezioni parimenti opposte sulla natura della realta’, ovvero se i fenomeni che la natura, tutta la natura, ospita  hanno carattere  continuo  oppure discreto. Entrambi le concezioni  trovano riscontro di volta in  volta nella nostra intuizione, nel quotidiano, nei nostri organi di senso , nei dispositivi di misura e in generale nelle apparecchiature scientifiche. La distinzione  in realta’ continua e realta’ discreta  che si rispecchia altresi’  nella classificazione  degli strumenti analogici e digitali, di cui  negli ultimi anni abbiamo avuto così tanti riscontri  ha impresso alla matematica digitale uno slancio senza pari, facendo sì che la visione discreta  del mondo si affermasse quasi univocamente  . Sul “discreto” infatti  sembra basarsi il nostro mondo attuale, conformando appunto l’era del computer e degli strumenti analogici ai quali sembra che tutto si conformi e le sacche di resistenza di una concezione continua del nostro mondo  sembra venir relegata alla  obsolescenza ne’ piu’,  ne’ meno simile alle  nostalgie di vegliardo sui bei tempi andati  Probabilmente e’ la parallela strettissima  tra visione discreta  e il codice digitale di cui si occupa oggi la scienza e la tecnica della informazione che ha portato alla prevalenza della concezione discreta su quella continua. La fisica teorica vede costruirsi il suo piu’ promettente scenario, quello della meccanica quantistica, proprio sul predominio del discreto, laddove si parla di universo informato e integrato previa l’introduzione  di nozioni estranee alla solida e rigorosa disciplina Newtoniana  basata su cio’ che si puo’ misurare. Tornano quindi dopo un lungo periodo di quasi esilio  Democrito, Epicuro, Lucrezio con i loro atomi e Pitagora con i suoi numeri, mentre  recedono i primi ilozoisti come Talete  e Anassimene  che andavano alla ricerca di un principio di tutte le cose in entita’ naturali come l’acqua. L’aria  o il fuoco. Ritroviamo gia’ nei paradossi di Zenone una prima affilatissima critica alla concezione continua  della natura  dello spazio e del tempo, ma e’  con Newton e Leibniz e le loro diverse interpretazioni del calcolo infinitesimale  che la questione prende corpo e produrra’ la negazione della realta’ assegnata ai numeri reali proprio grazie all’introduzione del concetto di numero immaginario, che spezza appunto quella continuita’ in cui ancora riposava la scienza. La concezione quasi totalmente  discreta e operativa della matematica si afferma nel XX secolo  e la prima vistosa affermazione ne sono i programmi per computer, le operazioni logiche, discrete  e gli automi cellulari con il loro replicare l’andamento formale  degli
organismi viventi, come platealmente dimostro’  sul finire degli anni sessanta  il matematico  John Conway  con il suo gioco della vita denominato LIFE, che e’ l’esempio piu’ famoso di “automa cellulare”  il cui scopo e’ quello di mostrare  come comportamenti simili alla vita  possano emergere  da regole semplici e interazioni a moti corpi. In tale gioco che e’ composto da un solo giocatore si parte da una configurazione iniziale a scelta e quindi  applicando una serie di regiole inderogabili  si perviene  ad una successione di ammirevoli strutture  la cui dinamica aperta e periodica  ricorda l’andamento dei fenomeni biologici e persino il comportamento di colonie di insetti o stormi di uccelli. In altre parole l’evoluzione del gioco e’ determinata dal suo stato
Si svolge su una griglia di caselle quadrate (celle) che si estende all'infinito in tutte le direzioni; questa griglia è detta mondo. Ogni cella ha 8 vicini, che sono le celle ad essa adiacenti, includendo quelle in senso diagonale. Ogni cella può trovarsi in due stati: viva o morta (o accesa e spentaon e off). Lo stato della griglia evolve in intervalli di tempo discreti, cioè scanditi in maniera netta. Gli stati di tutte le celle in un dato istante sono usati per calcolare lo stato delle celle all'istante successivo. Tutte le celle del mondo vengono quindi aggiornate simultaneamente nel passaggio da un istante a quello successivo: passa così una generazione.Le transizioni dipendono unicamente dallo stato delle celle vicine in quella generazione:

·       Qualsiasi cella viva con meno di due celle vive adiacenti muore, come per effetto d'isolamento;

·       Qualsiasi cella viva con due o tre celle vive adiacenti sopravvive alla generazione successiva;

·       Qualsiasi cella viva con più di tre celle vive adiacenti muore, come per effetto di sovrappopolazione;

·       Qualsiasi cella morta con esattamente tre celle vive adiacenti diventa una cella viva, come per effetto di riproduzione.

  

I riferimenti di tale gioco  non sono solo nel regno della natura  in sostanza Conway gioca con le sue regole come Italo Calvino gioca con i tarocchi   costruendo spazi narrativi a schema in Il Castello dei destini incrociati, o con le fini e i nuovi principi   in “Se una notte d’inverno un viaggiatore, o anche George Perec utilizza il salto del cavallo negli scacchi  per esplorare un condominio parigino (La vie mode d'emploie) . Possiamo osservare che il termine "gioco"  da una parte esprime una particolare relazione  tra scelta e regole , dall'altra rimanda ad una tradizione che si rifa' a tecniche combinatorie  consentita dalla discretezza degli elementi in gioco, in netta opposizione con la continuita'

LA COAZIONE AL DISEGNO

  Mi ha sempre intrigato  la ricorrenza di determinati segni e disegni in tutto l'universo : dalla spirale primordiale all'elica de...