delle scalette e in tal senso potevano essere intese come prigioniere, prigioniere di un sentimento, il dolore della vedovanza che richiedeva isolamento e riservatezza , quale appunto quel viottolo assicurava. Passando gli anni e andando a precisare determinati spunti risalenti all'infanzia non poteva mancare questo della "passeggiata delle Cattive" che era stata, come ho fatto cenno, la mia prima lezione di latino ed ecco allora che i "sentito dire" assumono corpo e tanti misteri si disvelano , così anche per le "Cattive" era arrivato il momento di fare i conti con la storia e non solo con il latino: a origine del nome come al solito un fatto tragico il terremoto del marzo 1823 in Palermo che colpi' sopratutto la parte a mare di Palermo quella indicata col termine di Cassaro Morto: riporta una cronaca del tempo: «Addi' 5 marzo 1823, Giorno funestissimo per il Terremuoto che durò 22 minuti secondi, oscillando e saltando: non si può colla penna spiegare il terrore da per tutto, e la strage insieme, a vedere i palazzi e strade ad unirsi e ritornare ai loro posti per ben diverse volte in un atomo, osservando da diverse parti cader delle fabbriche e particolarmente nel quartiero della Kalsa» Fu subito dopo questa calamita' che colpì la città di Palermo, che si distinse l'animo e l'operosità dell'allora Luogotente di Sicilia Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco.Si legge infatti nel suo Elogio storico: «Or tralasciando l'operosità del nostro Campofranco in tale luttuoso frangente, sino a correre a piedi per la desolata città onde rincorare i fuggenti, dare soccorsi ai morenti, frenare i malvagi che nel torbido cercavan pescare, ed a restituire la quiete, passiamo a far conoscere, come egli trasse utile da questa disgrazia per secondare il genio che avea di abbellire la città». Tra le varie accortezze che il principe di Campofranco ebbe per la nostra martoriata città, pensò di creare un luogo ameno per diletto del popolo, dove poter rasserenare lo spirito gravato dai pesi che solo la vita sa dare, e da qui nacque l'idea al benemerito cittadino di ridurre ad amenissima passeggiata quella via di ortiche e terra irregolarmente ammonticchiata ripiena e ciò col doppio scopo di rendere dilettevole quel luogo pria negletta, e di apprestare lavoro a tanti operai, che per mancanza di fatica marcivano nell'indigenza» cosi' si ebbe un vero e proprio piano di riqualificazione dove si realizzo' appunto quel percorso rialzato a ridosso del Palazzo Butera che doveva divenire la famosa passeggiata . Alla fine della pubblica opera si doveva apporre una targa recitante il distico latino del poeta Francesco Nascé: Moenia funesto quondam devota dolori/Aspectu Antoni nunc ilarata vides. Secondo una traduzione non letterale il distico assumerebbe tale significato: Le mura che un tempo causarono dolori fatali, ora sono rinnovate da Antonio principe di Campofranco. La targa non
fu mai apposta, ma la passeggiata alla quale si fa riferimento è la nota Passeggiata delle "cattive" che tuttavia inizialmente non venne realizzata esclusivamente per esse, né tanto meno venne chiamata in questo modo, ma semplicemente “Pubblico parterre”. Molto probabilmente Il luogo cittadino in cui le "cattive", cioè le vedove, si radunavano, dovette esistere già prima della costruzione della nota passeggiata ed era certamente situato tra le mura bastionate della marina e la cortina edilizia di sontuosi palazzi nobiliari tra i quali, ricorda Rosario La Duca, Palazzo Butera, Palazzetto Piraino, l'Hotel Trinacria, Palazzo Aceto Lampedusa ed altri, con le vittime del terremoto del 1823 e quindi un cospicuo aumento di vedove, il viottolo probabilmente anche per la sua orografia di distacco dal piano stradale del Lungomare ando' concentrando il suo caarattere di riservatezza e nel giro di qualche decennio assunse la connotazione attuale . Anni dopo avrei scelto questo nome per uno dei miei blog, magari immaginando la serie di argomenti, di storie e di vicissitudini, che le prigioniere, le captivae , si dicevano l’un l’altra nel loro riservato passeggio
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